Literatura académica sobre el tema "Filosofia della tecnica"

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Artículos de revistas sobre el tema "Filosofia della tecnica"

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Gilbert, Paul. "SCIENZA, FENOMENOLOGIA E RIDUZIONE". Sapere Aude 7, n.º 13 (21 de junio de 2016): 301. http://dx.doi.org/10.5752/p.2177-6342.2016v7n13p301.

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Resumen
<p>La cultura filosofica e scientifica accede ai media solo nelle ore più buie della notte. Sarà quindi da abbandonare ai nottambuli? Husserl si chiedeva se la filosofia potesse essere una “scienza rigorosa”. Questa domanda avrà ancora un interesse? Non dovremmo però contestare l’unilateralità della deriva culturale dei nostri tempi e rivendicare per la riflessione fondamentale nuovi spazi d’interrogazione? Le scienze sono credibili soltanto perché offrono la possibilità di alimentare la potenza della tecnica? Non dobbiamo porre invece la domanda sul loro fondamento razionale; criticare la mentalità che si accontenta del loro successo tecnico? Tenteremo di rispondere a queste domande leggendo alcuni testi di Edmund Husserl, Martin Heidegger e Michel Henry. Il nostro intento è di capire il significato del termine “riduzione” in fenomenologia. Questo termine ha conosciuto alcune avventure. Indica, infatti, per un fenomenologo il metodo più radicale per fondare il senso delle attività umane, comprese quelle scientifiche.</p><div><br clear="all" /><div> </div></div>
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Marniga, Brunella. "Per una revisione critico-filosofica ed epistemologica della medicina contemporanea". Medicina e Morale 47, n.º 5 (31 de octubre de 1998): 989–1006. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.822.

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Resumen
Le urgenti questioni bioetiche che la medicina deve affrontare e la sempre maggiore richiesta di “umanizzazione” della stessa, sono i motivi che giustificano una necessaria revisione critico-filosofica della medicina allo scopo di ridefinire metodi, essenza, limiti e valori, attraverso un’analisi epistemologica. Tale riflessione critica deve necessariamente avvalersi di un’indagine filosofica che “va oltre la mera competenza della singola scienza”. La medicina occupa un posto particolare nell’ambito delle scienze empirico-sperimentali, perché si occupa di un oggetto peculiare, l’uomo malato, che non è riconducibile alla sola dimensione dell’oggettivazione. La figura del medico ricorda Jaspers, deve avere “da un lato la conoscenza scientifica e l’abilità tecnica, dall’altro l’ethos umanitario”. Altro punto da considerare è la relazione interpersonale medico-paziente che va intesa non solo come atto terapeutico, ma anche come processo conoscitivo dell’uomo malato e della sua biografia, mantenendo un’apertura al dialogo al fine di mantenere un rapporto più umanitario, attento ai bisogni del paziente. L’incontro tra medicina e filosofia nasce dall’esigenza della comprensione e della contraccezione tralasciata dalla scienza. In conclusione, l’articolo si sofferma sui vantaggi di un’umanizzazione della medicina volta a realizzare una riflessione etica che consideri l’altro nella sua dimensione olistica.
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O'Grady, Deirdre. "Da Dante a Mercadante: Francesca da Rimini voce del belcanto ottocentesco". Dante e l'Arte 8 (7 de marzo de 2022): 183–202. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.145.

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Resumen
Questo studio rintraccia l’evoluzione della figura di Francesca da Rimini da voce poetica dantesca, a voce scenica del Romanticismo italiano per arrivare sulla scena lirica ottocentesca in veste di primadonna, espressione del belcanto ottocentesco. In questo nuovo contesto Francesca si esprime come voce del Romanticismo medievale. Questo itinerario la libera dall’essere strumento della dottrina tomistica per diventare una figura che medita su una filosofia tutta nuova, che la spinge a riflettere sulla natura della colpevolezza e sul suo rapporto con l’innocenza. Nel campo della musica, il manoscritto riscoperto ci spinge a una rivisitazione delle voci e della tecnica vocale dei grandi interpreti dell’Ottocento e anche a una riconsiderazione della voce di tenore del periodo. Dalla poesia di Dante si passa al teatro di Pellico, al libretto di Romani per riscoprire il Personaggio lirico senza Interprete.
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Fusar Poli, Elisabetta. "“L’impronta esterna del nostro Io”. Note intorno ai primi lineamenti del diritto sulla propria immagine". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 377–417. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16893.

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Resumen
Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.
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Pasquale, Gianluigi. "Fede e ragione". Služba Božja 59, n.º 3 (13 de septiembre de 2019): 233–51. http://dx.doi.org/10.34075/sb.59.3.1.

