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Bompiani, Adriano. "Caratteristiche delle comunità terapeutiche e norme per il corretto comportamento degli operatori". Medicina e Morale 43, n.º 2 (30 de abril de 1994): 231–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1020.

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L'importanza crescente delle comunità terapeutiche (CT) nella lotta alla tossicodipendenza nell'ultimo decennio in vari paesi ha spinto l'Autore, nell'articolo, a riflettere sulle tipologie di CT nella individuazione di quei comportamenti corretti che devono vigere al loro interno. In Italia, infatti, pur essendo stato riconosciuto alle CT un ruolo di enti ausiliari delle strutture pubbliche deputate all'assistenza dei tossicodipendenti, non esiste tuttora una normativa che ne regolamenti la tipologia, l'ordinamento interno, le caratteristiche della gestione e le verifiche del funzionamento. Dopo avere brevemente tracciato la cronistoria delle CT per poi illustrarne le caratteristiche - senza dimenticare lo sviluppo dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze {SERT) -, si argomenta sulle dimensioni ed i criteri operativi dell'attività psicoergoterapica che si svolge all'interno delle CT. Sul personale operante all'intemo delle CT l'Autore analizza le motivazioni e l'idea di comunità nel pensiero dei loro "fondatori". Vengono così individuate delle Linee comuni ai diversi metodi adottati nelle CT: !'"educazione alla vita"; la personalizzazione del programma di riabilitazione; il rifiuto di ogni imposizione e violenza; la condivisione delle responsabilità, anche attraverso il lavoro come strumento formativo della personalità. E' ancora aperto, invece, il problema della valutazione dei risultati ottenuti nelle CT. L'articolo si conclude con le linee-guida approvate nell'aprile 1993 dagli operatori di CT e SERT nel Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga in Italia. Pur non essendo vincolante, tale documento rappresenta uno sforzo di consapevolezza dei problemi in gioco ed un impegno morale degli operatori su validi principi etici nella lotta alla tossicodipendenza.
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Alessandra Augelli y Elisabetta Musi. "Sentirsi parte e prendere parte. Il contributo delle famiglie straniere alla progettazione dei servizi per l'infanzia". IUL Research 2, n.º 4 (20 de diciembre de 2021): 6–22. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.156.

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Nei servizi educativi i genitori stranieri vengono accolti ma raramente assunti come interlocutori con cui attivare pratiche di rilettura critica di nidi e scuole d’infanzia. Come cogliere la rappresentazione multiculturale dell’infanzia attraverso la voce dei genitori stranieri? Come sostenere i genitori stranieri nel farsi portavoce di riflessioni e pratiche partecipative nei servizi? Queste le domande generative della ricerca mixed-method che si illustra nel contributo. Attraverso focus group e intervist in profondità sono state raccolti i pensieri di alcune mamme straniere con figli di età 0-6 anni. Temi del confronto sono stati: la concezione di bambino 0-6, l’idea di educazione e il ruolo dell’adulto, la vita di comunità nei servizi per l’infanzia, la partecipazione delle famiglie.
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Cristina Mecenero, Maria. "Educazione estetica e politica: l'indirizzo CrEA, una sfida per una scuola multiculturale". EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, n.º 1 (junio de 2020): 105–19. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2020oa10080.

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L'esperienza di crescere a Milano, in particolare a NoLo, un quartiere di immigrazione che negli ultimi anni si sta caratterizzando grazie a una vivace mobilitazione sociale; una scuola che tenta di rigiocare le sorti di una - quasi scontata - ghettizzazione di alcune classi; l'idea di arte come possibilità formativa e di emancipazione di alunne e alunni e la pratica del Teatro Sociale che invita a riappropriarci dell'intenzionalità politica delle azioni educative e del nostro essere parte di una comunità, ponendosi come frontiera là dove esistono difficoltà individuali e collettive: questi alcuni elementi che fanno da sfondo all'esperienza di un indirizzo scolastico, il CrEA (Creativo-Espressivo-Artistico), preso qui in esame, in una scuola primaria milanese, la "Ciresola". Da anni il cambiamento della popolazione scolastica verso una dimensione sempre più multiculturale ha aperto interrogativi e sollecitato risposte. Mostrare come le scuole possano attivare processi di inclusione, ripensando il rapporto di insegnamento-apprendimento come una dimensione creativa/performativa in sé, è uno degli obiettivi di queste pagine. L'esperienza che si vuole qui presentare è ancora in corso. Essa rilancia l'arte e il teatro come mezzi innovatori che, puntando sull'autorialità del gruppo, si prestano a tradurre nella pratica didattica quotidiana l'idea pedagogica/educativa di una scuola in cui bambine e bambini sono protagonisti del loro apprendere e in cui chi insegna, in alleanza con famiglie e territorio, può contribuire a rigenerare il tessuto sociale della scuola e della città.
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ODONE, A., S. VISCIARELLI, T. LALIC, F. PEZZETTI, F. SPAGNOLI, C. PASQUARELLA, G. FERRARI y C. SIGNORELLI. "Carcinomi associati al papillomavirus umano: conoscenze, ruolo e attitudini dei medici otorinolaringoiatri in tema di prevenzione". Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, n.º 6 (diciembre de 2015): 379–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-621.

