Literatura académica sobre el tema "Ebraico antico"

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Artículos de revistas sobre el tema "Ebraico antico"

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Ivry, Alfred L. y Mauro Zonta. "La filosofia antica nel Medioevo ebraico: Le traduzioni ebraiche medievali dei testi filosofici antichi". Jewish Quarterly Review 90, n.º 1/2 (julio de 1999): 207. http://dx.doi.org/10.2307/1455413.

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Paci, G. "Le iscrizioni in lingua latina del la Cirenaica". Libyan Studies 25 (enero de 1994): 251–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006397.

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Resumen
Lo stanziarsi dei Greci in terra di Cirenaica nella seconda metà del VII secolo a.C. e la loro ininterrotta permanenza nella regione fino al tramonto della civiltà antica hanno dato luogo ad una mirabile fioritura di civiltà che noi conosciamo grazie alle testimonianze archeologiche, alla letteratura e alla cospicua messe dei documenti epigrafici: uno sviluppo civile tanto più sorprendente, per la sua ampiezza e ricchezza, ove si consideri l'isolamento in cui la popolazione greca è venuta a trovarsi — dal punto di vista geografico — rispetto alla restante nazione greca e ove si pensi alla forte e continua pressione cui la stessa fu sottoposta, d'altra parte, ad opera della popolazione indigena. Infatti i Greci non furono i soli ad abitare la regione: essi occuparono, arrivando, una terra già abitata da una popolazione libica, mentre successivamente — in età ellenistica — sopraggiunse una forte comunità ebraica; infine è da registrare una presenza romano-italica, pure abbastanza consistente, documentata per via epigrafica (vd. sotto) a partire dal I sec. a.C.La superiore civiltà greca esercitò un forte influsso sulla popolazione libica, o almeno su una parte di essa, e su quella ebraica, che furono più o meno profondamente ellenizzate: tanto che è possibile rintracciare — attraverso l'onomastica — una varia presenza di individui libici ed ebraici nell'epigrafia greca della Cirenaica (Masson 1976; Lüderitz 1983), che ne attesta anche l'avvicinarsi ad alcune istituzioni cittadine. Per contro non abbiamo, almeno finora, una autonoma produzione epigrafica Ubica o semitica dalla regione.
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Milani, Claudia. "Morale naturale e morale religiosa nel pensiero di Samuel David Luzzatto, sulla scorta delle fonti filosofiche e della tradizione ebraica più antica". Doctor Virtualis, n.º 17 (14 de mayo de 2022): 169–84. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7362/17844.

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Resumen
Il presente contributo indaga la questione del fondamento della legge morale ebraica sulla scorta dell’insegnamento di Samuel David Luzzatto (1800-1865). Egli afferma che le norme etiche sono insite nell’essere umano, ma questo non basta perché vengano rispettate: la rivelazione divina sostiene quindi la morale naturale, senza insegnare nulla di diverso da quest’ultima, ma fornendo un’adeguata propedeutica e prevedendo sanzioni e premi chiari. Soltanto il monoteismo, con il suo necessario corollario cultuale, può dunque fondare una morale efficace, che si manifesta essenzialmente nel praticare umanità e giustizia verso tutti gli esseri umani. This paper investigates the Jewish moral law’s foundation according with teaching of Samuel David Luzzatto (1800-1865). He affirms that ethical norms come from human being, but this is not enough for them to be respected: therefore divine revelation supports natural morality, teaching the same, but providing adequate preparation and providing penalties and rewards. Only monotheism, with its necessary worships, can therefore found an effective morality. It appears essentially in humanity and justice towards all human beings.
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Baricci, Erica. "LINGUAGGIO, COMICITÀ E PERSONAGGIO FEMMINILE NELL’EPITALAMIO GIUDEO-CATALANO PIYYU? NA’EH". Specula: Revista de Humanidades y Espiritualidad 5, n.º 1 (31 de enero de 2023). http://dx.doi.org/10.46583/specula_2023.1.1099.

