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CICCARELLI, Irma. "La figura femminile nella poesia di Orazio". Euphrosyne 34 (enero de 2006): 77–87. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.124304.

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Špička, Jiří. "I PRIGIONEIRI DI MARINETTI E UNA FIGURA FEMMINILE SINTETICA". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 40, n.º 2 (septiembre de 2006): 271–86. http://dx.doi.org/10.1177/001458580604000204.

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Articoni, Angela. "LO SCHERMO TRA LE PAGINE. PER UNA LA RILETTURA DE LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO, GENESI E METAMORFOSI DI UNA FIABA". Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 21 (2018): 186–201. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2018.i21.14.

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La metafora della “Bella Addormentata”, archetipo del femminile che si risveglia solo con “il bacio del vero amore”, inteso come bisogno imprescindibile della figura maschile per la realizzazione del proprio sé, va mutando attraverso il rapido evolversi delle trasformazioni sociali e culturali. I film Maleficent e La belle endormie ribadiscono il valore del femminile all’interno delle narrazioni simboliche. Parole chiave: Letteratura per l’infanzia, La Bella Addormentata, fiabe, cinema.
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Bommassar, Roberta. "La prospettiva di genere: il femminile e il materno, una distinzione dimenticata". MINORIGIUSTIZIA, n.º 3 (enero de 2021): 83–92. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003009.

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Per prospettiva di genere s'intende l'influenza che la differenza di genere ha nelle relazioni familiari, generalmente a discapito della figura femminile che sconta ancora un notevole gap sociale, culturale e politico. L'articolo intende proporre delle riflessioni in merito ad un atteggiamento generalizzato che scotomizza la differenza tra ruolo femminile e ruolo materno. Se nella coppia femminile-maschile il potere è appannaggio del secondo, nella coppia madre-padre è appannaggio del primo. Il mancato riconoscimento di questo doppio registro può indurre ambiguità e manipolazioni, che seppur rilevate dagli operatori del settore, non sembrano ancora far parte del bagaglio culturale e tecnico. Vengono descritte alcune situazioni a esemplificazione di queste riflessioni.
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de Stasio, Loreta. "ATTUALITÀ FEMMINILE PREVISTA IN NOSTRA DEA, DI MASSIMO BONTEMPELLI". Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 13 (2013): 182–94. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2013.i13.16.

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Nell’articolo si considera come il ritratto della donna manichino di Nostra Dea, l’opera teatrale più nota di Massimo Bontempelli, sia precursore del modo di rappresentare la figura femminile negli attuali mezzi di comunicazione di massa: e, in particolare nello spettacolo televisivo, nei video-clip e nella pubblicità. In Nostra Dea l’identità della protagonista è determinata dall’apparenza e dalla funzione del costume o dell’abbigliamento che indossa. Poiché ogni volta che cambia abito, Dea cambia personalità, il protagonista maschile, Vulcano, rimane spiazzato e confuso. L’opera qui viene esaminata come allegoria tragicomica della figura maschile e del suo impegno camuffato di controllo-dominio femminile — che si perpetra fino ai giorni nostri —, nonostante l’apparente apertura femminista del suo autore. Parole chiave: Donna-manichino, donna-oggetto, donnaspettacolo, donna-crisi, retorica della virilità.
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Dell'Amico, Shady. "Il ruolo del femminile nella Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung". STUDI JUNGHIANI, n.º 55 (agosto de 2022): 80–92. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa12790.

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Nel presente articolo l'autore ha esaminato la funzione che le immagini del femminile ricoprono nella Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung, concentrandosi nello specifico sulla figura apocalittica della "Donna vestita di sole" e sui suoi rapporti con la Sophia, presente nella letteratura sapienziale, e con Maria. Viene mostrato come Jung sviluppi il particolare esercizio mitopoietico della Risposta coinvolgendo il femminile in matrimoni celesti capaci di dare alla luce espressioni sempre più complete dell'archetipo del Sé. Nelle conclusioni l'autore ha stabilito un confronto fra le prefigurazioni del testo junghiano e il nostro presente.
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DIMUNDO, Rosalba. "La figura femminile nel mito: fra elegia latina e lirica inglese". Euphrosyne 34 (enero de 2006): 189–204. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.124311.

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Padovese, Luigi. "La figura femminile nella vita e nelle opere di Teodoreto di Cirro". Augustinianum 35, n.º 2 (1995): 715–28. http://dx.doi.org/10.5840/agstm199535245.

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Degórski, Bazyli. "Wdowy w starożytności chrześcijańskiej i ich posługa w Kościele". Vox Patrum 42 (15 de enero de 2003): 303–18. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7161.

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L'articolo sviluppa un'indagine storico-teologica sulla figura e sulla ministeriailta della vedova nella Chiesa primitiva, anche sullo sfondo dell'attuale problema dogmatico-ecumenico del sacerdozio femminile. In particolare, sono stati presi in considerazione i seguenti temi: il ministero pastorale delle vedove nei secoli II e III, nella Siria Orientale, nelle Chiese monofisite, nella Chiesa bizantina, nella Chiesa in Egitto, nella Chiesa romana, della Gallia della Spagna.
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Santini, Carlo. "Tanaquil vel Fortuna: una figura femminile nel percorso tra mito, testo e icona". Giornale Italiano di Filologia 57, n.º 2 (noviembre de 2005): 189–210. http://dx.doi.org/10.1484/j.gif.5.101979.

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Antinori, Luisa. "La Pietŕ: un sentimento originario". STUDI JUNGHIANI, n.º 31 (julio de 2010): 27–43. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-031003.

