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Gilbert, Paul. "SCIENZA, FENOMENOLOGIA E RIDUZIONE". Sapere Aude 7, n.º 13 (21 de junio de 2016): 301. http://dx.doi.org/10.5752/p.2177-6342.2016v7n13p301.

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Resumen
<p>La cultura filosofica e scientifica accede ai media solo nelle ore più buie della notte. Sarà quindi da abbandonare ai nottambuli? Husserl si chiedeva se la filosofia potesse essere una “scienza rigorosa”. Questa domanda avrà ancora un interesse? Non dovremmo però contestare l’unilateralità della deriva culturale dei nostri tempi e rivendicare per la riflessione fondamentale nuovi spazi d’interrogazione? Le scienze sono credibili soltanto perché offrono la possibilità di alimentare la potenza della tecnica? Non dobbiamo porre invece la domanda sul loro fondamento razionale; criticare la mentalità che si accontenta del loro successo tecnico? Tenteremo di rispondere a queste domande leggendo alcuni testi di Edmund Husserl, Martin Heidegger e Michel Henry. Il nostro intento è di capire il significato del termine “riduzione” in fenomenologia. Questo termine ha conosciuto alcune avventure. Indica, infatti, per un fenomenologo il metodo più radicale per fondare il senso delle attività umane, comprese quelle scientifiche.</p><div><br clear="all" /><div> </div></div>
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Marniga, Brunella. "Per una revisione critico-filosofica ed epistemologica della medicina contemporanea". Medicina e Morale 47, n.º 5 (31 de octubre de 1998): 989–1006. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.822.

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Resumen
Le urgenti questioni bioetiche che la medicina deve affrontare e la sempre maggiore richiesta di “umanizzazione” della stessa, sono i motivi che giustificano una necessaria revisione critico-filosofica della medicina allo scopo di ridefinire metodi, essenza, limiti e valori, attraverso un’analisi epistemologica. Tale riflessione critica deve necessariamente avvalersi di un’indagine filosofica che “va oltre la mera competenza della singola scienza”. La medicina occupa un posto particolare nell’ambito delle scienze empirico-sperimentali, perché si occupa di un oggetto peculiare, l’uomo malato, che non è riconducibile alla sola dimensione dell’oggettivazione. La figura del medico ricorda Jaspers, deve avere “da un lato la conoscenza scientifica e l’abilità tecnica, dall’altro l’ethos umanitario”. Altro punto da considerare è la relazione interpersonale medico-paziente che va intesa non solo come atto terapeutico, ma anche come processo conoscitivo dell’uomo malato e della sua biografia, mantenendo un’apertura al dialogo al fine di mantenere un rapporto più umanitario, attento ai bisogni del paziente. L’incontro tra medicina e filosofia nasce dall’esigenza della comprensione e della contraccezione tralasciata dalla scienza. In conclusione, l’articolo si sofferma sui vantaggi di un’umanizzazione della medicina volta a realizzare una riflessione etica che consideri l’altro nella sua dimensione olistica.
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O'Grady, Deirdre. "Da Dante a Mercadante: Francesca da Rimini voce del belcanto ottocentesco". Dante e l'Arte 8 (7 de marzo de 2022): 183–202. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.145.

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Resumen
Questo studio rintraccia l’evoluzione della figura di Francesca da Rimini da voce poetica dantesca, a voce scenica del Romanticismo italiano per arrivare sulla scena lirica ottocentesca in veste di primadonna, espressione del belcanto ottocentesco. In questo nuovo contesto Francesca si esprime come voce del Romanticismo medievale. Questo itinerario la libera dall’essere strumento della dottrina tomistica per diventare una figura che medita su una filosofia tutta nuova, che la spinge a riflettere sulla natura della colpevolezza e sul suo rapporto con l’innocenza. Nel campo della musica, il manoscritto riscoperto ci spinge a una rivisitazione delle voci e della tecnica vocale dei grandi interpreti dell’Ottocento e anche a una riconsiderazione della voce di tenore del periodo. Dalla poesia di Dante si passa al teatro di Pellico, al libretto di Romani per riscoprire il Personaggio lirico senza Interprete.
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Fusar Poli, Elisabetta. "“L’impronta esterna del nostro Io”. Note intorno ai primi lineamenti del diritto sulla propria immagine". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 377–417. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16893.

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Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.
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Pasquale, Gianluigi. "Fede e ragione". Služba Božja 59, n.º 3 (13 de septiembre de 2019): 233–51. http://dx.doi.org/10.34075/sb.59.3.1.

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L’articolo sviluppa cinque tesi innestate nella più lunga Lettera Enciclica scritta da San Giovanni Paolo II (1920-2005) esattamente a vent’anni dalla sua promulgazione (1998-2018), «Fides et ratio» inerente i rapporti intercorrenti tra fede e ragione. Alcune vennero intercettate durante il ventennio trascorso, altre sono inedite. Con la prima si ribadisce la completa autonomia della filosofia rispetto alla teologia cristiana, quale scienza della fede che pensa se stessa, motivo per il quale il sapere teologico non sposa nessun tipo di filosofia, ovvero la utilizza «qua talis». Con la seconda si ribadisce che la fede senza la «recta ratio» – oggi intorbidita e indebolita dalla società della tecnica – non potrebbe nulla senza il logos di cui si è attrezzata fin dall’inizio. Così, con la terza tesi si (di)mostra che, onde evitare che il pensiero riproducente se stesso prosegua all’infinito, essi trovi nella forma incarnata del logos – Gesù Cristo – l’unica «saturazione» del proprio ricercare. La quarta tesi rivela qualcosa che era sfuggito fino a qualche mese fa, ossia l’insistenza di «Fides et ratio» ad aprirsi ad altre culture, oltre a quella cristiana piuttosto secolarizzatasi, tipo quella indiana o asiatica, essendovi una «ratio». Con la quinta tesi, ugualmente inedita, si ravvisa che solo una «ragione etica» ovvero amicale, responsabile, fiduciale, appunto, può permettere alla fede di raggiungere quel livello rivelativo cui anela: nella persona di Gesù Cristo.
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TURNER, ANTHONY J. "NATURAL PHILOSOPHERS, MATHEMATICAL PRACTITIONERS AND TIMBER IN LATER 17TH CENTURY ENGLAND". Nuncius 9, n.º 2 (1994): 619–34. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00973.

