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De Vita, Luisa. "Le donne nell'accademia italiana: Identità, potere e carriera". Journal of Modern Italian Studies 22, n.º 4 (8 de agosto de 2017): 539–42. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2017.1350033.

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Bartoli, Elisabetta. "Lettere di donna: vita privata e pubblica nelle raccolte di modelli del XII secolo". De Medio Aevo 10, n.º 2 (24 de agosto de 2021): 387–99. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.75380.

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La scrittura di lettere è stata molto praticata anche in ambito femminile. Questo contributo, dopo una rapida esposizione dei problemi metodologici legati ai materiali epistolari, si concentra sul secolo XII, periodo in cui si afferma l’ars dictandi. I modelli epistolari elaborati e raccolti dai maestri mostrano donne comuni che scrivono lettere come esercizio quotidiano e costante. Abbiamo epistole di donne laiche e di donne che hanno scelto la vita monastica; i temi trattati sono l’amore, il matrimonio, la casa e la famiglia, il monastero, l’esercizio del potere. L’articolo analizza vari modelli epistolari, alcuni inediti, per mostrare i contenuti e la varietà delle lettere quotidiane femminili nel XII secolo.
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Forgacs, David. "The words of the migrant: tales of contemporary Italy". Papers of the British School at Rome 76 (noviembre de 2008): 277–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000507.

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L'articolo fornisce un quadro breve del progetto di ricerca ‘Linguaggio/lingua, spazio e potere in Italia sin dal 1800’ che sto conducendo alla British School at Rome dal 2006 al 2009, e fornisce esempi tratti da uno dei più completi case studies. Nell'insieme, con questi case studies si esaminano gli intrecci del linguaggio/lingua, dello spazio e del potere in un certo numero di istituzioni e agenzie, inclusi l'esercito, i tribunali e gli ospedali psichiatrici, e in ricerche etnografiche e antropologiche. Il caso qui illustrato è quello della recente immigrazione in Italia e in particolare la verbalizzazione delle relazioni di potere tra ospiti e immigrati, e le rappresentazioni verbali e visive degli immigrati. I due esempi costituiscono eventi che hanno avuto luogo nel campo di detenzione di Regina Pacis in Puglia e le rappresentazioni degli immigrati rumeni a Roma, incluse le giovani donne che lavorano come prostitute.
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Neppi Modona, Guido. "NEL MONDO DELLA GIUSTIZIA: FRATTURE E CONTINUITÀ TRA REGIME FASCISTA E ORDINAMENTO DEMOCRATICO". Il Politico 251, n.º 2 (3 de marzo de 2020): 239–54. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.247.

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Per quanto possa apparire paradossale, per alcuni decenni dopo la caduta del fascismo nel mondo della giustizia convivono radicali fratture rispetto al regime e ferrea continuità nella struttura ordinamentale, negli uomini (le donne entreranno in magistratura solo nel 1964) e nelle prassi operative della magistratura italiana. Per rendersi conto di quanto fosse profonda la contraddizione tra fratture e continuità converrà richiamare per sommi capi lo stato della giustizia nel regime fascista, che a sua volta si poneva in termini di sostanziale continuità con lo Stato liberale. La magistratura non godeva né dell’indipendenza esterna dal potere esecutivo, né dell’indipendenza interna dai vertici dell’organizzazione giudiziaria e dai capi degli uffici. In particolare, il pubblico ministero era in rapporto di diretta dipendenza dal Ministro della giustizia; quanto alla magistratura giudicante, i poteri relativi allo stato giuridico (ingresso in carriera, assegnazione della sede, trasferimenti, promozioni, incarichi direttivi, azione disciplinare) erano esercitati dal Ministro della giustizia o da commissioni di alti magistrati istituite presso il ministero. [continua]
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Loss, Donata. "C'č modo e modo. Un differente politico". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 18 (septiembre de 2012): 154–64. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018016.

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Nella prima parte del lavoro, "Sale e fuoco", l'autrice risponde alla domanda se esiste o meno un modo femminile di governare differente da quello patriarcale ancora in uso e lo fa attraverso il riferimento ad alcuni studi, in particolare Il potere di James Hillma, Masse e potere di Elias Canetti e Mondo e persona di Romano Guardini. Partendo dalla mitologia e dalla storia di Marěa Zambrano e Marija Gimbutas, Donata Loss espone alcuni esempi moderni e contemporanei di governo femminile, che chiama "esercizi di maternitŕ amministrativa". Nella seconda parte, "Carne e sangue", approfondisce l'analisi, occupandosi in particolare del "corpo sociale" delle donne, del loro sguardo e della loro lingua politica, studiati in particolare da Luisa Muraro, per concludere che il modo femminile di amministrare il mondo puň essere davvero differente, perché dŕ spazio ai sensi ed ai sentimenti ed in tale modo costruisce un mondo di reciprocitŕ, gratuitŕ e bellezza.
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Maino, Elisabetta. "Carcangiu, Bianca Maria (a cura di). — Donne e potere nel continente africano". Cahiers d'études africaines 46, n.º 183 (15 de septiembre de 2006): 640–42. http://dx.doi.org/10.4000/etudesafricaines.6072.

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Ferrari, Chiara. "Il giuramento del juju nel sex trafficking e meccanismi di affrancamento". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (noviembre de 2022): 183–202. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003010.