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L'autrice incontra la Pietŕ proposta da Marěa Zambrano all'interno di una sua ricerca sulla religiositŕ femminile. Lo sfondo č l'amore per l'altro di matrice mistica. Rilevante č il costante intreccio della religiositŕ con i sentimenti e il vissuto corporeo. In questa proposta la Pietŕ facilita la relazione con l'altro e lo strutturarsi di una coscienza nuova, aurorale. I punti di contatto con il pensiero junghiano sono molti e ruotano intorno all'ascolto, al sentire, alla relazione terapeutica come procedimento dialettico e al processo di individuazione. Antigone č identificata da Marěa Zambrano come una figura della Pietŕ, e portatrice di una coscienza e di un ascolto orientato dalla Pietŕ. L'autrice presenta alcune riflessioni nate dal porsi di fronte a una piccola Pietŕ, quella di V. Van Gogh. La Pietŕ, matrice del sentire, nella sua specificitŕ al femminile, diventa sfondo di quei movimenti emotivo-affettivi che rendono risanante la relazione terapeutica.
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Murru, Chiara. ""Io canto per me". Stereotipi e rivoluzioni della figura femminile nelle canzoni di Mina". XI, 2019/4 (ottobre-dicembre) 11, n.º 4 (31 de diciembre de 2019): 127–34. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2020.3162.

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Boubara, Ada. "LA FIGURA DELLA DONNA NEGLI SCRITTI DI ANGELICA PALLI BARTOLOMMEI E LA SUA INFLUENZA IN GRECIA." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 15 (2014): 222–35. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.19.

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La finalità del presente lavoro consiste nell’esaminare la progressiva trasformazione del ruolo della donna nel periodo dei movimenti indipendentistici in Italia e in Grecia. Fu nei Salotti culturali, dapprima luoghi di incontro a carattere letterario e successivamente focolai di diffusione delle idee patriottiche, che la figura femminile inizia ad assumere un suo rilievo umano, culturale e sociale. Tra queste donne, emerge la grande personalità di Angelica Palli Bartolommei. Con un’analisi del trattato, Discorsi di una donna alle giovini maritate del suo paese,si vuole far luce sul pensiero dell’autrice in merito alla condizione della donna e alla necessità di istruzione e di una sua maggiore autonomia.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9665.

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L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9665.

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L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Cagnolati, Antonella. "ROMPENDO IL SOFFITTO DI CRISTALLO: AMPARO GÓMEZ RODRÍGUEZ (1954-2018)". RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 10 (20 de diciembre de 2022): 86–103. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v10i1.8341.

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Come è noto, la costruzione dell’identità femminile fin dall’epoca classica ha posto l’accento sull’alterità della donna come categoria fondante dell’inferiorità ontologica. A partire dal biologismo aristotelico, la natura femminile è stata assunta come un paradigma deviante, pericoloso, oscuro. Di qui l’esclusione da ogni forma di elaborazione culturale, sia in campo letterario ed ancor più scientifico. Tale marginalità si è progressivamente rafforzata con l’intervento dei Padri della Chiesa, della misoginia medievale fino a raggiungere le degradanti ipotesi – del tutto prive di alcun fondamento scientifico – elaborate dal Positivismo. Pertanto, ci appare straordinario il caso di quelle donne che si avventurano in campi tradizionalmente pensati al maschile come la logica, la filosofia della scienza, le scienze dure, e che raggiungono posizioni accademiche di assoluto prestigio coniugate ad un sincero e pragmatico femminismo. Pare quindi doveroso illuminare la figura di una pioniera come Amparo Gómez Rodríguez (1954-2018) che nella sua prestigiosa carriera ha unito mirabilmente raffinati studi di logica e filosofia della scienza con l’appassionata devozione alla causa femminista, sia dal punto di vista teorico che in senso sociale e concreto.
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Lamera, Federica. "LAURA NUDA: UN INTENSO RITRATTO FEMMINILE NEL CINEMA ITALIANO DEGLI ANNI SESSANTA." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 15 (2014): 270–81. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.20.

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Quando, nel 1961, uscì Laura nuda di Nicolò Ferrari (1927-2008), il giovane regista era considerato una delle maggiori promesse del cinema italiano dell’epoca e il suo film, destinato probabilmente a rappresentare l’Italia al festival di Cannes di quell’anno, avrebbe dovuto consacrarne definitivamente la fama già acquisita come apprezzato aiuto di Rossellini, Antonioni e Bolognini ed eccellente documentarista. La storia di Laura, raffinato quanto difficile ritratto psicologico di una figura complessa di donna, per la delicatezza dei temi trattati, considerati scabrosi, però entrò nel mirino della censura, finendo per essere boicottato e dimenticato, dopo essere stato proiettato in condizioni di semiclandestinità.
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Costa, Daniela. "La figura femminile nella Raffaella di Alessandro Piccolomini e nelle sue traduzioni francesi". Quaderni d'italianistica 17, n.º 1 (1 de abril de 1996): 101–8. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v17i1.10323.

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Mazzi, Clara. "Dai ladini ai Walser : elementi di continuità e distorsione della figura femminile nei miti alpini". Ladinia 45 (2021): 95–160. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.45.95-160.

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This article is a comparative study, in which a certain type of female figure from the Ladin mythology, the gana and Donna Chenina, is analysed and compared with similar figures found in other productions spread over the Alps, in order to verify whether they are all referable to one specific ancient figure from which all the others have descended with slight variations. The study confirms the hypothesis of a Celtic substratum to which it is possible to refer and which has formed ganes, dialas and fairies, according to where they can be found across the Alps. This is supported by the fact that these female figures have different names but their essential characteristics are constant, very precise and refer, most likely, to very ancient divinities, worshipped at a time when Europe was still an Indo-Europe-an group, had become familiar with agriculture and was probably populated by matrilineal societies.
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Cerrato, Daniele. "“Per ciò che l’uomo de’ essere adiutato e consigliato da la femina”: Il lodo delle femmine di Andrea da Grosseto". LaborHistórico 8, n.º 3 (31 de diciembre de 2022): 16–26. http://dx.doi.org/10.24206/lh.v8i3.56276.