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L’articolo sviluppa cinque tesi innestate nella più lunga Lettera Enciclica scritta da San Giovanni Paolo II (1920-2005) esattamente a vent’anni dalla sua promulgazione (1998-2018), «Fides et ratio» inerente i rapporti intercorrenti tra fede e ragione. Alcune vennero intercettate durante il ventennio trascorso, altre sono inedite. Con la prima si ribadisce la completa autonomia della filosofia rispetto alla teologia cristiana, quale scienza della fede che pensa se stessa, motivo per il quale il sapere teologico non sposa nessun tipo di filosofia, ovvero la utilizza «qua talis». Con la seconda si ribadisce che la fede senza la «recta ratio» – oggi intorbidita e indebolita dalla società della tecnica – non potrebbe nulla senza il logos di cui si è attrezzata fin dall’inizio. Così, con la terza tesi si (di)mostra che, onde evitare che il pensiero riproducente se stesso prosegua all’infinito, essi trovi nella forma incarnata del logos – Gesù Cristo – l’unica «saturazione» del proprio ricercare. La quarta tesi rivela qualcosa che era sfuggito fino a qualche mese fa, ossia l’insistenza di «Fides et ratio» ad aprirsi ad altre culture, oltre a quella cristiana piuttosto secolarizzatasi, tipo quella indiana o asiatica, essendovi una «ratio». Con la quinta tesi, ugualmente inedita, si ravvisa che solo una «ragione etica» ovvero amicale, responsabile, fiduciale, appunto, può permettere alla fede di raggiungere quel livello rivelativo cui anela: nella persona di Gesù Cristo.
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TURNER, ANTHONY J. "NATURAL PHILOSOPHERS, MATHEMATICAL PRACTITIONERS AND TIMBER IN LATER 17TH CENTURY ENGLAND". Nuncius 9, n.º 2 (1994): 619–34. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00973.

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Abstract<title> RIASSUNTO </title>Matematici e filosofi naturali diedero contributi importanti, alla fine del XVII secolo, allo studio e al perfezionamento delle tecniche di sfruttamento delle foreste. L'articolo esamina alcune delle tecniche usate in quel periodo e alcune innovazioni, in relazione alla concezione baconiana di studio della natura messa in atto da filosofi naturali come John Evelyn, Robert Plot e Nehemiah Grew. Di quest'ultimo, in appendice viene presentata una lettera inedita su questo argomento.
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TOMMASI, Francesco Valerio. "G. BANHAM, D. SCHULTING AND N. HEMS (A CURA DI), THE BLOOMSBURY COMPANION TO KANT, BLOOMSBURY, LONDON-NEW DEHLI-NEW YORK-SYDNEY 2015, 432 PP." Estudos Kantianos [EK] 4, n.º 02 (25 de enero de 2017): 219–22. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n2.16.p219.

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Resumen
È nota la tesi di Hegel secondo cui non è possibile qualcosa come una introduzione alla filosofia; la condizione di chi vuole apprendere questa disciplina sarebbe infatti analoga a quella di colui che impara a nuotare: è assurdo pensare di poterlo fare senza entrare in acqua. Anche per la filosofia, dunque, bisognerebbe confrontarsi senza mediazioni con il pensiero e con la tradizione. Ciò appare tanto più vero nel caso dello studio della storia della filosofia e del pensiero di un autore. Infatti è evidentemente paradossale avvicinarsi agli scritti di qualcuno senza leggerli. Ogni sintesi o parafrasi risulta problematica, in quanto immediatamente riduttiva. Solo il confronto analitico con i testi può rendere ragione in modo adeguato di una proposta teorica, dei suoi dettagli, delle sue sfumature e anche delle sue eventuali difficoltà, incongruenze o dei mutamenti di opinione nel tempo – per cui è altresì inevitabile, per familiarizzare con un pensiero, affrontarlo nella sua completezza. Ad una comprensione piena è poi ovviamente necessaria anche la lettura dei testi in lingua originale. Così, il tenere corsi di lezioni, o forse, ancor di più, il lavorare alla stesura di traduzioni, si presentano sovente come i mezzi migliori per entrare veramente in confidenza con la proposta di un autore: lezioni e traduzioni rappresentano infatti contesti nei quali la comprensione è messa alla prova dalla necessità di restituzione ad altri. Ma la conoscenza diretta e complessiva dei testi, anche nella lingua originale, ancora non basta. Solitamente è anche indispensabile avere familiarità con le opere del contesto, e dunque con le fonti e con gli interlocutori. Infatti, il significato di alcune questioni e di molti termini anche tecnici non può altrimenti essere chiarito.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi y Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale". DigItalia 15, n.º 1 (junio de 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

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Resumen
Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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CONRY, YVETTE. "LAMARCK, PENSEUR DE FRONTIÈRE1". Nuncius 9, n.º 2 (1994): 559–92. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00955.

