Literatura académica sobre el tema "Friedrich Gilly"

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Artículos de revistas sobre el tema "Friedrich Gilly"

1

Montoro, Maria. "El arquitecto como educador de la sociedad". Cuaderno de Notas, n.º 18 (20 de noviembre de 2017): 73. http://dx.doi.org/10.20868/cn.2017.3599.

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Resumen
El concurso para el monumento a Federico II fue convocado por primera vez el 25 de enero de 1787, en un momento marcado por la profunda crisis que a todos los niveles atravesaba el Sacro Imperio Romano Germánico. La necesidad de revertir la mala situación existente hizo que una parte importante de la intelectualidad alemana apuntase a la educación como único medio de regeneración posible. En este sentido, un buen número de propuestas escultóricas relacionaban al monarca con la figura del filósofo. Por su parte, los proyectos presentados por Hans Christian Genelli, Carl Gotthard Langhans, Heinrich Gentz y Friedrich Gilly, desarrollaban diversas estrategias utilizando la arquitectura como medio para producir una mejora en la vida del hombre, desde el mero embellecimiento estético planteado por Langhans, pasando por la capacidad de abstracción de la belleza reivindicada por Gentz, hasta el edificio educativo proyectado por Gilly quien, con su propuesta para el monumento, construye un mecanismo capaz de transformar al gobernante en filósofo.
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2

Jefferies, M. "Book Review: Anfange und Innovation der preussischen Bauverwaltung. Von David Gilly zu Karl Friedrich Schinkel". German History 20, n.º 1 (1 de enero de 2002): 123–24. http://dx.doi.org/10.1177/026635540202000112.

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3

WEBSTER, CHARLES. "Rosenkreuz als europäisches Phänomen im 17. Jahrhundert. Edited by Carlos Gilly and Friedrich Niewöhner (Pimander, Texts and Studies, 7.) Pp. 404. Amsterdam: Bibliotheca Philosophica Hermetica, 2002. €31. 3 7728 2206 1". Journal of Ecclesiastical History 55, n.º 1 (enero de 2004): 193–94. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046903917192.

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4

"Anfänge und Innovation der preußischen Bauverwaltung. Von David Gilly zu Karl Friedrich Schinkel (R. Strecke)". Bautechnik 79, n.º 6 (junio de 2002): 421–22. http://dx.doi.org/10.1002/bate.200203010.

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Tesis sobre el tema "Friedrich Gilly"

1

MALCOVATI, SILVIA. "Il monumento architettonico : questioni di composizione architettonica e urbana nei progetti di Friedrich Gilly e Karl Friedrich Schinkel". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1999. http://hdl.handle.net/11578/278424.