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Abstract<title> RIASSUNTO </title>Matematici e filosofi naturali diedero contributi importanti, alla fine del XVII secolo, allo studio e al perfezionamento delle tecniche di sfruttamento delle foreste. L'articolo esamina alcune delle tecniche usate in quel periodo e alcune innovazioni, in relazione alla concezione baconiana di studio della natura messa in atto da filosofi naturali come John Evelyn, Robert Plot e Nehemiah Grew. Di quest'ultimo, in appendice viene presentata una lettera inedita su questo argomento.
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TOMMASI, Francesco Valerio. "G. BANHAM, D. SCHULTING AND N. HEMS (A CURA DI), THE BLOOMSBURY COMPANION TO KANT, BLOOMSBURY, LONDON-NEW DEHLI-NEW YORK-SYDNEY 2015, 432 PP." Estudos Kantianos [EK] 4, n.º 02 (25 de enero de 2017): 219–22. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n2.16.p219.

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È nota la tesi di Hegel secondo cui non è possibile qualcosa come una introduzione alla filosofia; la condizione di chi vuole apprendere questa disciplina sarebbe infatti analoga a quella di colui che impara a nuotare: è assurdo pensare di poterlo fare senza entrare in acqua. Anche per la filosofia, dunque, bisognerebbe confrontarsi senza mediazioni con il pensiero e con la tradizione. Ciò appare tanto più vero nel caso dello studio della storia della filosofia e del pensiero di un autore. Infatti è evidentemente paradossale avvicinarsi agli scritti di qualcuno senza leggerli. Ogni sintesi o parafrasi risulta problematica, in quanto immediatamente riduttiva. Solo il confronto analitico con i testi può rendere ragione in modo adeguato di una proposta teorica, dei suoi dettagli, delle sue sfumature e anche delle sue eventuali difficoltà, incongruenze o dei mutamenti di opinione nel tempo – per cui è altresì inevitabile, per familiarizzare con un pensiero, affrontarlo nella sua completezza. Ad una comprensione piena è poi ovviamente necessaria anche la lettura dei testi in lingua originale. Così, il tenere corsi di lezioni, o forse, ancor di più, il lavorare alla stesura di traduzioni, si presentano sovente come i mezzi migliori per entrare veramente in confidenza con la proposta di un autore: lezioni e traduzioni rappresentano infatti contesti nei quali la comprensione è messa alla prova dalla necessità di restituzione ad altri. Ma la conoscenza diretta e complessiva dei testi, anche nella lingua originale, ancora non basta. Solitamente è anche indispensabile avere familiarità con le opere del contesto, e dunque con le fonti e con gli interlocutori. Infatti, il significato di alcune questioni e di molti termini anche tecnici non può altrimenti essere chiarito.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi y Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale". DigItalia 15, n.º 1 (junio de 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

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Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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CONRY, YVETTE. "LAMARCK, PENSEUR DE FRONTIÈRE1". Nuncius 9, n.º 2 (1994): 559–92. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00955.

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Abstract<title> RIASSUNTO </title>È una presentazione generale dell'opera di Lamarck, opera sviluppatasi al confine fra campi e attività diversi: filosofia naturale, speculazione sulla natura e le leggi della vita, problemi tecnici della descrizione e classificazione dei materiali dei musei e delle collezioni, insegnamento al Muséum appena riformato, ambizioni ideologiche e patriottiche di un sapere unitario fondato scientificamente. Lamarck, pensatore di frontiera, era profondamente radicato nei suoi diversi ambienti. La struttura del Muséum, del resto, favoriva la reciproca fecondazione delle idee e discipline. Alla luce di un esame dei condizionamenti materiali e istituzionali di cui l'opera di Lamarck risentì, vengono considerati i suoi aspetti più importanti: la ricerca del sistema naturale di classificazione, il passaggio dalla botanica alla zoologia, l'idea di serie, il problema della diversità biologica, il trasformismo, il concetto di «organizzazione» (in tutte le sue implicazioni politiche, amministrative e pedagogiche, oltre che biologiche), la sistematizzazione del sapere, l'impostazione naturalistica delle questioni filosofiche e morali, il rapporto con i colleghi (in particolare con Cuvier).
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Asioli, Fabrizio y Angelo Fioritti. "Elettroshock (ESK) and electroconvulsive therapy (ECT)". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, n.º 2 (junio de 2000): 99–102. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008289.