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Resumen
Abstract<title> RIASSUNTO </title>È una presentazione generale dell'opera di Lamarck, opera sviluppatasi al confine fra campi e attività diversi: filosofia naturale, speculazione sulla natura e le leggi della vita, problemi tecnici della descrizione e classificazione dei materiali dei musei e delle collezioni, insegnamento al Muséum appena riformato, ambizioni ideologiche e patriottiche di un sapere unitario fondato scientificamente. Lamarck, pensatore di frontiera, era profondamente radicato nei suoi diversi ambienti. La struttura del Muséum, del resto, favoriva la reciproca fecondazione delle idee e discipline. Alla luce di un esame dei condizionamenti materiali e istituzionali di cui l'opera di Lamarck risentì, vengono considerati i suoi aspetti più importanti: la ricerca del sistema naturale di classificazione, il passaggio dalla botanica alla zoologia, l'idea di serie, il problema della diversità biologica, il trasformismo, il concetto di «organizzazione» (in tutte le sue implicazioni politiche, amministrative e pedagogiche, oltre che biologiche), la sistematizzazione del sapere, l'impostazione naturalistica delle questioni filosofiche e morali, il rapporto con i colleghi (in particolare con Cuvier).
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Asioli, Fabrizio y Angelo Fioritti. "Elettroshock (ESK) and electroconvulsive therapy (ECT)". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, n.º 2 (junio de 2000): 99–102. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008289.

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Resumen
RIASSUNTOScopo - Discutere gli dementi etici, deontologici e normativi alia base della regolamentazione nella pratica dell'elettroschock ad un anno dalla emanazione della circolare ministeriale 15.2.1999 in merito. Metodo - Revisione della letteratura e presentazione delle opinioni degli autori. Risultati - Nonostante l'ESK sia la terapia biologica da più tempo praticata in psichiatria, solo negli ultimi 20 anni essa è stata sottoposta al vaglio di studi scientifici controllati con risultati contraddittori che hanno comunque prodotto un progressivo restringimento delle indicazioni cliniche. Sussistono a tutt'oggi ampie variazioni tra paesi diversi ed all'intemo dello stesso paese circa l'estensione dell'utilizzo, le modalità tecniche impiegate, le indicazioni al trattamento. In varie parti del mondo l'ESK sembra essere praticato prevalentemente in grandi strutture asilari o in cliniche private, mentre il suo uso è più ristretto nei servizi che hanno un filosofia territoriale, così come esistono grandi differenze circa il livello di restrittività imposto dai governi o consigliato dalle associazioni professionali; anche l'insegnamento e l'auditing presso gli istituti universitari riconosce ampi gradi di differenza. Infine esistono recenti rapporti da vari paesi, so prattutto in via di sviluppo, che testimoniano un uso corrente per scopi politici o repressivi nelle grandi istituzioni manicomiali. Conclusioni - Gli autori considerano legittimo ed anzi auspicabile che l'insieme di norme e regolamenti alia base dell'attività psichiatrica esercitata nel nostro paese contempli anche disposizioni in materia di ESK. Gli Autori ritengono che la circolare ministeriale 15.2.1999 sia un documento equilibrato e rappresentativo dei valori alia base della politica sanitaria e psichiatrica del nostro paese.
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Tesis sobre el tema "Filosofia della tecnica"

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Scamacca, Laura <1987&gt. "L’uomo nel mondo della tecnica. Un confronto tra Heidegger e Anders". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3541.

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Resumen
La tecnica è ciò che ha permesso all’uomo di progredire e di rendersi indipendente dalla natura; nel corso della storia però essa ha preso il sopravvento sul suo creatore, imponendosi quale signora del mondo. Attraverso le interpretazioni di due grandi pensatori del Novecento, Martin Heidegger e Günther Anders, questo lavoro cerca di mettere in luce la condizione dell’uomo contemporaneo ridotto a semplice ingranaggio dell’immenso apparato tecnico nel quale vive.
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Dondi, Alessandro <1976&gt. "Dall'uomo esposto al soggetto esposto: il concetto di interfaccia in alcuni filoni di riflessione sulla tecnica dal Settecento a Marcel Mauss". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9338/1/dottorato-tesi-alessandro-dondi.pdf.