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Il presente contributo intende esplorare gli elementi che entrano in gioco durante il processo di affrancamento dal rito del juju nelle donne di origine africana sub-sahariana, trafficate con scopi sessuali. Diversi sono i contributi che in letteratura mettono in evidenza il potere di assoggettamento riconosciuto alla ritualità del ju-ju, ma pochi sono gli studi che si sono occupati di comprendere i meccanismi che qualificano il processo di affrancamento dal giuramento nel nuovo continente, effettuato senza aver estinto il debito. Con l'intento di colmare questa mancanza, presenteremo i risultati di una ricerca condotta con 26 donne sopravvissute al sex trafficking, provenienti dalla Nigeria, sottoposte al rito juju prima di partire per l'Italia. I principali risultati delle interviste mostrano la centralità della dimensione spirituale anche nel processo di emancipazione: quest'ultimo passa attraverso la riappropriazione e il rafforzamento di elementi spirituali cristiani utilizzati per svincolarsi dal giuramento.
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Visani, Enrico. "I rapporti fra gender e sex". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 30 (junio de 2010): 35–43. http://dx.doi.org/10.3280/pr2009-030003.

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Nella storia la differenza di gender e di sex si č sempre accompagnata da una marcata asimmetria di potere a favore dell'uomo. Solamente negli ultimi decenni sono cresciuti movimenti emancipativi diffusi delle donne rivolti allo sviluppo di una cultura della paritŕ dei sessi. Anche il campo della terapia famiglia č stato attraversato da questi movimenti e la critica femminista ha preso corpo nello sviluppo di una terapia familiare orientata al gender (gender sensitive). La famiglia rappresenta uno dei luoghi dove maggiormente la differenza di gender e sex pesa e queste differenze rappresentano una delle chiavi di volta per lo sviluppo dell'identitŕ. Uno sguardo complessivo alle differenze di gender e di sex presenti nella societŕ contemporanea lascia pensare che possa svilupparsi una cultura relazionale dell'interdipendenza fra gender e sex.
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D'Erasmo, Domizia. "Figure femminili e gestione del potere durante la VI Dinastia:le donne della corte di Pepi I". Vicino Oriente 24 (2020): 109–23. http://dx.doi.org/10.53131/vo2724-587x2020_6.

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Colella, Francesca, Giovanna Gianturco y Mariella Nocenzi. "La sfida delle donne in accademia: asimmetrie di potere, socializzazione alla professione e stili di leadership". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 148 (noviembre de 2017): 17–36. http://dx.doi.org/10.3280/sl2017-148002.

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Bellavitis, Anna. "Letizia Arcangeli et Susanna Peyronel(dir.) Donne di potere nel Rinascimento, Rome, Viella, 2010, 831 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 66, n.º 3 (septiembre de 2011): 894–96. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900011392.

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Korneeva, Tatiana. "Il mondo alla roversa, ovvero il potere delle donne nella Russia di Elisabetta Petrovna e Caterina II". Italica Wratislaviensia 10, n.º 2 (31 de diciembre de 2019): 147–60. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2019.10.1.22.

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Korneeva, Tatiana. "Il mondo alla roversa, ovvero il potere delle donne nella Russia di Elisabetta Petrovna e Caterina II". Italica Wratislaviensia 10, n.º 2 (31 de diciembre de 2019): 1–4. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2019.10.2.9.

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Curami, Andrea. "L'industria bellica prima dell'8 settembre". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 261 (febrero de 2011): 665–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261006.

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L'autore esamina le cause del sottoutilizzo dell'industria italiana durante il secondo conflitto mondiale, nonostante una disponibilitŕ di manodopera, forza motrice e materie prime superiore a quella che vi era stata nella Grande guerra, quando l'industria nazionale era stata al contrario capace di avviaremolte produzioni, di raggiungere alti livelli produttivi e di seguire l'evoluzione tecnologica. Staticitŕ progettuale e risultati quantitativamente e qualitativamente limitati caratterizzarono cosě il secondo conflitto mondiale e si spiegano sia con la maggior forza dell'industria rispetto al potere politico, sia con il timore di quest'ultimo di imporre al paese scelte che avrebbero potuto ridurre drasticamente il consenso al regime. In Italia, come in Germania, centrale fu la questione della disponibilitŕ di manodopera per l'industria, e in particolare di quella specializzata. Le richieste avanzate all'inizio del 1943 dai militari circa un uso piů intenso della manodopera (aumento dell'orario di lavoro, diversa normativa sui trasferimenti, impiego piů esteso di donne e ragazzi e controlli piů severi) vennero respinte da Mussolini, che poco dopo sottrasse agli Stati Maggiori ogni controllo sulla produzione bellica.
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Facchini, Carla y Magali Fia. "Direttrici e i Direttori di Dipartimento in un'università in transizione". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 168–94. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002007.

