Literatura académica sobre el tema ""educazione etica""

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Artículos de revistas sobre el tema ""educazione etica""

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Parri, Monica y Andrea Ceciliani. "Riflettere sul genere, una proposta formativa per gli insegnanti di educazione fisica". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (noviembre de 2020): 21–39. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9285.

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Resumen
Le pratiche degli/delle insegnanti di educazione fisica, possono riflettere assunti e credenze sul genere sviluppatisi normalmente in contesti eterosessuali e che non considerano visioni alternative di genere. La ricognizione sulle proprie influenze socio-culturali, richiede un processo riflessivo che indirizzi la decostruzione degli stereotipi di genere e le azioni didattiche. Ma la riflessività è un "habitus" che può essere acquisito e migliorato attraverso la pratica. L'obiettivo del presente contributo è quello di delineare una proposta di formazione/apprendimento per insegnanti o futuri/e insegnanti di educazione fisica, a partire da un approccio riflessivo sul genere. Nella letteratura relativa all'insegnamento delle scienze motorie e degli sport, gli studi sulla pratica riflessiva sono in aumento, ma è necessario arricchire la riflessione critica della dimensione etica e politica dell'insegnamento/apprendimento, inclusa la dimensione di genere. La formazione alle pratiche riflessive nei curricula universitari e nella formazione per futuri/e insegnanti aumenta la consapevolezza nei confronti delle pratiche e dei discorsi sul genere ed è riconosciuta nel processo di riforma del genere in educazione. L'idea pedagogica di un laboratorio riflessivo per gli insegnanti di educazione fisica e scienze motorie merita quindi un'attenta considerazione
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Secchi Tarugi, Luisa. "Etica e politica di Lorenzo il Magnifico". Tabula, n.º 17 (16 de noviembre de 2020): 331–44. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.13.

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Resumen
Lorenzo de’ Medici, uomo di profonda fede, data la mirabile educazione ricevuta in famiglia, accettò il governo della città dopo la morte del padre, Piero il Gottoso, come dovere, sentendone il peso, data la sua giovane età di 21 anni, secondo quanto lui stesso dice “mal volentieri accettai”. In tutta la sua vita, non molto lunga, privilegiò come fine il conseguimento del bene comune e non il proprio interesse. Attento anche alle situazioni dei meno fortunati, come il popolo fiorentino e i contadini del Mugello, si rivelò un abile politico che riuscì ad equilibrare la politica dei vari staterelli italiani, ma non dimenticò mai quale fosse il traguardo vero della vita dell’uomo e cioè guardare verso Dio staccandosi dalle ambizioni della vita terrena. Soprattutto raccomandò ai figli di saper governare diventando esempio “perché il signore deve essere servo de’ suoi servi” come scrive nella Sacra rappresentazione di Giovanni e Paolo messa in scena il 17 febbraio 1491 nella Compagnia del Vangelista.
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Corradi, Emilia. "Etica e pedagogia tra passato e futuro per una architettura dell'emancipazione". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 29–41. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100004.

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Resumen
Il saggio descrive l'impegno di Yasmeen Lari nel tramandare la cultura del Pakistan per mezzo del progetto architettonico, attraverso la riscoperta del patrimonio storico architettonico e della tradizione costruttiva locale. Operando in una direzione che tramite l'architettura attua un ripensamento sul contemporaneo per un progresso sociale, culturale, ambientale a servizio di uomini e donne con l'obiettivo di garantire un rifugio sicuro e salubre a tutti gli abitanti per un futuro dignitoso e sostenibile. L'architettura diventa così uno strumento di educazione, formazione, prevenzione e identità attraverso la riscoperta e la rielaborazione di tipologia, morfologia e tecniche costruttive accessibili a tutti in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale.
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Furiosi, M. Loredana. "Etica della pace e bioetica". Medicina e Morale 51, n.º 4 (31 de agosto de 2002): 667–709. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.689.

