Literatura académica sobre el tema "Fondi Sovrani"

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Artículos de revistas sobre el tema "Fondi Sovrani"

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Bertoni, Fabio y Stefano Lugo. "Fondi sovrani: opportunitŕ, minacce, speranze e illusioni". ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, n.º 3 (septiembre de 2009): 133–58. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-003008.

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Resumen
- In this work we provide a critical summary of the debate about sovereign wealth funds (SWFs). We start by explaining what a SWF is and what it is not according to the various definitions that have been proposed. We then present the main concerns and hopes which SWFs have raised and explain why these threats and opportunities are often exaggerated, incorrect or, at the best, not yet supported by any serious empirical evidence. We devote particular attention to the issue of the transparency of SWFs and show that, while there still is ample room for improvement, SWFs are clearer now than what they used to be before the Santiago principles were signed. We also point out, however, that there are sound reasons to believe that transparency, if pushed too far, could be detrimental to both SWFs and recipient countries. Finally, we present the results of the first attempts made by academics and practitioners to provide systematic evidence on SWF investment behaviour. Keywords: sovereign wealth funds, transparency, global imbalances, foreign investments Parole chiave: fondi sovrani, trasparenza, squilibri globali, investimenti esteri Jel Classification: F21 - G15 - H27
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De Cristofaro, Ernesto. "La sovranità nei corsi di Foucault al Collège de France". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 313–40. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19256.

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Resumen
Tra i temi di carattere giuridico e politico quello della sovranità è il più presente nei corsi che Michel Foucault ha tenuto presso il Collège de France dal 1970 al 1984. L’insegnamento presso questa istituzione – intitolato, nel suo caso, Storia dei sistemi di pensiero - obbedisce a regole particolari. Una tra queste è l’obbligo gravante sui docenti a non riproporre, di anno in anno, lo stesso corso di lezioni svolte in precedenza, ma di cambiare argomento. Al netto di questa clausola, negli anni che vanno dal 1973 al 1979, Foucault si occupa ripetutamente e intensamente di questioni che hanno una connessione molto esplicita e diretta con la dimensione del potere. Alcuni dei corsi tenuti costituiscono la base di opere che egli pubblica in questo periodo come Sorvegliare e punire o La volontà di sapere. È, certamente, all’interno dei corsi che si viene profilando l’idea del potere che attraversa la sua ricerca in questa fase temporale ed è grazie a questo laboratorio trasparente del suo lavoro che è possibile seguire l’analisi e la rielaborazione che egli svolge sull’argomento “sovranità”. Sebbene questo termine non sia mai espressamente presente nei titoli delle annualità didattiche, molte delle lezioni che impegnano l’insegnamento affidato a Foucault convergono su questa categoria. Foucault riceve dalla teoria giuridica e dalla politologia una parola alla quale si attribuisce pacificamente un preciso significato. Il titolare del potere sovrano è rappresentato, da una lunghissima e importante tradizione, come colui attorno al quale ruota il funzionamento dello Stato. Il sovrano è posto “in alto” e “al centro” della mappa del potere come il punto a partire dal quale e verso il quale si muovono tutti gli ingranaggi essenziali che fanno funzionare la macchina statuale. Inoltre, il sovrano è colui che esercita il proprio potere attraverso l’uso di una forza eminente, idonea a far rispettare le leggi, mantenere l’ordine e inibire qualunque ipotesi di sedizione. Foucault intende, viceversa, mettere in discussione questa lettura. L’itinerario che egli segue punta verso una fenomenologia dei rapporti di potere colti nella loro multiformità e disseminazione. Si tratta di osservare il potere rinunciando alla prospettiva della verticalità, come se esso fosse collocato presso una sola sede, alla prospettiva della patrimonialità, come se esso fosse posseduto esclusivamente da qualcuno e, infine, alla prospettiva della repressione, come se l’unica lingua che esso sapesse parlare fosse quella dell’intimidazione, della sanzione e delle armi. Per rileggere il potere bisogna, al contrario, studiarne il funzionamento presso apparati parziali della società, distribuiti trasversalmente e in grado di implementare una tecnologia che non si fonda sull’interdizione ma, al contrario, sulla sollecitazione della disciplina. Lungo il suo itinerario Foucault incontra lo sviluppo storico della penalità, nel cui perimetro viene sviluppandosi un potere fortemente individualizzante, capace di perseguire un incasellamento degli individui che si serve di molteplici tecniche di osservazione e descrizione operanti a vari livelli della struttura sociale; la storia della psichiatria, grazie alla quale la distinzione normale/anormale, e le conseguenti misure di monitoraggio e controllo della condotta deviante, hanno potuto avvalersi dell’uso di parametri “scientifici” e, pertanto, più cogenti; infine, la biopolitica, che ha ricollocato il tema della sottoposizione dei corpi a regole e vincoli, in vista della massimizzazione delle loro prestazioni, dalla scala degli individui a quella delle popolazioni, lasciando apparire dietro la figura tralatizia del sovrano che esprime la propria egemonia decidendo chi possa vivere e chi debba morire, l’immagine assai più concreta del potere anonimo delle regole di alimentazione, igiene e profilassi che stabiliscono come un’intera collettività debba essere curata e protetta.
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Merluzzi, Manfredi. "Circolazione di uomini, imprese militari alle frontiere del Regno del Perù". CHEIRON, n.º 1 (enero de 2022): 94–120. http://dx.doi.org/10.3280/che2020-005.