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L’infezione da papillomavirus umano (HPV), in particolare HPV 16, è un riconosciuto fattore causale delle neoplasie orofaringee. L’incidenza delle neoplasie orofaringee è in aumento in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, e negli Stai Uniti dove accurati modelli matematici hanno stimato che supererà quella del cancro alla cervice nella prossima decade. Recenti evidenze scientifiche supportano la potenziale efficacia del vaccino anti-HPV nel controllare quella che è stata definita “l’epidemia di neoplasie HPV-correlate”. In questo contesto, i medici otorinolaringoiatri assumono un ruolo cruciale, non solo nella diagnosi e trattamento di questa patologia, ma anche – come è stato sottolineato dall’American Head and Neck Society – nella prevenzione. Abbiamo condotto un’indagine sulle conoscenze e le attitudini dei medici otorinolaringoiatri italiani in tema di infezione HPV, patologie correlate e prevenzione vaccinale. Si tratta della prima indagine conoscitiva in Italia e in Europa sull’argomento. 262 medici otorinolaringoiatri italiani sono stati reclutati durante il 101° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, tenutosi in maggio 2014. È stato utilizzato un questionario semi-strutturato sviluppato sulla base delle evidenze disponibili in letteratura e del parere di esperti. Le conoscenze e le attitudini sono state descritte e valutate con tecniche di analisi univariata. È stato inoltre costruito uno score composito di conoscenza. I dati dimostrano come i medici otorinolaringoiatri italiani abbiano, in media, un grado di conoscenza buono dell’infezione HPV e un’attitudine positiva nei confronti della prevenzione, in particolare della vaccinazione. I nostri risultati possono essere una utile base per pianificare, implementare e valutare programmi di educazione continua specifici sul tema della prevenzione dell’infezione da HPV. Come dimostriamo nel nostro studio, programmi di educazione continua specifici sono efficaci nell’aumentare il grado di conoscenza dei medici e l’attitudine positiva nei confronti dei programmi di prevenzione; il che contribuisce a promuovere l’adesione alla vaccinazione nei pazienti e nella popolazione generale. Con l’obiettivo generale di controllare l’epidemia di neoplasie HPV-correlate, maggiori risorse ed energie devono essere dedicate alla formazione e alla diffusione della cultura della prevenzione tra i medici otorinolaringoiatri e la comunità medica in generale. In questo contesto, identifichiamo grande potenziale nella collaborazione tra le comunità e le società scientifiche dell’otorinolaringoiatria e la sanità pubblica.
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Rossato, Alessia. "Quale famiglia per i bambini con disabilità?" MINORIGIUSTIZIA, n.º 4 (julio de 2022): 32–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004004.

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Come riconosciuto nel Preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, la famiglia è l'unità fondamentale della società e l'ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Tutti i minori hanno diritto a vivere in una famiglia, prioritariamente nella propria. Qualora questa non sia in grado di provvedere alla loro crescita, cura ed educazione si applicano gli istituti dell'affidamento familiare e, in caso di abbandono morale e materiale, dell'adozione. Nel godimento del diritto a una famiglia non sono ammesse distinzioni secondo le condizioni sanitarie in cui i bambini si trovano: il diritto ri-guarda dunque anche coloro che hanno malattie gravi o disabilità fisiche o cognitive e disturbi dello sviluppo. Anche con riferimento alla propria esperienza personale di madre affidataria di due bambine disabili e, più in generale, alle attività della Comunità Papa Giovanni XXIII, l'Autrice esamina in questo contributo le grandi potenzialità dell'accoglienza familiare per bambini con disa-bilità che non possano crescere con la famiglia di origine. Perché l'accoglienza dei minori con disabilità è possibile, attuabile e praticabile.
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Arnetoli, Maria Vittoria, Irene L'Abate y Matteo Mazzoni. "Costruire nuovi immaginari per gli spazi aperti della scuola come strumento di educazione alla sostenibilità ambientale." Contesti. Città, territori, progetti 1, n.º 1 (27 de octubre de 2022): 50–69. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13586.

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Per affrontare l’attuale policrisi e costruire un nuovo equilibrio uomo-natura, la scuola si fa palestra di conoscenze altre, aprendo le proprie pareti a esperienze incentrate sulla sostenibilità ambientale e rivolte alla capacità di pensiero sistemico, trasformativo e resiliente dei futuri cittadini. Le limitazioni dovute alla pandemia da COVID-19 hanno ancor più evidenziato quanto il rapporto con gli spazi verdi sia importante in termini di salute psico-fisica e qualità dell’abitare. L’articolo presenta un’esperienza di co-design, sviluppata con un approccio interdisciplinare, che ha coinvolto gli studenti del Liceo Scienze Umane G. Galilei di Firenze nella ri-progettazione degli spazi aperti scolastici esplorando le tematiche dell’Outdoor education. L’iniziativa appartiene al progetto “Comunità Scolastiche Sostenibili” coordinato dal Laboratorio Didattico Ambientale del Parco Mediceo di Pratolino (Città Metropolitana di Firenze) in convenzione con il Centro per l’UNESCO di Firenze. To face the current polycrisis and build a new human-nature balance, the school becomes a training ground for other knowledge, opening its walls to experiences focused on environmental sustainability and aimed at the systemic, transformative and resilient thinking skills of future citizens. The restrictions caused by the COVID-19 pandemic have further highlighted the importance of the community's relationship with green spaces in terms of mental and physical health and quality of living. The article presents a co-design experience, developed with an interdisciplinary approach, that has involved the “G. Galilei” High School students in Florence in the re-design of school open spaces exploring the themes of Outdoor education. The initiative belongs to the project “Sustainable School Communities” coordinated by the Environmental Didactic Laboratory of the Medici Park of Pratolino (Metropolitan City of Florence) in agreement with the UNESCO Centre of Florence.
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ANNESE, MARIELLA, Maria Raffaella Lamacchia, Vito Cascione y Cristina Sunna. "I poli per l’infanzia ZeroSei." Contesti. Città, territori, progetti 1, n.º 1 (27 de octubre de 2022): 173–93. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13457.

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La riforma del Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni, approvata con il Decreto Legislativo n. 65/2017, attuativo della citata legge della “Buona scuola” interpreta, inaugura e declina in modo precipuo una nuova fase dell’evoluzione degli ambienti educativi e, attraverso la previsione dei caratteri distintivi dei Poli per l’infanzia (art. 3), si ritrovano anche gli elementi a partire dai quali identificare i poli per l’infanzia come luoghi urbani multifunzionali il cui carattere sociale oltrepassa il target dell’utenza principale, aprendosi alla comunità che insiste nel contesto urbano. Il lavoro guarda all’esperienza condotta da Regione Puglia dal 2017, nell’ambito della quale i Poli per l’infanzia ZeroSei vengono definiti con una chiara caratterizzazione urbana. I progetti esemplificativi di queste innovative strutture, esito di tre procedure concorsuali a regia regionale, assumono rilevanza non solo per essere stati concepiti sotto il profilo della qualità architettonica del manufatto e del rapporto tra spazio e apprendimento ma ancheper la loro capacità di integrarsi funzionalmente e fisicamente con lo spazio urbano circostante, per l'opportunità data dai contesti periferici in cui sono collocati di offrire una esperienza didattica integrata nella dimensione identitaria del quartiere rispetto al quale si pongono in forte continuità e relazione. L'occasione descritta, consente di trarre alcune prime riflessioni sul ruolo dello spazio educativo e dell’architettura degli spazi per l’apprendimento del target 0-6 per i diversi contesti urbani.
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fraticelli, E. "Questionnaire on Therapeutic Education in Diabetology. Interest and attitudes in the Italian diabetes community". Journal of AMD 25, n.º 2 (julio de 2022): 130. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.2.8.