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Resumen
La nozione di ambiente non è una nozione recente. Al giorno d’oggi il riferimento all’ambiente compare in maniera sempre più diffusa nei dibattiti, nelle opere scientifiche e artistiche, negli spazi di divulgazione e sempre più entra all’interno degli spazi affettivi individuali e all’interno delle teorie e delle prassi politiche individuali e collettive. L’ambiente tanto entra nel campo assiologico, quanto vi entra come elemento fragile, indissociabile dall’azione antropica individuale e collettiva, attraverso ciò che noi riassumiamo con la nozione di crisi ambientale. La crisi ambientale permette di riaprire degli ambiti di valore e di interesse nel presente, allo stesso tempo provoca una reinterpretazione e un riorientamento delle teorie e delle prassi del passato. Dal nostro presente di crisi ambientale, è possibile rintracciare delle figure che, nel passato, hanno rappresentato l’inerenza degli enti con il loro ambiente e, tra questi, dell’uomo con il suo ambiente di vita. Sono due le principali figure attraverso le quali si intende riprendere un rapporto con il nostro passato letto attraverso la crisi ambientale: la figura dell’interfaccia come ciò che demarca un rapporto di inerenza e di separazione tra un interno e un esterno che hanno un rapporto tra loro necessario e tuttavia contingente, e la figura della relazione di “esposizione”, tramite la quale si vuole pensare a forme di soggettività vulnerabili, esposte alle relazioni e ai concatenamenti nei quali sono inserite e che tuttavia non possono che esporre a loro volta le altre soggettività e l’ambiente di vita comune a continue modificazioni. Tramite i concetti di interfaccia e di esposizione abbiamo potuto seguire il prodursi di forme di sapere relative all’inerenza tra forme e modi dell’interiorità rispetto all’ambiente che si sono prodotte nella storia e che sono emerse tramite la provocazione di un passato indotto dalla trasformazione che è il nostro presente di crisi ambientale.
The notion of environment is not a recent notion. Nowadays the reference to the environment appears more and more widespread in debates, in scientific and artistic works, in popularization spaces and increasingly pervades individual affective spaces and individual and collective theories and political practices. As far as the environment enters the axiological field, it enters as a fragile element, inseparable from the individual and collective anthropic action, through what we summarize with the notion of environmental crisis. The environmental crisis allows to reopen areas of value and interest in the present, at the same time provoking a reinterpretation and a reorientation of past theories and practices. From today’s environmental crisis, it is possible to trace figures which, in the past, represented the relations of entities with their environment and, among them, of man with his living environment. Two are the main figures through which we intend to resume a relationship with our past read through the environmental crisis: 1) the figure of the “interface” as what demarcates a relationship of inherence and separation between an interior and an exterior, that remarks a relationship that is characterized by necessity but also by contingency; 2) the figure of the “exposure” relationship, through which we want to think about forms of vulnerable subjectivity, exposed to the relationships and to the chains in which subjects are inserted and which, in turn, they can expose to continuous modifications others subjects and the common living environment. Through the concepts of “interface” and “exposure” we have been able to follow the production of knowledge forms related to the inherence between interiority and the environment that have been produced in history and that have emerged through the provocation of a past induced by transformation that is today’s environmental crisis.
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CIANCIULLO, Sara. "Il monismo di Anne Conway (1631 - 1679), Materia e Generazione in "I Principi della più Antica e Moderna Filosofia"". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/220448.

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Poccia, Daniele. "L’errore errante. La forma-filosofia tra pensiero delle tecniche e logica del vivente". Thesis, Sorbonne université, 2019. http://www.theses.fr/2019SORUL044.