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Resumen
Ad oggi sono noti alla comunità scientifica cinque epitalami giudeo-catalani, conservati in due manoscritti (Gerusalemme, Biblioteca Nazionale Universitaria, ms. 8° 3312 e Oxford, Bodleian Library, ms. Lyell 98) risalenti a metà XV secolo e provenienti da ambiente provenzale. Tra questi, una particolare attenzione spetta a piyyu? na’eh, un ‘canto festivo’ pensato per i festeggiamenti che seguono il rito nuziale. Questo canto è una parodia, dai toni umoristici e dalle forti allusioni erotiche, che si presenta in forma di dialogo tra i due sposi, un vecchio e una ragazza. Il primo non vuole consumare l’amore, data l’età, ma, per l’insistenza della moglie, le propone infine di farsi sostituire da un baldo giovanotto. L’interesse di questo testo riguarda innanzitutto il linguaggio, e in secondo luogo la sua forma letteraria. Per quanto riguarda il linguaggio, esso è scritto in un giudeo-catalano in cui la componente ebraica è sottilmente intrecciata a quella romanza. Gli ebraismi sono funzionali a suscitare il riso del pubblico, perché calati in un contesto triviale in cui la loro sacralità originaria crea un forte e comico contrasto. Alcuni dei termini ebraici hanno mutato il loro significato, assumendone uno connotato, secondo un fenomeno di slittamento semantico tipico dei Jewish Languages. Per questa ragione, piyyu? na’eh è anche un prezioso testimone linguistico di una fase poco attestata, perché alquanto antica, del giudeo-catalano parlato. A livello letterario, piyyu? na’eh è un testo assai ricercato, i cui toni ‘popolareggianti’ sono ottenuti attraverso un sapiente uso del linguaggio ‘colloquiale’, della metrica, della caratterizzazione stereotipica dei personaggi. In questo saggio, presento innanzitutto l’analisi semantica della componente ebraica, approfondendo le varie categorie linguistiche e/o stilistiche in cui possono essere fatti rientrare gli ebraismi del testo, per mostrare come questa dinamica riproduca ed esasperi per intenti comici la prassi linguistica quotidiana degli ebrei catalani dell’epoca e costituisca, dunque, sia un fatto stilistico, sia una preziosa testimonianza storico-linguistica. In secondo luogo, mostro come piyyu? na’eh sia stato composto da un autore dotto che disponeva di fonti letterarie ebraiche e romanze e propongo una contestualizzazione di questo tipo di testo nell’ambito del genere letterario romanzo della pastorella e della canzone di donna, in cui la figura femminile costituisce l’occasione della scenetta umoristica e la giustificazione del ricorso a un codice mistilingue.
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Volli, Ugo. "La rosa di Sharon: fiori e piante nella tradizione ebraica antica". Ocula 21 (1 de agosto de 2020). http://dx.doi.org/10.12977/ocula2020-28.

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Tesis sobre el tema "Ebraico antico"

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Marrazza, Massimiliano <1972&gt. "Il campo lessicale delle malattie e della guarigione in ebraico antico". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9573/1/dottoratoIIBologna2021.pdf.