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Il GISED ha promosso una survey online (Google moduli) nell’estate 2021 allo scopo di fotografare lo stato dell’arte sull’Educazione Terapeutica (ET) nella comunità diabetologica, focalizzare i temi di interesse e approfondimento per la progettazione di corsi di formazione sull’ET e raccogliere indicazioni per migliorare le pagine web del GISED delle Società Scientifiche diabetologiche. Abbiamo rivolto 16 quesiti su diverse aree tematiche. I partecipanti sono stati 94, nel 92,6% medici, soprattutto donne e per circa la metà tra i 56 e i 65 anni. La maggior parte riconosce la promozione dell’empowerment del paziente come l’essenza della missione dell’ET. C’è una forte volontà a partecipare a corsi educativi. Minore è l’interesse a partecipare a campi scuola. Più della metà dei partecipanti ha mantenuto un’attività educativa anche durante il periodo di pandemia da Sars Cov-2 adottando diverse e nuove forme comunicative. La comunicazione rappresenta l’area da aggiornare e migliorare maggiormente tra le competenze educative mentre motivazione/engagement ed empowerment, quelle da approfondire. I giovani considerano più importanti l’accompagnamento del paziente nel percorso di cura e sono meno interessati alla promozione dell’Empowerment. Al di sotto dei 55 anni prevale l’interesse per la pratica. La competenza comunicativa è più richiesta sopra i 55 anni e predomina sopra i 65 anni. I minori di 45 anni vorrebbero approfondire temi di pratica e pianificazione dell’attività educativa. Nelle fasce di età maggiori c’è più coinvolgimento verso la motivazione, l’empowerment e la relazione/ascolto. Le donne prediligono temi relazionali e partecipativi, mente gli uomini sono interessati maggiormente a funzioni pragmatiche. Modesta prevalenza di interesse per gli uomini a migliorare la comunicazione. Pur con i limiti derivanti dal basso numero dei partecipanti, i risultati del questionario aprono a un’interessante lettura di genere e per età, e suggeriscono nuovi spunti di ricerca utili alla progettazione di azioni formative in ambito educativo. PAROLE CHIAVE: educazione terapeutica; diabetologia; attitudini; età; genere.
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ALMEIDA, Eliene Amorim de y Flávio Lyra de ANDRADE. "Tempo Comunidade como estratégia da interculturalidade epistemológica – a experiência do curso de Licenciatura Intercultural indígena da UFPE/CAA". INTERRITÓRIOS 5, n.º 9 (9 de diciembre de 2019): 96. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243592.

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RESUMOEste artigo é fruto da nossa experiência como docentes do Tempo Comunidade (TC) do Programa de Formação de Professores Indígenas realizado pela Universidade Federal de Pernambuco – Campus do Agreste (UFPE/CAA) – Curso de Licenciatura Intercultural Indígena. No texto apresentamos as inquietações e reflexões sobre como garantir que as comunidades e os indígenas fossem assumidos, nesse curso, como espaços e sujeitos epistêmicos e como os conhecimentos indígenas poderiam ser objetos de diálogo com os saberes acadêmicos atribuindo à interculturalidade crítica (WALSH, 2009; TUBINO, 2005, 2012) o sentido de interepistemologias (MIGNOLO, 2003, 2008, 2010). Para elaborar a proposta do TC, baseamo-nos nas concepções de educação popular e da pesquisa participante, na forma como elas se configuraram na América Latina (BRANDÃO; STRECK, 2006; STRECK; ESTEBAN, 2013), e embasados no Pensamento Decolonial (WASLH, 2009; MIGNOLO, 2003, GROUSFOGUEL, 2010). Licenciatura Intercultural Indígena. Educação Popular. Pesquisa Participante. Tempo Comunidade.Interepistemologia.ABSTRACT This article is the result of our experience as Community Time (CT) teachers of the Indigenous Teacher Training Program conducted by the Federal University of Pernambuco-Agreste Campus (UFPE/CAA) - Indigenous Intercultural Degree Course. In the text we present the concerns and reflections on how to ensure that communities and indigenous people were assumed in this course as spaces and epistemic subjects and how indigenous knowledge could be objects of dialogue with academic knowledge attributing critical interculturality (WALSH, 2009;TUBINO, 2005, 2012) in the meaning of interepistemologies (MIGNOLO, 2003, 2008, 2010). To elaborate the proposal of CT we werebased on the conceptions of popular education and the participatory research as they were configured in Latin America (BRANDÃO; STRECK, 2006; STRECK; ESTEBAN, 2013), and based on the Decolonial Thought (WASLH, 2009; MIGNOLO, 2003, GROUSFOGUEL, 2010). Indigenous Intercultural Degree.Popular Education.Participating Research. Community Time. Interepistemology. Tempo in comunittá come strategia di interculturalità epistemologica - l'esperienza del corso di laurea interculturale indigena UFPE/ CAA RIASSUNTO Questo articolo è il risultato della nostra esperienza come insegnanti di Community Time (TC) del Programma di formazione per insegnanti indigeni condotto dall'Università Federale del Campus di Pernambuco-Agreste (UFPE/ CAA BRASILE) - Corso di laurea interculturale indigeno. Nel testo presentiamo le preoccupazioni e le riflessioni su come garantire che le comunità e gli indigeni siano stati assunti in questo corso, come spazi e soggetti epistemici e come la conoscenza indigena possa essere oggetto di dialogo con conoscenze accademiche che attribuiscono interculturalità critica (WALSH, 2009; TUBINO, 2005, 2012) il significato delle interepistemologie (MIGNOLO, 2003, 2008, 2010). Per elaborare la proposta ci siamo basati sulle concezioni dell'educazione popolare e della ricerca partecipativa così come sono state configurate in America Latina (BRANDÃO; STRECK, 2006; STRECK; ESTEBAN, 2013) e basate sul Decolonial Thinking (WASLH, 2009; MIGNOLO, 2003, GROUSFOGUEL, 2010). Laurea Indigena Interculturale. Educazione Popolare. Ricerca Partecipante. Tempo dela Comunità. Interepistemologia. Tempo Comunidade como estrategia de interculturalidad epistemológica: la experiencia del curso de Grado Intercultural Indígena UFPE / CAA RESUMEN Este artículo es el resultado de nuestra experiencia como maestros de Community Time (TC) del Programa de Formación de Maestros Indígenas realizado por la Universidad Federal de Pernambuco - Campus Agreste (UFPE / CAA) - Curso de Grado Intercultural Indígena. En el texto presentamos las preocupaciones y reflexiones sobre cómo garantizar que las comunidades y los pueblos indígenas se asuman en este curso como espacios y temas epistémicos y cómo el conocimiento indígena podría ser objeto de diálogo con el conocimiento académico que se atribuye a la interculturalidad crítica (WALSH, 2009; TUBINO, 2005, 2012) el significado de las interepistemologías (MIGNOLO,2003, 2008, 2010). Para elaborar la propuesta de la CT, nos basamos en las concepciones de la educación popular y la investigación participativa, tal como se configuraron en América Latina (BRANDÃO; STRECK, 2006; STRECK; ESTEBAN, 2013), y en base al Pensamiento descolonial (WASLH, 2009; MIGNOLO, 2003, GROUSFOGUEL, 2010). Grado Intercultural Indígena. Educación popular. Investigación participante. Comunidad del tiempo. Interepistemología.
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Prada, Massimo. "LETTURE MULTIMODALI PER L’EDUCAZIONE LINGUISTICA". Italiano LinguaDue 14, n.º 2 (17 de enero de 2023): 85–130. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19651.