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Resumen
Esiste una connessione tra l’etica della pace e la bioetica? Lo scritto, muovendo da questo interrogativo, analizza dapprima le problematiche che coinvolgono strettamente tanto l’etica della pace quanto la bioetica. Lungo tre direttrici fondamentali che contemplano il rispetto dei diritti umani fondamentali, la giustizia sociale globale e lo sfruttamento della natura, si sono voluti evidenziare non soltanto le grandi sfide e i pericoli per l’attuazione della pace nel nostro tempo, ma anche la sfida e l’impegno concreto per la bioetica. Bioetica che, dal canto suo, come etica della vita e per la vita e come disciplina in dialogo con diversi saperi interessati al problema della vita umana e della biosfera, può dare un oggettivo contributo nel delineare delle coordinate etiche che possano permettere o quanto meno coadiuvare e corroborare il recupero di valori fondamentali per garantire la pace, il ripristino delle condizioni di dialogo per la pace, laddove siano state smarrite, la prevenzione della guerra, la efficace attività di educazione degli animi alla solidarietà, che porta a riconoscere l’altro come un altro me stesso pur nelle fenomeniche diversità. In tale direzione si è inteso analizzare come in particolare la bioetica personalista, basata su una fondata ontologia e specifica antropologia, possa, lontano da gratuite ingenuità e paralizzanti scetticismi, aiutare a costruire una “cultura di pace”, ponendo proprio alla sua base la centralità del valore della vita ed il bene integrale della persona. Nell’ultima sezione del lavoro si è volta poi l’attenzione a delineare quali possano essere i punti di contatto e di confronto tra l’etica della pace e l’etica medica, essendo il confine tra le due aree non invalicabile, anzi quanto mai, almeno per certi aspetti, sovrapponibile ed intersecabile. Si è posto l’accento su come l’etica medica in particolare e la bioetica possano essere strumenti di promozione alla pace, ovvero come il medico, il bioingegnere siano per loro intrinseca natura per la pace, proprio in virtù del fatto che sono anzitutto uomini di scienza a servizio dell’uomo stesso. Infine si è evidenziato come la medicina possa contribuire non soltanto alla costruzione della pace, soprattutto sul piano della prevenzione, ad esempio riguardo alle situazioni di guerra e di soccorso in caso di catastrofe e nel negare l’uso della stessa scienza medica per scopi sbagliati e abusi delle conoscenze, ma anche nell’ottica di un nuovo “giuramento” che vada oltre quello ippocratico, che tuteli tanto l’uomo sano quanto quello malato, nella più ampia prospettiva non soltanto di riumanizzare tutto il sistema sanitario, ma di garantire una reale giustizia sanitaria: entrambi punti nodali per la costruzione di una trama sociale egalitaria e pacifica.
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Caporale, Maria. "Aspetti civilistici e penalistici della maternità su commissione". Medicina e Morale 44, n.º 1 (28 de febrero de 1995): 91–111. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.992.

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Resumen
L'articolo esamina i riflessi giuridici in campo civile e penale del fenomeno della "maternità su commissione" affrontando il problema della frontiera etica del progresso scientifico. L'Autrice individua i rischi connessi all'insorgere di tali pratiche "sostitutive"descrivendo una molteplicità di situazioni limite: la frammentazione delle funzioni della maternità (ovulazione, gestazione, educazione) che tecnicamente possono essere ricondotte a soggetti diversi; il conseguente smarrimento dell'identità materna; l'enfatizzazione di un presunto diritto del singolo alla procreazione; il sacrificio-distruzione di embrioni superflui; i danni psico-sociali connessi alla frantumazione delle strutture parentali e dei modelli di genitorialità socialmente consolidati; la destrutturazione deii'ordine giuridico che compromette l'identità certa del soggetto. Molte le questioni poste all'attenzione del giurista: dalla definizione di uno statuto per l'embrione, alla tutela di beni essenziali quali l'unità familiare, alla salvaguardia del valore della procreazione, alla liceità dei mezzi e dei fini che caratterizzano le applicazioni in campo scientifico. Le considerazioni svolte trovano un sostegno culturale e giuridico in numerose leggi, Convenzioni e Dichiarazioni sia nazionali che sovranazionali. L'Autrice analizza poi brevemente le soluzioni legislative offerte dai diversi Paesi alla luce di principi internazionali. Emerge l'esigenza della formulazione di una disciplina globale del diritto alla vita prenatale, di una regolamentazione organica di tipo penalistico di beni essenziali e la predisposizione di adeguate garanzie al fine di tutelare un'ampia serie di beni complementari, con specificazioni rispetto a particolari questioni tecniche.
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Gozzelino, Giulia y Federica Matera. "Pedagogical lines and critical consciousness for quality education at the time of the Covid-19 pandemic". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, n.º 3 (31 de diciembre de 2021): 191–99. http://dx.doi.org/10.36253/form-10178.