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RIASSUNTOScopo - Discutere gli dementi etici, deontologici e normativi alia base della regolamentazione nella pratica dell'elettroschock ad un anno dalla emanazione della circolare ministeriale 15.2.1999 in merito. Metodo - Revisione della letteratura e presentazione delle opinioni degli autori. Risultati - Nonostante l'ESK sia la terapia biologica da più tempo praticata in psichiatria, solo negli ultimi 20 anni essa è stata sottoposta al vaglio di studi scientifici controllati con risultati contraddittori che hanno comunque prodotto un progressivo restringimento delle indicazioni cliniche. Sussistono a tutt'oggi ampie variazioni tra paesi diversi ed all'intemo dello stesso paese circa l'estensione dell'utilizzo, le modalità tecniche impiegate, le indicazioni al trattamento. In varie parti del mondo l'ESK sembra essere praticato prevalentemente in grandi strutture asilari o in cliniche private, mentre il suo uso è più ristretto nei servizi che hanno un filosofia territoriale, così come esistono grandi differenze circa il livello di restrittività imposto dai governi o consigliato dalle associazioni professionali; anche l'insegnamento e l'auditing presso gli istituti universitari riconosce ampi gradi di differenza. Infine esistono recenti rapporti da vari paesi, so prattutto in via di sviluppo, che testimoniano un uso corrente per scopi politici o repressivi nelle grandi istituzioni manicomiali. Conclusioni - Gli autori considerano legittimo ed anzi auspicabile che l'insieme di norme e regolamenti alia base dell'attività psichiatrica esercitata nel nostro paese contempli anche disposizioni in materia di ESK. Gli Autori ritengono che la circolare ministeriale 15.2.1999 sia un documento equilibrato e rappresentativo dei valori alia base della politica sanitaria e psichiatrica del nostro paese.
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Migone, Paolo. "Il problema della "traduzione" di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2010): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-001003.

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Vi sono due modi per concepire il rapporto tra filosofie orientali e psicoterapia occidentale. Un modo č rispettare la diversitŕ delle filosofie occidentali (ad esempio nelle visioni del mondo) e introdurne aspetti a scopo terapeutico: in questo senso alcuni parlano di "integrazione" o "eclettismo", con tutte le controversie legate a questi termini. Un secondo modo č partire da una sola prospettiva, quella di una psicoterapia occidentale, e studiare le pratiche orientali per comprenderne il meccanismo di azione. Questo articolo segue questo secondo modo, e utilizza la teoria psicoanalitica per discutere tecniche quali il rilassamento, il training autogeno (una versione occidentale dello yoga), la meditazione, la mindfulness e altri "esercizi". Vengono discusse anche tecniche occidentali, come la epochč fenomenologica, le "associazioni libere" e l'"attenzione liberamente fluttuante" di Freud, il "momento presente" di D.N. Stern, la terza ondata (third wave) del movimento cognitivo-comportamentale, e cosě via.
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Finelli, Roberto. "NUOVE TECNOLOGIE, SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA E “MENTE ORIZZONTALE”". Revista Dialectus - Revista de Filosofia, n.º 18 (25 de octubre de 2020): 350–64. http://dx.doi.org/10.30611/2020n18id61190.

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La tesi di fondo è che le nuove tecnologie rappresentano un enorme sviluppo dell‟umanità sul piano della trasmissione e dell‟elaborazione delle informazioni. Ma questa gigantesca innovazione, per la cornice dell‟accumulazione capitalistica in cui viene svolta e sviluppata, dà luogo ad una antropologia e ad una formazione della soggettività umana in cui il “conoscere” prevale e domina sul “sentire”. La natura astratta della ricchezza del capitale, e la sua accumulazione, richiedono un individuo parimenti astratto, in cui la conoscenza diventa sempre più informazione. Questa fallace identificazione della conoscenza con l‟informazione è basata su una epocale distorsione del sentire, per la quale il senso del conoscere non proviene più dal corpo emozionale e interiore del soggetto umano ma dall‟esterno, secondo programmi e definizioni di senso in qualche modo già predefiniti e precompilati. In questo ambito di problemi il saggio utilizza una distinzione profonda di significato tra il lemma “tecnica” e il lemma “tecnologia”, a partire da sollecitazioni presenti nelle pagine del Marx maturo, per mettere in discussione una contestualizzazione “umana” e non “capitalistica” della tecnologia. Nello stesso tempo l‟autore svolge una critica profonda della concezione heideggeriana e della tecnica e del modo in cui le filosofie della postmodernità, soprattutto quelle della cosiddetta French Theory, sotto la guida di Nietzsche e di Heidegger, hanno registrato solo la superficializzazione del mondo messa in atto dalla nuova tipologia “flessibile” dell‟accumulazione capitalistica. La liquidazione di ogni forma di soggettività operata dai pensatori francesi, se ha avuto il merito di criticare giustamente forme troppo identitarie e dogmatiche di soggettività, ha nello stesso tempo del tutto liquidato l‟ipotesi marxiana del capitale come vero soggetto della società moderna e contemporanea, con la sua necessità intrinseca di creare un mondo sempre più omogeneo alla sua espansione e universalizzazione.
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Celentano, Maria Silvana. "Oratorical Exercises from the Rhetoric to Alexander to the Institutio oratoria: Continuity and Change". Rhetorica 29, n.º 3 (2011): 357–65. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2011.29.3.357.

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Resumen
Quintiliano dedica la sua attenzione all'exercitatio in due luoghi distinti dell'Institutio oratoria, rispettivamente nel libro II e nel libro X. La pratica dell'exercitatio si è consolidata dall'età ellenistica in poi nell'insegnamento scolastico di grammatica e retorica sia in Grecia che a Roma, con modalità e sviluppi differenziati. Ma a tempi ben più antichi riconducono le tracce delle prime formulazioni di tale exercitatio: più precisamente si può risalire fino alla Rhetorica ad Alexandrum. Nel sec. I d.C. è in atto un vivace dibattito interno all'ambito tecnico retorico, ma anche un rinnovamento della formazione filosofica dei giovani. Il riferimento ad antichi modelli di exercitatio, opportunamente adattati alla realtà culturale e formativa contemporanea, conferisce una nuova attualità alla Rhetorica ad Alexandrum.
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Gerbino, Lucia. "La progettualità CLIL e l'autonomia del discente: un'analisi meta-cognitiva e di mediazione psico-linguistica nella didattica della Filosofia." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, n.º 1 (25 de junio de 2016): 457. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.88.

