Literatura académica sobre el tema "Etnomusicologia storica"

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Artículos de revistas sobre el tema "Etnomusicologia storica"

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Lortat-Jacob, Bernard, Maurizio Agamennone y Gino L. Di Mitri. "L'eredità di Diego Carpitella, Etnomusicologia, antropologia e ricerca storica nel Salento e nell'area mediterranea". Cahiers de musiques traditionnelles 18 (2005): 292. http://dx.doi.org/10.2307/40240568.

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Tesis sobre el tema "Etnomusicologia storica"

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Cimardi, Linda <1983&gt. "Conservare la cultura, creare una storia. Tradizione e genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6028/1/Tesi_Linda_Cimardi.pdf.

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Resumen
La dissertazione si articola attorno all’idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un’analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L’ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell’ultimo secolo, a partire dall’influenza di musiche esterne, dall’insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall’istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell’Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l’emancipazione femminile.
This dissertation is structured around the idea of tradition and the conceptualization of gender in the village music of the Banyoro and Batooro of western Uganda. The thesis is composed of three main parts. In the first one, the historical transformations in gender relations since the pre-colonial period up to the present are presented and village music is introduced through comparison with royal and religion music. The second section is devoted to vocal and dance repertoires, on the basis of the documentation realized with elders: stylistic characteristics of these musics are considered and an analysis is carried out, aiming to show the ideas about gender in these repertoires. The last part of this work considers the transformations occurred in Ugandan music landscape during the last century, depending on several factors: various extern musics influences, the teaching of traditional music in schools, and the institution of school festival and cultural groups. On the whole, we observe a general re-functionalization of traditional music and gender ideas, which are referring to the past but hold value in particular for the recovery of local culture in the present, with special reference to contemporary Uganda multicultural society and to Government politics for women emancipation.
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Cimardi, Linda <1983&gt. "Conservare la cultura, creare una storia. Tradizione e genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6028/.

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La dissertazione si articola attorno all’idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un’analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L’ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell’ultimo secolo, a partire dall’influenza di musiche esterne, dall’insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall’istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell’Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l’emancipazione femminile.
This dissertation is structured around the idea of tradition and the conceptualization of gender in the village music of the Banyoro and Batooro of western Uganda. The thesis is composed of three main parts. In the first one, the historical transformations in gender relations since the pre-colonial period up to the present are presented and village music is introduced through comparison with royal and religion music. The second section is devoted to vocal and dance repertoires, on the basis of the documentation realized with elders: stylistic characteristics of these musics are considered and an analysis is carried out, aiming to show the ideas about gender in these repertoires. The last part of this work considers the transformations occurred in Ugandan music landscape during the last century, depending on several factors: various extern musics influences, the teaching of traditional music in schools, and the institution of school festival and cultural groups. On the whole, we observe a general re-functionalization of traditional music and gender ideas, which are referring to the past but hold value in particular for the recovery of local culture in the present, with special reference to contemporary Uganda multicultural society and to Government politics for women emancipation.
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DATTILO, DELIA. "“EVERYBODY IS WELCOME”. Un'analisi etnomusicologica del sacred harp singing e un percorso storico nel movimento del Sacred Harp in pratiche locali e scenari transnazionali". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2022. http://hdl.handle.net/11584/328752.