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Resumen
In a global context of children’s material and cultural deprivation, the Covid-19 pandemic contributed to redefine the human condition’s vulnerability, favoring the emergence of new forms of poverty and invisibility. Starting from the analysis of the consequences caused by the spread of the pandemic on children’s environment and fundamental development factors, the contribution focuses on the emerging educational challenges, to offer a pedagogical reflection on the possibilities of quality education at the time of emergency. The interviews – carried out as part of the Research Project Povertà educativa e Covid-19: linee di riflessione pedagogica e di advocacy per i minori – make possible to restore visibility and voice to the discomfort of mothers and children between zero and six years old, acting as a starting point for the development of some work’s lines for a reappropriation of relationality, awareness and corporeality, with a look at the children’s rights and at the society’s ethical and civil responsibility in their global protection. Linee pedagogiche e sentieri di coscientizzazione per un’educazione di qualità al tempo della pandemia Covid-19. In un contesto globale di forte deprivazione materiale e culturale dell’infanzia e dell’adolescenza, la pandemia da Covid-19 ha contribuito a ridefinire i volti della vulnerabilità della condizione umana, favorendo l’emergere di nuove forme di povertà e di invisibilità. A partire dall’analisi delle conseguenze provocate dalla pandemia sugli ambienti e sui fattori di sviluppo fondamentali della minore età, il contributo si concentra sulle sfide educative emergenti, per offrire una riflessione pedagogica sulle possibilità di una relazione e di una educazione di qualità dentro il tempo dell’emergenza. Le interviste svolte nell’ambito del Progetto di Ricerca Povertà educativa e Covid-19: linee di riflessione pedagogica e di advocacy per i minori hanno consentito di restituire visibilità e parola al disagio delle mamme dei bambini tra gli zero e i sei anni, ponendosi come punto di partenza per lo sviluppo di alcune linee di lavoro per una riappropriazione della relazionalità, della consapevolezza e della corporeità, con uno sguardo ai diritti dei minori e alla responsabilità etica e civile della società tutta nella loro tutela globale. In un contesto globale di forte deprivazione materiale e culturale dell’infanzia e dell’adolescenza, la pandemia da Covid-19 ha contribuito a ridefinire i volti della vulnerabilità della condizione umana, favorendo l’emergere di nuove forme di povertà e di invisibilità. A partire dall’analisi delle conseguenze provocate dalla diffusione della pandemia sugli ambienti e sui fattori di sviluppo fondamentali della minore età, il contributo si concentra sulle sfide educative emergenti, per offrire una riflessione pedagogica sulle possibilità di una relazione e di una educazione di qualità dentro il tempo dell’emergenza. Le interviste svolte nell’ambito del Progetto di Ricerca “Povertà educativa e Covid-19: linee di riflessione pedagogica e di advocacy per i minori” hanno consentito di restituire visibilità e parola al disagio delle mamme dei bambini tra gli zero e i sei anni, ponendosi come punto di partenza per lo sviluppo di alcune linee di lavoro per una riappropriazione della relazionalità, della consapevolezza e della corporeità, con uno sguardo ai diritti dei minori e alla responsabilità etica e civile della società tutta nella loro tutela globale.
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LIRA, Kalline Flávia Silva de. "Direitos humanos, educação e psicologia: relato de experiência docente". INTERRITÓRIOS 6, n.º 10 (14 de abril de 2020): 332. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244912.

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RESUMOA educação em direitos humanos é compreendida como um processo que orienta a formação do sujeito de direitos, articulando diversas dimensões. A psicologia, em qualquer campo de atuação, deve ser baseada no compromisso ético e nos direitos humanos e, portanto, pode contribuir enfrentamento da violência e da intolerância não apenas na escola, mas em toda a sociedade. Este artigo tem o objetivo de descrever e discutir a experiência docente desenvolvida na disciplina “Direitos humanos, ética profissional e cidadania”, ministrada numa escola técnica no estado de Pernambuco, nos anos 2015 e 2016. Pode-se concluir que a experiência docente foi exitosa, contribuindo para a construção da proposta pedagógica da disciplina, bem como trouxe instrumentos de análise da realidade social para os/as alunos/as. Assim, o diálogo entre a Psicologia e os Direitos Humanos é fundamental para se construir uma sociedade mais justa e que tenha como princípio norteador o respeito à dignidade humana. Direitos humanos. Educação. Exercício profissional. Docência. Human rights, education and psychology: report of teaching experience ABSTRACT Education in human rights is understood as a process that guides the formation of the subject of rights, articulating several dimensions. Psychology, in any field, must be based on ethical commitment and human rights and, therefore, can contribute to confronting violence and intolerance not only in the school, but in the whole of society. This article aims to describe and discuss the teaching experience developed in the discipline "Human rights, professional ethics and citizenship", taught at a technical school in the state of Pernambuco, in the years 2015-2016. It can be concluded that the teaching experience was successful, contributing to the construction of the pedagogical proposal of the discipline, as well as brought instruments of analysis of the social reality for the students. Thus, the dialogue between psychology and human rights is fundamental for building a more just society and having as its guiding principle respect for human dignity.Education. Human rights. Professional exercise. Teaching. Derechos humanos, educación y psicología: informe de experiencia docente RESUMEN La educación en derechos humanos puede ser entendida como un proceso que guía la formación del sujeto de derechos, articulando varias dimensiones. La psicología, en cualquier campo de acción, debe basarse en el compromiso ético y los derechos humanos y, por lo tanto, puede contribuir a hacer frente a la violencia y la intolerancia no solo en la escuela, sino en toda la sociedad. Este artículo tiene como objetivo describir y discutir la experiencia docente desarrollada en la disciplina: "Derechos humanos, ética profesional y ciudadanía", impartida en una escuela técnica en el estado de Pernambuco, en los años 2015 y 2016. Se puede concluir que la experiencia docente fue exitosa, contribuyendo a la construcción de la propuesta pedagógica de la disciplina, así como aportando instrumentos de análisis de la realidad social para los estudiantes. Por lo tanto, el diálogo entre Psicología y Derechos Humanos es esencial para construir una sociedad más justa y que tenga como principio orientador el respeto a la dignidad humana. Derechos humanos. Educación. Practica profesional. Docencia. Diritti umani, educazione e psicologia: rapporto sull'esperienza di insegnamento SINTESE L'educazione ai diritti umani può essere intesa come un processo che guida la formazione della materia dei diritti, articolando diverse dimensioni. La psicologia, in qualsiasi campo d'azione, deve essere basata sull'impegno etico e sui diritti umani e, quindi, può contribuire ad affrontare la violenza e l'intolleranza non solo a scuola, ma nella società nel suo insieme. Questo articolo ha lo scopo di descrivere e discutere l'esperienza di insegnamento sviluppata nella disciplina: "Diritti umani, etica professionale e cittadinanza", insegnata in una scuola tecnica nello stato di Pernambuco, nel 2015 e nel 2016. Si può concludere che l'esperienza L'insegnante ha avuto successo, contribuendo alla costruzione della proposta pedagogica della disciplina, nonché fornendo strumenti di analisi della realtà sociale per gli studenti. Pertanto, il dialogo tra psicologia e diritti umani è essenziale per costruire una società più giusta che abbia come principio guida il rispetto della dignità umana. Diritti umani. Istruzione. Pratica professionale Insegnamento.
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Di Pietro, Maria Luisa. "Inserimento della bioetica nei curricoli scolastici: i risultati dei un’indagine conoscitiva". Medicina e Morale 49, n.º 2 (30 de abril de 2000): 237–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.755.