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Il presente articolo si propone di analizzare il breve testo in prosa composto nel 1268 da Andrea da Grosseto e conosciuto con il titolo “Il lodo delle femine”. Si tratta di un brano che fa parte del volgarizzamento del trattato Liber de consolationis et consilii composto nel 1246 da Albertano da Brescia. L’autore si serve della figura di Prudenza, moglie di Melibeo per anticipare alcuni dei temi che saranno al centro del dibattito della Querelle des femmes: la difesa femminile dalle accuse maschili, la costruzione di una genealogia di donne del passato e l’utilizzazione del pensiero di autori classici per rivendicare le loro capacità.
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Marchesi, Andrea. "Qui ci vuole (anche) il maschio. Sulla latitanza degli uomini nelle professioni educative". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 18 (septiembre de 2012): 114–25. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018012.

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Gli uomini impegnati in campo educativo sono, ormai, una minoranza sempre piů residuale e di questa evidenza invisibile si discute poco, come se fosse un dato naturale che ad occuparsi di educazione siano solo le donne. Eppure non č sempre stato cosě, basti pensare alla figura del maestro elementare come all'educatore dei servizi extrascolastici. Che cosa ha determinato la scomparsa degli uomini dal mondo dell'educazione? E quali effetti sta producendo sulle pratiche e sui soggetti? La perdita di prestigio sociale e l'indebolimento della carica trasformativa dell'educazione possono spiegare, in parte, l'assenza degli uomini, senza sottovalutare i cambiamenti che investono il genere maschile: la crisi della figura del padre, del principio di autoritŕ e responsabilitŕ. L'educazione sembra, allora, ridursi alla dimensione della cura, con una presenza esclusivamente femminile, indebolendo il gioco dei ruoli e delle differenze che segna il confronto tra generazioni. Č forse il sintomo di una crisi piů ampia, che prefigura nuovi orizzonti nei quali si collocano proprio i giovani uomini che, in controtendenza, scelgono di impegnarsi come educatori.
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Holgate, Ian. "The Cult of Saint Monica in quattrocento Italy: her place in Augustinian iconography, devotion and legend". Papers of the British School at Rome 71 (noviembre de 2003): 181–206. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002439.

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IL CULTO DI SANTA MONICA NELL'ITALIA DEL QUATTROCENTO: IL SUO RUOLO NELL'ICONOGRAFIA, NELLA DEVOZIONE E NELLA LEGENDA AGOSTINIANANell'aprile 1430 le spoglie di Santa Monica, madre di Sant'Agostino, vennero traslate da Ostia a Roma. L'atto segnò la riscoperta della santa e l'inizio di un processo di rimodellamento dell'immagine di Monica per il pubblico del Quattrocento. Per la fine del XV secolo, la santa era stata dotata di un'agiografia e di un'iconografia proprie ben distinte, ed era diventata il focus devozionale di una serie di gruppi nel territorio italiano e d'Oltralpe. Questo studio dimostra fino a che punto e in che modo la Chiesa — in particolare l'ordine degli Agostiniani — controllò la nascita del culto di Monica. Nell'articolo si sostiene che la figura di Monica fu doppiamente utile: come protagonista di storie che cercavano di rendere autentica la storia antica dell'ordine degli Eremiti e come figura principale attraverso la quale l'ordine cercava di dirigere forme popolari di devozione femminile. Le immagini diverse costruite per Monica rivelano la distanza tra i suoi due ruoli e il potenziale disaccordo che esisteva tra le diverse fazioni relative alla santa.
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Knežić, Boško. "PROPOSTA PER UNA RILETTURA DELLA NOVELLA TOMMASEANA DUE BACI PRIJEDLOG ZA JEDNO NOVO ČITANJE NOVELE DUE BACI NIKOLE TOMMASEA". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 67–78. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.4.

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La novella tommaseana della quale propongo una rilettura è già stata oggetto di alcuni studi di taglio filologico e femminista volti a dimostrare la posizione del Tommaseo nei confronti della donna, dell’educazione femminile, o più in generale della questione femminile. Tali studi erano incentrati soprattutto sul concetto tommaseano dell’educazione, nonché sulla capacità di introspezione psicologica del Dalmata. L’ottica che invece vorrei proporre si prefigge tutt’altro scopo, ossia di offrire una rilettura in chiave autobiografica con l’obiettivo, attraverso un’analisi profonda del testo volta ad evidenziare i tratti biografici dell’autore, di azzardare una conclusione relativa all’ambientazione della storia, nonché di esaminare il nesso tra l’autore ed i suoi protagonisti che, a mio avviso, oltre a riflettere lo stato d’animo del giovane Tommaseo, sono ispirati a persone reali che egli incontra in occasione del suo breve soggiorno a Sebenico nel 1831. La novella che uscì per la prima volta quello stesso anno vide ben altre cinque edizioni, tutte con correzioni formali e giunte dell’autore che, tra l’altro, miravano a sgombrare il campo da dubbi e insinuazioni che il protagonista fosse egli stesso e che la sorella di cui si trattava fosse la sua (cfr. Danelon 12). D’altro canto, sempre tenendo conto dell’abitudine tommaseana di nascondersi dietro i suoi protagonisti, non è da escludere che la sorella, essendo la voce narrante, sia quell’alter ego che gli permetta di rilevare i suoi più intimi segreti senza compromettere l’immagine che si sarebbe creata intorno alla sua figura.
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Bertagnolli, Davide. "“Ferguut”: i tormenti di un giovane eroe nella letteratura arturiana dei Paesi Bassi". AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, n.º I (15 de julio de 2022): 109–27. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/18437.

