Literatura académica sobre el tema "Educazione e mediazione culturale"
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Artículos de revistas sobre el tema "Educazione e mediazione culturale"
Luatti, Lorenzo y Andrea T. Torre. "Introduzione: sulla mediazione culturale". MONDI MIGRANTI, n.º 1 (junio de 2012): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001002.
Texto completoNardi, Emma. "La mediazione culturale nei musei come forma narratologica". CADMO, n.º 1 (junio de 2010): 33–48. http://dx.doi.org/10.3280/cad2010-001004.
Texto completoQuassoli, Fabio y Monica Colombo. "Professione mediatore: alcune considerazioni sulla mediazione linguistico-culturale". MONDI MIGRANTI, n.º 1 (junio de 2012): 79–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001006.
Texto completoLorenzelli, Claire. "Educazione, scuola e politica culturale nelle migrazioni italiane". Altreitalie, n.º 63 (15 de julio de 2021): 109–10. http://dx.doi.org/10.4000/altreitalie.365.
Texto completoAime, Marco. "Dalla trasparenza all'opacitŕ. Ipotesi per una nuova mediazione culturale". MONDI MIGRANTI, n.º 1 (junio de 2012): 39–47. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001003.
Texto completoBuono, Mario y Rosa Maria Giusto. "La ri-scrittura del patrimonio culturale nell’Era digitale". Boletín de Arte, n.º 41 (5 de noviembre de 2020): 279–83. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2020.v41i.8617.
Texto completoCardia, Carlo. "Identitŕ religiosa e culturale europea: la questione del crocifisso". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (diciembre de 2010): 33–66. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001003.
Texto completoRoić, Sanja. "LA GINESTRA DI GIACOMO LEOPARDI A CETTIGNE VLADAN DESNICA MEDIATORE DI CULTURA ITALIANA IN MONTENEGRO". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 15–33. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.1.
Texto completoNardi, Emma. "In interiori puero, una proposta di mediazione culturale nei musei". CADMO, n.º 1 (septiembre de 2019): 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/cad2019-001002.
Texto completoBergonzini, Chiara. "La mediazione culturale: uno strumento (sottovalutato?) per l'integrazione degli immigrati". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 1 (marzo de 2009): 67–77. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-001005.
Texto completoTesis sobre el tema "Educazione e mediazione culturale"
Pecoraro, Nadia. "La mediazione culturale del sistema universitario". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/356.
Texto completoNegli ultimi quindici anni l’Università italiana è stata chiamata a realizzare al proprio interno un cambiamento negli aspetti organizzativi e didattici in linea con il mutamento del Welfare italiano (Salvatore & Scotto di Carlo, 2005) e su sollecitazione dell’Unione Europea (EC; 2000, 2001, 2006, 2009) che invita gli istituti formativi a rispondere in modo adeguato alla “Modernizzazione del modello sociale europeo” (EC, 2000). Queste modifiche che hanno trovato la loro attuazione in numerose riforme legislative, l’ultima delle quali è la legge Gelmini (204) del 30 Dicembre 2010. Pur mantenendo il proprio mandato istituzionale formativo, l’Università ha dovuto ha dovuto fronteggiare due questioni importanti: la prima riguarda l’impossibilità di assimilare tout court la conoscenza all’occupazione lavorativa, la seconda, invece, riguarda la necessità di istaurare un dialogo efficiente ed efficace tra gli interlocutori dell’Università stessa (studenti, docenti, il personale, famiglie, mondo del lavoro) sempre più differenziati ed eterogenei. Per rispondere a questo mandato essa si è trasformata in un servizio che, in quanto tale, eroga prestazioni e costruisce prodotti definiti, in questo caso, dalla formazione degli studenti. La logica di servizio, si associa immediatamente a quella della Qualità, quale parametro per interpretare da un lato ai bisogni, desideri e richieste dei clienti, e dall’altro per offrire servizi che soddisfano tali esigenze (Gentile & Cocozza, 2000). La Qualità del servizio Universitario è, quindi, in questa ottica garanzia del miglioramento dell’offerta formativa, nonché dell’occupabilità delle persone e di conseguenza sostegno allo sviluppo del sistema produttivo (EC, 2006; 2009). La declinazione della qualità all’interno dell’Università ha richiesto sempre più una capacità di negoziare tra la richiesta di soddisfazione degli standard europei e nazionali e la domanda locale, definita dagli utenti tra i quali gli studenti. Questi ultimi costituiscono i clienti del servizio nonché il prodotto dello stesso, e non son più ritenuti utenti passivi ma pensati come co-costruttori del servizio stesso (Vairetti, 1995; Salvatore, 2001). Nella prima parte di questo lavoro, accanto alla presentazione della letteratura sui temi del servizio e della qualità universitaria, viene dato ampio risalto al modo con cui la prospettiva socio-costruttivista e psicodinamica (Cole, 1996; Carli, 1999; Gergen, 1985, 1999; Harrè & Gillett, 1994; Matte Blanco, 1975; Salvatore & Scotto di Carlo, 2005), all’interno del paradigma interpretativista, affronta il tema della qualità. In particolare è esplicitato il ruolo che gli studenti rivestono nell’implementazione di servizi di qualità a partire dai significati che gli studenti attribuiscono all’esperienza universitaria. Questi possono essere considerati come i vettori della loro partecipazione ed implicazione nel contesto formativo configurando l’intensità, le modalità degli investimenti, la forma delle pratiche organizzative e cognitive agite dagli