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La riflessione sui temi di bioetica ha superato i confini della ricerca bioetica e dell’assistenza clinica, coinvolgendo sempre di più anche l’opinione pubblica. Questa, sollecitata e sconcertata dalle informazioni dei media, risponde con sentimenti controversi. Al di là, però, della notizia contingente, le problematiche bioetiche chiedono di essere affrontate con continuità e competenza e far parte di momenti di formazione anche delle nuove generazioni. Si tratta, in latri termini, di favorire una cultura bioetica o una educazione alla bioetica. Per questo anche la scuola, quale fondamentale agenzia educativa, è stata chiamata a fornire il suo contributo, attraverso il Protocollo d’intesa siglato nell’ottobre 1999 tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comitato Nazionale per la Bioetica riguardo l’inserimento stabile della bioetica nelle scuole italiane. Da queste premesse, l’Autore offre all’attenzione del lettore i risultati di una indagine conoscitiva svolta tra oltre mille insegnanti di scuole di ogni ordine e grado distribuite nel territorio nazionale, ricerca volta a rilevare le opinioni dei docenti sull’inserimento della bioetica nella scuola (motivazioni, programmi, orientamenti etici di riferimento, metodologie didattiche, ecc.). tra gli altri risultati, l’indagine evidenzia che il 95% degli intervistati ritiene utile l’inserimento della bioetica nei curricoli scolastici a scopi formativi, mentre il 66% pensa che sia necessario indicare un orizzonte etico, orizzonte scelto in accordo con la famiglia (83%). Il 61%, infine ritiene che l’educazione alla bioetica vada fatta dagli insegnanti e che vada integrata con continuità nei curricoli scolastici.
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Quaglino, Gian Piero. "L'inatteso non è l'inevitabile". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 33 (septiembre de 2020): 46–57. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-033008.

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Resumen
Il mondo degli eventi è il mondo nelle tre dimensioni dell'Incerto, dell'Inatteso e dell'Inevitabile. Ciò che consideriamo inevitabile può essere talvolta nient'altro che un difetto di "padronanza" dell'inatteso. Coltivare capacità di riflessione e di immaginazione è dunque indispensabile per saper pensare il mondo degli eventi con ampiezza di campo e chiarezza di sguardo, con lucidità di visione. Saper pensare, come traguardo di formazione, significa però non solo "mente lucida", ma anche "psiche solida" e "spirito sereno". La psiche solida richiede approfondita conoscenza dei sentimenti che ci abitano e ci animano (è "educazione sentimentale"). Lo spirito sereno richiede pratica sapiente del fondamento etico che guida il cammino nella vita: cioè nel mondo di ciò che "accade" nelle tre forme dell'Incerto, dell'Inatteso e dell'Inevitabile.
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Balibar, Etienne. "Lo schema genealogico: razza o cultura?" SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 41 (septiembre de 2011): 11–21. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041002.