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Rispetto al suo ipotesto antico francese, il romanzo arturiano Ferguut pone alcuni accenti differenti, soprattutto nella seconda parte. Risulta ad esempio evidente la volontà di rivalutare l’universo femminile. In alcune scene, inoltre, l’omonimo protagonista appare maggiormente in dif-ficoltà, con la voce narrante che sovente indugia sulla sua sofferenza. Il presente contributo si pro-pone di presentare dapprima i momenti in cui il giovane eroe ha uno scontro fisico con i suoi avversari e, in seguito, di indagare le possibili motivazioni che hanno portato lo sconosciuto autore ad ampli-ficare i dettagli inerenti alla sfera del dolore. Il confronto con alcune opere che definiscono lo standard del romanzo cortese dimostra che l’enfasi sulle sfortune del protagonista mirava ad avvi-cinare il testo al canone arturiano e ad umanizzare la figura di Ferguut.
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Magno, Andrea. "Testimonianze documentarie inedite. Usi e costumi tardomedievali a Troina e a Randazzo". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 2 (diciembre de 2021): 142–51. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002009.

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Lo studio di due testamenti e relativi inventari redatti a Troina e Randazzo permette di conoscere talune vicende storico-economiche del monastero di S. Nicolò l'Arena di Catania e soprattutto di cogliere aspetti della vita quotidiana di persone intervenute a vario titolo al negozio giuridico: nomi, estrazione sociale, matrimoni o dettagli di cultura materiale come impianti edilizi, strutture urbane o paesaggio territoriale, ovvero case, strade, piazze, chiese, monasteri, e tant'altro, totalmente scomparsi, eppure risuscitati dalla odierna toponomastica. In particolare la documentazione mette in luce la figura femminile nella realtà di due "quasi città" della Sicilia centro-orientale. Rosa e Ysolda, entrambe con un ruolo importante nella propria famiglia: l'una in funzione di capo di casa in quanto vedova, l'altra con capacità tali da imporre il suo volere anche dopo il suo decesso ovvero al di là della sua esistenza terrena.
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Fiume, Valentina. "«Ἂρρητος Κόρη». Le soglie dell'indicibile tra mito e mistero". Anuário de Literatura 22, n.º 2 (14 de diciembre de 2017): 97–106. http://dx.doi.org/10.5007/2175-7917.2017v22n2p97.

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Il saggio «Ἂρρητος Κόρη». Le soglie dell'indicibile tra mito e mistero ha come oggetto l’analisi condotta da Giorgio Agamben sulla figura mitica di Kore, partendo dal suo saggio critico La ragazza indicibile. Mito e mistero di Kore (Milano, Electa, 2010). Attraverso la comparazione tra la dissertazione filosofica di Agamben e l’indagine pittorica di Monica Ferrando, richiamando le fonti antiche dei miti eleusini e orfici, il saggio procede nell’approfondimento del mito di Kore e Demetra, uno dei più importanti della tradizione occidentale. Il mito in questione suggerisce molteplici strade di indagine: il rapporto tra visibile e invisibile, tra il vedere e la vista per citare un esempio. In Kore e Demetra gli antichi avevano individuato la soglia tra maschile e femminile che rispecchia un’altra dualità ovvero quella primordiale tra vita e morte, luce e tenebre. Il mistero di Kore perdura nella sua indicibilità, in quella condizione liminare che il pensiero di Agamben e la mano pittorica di Ferrando tracciano così limpidamente.
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Welch, Evelyn. "Engendering Italian Renaissance art — a bibliographic review". Papers of the British School at Rome 68 (noviembre de 2000): 201–16. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003925.

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L'IDENTITÀ SESSUALE NELL'ARTE RINASCIMENTALE ITALIANA — UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICAQuesto saggio fornisce una rassegna di precedenti approcci allo studio della figura femminile nell'arte rinascimentale italiana e dei recenti sviluppi negli studi femministi e sull' identità sessuale. Mentre gli storici hanno in anni recenti adottato nuovi metodi e domande di ricerca nell'esplorare in maniera produttiva il ruolo economico e sociale della donna, gli storici dell'arte rinascimentale si sono mostrati più reticenti verso queste innovazioni. Solo di recente sono venuti alla luce nuovi libri ed articoli che trattano della donna come pittrice, mecenate e come oggetto di rappresentazioni figurate. Tuttavia queste pubblicazioni vanno viste come episodi isolati in un campo che si mostra restio allo studio del ruolo della donna. In questo saggio l'attuale diversità di approcci allo studio dell storia dell'arte viene illustra to. L'importanza degli studi di identità sessuale come un concetto cruciale per gli studi rinascimentali viene proposta come un concetto fondamentale affinchè il campo mantenga la sua vitalità nel XXI secolo.
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Iannello, Fausto. "Un modello di santità femminile alla corte dei Merovingi: per un approccio storico-religioso alla figura di Gertrude badessa di Nivelles". Vox Patrum 63 (15 de julio de 2015): 253–70. http://dx.doi.org/10.31743/vp.3563.

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Autor niniejszego artykułu pragnie omówić historyczno-religijny wpływ wy­wierany przez św. Gertrudę z Nivelles w świetle nowych trendów kulturowych poruszonych przez tzw. „gender studies” oraz w kontekście tych lat, które przy­czyniły się bardziej niż inne do powstania tak zwanego „zachodniego chrześcijań­stwa”. Przez pryzmat działań młodej ksieni merowińskiej, w kluczowym czasie przygotowującym renesans karoliński, możemy obserwować całkowicie orygi­nalny model kobiecej świętości.
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Pistellini, Nadia. "Anna Fraentzel Celli ed il suo ideale di Infermiera attraverso l'analisi di fonti archivistiche". Dissertation Nursing 2, n.º 1 (30 de enero de 2023): 86–109. http://dx.doi.org/10.54103/dn/19399.