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Resumen
Il sacred harp singing è una pratica di canto multipart a cappella attualmente eseguita da alcune migliaia di persone in tutto il mondo, principalmente in area anglosassone (Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Irlanda) e in alcune zone dell'Europa settentrionale ( Francia, Germania e Polonia). Prende il nome da un tunebook in notazione four shape intitolato The Sacred Harp, compilato dal maestro di canto Benjamin Franklin White e pubblicato nel 1844. Il libro è stato ristampato a più riprese fino all'edizione corrente del 1991, utilizzata dalla maggior parte delle comunità e contenente oltre 550 canti a quattro parti. In generale, il repertorio scritto conserva, da un lato, i tratti peculiari della “First New England School of Composers”, dall'altro, la struttura dei camp meeting song. Sono inoltre presenti numerose armonizzazioni di psalm tune, di folk song e ballad europee. I tratti musicali che caratterizzano questa pratica esecutiva si sono sviluppati sulla scia della tradizione degli “Yankee Tunesmiths” e presentano aspetti tecnici e normativi peculiari, sintetizzati con l'espressione dispersed harmony, in opposizione alla close harmony che, al contrario, contraddistingue l'armonia “classica”. La pratica vocale è detta fasola singing ed è il risultato di una peculiare interazione fra codici e comportamenti musicali specifici, variamente formalizzati e trasmessi oralmente. Moltissimi sono gli arrangiamenti di melodie tradizionali di origine secolare e sacra, persistenti nello scenario esecutivo attuale. A partire dalla fine degli anni '90 si è verificata una riproposta del sacred harp singing in Europa; attualmente molte comunità laiche locali stanno sperimentando lo studio e la pratica collettiva del sacred harp attraverso la partecipazione diretta a singing di varia natura. I protagonisti di questi scenari esecutivi si incontrano settimanalmente in regular singing di carattere livello locale, e annualmente, in All-Day Singing e annual convention di carattere transnazionale, durante i quali i vari partecipanti ‒ provenienti da comunità attive perlopiù fra Stati Uniti ed Europa ‒ fanno esperienza della propria dimensione spirituale attraverso la pratica musicale collettiva. La mia ricerca si è basata sullo studio delle competenze musicali e delle varie strategie di trasmissione fra i partecipanti a livello locale e transnazionale, come pure su aspetti legati al repertorio tradizionale di The Sacred Harp (1991) e altri tunebook di questo tipo. Dall'inizio dell'isolamento globale fino a oggi, l'impossibilità di cantare dal vivo ha stimolato le varie comunità del Sacred Harp a tentare ogni possibile approccio per garantire la continuità della tradizione, sviluppando una serie di strategie dai quarantine- ai virtual singing. Per quanto riguarda questo studio, la partecipazione diretta a ciascuna delle attività, sia in presenza, sia online, mi ha consentito di analizzare i processi culturali che definiscono il movimento a un livello globale. Subito dopo la ricerca sul campo, svolta tra il 2019 e il 2020, e in seguito alla diffusione della pandemia, ho preso parte a numerose riunioni virtuali che mi hanno spinta a dover sintetizzare, mettendoli a confronto, gli esiti della ricerca sul campo con quelli derivanti da una indagine etnografica ibrida, adattando la metodologia di ricerca a situazioni nuove e imprevedibili. Sebbene molti degli elementi fondamentali del paesaggio sonoro e della prossemica del sacred harp singing siano di fatto cambiati drasticamente ‒ a causa dell'impossibilità di ritrovarsi a cantare insieme ‒ le aspettative di moltissimi protagonisti della scena europea e statunitense sono andate (e in una certa misura continuano ad andare) verso la “rappresentazione” di tali ambienti sonori, attraverso l'utilizzo di vari dispositivi utili a emulare o a ricreare un singing.
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Zarifeh, Noelle. "Le chant de la suhlapa assyro-chaldéenne. Enregistrement, transcription et analyse des intonations de tradition orale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422810.

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Resumen
This study aimed to do an analysis of traditional assyrian-chaldean sequences from the directory of the liturgy services of this tradition, and to bring out the modal systematic. Before suggesting it, there was a limited historical approach of the assyrian-chaldean origin and a brief reminder of the main axes of this church's liturgy, and its most important schools. A three-steps-transcription of the sequences was suggested - as performed by Monsignor ’Afrām B(e)di- that's: etic, coded emic and coded modeled score. Then the musical analysis with the intonation formulas, the cadences, and a degrees' count that helped finding out the scale with the help of a software called PRAAT. At the end, a synthetic outline of the directory's modal typology was proposed. It turned out the melodies’ subjugation to the common norms of the Near and Middle-East, particularly the predominance of the zalzalian gender (that divides the exact fourth into two neutral seconds and a major one) and the organization of the modal topography in tetra-cords.
Ce mémoire a pour propos l'analyse des pièces du répertoire des offices liturgiques de la tradition assyro-chaldéenne, dans la perspective d'en dégager la systématique modale. En préalable à cette analyse, une approche historique et liturgique est proposée. Une transcription musicale des "šūh̩lāpe", selon l'interprétation de Monseigneur ’Afrām B(e)di est ensuite effectuée en trois étapes : étique, émique codée et une partition modélisée codée. Les séquences transcrites sont assujetties à une analyse acoustique permettant d'en décrire la structure intervallique. Les contours mélodiques dégagés de l'analyse modélisatrice permettent de décrire la systématique modale propre à chaque mélodie type. En fin de parcours, une esquisse synthétique de la typologie modale du répertoire étudié est proposée. Elle met en exergue l'assujettissement de ces mélodies aux normes communes des traditions du Proche et Moyen-Orient, notamment la prééminence du genre zalzalien (divisant la quarte juste en deux secondes neutres et une seconde majeure) et l'organisation de la topographie modale en tétracordes.
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ZIMEI, FRANCESCO. "I «cantici» del Perdono: laude e 'soni' nella devozione aquilana a San Pietro Celestino". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/757.