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L'università pubblica italiana è stata coinvolta nel 2010, con la legge n. 240, in un processo di riforma ispirato al New Public Management che, tra i suoi aspetti rilevanti, ha visto un mutamento della governance, ovvero degli assetti decisionali di Ateneo e di Dipartimento. Obiettivo del presente lavoro è quello di rilevare le percezioni dei Direttori di dipartimento sugli assetti decisionali nei Dipartimenti nel post-riforma e le valutazioni che dei Direttori sul proprio ruolo, prestando inoltre attenzione alla presenza di eventuali differenze di genere. Come suggerito dalla letteratura, le percezioni dei soggetti coinvolti sono meglio in grado di dare conto, rispetto alle regole formali scritte, delle relazioni di potere che caratterizzano gli as-setti di governance. In particolare, oltre alle percezioni complessive sui mutati as-setti decisionali, ci interessa verificare se vi siano anche differenze di genere per quanto riguarda la percezione della governance nei Dipartimenti e la percezione del proprio ruolo a seconda che a dirigere i il Dipartimento sia un uomo o una don-na. A tal fine si utilizzeranno i dati di una ricerca nazionale effettuata nel 2015 in-viando un questionario a tutti i Direttori di dipartimento delle università italiane. In generale gli assetti decisionali nel post-riforma non sembrano implementare, alme-no per i Dipartimenti, un modello puro di New Public Management, dato che la verticalizzazione appare contenuta e che consistenti sono i bilanciamenti al potere del Direttore negli assetti decisionali. Per quanto riguarda le differenze di genere, esse risultano contenute per quanto riguarda le percezioni di Direttori e Direttrici sull'influenza delle diverse figure accademiche nella governance. Questo apre ad un'interpretazione più in linea con l'esistenza di una pluralità di modelli di gover-nance sia tra gli uomini che tra le donne rispetto ad un'idea di stili di governo ‘ma-schili' e ‘femminili'. Infine, contrariamente a quanto rilevato per i modelli di go-vernance, vi sono differenze di genere abbastanza significative nelle valutazioni dei Direttori e delle Direttrici sul proprio ruolo e sulla rappresentanza del Diparti-mento negli organi di Ateneo. Rispetto ai loro colleghi, infatti, le donne tendono ad essere più autocritiche su entrambi gli aspetti. Questa risultanza appare in linea con il c.d. self-assessment bias, ovvero alla minor propensione femminile a riconoscere - e quindi valorizzare- il proprio ruolo -e conseguentemente, le proprie capacità e competenze. Questo potrebbe ripercuotersi negativamente sul proprio contesto la-vorativo e, in particolare, sulla capacità non solo di contrattare migliori condizioni retributive, ma anche di accedere alle posizioni apicali, accentuando, così, lo spe-cifico svantaggio femminile determinato in primo luogo dalla necessità di concilia-re ruoli professionali e ruoli familiari, ma anche, in non pochi casi, dallo stesso as-setto decisionale in cui si trovano ad operare.
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Piizzi, Paola, Eduardo De Paula y Márcia Chiamulera. "Máscara e mascaramentos femininos". ouvirOUver 16, n.º 1 (27 de julio de 2020): 12–15. http://dx.doi.org/10.14393/ouv-v16n1a2020-53840.

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Partindo dos grafites rupestres encontrados em uma gruta do deserto do Tassili n’Ajjer (Saara), considerado um exemplo de mascaramento estético feminino, será traçado um percurso histórico crítico que pretende percorrer as diferentes tipologias de mascaramento presentes nas diversas partes e culturas do mundo. Das máscaras funerárias às máscaras utilizadas para adquirir poder e qualidade de forças sobrenaturais, da tatuagem à escarificação e deformação estética, para então debruçar-se de modo particular sobre o mascaramento feminino. Este último tem um papel de extrema importância, por exemplo, para os ritos de iniciação das adolescentes ao status de mulheres nas tribos dos Mende, Terrine e Sherbro, que habitam as fronteiras entre Serra Leoa e a Libéria; ou nos casos das mulheres islâmicas que utilizam o véu (haïk na tradição argelina, chador no Irã, burqa no subcontinente indiano). Será, enfim, analisada a fundamental contribuição, no âmbito teatral e artístico, de Jacques Lecoq, Amleto Sartori e Donato Sartori graças a invenção da máscara neutra. Partendo dai graffiti rupestri rinvenuti in una grotta del deserto del Tassili n’Ajjer (Sahara), dove è presente un chiaro esempio di mascheramento estetico femminile, verrà tracciato un percorso storico-critico che vuole ripercorrere le differenti tipologie di mascheramento presenti nelle diverse parti e culture del mondo. Dalle maschere funerarie alle maschere utilizzate per acquisire potere e qualità di forze soprannaturali, dal tatuaggio alla sacrificazione e deformazione estetica, per poi soffermarsi in particolar modo sul mascheramento femminile. Quest’ultimo ha un ruolo di estrema importanza, ad esempio, per i riti d’iniziazione delle adolescenti allo status di donne nelle tribù dei Mende, Terrine e Sherbro, che abitano il confine tra Sierra Leone e la Liberia; oppure nel caso del delle donne islamiche che utilizzano il velo (haik nella tradizione algerina, chador in Iran, burqa nel subcontinente indiano…). Verrà infine analizzato il fondamentale contributo, in ambito teatrale ed artistico, apportato da Jacques Lecoq, Amleto Sartori e Donato Sartori grazie all’invenzione della maschera neutra.
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Meek, Christine. "Letizia Arcangeli and Susanna Peyronel, eds. Donne di potere nel Rinascimento. Rome: Viella S.r.l., 2008. 832 pp.index. illus. bibl. €55. ISBN: 978–88–8334–365–0." Renaissance Quarterly 62, n.º 4 (2009): 1248–49. http://dx.doi.org/10.1086/650054.