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Resumen
Abstract La ricerca in oggetto è un’analisi componenziale dei lessemi indicativi di patologie e una di guarigione in ebraico antico. . Sono così citati sia il tratto distintivo (distinctive feature) che un lessema acquista alla fine e alla luce della ricerca stessa, sia il risultato dell’uso contestualizzato del lessema stesso. Alla fine, un’esatta disamina dei lessemi che indicano le malattie e gli stati di salute in EA, catalogati in un glossario, corredano la ricerca. La ricerca è divisa in tre sezioni principali: l’analisi distribuzionale e classematica, l’analisi paradigmatica e, infine, il glossario finale. L’analisi distribuzionale e classematica valuta ogni singola occorrenza del lessema nel corpus dell’EA (Iscrizioni, EB ed EQ) e individua la classe alla quale il lessema si riferisce. L’analisi paradigmatica si propone l’inserimento nella ricerca della ‘dimensione’ individuata per ogni lessema analizzato. . I rapporti individuati tra i vari lessemi sono di: antonomia graduale se essi si oppongono in base alla marcatezza della malattia descritta dal lessema stesso ovvero polare se l’opposizione avviene in base allo stato patologico stricto sensu. Infine, si attestano rapporti di iperonimia e iponimia. Alla luce delle opposizioni, il significato è da considerarsi come distinto dalla “designazione”, vale a dire dalla specifica e contestuale utilizzazione che la lingua attesta per il lessema. I lessemi analizzati sono: חֳלִי, מַחֲלָֽה e derivati, דְּוַי, דֶבֶר, צָרַעַת e זוֹב , דַּלֶּקֶת , חַרְחֻר, קַּדַּ֔חַת, שַּׁחֶ֙פֶת, גָּרָ֖ב, חֶרֶס*, יַלֶּ֔פֶת, נֶּ֗תֶק, שְׁחִ֥ין, טחור* e מַרְפֵּא
The research is a componential analysis of the lexemes indicative of pathologies and healing in ancient Hebrew. . The distinctive feature that a lexeme acquires at the end and in the light of the research itself, and the result of the contextualized use of the lexeme itself are thus cited. In the end, an exact examination of the lexemes that indicate diseases and health conditions in AH, cataloged in a glossary, accompany the research. . In this study the denotative lexemes of generic diseases (hyperonyms), specific diseases (hyponyms) are analyzed in opposition to a lexeme indicative of a state of recovery from them and of overall health. The research is divided into three main sections: the distributional and classematic analysis, the paradigmatic analysis and, finally, the final glossary. The distributional and classematic analysis assesses each single occurrence of the lexeme in the AH corpus (Inscriptions, BH and QH) and identifies the class to which the lexeme refers. The paradigmatic analysis proposes the insertion in the search of the 'dimension' identified for each lexeme analyzed. . Finally, there are reports of hyperonymy and hyponymy. In the light of the oppositions, the meaning is to be considered as distinct from the "designation", that is, from the specific and contextual use that the language attests to the lexeme. The analyzed lexemes are: חֳלִי, מַחֲלָֽה and derivates, דְּוַי, דֶבֶר, צָרַעַת e זוֹב , דַּלֶּקֶת , חַרְחֻר, קַּדַּ֔חַת, שַּׁחֶ֙פֶת, גָּרָ֖ב, חֶרֶס*, יַלֶּ֔פֶת, נֶּ֗תֶק, שְׁחִ֥ין, טחור* e מַרְפֵּא
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Tromba, Enrico <1975&gt. "Nuovi dati sulla sinagoga di bova marina nel contesto dell'archeologia ebraica della calabria tardo antica". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7214/1/Tromba_Enrico_Tesi.pdf.

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L’obiettivo del lavoro di ricerca consiste nell’analisi dei dati archeologici della sinagoga di Bova marina (RC). Dopo una veloce descrizione della presenza ebraica in Italia, attraverso i reperti archeologici, si è passati ad analizzare i dati degli scavi degli anni ’80 del Novecento e successivamente si è proceduto a delle nuove analisi stratigrafiche per definire la cronologia della sinagoga e dell’intero sito di S. Pasquale. Nella tesi sono riportati i nuovi dati inerenti il rilievo della sinagoga, le nuove ipotesi interpretative delle due aree sepolcrali e la lettura di un nuovo edificio collegabile alla stessa fase di vita della sinagoga.
The target of the research is the analysis of archaeological data of the Bova Marina (RC) synagogue. After a quick description of the Jewish presence in Italy, through the archaeological finds, it moved to analyze the data of the excavations of the 80s of the twentieth century and then we proceeded in the new stratigraphic analysis to define the history of the synagogue and the entire site of St. Pasquale. The thesis shows the new data concerning the importance of the synagogue, the new possible interpretations of the two burial grounds and reading a new building connected to the same phase of life of the synagogue.
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Tromba, Enrico <1975&gt. "Nuovi dati sulla sinagoga di bova marina nel contesto dell'archeologia ebraica della calabria tardo antica". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7214/.