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In occasione della sua incoronazione papale, avvenuta nella basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio il 29 agosto 1294, Celestino V legò a quel luogo un'annuale indulgenza plenaria - ancor oggi in vigore sotto il nome di 'Perdonanza' - la quale fu il diretto antecedente storico e spirituale del primo Giubileo. Nel testo della bolla egli prescrisse, a fini propiziatori, che i fedeli celebrassero quella ricorrenza con «inni e cantici». Ciò ha prodotto all'Aquila, nei secoli, due distinte tradizioni musicali, affidate entrambe ai canali dell'oralità: le laude, legate principalmente all'attività delle confraternite e degli ordini mendicanti e qui analizzate anche in rapporto ai cospicui flussi mercantili e culturali che attraversarono la Città nel tardo medioevo; i 'soni', ossia brani di musica strumentale eseguiti, su istanza delle autorità municipali, lungo le principali vie cittadine negli otto giorni antecedenti la festa. Malgrado la mancanza di fonti primarie, l'analisi e il confronto di questi fenomeni ha portato a riesumare interessanti stralci di repertorio, consentendo anche di stabilire un significativo punto di contatto fra le due tradizioni.
On the occasion of his papal coronation, held in Aquila on August 29th 1294 in the basilica of Santa Maria di Collemaggio, Celestine V linked to that place a yearly plenary indulgence - still now in force with the name of 'Perdonanza' - establishing the direct historical and spiritual anticipation of the first Jubilee. With propitiatory purposes, in the text of the bull he prescribed that all the believers should celebrate that day with «hymns and canticles». This precept produced in Aquila, during the next centuries, two different musical traditions, both orally handed down: the laude, mainly connected to the activities of lay confraternities and mendicant orders and here examined also in relation with the outstanding merchant and cultural flows crossing Aquila during the late Middle Ages; the 'soni', that were instrumental pieces performed, at request of the municipality, along the main streets of the town in the eight days before the feast. Despite the lack of primary sources, analysing and comparing such phenomena was possible to dig up interesting excerpts of the original repertory, realizing also a significant relationship between the traditions.
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MINGA, MIKAELA. "KËNGË KORÇARE: SONG-MAKING AND MUSICAL CULTURE IN THE CITY OF KORÇË DURING THE TWENTIETH CENTURY". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/235675.

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Resumen
This research is placed in the city of Korça (southeastern Albania). It focuses on Këngë Korçare (Korça’s songs), a repertoire that anchored in place from the early 1900s as outcome of urban changes (the city played a special role in the historical and cultural events of the region and of the Albanian nation during that period) and as a consequence of mobility, migration, regional interconnections, and westernization. Since then, it made an ‘active’ singing tradition close to urban repertoires like Kantadhes, Neapolitan songs, Dalmatian town songs, and Fado. My dissertation investigates the historical development of these songs from their anchoring in place up to the early 1990s. It studies the practice, the protagonists, musical behaviors, and recording legacies. Bordering the fields of popular music and urban ethnomusicology, these narratives show also the changeable traits through time of notions like tradition, folklore, and popular music. The socio- political situation of Albania during this period is integral to this study. Central however in the narratives is the musical culture of a local life-world and its interconnectedness with regional, interregional, national, and Mediterranean contexts.
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Malatesta, C. "EARLY MUSIC NEL NOVECENTO ITALIANO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/543226.

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Resumen
My Ph.D. dissertation focuses on the Early Music movement in Italy between the second post-war period and the end of the seventies in a historic-cultural point of view, limited to the revival of the Medieval repertoire. It is an initial inquiry of a complex and international phenomenon, whose Italian manifestation has still not been an object of research. In this work the phenomenon Early Music – analysed through historical, historiographic and ethnographic criteria – is settled into the broader Italian political, social and cultural context in order to underline the peculiarities, to detect the ideological, esthetical and political reasons which nourished it and to set up connections with other Italian experiences in the second half of the 20th Century, not only what music concern. The work is articulated in two sections. The first part focuses on the early music activity from the period of the post-war reconstruction to the early sixties, through the revival of the lauda and of the liturgical drama repertoire, particularly rich in those years. The first chapter deals with the presence of Medieval music in the cultural life of the post-war period, both what discography and live performance concern, with a particular attention on the attitude of the musical criticism. The second chapter broadens the chronologic span researching the origins of the lauda’s fortune during the Fascist era, aiming to a better comprehension of the phenomenon in the following decades. The third chapter focuses on Milan and on the activity of the choral ensemble Polifonica Ambrosiana in order to underline the revival of the ancient Italian repertoire and the choral practise as moment not only of musical, but also of moral reconstruction for the catholic communities before and during the Vatican Council. The second part examines the decade following the sixty-eight. The first chapter inserts the Italian experience into the international Early Music movement’s frame in the period of the socio-political revolutions, so as to highlight the consonances between the performance and use of early music and the sixty-eight ideals. The second chapter underlines the role of the pre-baroque music as a stimulus to the creation of an alternative musical education towards the academic one, while the third offers a bird’s eye view on the activity of the Italian groups specialised in Medieval music, pointing out some fundamental elements for the construction their identity and self-legitimation. The fourth chapter delves into the Italian Communist Party’s position about cultural politics and its activity within the recreational clubs. The objects of the last chapter are the musical, ideological and political synergies with experiences such as folk-revival and, more generally, with the performance of the folk repertoire and oral tradition.
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Sarno, Giulia. "Trent'anni di ricerca musicale a Firenze: storie e progetti intorno all'archivio di Tempo Reale". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1266101.