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INTRODUZIONENell’ultimo decennio dell’Ottocento emerse l’esigenza di formare una figura infermieristica che assistesse i malati efficacemente. In Italia vennero istituiti i primi Corsi per Infermiere laiche con l’obiettivo di introdurre un’istruzione adeguata per lo svolgimento della professione. Questo fu possibile grazie alla collaborazione di due figure di rilievo dell’epoca, Anna Frantzel Celli (1878-1958) ed Ersilia Majno (1859-1933), attiviste dell’Unione Nazionale Femminile che riuscirono a porre le prime basi della formazione professionale Infermieristica. SCOPORipercorrere ed indagare il ruolo che ebbe Anna Fraentzel Celli nello sviluppo della professione infermieristica. MATERIALI E METODIPer la realizzazione dell’elaborato sono state consultate le banche dati PubMed, JSTOR e Historical Abstracts, testi storici e fonti archivistiche fra cui “Uomini che non scompaiono”, biografia scritta dalla stessa Celli sotto lo pseudonimo di “Heid L.M.” esistente in poche copie nel mondo. RISULTATISono state approfondite tematiche legate alla formazione infermieristica attraverso l’istituzione dei primi corsi per Infermieri laici sul territorio nazionale antecedente al Regio Decreto 1832 del 1925, che contribuì ad assicurare la graduale evoluzione del personale assistenziale, la fondazione del Comitato per le Scuole e la successiva costruzione di scuole nell’Agro Romano. E’ stato reperito materiale concernente un’estesa campagna di ricerca, prevenzione e cura contro la malaria nelle Campagne Romane e l’apertura di uno fra i primi ambulatori a gestione infermieristica denominato “La Scarpetta”. DISCUSSIONI E CONCLUSIONISono state evidenziate tappe inattese che hanno caratterizzato la vita e il percorso di Anna Fraentzel Celli, identificando in esse la chiave di volta nel raggiungimento dell’assistenza moderna.
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Medda, Enrico. "Passioni proibite. Alcuni personaggi ‘scandalosi’ di Euripide di fronte al proprio Eros". Classica - Revista Brasileira de Estudos Clássicos 33, n.º 2 (31 de diciembre de 2020): 77–106. http://dx.doi.org/10.24277/classica.v33i2.941.

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Nella prima fase della sua produzione artistica, Euripide ha esplorato in numerosi drammi sopravvissuti solo frammentariamente il tema dell’eros, portando in scena personaggi femminili che parlano apertamente della propria passione amorosa e che probabilmente suscitarono scandalo in una parte del pubblico ateniese. In questo lavoro ci si sofferma sul modo in cui Euripide da una parte costruisce, con continue variazioni, il rapporto fra queste donne e le loro pulsioni, dall’altra mette in scena le conseguenze che le manifestazioni estreme dell’eros comportano per gli altri personaggi coinvolti nelle vicende. Con figure come Stenebea, le due Fedre e Pasifae, in particolare, il poeta esplora tutte le possibili sfumature del rapporto fra un personaggio femminile e il proprio desiderio, nelle forme della sintonia, dell’opposizione, e dello straniamento. Al di là del giudizio morale, il poeta costruisce vicende drammatiche nelle quali un essere umano, sotto la pressione di un condizionamento esterno di origine divina, può giungere a comportamenti autodistruttivi; d’altra parte, l’eccezionalità di questi caratteri femminili riesce, attraverso una serie di procedimenti, a mettere in crisi le strutture tradizionali di una cultura centrata sulla prospettiva maschile.
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Nicoletto, Meris. "Bambini infelici e famiglie infrante nel cinema di regime". Quaderni d'italianistica 34, n.º 2 (25 de marzo de 2014): 29–46. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i2.21033.

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Il saggio focalizza la sua attenzione sul tema dell’adulterio femminile, considerato argomento tabù dalla censura e dalla propaganda fascista, e sulle ripercussioni che esso provoca sui figli. Piccola mia di Eugenio De Liguoro e Il canale degli angeli di Francesco Pasinetti, pellicole uscite a metà anni Trenta, bypassano la tematica incandescente del tradimento extraconiugale con il ravvedimento finale delle protagoniste che tornano al loro ruolo di matres familiae. In particolare il film di Pasinetti anticipa di quasi dieci anni la storia raccontata da I bambini ci guardano di Vittorio De Sica: Bruno, il bimbo protagonista, vive con partecipazione sofferta la nascita di un affetto tra la propria madre e un marinaio. La possibile perdita della figura materna viene somatizzata dal bambino in gesti e azioni fatte di silenzi, di avvicinamenti al padre, di furtivi sguardi verso i due amanti. Il tutto poi si scioglie nel finale quando il marinaio decide di partire e la madre di rimanere con il figlio e il marito. Ne I bambini ci guardano, Pricò non è più in grado di salvare il matrimonio dei genitori perché la famiglia non è più una cellula salda e integra, come il regista dimostra superando ipocrisie ideologiche e radiografando pulsioni sociali ed esistenziali nuove. Lo sguardo del bimbo è lo stesso di Bruno, ma con una messa a fuoco più nitida di quanto accade attorno a lui. A nulla valgono i suoi tentativi di nascondere al padre i continui tradimenti della madre, che alla fine rinuncia al figlio in nome della felicità personale. E nulla può il bimbo per richiamare il padre ai suoi doveri di pater familias. In seguito al trauma dell’abbandono della madre e del suicidio del padre Pricò diventa adulto e sceglie di rimanere in collegio, pur avendo di fronte a sé una madre disponibile a prendersi ancora cura di lui. Il suo dolore è troppo forte per perdonare la donna che lo ha tradito nei suoi affetti più profondi.
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Zografidou, Zosi. "FIGURE FEMMINILI NEI RACCONTI DI ANTONIO TABUCCHI". Revista Internacional de Culturas y Literaturas 12, n.º 12 (2012): 337–42. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2012.i12.20.