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Resumen
Il controllo delle aree di frontiera, specialmente nei domini particolarmente lontani, come quelli dell'America Meridionale, non del tutto pacificati, costituiva una difficile sfida per la monarchia spagnola. In questo contributo si intende verificare, attraverso due fonti coeve, scritte da militari con una lunga esperienza al servizio del sovrano spagnolo, diverse proposte di soluzioni. Le aree trattate riguardano il vicereame peruviano, nell'area novogranadina e i territori transandini, Chaco e Tucumán. Si analizzerà il trattato di Vargas Machuca che costituisce una fonte preziosa per la comprensione del fenomeno e permette di evidenziare modalità strategiche per la pacificazione delle etnie indigene "non pacificate" lungo la frontiera del vicereame.
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Duszyński, Wojciech y Bartosz Jan Kołoczek. "Alcuni commenti sulla ricezione della figura di ificrate di atene nella letteratura latina e occidentale". Classica Cracoviensia 22 (29 de octubre de 2020): 47–77. http://dx.doi.org/10.12797/cc.20.2019.22.02.

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Alcuni commenti sulla ricezione della figura di ificrate di atene nella letteratura latina e occidentale Ificrate di Atene (c. 420 – c. 350 a.C.) è un comandante militare greco che sembra essere un esempio di una figura famosa nell’antichità, ma quasi completamente dimenticata nei tempi successivi. Ha ricoperto più volte l’incarico di stratega nella sua città natale e nel 390 ha vinto gli Spartani nella battaglia di Lecheo. È stato condottiero al servizio dei sovrani traci e del re di Persia. Molto probabilmente ha apportato innovazioni negli armamenti di fanteria: conosciute come “la riforma di Ificrate”. La sua fama è andata ben oltre il mondo greco, come dimostrano i riferimenti conservati nella letteratura latina, sovente molto utili per la ricostruzione della sua biografia. Pertanto, l’Ateniese apparteneva ai personaggi piuttosto noti tra i Romani, che probabilmente attirarono l’attenzione su aspetti notevolmente diversi dal suo ritratto nelle fonti greche. I riferimenti sorprendenti su Ificrate si trovano anche nella letteratura moderna (sia neo–latina, che sviluppata in lingue nazionali). Lo scopo di que to articolo è quello di identificare quegli elementi della biografia del comandante ateniese, che erano di particolare interesse per gli autori latini e moderni basati sulla antica letteratura latina, di determinare le fonti che hanno usato e specificare le ragioni del loro fascino.
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Gillett, Andrew. "Rome, Ravenna and the last western emperors". Papers of the British School at Rome 69 (noviembre de 2001): 131–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001781.

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Resumen
ROMA, RAVENNA E GLI ULTIMI IMPERATORI D'OCCIDENTENonostante Ravenna sia stata a lungo considerata come la capitale degli imperatori tardo-romani e dei loro successori in Occidente, Odoacre e i sovrani ostrogoti, l'evidenza disponibile indica che la principale residenza imperiale del quinto secolo era invece a Roma. L'adozione di Ravenna come residenza imperiale è stata generalmente attribuita al fatto che la città, grazie alle sue paludi, era facilmente difendibile dagli attacchi, ed e stata anche imputata alia debolezza militare degli ultimi imperatori. In questo articolo viene raccolta l'evidenza relativa alle residenze degli imperatori d'Occidente tra il 401 e il 476; essa dimostra che la corte imperiale occidentale occupò Roma in periodi molto significativi, quali quelli compresi tra il 401 e il 408 e il 440 e il 449, e che Roma fu la residenza principale della corte nell'ultimo periodo di dominazione imperiale dell'Occidente, tra il 450 e il 476. Gli ultimi anni d'impero di Valentiniano III e quello di Antemio in particolare indicano il ruolo di Roma come residenza imperiale. Sia le fonti contemporanee che quelle del sesto secolo confermano l'importanza di Roma, mentre indicano scarsi riferimenti alle presunte qualità difensive di Ravenna. La presenza degli imperatori a Roma mette in evidenza la centralità dell'aristocrazia senatoriale di Roma nelle politiche occidentali del quinto secolo.
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Acerbo, Stefano. "Mito e storia nella mitografia di età imperiale: Lico πολέμαρχος (Apollod., Bibl. III 41)". Emerita 87, n.º 2 (12 de diciembre de 2019): 285. http://dx.doi.org/10.3989/emerita.2019.13.1915.