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Resumen
Il saggio affronta la relazione tra nazionalismo e razzismo ruotando attorno alle nozioni die di, che insieme rinviano all'idea che la nazione debba trovare un meccanismo, istituzionale e immaginario, per trasferire e riprodurre al livello politico la funzione simbolica che lega il susseguirsi delle generazioni sotto il segno del ‘retaggio culturale' e della ‘identitÀ ereditaria'. Da un'analisi attenta risulta come tali nozioni siano ildell'idea di ‘razza' dopo che la sua applicazione alla violenta discriminazione dei soggetti coloniali, o dei discendenti degli schiavi, o dell'alteritÀ etnica, č stata delegittimata. Dunque, si puň comprendere come la nozione di razza, qualunque sia la giustificazione biologica adottata, non sia mai stata altro che una costruzione mitologica volta ad autorizzare il pensiero che riproduzione, trasmissione, educazione, memoria, tradizione ecc., avvenganodotata di una identitÀ riconoscibile.
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Tesis sobre el tema ""educazione etica""

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OGNIBENE, MARIA NICLA ELENA. "Uomo, natura e animali non-umani nella tradizione del pensiero occidentale: nuove prospettive etico-pedagogiche". Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/351676.

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Resumen
Il lavoro di ricerca si inserisce in quell’ambito di studi che prende a disamina il rapporto, complesso e controverso, tra la nostra specie e il resto del creato. Esso muove dall’analisi della visione del mondo nella tradizione del pensiero occidentale, che matura all’interno di un paradigma culturale legato a un assioma affermante la centralità dell’uomo nell’universo: l’antropocentrismo. Questo modello funge da pregiudizio contro le altre forme di vita, nei confronti delle quali non viene riconosciuto il valore intrinseco di cui sono dotate, ovvero di quel valore che esula dal vantaggio che si può trarre dal loro sfruttamento, e legittima un modus operandi che confina l’esistente all’esclusivo soddisfacimento degli interessi umani, originando in tal modo ingenti ripercussioni sull’ambiente e sugli enti non umani. Dinanzi a un siffatto stato di cose, un mutamento nella nostra percezione del naturale e un’adeguata valutazione delle conseguenze delle nostre azioni, non sembrano più rappresentare una possibilità di scelta, ma piuttosto un’esigenza, e non solo per salvaguardare la nostra vita ma quella dell’intero pianeta e delle generazioni future. Per contrastare questa minaccia che incombe sul mondo urge, indubbiamente, un affrancamento dal modello culturale che impera incontrastato nelle nostre società e che ci impedisce di progettare la nostra vita in armonia con un mondo naturale. Una delle nostre maggiori sfide agli albori del XXI secolo è dunque quella di promuovere un nuovo orientamento culturale che possa favorire un rapporto più ampio e articolato con le realtà naturali, e restituire un’immagine più concreta del modello animale al fine di generare un senso di coappartenenza e affinità della nostra specie con le altre creature viventi.
This research is part of that area of study that includes the examination report, the complex and controversial comparison between our species and the rest of creation. It moves from the analysis of traditional western thought, that affirms the centrality of man--anthropocentrism. This model serves as a bias against other life forms, that doesn't recognize the value inherent in each, that is the value that goes beyond the benefit that can be drawn from their exploitation, and legitimizes a modus operandi that borders the existing exclusive satisfaction of human interests, which then become substantial repercussions on the environment and non human entities. Faced with such a state, a change in our perception of the natural and proper assessment of the consequences of our actions no longer seems to be a choice, but rather a need, and not just to protect our lives, but the state of the entire planet and future generations. To counter this threat to the world is urgent, undoubtedly, a liberation from the cultural model that reigns unchallenged in our society, and that prevents us from planning our lives in harmony with the natural world. One of our biggest challenges at the dawn of the twenty-first century is therefore to promote a new cultural orientation that can foster a deeper and broader relationship with the natural reality, and give a more concrete image of the animal model in order to generate a sense of communality and affinity of our species with other living creatures.
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CASADIO, ISABELLA GINEVRA GILDA ADELE MARIA. "EDUCARE ALL' AUTENTICITA' ESISTENZIALE. IDENTITA' E PROGETTO DI SE'". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/509.