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Toroš, Anna. "Le figure femminili nella poesia slovena e italiana su Trieste della prima metà del XX secolo". Quaderni d'italianistica 35, n.º 1 (15 de enero de 2015): 135–48. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v35i1.22356.

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Argomento del presente contributo è quel segmento della poesia slovena e italiana su Trieste della prima metà del XX secolo in cui hanno trovato espressione le figure femminili. A seconda del modo in cui queste figure sono rappresentate, la maggior parte può essere inserita in uno dei due gruppi: quello realistico oppure quello simbolico. Nel primo gruppo, cioè quello di rappresentazione realistica, troviamo delle descrizioni di donne triestine che sono legate alla Trieste asburgica oppure alla Trieste interbellica, ma che in entrambi i casi appartengono alle classi sociali più povere. Spesso queste donne provenivano dal retroterra triestino e si recavano quotidianamente in città per motivi di lavoro: questo è il caso delle fioraie, delle lattaie, delle fruttivendole, ma anche delle mondatrici di caffè e di altri prodotti. In tale contesto i poeti accennarono qualche volta alla loro provenienza slovena. In queste poesie prevalgono temi sociali, che però non sempre sono accompagnati da toni elegiaci. Quest’ultimi sono caratteristici soprattutto della poesia slovena, che accanto al problema della crisi economica si occupa anche della correlata problematica nazionale. Nell’altro gruppo, quello delle figure di tipo simbolico, troviamo invece figure più complesse, spesso costruite mediante lo strumento poetico della personificazione. Accanto a Jadranka, figura materna e portatrice di conforto agli sloveni triestini, troviamo nella poesia italiana dei primi due decenni del XX secolo la figura di Trieste come sposa irredenta d’italia, che apparirà anche nelle poesie italiane dei decenni successivi, sebbene con toni e sfumature diversi.
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Malpassi, Stefano. "Il coniuge (troppo) debole: aporie e persistenze dell'ordinamento familiare ottocentesco". La Nuova Giuridica 2, n.º 2 (19 de enero de 2023): 104–25. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1978.

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Con l’avvento della codificazione anche un tema privatissimo come quello matrimoniale trova una sanzione da parte del potere pubblico: il mito della leggeinveste la sfera familiare. Durante tutto il corso dell’Ottocento il dibattito ruoterà soprattutto intorno al tema della tenuta morale e patrimoniale della famiglia,finendo per consacrarne l’ordinamento gerarchico. L’apparente contraddizione con le aspirazioni rivoluzionarie si risolve, al contrario, proprio nella tutela degli assunti di base del liberalismo ottocentesco: individualismo, proprietà, ordine politico. I nuovi codici sembrano trovare, infatti, proprio nella formulazione «della forte famiglia nel forte Stato» (Ungari, 1974) una chiusura del cerchio, la compiuta affermazione dell’ordine borghese che in materia di famiglia consacra un «ordine sociale laicizzato» (Passaniti, 2011). Protagonista ‘riflessa’ di questo dibattito è, ovviamente, la figura femminile, «destinataria di un trattamento giuridico differenziato» (Stolzi, 2019) e la cui «debolezza» è un vero «problema» da regolare in funzione della tenuta – anche e soprattutto – patrimoniale della famiglia. Una sintetica ricostruzione degli assetti normativi e dei dibattiti in Francia, prima, e in Italia, poi, sugli effetti dello scioglimento del matrimonio, permette di disvelare alcuni aspetti delle costruzioni liberal-ottocentesche che hanno condizionato a lungo il nostro ordinamento familiare. Nineteenth-century codifi cation drives the private issue of marriage under the eye of the public power, and the family undergoes the «mythology» of legal positivism. The consequence of the legal debate, which revolves all around the moral and patrimonial hold of the family, is the consecration of its hierarchical order. The seeming contradictions with revolutionary aspirations are resolved in the pillars of nineteenth-century liberalism: individualism, property, political order. The formula «a strong family under a strong state» (Ungari, 1974) conveyed by the codes expresses the achievement of the bourgeois order devoted to a «secularist social order» (Passaniti, 2011) in matters of the family. A prominent, yet refl ected role is played by the woman, «recipient of differentiated legal treatment» (Stolzi, 2019) and whose «weakness» represents an issue which to be solved in order to defend the family’s property asset. After a quick survey of the legal acts and debates on the consequences of the end of marriage, both in France and Italy, this paper aims to unveil the uncertainties and continuities of the traditional-liberal legal order that have long infl uenced the Italian family system.
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Colombo Timelli, Maria. "Patrizia Caraffi, Figure femminili del sapere (XII-XV secolo)". Studi Francesi, n.º 144 (XLVIII | III) (15 de diciembre de 2004): 577. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.37141.

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SCAFOGLIO, Giampiero. "Le figure femminili nelle Bucoliche di Virgilio". Euphrosyne 34 (enero de 2006): 65–76. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.124303.

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Trovato, Salvatore y Alfio Lanaia. "FIGURE FEMMINILI MAGICO-RELIGIOSE NELL´OPERA DI GIUSEPPE OCCHIATO." Revista Internacional de Culturas y Literaturas 11, n.º 11 (2011): 307–19. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2011.i11.23.

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Fanti, Victoria. "Verità, amore, responsabilità: Le figure femminili ne by Matteo Bosisio". MLN 134, n.º 1 (2019): 193–95. http://dx.doi.org/10.1353/mln.2019.0010.

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De Ceglia, Paolo. "DONNE SVENTRATE E UOMINI SCUOIATI. CORPO FEMMINILE E CORPO MASCHILE NELLE CERE ANATOMICHE." Revista Internacional de Culturas y Literaturas 3, n.º 3 (2005): 7–14. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2005.i03.01.

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Ferrer, María Reyes. "Napoles no feminino. Análise das mulheres em La compagnia delle anime finte". Revista de Italianística, n.º 39 (30 de diciembre de 2019): 54–62. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i39p54-62.