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Nascimento, David Inácio. "A Relação entre a Filosofia Foucaultiana e o Jornalismo". EDUCAÇÃO E FILOSOFIA 36, n.º 76 (21 de junio de 2022): 537–58. http://dx.doi.org/10.14393/revedfil.v36n76a2022-64851.

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Muitos filósofos utilizaram o jornalismo como meio para expressar suas ideias. Depois da Segunda Guerra Mundial, por exemplo, Sartre, Adorno, Arendt, publicaram em jornais ou concederam entrevistas problematizando aquele evento: seus motivos, consequências e, sobretudo, as formas de evitar outras catástrofes. A partir de 1960, na França, Michel Foucault teve intensificada sua relação com jornais e jornalistas: concedeu entrevistas; participou de debates; publicou informativos e respostas a críticos; e, inclusive, atuou na criação do jornal Libération, em 1972. Quanto aos escritos do autor, conforme Deleuze (1991), as entrevistas de Foucault devem ser consideradas parte da obra do filósofo, destacando a importância do jornalismo para o pensamento do autor: várias delas foram compiladas e publicadas enquanto “formas de expressão” em livros como “Microfísica do Poder” (1977) e na Coleção “Ditos e Escritos” (1994), sendo decisivas para o conjunto da obra foucaultiana. Em sua perspectiva, Filosofia e jornalismo manifestam interesses semelhantes pela “atualidade”, entrecruzando suas práticas, motivo pelo qual se tornou importante dar a necessária atenção ao tema em seus escritos. Assim, este artigo tem como objetivo analisar a relação entre Foucault e o jornalismo de modo a responder como tal relação tem importância para o desenvolvimento e compreensão da filosofia foucaultiana. Palavras-chave: Foucault; Filosofia; Jornalismo; Atualidade; The relationship between Foucaultian Philosophy and Journalism: possibilities to thinking the ‘present reality’ Abstract: Many philosophers have used journalism to expose their ideas. After the Second World War Sartre, Adorno, Arendt published in newspapers or gave interviews about that event: the reasons, the consequences and how to avoid catastrophes. In France since 1960 Michel Foucault increased his relationship with newspapers and journalists: he was interviewed, participated in debates, published newsletters, responded to comments and worked on the project to create the newspaper Libération, in 1972. Considering the texts published in newspapers, Deleuze (1991) said that Foucault’s interviews should be read as part of Foucault’s work. This decision is important to think about the contribution of journalism to Foucault and to his political interventions. Several of these interventions were published as “forms of expression” in the books: “Microfisica del Potere” (Italy, 1977) and in the Collection “Dits et Écrits” (France, 1994) and they were decisive for Foucault’s work. For the author Philosophy and Journalism have similar interests in the present reality: they intertwine their practices and this is a reason to pay attention to this relationship in Foucault’s books. Thus, the present article aims to analyze the relationship between Foucault and journalism and then discuss how this relationship helps in the understanding of Foucault’s philosophy. Keywords: Foucault; Philosophy; Journalism; Present Reality; La relation entre la Philosophie Foucaultienne et le Journalisme: Des possibilités de penser à ‘l’Actualité’ Resumé: De nombreux philosophes ont utilisé le journalisme pour exprimer leurs idées. Après la Seconde Guerre mondiale, par exemple, Sartre, Adorno, Arendt ont écrit des journaux ou donné des entretetiens sur cet événement: les raisons, les conséquences et surtout les moyens d’éviter d’autres conflits. En France, depuis 1960, Michel Foucault multiplie les relations avec les journaux: il donne des entretiens, participe à des débats, publie des bulletins, répond aux critiques et participe à la création du journal Libération. En ce sens, Deleuze (1991) a déclaré que ces entretiens doivent être lus dans le cadre de l’œuvre foucaldienne, soulignant l’importance du journalisme pour la pensée de l’auteur. Plusieurs de ces entretiens ont été compilés et publiés comme “formes d’expression” dans des ouvrages tels que “Microfisica del Potere” (Italie, 1977) et “Dits et Écrits” (1994) et ont été importantes pour l’œuvre foucaldienne. Pour Foucault, la philosophie et le journalisme montrent des intérêts similaires pour l’actualité, ils mêlent leurs pratiques, et c’est pourquoi il est important de prêter attention au thème. Ainsi, cet article vise à analyser la relation entre Foucault et le journalisme et tenter de montrer comment cette relation est importante dans le développement et la compréhension de la philosophie de Foucault. Mots clés: Foucault; Philosophie; Journalisme; Actualité; Data de registro: 15/06/2022 Data de aceite: 22/02/2022
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Sassano, Roberta. "Camicette Nere: le donne nel Ventennio fascista". El Futuro del Pasado 6 (8 de octubre de 2015): 253–80. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2015.006.001.011.