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Abstract:Considering the romance languages, especially spanish, it is of vital importance, to study the autonomous feedback of every single student, basing the analysis on the description of CLIL's independence and general characteristics. Furthermore, I will examine the didactic method as a result of the idea of "Bildung", discussed in Philosophy, Science Education and IT. in the third part, the paper will underline the philosophycal and practical foundation of education in both CLIL (Content and Language Integrated Learning) and the autonomy of the student. Moreover it will consider these determinants from a psycho-pedagogical point of view and from that of the digital learning created by the new technologies in communication. As a final remark, the paper illustrates the pilot experiment realized, thanks to the collaboration of Professor J. Sarabia Martinez (interpreter), at the High School of Rome "Lucrezio Caro", in the academic year 2014/15.Keywords: paideia/mimesis, philosophy, education, cooperative learning, comunication, L/2, metacognition, contrast in linguistics, digital. Abstract:In base alla descrizione di alcune caratteristiche generali dell’autonomia clil (content and language integrated learning) occorre studiare il feed-back autonomo del discente, nelle lingue romanze, in particolare la lingua spagnola. successivamente si analizza la metodologia didattica come una risultanza dell’idea di “bildung” discussa in filosofia, scienze dell’educazione e nuove tecnologie. Nella terza parte vengono sottolineati i nuclei fondativi della pratica filosofica come determinanti, sia nella prassi clil, che nell’autonomia del discente, anche dal punto di vista psico-pedagogico e delle tecniche e forme comunicative dell’apprendimento nel digitale. nelle mie osservazioni conclusive con una scheda della sperimentazione pilota, realizzata insieme al lettore, prof. j. sarabia martinez, presso il liceo lucrezio caro di roma, a.s. 2014/15, vengono riassunte le questioni principali di questo paper.Keywords: paideia/mimesis, filosofia, educazione, cooperative learning, comunicazione, LS/2, meta-cognitivo, linguistica contrastiva, digitale.
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Agazzi, Evandro y Carlos Adolfo Rengifo Castañeda. "Filosofía, ciencia y verdad. El diálogo filosófico como método para la enseñanza y el aprendizaje de la filosofía". Revista Guillermo de Ockham 18, n.º 1 (26 de junio de 2020): 9–18. http://dx.doi.org/10.21500/22563202.4769.

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Resumen
En este artículo[1] se pretende a partir del diálogo filosófico (como método), abordar brevemente algunos de los problemas más debatidos al interior de la filosofía en la actualidad, tales como: el sentido de la filosofía, la verdad, la objetividad científica, el problema de la racionalidad en las ciencias y el progreso humano. Para este fin se espera, por un lado, dar cuenta de distintos problemas de naturaleza filosófica mediante el carácter discursivo y argumentativo, connatural al diálogo filosófico; y, por otro lado, fomentar el diálogo como método en los procesos de enseñanza y aprendizaje de la filosofía. [1]Este artículo es resultado de la investigación intitulada “racionalidad y progreso en la ciencia. Una propuesta de racionalidad analógica a partir de la epistemología de Evandro Agazzi” (2014- 2017), así como de la estancia investigativa postdoctoral realizada por Carlos-Adolfo Rengifo-Castañeda en el “Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti per la Filosofía, L Epistemologia, le Scienza e delle Tecniche” della Università degli studi dell insubria. Varese – Italia (2018) y financiada por la Università degli studi dell insubria. Agradecimientos al profesor Fabio Minazzi, director del Centro internazionale Insubrico.
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Colombetti, Elena. "La maternità biotech e il discorso mancante". Medicina e Morale 71, n.º 4 (22 de diciembre de 2022): 447–57. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1220.

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Resumen
L’approdo alla questione della surrogacy è l’esito di un processo culturale e tecnico che ha anche portato a guardare alle tecnoscienze come uno strumento privilegiato di liberazione della donna, rompendo quella che era vista come un’alleanza per lei oppressiva tra natura e cultura. In particolare, la liberazione dalla maternità, inteso dal femminismo radicale come una condanna, si è trasformata in quella che appare come una liberazione della maternità, inserendola nella dimensione controllata del progetto. In queste pagine ci si propone di affrontare la questione della surrogacy proprio dalla prospettiva della donna, saggiando la veridicità di tale lettura del binomio tecnologie-liberazione. Lo faremo a partire da alcune letture femministe che danno voce filosofica, non semplicemente testimoniale, all’esperienza vissuta o comunque possibile della gravidanza, e che mettono a tema l’esprimibilità e l’oblio della genealogia materna.
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Longo, Angela. "Gli scolî di Ermia e un passo controverso del' Fedro di Platone (Phaedr. 269e1-270c5)". Phronesis 46, n.º 1 (2001): 73–92. http://dx.doi.org/10.1163/15685280151091350.