stessi. L’università, quindi deve essere attenta a cogliere questi processi di significazione individuando come essi intervengono nell’implementazione degli interventi realizzati per migliorare la Qualità, ed interrogandosi sul suo ruolo nella riproduzione o trasformazione. Nella seconda parte è presentato, all’interno della cornice teorica presentata, un lavoro di ricerca effettuato su 310 studenti iscritti dal primo al quarto anno alla Facoltà di Scienze della Formazione (rispettivamente ai corsi di laurea in Scienze dell’educazione e Scienze della Formazione Primaria) dell’Università degli Studi di Salerno. Si tratta di un campionamento di convenienza per quote proporzionali (Ortalda, 1998) rispetto ai corsi di laurea e agli anni di iscrizione (Blalock JR, 1960; Carli & Salvatore, 2001; McBurney, 2001). L’obiettivo della ricerca è stato verificare se, a fronte dei modelli culturali degli studenti: a) l’incontro con i setting formativi produca una modifica dei processi di significazione degli studenti universitari; b) questa modifica segua traiettorie simili per i processi di significazione riguardanti rispettivamente il contesto sociale ed universitario e professionale in relazione anche all’afferenza al Corso di Laurea o all’anno di iscrizione. In altri termini questa ricerca ha inteso esplorare la capacità dei setting formativi di mediare i Modelli Culturali (processi di significazione) degli studenti (Carli & Paniccia, 1999). Agli studenti è stato somministrato un questionario costruito ad hoc facendo riferimento al repertorio di significati culturali proprio del metodo ISO (Carli, Paniccia, 2002; 2003; Carli, Salvatore, 2001; Salvatore, Mannarini, Rubino, 2004; Salvatore et al., 2008) che rileva due aree di analisi: Area del contesto sociale ed universitario e Area della formazione professionale. Le risposte al questionario sono state trattate considerando le due macro aree di analisi. Per entrambe la matrice di risposte ottenuta dalla somministrazione del questionario è stata elaborate attraverso una procedura di analisi multidimensionale (Metastasio & Cini, 2009). I risultati della ricerca evidenziano che in generale i setting formativi hanno un impatto sui modelli culturali degli studenti, sia per quanto riguarda la rappresentazione del contesto sociale ed universitario che professionale, e questo impatto si traduce sia nella riproduzione di questi modelli che nella loro trasformazione. Rispetto alla rappresentazione del contesto sociale e universitario la mediazione non opera diversamente rispetto ai corsi di laurea (Scienze della formazione Primaria e Scienze dell’Educazione). In altri termini formarsi per fare l’insegnante, piuttosto che l’educatore, non incide sul rapporto con il contesto micro-macro sociale e universitario. Nel tempo i Modelli culturali, però, si modificano per entrambe i corsi di laurea in una direzione non adeguata, di maggiore anomia da un lato, o di investimento senza progetto. Questo risultato è significativo ed evidente negli studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Nel caso della rappresentazione del contesto professionale, invece, i risultati si presentano come invertiti. Il primo dato evidenzia come i Modelli Culturali degli studenti afferenti ai due corsi di laurea sono mediati secondo traiettorie diverse, proprio perché i setting formativi si configurano come diversi nei contenuti e nelle pratiche. Gli studenti di Scienze della formazione Primaria, si orientano verso una maggiore professionalità, invece la traiettoria seguita dagli studenti di Scienze dell’Educazione sembra essere a rischio, in quanto fortemente ancorata all’idea di volontariato e di aiuto ai bisognosi. Ultimo aspetto rilevante nella rappresentazione dell’area professionale riguarda la mancata modifica dei modelli culturali degli studenti nel tempo. Questo dato fa ipotizzare che i setting formativi riproducano nel tempo questi Modelli Culturali, per entrambe i corsi di laurea. Nell’ultima parte, inoltre, accanto alla discussione dei risultati, e stata effettuata una riflessione sui risultati e sulla necessità di interventi che mirino allo sviluppo della competenza contestuale degli studenti, intesa come capacità a costruire una rappresentazione sensata dell’Università, della formazione e della professione che - in questa ottica – è parte integrante di una strategia di sviluppo della qualità. L’università è chiamata in questo momento storico, da questo punto di vista, a pensare dispositivi che permettano di raccogliere e mappare tali universi di significati ed ad orientare, a partire dalla loro conoscenza, strategie di sviluppo della qualità. Infine sono stati affrontati i punti critici definiti dalla metodologia stessa e dall’applicazione di una metodologia longitudinale, nonché le linee di sviluppo. La prima di queste riguarda la relazione la relazione tra i Modelli Culturali e carriere universitarie, la seconda, già in analisi vuole verificare l’esistenza di una continuità/discontinuità tra Modelli Culturali di studenti e genitori (Ruggeri et al., 2011), quindi verificare il ruolo di mediazione del setting formativo all’interno di questa relazione. La terza si orienta verso una riflessione che concerne l’introduzione dei concetti di transizione ed identità. Il setting formativo, pertanto, può produrre una rottura dei Modelli Culturali che genera a sua volta una transizione (Zittoun, 2004; 2007b, 2008, 2009) verso un nuovo modello di significazione e quindi un nuovo posizionamento identitario (Hermans & Ligorio, 2005; Salgado & Gonçalves, 2007) verso l’oggetto Università e verso Sé (Simão, 2005). [a cura dell'autore]
X n.s.