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Nell’articolo si è realizzata una disamina della condizione delle donne in Italia nel Ventennio fascista, un periodo di profonda regressione per quanto riguarda i loro diritti. In primo luogo ci si è soffermati sulle discriminazioni subite dalle donne in ambito giuridico, lavorativo, sociale e soprattutto politico, con l’ennesima negazione del tanto agognato diritto di voto. Poi si è cercato di narrare la condizione delle donne nel regime fascista attraverso l’analisi delle modalità con le quali veniva descritta la donna nella stampa dell’epoca, specie nei periodici femminili, i quali dovevano contribuire a diffondere l’ideale muliebre che il fascismo voleva realizzare. Diversi furono i giornali fondati in questo periodo, tutti molto utili per comprendere l’immagine della donna nella stampa del Ventennio e quindi, di riflesso, nella società stessa. Infine si è messo in evidenza come il Fascismo avesse finito per relegare le donne ad un unico ruolo: quello di mogli e madri esemplari, ritenendole inferiori rispetto agli uomini e collocandole così in una posizione di profonda subordinazione. Inoltre, per poter meglio inculcare in loro i principi del regime, queste furono inquadrate in diverse organizzazioni di massa, come i Fasci femminili, attraverso i quali attuare una rigida funzione di controllo di ogni dissenso.
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Webb, Lewis. "WOMEN AND POLITICS IN LATE REPUBLICAN ROME - (F.) Rohr Vio Le custodi del potere. Donne e politica alla fine della repubblica Romana. (Piccoli saggi 66.) Pp. 268. Rome: Salerno Editrice, 2019. Paper, €22. ISBN: 978-88-6973-369-7." Classical Review 70, n.º 2 (3 de septiembre de 2020): 446–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x20001213.

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Romanazzi, Grazia. "Piccole "femmine" crescono. La donna nella pop-modernità". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2020): 596–614. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9679.

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A partire dai pesanti condizionamenti culturali che gravavano sull'educazione dei bambini e delle bambine nella società patriarcale, fortemente ancorata alle differenze di genere, l'autore si chiede se e in quale misura persistano, oggi, tali stereotipi. A tal fine, viene analizzata, e, talvolta, smascherata, la logica subliminale sottesa alla pubblicità, ai giocattoli, ai cartoni animati: dai classici ai più recenti, e, finanche, ai libri di testo scolastici. In molti casi, emerge un vero e proprio processo di induzione e allenamento dei più piccoli ad assumere, nel futuro, i tradizionali ruoli stereotipati. Seppure non trascurabili sono i danni causati ai bambini, castrati soprattutto nell'emotività, il bilancio risulta nettamente a sfavore delle bambine. Queste, infatti, vengono avviate a una precoce iperfemminilizzazione e persuase che la seduttività sia l'unico potere di cui dispongano. In chiave pedagogica, questo fenomeno viene colto anche come conseguenza dell'assenza o carenza della figura paterna, in quanto luogo di promozione della differenza. Pertanto, l'apertura progettuale si dà in una inedita paternità tenera. La riflessione si conclude nel segno della speranza, testimoniata da alcune principesse pop-moderne che, emancipandosi, si sono salvate da sole.
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Merzagora, Isabella y Alessandra Rancati. "Neonaticidio e infanticidio materno". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 3 (diciembre de 2012): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003007.

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L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere ospita le donne di tutto il territorio italiano che hanno commesso un reato e che sono state assolte per infermitŕ mentale. Su ottanta donne presenti attualmente in OPG, dieci hanno commesso il reato di omicidio ai danni del proprio figlio. L'etŕ media delle infanticide, al momento del fatto, č di 35 anni. La provenienza geografica prevalente č dell'area centro-nord; la diagnosi piů rappresentata č la depressione psicotica. Le strategie terapeutiche e riabilitative, adottate in OPG, sono rivolte, in primis, alla riduzione, idealmente alla scomparsa, della pericolositŕ sociale, che si consegue con un miglioramento clinico che porti a sufficiente "consapevolezza" del reato e della malattia e ad un controllo dell'aggressivitŕ: l'esito desiderato di tali strategie č un buon reinserimento sociale. Nei casi di figlicidio appare di rilevante importanza il percorso psicoterapeutico che prevede una sorta di "elaborazione" del reato e di "rinascita interiore" per poter far fronte alle complessitŕ del futuro. In questi casi spesso sono i genitori o, comunque, i familiari a farsi carico di queste donne, mentre il marito tende ad abbandonare la donna. Le donne che commettono il reato di infanticidio, spesso in una fase di scompenso psicotico, presentano perlopiů un buon compenso psicopatologico non molto tempo dopo il reato. Il percorso di elaborazione appare in ogni caso molto difficoltoso e il rischio maggiore in degenza č quello di agiti autodiretti. Per effettuare una "dimissione sicura" dobbiamo tenere conto della paziente, delle famiglie interessate e, se presente, di una possibile altra vittima: al riguardo segnaliamo che la pericolositŕ sociale, qualora la donna abbia altri figli, appare non particolarmente persistente, specie se intesa restrittivamente, ovvero come la probabilitŕ di reiterare quel reato; infatti, nel caso della maggior parte delle infanticide il fatto di avere altri bambini non costituisce un rischio, bensě un fattore favorente per una buona ripresa sociale e per una ricostruzione interiore. Delle dieci infanticide ricoverate, tre sono prossime alle dimissioni.
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Ragusa, Gaetana Concetta. "SUPERSTIZIONE, MALOCCHIO E SCARAMANZIA DIFFERENZA DI PERCEZIONE DA PARTE DEI GIOVANI E DEGLI ANZIANI DELLA SICILIA". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 2 (28 de octubre de 2016): 317. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n2.v1.676.