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Resumen
Rivoluzioni a tutti i livelli della società, nell’arte e nella cultura, nell’economia e nella politica, nelle scienze umane e nella tecnica, caratterizzano il periodo tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo. Illuminismo e rivoluzione industriale sono i due momenti chiave, la loro unione il motore, da cui scaturiscono quelle forze di rottura che in pochi decenni, tra il 1789 e il 1848, conducono l’Europa alle soglie del mondo moderno. Due rivoluzioni, come pietre migliari, marcano l’esistenza di questo periodo, dalla rivoluzione francese al 1848, separandola, come cesure, dal resto della storia e definendola, quasi, come un’epoca autonoma. Più che un’epoca in senso stretto si potrebbe, dunque, definire una “Zwischen Zeit”, un lasso di tempo, un periodo di transizione, che abbraccia poco più di una generazione, e nella sua ambivalenza può essere letta come una soglia, appunto, tra un prima e un dopo. Proprio questa sua autonomia, questo suo essere una sorta di parentesi, fluttuante tra due epoche definite, è uno dei caratteri particolari di questo momento: sfugge allo sviluppo storico e sembra esitere nel tempo, come una entità indipendente, con un principio, uno sviluppo e una fine. Di questa condizione è forse uno specchio la predilezione per le categorie assolute, l’amore per il grande e per l’eterno, che è uno dei tratti più caratteristici dell’estetica dell’idealismo e del romanticismo, e che in architettura si esprime nell’idea del monumento, o meglio di una monumentalità primaria, come condizione elettiva, antecedente alle determinazioni stilistiche, necessaria per ritrovare il legame perduto tra funzione e significato dell’architettura. L’avanguardia della generazione nata intorno al 1770, alla quale apartengono Beethoven (1770- 1827), Hölderlin (1770-1843) o Gilly (1772-1800), Hegel (1770-1831) o Schelling (1775-1854), e alla quale si possono ascrivere ancora Fichte (1762-1814) o Schiller (1759-1805), mobilita le proprie forze contro un progetto del moderno, nel quale l’illuminismo minacciava di trasformarsi in un processo unidimensionale di razionalizzazione. La protesta della giovane generazione, passionale e dalle tinte romantiche, è fondamentale per istaurare una sorta di inversione di tendenza, che riporta drammaticamente in primo piano l’unità di conoscenza e sensibilità, avviando un processo di ri-sensibilizzazione necessaria per lo sviluppo successivo. Anche in architettura. La generazione di Schinkel (1781-1841), quella di Brentano (1778-1842), Arnim (1781-1831), Schopenhauer (1778-1860), Carl Maria von Weber (1786-1826), di solo dieci anni più vecchia, ha già raggiunto una maturità artistica equilibrata e cosciente, che ha molto poco dell’avanguardia. Se i primi sono appassionati propugnatori di nuove idee, esaltati e militanti, i secondi sono lucidi realisti, promotori della trasformazione, sì, ma dall’interno della struttura statale. Se la lezione dei primi non è metodica né didascalica, ma piuttosto una esplosione poetica, quella degli altri cerca di ripristinare i canali istituzionali, primo tra tutti quello della scuola. Sono due momenti strettamente legati, conseguenti e necessari, entrambi, per comprendere e descrivere interamente l’evoluzione culturale di questo momento e il suo senso rispetto alla formazione del pensiero moderno. Così si spiega anche —al dilà della dichiarazione di Schinkel di essere in tutto e per tutto debitore all’opera del suo maestro prematuramente scomparso— l’importanza di studiare Gilly e di Schinkel insieme: perché solo nella loro unità di intenti e di obiettvi e nella continuità del loro lavoro si riconosce per intero quel processo di rottura e di ricomposizione che investe e trasforma radicalmente anche il mondo dell’architettura. All’interno di questo processo di trasfromazione e rinnovamento sociale e artistico, che investe tutti i livelli del pensiero, la discussione sul monumento rappresenta, in architettura, e in particolare a Berlino, il tema più significativo e originale, quello che incarna più profondamente le tensioni di questo momento e ne disegna, rispetto alla tradizione, le linee di confine. Il lavoro si concentra dunque sullo studio delle architetture commemorative, e in particolare sulla vicenda del monumento a Fedrico il Grande, come strumento per affrontare in modo diretto e concreto il problema più generale del significato dell’architettura e del suo valore evocativo, e definire, attraverso lo studio degli esempi e delle riflessioni teoriche che li accompagnano, la “monumentalità” come una condizione caratteristica, necessaria e intrinseca all’architettura, indipendentemente dalla sua destinazione. Data la complessità del tema e la difficoltà a definirne i limiti, in senso terminologico, ma anche concettuale, si è scelto di affrontare la questione limitandola cronologicamente a un periodo determinato e di analizzarla esclusivamente attraverso l’esperienza considerata “esemplare” degli architetti berlinesi. La volontà è, dunque, quella di dare alla riflessione un carattere storico —di cui è specchio la raccolta documentaria che accompagna, in forma antologica, ogni capitolo—, senza tuttavia perdere di vista l’obiettivo più generale, cioè quello di formulare comunque un giudizio, che sia espressione di una operatività implicita nello studio e nella ricerca.
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Strecke, Reinhart. "Anfänge und Innovation der preussischen Bauverwaltung : von David Gilly zu Karl Friedrich Schinkel /". Köln : Böhlau Verl, 2000. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37629585j.

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3

MALCOVATI, SILVIA. "Il monumento architettonico. Questioni di composizione architettonica e urbana nei progetti di Friedrich Gilly e Karl Friedrich Schinkel". Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/11583/2501325.