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Resumen
Il presente lavoro muove dall’idea che nell’autenticità sia possibile rintracciare una tematica importante per la teorizzazione pedagogica e un obiettivo rilevante per la formazione, soprattutto in questa epoca storica in cui l’uomo è sempre più spaesato, frammentato, in bilico nel rischio di perdersi e di non pervenire mai a sé stesso. La prospettiva dell’autenticità risulta aspetto rilevante della pienezza esistenziale della persona, ma è anche una dimensione valoriale e una “direzione intenzionale” capace di orientare e fornire direttrici di senso al percorso educativo, poiché non esiste intervento educativo che non sia sostenuto dalla ricerca di portare a compimento le possibilità più proprie dell’educando. È anche una indicazione epistemologica e metodologica attraverso la quale l’educatore rispetta la possibilità dell’educando di esistere secondo il più proprio poter-essere, il che si traduce nel riconoscere e sostenere il suo progetto di mondo, nell’alimentare il suo desiderio di divenire pienamente quello che può essere, nel far sì che si assuma la responsabilità di dare forma alla sua originale presenza nel mondo. Il riferimento teoretico è individuabile principalmente nell’ambito della pedagogia fenomenologico-esistenziale (ivi compresi i suoi sviluppi nell’ermeneutica e nelle filosofie della persona), con rimandi ai principali esponenti di tale orientamento in ambito filosofico e psicologico oltre che, principalmente, pedagogico. Nel percorso di ricerca sono stati individuati molteplici nuclei tematici di approfondimento, dovuti alla dimensione “di confine” dell’autenticità che tocca più campi educativi quali: relazione, comunicazione, cura, etica, identità, progetto, scelta, libertà, temporalità, morte, dolore, vita emotiva, tempo, corpo, spazio. La tesi si articola in due sezioni che procedono da considerazioni teoretico-pedagogiche verso indicazioni pratico-educative.
This works takes as a departing point the idea that authenticity is an important issue in pedagogical theorization as well as a relevant goal for education, and particularly so in the current historical era when the human being is increasingly bewildered, fragmented and subject to the risk of losing oneself and never attaining selfhood. Beside being an important aspect of existential wholeness, authenticity may act as a directional goal able to steer and provide meaning to an educational journey aiming to bring into actuality the person’s potentials. Authenticity also provides epistemological and methodological directions through which the educator respects the individuality of the person to be educated. The theoretical approach here adopted mostly refer to phenomenological-existential pedagogy (including developments in hermeneutics and philosophies of the person), with additional references to the main exponents of such perspective in philosophy, psychology and, mostly, theory of education. During the research process many themes have been thoroughly investigated, because of the boundary spanning nature of authenticity, which touches upon several educational fields, including: relationships, communication, care, ethics, identity, project, choice, freedom, temporality, death, sorrow, emotional life, time, body, space. The thesis consists of two sections that go from theoretical-pedagogical considerations to practical-educational directions.
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CASADIO, ISABELLA GINEVRA GILDA ADELE MARIA. "EDUCARE ALL' AUTENTICITA' ESISTENZIALE. IDENTITA' E PROGETTO DI SE'". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/509.

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Il presente lavoro muove dall’idea che nell’autenticità sia possibile rintracciare una tematica importante per la teorizzazione pedagogica e un obiettivo rilevante per la formazione, soprattutto in questa epoca storica in cui l’uomo è sempre più spaesato, frammentato, in bilico nel rischio di perdersi e di non pervenire mai a sé stesso. La prospettiva dell’autenticità risulta aspetto rilevante della pienezza esistenziale della persona, ma è anche una dimensione valoriale e una “direzione intenzionale” capace di orientare e fornire direttrici di senso al percorso educativo, poiché non esiste intervento educativo che non sia sostenuto dalla ricerca di portare a compimento le possibilità più proprie dell’educando. È anche una indicazione epistemologica e metodologica attraverso la quale l’educatore rispetta la possibilità dell’educando di esistere secondo il più proprio poter-essere, il che si traduce nel riconoscere e sostenere il suo progetto di mondo, nell’alimentare il suo desiderio di divenire pienamente quello che può essere, nel far sì che si assuma la responsabilità di dare forma alla sua originale presenza nel mondo. Il riferimento teoretico è individuabile principalmente nell’ambito della pedagogia fenomenologico-esistenziale (ivi compresi i suoi sviluppi nell’ermeneutica e nelle filosofie della persona), con rimandi ai principali esponenti di tale orientamento in ambito filosofico e psicologico oltre che, principalmente, pedagogico. Nel percorso di ricerca sono stati individuati molteplici nuclei tematici di approfondimento, dovuti alla dimensione “di confine” dell’autenticità che tocca più campi educativi quali: relazione, comunicazione, cura, etica, identità, progetto, scelta, libertà, temporalità, morte, dolore, vita emotiva, tempo, corpo, spazio. La tesi si articola in due sezioni che procedono da considerazioni teoretico-pedagogiche verso indicazioni pratico-educative.
This works takes as a departing point the idea that authenticity is an important issue in pedagogical theorization as well as a relevant goal for education, and particularly so in the current historical era when the human being is increasingly bewildered, fragmented and subject to the risk of losing oneself and never attaining selfhood. Beside being an important aspect of existential wholeness, authenticity may act as a directional goal able to steer and provide meaning to an educational journey aiming to bring into actuality the person’s potentials. Authenticity also provides epistemological and methodological directions through which the educator respects the individuality of the person to be educated. The theoretical approach here adopted mostly refer to phenomenological-existential pedagogy (including developments in hermeneutics and philosophies of the person), with additional references to the main exponents of such perspective in philosophy, psychology and, mostly, theory of education. During the research process many themes have been thoroughly investigated, because of the boundary spanning nature of authenticity, which touches upon several educational fields, including: relationships, communication, care, ethics, identity, project, choice, freedom, temporality, death, sorrow, emotional life, time, body, space. The thesis consists of two sections that go from theoretical-pedagogical considerations to practical-educational directions.
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Alì, Maurizio. "De l'apprentissage en famille à la scolarisation républicaine. Deux cas d'étude en Guyane et en Polynésie française". Thesis, Polynésie française, 2016. http://www.theses.fr/2016POLF0004.