Bizzotto, Francesca <1986>. "Prospettive di empowerment nella mediazione linguistico-culturale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1701.
Texto completoPelliccia, Francesca. "La mediazione linguistico-culturale e il turismo russo in Italia". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20830/.
Texto completoGreco, Simone. "L’influenza culturale portoghese in Giappone". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17444/.
Texto completoMuffato, Sara. "Immigrazione e assistenza sanitaria: la mediazione linguistico-culturale nel Consultorio di Asti". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.
Buscar texto completoSavini, Virginia. "La figura del mediatore linguistico-culturale inserito in ambito sanitario: indagine conoscitiva all'interno della realtà emiliano-romagnola". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.
Buscar texto completoBugno, Lisa. "Analisi delle concezioni sulla diversità culturale tra teoria e pratica in educazione. Una ricerca-azione". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421939.
Texto completo«Gli autori che si sono occupati di pedagogia interculturale, la descrivono come un irrinunciabile fil rouge che dovrebbe condurre le consapevoli pratiche di educatori ed insegnanti. Irrimediabilmente, però, le teorie di questi stessi autori non si traducono fedelmente nelle disparate rappresentazioni della vita reale, ma rimangono scritte in intriganti e stimolanti sceneggiature che solo rari, abili ed illuminati attori, riescono a mettere in scena, abitandole con nitida cognizione di causa. Che cosa rende questi attori in grado di intercettare contemporaneamente la profonda natura delle teorie, di leggere in modo chiaro il contesto in cui operano e di tradurre tutto ciò in pratiche incisive? E, al contrario, che cosa fa sì che, in altri casi, teorie e contesti non vengano interpretati in modo da risultare una piacevole composizione? La nostra ipotesi è che tra gli ingredienti che compongono tale raffinata ricetta vi siano le concezioni degli insegnanti e che quelle relative alla diversità giochino un ruolo sostanziale nel dipanarsi della vita scolastica dei diversi attori. Infatti, è necessario sottolineare “come l'azione educativa sia legata alla coerenza tra gli intenti che persegue e la loro realizzazione pratica, chiamando quindi in causa il problema della mediazione tra questi due passaggi logico-procedurali” (Agostinetto, 2013, p. 16). È proprio in questa operazione di lettura e traduzione che noi pensiamo accadano degli “errori”: occorre specificare che ci si riferisce, in questo contesto, a degli “errori che non sono percepiti come tali […] [e che, dunque,] difficilmente hanno la possibilità di essere esplicitati e assunti criticamente dalla persona che li compie” (Agostinetto, 2014, pp.73-74). La domanda che ne sorge assume, di conseguenza, un colore quasi retorico: dove poggiano tali errori? L’ipotesi è che alla base vi siano delle logiche irriflesse rispetto alle concezioni degli stessi insegnanti. Pertanto, l’attenzione per quanto riguarda la scelta del focus di ricerca si è concentrata sulla relazione tra le concezioni rispetto alla diveristà e le scelte pedagogiche degli insegnanti. Ciò determina una specifica attenzione orientata sul piano teorico: infatti, dopo una prima ricognizione bibliografica, è emersa una molteplicità di termini utilizzati dagli studiosi per riferirsi a concetti molto simili tra loro che richiede un lavoro di analisi e sistematizzazione volto a chiarire e specificare le diverse accezioni dei concetti, per proporre una riflessione significativa sul piano pedagogico». (Agostinetto & Bugno, 2016, p. 148-151). Inoltre, si è proceduto sul versante empirico: ritenendo fondamentale il nesso ricorsivo tra teoria e pratica sulla base di un approccio modellistico e assumendo a propria guisa un modello epistemologico particolarmente utile (Dalle Fratte, 1986, 2004), si sono indagate le caratteristiche della relazione tra la teoria pedagogica e le concezioni negli insegnanti. L’ambito contenutistico è stato quello della diveristà in prospettiva