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Resumen
Poser la question de l’erreur implique de soulever une demande sur le statut de la philosophie, pratique finalisée, en tant que « science de la vérité » (d’après Aristote), à débusquer la possibilité dans laquelle l’erreur consiste à part entière. Corrélativement, cela équivaut à envisager le rapport entre machine et organisme, étant donné que l’erreur apparaît en fonction d’une anticipation de l’expérience (ou de sa reconsidération rétrospective) qui a partie liée avec un quelque genre d’acte créatif, vital ou artificiel. Georges Canguilhem et Raymond Ruyer ont ressentis avec force cet entrelacement, en problématisant, d’un côté, l’idée positiviste selon laquelle la technique dérive toujours d’une application du savoir scientifique et, de l’autre côté, la conception qui oppose vie et artifice. En essayant, donc, d’établir et de montrer la liaison entre ces trois domaines, la thèse parcourt l’œuvre de ces deux penseurs et illustre la manière dont l’erreur bouleverse une fois pour toutes chaque cadre ontologique fixe. La considération d’autres perspectives (Gilles Deleuze et Félix Guattari, Jean Cavaillès et l’inconnu Louis Weber) nous introduit, ensuite, à l’exigence de se référer, pour éclaircir les questions ontologiques et gnoséologiques, à la discursivité scientifique et aux logiques plurielles qu’elle déploie. Une pensée plurielle des techniques, fondée dans l’autonomie du geste et sur l’imprévisibilité de ses conséquences, devrait se rejoindre ainsi à une logique du vivant qui ne fait qu’une avec la logique – la forme – du discours philosophique. L’erreur opèrerait à l’instar d’un dispositif onto-poïétique qui requiert, néanmoins, de reconnaître une seule, véritable réalité : la recherche
Error is a philosophical item that involves the statute of philosophical inquiry itself, a practice which aims to track down, as such as «science of the truth» (according to Aristotle), the possibility wherein error entirely consists. In parallel, that means to understand the relation between machine and organism, because the error can appear only in function of an anticipation of experience (or its retrospective observation), entailed materially, even before cognitively, by a biological or technical creative act. Georges Canguilhem and Raymond Ruyer have explicitly considered this problem, criticizing the positivistic idea about scientific derivation of technics as well as the irreducible distinction between living beings and artificial realities. Throughout the works of these two thinkers, the dissertation attempts to explain this fundamental relationship and to set up how error subverts every effort to fix a definitive ontology. Evaluating also others perspectives (like Gilles Deleuze and Félix Guattari’s view or the Jean Cavaillès and the unknow Louis Weber’s contributions), the argumentation leads to argue, furthermore, that, to clarify gnoseological and ontological problems, it is necessary to strictly follow the scientific discursivity and the pluralistic logics laid out by it. A pluralistic technics’ thought, based on autonomous gestures and on their unpredictable consequences, has to be reconnected to a logic of life which is the same order of the logic – the form – of philosophical discourse. Error should operate like an onto-poietic device and determine only a kind of genuine reality: research
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Martini, Francesco <1971&gt. ""Tracciature Digitali": la conoscenza nell'era informazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4311/1/Martini_Francesco_tesi.pdf.

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La specificità dell'acquisizione di contenuti attraverso le interfacce digitali condanna l'agente epistemico a un'interazione frammentata, insufficiente da un punto di vista computazionale, mnemonico e temporale, rispetto alla mole informazionale oggi accessibile attraverso una qualunque implementazione della relazione uomo-computer, e invalida l'applicabilità del modello standard di conoscenza, come credenza vera e giustificata, sconfessando il concetto di credenza razionalmente fondata, per formare la quale, sarebbe invece richiesto all'agente di poter disporre appunto di risorse concettuali, computazionali e temporali inaccessibili. La conseguenza è che l'agente, vincolato dalle limitazioni ontologiche tipiche dell'interazione con le interfacce culturali, si vede costretto a ripiegare su processi ambigui, arbitrari e spesso più casuali di quanto creda, di selezione e gestione delle informazioni che danno origine a veri e propri ibridi (alla Latour) epistemologici, fatti di sensazioni e output di programmi, credenze non fondate e bit di testimonianze indirette e di tutta una serie di relazioni umano-digitali che danno adito a rifuggire in una dimensione trascendente che trova nel sacro il suo più immediato ambito di attuazione. Tutto ciò premesso, il presente lavoro si occupa di costruire un nuovo paradigma epistemologico di conoscenza proposizionale ottenibile attraverso un'interfaccia digitale di acquisizione di contenuti, fondato sul nuovo concetto di Tracciatura Digitale, definito come un un processo di acquisizione digitale di un insieme di tracce, ossia meta-informazioni di natura testimoniale. Tale dispositivo, una volta riconosciuto come un processo di comunicazione di contenuti, si baserà sulla ricerca e selezione di meta-informazioni, cioè tracce, che consentiranno l'implementazione di approcci derivati dall'analisi decisionale in condizioni di razionalità limitata, approcci che, oltre ad essere quasi mai utilizzati in tale ambito, sono ontologicamente predisposti per una gestione dell'incertezza quale quella riscontrabile nell'istanziazione dell'ibrido informazionale e che, in determinate condizioni, potranno garantire l'agente sulla bontà epistemica del contenuto acquisito.
The specificity of the acquisition of content through digital interfaces condemns the epistemic agent to a fragmented interaction, with respect to the huge informational bulk today available through any standard implementation of the man-computer relationship, and invalidates the applicability of the standard model of knowledge as justified true belief, by repudiating the concept of rationally founded belief, to form which would instead require the agent to be able to have precisely the conceptual resources and computational time inaccessible. Thereby the agent, bound by the ontological limitations belong to cultural interfaces, is forced to fall back on ambiguous, arbitrary and often more casual than he takes into account, selection and management information process that produce real epistemological hybrids (by Latour) made of feelings, program outputs, unfounded beliefs, bits of indirect testimonies and of a series of human-digital relationships that give rise to escape in a transcendent dimension belonging to anthropological area of the sacred. Starting from this analysis the work deals with constructing a new epistemological paradigm of propositional knowledge obtained through a digital content acquisition, based on the new concept of Digital Tracings, defined as a process of digital capture of a set of tracks , ie meta-information of a testimonial kind. This device, once recognized as a communication process of digital contents, will be based on the research and selection of meta-information, ie tracks, which allow the implementation of approaches derived from analysis of decision-making under bounded rationality, which approaches, as well to be almost never used in this context, are ontologically prepared for dealing with uncertainty such as that came into the informational hybrid and that can provide the agent on the epistemic goodness of acquired content.
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Martini, Francesco <1971&gt. ""Tracciature Digitali": la conoscenza nell'era informazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4311/.