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[it] Il racconto della conquista del potere a Tebe da parte di Lico, fornito dalla Biblioteca, presenta alcuni elementi che sembrano far riferimento a istituti propriamente politici. L’elezione a polemarco, in particolare, può alludere a eventi storici della Beozia di IV secolo a. C. Tale allusione rappresenta un chiaro anacronismo rispetto all’universo che fa da sfondo ai racconti del mitografo, ma, in questo caso, non risulta estranea allo sviluppo narrativo della sezione in cui si trova inserita. Evidenziando una differenza qualitativa tra la sovranità legittima dei Cadmei e quella illegittima di Lico, Zeto e Anfione, il riferimento alla polemarchia contribuisce al piano compositivo dello ps. Apollodoro, che si fonda sulla continuità genealogica. Per tale ragione, l’anacronismo può essere qui considerato il risultato di una scelta autoriale, che mostra come anche i mitografi abbiano giocato un ruolo nell’iterazione tra tempo mitico e passato storico che si riscontra all’interno delle loro opere.
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Dybski, Henryk. "Życie monastyczne w Konstantynopolu w wypowiedziach autorów IV i V wieku". Vox Patrum 44 (30 de marzo de 2003): 301–18. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8080.

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Resumen
Dall'analisi che abbiamo presentato sopra, relativa alle fonti patristiche del IV e del V secolo sul tema „Il monachesimo a Costantinopoli", si possono trarre le seguenti considerazioni. Gia l'imperatore Costantino il Grande presto interesse a questa forma di vita. Ció e testimoniato dalla lettera, non conservatasi, indirizzata dall’imperatore stesso a sant'Antonio del deserto. Oltre a questo, anche sant'Antonio il Grande scrisse al sovrano in difesa di sant'Atanasio il Grande. Nell'anno 320, Costantino riconobbe i privilegi delle persone di ambo i sessi che sceglievano di vivere nella verginita. Alla famiglia dell'imperatore fu legata la vita di Arsenio, il quale educó i figli di Teodoro il Grande e, dopo essersi convertito, si dedicó alla vita eremitica nel deserto, in Egitto. I monaci egiziani erano soliti recarsi dall'imperatore di Costantinopoli, per esempio, con la richiesta di essere dispensati dal versamento dei tributi. Le informazioni da noi raccolte e sopra riportate sono testimonianza della presenza di legami tra Costantinopoli e i monaci d'Egitto, nonche delle influenze di questi ultimi sulla vita della capitale dell'impero. Occorre aggiungere che al palazzo imperiale fu legata la figura di Marciano di Cira, il quale rinunció alla carriera a cortee, sotto il regno di Valente, visse da eremita nei deserto della Siria. Dopo la morte dell'imperatore, si dedicó alla vita monastica, non lontano da Antiochia, anche un certo Zenone, attivo nei servizi speciali „agentes in rebus" come spia della polizia. I primi monasteri maschili e femminili di Costantinopoli furono costruiti per opera del vescovo Macedonus e del diacono Maratone, entrambi semiariani. Contro di loro si schieró il Concilio di Calcedonia, il quale promulgó un canone avente lo scopo di sottomettere i monaci alla giurisdizione dei vescovi. Un ulteriore elemento di analisi e quello relativo ai legami tra il monaco Eutiche e le pratiche eretiche. Contro il suo insegnamento intervenne papa Leone con la lettera a Flaviano, vescovo di Costantinopoli. Inoltre, la dottrina di Eutiche fu condannata anche dal Concilio di Calcedonia. Qui vivevano ancora monaci legati all'eresia macedonese. A Costantinopoli si trovavano anche delle vergini. Fra loro vi erano: la diaconessa Olimpia, le figlie dell'imperatore Arcadio (Pulcheria, Arcadia e Marina). Nella citta vissero temporaneamente Egeria, Evagrio Pontico, Melania la Giovane e san Giovanni Cassiano.
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Mogavero, Domenico. "Il muro tra Vaticano e Italia per rafforzare la pace sociale e politica". FUTURIBILI, n.º 3 (septiembre de 2012): 40–81. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003004.