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L’articolo propone di introdurre l’uso dei testi multimodali nei curricula di educazione linguistica nella scuola secondaria, soprattutto in quella di secondo grado. L’uso di documenti di questo tipo presenta numerosi vantaggi: consente alla scuola di formare all’analisi, alla produzione e all’uso critico di questi artefatti sempre più pervasivi, rispondendo così alle sollecitazioni che provengono dalla Comunità Europea e contribuendo alla formazione professionale e civile dei degli studenti; rende possibile arricchire il patrimonio di modelli testuali in possesso degli studenti, affiancando a quelli letterari solidamente impiantati nei sillabi e a quelli professionali che vi sono in parte entrati da alcuni anni, testi nuovi per concezione, particolari per dinamismo e fondamentali per impatto socioculturale e per la forza modellizzante; promuove la descrizione scalare delle competenze di ricezione e di produzione in un campo ancora poco esplorato. Il contributo si articola in tre sezioni: la prima e la seconda forniscono informazioni sui testi neomediali e modelli per la loro interpretazione; la terza propone attività che implicano interazione telematica. I primi paragrafi, dunque, affrontano alcuni concetti fondamentali per l’analisi dei testi multimodali e descrivono sommariamente le caratteristiche dei testi multimodali, soffermandosi con particolare attenzione su quelli di un ben noto ambiente di condivisione di risorse audio e video; quelli centrali propongono la lettura multimodalmente orientata di alcune pagine tipologicamente differenti del servizio; l’ultimo suggerisce un esercizio applicativo. Multimodal readings for language education The article proposes to introduce the use of multimodal texts in language education curricula in secondary school, especially in upper secondary school. The use of documents of this type has numerous advantages: it allows the school to train in the analysis, production and critical use of these increasingly pervasive artefacts, thus responding to the to the solicitations that come from the European Community and contributing to the professional and civil training of students; it makes it possible to enrich the heritage of textual models in the possession of students, combining the literary ones solidly implanted in the sillabuses and the professional ones that have partly entered them some years now, with those of texts new in conception, particular for their dynamism and fundamental for their socio-cultural impact and for their modeling force; it promotes the scalar description of reception and production skills in a field that is still sparely explored. The paper is divided into three sections: the first and the second provide information on neomedial texts and models for their interpretation; the third proposes activities that involve telematic interaction. The first paragraphs, therefore, address some fundamental concepts for the analysis of multimodal texts and briefly describe the characteristics of multimodal texts, focusing on those of a well-known environment for sharing audio and video resources; the central ones propose the multimodally oriented reading of some typologically different pages of the service; the last suggests an application exercise.
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Menna, Marina. "Resoconto di un anno di interventi di specialistica integrata all'Istituto Serafico di Assisi". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2012): 83–87. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003014.

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L'Istituto Serafico di Assisi ospita bambini e giovani adulti con disabilitŕ gravi e gravissime.Oltre all'attivitŕ di riabilitazione, abilitazione, educazione e assistenza, gli operatori sono spesso chiamati a rispondere ad esigenze sanitarie di altro tipo, dipendenti da patologie concomitanti, che richiedono interventi specialistici, procedure diagnostiche strumentali, ricoveri ospedalieri. Fin dalla comparsa dei primi sintomi si pongono problemi di gestione che interferiscono da un lato con la conduzione routinaria dei trattamenti riabilitativi ed educativi e, dall'altro, con la necessitŕ di osservare i comuni protocolli diagnostici accreditati per le varie specialitŕ mediche. Nel presente contributo si commenta la statistica delle necessitŕ di interventi sanitari, non dipendenti direttamente dalla disabilitŕ, nel corso di un anno solare; si esaminano le criticitŕ e si propongono criteri di revisione dei protocolli in uso, per adattarli alla condizione di disabilitŕ grave, seguendo alcuni esempi giŕ attivi in due grandi ospedali italiani.
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Marcuccio, Massimo y Vanessa Lo Turco. "Università, Imprese e Soggetti Intermediari nei Processi di Innovazione Didattica nelle Scuole di Dottorato. Uno Studio di Caso M". EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, n.º 2 (diciembre de 2022): 91–108. http://dx.doi.org/10.3280/exioa2-2022oa15083.