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L’obiettivo del lavoro di ricerca consiste nell’analisi dei dati archeologici della sinagoga di Bova marina (RC). Dopo una veloce descrizione della presenza ebraica in Italia, attraverso i reperti archeologici, si è passati ad analizzare i dati degli scavi degli anni ’80 del Novecento e successivamente si è proceduto a delle nuove analisi stratigrafiche per definire la cronologia della sinagoga e dell’intero sito di S. Pasquale. Nella tesi sono riportati i nuovi dati inerenti il rilievo della sinagoga, le nuove ipotesi interpretative delle due aree sepolcrali e la lettura di un nuovo edificio collegabile alla stessa fase di vita della sinagoga.
The target of the research is the analysis of archaeological data of the Bova Marina (RC) synagogue. After a quick description of the Jewish presence in Italy, through the archaeological finds, it moved to analyze the data of the excavations of the 80s of the twentieth century and then we proceeded in the new stratigraphic analysis to define the history of the synagogue and the entire site of St. Pasquale. The thesis shows the new data concerning the importance of the synagogue, the new possible interpretations of the two burial grounds and reading a new building connected to the same phase of life of the synagogue.
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Tromba, Enrico. "Nuovi dati sulla sinagoga di Bova Marina nel contesto dell’archeologia ebraica della Calabria tardo antica". Thesis, Paris, EPHE, 2015. http://www.theses.fr/2015EPHE4038.

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Resumen
La recherche vise à revoir et analyser la situation du site archéologique de San Pasquale de Bova Marina (RC). Le site, découvert en 1983, a fait l'objet de fouilles archéologiques depuis 1985 qui ont révélé des structures légères de grande importance, parmi lesquelles se trouve un bâtiment classé comme une synagogue juive et daté du IVe siècle de notre ère. À côté de la structure juive ont été mis au jour d'autres bâtiments légers et deux zones de sépulture. Jusqu'à présent, la vie de la synagogue avait été datée du quatrième au sixième siècle de notre ère et les zones funéraires ont été mises en phase avec elle. Grâce à cette recherche, menée sur des documents et à travers une série de fouilles archéologiques, nous avons montré que la durée de vie de la synagogue ne va pas au-delà du milieu du Ve siècle et les deux cimetières ne sont pas reliés à elle. Nous reconstituons aussi plus précisément les différentes phases de la vie du bâtiment juif et leur développement. L'accent est mis sur des reconstructions tridimensionnelles de la mosaïque et de la salle de prière. Nous avons également constaté des différences profondes avec l'autre synagogue découverte en Italie, à Ostie, tandis que nous avons trouvé des points de contact avec les synagogues de la terre d'Israël, en particulier celles de la vallée de Beth Shéan. Le site de S. Pasquale di Bova Marina a donc connu une présence juive à partir du quatrième siècle jusqu’au milieu du cinquième lorsque la zone a continué à être utilisée principalement comme zone d'inhumation, puis l’arrêt de tout type de fréquentation au septième siècle, à l’instar d'autres sites sur la côte ionienne de la Calabre
The research aims to reconsider and analyze the situation of the archaeological site of San Pasquale of Bova Marina (RC). The site, discovered in 1983, was the subject of archaeological investigations since 1985 and brought to light structures of great importance, among which is a building identified as a Jewish synagogue and dated to the fourth century of our era. Along with the Jewish structure, were brought to light other buildings and two burial areas. Until now, the life of the synagogue had been dated from the fourth to the sixth century of our era and burial areas were put in phase with it. Through this research, carried out on documents and through a series of archaeological excavations, we have shown that the life of the synagogue does not go beyond the middle of the fifth century and the two cemeteries are not connected to it. We also reconstruct more accurately the various phases of Jewish building life and their development. Fundamental point were the three-dimensional reconstructions of the mosaic floor of the classroom and of the hall of the prayer. We also found profound differences with the other synagogue discovered in Italy, at Ostia, while we found important points of contact with the synagogues of the Land of Israel, in particular those of the valley of Beth She'an. The site of S. Pasquale of Bova marina, then, saw a Jewish attendance from the fourth century to the middle of the fifth when the area continued to be used primarily as a burial area and then stop any type of attendance in the seventh century, as other sites places on the Ionian coast of Calabria
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MARRAZZA, MASSIMILIANO. "Il campo lessicale degli aggettivi indicanti 'sano' e 'malato' in ebraico antico". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/559136.