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Abstract.Superstition is a set of beliefs and ritual practices of irrational nature, typical of the underdeveloped background. It found its own space and its followers in every age and culture by meddling on thought and people’s behaviours in decisive way. Christianity, for instance, ended up by assimilating all the things remaining from the ancient pagan worships in the first centuries of life. Also in the sphere of laical culture, the term superstition housed in all the beliefs contrasting with rationality and belonging to the imagery universe: from astrology to various forms of divination. Even today, superstition survives by all the people and settles in different social classes, from the lowest to the highest. The primitive man, searching for answers to events such as thunder and lightning, eclipses, birth and death, knowing not the law of nature and having not acquired sufficient scientific knowledge yet, began to ascribe the reasons of those events to invisible spirits. Different are the forms through which superstition reveals itself. Among these, we will mention touching wood, four-leaf clover, thirteen people. To these forms it is associated the belief very common of the existence of months and lucky and unlucky days. The evil eye is one of the most rooted popular belief in humankind; it gives to the gaze of certain men and women the power to produce some effects on the observed person. The traditional “it’s not true, but I’ll believe”, is genuinely logic: maybe it does not work, but avoiding a specific behaviour costs nothing so it is better to be on the safe side and be relaxed.Keywords: Superstition – Evil eye - Luck – Amulets – TalismansRiassunto.La superstizione è un insieme di credenze e di pratiche rituali di natura irrazionale, tipiche degli ambienti arretrati. La sua influenza sulla vita quotidiana si è modificata ed adattata man mano che mutavano i tempi e i costumi. Il Cristianesimo, ad esempio, nei primi secoli di vita finì con l’assorbire tutto ciò che restava degli antichi culti pagani. Anche nell’ambito della cultura laica, la superstizione racchiudeva in se tutte le credenze che contrastavano con la razionalità e che appartenevano all’universo dell’immaginario: dall’astrologia alle varie forme di divinazione. Ancora oggi la superstizione sopravvive presso tutti i popoli e si annida nei ceti più disparati, dai più bassi ai più elevati. L’uomo primitivo, alla ricerca di risposte a fenomeni quali il lampo, il tuono, le eclissi, la nascita e la morte, non conoscendo le leggi della natura e non avendo ancora acquisito sufficienti conoscenze scientifiche, cominciò ad attribuire le cause di questi fenomeni a spiriti invisibili. Diverse sono le forme con cui si manifesta la superstizione. Tra queste ricordiamo toccare ferro, il quadrifoglio, essere tredici a tavola ecc. Ad essi si associa la credenza che esistano mesi e giorni fausti e infausti. Il malocchio è una delle convinzioni popolari più radicate nel genere umano; esso attribuisce allo sguardo di certi uomini e di certe donne il potere di produrre effetti sulla persona osservata. Ogni tempo e ogni cultura hanno avuto una propria visione della superstizione, che si è via via adattata con il mutare dei tempi. Oggi, ogni tema superstizioso proviene da lontano e rievoca distanti visioni del mondo e immagini seppellite.Parole Chiave: Superstizione - Malocchio – Scaramanzia – Amuleti - Talismani
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Mantovani, Giulia. "Madri detenute e figli". MINORIGIUSTIZIA, n.º 3 (enero de 2021): 134–42. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003014.

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"Il carcere non è per le donne" è l'affermazione che Paola Bonatelli riprende dalle detenute nella sezione Alta Sicurezza della Casa circondariale di Lecce che hanno partecipato al docu-film di Caterina Gerardi Nella Casa di Borgo San Nicola. Nel nostro ordinamento a poter sottrarre le donne al carcere è la maternità ossia la tutela del legame tra madre e figlio. Nel contributo che segue ci si pone l'obiettivo di ricostruire lo stato dell'arte per poi focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti d'immediato rilievo ai fini della realizzazione di una rete di supporto alla genitorialità capace di proteggere insieme madre e bambino dalla frattura della carcerazione.
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Gualdi, Giulia y Catia Ghinelli. "I gruppi per le donne operate al seno: una ricerca qualitativa sull'iniziativa "Arcobaleno" del Centro Oncologico Modenese". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (noviembre de 2011): 91–111. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-003005.

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Scopo della presente ricerca č valutare l'impatto della partecipazione ad un gruppo dedicato alle donne operate al seno, il gruppo denominato "Arcobaleno". Le partecipanti alla ricerca sono state venti donne seguite dal Centro Oncologico Modenese che avevano partecipato al gruppo tra il 2001 e il 2009. La ricerca, di tipo esplorativo, č stata condotta mediante la somministrazione di interviste semi-strutturate analizzate con la tecnica dell'analisi tematica del contenuto. Dalla ricerca č emersa prima di tutto l'utilitŕ del gruppo, del quale le donne si dicono assolutamente soddisfatte. I principali benefici sono stati, ad esempio, uscire dall'isolamento e dalla solitudine; avere l'opportunitŕ di esprimere emozioni, pensieri e paure; migliorare la propria capacitŕ di affrontare le conseguenze delle cure e le proprie abilitŕ di reazione alla malattia mediante il confronto con le altre partecipanti; migliorare le informazioni in proprio possesso attraverso la condivisione dei problemi e infine promuovere le risorse personali aumentando la consapevolezza di poter contribuire al proprio processo di cura e di guarigione e cosě alla qualitŕ della propria vita.
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Stasiak, Sławomir. "Jaki ma być nasz stosunek do władzy?" Verbum Vitae 14 (14 de diciembre de 2008): 153–72. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1486.