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Resumen
Rivoluzioni a tutti i livelli della società, nell’arte e nella cultura, nell’economia e nella politica, nelle scienze umane e nella tecnica, caratterizzano il periodo tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo. Illuminismo e rivoluzione industriale sono i due momenti chiave, la loro unione il motore, da cui scaturiscono quelle forze di rottura che in pochi decenni, tra il 1789 e il 1848, conducono l’Europa alle soglie del mondo moderno. Due rivoluzioni, come pietre migliari, marcano l’esistenza di questo periodo, dalla rivoluzione francese al 1848, separandola, come cesure, dal resto della storia e definendola, quasi, come un’epoca autonoma. Più che un’epoca in senso stretto si potrebbe, dunque, definire una “Zwischen Zeit”, un lasso di tempo, un periodo di transizione, che abbraccia poco più di una generazione, e nella sua ambivalenza può essere letta come una soglia, appunto, tra un prima e un dopo. Proprio questa sua autonomia, questo suo essere una sorta di parentesi, fluttuante tra due epoche definite, è uno dei caratteri particolari di questo momento: sfugge allo sviluppo storico e sembra esitere nel tempo, come una entità indipendente, con un principio, uno sviluppo e una fine. Di questa condizione è forse uno specchio la predilezione per le categorie assolute, l’amore per il grande e per l’eterno, che è uno dei tratti più caratteristici dell’estetica dell’idealismo e del romanticismo, e che in architettura si esprime nell’idea del monumento, o meglio di una monumentalità primaria, come condizione elettiva, antecedente alle determinazioni stilistiche, necessaria per ritrovare il legame perduto tra funzione e significato dell’architettura. L’avanguardia della generazione nata intorno al 1770, alla quale apartengono Beethoven (1770- 1827), Hölderlin (1770-1843) o Gilly (1772-1800), Hegel (1770-1831) o Schelling (1775-1854), e alla quale si possono ascrivere ancora Fichte (1762-1814) o Schiller (1759-1805), mobilita le proprie forze contro un progetto del moderno, nel quale l’illuminismo minacciava di trasformarsi in un processo unidimensionale di razionalizzazione. La protesta della giovane generazione, passionale e dalle tinte romantiche, è fondamentale per istaurare una sorta di inversione di tendenza, che riporta drammaticamente in primo piano l’unità di conoscenza e sensibilità, avviando un processo di ri-sensibilizzazione necessaria per lo sviluppo successivo. Anche in architettura. La generazione di Schinkel (1781-1841), quella di Brentano (1778-1842), Arnim (1781-1831), Schopenhauer (1778-1860), Carl Maria von Weber (1786-1826), di solo dieci anni più vecchia, ha già raggiunto una maturità artistica equilibrata e cosciente, che ha molto poco dell’avanguardia. Se i primi sono appassionati propugnatori di nuove idee, esaltati e militanti, i secondi sono lucidi realisti, promotori della trasformazione, sì, ma dall’interno della struttura statale. Se la lezione dei primi non è metodica né didascalica, ma piuttosto una esplosione poetica, quella degli altri cerca di ripristinare i canali istituzionali, primo tra tutti quello della scuola. Sono due momenti strettamente legati, conseguenti e necessari, entrambi, per comprendere e descrivere interamente l’evoluzione culturale di questo momento e il suo senso rispetto alla formazione del pensiero moderno. Così si spiega anche —al dilà della dichiarazione di Schinkel di essere in tutto e per tutto debitore all’opera del suo maestro prematuramente scomparso— l’importanza di studiare Gilly e di Schinkel insieme: perché solo nella loro unità di intenti e di obiettvi e nella continuità del loro lavoro si riconosce per intero quel processo di rottura e di ricomposizione che investe e trasforma radicalmente anche il mondo dell’architettura. All’interno di questo processo di trasfromazione e rinnovamento sociale e artistico, che investe tutti i livelli del pensiero, la discussione sul monumento rappresenta, in architettura, e in particolare a Berlino, il tema più significativo e originale, quello che incarna più profondamente le tensioni di questo momento e ne disegna, rispetto alla tradizione, le linee di confine. Il lavoro si concentra dunque sullo studio delle architetture commemorative, e in particolare sulla vicenda del monumento a Fedrico il Grande, come strumento per affrontare in modo diretto e concreto il problema più generale del significato dell’architettura e del suo valore evocativo, e definire, attraverso lo studio degli esempi e delle riflessioni teoriche che li accompagnano, la “monumentalità” come una condizione caratteristica, necessaria e intrinseca all’architettura, indipendentemente dalla sua destinazione. Data la complessità del tema e la difficoltà a definirne i limiti, in senso terminologico, ma anche concettuale, si è scelto di affrontare la questione limitandola cronologicamente a un periodo determinato e di analizzarla esclusivamente attraverso l’esperienza considerata “esemplare” degli architetti berlinesi. La volontà è, dunque, quella di dare alla riflessione un carattere storico —di cui è specchio la raccolta documentaria che accompagna, in forma antologica, ogni capitolo—, senza tuttavia perdere di vista l’obiettivo più generale, cioè quello di formulare comunque un giudizio, che sia espressione di una operatività implicita nello studio e nella ricerca.
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Libros sobre el tema "Friedrich Gilly"

1

J. Paul Getty Center for the History of Art and the Humanities., ed. Friedrich Gilly: Essays on architecture, 1796-1799. Santa Monica, CA: Getty Center for the History of Art and the Humanities, 1994.