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Nell'ambito del dottorato di ricerca in Italia, negli ultimi vent'anni si registra un incremento degli iscritti così come dei dottori di ricerca inseritisi nel mondo del lavoro. Tuttavia, confrontando i dati nazionali con quelli internazionali, la percentuale dei dottori di ricerca occupati risulta inferiore in relazione al totale della forza lavoro. Inoltre, molti dei dottori di ricerca ritengono di non utilizzare nel loro lavoro le competenze sviluppate durante il dottorato mentre altri trovano migliori opportunità di lavoro all'estero. Questa situazione problematica sembra trovare una possibile soluzione nell'introduzione di curricula innovativi nei dottorati. Il contributo presenta gli esiti di uno studio di caso multiplo realizzato nel 2021 relativo a un percorso innovativo di educazione non formale sui temi dell'Open innovation promosso da un soggetto intermediario dell'Emilia-Romagna e rivolto ad aziende e dottorandi degli atenei emiliano-romagnoli. L'impianto della ricerca empirica è stato messo a punto a partire da una cornice teorica che ha integrato tre diversi modelli: la Comunità di Pratica, l'apprendimento basato sulla sfida e l'hackathon. L'obiettivo principale è stato quello di descrivere la sostenibilità, l'efficienza e l'efficacia del percorso innovativo. Sono stati coinvolti 14 dottorandi, 8 rappresentanti di quattro imprese, 4 referenti di un soggetto intermediario e 4 consulenti aziendali. I dati sono stati rilevati attraverso l'analisi di documenti, interviste e questionari. Dai principali esiti emerge che il percorso indagato risulta sostenibile, sebbene richieda alcuni adattamenti per migliorarne l'efficienza, e in grado di favorire la costituzione di comunità di pratica capaci di promuovere apprendimenti.
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Patrone, Carlotta, Alessio Nicoli, Pasqualino Squillace, Matteo Puntoni y Isabella Cevasco. "Indagine sul fenomeno del re-ricovero nel reparto Area a Conduzione Infermieristica (ACI) in un ospedale organizzato per intensità di cura". MECOSAN, n.º 115 (enero de 2021): 29–48. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115003.

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Il fenomeno del re-ricovero impatta fortemente sulla sanita pubblica e ha subito un sempre maggiore interesse da parte della comunita scientifica. E stato dimostrato che diversi parametri possano influenzare tale fenomeno. L'educazione terapeutica e uno di questi. Obiettivo del presente lavoro e analizzare come un reparto a conduzione infermieristica caratterizzato da un'importate educazione terapeutica possa impattare sulla riduzione di tale fenomeno. A tal fine, sono stati estratti i dati relativi a un anno di attivita del reparto a conduzione infermieristica che sono stati confrontati con un gruppo di controllo di pazienti ricoverati nel medesimo ospedale con analoghe caratteristiche in rapporto 1:2. Sono stati calcolati indicatori di "controllo" rispetto al fenomeno del re-ricovero (numero re-ricovero e durata della loro degenza). I risultati dello studio sono stati: 1 episodio di re-ricovero, con una durata di 15 giorni, in ACI a fronte dei 22 episodi di re-ricovero del gruppo di controllo con 188 giornate di degenza complessivi. Sono stati inoltre monitorati ulteriori parametri relativi al benessere organizzativo degli infermieri che hanno riportato risultati quali la diminuzione della % di attivita omesse e l'azzeramento di giornate di assenza. Anche l'efficacia del riconoscimento tempestivo di 5 eventi critici clinici ha impedito che la situazione evolvesse negativamente. In questo lavoro e stato quindi dimostrato come una gestione prettamente infermieristica e l'educazione terapeutica possano impattare positivamente sul re-ricovero e sono state fatte considerazioni che possono essere estese anche ad altri contesti.
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SIMÕES, Patricia Maria Uchôa y Mariana Uchôa Simões BARBOSA. "Bebês em creches nas zonas rurais do Brasil". INTERRITÓRIOS 6, n.º 10 (14 de abril de 2020): 264. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244906.

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RESUMONo Brasil, a história da educação institucionalizada dos bebês inicia-se com instituições voltadas para o atendimento das populações mais pobres das cidades e está relacionada à industrialização e urbanização. Essa origem explica, em parte, a escassa oferta de Educação Infantil para as populações rurais, até hoje. O estudo debate a trajetória das creches das zonas rurais, analisa alguns dos indicadores educacionais e dados da implantação do Proinfância nessas áreas. As conclusões apontam para os avanços na legislação e a melhoria dos indicadores educacionais nas primeiras décadas desse século, também apresenta o Proinfância como uma alternativa para as zonas rurais, com a oferta de apoio aos municípios na construção de políticas de inclusão dos bebês em creche com maior qualidade de atendimento. Faz-se necessário a afirmação desses bebês como sujeitos de direitos, da sua educação como condição de cidadania e da especificidade da creche nas zonas rurais como direito à diferença.Bebês. Creche. Educação Infantil do Campo. Babies in daycare centers in rural BrazilABSTRACT In Brazil, the history of institutionalized baby education begins with institutions aimed at serving the poorest populations in cities and is related to industrialization and urbanization. This origin explains, in part, the scarce offer of Early Childhood Education for rural populations, even today. The study debates the trajectory of daycare centers in rural areas, analyzes some of the educational indicators and data on the implementation of Proinfância in these areas. The conclusions point to advances in legislation and the improvement of educational indicators in the first decades of this century, it also presents Proinfância as an alternative for rural areas, with the offer of support to municipalities in the construction of policies for the inclusion of babies in daycare centers with higher quality of care. It is necessary to affirm these babies as subjects of rights, their education as a condition of citizenship and the specificity of daycare in rural areas as the right to difference.Babies. Nursery. Rural Early Childhood Education. Bebés en guarderías en zonas rurales de BrasilRESUMEN En Brasil, la historia de la educación institucionalizada de bebes comienza con instituciones destinadas a servir a las poblaciones más pobres de las ciudades y está relacionada con la industrialización y la urbanización. Este origen explica, en parte, la escasa oferta de educación de la primera infancia para las poblaciones rurales, incluso hoy en día. El estudio debate la trayectoria de las guarderías en áreas rurales, analiza algunos de los indicadores educacionales y los datos sobre la implementación de “Proinfância” en estas áreas. Las conclusiones apuntan a avances en la legislación y la mejora de los indicadores educacionales en las primeras décadas de este siglo, también presenta a “Proinfância” como una alternativa para las zonas rurales, ofreciendo apoyo a los municipios en la construcción de políticas para la inclusión de bebés en guarderías con mejor calidad de cuidado. Es necesario afirmar que estos bebés son sujetos de derechos, su educación debe ser entendida como condición de ciudadanía y la especificidad de la guardería en las zonas rurales como un derecho a la diferencia.Bebés. Guardería. Educación de la primera infancia rural. Bambini in asili nele aree rurali del BrasileSINTESEIn Brasile, la storia dell'educazione al bambino istituzionalizzata inizia con istituzioni progettate per servire le popolazioni più povere delle città ed è legata all'industrializzazione e all'urbanizzazione. Questa origine spiega, in parte, l'offerta limitata di educazione della prima infanzia per le popolazioni rurali, anche oggi. Lo studio discute la traiettoria degli asili nelle aree rurali, analizza alcuni degli indicatori e dati educativi sull'attuazione di "Proinfância" in queste aree. Le conclusioni indicano i progressi della legislazione e il miglioramento degli indicatori educativi nei primi decenni di questo secolo, inoltre presenta "Proinfância" come alternativa alle aree rurali, offrendo supporto ai comuni nella costruzione di politiche per l'inclusione dei bambini negli asili nido con una migliore qualità delle cure. È necessario affermare che questi bambini sono soggetti di diritti, la loro educazione deve essere intesa come una condizione di cittadinanza e la specificità dell'assistenza all'infanzia nelle aree rurali come un diritto alla differenza.
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Maciá Andreu, María José, Javier Sánchez-Sánchez, José Antonio García Córdoba y Ana María Gallardo Guerrero. "Análisis de la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos en Educación Secundaria Obligatoria". Cuadernos de Psicología del Deporte 21, n.º 1 (1 de enero de 2021): 242–57. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.395671.