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Le Lettere Pastorali, come risulta gia dal titolo, contengono un certo numero delie istruzioni che riguardano la vita delle comunita ecclesiastiche a Efeso e sull'isola di Creta. Tra questi indizi troviamo anche quelli che riguardano il comportamento verso le autorita civili (l Tm 2,2; Tt 3,1). Queste devono essere rispettate ma sotto la condizione di compiere il loro dovere, cioe garantiscono la convivenza pacifica di tutti i cittadini. La chiesa primitiva fu consapevole del funzionamento delle istituzioni dello stato, tra questi la schiavitu (cf. Tt 2,9-10; 1 Tm 6, 1-2). In testi soprannominati non abbiamo trovato l'accentazione di quel fatto, ma soltanto le indicazioni per i cristiani che anche nello stato di schiavitu devono annunziare al mondoGesu Cristo. Un altro tema che riguarda il potere e il comportamento nel raduno dei cristiani. Per questa volta si tratta del potere d'insegnare.Dall'analisi di 1 Tm 2,11-14 risulta che ił comportamento della donna che ascolta, impara e poi parla, e "un atteggiamento tipico" del discepolo. Invece il comportamento del uomo che insegna e guida la comunita, e ''un atteggiamento tipico" del maestro. Tutto questo ha un collegamento stretto con Unico Sovrano( cf. 1 Tm 6, 15-16) e con il Suo regno (2 Tm 4,2.18) che raggiungera la pienezza la fine dei tempi.
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Di Pentima, Lorenza y Alessandro Toni. "Il paradosso del lockdown da COVID-19: cosa accade alle donne e ai minori nei contesti maltrattanti". MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, n.º 3 (enero de 2021): 11–35. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-003002.

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Nel 2020, a causa della pandemia dovuta al virus SARS-CoV-2, in tutto il mondo è stato attivato il lockdown, richiedendo di rimanere nelle proprie abituazioni per frenare il contagio. Se l'isolamento domestico ha rappresentato la misura più efficace per limitare la diffusione del virus, per le vittime di violenza domestica, soprattutto donne e minori, ciò ha costituito un aumento del rischio di subire violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed assistite. Molte le ragioni all'origine di tale fenomeno: l'incertezza dell'evoluzione della patologia e la precarietà economica hanno rappresentato fattori di maggiore stress, a cui si sono aggiunti la convivenza forzata tra la vittima e il suo abusante, e l'aumentato controllo di quest'ultimo, elementi che hanno incentivato il ripetersi degli episodi di violenza. Inoltre, per le vittime è stato quasi impossibile richiedere aiuto, poiché con il lockdown non si poteva lasciare la propria abitazione e i servizi del territorio non hanno potuto garantire una vigilanza continuativa sulle situazioni più a rischio. Infine, in accordo con la letteratura, è stato riscontrato che la maggior parte delle vittime, per il loro assetto psicologico, derivante dall'aver subito a lungo violenze di ogni tipo, ritengono di avere poco controllo sugli eventi e di non poter ricevere aiuto da parte degli altri; così per lo più hanno rinunciato a richiedere un intervento esterno per uscire dalla spirale della violenza.
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Mariottini, Laura y Veronica Sica. "Le politiche e le pratiche linguistiche di genere del Ministerio de Igualdad". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 79–97. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002005.

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Nella linea giŕ tracciata in un precedente lavoro (Mariottini, Sica, in stampa) di analisi della lingua usata nella comunicazione pubblica spagnola, derivante dal "caso miembra", le autrici sviluppano un'analisi delle politiche e delle pratiche linguistiche e discorsive del Ministerio de Igualdad, muovendosi nella cornice teorica degli gender studies e della Feminist Critical Discourse Analysis. Obiettivo del lavoro č presentare osservazioni qualitative corroborate da dati quantitativi per riflettere nuovamente (ma da prospettive diverse) sull'impegno linguistico istituzionale che la Spagna ha preso con fermezza per poter garantire pari opportunitŕ tra donne e uomini.
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Baghai, Ariane. "Il linguaggio del velo". FUTURIBILI, n.º 1 (marzo de 2011): 115–30. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001009.

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L'articolo affronta da molteplici prospettive la problematica del velo nella tradizione (anche occidentale ma soprattutto in quella islamica), il suo significato e la sua utilizzazione politico-coloniale. La prima parte analizza come l'uso del velo č codificato nel mondo asiatico sia arabo che zoroastriano che bizantino. Ed inoltre evidenzia come il portare il velo, islamico o no, sia poi stato interpretato dalle potenze coloniali occidentali come legittimazione della propria superioritŕ e del proprio potere. Un secondo aspetto affrontato dall'Autore č la diversa denominazione e semantica del velo: dall'al, dove i significati spesso si sovrappongono e divergono da paese a paese. Infine la terza parte analizza il ruolo delin Afghanistan, ma soprattutto come nella realtŕ ciň che č piů importante e rilevante č la condizione della donna, soprattutto attraverso il matrimonio, nella societŕ afgana.
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Journals, FrancoAngeli. "Informazione bibliografica". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 3 (septiembre de 2021): 175–219. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2021oa12539.