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FUNELLI, ALESSANDRA. "Il campo lessicale dei verbi indicanti "pregare" in ebraico antico: riflessioni linguistiche e implicazioni storico-culturali". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1105860.

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La ricerca prende in esame i verbi indicanti "pregare" in ebraico antico e oltre ad analizzarli da un punto di vista linguistico cerca di trovare anche le loro implicazioni sia storiche sia culturali. - The research is about the lexical field of the verbs meaning "praying" in ancient Hebrew and tries to analyze the various implications from both the historical and the cultural point of view.
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Porczyk, Anna. "Erri De Luca e la Bibbia. Un autore formatosi sulle Sacre Scritture". Doctoral thesis, 2016. https://depotuw.ceon.pl/handle/item/1593.

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Resumen
Lo studio mira a fornire una visione della poetica dell’autore contemporaneo Erri De Luca attraverso elementi e motivi tratti dalle Sacre Scritture che ne costituiscono un principio unificatore. Tali rimandi alle fonti bibliche forniscono un metodo per la lettura e per l’interpretazione dell’opera deluchiana nella sua complessità. La scrittura dell’autore, nonostante la sua varietà, è unita dall’inserimento nell’imagery biblico-letteraria, carica di elementi da secoli radicati nell’immaginario comune dell’umanità. Con il termine imagery si intende un insieme di immagini, a cui appartengono i simboli, le metafore e le similitudini, i motivi e le convenzioni, nonché gli archetipi, rintracciabili nelle Sacre Scritture. La poetica di De Luca è analizzata in questa sede tramite l'individuazione delle immagini che costituiscono i principali elementi della narrazione sia per gli autori della Bibbia che per l’autore partenopeo. Ponendosi come obiettivo lo studio dell’opera deluchiana attraverso l’ottica dell’imagery delle Sacre Scritture, il presente lavoro è stato diviso in quattro parti. Nel primo capitolo si mira a fornire un quadro generale degli echi biblici nella letteratura italiana contemporanea, proponendo una breve descrizione dei temi e motivi a cui attingevano, e continuano ad attingere, i narratori e i poeti italiani. Inoltre, vengono in esso trattate le principali tendenze rintracciabili nelle riprese letterarie delle immagini bibliche, corredate di alcuni esempi. Così, si ha modo di osservare come la poetica di De Luca si collochi nel contesto della letteratura italiana novecentesca in cui è notevole la presenza della Bibbia. L’autore napoletano, pur rimanendo privo del sentimento religioso, non solo comprende le Sacre Scritture attraverso il senso metaforico delle stesse, ma le impiega anche come una matrice concettuale delle proprie opere letterarie, creando un universo biblico-letterario coerente e tutto suo. Nel secondo capitolo si ripercorre brevemente la biografia di De Luca, e in particolare alcuni aspetti della vita personale dell’autore con riferimenti alle opere. Tali riferimenti, in quanto ampiamente presenti nella scrittura deluchiana, formano uno dei due macrotesti a cui egli attinge creando la propria poetica, ovvero il macrotesto chiamato vita. In questa sezione vengono rievocati i concetti e le parole-chiave coniate dallo stesso De Luca, attraverso i quali egli pare desiderare di essere letto e interpretato. Il primo di tali concetti è ricondotto in questa sede all'idea della nostalgia delle radici, alla quale si collegano le riflessioni sulla cosiddetta altra possibilità, nonché sull'estraneità al mondo. Da questi concetti consegue una descrizione della militanza politica dello scrittore. Infine, si parla del termine con il quale l’autore definisce il proprio rapporto con la religione, ovvero la sua condizione di essere un non credente. Nella terza sezione viene descritto lo sviluppo dell’interesse di De Luca per la lettura, la traduzione e l’interpretazione delle Sacre Scritture. All’inizio si descrive la sua passione per la cultura e per la storia ebraica, sorta dallo studio della lingua dell’Antico Testamento, quest’ultima appresa con l’obiettivo di leggere il testo biblico nella sua forma originaria. Ciò ha poi finito per spingere lo scrittore verso l’approfondimento delle pratiche cabalistiche le quali, a loro volta, gli hanno permesso di intraprendere l’esegesi biblica. In seguito, si passa a una breve descrizione delle traduzioni deluchiane di alcuni libri della Bibbia in cui l’autore tenta di ricreare