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Las instalaciones deportivas escolares son el marco idóneo donde los alumnos deben de adquirir los hábitos de actividad física, estableciendo el Real Decreto 132/2010, que estas deben de cumplir con las condiciones de seguridad y accesibilidad que determine la legislación vigente. No obstante, varias investigaciones previas alertan del incumplimiento de dichos requisitos, siendo el objetivo del presente estudio el análisis de aquellos relacionados con la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos utilizados para impartir las clases de Educación Física en la etapa de Educación Secundaria Obligatoria (ESO). La investigación se llevó a cabo en n=45 Institutos de ESO de titularidad pública de la Región de Murcia, a través de una observación in situ con dos listas de control ad hoc en función del espacio a analizar, de 71 ítems para espacios cubiertos y 36 ítems para espacios al aire libre, de respuesta dicotómica (SI/NO), elaboradas a partir de la normativa y legislación vigente. Los resultados muestran un porcentaje medio de cumplimiento del 63,05±7,09 en espacios cubiertos (n=51) y del 61,52±8,70 en espacios al aire libre (n=93) detectándose diferencias estadísticamente significativas en los cubiertos (p <0,05) en función de su titularidad, con un cumplimiento mayor en los municipales. Ninguno de los espacios deportivos analizados cumple con todos los requisitos establecidos, detectando numerosas deficiencias respecto a su seguridad que pueden conllevar riesgos, así como en relación a su accesibilidad, apreciando barreras arquitectónicas y un alto incumplimiento de los aspectos relacionados con la accesibilidad cognitiva y limitaciones de tipo visual. School sports facilities are the ideal framework where students must acquire physical activity habits, establishing Royal Decree 132/2010, that they must comply with the safety and accessibility conditions determined by current legislation. However, several previous research warn of non-compliance with these requirements, being the objective of this study the analysis of those related to the safety and accessibility of the sports facilities used in Physical Education classes at the compulsory secondary education stage. This research was carried out in n=45 compulsory secondary education schools of public ownership of the Region of Murcia, through an in situ observation with two ad hoc checklists according to the space to be analyzed, of 71 items for indoor facilities and 36 items for outdoor ones, of dichotomous response (YES/NO), developed from the current regulations and legislation. The results show an average percentage of compliance of 63.05±7.09 in indoor facilities (n=51) and 61.52±8.70 in outdoor spaces (n=93) detecting statistically significant differences in the indoor ones (p <0.05) depending on their ownership, with greater compliance in the municipal. None of the sports facilities analyzed meets all the established requirements, detecting numerous deficiencies regarding their safety that may entail risks, as well as in relation to their accessibility, appreciating architectural barriers and a high breach of the aspects related to cognitive accessibility and visual limitations. Le strutture sportive scolastiche sono il quadro ideale in cui gli studenti devono acquisire abitudini di attività fisica, stabilendo il regio decreto 132/2010, che deve rispettare le condizioni di sicurezza e accessibilità stabilite dalla normativa vigente. Tuttavia, diverse indagini precedenti avvertono della violazione di questi requisiti, essendo l'obiettivo del presente studio l'analisi di quelli relativi alla sicurezza e all'accessibilità degli spazi sportivi utilizzati per insegnare le lezioni di educazione fisica nell'istruzione secondaria obbligatoria (ESO). L'indagine è stata condotta in n=45 istituti ESO di proprietà pubblica della regione di Murcia, attraverso un'osservazione sistematica con due liste di controllo ad hoc a seconda dello spazio da analizzare, di 71 articoli per spazi coperti e 36 articoli per spazi esterni, risposta dicotomica (SÌ/NO), preparati dalle normative e dalla legislazione vigenti. I risultati mostrano una percentuale media di conformità di 63,05±7,09 negli spazi coperti (n=51) e 61,52±8,70 negli spazi esterni (n=93), rilevando differenze statisticamente significative negli spazi coperti (p <0,05) a seconda della proprietà, con una maggiore conformità nei comuni. Nessuna delle aree sportive analizzate soddisfa tutti i requisiti stabiliti, rilevando numerose carenze relative alla loro sicurezza che possono comportare rischi, nonché in relazione alla loro accessibilità, apprezzando le barriere architettoniche e un'alta violazione degli aspetti relativi all'accessibilità e alle limitazioni cognitive tipo visivo. As instalações esportivas escolares são a estrutura ideal onde os estudantes devem adquirir hábitos de atividade física, estabelecendo o Real Decreto 132/2010, que deve obedecer às condições de segurança e acessibilidade determinadas pela legislação vigente. No entanto, várias investigações anteriores alertam para a violação desses requisitos, sendo o objetivo do presente estudo a análise daqueles relacionados à segurança e acessibilidade dos espaços esportivos utilizados para o ensino das aulas de Educação Física no Ensino Médio obrigatório (ESO). A investigação foi realizada em n=45 institutos ESO de propriedade pública da Região de Múrcia, através de uma observação in situ com duas listas de verificação ad hoc, dependendo do espaço a ser analisado, de 71 itens para espaços cobertos e 36 itens para espaços ao ar livre, resposta dicotômica (SIM/NÃO), elaborado a partir da legislação e regulamentação vigentes. Os resultados mostram uma porcentagem média de conformidade de 63,05±7,09 nos espaços cobertos (n=51) e 61,52±8,70 nos espaços ao ar livre (n=93), sendo detectadas diferenças estatisticamente significantes (p <0,05) dependendo de sua propriedade, com maior conformidade nos municípios. Nenhuma das áreas de esportes analisadas atende a todos os requisitos estabelecidos, detectando inúmeras deficiências em relação à sua segurança que podem acarretar riscos, bem como em relação à sua acessibilidade, valorização de barreiras arquitetônicas e alta quebra de aspectos relacionados à acessibilidade cognitiva e limitações tipo visual.
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Manici, Stefano. "Per una pedagogia del soggetto: la centralità della persona negli interventi educativi". Ricerca Psicoanalitica 33, n.º 1 (28 de abril de 2022). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2022.607.