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Resumen
Cette thèse présente une analyse anthropologique de l’éducation informelle chez deux communautés autochtones de l’Outre-mer français : les Wayana-Apalaï, en Guyane, et les Enata, en Polynésie française. A partir des données recueillies grâce à un travail ethnographique de longue durée, on a pu déterminer le temps consacré aux interactions éducatives dans le milieu domestique, les styles éducatifs dominants et les logiques éducatives des membres des deux communautés. La dynamique éducative a été interprétée en tant que processus de transmission des données culturelles liées à un paysage naturel et social déterminé. Les résultats obtenus montrent que les stratégies éducatives des Wayana-Apalaï et des Enata sont modelées par les contraintes propres à la dynamique postcoloniale et des impératifs imposés par l’économie de marché.Cette proposition de recherche veut investiguer et comparer deux cas d’étude hautement significatifs à propos desquels il existe une évidente lacune dans la littérature scientifique : c’est le cas de la scolarisation des jeunes amérindiens appartenant à l’ethnie wayana et, spécifiquement, au village d’Antecume Pata, dans le Haut Maroni, en Guyane ; et celle des jeunes de langue reo ma’ohi, en Polynésie. L’hypothèse de travail est qu’il existe un évident hiatus entre les curricula qui sont appliqués dans les écoles où sont scolarisés les jeunes natifs et les dynamiques de formation parentale traditionnelles. L’objectif de cette recherche est de démontrer que la prise en compte du contexte culturel et linguistique (et surtout du rôle qu’occupe la famille dans l’éducation des jeunes) doit participer à l'acquisition des compétences citoyennes dès le plus jeune âge, surtout dans un environnement pluriethnique. Pour tester cette hypothèse, un travail de longue durée sur le terrain a été envisagé afin d’obtenir un corpus ethnographique suffisant pour une évaluation transversale en considérant comme variables les styles éducatifs, les perceptions des parents, les attentes des maitres et les curricula scolaires à partir de la question « qu’est-ce que la réussite pour les familles des élèves et en quoi diffère-t-elle de la conception institutionnelle? »
This PhD thesis presents an anthropological analysis of informal education activities among two French autochthonous communities: the Wayana-Apalaï people, living in French Guiana, and the Enata people, in French Polynesia. Thanks to the data gathered through a long term ethnographic fieldwork, it was determined the time dedicated to educational interactions in the domestic environment, the dominant educational styles and the educational logic of both communities. The educational dynamic has been interpreted as a process of transmission of cultural data related to a natural and social landscape. The results obtained show that educational strategies applied by Wayana-Apalaï and Enata educators are shaped by the constraints of the post-colonial dynamics and the requirements imposed by the global market economy
Esta tesis de doctorado presenta un análisis antropológico de las actividades de educación doméstica en dos comunidades autóctonas de la Francia de ultramar: los Wayana-Apalaï, quienes viven en el sector amazónico de la Guayana francesa, y los Enata, quienes habitan la isla de Hiva Oa, en la Polinesia Francesa. Gracias a los datos recogidos a través de un trabajo etnográfico de larga duración, se determinó el tiempo dedicado a las interacciones educativas en el ámbito doméstico, los estilos educativos dominantes y las lógicas educativas de ambas comunidades. La dinámica educativa se ha interpretado en función de su papel de transmisión de los datos culturales relacionados con un paisaje natural y social. Los resultados obtenidos muestran que las estrategias educativas aplicadas hoy en día por los educadores Wayana-Apalaï y los Enata intentan adaptar las lógicas educativas pre-coloniales (consideradas como “tradicionales”) a las limitaciones impuestas por la dinámica post- colonial y por la economía global
Questa tesi di dottorato presenta un'analisi antropologica delle attività di educazione informale in due comunità autoctone della Francia d’oltremare: i Wayana-Apalaï, che vivono nel settore amazzonico della Guyana francese, e gli Enata, che vivono sull’isola di Hiva Oa, in Polinesia francese. Grazie ai dati raccolti attraverso una ricerca etnografica di lunga durata (2011-2015), è stato possibile determinare il tempo dedicato alle interazioni educative in ambito domestico, gli stili educativi dominanti e le logiche educative di entrambe le comunità. La dinamica educativa è stata interpretata come un processo di trasmissione dei dati culturali legate ad un paesaggio naturale e sociale determinato. I risultati ottenuti mostrano che le strategie educative applicate dagli educatori Wayana-Apalaï ed Enata sono il prodotto di una tensione tra le logiche precoloniali (considerate come la “vera tradizione”) ed i vincoli imposti dalle dinamiche post-coloniali e dall'economia globale
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Alí, Maurizio. "De l'apprentissage en famille à la scolarisation républicaine. Deux cas d'étude en Guyane et en Polynésie française". Thesis, 2016. http://www.theses.fr/2016POLF0004.