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Resumen
AbstractIl brano del Fedro (269e1-270c5) in cui è menzionato Ippocrate e il suo metodo è uno dei più controversi dell'opera platonica. Alcuni studiosi si sono serviti degli scolî antichi al dialogo, tramandati sotto il nome del neoplatonico Ermia (V sec. d. C.), per sostenere che il metodo in questione non implica un'indagine preliminare dell'universo. È tuttavia utile (oltreché finora intentato) ripercorrere quanto l'esegeta neoplatonico dice a proposito dell'intero brano in questione per constatare come egli, al contrario, ne fornisca un'interpretazione cosmologica, sulla base della significazione tecnica di λη ψυχ come «anima dell'universo». In ogni caso l'esegesi di Ermia risulta essere non una semplice parafrasi grammaticale del testo platonico, ma anche una sua riformulazione filosofica nei termini della dottrina neoplatonica, la quale è estremamente complessa anche nel caso dell'anima umana.
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Barcellona, Pietro. "Elogio del discorso inutile". RUOLO TERAPEUTICO (IL), n.º 114 (mayo de 2010): 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Resumen
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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Sobański, Remigiusz. "Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym". Prawo Kanoniczne 40, n.º 3-4 (10 de diciembre de 1997): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Resumen
Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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Cargnello, G. "Ricerche volte a definire il paradigma e un prontuario “completo” di descrittori materiali, immateriali, …(ora oltre 150000) base della “Carta della Sostenibilità Universale Olistica MetaEtica 4.1C.17.18”: Descrittori che vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli e gli universi”". BIO Web of Conferences 12 (2019): 01006. http://dx.doi.org/10.1051/bioconf/20191201006.

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Relativamente alla “sostenibilità” facendo seguito alle ricerche pregresse, ultimamente abbiamo coinvolto oltre 3500 signori italiani e non italiani che vanno dai ricercatori ai semplici, umili ma colti, illuminati ed illuminanti cittadini, nonché teologi, filosofi, psicologi, sociologi, moralisti, umanisti, ambientalisti, economisti, politici, amministratori, imprenditori, tecnici, …. Queste attività e ricerche hanno definito un paradigma sulla sostenibilità e reso possibile scrivere un prontuario “completo” di descrittori (ora oltre 150000: compresi quelli materiali ed immateriali, “fisici” e “metafisici”, spirituali e non spirituali, dei credenti e dei non credenti, degli atei, dei “credenti atei”, dell' “humanae sàpere” compresi, …, “MetaEtici 4.1C”) prima, mai visti i quali, pure, vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli, gli universi, i multiversi, …”. Paradigma e prontuario che hanno pure attinto, come dovevano attingere da: “Dichiazione di Stoccolma”, “Rapporto di Brundtland”, ONU, UNESCO, CE, OIV, SQNPI, VIVA, EQUALITAS, GiESCO 2015, GiESCO 2017, Tergeo, Magis, SOStain, Prowine, ECO-Prowine, Ita.Ca/Gea.Vite, Vino Naturale, Dinamic wine, Vino Libero, New Green Revolution, Organic wine, VinNatur …e dai vari progetti, programmi, protocolli, regolamenti, associazioni, norme sulle “sostenibilità”, nonché, ed in particolare, dall' “humanae sàpere”. Queste attività e queste ricerche sono risultate fondamentali per scrivere, come è stata scritta, la “Carta della Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico 4.1C” secondo la così detta “Grande Filiera Metaetica 4.1C” del Conegliano Campus 5.1C, la quale carta è risultata rappresentare, pure, un' importante opportunità spirituale, culturale, relazionale e di sensibilizzazione per ulteriori riflessioni e approfondimenti dell'anima, culturali, “di vita”, “Politici”, terminologici, concettuali, relazionali, metodologici teorici di base ed applicativi in generale e in particolare, ad esempio, per chi opera: 1-sulla “sostenibilità” intesa come “Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico. MetaEtico 4.1C”, 2-sulla fondamentale indispensabile urgente: 2.1-massima sburocratizzazione, totale alla fine, sburocratizzazione già in corso, 2.2-per eliminare il conflitto di interessi, eliminazione, già in atto, 3-sulle auto-dichiarazioni 4.1C, auto-certificazioni 4.1C e auto-garanzie 4.1C sburocratizzanti, responsabili, veritiere, facilmente controllabili, garantite “MetaEticamente 4.1C” già in fase applicativa le quali non escludono innovativi, rivoluzionari, originali interventi di terzi “MetaEtici 4.1C”, 4- e non per ultimo, ma in primis, attività e ricerche condotte per contribuire a rendere tutto, ogni sistema “Libero nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico Sostenibile 4.1C”.
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Longo, Angela. "Il Rapporto tra Anima e Corpo nel Vivente". Journal of Ancient Philosophy, 3 de marzo de 2019, 42–53. http://dx.doi.org/10.11606/issn.1981-9471.v1isupplementp42-53.

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Resumen
In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content: "Queste pagine trattano del vivente nel penultimo trattato plotiniano, il 53 (= Enn. I 1) dal titolo Che cos’è il vivente e che cos’è l’essere umano?. Si esaminerà in particolare la sezione di esso (cap. 3) che riguarda la separabilità dell’anima dal corpo nel vivente umano. Ivi il rapporto che si instaura tra i due componenti è descritto come un rapporto strumentale, nel senso che l’anima si serve del corpo come un artigiano si serve dei suoi strumenti. L’analisi del testo plotiniano permette di fare un parallelo con il filosofo contemporaneo Henri Bergson (1859-1941), nella misura in cui quest’ultimo, fine conoscitore del filosofo greco, parla del corpo come di uno strumento. A riguardo si approfondirà in particolare il concetto bergsoniano del rapporto tra mistica e tecnica nelle Conferenze di Madrid (1916) e nell’opera Le due fonti della morale e della religione (1932). Lo stimolo in tal senso è venuto da un libro di C. Zanfi (Bergson, la tecnica, la guerra. Una rilettura delle Due fonti, Bologna, Bononia University Press 2009) in cui si esamina la filosofia bergsoniana relativamente sia al corpo inteso come uno strumento sia al modo in cui la mistica dovrebbe guidare la tecnica, perché l’umanità non ne sia sopraffatta."
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Lenoci, Michele. "Bios e potere". Medicina e Morale 58, n.º 2 (30 de abril de 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.249.