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La specificità dell'acquisizione di contenuti attraverso le interfacce digitali condanna l'agente epistemico a un'interazione frammentata, insufficiente da un punto di vista computazionale, mnemonico e temporale, rispetto alla mole informazionale oggi accessibile attraverso una qualunque implementazione della relazione uomo-computer, e invalida l'applicabilità del modello standard di conoscenza, come credenza vera e giustificata, sconfessando il concetto di credenza razionalmente fondata, per formare la quale, sarebbe invece richiesto all'agente di poter disporre appunto di risorse concettuali, computazionali e temporali inaccessibili. La conseguenza è che l'agente, vincolato dalle limitazioni ontologiche tipiche dell'interazione con le interfacce culturali, si vede costretto a ripiegare su processi ambigui, arbitrari e spesso più casuali di quanto creda, di selezione e gestione delle informazioni che danno origine a veri e propri ibridi (alla Latour) epistemologici, fatti di sensazioni e output di programmi, credenze non fondate e bit di testimonianze indirette e di tutta una serie di relazioni umano-digitali che danno adito a rifuggire in una dimensione trascendente che trova nel sacro il suo più immediato ambito di attuazione. Tutto ciò premesso, il presente lavoro si occupa di costruire un nuovo paradigma epistemologico di conoscenza proposizionale ottenibile attraverso un'interfaccia digitale di acquisizione di contenuti, fondato sul nuovo concetto di Tracciatura Digitale, definito come un un processo di acquisizione digitale di un insieme di tracce, ossia meta-informazioni di natura testimoniale. Tale dispositivo, una volta riconosciuto come un processo di comunicazione di contenuti, si baserà sulla ricerca e selezione di meta-informazioni, cioè tracce, che consentiranno l'implementazione di approcci derivati dall'analisi decisionale in condizioni di razionalità limitata, approcci che, oltre ad essere quasi mai utilizzati in tale ambito, sono ontologicamente predisposti per una gestione dell'incertezza quale quella riscontrabile nell'istanziazione dell'ibrido informazionale e che, in determinate condizioni, potranno garantire l'agente sulla bontà epistemica del contenuto acquisito.
The specificity of the acquisition of content through digital interfaces condemns the epistemic agent to a fragmented interaction, with respect to the huge informational bulk today available through any standard implementation of the man-computer relationship, and invalidates the applicability of the standard model of knowledge as justified true belief, by repudiating the concept of rationally founded belief, to form which would instead require the agent to be able to have precisely the conceptual resources and computational time inaccessible. Thereby the agent, bound by the ontological limitations belong to cultural interfaces, is forced to fall back on ambiguous, arbitrary and often more casual than he takes into account, selection and management information process that produce real epistemological hybrids (by Latour) made of feelings, program outputs, unfounded beliefs, bits of indirect testimonies and of a series of human-digital relationships that give rise to escape in a transcendent dimension belonging to anthropological area of the sacred. Starting from this analysis the work deals with constructing a new epistemological paradigm of propositional knowledge obtained through a digital content acquisition, based on the new concept of Digital Tracings, defined as a process of digital capture of a set of tracks , ie meta-information of a testimonial kind. This device, once recognized as a communication process of digital contents, will be based on the research and selection of meta-information, ie tracks, which allow the implementation of approaches derived from analysis of decision-making under bounded rationality, which approaches, as well to be almost never used in this context, are ontologically prepared for dealing with uncertainty such as that came into the informational hybrid and that can provide the agent on the epistemic goodness of acquired content.
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MALARA, IVAN GIUSEPPE. "GALILEO: CREATION AND COSMOGONY. A STUDY ON THE INTERPLAY BETWEEN GALILEO'S SCIENCE OF MOTION AND THE CREATION THEME". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/851519.