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La ricerca dottorale di Giulia Sarno è dedicata alla valorizzazione del patrimonio archivistico del centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale, fondato a Firenze da Luciano Berio nel 1987. La tesi si apre con una Premessa in cui sono esplicitati oggetto, obiettivo generale, afferenza disciplinare e struttura complessiva della tesi; segue una Introduzione in cui è ripercorso lo stato dell’arte e sono chiarite le scelte per quanto concerne la selezione e l’uso delle fonti, le metodologie privilegiate, gli obiettivi specifici e il piano dettagliato dell’elaborato. Questo si dispone in due sedi: una dissertazione che ripercorre in quattro capitoli la storia di Tempo Reale (le vicende istituzionali, gli assetti operativi, le attività svolte); e una sezione digitale in cui prende corpo una strategia di “attivazione” del patrimonio archivistico. La ricerca storica si è sostanziata da un lato in un’indagine capillare applicata al patrimonio documentale inedito conservato presso Tempo Reale e presso altri fondi archivistici, pubblici e privati; dall’altro, nel dialogo con circa quarantacinque testimoni e protagonisti della storia del Centro. Per altro verso, l’implementazione del progetto di attivazione digitale del patrimonio ha permesso di mettere a fuoco le strategie più opportune per la sua valorizzazione e salvaguardia, dando anche avvio a una serie di iniziative concrete.
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GIOVANNINI, ORTENSIA. "“One Nation, but one culture? This is a question”. Espressioni musicali e costruzione identitaria degli armeni della diaspora". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/941757.

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Il genocidio del 1915 ha portato alla creazione di diverse comunità armene diasporiche in tutto il mondo. Esse si autorappresentano, vengono indicate e raggruppate sotto l’etichetta diaspora armena spesso senza fare troppa attenzione alle diversità intrinseche ad esse. La letteratura critica riguardante la diaspora armena è in molti casi lacunosa per quanto riguarda i rapporti fra comunità diasporiche e musica, soprattutto nel caso degli armeni di Francia e Italia, focus di questo lavoro. Questa ricerca si basa sulla teorizzazione che le comunità armene in diaspora sono comunità immaginate, caratterizzate da cosmopolitismo. Applicando metodologie etnografiche, dialogiche e basandosi su un’ampia bibliografia riguardante la storia e la cultura armena, le teorizzazioni sulla diaspora e sui rapporti fra identità e musica, questa tesi analizza la costruzione dell’identità diasporica armena sub specie musicae e i meccanismi attraverso cui le pratiche musicali creano e rinforzano l’armenità. L’analisi etnomusicologica delle attività musicali e culturali nelle diaspore armene italiana e francese mostra identità musicali diverse e una ‘musica armena’ emblema di un paesaggio sonoro diseguale e contradditorio. Questa varietà musicale parla delle tante ‘piccole patrie’ fisiche e interiori che costruiscono lo stato transnazionale armeno. Si tratta di narrative che incorporano questioni legate all’identità ed esprimono le relazioni complesse fra diaspora e madrepatria, fra comunità diasporiche, fra esse e i paesi dove risiedono e fra individui e comunità di appartenenza.
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Libros sobre el tema "Etnomusicologia storica"

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Donatella, Restani, ed. Etnomusicologia storica del mondo antico: Per Roberto Leydi. Ravenna: Longo, 2006.

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Maurizio, Agamennone y Di Mitri Gino L, eds. L' eredità di Diego Carpitella: Etnomusicologia, antropologia e ricerca storica nel Salento e nell'area mediterranea : atti del Convegno, Galatina, 21-23 giugno 2002. Nardò (Lecce): BESA, 2003.

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Le sorgenti della musica. Torino: Boringhieri, 1991.

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L' eredità di Diego Carpitella: Etnomusicologia, antropologia e ricerca storica nel Salento e nell'area mediterranea : atti del convegno, Galatina, 21, 22 e 23 giugno 2002. Nardò (LE): BESA, 2003.

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