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Resumen
Il tema viene affrontato alla luce degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato le vicende della Chiesa in Italia dal 20 settembre 1870, occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, fino ai nostri giorni. L'esposizione si fonda sull'analisi di documenti ufficiali. La storia del muro tra Vaticano e Italia č proposta in tre fasi. La prima, definita di conflittualitŕ insanabile, descrive la situazione venutasi a creare con la breccia di Porta Pia, che determinň l'opposizione assoluta del Papa al nuovo assetto della cittŕ di Roma e dell'Italia. Iniziň da questo evento la cosiddetta "questione romana", incentrata sul mancato reciproco riconoscimento delle due istituzioni (la Santa Sede e il Regno d'Italia). Inoltre, il Papa rifiutň la tutela unilaterale proposta dal governo italiano formulata con la cosiddetta Legge delle Guarentigie. La seconda fase, caratterizzata da reciproco riconoscimento e collaborazione, inizia l'11 febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i Patti lateranensi con i quali fu sancita la riconciliazione tra l'Italia e il Papato. Dopo una trattativa lunga e complessa, si pervenne alla soluzione della questione romana, formalizzata nel "Trattato" e nella "Convenzione finanziaria", documenti che sancirono la nascita dello Stato della Cittŕ del Vaticano e ne riconobbero l'indipendenza e la sovranitŕ, garanzie per l'esercizio libero del ministero del Papa, capo della Chiesa universale. A ciň si aggiunse la sottoscrizione del "Concordato", con il quale furono regolamentate le materie di competenza mista tra Stato e Chiesa. La terza fase č quella della revisione concordataria, motivata dagli eventi seguiti al Secondo conflitto mondiale (caduta del regime fascista e instaurazione di uno stato democratico repubblicano, fondato su una nuova Costituzione) e segnata anche dagli eventi che caratterizzarono la vita ecclesiale (celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano e promulgazione di un nuovo Codex iuris canonici). In questa fase, il 18 febbraio 1984 fu sottoscritto l'"Accordo di revisione del Concordato lateranense", con il quale la normativa pattizia fu adeguata alle mutate condizioni sociali, culturali e religiose del Paese della Chiesa.
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Ciarlone, Alessio y Valeria Miceli. "Le strategie di portafoglio dei fondi di ricchezza sovrani e la crisi globale (The Portfolio Allocation Strategies of Sovereign Wealth Funds and the Financial Crisis)". SSRN Electronic Journal, 2013. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2260333.

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"Editoriale. Tempi moderni". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (julio de 2010): 5–8. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-003001.

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Resumen
L'espressione "Stato di diritto" esprime un'esigenza di fondo: instaurare un collegamento stretto, costitutivo, fra lo Stato e il diritto. Da un lato, il sovrano, il detentore del potere, investito della suprema autoritŕ di comando; dall'altro lato, il diritto. La formula "Stato di diritto" suggerisce che fra il comando del sovrano e la norma sussista, o meglio debba sussistere, uno stretto rapporto. Che tipo di rapporto? Se vogliamo dare all'espressione "Stato di diritto" un significato forte conviene pensare a un rapporto impegnativo fra il diritto e il sovrano: un rapporto in conseguenza del quale la volontŕ sovrana trova nel diritto vincoli non solo formali ma anche sostanziali. Lo Stato di diritto č uno Stato sottoposto al diritto: una potestas sub lege; e la lex, il diritto, non č una forma vuota di contenuti, ma condensa in se stessa valori, aspettative, visioni socialmente condivise in un determinato contesto storico. Č di uno Stato di diritto cosě inteso che tenterň di delineare sommariamente una storia.
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Tesis sobre el tema "Fondi Sovrani"

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Braga, Leonardo <1996&gt. "I fondi sovrani: caratteristiche principali, effetti sui mercati e regolamentazione. Analisi del caso norvegese". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18161.

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Resumen
La tesi va ad analizzare le principali caratteristiche che accomunano i fondi sovrani di investimento. Dopo un'introduzione delle diverse definizioni e tipologie di fondi sovrani, si è andato a vedere l'impatto che tali istituzioni hanno sui mercati e i comportamenti messi in atto durante la crisi finanziaria del 2008 e la crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19. Sono state approfondite successivamente le preoccupazioni che accompagnano l'attività dei fondi sovrani e la relativa regolamentazione del settore, in particolar modo analizzando i Principi di Santiago. L'ultimo capitolo si concentra sul fondo sovrano norvegese in quanto maggior fondo sovrano mondiale attraverso un'analisi della composizione del portafoglio e della strategia di investimento. Nella parte finale dell'elaborato sono state analizzate: la possibile presenza di market timing del fondo rispetto al mercato azionario inglese e la riallocazione del portafoglio azionario del fondo negli ultimi mesi a seguito della recente crisi economica.
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LO, TURCO CELESTE CECILIA. "Sovereign wealth funds: an opportunity for sustainable development if properly managed? Sovereign wealth funds and sustainability, in a time of volatility, risk and uncertainty". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2014. http://hdl.handle.net/11385/200952.