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Il presente articolo propone ed espone un punto di vista professionale sul sapere e sulle pratiche pedagogiche contemporanee, soffermandosi in particolare sulla centralità dei soggetti in educazione. Il sapere pedagogico versa in uno stadio di ‘incertezza e precarietà’, lasciando aperti alcuni nodi sui modelli educativi, culturali e sociali. L’esplicitazione delle ‘precarietà’ del lavoro educativo merita di trovare un significato: l’incertezza si fa salutare debolezza, come Sergio Tramma ricorda in ‘L’educatore imperfetto’, la ‘costituzione instabile’ dell’educativo ne è la sua intrinseca forza perché rappresenta la costante apertura alla trasformazione, alla possibilità, alla lettura del cambiamento. Quale tensione deve accompagnare la mission educativa dei professionisti che operano nel campo delle scienze sociali, quali valori accompagnano l’agire educativo, infine quali proposte si possono attivare per creare un terreno pedagogico che possa essere fertile e foriero di suggestioni? Il paradigma della complessità che attraversa il ‘sapere sociale’ non deve solo preoccuparsi delle problematiche inerenti alle letture del contemporaneo ma può attivare energie e risorse inattese, in grado di ripensare il ruolo delle competenze di tutte le funzioni a valenza educativo-sociale (docente, educatore territoriale, assistente sociale, animatore di comunità, psicologo, mentore). La scommessa è quella di generare teorie ed esperienze trasformative che possano restituire protagonismo ai soggetti in educazione, sia nella dimensione individuale che in quella collettiva.
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Pescarmona, Isabella y Giulia Gozzelino. "From a different perspective. The Pedagogies of Others for an Intercultural and Sustainable Relationship among Humanity, Nature and Society". MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, n.º 2 (diciembre de 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00145.

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Nel quadro dello sviluppo sostenibile promosso dall’Agenda 2030, il contributo entra in dialogo con le proposte culturali, sociali ed economiche del Buen vivir (Ecuador e Bolivia) e dell'Ubuntu (Sud Africa) come occasione di riflessione pedagogica e interculturale. Ascoltare diverse interpretazioni di sviluppo umano, realizzate in comunità (attraverso prassi di responsabilità, educazione e partecipazione) e in equilibrio con l’ambiente (nel rispetto dei diritti della natura), non è solo un modo per conoscere la storia degli altri, ma diventa un atto di giustizia sociale se si riconosce il diritto di voce a altre visioni e si mette in discussione la nostra prospettiva, basata su un assunto individualista e eurocentrico. Nuovi sguardi ci insegnano la necessità di nutrire la diversità culturale, sociale e biologica come responsabilità pedagogica e economica per educare alla ricerca di risposte alternative e aprire le porte dell'oikos al mondo.
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Diamare, Sara, Anna Ferrara, Gaetana Polito, Marina Salerno, Marinella Mantice y Giancarlo Pocetta. "Un metodo di Embodied Education in Riabilitazione: approcci di valutazione partecipata e di empowerment psicocorporeo". Journal of Advanced Health Care, 11 de septiembre de 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-002.

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Nella teoria bio-psico-sociale, la visione salutogenetica (Antonowsky, 1979) è volta a promuovere il benessere. La promozione della salute indica un processo di cambiamento e sviluppo adattivo diretto alla prevenzione primaria, secondaria e terziaria attraverso la diffusione di stili di vita sani. Nel presente lavoro si propone un modello di salutogenesi: “I Salotti del Ben-Essere” (S. Diamare, 2015), sperimentato dall'ASL NA 1 Centro UOC. Qualità e Umanizzazione, che prevede lo gv. sviluppo di tematiche di salutogenesi in laboratori esperienziali di consapevolezza psico-corporea, implementato in Campania attraverso la rete OMS di Promozione della Salute: Health Promoting Hospitals & Health Service (HPH & HS). Quale approccio olistico di Health Advocacy, I Salotti del Ben-Essere© rappresentano uno spazio multicentrico e multiprofessionale di assistenza partecipativa, rivolta a piccoli gruppi ed a comunità, in cui un team specializzato realizza un programma multidisciplinare di educazione sanitaria prevalentemente in un setting di riabilitazione. L’educazione alla salute trova, durante un trattamento riabilitativo, la collocazione più proficua per sostenere la motivazione al cambiamento consapevole di stili di vita perniciosi. Il metodo "Salotti del Ben-Essere" può essere utilizzato, come Peer Education, anche nel sistema universitario. Questa metodologia è stata testata, infatti, con gli studenti di Scienze dell'Educazione presso l’Università Suor Orsola Benincasa. I risultati sono stati soddisfacenti in tutti i contesti.
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Bortolotti, Alessandro y Simon Beames. "‘ON MONDAY AFTERNOONS WE GO TO DISCOVER THE WORLD!’: UNDERSTANDING A TRADITIONAL ITALIAN PRIMARY SCHOOL’S ADAPTATION TO A STUDENT-DRIVEN APPROACH TO LEARNING / IL LUNEDÌ POMERIGGIO ANDIAMO A SCOPRIRE IL MONDO: MODIFICAZIONI NELL’APPROCCIO SCOLASTICO TRADIZIONALE A FAVORE DI PERCORSI D’APPRENDIMENTO GUIDATI DAGLI ALUNNI IN UNA SCUOLA PRIMARIA ITALIANA". European Journal of Education Studies 8, n.º 1 (24 de diciembre de 2020). http://dx.doi.org/10.46827/ejes.v8i1.3502.