il testo in una forma più fedele a quella originale, servendosi della lingua italiana come strumento, più che considerare la versione tradotta un fine di per sé. Per questo motivo, le traduzioni vengono affrontate nel presente lavoro come un connettore, nonché un mezzo per arrivare dal testo di origine alla scrittura, più nel senso concettuale che temporale. Nella parte successiva del capitolo si analizzano le riscritture bibliche deluchiane, considerate non solo come un altro tipo di traduzione, ma perfino un’ulteriore tappa del lavoro traduttologico. Nel capitolo IV si esamina l’universo immaginario di De Luca, alla ricerca dei corrispettivi biblici degli elementi ricorrenti nella sua poetica, al fine di riportarli come esempi che avvalorino quello che ci pare il processo di automitizzazione dell’autore. Prendendo in considerazione gli aspetti di cui si è parlato nei capitoli precedenti, l’ultima parte della dissertazione presenta un’analisi degli intrecci tra il macrotesto della vita e il macrotesto della Bibbia. Si ravvisano immagini che si riferiscono al paesaggio, quali la sommità di un monte o di un’altura, luoghi di rifugio o di difesa naturale, il deserto e la terra desolata, l’immagine del mare, nonché dell’isola, della città e del giardino. In questa parte della tesi si ripercorrono, inoltre, le immagini che appartengono alle categorie degli attori e ambienti soprannaturali, dei personaggi, dei rapporti umani, delle piante, degli edifici, del mondo inorganico, delle forze della natura, dei suoni e, infine, della direzione, del movimento e delle azioni. Le medesime immagini vengono, per di più, descritte sotto i loro diversi aspetti. Così, il deserto è inteso sia come luogo fisico che come sinonimo della creazione e della condizione naturale in cui si trova l’uomo, nonché, a volte, del suo forzato stato d’animo che non ospita presenze né umane né divine. La montagna invece è vista tanto come una possibilità di incontrare il sacro quanto come una frontiera incolmabile. Tale limite è rappresentato anche dal monte artificiale della torre di Babele che l’autore menziona spesso nei suoi scritti riflettendo sul proprio mestiere di operaio. In seguito, si indica che l’immagine del mare è per lo scrittore un ulteriore riflesso di un luogo desertico, così come lo è il giardino, con gli alberi visti come incarnazioni di uomini e di Gesù. Nella seconda parte del capitolo si riflette sulla medesima immagine biblica del giardino, intesa tuttavia in modo diverso, ovvero come una terra promessa e paradiso perduto al quale l’uomo aspira, in senso simbolico, a ritornare. Infine, si presenta l’immagine della città percepita dall’autore sia come anticamera della terra paradisiaca, che, a volte, come il paradiso stesso, proprio come l’isola, sinonimo di una libertà eterna. In questa sezione del lavoro si mira a proporre un’ottica di analisi dell’opera deluchiana attraverso interi concetti biblici, rimanendo sempre nell’ambito dell’autofiction creata dall’autore attraverso le Sacre Scritture che ne costituiscono il motivo legante.
Celem rozprawy jest analiza twórczości współczesnego pisarza włoskiego Erriego De Luki przez pryzmat elementów i motywów zaczerpniętych z Biblii, które służą za jej spoiwo. Tego typu nawiązania do źródeł biblijnych są kluczem do lektury i interpretacji pisarstwa autora, które w całej swojej złożoności pozostaje zanurzone w metaforyce (imagery) biblijno literackiej, pełnej nawiązań od wieków zakorzenionych w ludzkiej wyobraźni. Termin imagery obejmuje zbiór biblijnych obrazów, w skład których wchodzą symbole, metafory, porównania, motywy oraz archetypy. Analiza twórczości De Luki polega na wyszczególnieniu tych właśnie obrazów, które tworzą podstawowe elementy narracji zarówno w przypadku autorów biblijnych, jak i neapolitańskiego pisarza. Opracowanie zostało podzielone na cztery części. W pierwszym rozdziale podjęto próbę przedstawienia ogólnego zarysu nawiązań do Biblii występujących we włoskiej literaturze współczesnej, w formie krótkiego opisu tematów i motywów podejmowanych przez włoskich pisarzy i poetów. Ponadto omówiono oraz opatrzono stosownymi przykładami główne tendencje literackich nawiązań do obrazów biblijnych. Pozwoliło to na zaobserwowanie, w jaki sposób twórczość De Luki wpisuje się w zbiór tych dzieł włoskiej literatury dwudziestowiecznej, w których widoczne są wpływy biblijne. Neapolitański autor, mimo deklarowanej niereligijności, nie tylko odczytuje metaforyczny sens Biblii, lecz także przyjmuje ją za matrycę dla swoich dzieł, kreując w ten sposób