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ANITORI, STEFANO. "FONTI INTERNAZIONALI E COMUNITARIE COME NORME INTERPOSTE?" Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/168880.

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Resumen
The thesis deals with the role of supranational sources of law in the Italian legal order. The first part is dedicated to EU Law, whose incorporation has been justified by the Italian Constitutional Court on the basis of Article 11 of the Constitution. This provision gives a constitutional rank to the law containing the order of execution of the Treaty. Thus, EU law, in the matters of its competence, both prevails over ordinary legislation and derogates to detailed constitutional provisions, with the exception of the duty to respect fundamental principles. Conflicts between self-executing EU norms and municipal provisions which are raised incidentally must not be solved by the Constitutional Court but by the ordinary judge on the basis of the direct effect of EU law. This approach is due to the fact that national law that contrasts with Union law do not interfere with the law of execution of the Treaty, which the dualist doctrine considers as a part of another legal system. An analogous constitutional rank in the hierarchy of sources is recognized to international customs which are transformed into municipal law by Article 10(1) of the Constitution. On the contrary, until 2001 international treaties were deprived of a general constitutional covering and therefore they had the same rank of the ordinary law of execution. At present, after the entry into force of new Article 117(1) of the Constitution, international agreements are considered as interposed sources which prevail over ordinary legislation and succumb with respect to constitutional rules. However, some recent judgments of the Italian Constitutional Court seem to indicate the willingness to recognize in the future a constitutional rank also to treaties. La tesi tratta il tema del ruolo svolto nel nostro sistema giuridico dalle fonti di origine sovranazionale. La prima parte è dedicata al diritto comunitario, il cui ingresso nel nostro ordinamento è stato giustificato dalla Consulta sulla base dell’articolo 11, che offre copertura costituzionale alla legge di esecuzione del Trattato. Il diritto comunitario, pertanto, nelle materie di propria competenza prevale sulla legislazione ordinaria e deroga anche alle disposizioni costituzionali di dettaglio, salvo l’obbligo di rispettare i principi supremi. I conflitti tra norme comunitarie self executing e leggi ordinarie sorti in via incidentale devono peraltro essere risolti non mediante il giudizio di costituzionalità ma dal giudice ordinario con la diretta applicazione della norma comunitaria, perché la legge anticomunitaria normalmente non interferisce con la legge di esecuzione del Trattato, che secondo la tesi dualista fa parte di un diverso sistema giuridico. Analoga è la collocazione riconosciuta nella gerarchia delle fonti alle consuetudini internazionali, che sono recepite dall’articolo 10 comma 1. I trattati internazionali, invece, fino al 2001 erano privi di copertura costituzionale generale, e pertanto parificati alla legge ordinaria di esecuzione. Dopo l’entrata in vigore del nuovo articolo 117 comma 1, invece, sono considerati fonti interposte, che prevalgono sulla legislazione ordinaria e soccombono nei confronti delle disposizioni costituzionali. Da alcune recenti sentenze, tuttavia, pare emergere che la Corte Costituzionale potrebbe arrivare a riconoscere anche ai trattati una posizione di livello costituzionale.
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TERRIACA, DANIELE. "I FONDI SOVRANI: nascita, evoluzione e strategie di investimento". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/918671.

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Resumen
L’obiettivo dell’intero progetto di ricerca, partendo dalla letteratura di riferimento, e’ quello di evidenziare nuovi elementi di interesse ”accademico” e, tramite appropriati approcci econometrici, indagare alcuni aspetti rilevanti che possono essere rintracciati nelle seguenti, e specifiche per ogni singolo capitolo, research questions: 1 -Il ruolo dei Sovereign Wealth Fund nel mutato scenario internazionale; 2- Quali sono le condizioni macroeconomiche che favoriscono la realizzazione di un Sovereign Wealth Fund?; 3- Partendo dalle scelte di localizzazione e dalla gestione settoriale del portafoglio e’ possibile giungere a una nuova classificazione dei Sovereign Wealth Fund?; 4- Gli investimenti dei Swf possono essere determinati da elementi di natura macroeconomica?
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PALTRINIERI, Andrea. "Il ruolo dei fondi sovrani nei mercati finanziari: caratteristiche gestionali, implicazioni operative e problematiche regolamentari". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/411140.