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2

Strecke, Reinhart. Anfänge und Innovation der preussischen Bauverwaltung: Von David Gilly zu Karl Friedrich Schinkel. Köln: Böhlau, 2000.

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3

Germany) Greifswalder Romantik-Konferenz (10th 2000 Güstrow. Innovation und Tradition klassizistischer Architektur in Europa: Friedrich Gilly (1772-1800) ; X. Greifswalder Romantikkonferenz 2000. Güstrow: Heidberg, 2002.

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4

Spitzer, Gerd. Christian Friedrich Gille, 1805-1899. Leipzig: E.A. Seemann, 1994.

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5

Museum, Berlin, ed. Friedrich Gilly, 1772-1800, und die Privatgesellschaft junger Architekten: Eine Ausstellung im Rahmen der Internationalen Bauausstellung, Berlin 1987, Berichtsjahr 1984 : 21. September bis 4. November 1984 : Internationale Bauausstellung Berlin 1987. Berlin: W. Arenhövel, 1987.

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6

1805-1899, Gille Christian Friedrich, Villa Grisebach Auktionen y Galerie Knoell (Basel Switzerland), eds. Christian Friedrich Gille, 1805-1899: Malerische Entdeckung der Natur. Berlin: Grisebach, 2018.

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7

Neumeyer, F. Friedrich Gilly, Architekturessays 1796-1799. Wiley-VCH, 1997.

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8

Gilly, Friedrich. Friedrich Gilly: Essays on Architecture, 1796-1799 (Texts & Documents). Getty Trust Publications: Getty Research Institute, 1996.

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9

Gilly, Friedrich. Friedrich Gilly: Essays on Architecture, 1796-1799 (Texts & Documents Distributed for the Getty Center for the History of Art and the Humanities). Getty Trust Publications: Getty Research Institute, 1996.

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10

Das Wagnis Der Autonomie: Studien Zu Karl Philipp Moritz, Wilhelm Von Humboldt, Heinrich Gentz, Friedrich Gilly Und Ludwig Tieck (Germanisch-romanische Monatsschrift. Beihefte) (German Edition). Universitaetsverlag Winter, 2012.

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Capítulos de libros sobre el tema "Friedrich Gilly"

1

Bock, Sabine. "Gilly, Friedrich (1772–1800) Architekt". En Biographisches Lexikon für Pommern, 100–101. Köln: Böhlau Verlag, 2013. http://dx.doi.org/10.7788/boehlau.9783412211400.100.

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2

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Die Bücher- und Kupferstichsammlung von Friedrich Gilly. Zur Bildung der Bibliothek der Bauakademie und zur Sammlungsgeschichte der Bibliothek der Universität der Künste Berlin". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 13–40. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-13.

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3

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Die Büchersammlung Friedrich Gillys. Versuch einer Interpretation". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 531–62. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-531.

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4

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Titelei/Inhaltsverzeichnis". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 1–6. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-1.

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5

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Einführung". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 11–12. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-11.

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6

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Das Verzeichnis der Büchersammlung von 1801, Provenienz und Kommentar mit Benutzungshinweisen". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 41–526. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-41.

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7

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Verweise der im Verzeichnis von 1801 ohne Autoren genannten Werke sowie dort falsch angegebene oder geschriebene Autorennamen". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 527–30. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-527.

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8

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Verzeichnis abgekürzter Literatur". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 563–68. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-563.

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9

Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Verzeichnis der ungedruckten Quellen (Archivalien)". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 569–72. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-569.

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Bollé, Michael y Maria Ocon Fernández. "Abkürzungen". En Die Büchersammlung Friedrich Gillys (1772-1800), 573–74. Gebr. Mann Verlag, 2019. http://dx.doi.org/10.5771/9783786175018-573.

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