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Resumen
The relationship between science and theology in Galileo’s work is usually studied with reference to the Copernican letters and the so-called ‘Galileo affair,’ ended with Galileo’s abjuration in 1633. This dissertation tackles the same subject, but from a different angle. Galileo’s approach to the creation theme does indeed allow us to inquiry into the relationship between science and theology while keeping Biblical exegesis and Galileo’s trial on the background. The dissertation is divided into two parts: (1) “Creation,” and (2) “Cosmogony.” In the first part, a series of primary sources are considered (Benedetto Castelli’s letter to Galileo of April the 1st, 1607; a few unpublished folios from the reportationes of Muzio Vitelleschi’s course on natural philosophy held at the Roman College in 1589-90; some passages of Galileo’s Juvenilia) which help us gauge, albeit indirectly, Galileo’s attitude toward the possibility of demonstrating creatio de novo (the beginning of the world) and creatio ex nihilo (the existential dependence of creatures on God). Although some initial supporters of Galileo sought to demonstrate creatio de novo through his definition of motion, he never welcomed their attempt. He probably agreed with Castelli that the demonstration of creatio de novo was beyond the reach of his science and, in general, of human knowledge (a position that, for the sake of convenience, I have referred to as ‘agnosticism’). As regards creation out of nothing, at Galileo’s time this notion was usually treated in light of a metaphysical understanding of the relationship between God and creatures – a relationship which entailed an understanding of God as primum ens (first being). This notion is also used in the Juvenilia, namely, a series of pages reporting standard arguments of Scholastic philosophy, which Galileo copied from other sources. I have interpreted the total absence of the idea of God as primum ens in the original writings of Galileo as a sign that Galileo was not interested in the problem of creatio ex nihilo, nor did he consider its metaphysical solution. In the second part, I have argued that Galileo was interested in the cosmogony problem, namely, he tried to understand how God imposed order on the primeval chaotic universe. Cosmogony was refuted in the Aristotelian tradition on the basis that motion and gravity cannot be conceived of out-side the orderly framework of the universe. In this view, mechanics leans on cosmology, and vice versa. Galileo separates the two, but through cosmogony he tries to reconcile his cosmological views (initially geocentric, then heliocentric) with his understandings of motion and gravity. Thanks to Copernicus, he is able to ‘mathematize’ the cosmogony problem. Thus, the solution to this problem becomes an important scientific task, one that allows Galileo to advocate the relevance of his science on a universal scale.
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FLAMMIA, MICHELE. "Dialogo socratico e dissonanza cognitiva nell’insegnamento della filosofia: analisi di una strategia didattica per la promozione del pensiero critico negli istituti tecnici e professionali". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404417.

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Questo progetto di ricerca analizza una strategia di insegnamento della filosofia nella scuola secondaria ispirata al dialogo socratico, che mira alla creazione e alla gestione efficace della dissonanza cognitiva come strumento di promozione del pensiero critico, denominata Socratic Challenge (SC). La ricerca prende avvio dai laboratori tenuti negli anni 2016/2019 in un istituto tecnico e professionale della provincia di Varese, a cui ho partecipato come ideatore e conduttore, che hanno visto la partecipazione volontaria di circa 150 studenti. Le domande di ricerca sono: Quali sono le caratteristiche della Socratic Challenge? Può costituire una metodologia didattica da proporre? A quali condizioni? All’interno di quale quadro progettuale? La ricerca empirica è di tipo qualitativo, naturalistico ed esplorativa (Lumbelli, 1984), nello specifico un self-study (Hamilton & Pinnegar 2009), articolato in due fasi. Nella prima fase i dati riguardo la motivazione e la percezione dell’impatto formativo sono stati raccolti attraverso interviste in profondità degli studenti (16) e analizzati secondo i criteri dell’analisi tematica riflessiva (Braun & Clarke 2019). Nella seconda fase i laboratori sono stati riproposti a distanza in istituti tecnici e professionali di Milano e provincia, coinvolgendo 113 studenti a cui è stato proposto un questionario qualitativo. I laboratori sono stati registrati e le interazioni discorsive analizzate secondo un approccio qualitativo di tipo induttivo che fa riferimento alla Constructivist Grounded Theory (Charmaz, 2006). I primi risultati mostrano come questa strategia didattica dialogica nell’insegnamento della filosofia possa considerarsi un’alternativa efficace rispetto all’impostazione storico-filosofica predominante nella tradizione italiana (Illetterati 2007).
This research project analyzes a strategy for teaching philosophy in secondary school inspired by Socratic dialogue, which aims at the creation and effective management of cognitive dissonance as a tool for promoting critical thinking, called Socratic Challenge (SC). The research originates from workshops held in the years 2016/2019 in a technical and vocational institute in the province of Varese, in which I participated as the creator and conductor, involving the voluntary participation of about 150 students. The research questions are: What are the characteristics of the Socratic Challenge? Can it constitute a teaching methodology to be proposed? Under what conditions? Within what project framework? The empirical research is qualitative, naturalistic, and exploratory (Lumbelli, 1984), specifically a self-study (Hamilton & Pinnegar 2009), divided into two phases. In the first phase, data regarding motivation and perceptions of training impact were collected through in-depth interviews of students (16) and analyzed using the criteria of reflective thematic analysis (Braun & Clarke 2019). In the second phase, the workshops were repeated remotely in technical and vocational institutes in Milan and province, involving 113 students who were surveyed with a qualitative questionnaire. The workshops were recorded and the discussion interactions analyzed according to a qualitative inductive approach that refers to Constructivist Grounded Theory (Charmaz, 2006). Results show how this dialogical instructional strategy in philosophy teaching can be considered an effective alternative to the historical-philosophical approach predominant in the Italian tradition (Illetterati 2007).
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Bascelli, Tiziana. "I fondamenti della nuova scienza del moto: la cinematica di Galileo e la geometria di Torricelli". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427358.