własne, spójne i unikalne uniwersum biblijno-literackie. Rozdział drugi opatrzono krótką notą biograficzną pisarza, a szczególną uwagę poświęcono tym aspektom życia autora, które znajdują odzwierciedlenie w jego dziełach. Jako że tego typu odwołania są w twórczości De Luki nadzwyczaj liczne, tworzą one jeden z dwóch makrotekstów, do których nawiązuje on w swojej poetyce, tj. makrotekst nazwany życiem (vita). W części tej przedstawiono słowa klucze wprowadzone przez samego De Lukę. Przypuszczać można, że autor chciałby w ten sposób wskazać czytelnikowi i krytyce sposób odczytania i interpretacji swojej twórczości. Pierwsze z tego rodzaju pojęć opiera się na koncepcji tęsknoty za powrotem do źródeł, z którą łączą się refleksje dotyczące tak zwanej innej możliwości (altra possibilità) oraz obcości wobec reszty świata. W dalszej części rozdziału opisano zaangażowanie autora w działalność polityczną, a następnie omówiono znaczenie, jakie ma dla De Luki termin niewierzący (non-credente), którym pisarz określa własny stosunek do religii. W rozdziale trzecim opisano zainteresowanie autora lekturą, tłumaczeniem i interpretacją Biblii, począwszy od zamiłowania do żydowskiej historii i kultury, której źródeł doszukiwać się można w nauce języka hebrajskiego. De Luca podjął się jej, by móc czytać teksty biblijne w ich wersji oryginalnej, co z kolei przyczyniło się do zgłębienia praktyk kabalistycznych, umożliwiających pisarzowi podjęcie własnej egzegezy biblijnej. Następnie omówione zostały tłumaczenia niektórych ksiąg biblijnych wykonane przez autora, których cechą charakterystyczną jest odtwarzanie tekstu w formie jak najbardziej zbliżonej do oryginału. W tym przypadku De Luca widzi w języku włoskim wyłącznie narzędzie i nie uznaje tłumaczenia jako celu samego w sobie. Dlatego też przełożone przez niego teksty zostały uznane w rozprawie za pewnego rodzaju „łącznik” oraz etap swoistej podróży od tekstu źródłowego do pisarstwa, bardziej w sensie koncepcyjnym niż czasowym. W kolejnej części rozdziału podjęto analizę tych utworów De Luki, które można by określić mianem dzieł „przepisujących” historie biblijne (riscritture) i które uznaje się nie tylko za inny rodzaj przekładu, ale wręcz kolejny etap pracy tłumacza. Rozdział czwarty przedstawia analizę uniwersum literackiego Erriego De Luki. Analiza ta prowadzona jest w formie poszukiwania biblijnych odpowiedników elementów, które pojawiają się w twórczości autora i stanowią potwierdzenie procesu, który można by określić mianem automityzacji. Mając na uwadze kwestie omówione w rozdziałach poprzedzających, w ostatniej części rozprawy opisano związki między makrotekstem życia a makrotekstem biblijnym. Przytoczono obrazy związane z pejzażem, takie jak szczyt góry lub wzniesienia, miejsca schronienia lub miejsca służące za naturalny azyl, obszary pustynne lub opuszczone, obraz morza, wyspy, miasta czy też ogrodu. W rozdziale opisano również obrazy należące do kategorii bohaterów i przestrzeni nadprzyrodzonych, postaci, związków międzyludzkich, roślin, budynków, świata nieorganicznego, sił natury, dźwięków, kierunków, ruchu oraz działań. Ponadto przedstawiono różne aspekty tych samych obrazów biblijnych. Przykładowo pustynia rozumiana jest zarówno jako miejsce fizyczne, jak i synonim stworzenia oraz naturalnych warunków, w których żyje człowiek, a chwilami również jako wymuszony stan psychofizyczny, pozbawiony zarówno obecności ludzkiej jak i boskiej. Szczyt górski daje możliwość spotkania ze świętością, ale jest także nieprzekraczalną granicą, podobnie jak zbudowana ludzką ręką wieża Babel, o której autor często wspomina w refleksjach na temat swojego zawodu robotnika. Obraz morza jest dla De Luki kolejnym odzwierciedleniem miejsca pustynnego, podobnie jak, paradoksalnie, ogród wypełniony drzewami, w których autor dostrzega uosobienie człowieka oraz postaci Jezusa. W drugiej części rozdziału omówiony został ten sam biblijny obraz ogrodu, rozumiany jednak jako ziemia obiecana i raj utracony, do którego człowiek pragnie, w sposób metaforyczny, powrócić. Następnie opisano obraz miasta, interpretowanego przez autora zarówno jako przedsionek raju, jak i – w niektórych przypadkach – sam raj, podobnie jak wyspa, rozumiana jako synonim wiecznej wolności. Rozdział czwarty stanowi propozycję analizy twórczości De Luki przez pryzmat obrazów biblijnych. Pozostaje jednocześnie w granicach autofikcji tworzonej przez neapolitańskiego pisarza i budowanej na Biblii, która stanowi jej fundament.
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Libros sobre el tema "Ebraico antico"

