Literatura académica sobre el tema "Ectoenzyme activities"
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Artículos de revistas sobre el tema "Ectoenzyme activities"
Ammerman, JW y WB Glover. "Continuous underway measurement of microbial ectoenzyme activities in aquatic ecosystems". Marine Ecology Progress Series 201 (2000): 1–12. http://dx.doi.org/10.3354/meps201001.
Texto completoOrcutt, KM, K. Gundersen y JW Ammerman. "Intense ectoenzyme activities associated with Trichodesmium colonies in the Sargasso Sea". Marine Ecology Progress Series 478 (25 de marzo de 2013): 101–13. http://dx.doi.org/10.3354/meps10153.
Texto completoSala, M. M. y H. Güde. "Development of microbial ectoenzyme activities in littoral sediments of Lake Constance". SIL Proceedings, 1922-2010 25, n.º 1 (septiembre de 1993): 633. http://dx.doi.org/10.1080/03680770.1992.11900211.
Texto completoChen, X. y J. D. Catravas. "PMA-activated neutrophils decrease pulmonary endothelial ectoenzyme activities in perfused rabbit lungs". American Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology 263, n.º 6 (1 de diciembre de 1992): L650—L656. http://dx.doi.org/10.1152/ajplung.1992.263.6.l650.
Texto completoBoyle, J. M., Y. Hey y M. Fox. "Nucleotide ectoenzyme activities of human and Chinese hamster fibroblasts in tissue culture". Biochemical Genetics 27, n.º 11-12 (diciembre de 1989): 655–71. http://dx.doi.org/10.1007/bf02396058.
Texto completoChen, X., M. Tzanela, M. K. Baumgartner, J. R. McCormick y J. D. Catravas. "PMA-activated neutrophils decrease ectoenzyme activities in rabbit aortic endothelial cells in culture". American Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology 263, n.º 6 (1 de diciembre de 1992): L657—L663. http://dx.doi.org/10.1152/ajplung.1992.263.6.l657.
Texto completoMorell, Andreas, Gabriele Losa, Stephan Carrel, Didier Heumann y Vladimir E. Von Fliedner. "Determination of ectoenzyme activities in leukemic cells and in established hematopoietic cell lines". American Journal of Hematology 21, n.º 3 (marzo de 1986): 289–98. http://dx.doi.org/10.1002/ajh.2830210308.
Texto completoPapapetropoulos, A., L. A. Elmore y J. D. Catravas. "Relationship between volume of bathing medium and ectoenzyme activity in monolayers of cultured BPAEC". American Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology 271, n.º 3 (1 de septiembre de 1996): L464—L469. http://dx.doi.org/10.1152/ajplung.1996.271.3.l464.
Texto completoFukuda, Rumi, Yoshiki Sohrin, Nobue Saotome, Hideki Fukuda, Toshi Nagata y Isao Koike. "East-west gradient in ectoenzyme activities in the subarctic Pacific: Possible regulation by zinc". Limnology and Oceanography 45, n.º 4 (junio de 2000): 930–39. http://dx.doi.org/10.4319/lo.2000.45.4.0930.
Texto completoSala, MM, M. Karner, L. Arin y C. Marrasé. "Measurement of ectoenzyme activities as an indication of inorganic nutrient imbalance in microbial communities". Aquatic Microbial Ecology 23 (2001): 301–11. http://dx.doi.org/10.3354/ame023301.
Texto completoTesis sobre el tema "Ectoenzyme activities"
Falconi, Claus Francois. "Complex water column nutrient dynamics in the Gulf of Trieste; freshwater nutrient discharge Vs biologicallly mediated cycling of dissolved organic matter". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3172.
Texto completoIl Golfo di Trieste, localizzato nella parte più settentrionale ed orientale del bacino Adriatico, rappresenta un’area peculiare per le sue caratteristiche geomorfologiche, oceanografiche e biologiche. In quest’area, in particolare, insistono diverse attività economiche che vanno dalla maricoltura al turismo e pertanto i problemi legati alla qualità ambientale sono oltremodo diversificati: da un lato è importante che la trofia del sistema supporti lo sviluppo e la crescita dei molluschi allevati e dall’altro la fruizione delle acque per la balneazione richiede requisiti di qualità precisi e stabiliti dalle normative europee. Alla base di qualsiasi approccio gestionale all’ambiente marino costiero è comunque necessario conoscere la dinamica dei composti che stanno alla base della rete alimentare e che rappresentano anche importanti segnali di apporti antropici al sistema. I nutrienti, siano essi nella forma inorganica o in quella organica, regolano le dinamiche trofiche dell’ecosistema costiero e sono oltremodo concentrati in prossimità di scarichi urbani o nelle acque a bassa salinità frutto del mescolamento tra fiume e mare. Nonostante i numerosi e approfonditi studi sull’ecosistema del Golfo di Trieste, la dinamica dei nutrienti è stata poco approfondita, soprattutto in relazione alla frazione organica. La ricerca svolta nell’ambito di questo dottorato ha avuto come obiettivi principali: La valutazione delle dinamiche spaziali e temporali della concentrazione dei macronutrienti, nella forma inorganica ed organica, nelle acque del Golfo di Trieste La verifica del ruolo degli apporti fluviali e antropici sulla loro disponibilità La comprensione dell'importanza delle attività microbiche di rimineralizzazione sulla disponibilità degli stessi. Il protocollo sperimentale ha previsto l'analisi di campioni d'acqua prelevati mensilmente in 9 stazioni del Golfo, nel periodo 2004-2008. Nella stazione storica C1 il campionamento è stato intensificato per meglio valutare le dinamiche temporali esplorando la variabilità giornaliera e quella a scala oraria. Poiché il Golfo è soggetto a notevoli apporti fluviali, è stato valutato il ruolo dell’Isonzo, il fiume più importante, e, a partire dal 2006, è stato considerato anche il Timavo. Per evidenziare il ruolo degli scarichi antropici sono stati considerati i dati provenienti dal Monitoraggio delle acque costiere predisposto dalla Regione FVG (2002-2005). L’imponente lavoro analitico ha permesso di confermare la scarsa disponibilità di fosforo nelle acque del Golfo anche in periodi di limitata utilizzazione biologica. L’apporto dei fiumi arricchisce le acque delle forme particellate ma non incide sulla frazione disciolta mentre gli scarichi urbani non influenzano significativamente la disponibilità. Importante risulta, invece, il ruolo della degradazione enzimatica della sostanza organica. Sia il fitoplancton che il batterioplancton producono, infatti, notevoli quantità di fosfatasi alcalina, enzima in grado di recuperare fosforo da molecole organiche. Attraverso la produzione di enzimi, i microrganismi riescono a sopperire alla scarsa disponibilità di molecole inorganiche, più facilmente utilizzabili ma estremamente meno abbondanti. Questi risultati sono oltremodo importanti per l’organizzazione dei futuri piani di monitoraggio degli ambienti marini costieri caratterizzati da forti input di acqua dolce sia di origine antropica che fluviale. La trofia del sistema, infatti, non è sostenuta soltanto dai Sali inorganici disciolti di azoto, fosforo e silicio ma è fortemente dipendente dal pool di organico sia disciolto che particellato. L’attività degradativi dei microrganismi su queste matrici consente loro di ottenere le sotanze essenziali per la crescita e la duplicazione.
XIX Ciclo
1966