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Il saggio esamina il rapporto tra i concetti di vita e di potere, tenendo presenti posizioni fondamentali nella storia della filosofia, con particolare attenzione ad alcuni scritti di Kelsen e Schmitt. Lo scopo è quello di mettere in luce come la forza della vita e il potere sulla vita esigano di essere integrati e completati in strutture concettuali e teoriche più ampie e più organiche, per evitare unilateralità e aporie. Risulta che una posizione meramente vitalista rischia di negare se stessa e invoca una norma, che, a sua volta, sia in grado di richiamare un ordine costitutivo, non frutto esclusivo di arbitrio, ma dotato di intrinseca intelligibilità, in modo da attuare un raccordo e una connessione tra la dimensione naturale e l’orizzonte personale, in cui la vita si eleva alla consapevolezza e alla libertà responsabile. Il richiamo all’ethos vuole, allora, comporre i livelli della vita, del potere su di essa e delle norme per regolarlo in una prospettiva complessiva, nella quale il momento soggettivo e quello oggettivo si implichino reciprocamente, in modo da evitare sia forme di imposizione estranea, percepite come eteronome, sia l’esaltazione dell’opzione arbitraria, assunta come unica regola. L’ultimo passo porta ad allargare il discorso dall’ambito umano a quello dell’intera realtà, per sottolineare come natura e persona possano essere connesse, se a fondamento ultimo sta un Logos creatore e ordinatore, un’Intelligenza creatrice, capace di rendere possibile una verità delle cose a un livello primariamente ontologico. Il percorso concettuale sviluppato cerca di delineare, in tal modo, un processo, insieme teorico e reale, in cui le possibilità della tecnica in relazione alla vita e alla vita umana non siano affidate alla mera casualità di scelte arbitrarie e di opzioni prometeiche, ma vengano collocate in un più ampio orizzonte ontologico, dotato di intrinseca intelligibilità e finalità, e quindi capace di raccordare, a un livello più alto e più profondo, natura e cultura, ordine oggettivo e progettualità personale, libertà e responsabilità. ---------- This paper analyses the relation between life and power, inquiring into some of the most important theories in history of philosophy, and in particular some works by Kelsen and Schmitt. Our purpose is to cast light on how the power of life and the power on life need to be encompassed and integrated in a more comprehensive conceptual and theoretical framework, in order to avoid paradoxes and unilateral positions. In fact, a simply vitalist position risks falling into a internal contradiction, denying itself. Vitalism requires rules deriving from a constitutive order that cannot be the exclusive result of will; on the contrary, it must be characterized by intrinsic intelligibility. On this perspective, natural and personal dimensions can be related to each other, and life can rise to self-consciousness and responsible freedom. The notion of ethos could reconcile the different levels of life, power on life, and the norms aimed at regulating it into a complex perspective, in which the subjective and objective dimensions depend on each other. This account can thereby avoid the risk of embracing extreme positions, characterized by external forms of imposition, perceived as heteronomous, or by the absolute exaltation of will, considered as the only rule. The last conceptual step leads to extend this viewpoint from the human sphere to the whole reality. On this view, nature and person can be related to each other on the grounds of Logos, or Intelligence, conceived as their ultimate foundation and regarded as the principle that creates and ordinates reality, showing its underlying truth at a primarily ontological level. The purpose of this conceptual system is to trace a theoretical process grounded on reality, in which the technological possibilities of intervening on life and human life are not left to arbitrary choices or promethean decisions. On the contrary, such possibilities should be considered within a broader ontological perspective defined by an intrinsic intelligibility and goal. This perspective can join together at a higher and deeper level nature and culture, objective order and personal aims, freedom and responsibility.
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Pessina, Adriano. "La disputa sull’adozione degli embrioni umani Linee per una riflessione filosofica". Medicina e Morale 62, n.º 6 (30 de diciembre de 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.74.

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Il dilemma etico, ritenere o no moralmente legittima l’adozione degli embrioni in stato di abbandono, è analizzato all’interno di prospettive che condividono come premesse sia il riconoscimento dello statuto personale dell’embrione umano, sia una valutazione moralmente negativa delle tecniche di generazione extracorporea. Lo scopo è quello di verificare la coerenza interna tra queste premesse e la tesi della adottabilità degli embrioni, facendo riferimento a due possibili modelli interpretativi: quello che pone la vita come valore assoluto e quello che considera la vita un valore fondamentale. ---------- The ethical dilemma, if adopting abandoned human embryos would be morally legitimate, is analyzed within perspectives whose premises admit the personal status of the human embryo and judge negatively extracorporeal reproductive techniques. The aim is to verify the internal consistency between these premises and the argument according to which embryos could be adopted, using as reference two possible interpretative models: the model that considers life as an absolute value and the model that considers life as a fundamental value.
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Pennacchini, Maddalena. "L’approccio positivista alla filosofia della medicina: una review". Medicina e Morale 55, n.º 2 (30 de abril de 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.361.