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L’obiettivo del presente studio è analizzare le figure femminili più rilevanti del romanzo La compagnia delle anime finte (2017) e i parallelismi che nascono del rapporto tra le donne e Napoli, la città in cui si svolge la trama. Il romanzo si caratterizza dalla coralità di voci femminili, che si configurano come storie speculari della vita di Vincenzina Umbriello, la madre di Rosa, la protagonista che racconterà la storia in prima e terza persona. Tutte queste donne stabiliscono una stretta relazione con la città partenopea.
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Iaconis, Valeria. "“Una sola donna, una sola voce”: Un'indagine “investigativa” su una novella d'autrice di fine Ottocento". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (9 de marzo de 2019): 408–24. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831967.

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La scrittura di mano femminile, fenomeno vistoso dell’Italia del secondo Ottocento, porta all’attenzione del pubblico le problematiche legali e sociali legate alla condizione della donna. Questo articolo analizza la novella Dopo la sentenza (1894) di Bruno Sperani, pseudonimo di Beatrice Speraz, quale esempio di tematizzazione dell’omicidio d’onore e di critica femminile ai codici postunitari. L’indagine si soffermerà sulle strutture narrative del testo, che privilegia il punto di vista situato del reo e l’uso sistematico delle figure dell’ellissi e della reticenza. Più che sulle informazioni esplicite nella novella, questa lettura si concentrerà sulla ricostruzione di quelle censurate. A tal fine verranno formulate ipotesi e deduzioni, instaurando un dialogo tra il testo e il contesto culturale e legale ad esso sottostante. Verranno così individuate le coordinate della percezione sociale del delitto d’onore, se ne osserverà il significato simbolico, e si evidenzierà la contestazione della nozione di rilevanza legale, attuata attraverso la valorizzazione del punto di vista femminile. Questo approccio, che prende le mosse dal movimento Law and Literature e dagli assunti del giusfemminismo, permetterà in ultima battuta di comprendere le dinamiche della violenza di genere ritratte da Sperani, violenza perpetrata materialmente dal protagonista, ma permessa e legittimata dall’orizzonte giuridico e sociale coevo.
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Pascu, Teodora Nicoleta. "FIGURE FEMMINILI E MEMORIA AUTOBIOGRAFICA NE “IL SARTO DELLA STRADALUNGA” DI GIUSEPPE BONAVIRI." Revista Internacional de Culturas y Literaturas 11, n.º 11 (2011): 289–98. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2011.i11.21.

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Facchini, Carla y Magali Fia. "Direttrici e i Direttori di Dipartimento in un'università in transizione". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 168–94. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002007.

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L'università pubblica italiana è stata coinvolta nel 2010, con la legge n. 240, in un processo di riforma ispirato al New Public Management che, tra i suoi aspetti rilevanti, ha visto un mutamento della governance, ovvero degli assetti decisionali di Ateneo e di Dipartimento. Obiettivo del presente lavoro è quello di rilevare le percezioni dei Direttori di dipartimento sugli assetti decisionali nei Dipartimenti nel post-riforma e le valutazioni che dei Direttori sul proprio ruolo, prestando inoltre attenzione alla presenza di eventuali differenze di genere. Come suggerito dalla letteratura, le percezioni dei soggetti coinvolti sono meglio in grado di dare conto, rispetto alle regole formali scritte, delle relazioni di potere che caratterizzano gli as-setti di governance. In particolare, oltre alle percezioni complessive sui mutati as-setti decisionali, ci interessa verificare se vi siano anche differenze di genere per quanto riguarda la percezione della governance nei Dipartimenti e la percezione del proprio ruolo a seconda che a dirigere i il Dipartimento sia un uomo o una don-na. A tal fine si utilizzeranno i dati di una ricerca nazionale effettuata nel 2015 in-viando un questionario a tutti i Direttori di dipartimento delle università italiane. In generale gli assetti decisionali nel post-riforma non sembrano implementare, alme-no per i Dipartimenti, un modello puro di New Public Management, dato che la verticalizzazione appare contenuta e che consistenti sono i bilanciamenti al potere del Direttore negli assetti decisionali. Per quanto riguarda le differenze di genere, esse risultano contenute per quanto riguarda le percezioni di Direttori e Direttrici sull'influenza delle diverse figure accademiche nella governance. Questo apre ad un'interpretazione più in linea con l'esistenza di una pluralità di modelli di gover-nance sia tra gli uomini che tra le donne rispetto ad un'idea di stili di governo ‘ma-schili' e ‘femminili'. Infine, contrariamente a quanto rilevato per i modelli di go-vernance, vi sono differenze di genere abbastanza significative nelle valutazioni dei Direttori e delle Direttrici sul proprio ruolo e sulla rappresentanza del Diparti-mento negli organi di Ateneo. Rispetto ai loro colleghi, infatti, le donne tendono ad essere più autocritiche su entrambi gli aspetti. Questa risultanza appare in linea con il c.d. self-assessment bias, ovvero alla minor propensione femminile a riconoscere - e quindi valorizzare- il proprio ruolo -e conseguentemente, le proprie capacità e competenze. Questo potrebbe ripercuotersi negativamente sul proprio contesto la-vorativo e, in particolare, sulla capacità non solo di contrattare migliori condizioni retributive, ma anche di accedere alle posizioni apicali, accentuando, così, lo spe-cifico svantaggio femminile determinato in primo luogo dalla necessità di concilia-re ruoli professionali e ruoli familiari, ma anche, in non pochi casi, dallo stesso as-setto decisionale in cui si trovano ad operare.
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Psaki, F. Regina. "Patrizia Caraffi, Figure femminili del sapere (XII-XV secolo). (Biblioteca Medievale: Saggi; 12.) Carocci, 2003". Medieval Feminist Forum 36 (septiembre de 2003): 66–68. http://dx.doi.org/10.17077/1536-8742.1216.