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This research presents in a different way the new science of motion described in Galileo’s Discourses (1638) and in Evangelista Torricelli’s Geometrical Work (1644). We will focus on how the local motion has been mathematized at the beginning of the modern mechanics in order to analyse its conditions and main features. The local motion, which had been a topic of natural philosophy, became a topic of modern kinematics that is a science. We will show that the new structure of speed has been a crucial event that led the naive notion of speed of the ancient tradition to the technical notion of continuous magnitude. The nature of continuity is closely connected to infinity and an analysis of this link is the peculiar way of reading those two texts.
Questo lavoro di ricerca intende dare una diversa lettura alla Nuova scienza del moto elaborata da Galileo Galilei nei Discorsi (1638) e da Evangelista Torricelli nell’Opera geometrica (1644). L'attenzione è rivolta al processo di matematizzazione che subisce il moto locale nel momento in cui nasce la meccanica moderna, per analizzarne le condizioni di realizzazione e le caratteristiche principali. Il moto locale, una questione dibattuta all’interno della filosofia naturale, diventa cinematica, cioè scienza. Si mostrerà che la strutturazione di un nuovo concetto di velocità è l’evento decisivo che porta l’accezione ingenua e intuitiva della tradizione, ad assumere l’accezione tecnico-operativa di grandezza continua. La natura della continuità è inscindibile dalla nozione di infinito e l’analisi di questo legame è la chiave di lettura proposta.
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D'Alessandro, Antonietta. "S.M. Medaglia, P. Radici, L. Rossetti, S. Sconocchia (eds.): Dizionario delle Scienze e delle Tecniche di Grecia e Roma, Pisa/Roma: Fabrizio Serra, 2 v., 2010, 1346 pp". Pontificia Universidad Católica del Perú - Departamento de Humanidades, 2012. http://repositorio.pucp.edu.pe/index/handle/123456789/113120.

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Libros sobre el tema "Filosofia della tecnica"

1

1946-, D'Alessandro Paolo y Potestio Andrea, eds. Filosofia della tecnica. Milano: LED, 2006.

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2

Giustozzi, Gianfilippo. Enrico Castelli: Filosofia della vita ed ermeneutica della tecnica. Napoli [etc.]: Edizioni scientifiche italiane, 2002.

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3

Enrico Castelli: Filosofia della vita ed ermeneutica della tecnica. Napoli [etc.]: Edizioni scientifiche italiane, 2002.

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4

Cuomo, Vincenzo. Del corpo impersonale: Saggi di estetica dei media e di filosofia della tecnica. Napoli: Liguori, 2004.

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5

Maiocchi, Roberto. L' Italia e Einstein: La fisica e la filosofia italiane di fronte alla teoria della relatività : materiali per il corso di storia della scienza e della tecnica, A.A. '84-'85. Milano: UNICOPLI, 1985.

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6

Paolinelli, Marco. Il filosofo e il tecnico della ragione: La filosofia secondo Kant. Milano: Vita e pensiero, 1993.

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7

Bovo, Elisabetta. Il vitello d'oro: L'uomo contemporaneo e l'idolo della tecnica : saggio di antropologia filosofica. Brescia: Cavinato, 2005.

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8

Interpretare la natura: Prospettive di fondazione della bioetica a partire dalla riflessione filosofica e teologica su tecnica e natura. Roma: Pontificio seminario lombardo, 2010.

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