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Across the globe, increasing attention is being paid to curricular learning outside the classroom. While there is no Italian national outdoor learning policy, there is a growing wave of lecturers, teachers, schools, environmental education centres, who are developing this field. This paper examines one rural primary school’s attempts to incorporate learning outside the classroom into their rather conventional teaching practices. Michael Fullan’s seven premises of ‘change knowledge’ are employed to lend a deeper interrogation of the findings. Since the boundaries of inquiry were so clear, in terms of context, space-time, and people, a case study design was used. Data generation featured two principal methods and took place over a six-year period. First, there were open-ended interviews with each of the two principal educators; two focus group interviews with the entire staff team; and large focus groups with senior pupils. Field notes from participant observation and informal conversations were also used. The findings highlighted the importance of alliances between teachers, parents, and the wider community; the need for pupils to have the power to shape what is being learned; and the value of having pupil groups with different ages and abilities. The teachers stressed how crucial it was for pupils to learn how to critically refine the questions they were asking about their ‘places’. Further analysis of the data showed that Fullan’s premises of motivation and commitment, learning in context, capacity building, and persistence and flexibility were especially present. A livello globale, si registra un crescente interesse nello sviluppare il curriculum scolastico all’aperto. In Italia, pur non essendoci un diretto interesse da parte di organizzazioni centrali, si assiste comunque ad un’ondata di docenti, insegnanti, scuole, centri di educazione ambientale, che stanno vieppiù sviluppando questo settore. Il presente lavoro esamina gli sforzi di una scuola elementare rurale, al fine d’inserire l'apprendimento all’aperto nelle proprie pratiche didattiche, generalmente piuttosto convenzionali. Le sette premesse di Michael Fullan per "cambiare la conoscenza" sono state utilizzate per riflettere a fondo sui risultati ottenuti. Poiché i confini dell’indagine qui sviluppata erano molto chiari in termini di contesto spazio-temporale e personale, è stato adottato l’approccio dello “studio di caso”. I dati sono stati raccolti nell'arco di sei anni, attraverso due metodi principali. In primo luogo, si sono utilizzate interviste approfondite con ciascuno dei due insegnanti principali della scuola; due incontri di focus group con l'intero corpo insegnante; e focus group allargati a tutti gli alunni. Inoltre, sono state raccolte numerose note di campo provenienti sia dall'osservazione dei partecipanti, sia da conversazioni informali. In generale, i risultati hanno evidenziato l'importanza dell’alleanza tra insegnanti, genitori e con la comunità locale; la necessità che gli alunni abbiano la possibilità di essere coinvolti nella definizione dei contenuti d’apprendimento; il valore dei gruppi d’alunni con età e capacità diverse. Gli insegnanti hanno sottolineato quanto sia cruciale che gli alunni imparino ad affinare criticamente le domande che si ponevano sui loro "luoghi". Un'ulteriore analisi dei dati ha mostrato che le premesse di Fullan su motivazione, impegno, apprendimento nel contesto, sviluppo delle capacità, continuità e flessibilità, siano particolarmente presenti. <p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0720/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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Asteggiano, Riccardo. "Cardio-oncologia: dal servizio dedicato intraospedaliero al cardiologo generale". Cardiologia Ambulatoriale, 30 de noviembre de 2020, 167–69. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-3.

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Il Cardiologo Generale (CG) è coinvolto nella gestione del paziente oncologico con possibili complicanze cardiovascolari (CV) sia per motivi epidemiologici, che per la correzione dei fattori di rischio comuni alle malattie CV e al cancro, che per l’individuazione e la cura di effetti tossici della terapia oncologica, soprattutto nel Follow-Up (F-U) a lungo termine. Per un’ottimale gestione del paziente Cardio-Oncologico (C-O) è necessaria una profonda azione di insegnamento ed educazione all’argomento ed una pianificazione rigorosa dell’organizzazione dei servizi di C-O che prevedano anche l’inclusione del CG.
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Costa, Edinaldo Siqueira da y Silvana Rodrigues da Silva. "Fattori di rischio per l’ipertensione arteriosa sistemica: valutazione dell’efficacia delle azioni di educazione sanitaria". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 4 de septiembre de 2020, 171–93. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/arteriosa-sistemica.

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L’ipertensione arteriosa sistemica è la più frequente delle malattie cardiovascolari e risponde come principale fattore di rischio per le complicanze più comuni, come l’ictus e l’infarto miocardico acuto, oltre alla malattia renale cronica allo stadio finale. L’educazione sanitaria è lo strumento principale per i cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita, fondamentale nel processo preventivo per questa patologia. L’obiettivo di questa ricerca era quello di analizzare l’influenza delle azioni educative in salute sull’ipertensione arteriosa sistemica nel cambiamento di stile di vita dei servi della Corte di giustizia dello Stato di Amap. Lo studio ha avuto la partecipazione di 255 server ed è stato utilizzato un questionario per la raccolta dei dati, che sono stati analizzati tramite SPSS versione 22 (IBM SPSS, USA). È stato osservato che il 54,1% era di sesso femminile, il 66,3% marrone, il 33,7% tra i 40 e i 49 anni, il 47,8% aveva un’istruzione superiore e il 59,6% era sposato o viveva in un’unione stabile. L’indice di massa corporea ha mostrato che il 48,2% era ≥ sovrappeso, il 64,7% aveva una circonferenza addominale aumentata e il 10,6% aveva valori capillari di glucosio nel sangue ≥ 99 mg/dL. Per quanto riguarda la pressione sanguigna, il 33,3% degli uomini e il 21,7% delle donne avevano PA ≥ e 140 e/o 90 mmHg. Per quanto riguarda la partecipazione a qualche attività preventiva o educativa, il 76,1% ha dichiarato sì, di cui il 60,4% li ha considerati soddisfacenti e il 44,7% ritiene che non vi sia alcuna influenza sul cambiamento di stile di vita. Si è concluso che le azioni di educazione sanitaria stanno in parte influenzando il cambiamento delle abitudini dei dipendenti, perché gli indici dei fattori di rischio sollevano ancora preoccupazione.
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