interculturale, sfera preliminarmente identificata e giustificata sul piano teorico, perché sia riconoscibile su quello empirico. Riguardo al livello empirico, tale relazione è stata esaminata utilizzando strumenti di analisi integrati a matrice qualitativa e coinvolgendo tre gruppi di dieci docenti di scuola primaria ciascuno, al fine di indagare se e in che modo le concezioni sulla diversità culturale hanno implicazioni sulla progettazione e sulle pratiche educativo-didattiche degli insegnanti. Abbiamo esaminato le concezioni "esplicite dirette" dei partecipanti attraverso interviste semi-strutturate, mentre quelle "indirette esplicite" sono state studiate grazie all'analisi documentale delle progettazioni. Inoltre, l'osservazione partecipante è stata utile per investigare le loro concezioni "implicite". L'analisi delle interviste è stata utile per definire le linee guida per le osservazioni partecipanti e i dati raccolti attraverso i tre strumenti di indagine hanno determinato argomenti e contenuti su cui gli insegnanti hanno discusso e riflettuto durante i focus group. «Tutto ciò appare estremamente rilevante, se si paragonano l’universo scolastico e quello astronomico, ovvero se si considera il tutto come una questione di delicati ma fondamentali equilibri, esattamente come il dipanarsi delle onde gravitazionali nello spazio-tempo che consentono, contemporaneamente, equilibrio e continuo, incantevole divenire» (Agostinetto & Bugno, 2016, pp. 148-151).
Tavella, Stefania <1990>. "INCONTRIAMOCI: UN PROGETTO NELL'ULSS VENETA n.8 TRA MEDIAZIONE CULTURALE E SERVIZIO SOCIALE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6124.
Texto completoDe, Angelis Elena. "La traduzione come lettura ideale: il caso Educazione Siberiana di Nicolai Lilin". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8911/.
Texto completoMarchetti, Tania. "Il dettato per i francofoni: disciplina linguistica e culturale". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7119/.
Texto completoLibros sobre el tema "Educazione e mediazione culturale"
Pano, Ana y D. R. Miller. La geografia della mediazione linguistico-culturale. [Bologna, Italy]: DuPress, 2009.
Buscar texto completoLa mediazione linguistico culturale: Una prospettiva interazionista. Perugia: Guerra, 2009.
Buscar texto completoLa mediazione culturale: L'idea, le fonti, il dibattito. Roma: AVE, 1985.
Buscar texto completoMuseo e identità sociale: Proposte di mediazione culturale. Firenze: Le lettere, 2012.
Buscar texto completoAntonio, Palazzo, Sturzo Luigi 1871-1959 y Maritain Jacques 1882-1973, eds. Mediazione culturale e impegno politico in Sturzo e Maritain. Milano: Massimo, 1985.
Buscar texto completoBalsamo, Franca. Famiglie di migranti: Trasformazioni dei ruoli e mediazione culturale. Roma: Carocci, 2003.
Buscar texto completoeditor, Antonini Rachele, ed. La mediazione linguistica e culturale non professionale in Italia. Bologna: Bononia University Press, 2014.
Buscar texto completoMedici di corte e informazione politica (Conference) (2012 : Rome, Italy) y Mediatori e agenti di transfer culturali nell'Europa della prima età moderna (Conference) (2014 : Rome, Italy), eds. Tramiti: Figure e strumenti della mediazione culturale nella prima età moderna. Roma: Viella, 2015.
Buscar texto completoSoldati, Maria Grazia. Quando l'altrove è qui: Costruire spazi di mediazione culturale ed etnoclinica. Milano: FrancoAngeli, 2006.
Buscar texto completoTortarolo, Edoardo. La ragione interpretata: La mediazione culturale tra Italia e Germania nell'età dell'illuminismo. Roma: Carocci, 2003.
Buscar texto completoCapítulos de libros sobre el tema "Educazione e mediazione culturale"
Dente, Carla. "Le Inns of Court : mediazione culturale tra legge, società e letteratura". En Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/97888333925786.
Texto completoGiovannelli, Laura. "The Vampyre di John William Polidori e lo spettro di Byron : luci e ombre di una mediazione culturale complessa". En Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339257812.
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