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Cette thèse présente une analyse anthropologique de l’éducation informelle chez deux communautés autochtones de l’Outre-mer français : les Wayana-Apalaï, en Guyane, et les Enata, en Polynésie française. A partir des données recueillies grâce à un travail ethnographique de longue durée, on a pu déterminer le temps consacré aux interactions éducatives dans le milieu domestique, les styles éducatifs dominants et les logiques éducatives des membres des deux communautés. La dynamique éducative a été interprétée en tant que processus de transmission des données culturelles liées à un paysage naturel et social déterminé. Les résultats obtenus montrent que les stratégies éducatives des Wayana-Apalaï et des Enata sont modelées par les contraintes propres à la dynamique postcoloniale et des impératifs imposés par l’économie de marché.Cette proposition de recherche veut investiguer et comparer deux cas d’étude hautement significatifs à propos desquels il existe une évidente lacune dans la littérature scientifique : c’est le cas de la scolarisation des jeunes amérindiens appartenant à l’ethnie wayana et, spécifiquement, au village d’Antecume Pata, dans le Haut Maroni, en Guyane ; et celle des jeunes de langue reo ma’ohi, en Polynésie. L’hypothèse de travail est qu’il existe un évident hiatus entre les curricula qui sont appliqués dans les écoles où sont scolarisés les jeunes natifs et les dynamiques de formation parentale traditionnelles. L’objectif de cette recherche est de démontrer que la prise en compte du contexte culturel et linguistique (et surtout du rôle qu’occupe la famille dans l’éducation des jeunes) doit participer à l'acquisition des compétences citoyennes dès le plus jeune âge, surtout dans un environnement pluriethnique. Pour tester cette hypothèse, un travail de longue durée sur le terrain a été envisagé afin d’obtenir un corpus ethnographique suffisant pour une évaluation transversale en considérant comme variables les styles éducatifs, les perceptions des parents, les attentes des maitres et les curricula scolaires à partir de la question « qu’est-ce que la réussite pour les familles des élèves et en quoi diffère-t-elle de la conception institutionnelle? »
This PhD thesis presents an anthropological analysis of informal education activities among two French autochthonous communities: the Wayana-Apalaï people, living in French Guiana, and the Enata people, in French Polynesia. Thanks to the data gathered through a long term ethnographic fieldwork, it was determined the time dedicated to educational interactions in the domestic environment, the dominant educational styles and the educational logic of both communities. The educational dynamic has been interpreted as a process of transmission of cultural data related to a natural and social landscape. The results obtained show that educational strategies applied by Wayana-Apalaï and Enata educators are shaped by the constraints of the post-colonial dynamics and the requirements imposed by the global market economy
Esta tesis de doctorado presenta un análisis antropológico de las actividades de educación doméstica en dos comunidades autóctonas de la Francia de ultramar: los Wayana-Apalaï, quienes viven en el sector amazónico de la Guayana francesa, y los Enata, quienes habitan la isla de Hiva Oa, en la Polinesia Francesa. Gracias a los datos recogidos a través de un trabajo etnográfico de larga duración, se determinó el tiempo dedicado a las interacciones educativas en el ámbito doméstico, los estilos educativos dominantes y las lógicas educativas de ambas comunidades. La dinámica educativa se ha interpretado en función de su papel de transmisión de los datos culturales relacionados con un paisaje natural y social. Los resultados obtenidos muestran que las estrategias educativas aplicadas hoy en día por los educadores Wayana-Apalaï y los Enata intentan adaptar las lógicas educativas pre-coloniales (consideradas como “tradicionales”) a las limitaciones impuestas por la dinámica post- colonial y por la economía global
Questa tesi di dottorato presenta un'analisi antropologica delle attività di educazione informale in due comunità autoctone della Francia d’oltremare: i Wayana-Apalaï, che vivono nel settore amazzonico della Guyana francese, e gli Enata, che vivono sull’isola di Hiva Oa, in Polinesia francese. Grazie ai dati raccolti attraverso una ricerca etnografica di lunga durata (2011-2015), è stato possibile determinare il tempo dedicato alle interazioni educative in ambito domestico, gli stili educativi dominanti e le logiche educative di entrambe le comunità. La dinamica educativa è stata interpretata come un processo di trasmissione dei dati culturali legate ad un paesaggio naturale e sociale determinato. I risultati ottenuti mostrano che le strategie educative applicate dagli educatori Wayana-Apalaï ed Enata sono il prodotto di una tensione tra le logiche precoloniali (considerate come la “vera tradizione”) ed i vincoli imposti dalle dinamiche post-coloniali e dall'economia globale
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Libros sobre el tema ""educazione etica""

1

La comunicazione persuasiva: Retorica, etica, educazione. Brescia: La scuola, 2012.

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2

Democrazia e potere: Saggi di etica, politica, educazione. Cosenza, Italy: Luigi Pellegrini editore, 2013.

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3

Lifonso, Anna Maria. La cultura come educazione alla libertà: Motivi etico-pedagogici nell'opera di Ignazio Silone. Lecce: Edizioni del Grifo, 1991.

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