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Resumen
La tesi di dottorato ha come obiettivo la comprensione e l’analisi del fenomeno dei “fondi sovrani”. Le motivazioni sottostanti alla scelta della tematica sono connesse alla consistente crescita che questi investitori istituzionali hanno registrato negli ultimi anni, in particolare a partire dal 2005, e al significativo impatto nei mercati finanziari che hanno avuto durante la crisi finanziaria originata dai mutui subprime, in relazione alla partecipazione alle numerose operazioni di ricapitalizzazione del sistema bancario europeo ed americano. L’approfondimento di tale tematica è inoltre interessante date le diverse opinioni degli accademici, economisti, dei media e dei politici con riferimento ai fondi sovrani: da alcuni infatti sono considerati come “barbarians at the gate”, ovvero barbari alle porte, che perseguono interessi politico-strategici ai fini di acquisire know how tecnologico attraverso partecipazioni di rilevanza in imprese operanti in settori strategici di Stati sviluppati, mentre da altri sono considerati come investitori istituzionali che gestiscono il loro portafoglio alla ricerca di obiettivi di carattere finanziario, ovvero la massimizzazione del binomio rischio/rendimento. E proprio seguendo quest’ultima impostazione si è condotta l’analisi del fenomeno: in primis si è cercato di definire i fondi sovrani, dato che la comunità scientifica non è giunta alla determinazione di una definizione condivisa. Attraverso una review delle definizioni, si è arrivati ad una proposta definitoria che considera i fondi sovrani come particolari veicoli di investimento che: 1. Sono costituiti e controllati da uno Stato (anche a livello federale); 2. Raccolgono risorse finanziarie principalmente, ma non unicamente, attraverso trasferimenti di eccessi di riserve in valuta estera; 3. Possono avere passività; 4. Hanno un’asset allocation e un orizzonte temporale estremamente diversificati a seconda degli obiettivi perseguiti. Tale definizione da un lato consente di identificare un universo di 56 fondi sovrani, dall’altro evidenzia alcune peculiarità degli stessi rispetto ad altri intermediari finanziari: e proprio in ottica di raffronto con gli altri investitori istituzionali è stata condotta un’analisi delle scelte di portafoglio, dei meccanismi di governance e dei profili di ordine regolamentare dei fondi sovrani. Particolare attenzione è stata posta all’indagine delle scelte di asset allocation strategica, geografica e settoriale dei veicoli di investimento governativi. Sotto il profilo metodologico è stata condotta una verifica empirica prima attraverso una review della letteratura, poi analizzando, ove disponibili, gli Annual Report e i siti internet dei fondi sovrani in modo da determinare l’asset allocation negli anni 2007-2011. Vi è da segnalare come tra l’universo dei 56 fondi sovrani, solo 36 hanno un sito internet e 17 hanno un Annual Report (nel 2011, mentre cala il numero se si retrocede con gli anni); infine sono stati seguiti i flussi di investimento dei veicoli di investimento governativi tra l’ultimo trimestre 2007 e l’ultimo trimestre 2008 in modo tale da verificare la presenza di un “political bias”. Tale verifica ha dimostrato che i fondi sovrani perseguono obiettivi di carattere finanziario, tesi alla massimizzazione del rapporto rischio/rendimento (ancorchè subordinato ad obiettivi di carattere macro-istituzionale), ma che, in alcune circostanze, possono adottare logiche di natura politica (“political bias”), non presenti in altri investitori istituzionali; in particolare ciò si è verificato quando hanno partecipato consistentemente alle operazioni di ricapitalizzazione del sistema bancario occidentale nella prima parte dell’anno 2008 e quando hanno fornito liquidità ai sistemi finanziari domestici- soprattutto i fondo medio-orientali- nell’ultimo trimestre del medesimo anno. In relazione alle scelte di portafoglio si è cercato di valutare anche un futuro impatto nei mercati finanziari, considerando da un lato la crescita del loro asset under management che si è verificata dal 2000 ad oggi, dall’altro la sempre maggior propensione ad investire in attività a maggior grado di rischio/rendimento (azioni, alternatives): l’investimento in tali asset class occupa in media più del 50% delle risorse finanziarie disponibili dei fondi di risparmio, dei Sovereign Pension Reserve Funds e delle reserve investment corporation e possono provocare variazioni nelle direzioni dei flussi di capitale nei mercati finanziari internazionali, ma anche problemi di corporate governance delle imprese partecipate se tali veicoli di investimento iniziano a comportarsi come soggetti attivi nella governance d’impresa. Dal lato della regolamentazione, i fondi sovrani non sono soggetti ai medesimi requisiti di trasparenza, di diffusione di informazioni dei altri investitori istituzionali quali fondi pensione e fondi comuni di investimento, ma, per ora, possono aderire ad un codice di condotta volontario noto come “I principi di Santiago”, che promuove un incremento delle informazioni diffuse dai fondi sovrani in termini di composizione del portafoglio, asset under management, governance del fondo, attivismo/passivismo etc. Numerose sono state le proposte, da quelle minimali a quelle maggiormente invasive (come ad esempio la sospensione dei diritti di voto delle azioni detenute dai fondi sovrani stessi), data la natura governativa di tali veicoli di investimento, ma per il momento si è scelta la linea del codice di condotta volontario. Oltre alla verifica empirica condotta con riferimento alla composizione del portafoglio, si è scelto di esaminare un caso di studio, il Korea Investment Corporation, dato che non è stato ancora analizzato dalla comunità scientifica. Tale fondo non-commodity, ovvero le cui risorse finanziarie provengono da trasferimenti di riserve in valuta estera in eccesso da parte della Banca Centrale, si è distinto principalmente per la composizione particolarmente aggressiva del suo portafoglio e per l’affidamento delle gestione di parte dell’asset under management a manager esterni. L’analisi è effettuata partendo dalla situazione economica della Corea del Sud e dal surplus di riserve generato dalla strategia di tipo export led che ha consentito la costituzione del fondo; successivamente sono stati estratti da Thomson Reuters alcuni dati che consentono di identificare l’asset allocation strategica, geografica e settoriale, ma anche le partecipazioni detenute in modo tale da identificarne lo stile di gestione. Da ultimo sono state analizzate le performance e i progressi in termini di trasparenza registrati dal fondo in esame