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L’articolo intende presentare una rassegna delle tematiche affrontate dalla filosofia della medicina positivista. A questo scopo, è stato necessario propedeuticamente definire lo statuto epistemologico della medicina positivista così da individuare, in seconda istanza, gli ambiti di interesse propri della filosofia della medicina positivista, e cioè il suo oggetto, la malattia, i differenti modelli causali che consentano di spiegarne l’eziologia, ed il ragionamento medico. In merito al primo ambito, l’autrice ha cercato di ricostruire una tassonomia dei diversi approcci filosofico-epistemologici adottati dai filosofi positivisti per definire la malattia e, per opposita, la salute. Chiarito che i pensatori positivisti avviano la loro riflessione da posizioni nominaliste l’autrice ha esaminato i diversi criteri di valutazione proposti dai differenti autori: oggettivo, soggettivo, e socio-culturale. In riferimento al secondo campo di interesse, è stato delineato sinteticamente il quadro dei diversi modelli causali proposti dai filosofi della medicina positivisti: modello biomedico o biosperimentale, modello evoluzionistico, modello bio-psicosociale, modello epidemiologico o statistico. Infine, l’autrice in merito al terzo settore di analisi ha cercato di evidenziare in primo luogo come per i filosofi della medicina positivisti il metodo per la medicina clinica e quella sperimentale sia unico, mentre a loro giudizio a differenziarsi siano le tecniche di prova. Pertanto è su quest’ultima problematica che si è concentrato il dibattito sul ragionamento medico venendo a delineare due differenti approcci di verifica delle ipotesi diagnostico-terapeutiche: l’approccio probabilistico e quello basato sulle prove di efficacia. ---------- The article introduces a review of the issues considered by positivistic philosophy of medicine. To this purpose, firstly it’s necessary to define the epistemological statute of the positivistic medicine, so that, secondly, it’s possible to recognize the interests of the positivistic philosophy of medicine: its object, the illness, the different causal models that allow to explain the illness etiologia and the medic reasoning. Regarding the first field of research, the author tried to identify a taxonomy of the different philosophical and epistemological approaches adopted by the positivistic philosophy to define the illness and, pro opposita, the health. Once clarified that the positivistic thinkers started their reflection by nominalistic positions, the author examines the different standard of evaluation proposed by the different philosophies: objective, subjective, and sociocultural. Regarding the second field of interest, the author gives a synthetic picture of the different causal models proposes by positivistic philosophy of medicine: bio-physician or bio-experimental model, evolutionistic model, epidemiological or statistic model. Finally, regarding the third field of investigation, the author tries to remark that clinical and experimental medicine method is unique for positivistic philosophy of medicine, while the test techniques are different for them. Insofar, it is on this last problem list that the debate about medical reasoning is concentrated, coming to outline two different approaches of verification of diagnostic-therapeutic hypotheses: the probabilistic approach and effectiveness- based one.
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Marturano, Antonio. "Biologi molecolari: hacker di dati umani? Bioetica e proprietà intellettuale nella ricerca bioinformatica". Medicina e Morale 55, n.º 4 (30 de agosto de 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.349.

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L’oggetto del presente articolo è quello di studiare i limiti e le sfide dell’analogia tra le attività dei biologi molecolari e quelle degli hacker informatici. Partendo da questa analogia, l’Autore tenta di esplorare i diversi problemi etici e sociali che emergono dalla nuova genetica e dai modi in cui essa viene regolamentata. Viene mostrato in primis il background che giace dietro la proposta analogia tra hacker informatici e biologi molecolari e viene analizzato il senso per cui possiamo parlare di questi ultimi alla stregua di hacker informatici. Ciò dà il destro per analizzare alcune delle tecniche usate dai genetisti. In particolare è analizzato il cosiddetto metodo di sequenziazione Shotgun che spiega perché i biologi molecolari possono essere visti come hacker di dati umani. Infine, l’Autore spiega perché la filosofia Open Source usata in campo informatico potrebbe essere un buon modo per regolamentare la ricerca genetica e farmaceutica. Infatti, la filosofia Open Source darebbe la possibilità di una più equa redistribuzione delle opportunità di ricerca intorno al globo mediante l’accantonamento di regolamentazioni basate sulle licenze e con il ripristino dell’uso dello strumento legale del copyright nel sensibile campo della genetica. ---------- The objective of this research is to study the limits and the challenges of the analogy between molecular geneticists' work and hackers' activities. By focusing on this analogy, the Author aims to explore the different ethical and philosophical issues surrounding new genetics and its intelletual property rights (IPR) regulations. The paper firstly shows the philosophical background lying behind the proposed analogy and analyses the sense in which we can talk of geneticists; in particular, it focuses on the so-called Shotgun method for genomic sequencing. After having provided reasons for the proposed anaogy, the Author claims that the Open source philosophy used in the computer field would be a good way to regulate research in the genetics and in pharmaceutical field too. The Open source philosophy would provide fair distribution of research opportunities around the globe with the shift from patenting to copyright in sensitive fields such as genetics.
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Papa, Alessandra. "Tecnicizzazione della nascita e vita frozen La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt". Medicina e Morale 61, n.º 2 (30 de abril de 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.141.

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Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all’interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofa ebrea Hannah Arendt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l’evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell’abbandono del mondo con l’idea preconcetta che l’ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distruzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d’altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell’etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l’evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l’introduzione dell’artificiale nell’atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecnai per controllare, per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell’origine. ---------- This article examines the theoretical representation of our coming into this world within the philosophical tradition. Western philosophy has, in fact, always favoured thanatos and, therefore, the abandonment of this world. Hence the erroneous belief that ethos does not pass through the new and the generated, but through fact in a deterministic sense and through the destruction of bios. Our birth places us well within full citizenship and political ethics. On this front, the German Jewish philosopher Hannah Arendt has enriched the philosophical reflection on birth with the neologism natality and has had the merit of introducing a new category of thought. The danger that we run today, with the introduction of the artificial into the procreative act, is to transform birth into a procedure, risking at the same time to make it some sort of instrument of social hygiene, so as to fulfill a project of superior humanity. A “frozen” life - to use an Arendtian term, an impoverished life, or at least a fabricated life - like all eugenic practices that introduce fabrication into the public sphere, may therefore expose politics to a serious misunderstanding: that of assuming that public space (the space in which one appears and is born) can be “ruled” to control, for example, future generations. In this sense, bioethical reflection, opened by the practice of in vitro fertilization and of pre-implantation diagnosis, puts us in front of the danger of an ethical void and of the need for a theoretical development of birth (native) between randomness and planning of human source.
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Melchiorri, Francesco. "Il Cinema VR come esperienza immersiva archi-schermica". Connessioni remote. Artivismo_Teatro_Tecnologia 3, n.º 3 (28 de diciembre de 2021). http://dx.doi.org/10.54103/connessioni/16835.