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Balboni, Maria Pia. L' antico cimitero ebraico di Finale Emilia. Modena: Aedes Muratoniana, 1996.

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Balboni, Maria Pia. L' antico cimitero ebraico di Finale Emilia. Modena: Aedes Muratoniana, 1996.

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L' Antico Testamento ebraico nella tradizione babilonese: I frammenti della Genizah. Torino: S. Zamorani, 1992.

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Aldo, Luzzatto, ed. La comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero. Milano: Il polifilo, 2000.

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5

Aldo, Luzzatto, ed. La comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero. Milano: Il polifilo, 2000.

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6

Laras, Giuseppe. Storia del pensiero ebraico nell'età antica. Firenze: Giuntina, 2006.

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7

Mauro, Zonta. La filosofia antica nel Medioevo ebraico: Le traduzioni ebraiche medievali dei testi filosofici antichi. Brescia: Paideia, 1996.

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8

Sembrano, Lucio. La regalità di Dio: Metafora ebraica e contesto culturale del Vicino Oriente antico. Bologna: EDB, 1997.

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9

Ramelli, Ilaria. Tempo ed eternità in età antica e patristica: Grecità, ebraismo e cristianesimo. Assisi: Cittadella editrice, 2015.

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10

Nella, Carmi Levi, Torre Ottolenghi Adriana, Levi Giuseppe y Comunità ebraica di Casale Monferrato., eds. Benedetto tu sia al tuo entrare: Le iscrizioni del Sacro tempio israelitico di Casale Monferrato. Casale Monferrato: Comunità ebraica di Casale Monferrato, 1994.

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Capítulos de libros sobre el tema "Ebraico antico"

1

Zatelli, Ida. "Il viaggio come paradigma esistenziale nella Bibbia e nella letteratura ebraica antica". En Studi e saggi, 47–51. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-467-0.05.

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Resumen
The divine command issued to Abraham in Genesis 12,1: «Go (lek-lekà) from your country and your kindred and your father’s house to the land that I will show you», presents us with a dramatic image of the human existence as it unfolds in the Bible and in the ancient Hebrew texts. It is a departure for an undisclosed destination from which there is no coming back, an act of unconditional trust. The patriarchs describe themselves as wanderers and nomads (see Genesis 47,9) and the road (derek), the way becomes a metaphor for life. True life lies beyond the known world; only those who take upon themselves to embark on a long and perilous journey will see the “promised land” towards which Israel’s and humanity’s adventure leads.
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