The growth in sovereign wealth funds’ (SWFs) assets under management has gone together with their increased relevance as investment vehicles on the international financial markets. This is par-ticularly true for the very recent years, i.e. from 2008 on, since the bursting of the subprime crisis made it almost necessary for many banks to recapitalize. SWFs’ investments in globally strategic sectors led many countries – that were the addressees of these investments – to protect themselves, given they thought SWFs were pursuing objectives different from what other institutional investors were looking at, i.e. the maximization of the well known risk/yield relationship. Given the importance of SWFs as global investors, this paper aims at shedding light on their in-vestment strategies as governmental institutional investors, in order to clarify whether they act as other institutional investors – mutual funds, hedge funds and pension funds – or whether their un-said objectives are of a non-financial nature. In the latter case it may be justified to regulate this complex phenomenon. In this paper an analysis of the strategic, tactic as well as geographical SWFs’ asset allocation will be conducted, aiming at i) verify whether they tend or not to an optimal asset allocation given their institutional objectives and time horizon, and ii) identify potential biases (home bias and political bias). Our dataset comprises 56 SWFs and we collected data from their annual reports and/or web-sites for the period December 2007-December 2010. This reference period has been chosen due to the fact that in 2007 many SWFs began disclosing information in a more ordered way, while in 2010 information is available for a still quite numerous set of SWFs, so that a comparison can be made. Moreover the 2007-2010 period takes into account the bursting of the subprime credit crisis, with its effects also on SWFs’ optimal asset allocation. Firstly, the analysis of the benchmarks SWFs chose will be done, in order to ex-ante identify the in-vestment portfolio of an institutional investor. Secondly, the strategic asset allocation will be stud-ied to distinguish four asset classes, i.e. cash, bond, equity and alternatives. Finally, the existence of home bias and political bias (that is, political influence on the asset allocation decisions) will be in-vestigated. The existing literature has studied SWFs in a fragmented way, focussing on different aspects. In first place, the asset allocation has been analysed: Balding (2008), Chhaochharia and Laeven (2008), Fernandez and Eschweiler (2008) have studied the portfolio of SWFs at a particular point in time, while Mercer (2008) found out that, given their institutional objectives, SWFs may be less risk-averse and invest in equity as well as alternatives, coherently with both equity risk premium and illiquidity premium. Kunzel et al. (2011) have studied the strategic asset allocation of SWFs before and after the subprime crisis, identifying four asset classes in both cases: cash, bond, equity and alternatives. In the second place, some Authors tried to identify the political influence on investment decisions made by SWFs: for example, OECD (2009) compared the portfolios of 17 SWFs and of 25 mutual fund, the ones with the highest assets under management, and found out that this political bias real-ly has a very small impact on the investment decisions by SWFs. Balding (2008), Kotter and Lel (2008), Bortolotti et al. (2009) reached similar outcomes comparing SWFs and other institutional investors. Finally, only few Authors postulated the importance of unsaid non-financial objectives: for exam-ple, Bernstein et. al (2009) showed that SWFs’ activity strongly depends on political pressures, par-ticularly when the Board of Directors is made up of politicians and the management of assets is not left to external managers. Instead, Chhaochharia and Laeven (2008) showed that SWFs invest more likely in countries with similar culture and religion. Our paper contributes to the existing literature in three ways: firstly, it analyses SWFs asset alloca-tion in a broad sense, given that the existing literature has focused alternatively only on the portfolio at a particular point in time, on the comparison between portfolios in two different periods, or on the importance of political objectives. Secondly, we consider a broader time horizon (2007-2010) that takes into account, but is not strictly dependent only on, the subprime credit crisis: we can then identify a sort of structural trend in the asset allocation, not much influenced by conjuncture. Final-ly, we accurately test for the presence of political biases in portfolio management when particular macroeconomic aspects seem to influence SWFs’ optimal asset allocation. Our results suggest that SWFs follow the same investment strategies chosen by other institutional investors and that their long-run asset allocation is optimal given their institutional objectives. In the short-run though they may deviate from the maximization of the well-known risk/yield relationship due to an asset management that does not take into account financial objectives. Given these prem-ises, we can say that SWFs are to be considered important institutional investors in the asset man-agement industry.
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Libros sobre el tema "Fondi Sovrani"