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Il saggio intende proporre una riflessione teorica nei confronti del Cinema VR, pratica artistica recente che ha visto la luce applicando l’apparato tecnico ed estetico della Virtual Reality alla narratività e agli stilemi cinematografici. Dopo una breve premessa etimologica attorno all’idea di immersività, utile a circoscrivere il campo d’indagine, viene introdotto l’oggetto di studio suddetto, cercando di analizzarne la natura mediale e descrivendo perciò quest’ultima attraverso alcune riflessioni di Citton e di Auslander. Ci si sofferma in seguito sul pensiero di Carbone e sulla sua “filosofia-schermi”, tentando di associare al Cinema VR l’“idea sensibile” di “archi-schermo”, attraverso un discorso sulla percezione tra corpo e schermo. Infine, dopo alcune precisazioni di carattere tecnico, si cerca di rilanciare il discorso teorico appoggiandosi all’analisi di D’Aloia, cercando di esplicitare quanto sviluppato lungo la trattazione applicandolo, evidenziandone così da ultimo anche possibili ampliamenti futuri.
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Russo, Maria Teresa. "Corporeità e qualità dell’abitare tra etica ed ecologia". Medicina e Morale 65, n.º 6 (20 de diciembre de 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.464.

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L’antropologia filosofica sviluppatasi nella prima metà del XX secolo ha tematizzato in particolare la questione del rapporto tra uomo e ambiente, sottolineando le specificità della modalità umana di abitare il mondo. Abitare rappresenta una struttura antropologica che fa riferimento non soltanto alla capacità tecnica dell’uomo, ma soprattutto alla sua esistenza incarnata e all’esigenza di radicamento e di relazione, che trovano un’espressione privilegiata nella categoria della casa. Si tratta di un tema su cui oggi si confrontano vari saperi: la psicologia ambientale, l’architettura, la sociologia, per citarne solo alcuni. L’articolo analizza la funzione ma anche le nuove criticità dello spazio-casa e del correlato assetto urbano nello sviluppo e nell’espressione dell’identità personale e relazionale, nonché nella promozione di uno stile di vita sostenibile. Data la diretta interrelazione tra spazio domestico, spazi urbani e comportamento umano, la qualità dell’abitare riguarda direttamente la bioetica, come ambito di quella “ecologia umana” inseparabile dalla riflessione sui significati dei comportamenti e sulle categorie di identità e qualità della vita, che implicano un éthos condiviso. ---------- The philosophical anthropology which had developed in the first half of the 20th century has focused in particular on the question of the relationship between man and environment, underlining the specific human modality of living in the world. Living represents an anthropological structure which refers not only to human technical capacity but above all to his incarnate existence and to the need of roots and relationship, which find a privileged expression in the category of the home. This argument is confronted today by various knowledges: environmental psychology, architecture, sociology, just to mention some of them. The article analyzes the function but also the new critical situations of space/home and of the related urban planning within the development and expression of personal and relational identity, as well as within the promotion of a sustainable lifestyle. Considering the direct interrelation between domestic space, urban spaces and human behavior, the quality of living is straightly bound to bioethics, as being the field of that “human ecology” which is inseparable from reflecting on the sense of ways of behavior and on the categories of identity and quality of life which imply a common éthos.
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Vitale, Aldo Rocco. "Note biogiuridiche sulla recente sentenza della CEDU su PMA, IVG e DGP". Medicina e Morale 61, n.º 5 (30 de octubre de 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.123.

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L’articolo esamina la recente decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha censurato la legge 40/2004 in tema di procreazione medicalmente assistita per il suo divieto di diagnosi genetica preimpianto. La Corte ha accusato di incoerenza l’ordinamento giuridico italiano perché esso vieta la diagnosi genetica preimpianto, ma ammette l’aborto terapeutico. Il contributo analizza brevemente il caso e la sentenza riguardante una coppia di portatori sani di fibrosi cistica che chiedeva l’accesso alle tecniche previste dalla legge 40/2004 lamentando la violazione del diritto alla vita privata e familiare e il divieto di discriminazione contemplati dagli art. 8 e 14 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo. Quindi si passa ad una critica etica, filosofica e giuridica del problema trattato, soffermandosi sulla differenza e sul rapporto tra la legge italiana sull’aborto e quella sulla procreazione medicalmente assistita, sulla diagnosi genetica preimpianto e sul rischio di eugenetica che essa porta con sé. ---------- The article examines the recent decision of the European Court of human rights which has censored the Italian law 40/2004 on assisted reproductive technology for its ban on preimplantation genetic diagnosis. The Court accused of inconsistency the Italian legal system because it prohibits preimplantation genetic diagnosis, but admits the therapeutic abortion. The contribution analyses briefly the case and the ruling concerning a pair of healthy carriers of cystic fibrosis that sought access to techniques foreseen by law 40/2004 complaining of the violation of the right to private and family life and the prohibition of discrimination covered by art. 8 and 14 of the European Convention on human rights. So we then move on to a philosophical, legal and ethics critique of the problem issued, dwelling on the difference and relationship between the Italian law on abortion and on assisted reproductive technology, on preimplantation genetic diagnosis and on the risk of eugenics that it brings.
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