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D'Erasmo, Domizia. "Figure femminili e gestione del potere durante la VI Dinastia:le donne della corte di Pepi I". Vicino Oriente 24 (2020): 109–23. http://dx.doi.org/10.53131/vo2724-587x2020_6.

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Boubara, Ada. "EMANCIPAZIONE FEMMINILE IN GRECIA E INFLUENZE STRANIERE. IL CASO DI KALLIRROI PARREN". RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 2 (22 de mayo de 2017): 190. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v2i0.597.

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The purpose of this paper is to examine the early beginnings of women’s emancipation in Greece. The rise of such a new consciousness was undoubtedly slow in the Greek context as the four century Ottoman rule had placed the female figure in a clearly subservient and passive role. The main focus of the essay is on the admirable writings and social activities of Kallirroi Parren, one of those Greek pioneering women who devoted their lives to the improvement of the position of the woman in a community still so largely connected with the past and not yet prepared to accept changes. Kallirroi Parren was fully aware of such boundaries and claimed for a moderate authonomy. Furthermore, the essay draws a parallel between the characters of Parren’s most meaningful book, Η Χειραφετημένη (The Emancipated Woman), with some of the characters described by Angelica Palli Bartolommei in her Racconti (Short Stories). The aim is to demonstrate how these distinguished women – one Greek and the other of Greek origin, whose family had moved to Italy – were sharing the same view on women’s rights although dwelling in different countries. In other words, two distinctive personalities but one single voice. The study ends by quoting the date and the causes of Parren’s death in order to honor the life of a woman who paved the way of women’s liberation in Greece, a path which was later followed by many other women who, like the great Cretean, made of such a battle a way of life.
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WILLSON, PERRY. "The Fairytale Witch: Laura Marani Argnani and the Fasci Femminili of Reggio Emilia, 1929–1940". Contemporary European History 15, n.º 1 (febrero de 2006): 23–42. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777306003080.

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Laura Marani Argnani was one of the most politically fanatical and dedicated of the leaders of the Fasci Femminili (the women's section of the Italian Fascist Party). She was FF provincial fiduciary in the northern province of Reggio Emilia from 1929 to 1940 and a PNF national inspectress from 1937. Marani Argnani is a particularly interesting figure, since the provincial federation she led was one of the most successful in Italy in terms of levels of membership and activities. This article focuses on her ideology, the reasons for her success and the motivation for her political activism.
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Domenighini, Sara. "EURIPIDE: MISOGINIA O GINOFOBIA?." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 16 (2015): 86–95. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2015.i16.05.

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Ripercorrendo le origini della civiltà, è If we go back to the origins of civilization, possibile identificare un momento storico in we find an historic moment characterized by cui la società era matriarcale. Analizzando matriarchal society. Through the analysis of le figure femminili presenti nelle tragedie di the feminine figures of Euripides’ tragedies, Euripide, possiamo comprendere il timore we can understand he fears a hypothetic che prova l’autore di un ipotetico ritorno return to woman’s predominance on man al predominio della donna sull’uomo e and we can interpret his reasons. Moreover, interpretarne le ragioni. Euripide, poi, si serve Euripides makes use of catharsis to prevent della catarsi per scongiurare tale eventualità. this possibility.
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Romanazzi, Grazia. "Piccole "femmine" crescono. La donna nella pop-modernità". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2020): 596–614. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9679.

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A partire dai pesanti condizionamenti culturali che gravavano sull'educazione dei bambini e delle bambine nella società patriarcale, fortemente ancorata alle differenze di genere, l'autore si chiede se e in quale misura persistano, oggi, tali stereotipi. A tal fine, viene analizzata, e, talvolta, smascherata, la logica subliminale sottesa alla pubblicità, ai giocattoli, ai cartoni animati: dai classici ai più recenti, e, finanche, ai libri di testo scolastici. In molti casi, emerge un vero e proprio processo di induzione e allenamento dei più piccoli ad assumere, nel futuro, i tradizionali ruoli stereotipati. Seppure non trascurabili sono i danni causati ai bambini, castrati soprattutto nell'emotività, il bilancio risulta nettamente a sfavore delle bambine. Queste, infatti, vengono avviate a una precoce iperfemminilizzazione e persuase che la seduttività sia l'unico potere di cui dispongano. In chiave pedagogica, questo fenomeno viene colto anche come conseguenza dell'assenza o carenza della figura paterna, in quanto luogo di promozione della differenza. Pertanto, l'apertura progettuale si dà in una inedita paternità tenera. La riflessione si conclude nel segno della speranza, testimoniata da alcune principesse pop-moderne che, emancipandosi, si sono salvate da sole.
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La Mantia, Cesare. "La stagione di Moda Polska nella Polonia socialista: aspetti interni e internazionali". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 343–60. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002017.

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Nel secondo dopoguerra il settore della moda fu tra i protagonisti della rinascita della Polonia. Le sarte polacche crearono da tendaggi e vecchi vestiti abiti per vestire nella maniera più elegante la popolazione, soprattutto femminile. Durante la stagione di Moda Polska e di figure di spicco quali Jadwiga Grabowska o Barbara Hoff, la moda polacca si pose in contrasto con quella sovietica e stabilì rapporti a livello internazionale, anche con le case di moda francesi. La moda polacca divenne un forte fattore identitario nella delicata fase in cui Mosca cercava di sostituire le precedenti e radicate identità nazionali degli Stati sotto la sua influenza con nuovi modelli culturali e politici. Il fascino della moda polacca e delle sue creatrici contribuì a rafforzare all'estero l'immagine di una Polonia insofferente verso il comunismo e a mantenere un ulteriore canale di comunicazione con l'Occidente oltre a quello già presente grazie ai rapporti con la Santa Sede.
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