1

Magliano, Roberto Pasca Di. Fondi di ricchezza sovrana. Milano: LED, 2009.

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2

Schito, Rosanna. Alla ricerca della sovranità: Fonti e percorsi nella Germania del XVII secolo. Roma: Carocci, 2011.

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3

Italy. Archivio di Stato (Bari, Italy), ed. La Puglia dei Cavalieri: Il territorio pugliese nelle fonti cartografiche del Sovrano militare Ordine di Malta. Viterbo: BetaGamma, 2009.

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4

Rasia, Carlo. Tutela giudiziale europea e arbitrato. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg254.

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Resumen
Uno studio sull’arbitrato nell’ordinamento europeo acquista il sapore di una sfida ma al contempo è un invito ad intensificare l’attenzione sull’uso della giustizia privata nello spazio dell’Unione europea, in particolare in quel contesto di globalizzazione dei mercati e del diritto con cui ogni giurista deve inevitabilmente confrontarsi. Il mercato globale ha portato, infatti, ad un ripensamento della dimensione spaziale degli ordinamenti e all’arretramento della sovranità degli Stati, allargando, anche a causa delle disfunzioni dell’organizzazione giudiziaria statale, il fenomeno della privatizzazione della giustizia: in un ordinamento aperto, senza confini, infatti, si indebolisce l’idea di una giustizia imposta dallo Stato, mentre si rafforzano le esigenze che spingono a lasciare spazio ai privati in generale e all’arbitrato in particolare. In questo volume ci si interroga a fondo, in modo organico, sul ruolo che la giustizia privata può svolgere nell’attuazione dell’ordinamento dell’Unione ponendo, al centro dell’analisi, la tutela del cittadino europeo avanti all’arbitro convenzionalmente istituito, sulla base della tesi, che verrà sottoposta a dimostrazione, che il cittadino (ma anche ogni individuo) può e deve trovare qui gli stessi standard di tutela che rinverrebbe avanti ad un giudice dello Stato. A tale scopo l’autore, esaminando il tema del rinvio pregiudiziale in arbitrato, le modalità di applicazione delle normativa europea sia davanti agli arbitri che in sede di controllo del lodo nonché il ruolo ricoperto dal giudice privato nei regolamenti processuali europei, propone una lettura dell’arbitrato, non come corpo estraneo, ma come momento rilevante nell’attuazione del diritto europeo, in armonia con l’art. 81 del tr. Fue, introdotto dal trattato di Lisbona del 2009, che promuove come obiettivi dell’Unione, fra gli altri, l’accesso alla giustizia e i mezzi alternativi di risoluzione delle controversie.
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Capítulos de libros sobre el tema "Fondi Sovrani"

1

Quaglioni, Diego. "Giuramento e sovranità Il giuramento come limite della sovranità nella «République» di Jean Bodin e nelle sue fonti". En Glaube und Eid, editado por Paolo Prodi, 97–110. Berlin, Boston: DE GRUYTER, 1993. http://dx.doi.org/10.1524/9783486594225-008.

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