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L'Informazione bibliografica del numero 3/2021 della «Rivista Geografica Italiana» presenta le recensioni dei seguenti testi:    Donna Haraway, Chthulucene. Sopravvivere in un pianeta infetto (Michele Bandiera) Cristiano Giorda, a cura di, Geografia e Antropocene. Uomo, ambiente, educazione (Marco Tononi) Paola Piscitelli, a cura di, Atlante delle città. Nove (ri)tratti urbani per un viaggio planetario (Marco Santangelo) Martina Tazzioli, The making of migration: The biopolitics of mobility at Europe's borders (Silvia Aru) Mercedes Bresso, Claude Raffestin, I duecentocinquantamila stadi di Eratostene, al tempo del virus. Dialoghi fra un geografo e una economista ambientale, in giro per il mondo (Alessandro Ricci) Ernesto C. Sferrazza Papa, Le pietre e il potere. Una critica filosofica dei muri (Marcello Tanca) Vincent Berdoulay, Olivier Soubeyran, L'aménagement face à la menace climatique (Angelo Turco) Isabella Giunta, Sara Caria, a cura di, Pasado y presente de la cooperación internacional: una perspectiva crítica desde las teorías del sistema mundo (Mariasole Pepa) Sara Luchetta, Dalla baita al ciliegio. La montagna nella narrativa di Mario Rigoni Stern (Giacomo Zanolin) Edoardo Boria, Storia della cartografia in Italia dall'Unità a oggi. Tra scienza, società e progetti di potere (Anna Guarducci) Maria Luisa Sturani, Dividere, governare e rappresentare il territorio in uno Stato di antico regime. La costruzione della maglia amministrativa nel Piemonte Sabaudo (XVI-XVIII sec.) (Anna Guarducci) Egidio Dansero, Davide Marino, Giampiero Mazzocchi e Yota Nicolarea, a cura di, Lo spazio delle politiche locali del cibo: temi, esperienze e prospettive (Chiara Spadaro) Giorgio Osti, Elena Jachia, a cura di, AttivAree. Un disegno di rinascita delle aree interne (Raffaella Coletti) Lucilla Barchetta, La rivolta del verde. Nature e rovine a Torino (Alberto Vanolo)   Per leggere i contributi integralmente, cliccare sul quadratino in alto denominato "PDF".
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Pappadà, Gabriella. "La condizione femminile in Italia in tempi di COVID-19". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 111 (febrero de 2021): 88–107. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111005.

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Questo articolo si pone in continuità nell'ambito di un progetto di studio della conciliazione famiglia-lavoro che l'autrice cura da anni con l'intento di stimolare l'adozione di politiche di flessibilità dell'orario e dell'organizzazione del lavoro e di estensione dei servizi educativi e sociali. L'articolo analizza alcuni dati ISTAT ed alcuni dati europei tratti da EUROSTAT e da un'indagine ad hoc condotta da Eu-ropean Foundation for the improvement of Living and Working conditions duran-te il lockdown. Da un lato, il digital divide delle famiglie, delle imprese e della scuo-la italiana ha reso alquanto difficoltoso lo smart working e la didattica a distanza caricando sui genitori anche l'istruzione scolastica dei figli. Dall'altro lato, poter lavorare in smart working in modo efficiente ha messo in luce un incremento di produttività e un miglioramento della conciliazione famiglia-lavoro soprattutto per le donne. Opportuni interventi del Governo e delle imprese a tale riguardo possono condurre a netti miglioramenti nell'organizzazione flessibile del lavoro in armonia con gli impegni familiari.
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Mancino, Anton Giulio. "¡Vigilad el cielo (y la tierra)! Cosas de este y del otro mundo". Trasvases entre la literatura y el cine, n.º 2 (14 de octubre de 2020): 43–57. http://dx.doi.org/10.24310/trasvasestlc.vi2.8467.

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Quali e quante “Cose” hanno affollato la letteratura di fantascienza e il cinema di fantascienza, cominciando dal racconto lungo Who Goes There? di John W. Campbell e il primo film, La Cosa da un altro mondo, da esso ricavato da Christian Nyby e Howard Hawks rifatto poi da John Carpenter con il semplice titolo La Cosa? E come si arriva al quadro storico-politico dell’Italia degli anni Settanta passa attraverso il filtro della fantascienza? Perché ad esempio proprio l’Italia segnata dal potere mafioso (“Cosa Nostra”) e dal terrorismo diventa lo spazio funzionale privilegiato del «paradigma della Cosa», ossia del lacaniano «misterioso oggetto alieno non morto che cade dall’universo, un oggetto non umano ma tuttavia vivente e persino in grado di avere, spesso, una propria volontà maligna» (Žižek)? Il fantasma incombente di queste oscure, talvolta concomitanti “Cose” italiane, durature, insidiose, si manifesta in film come Perché si uccide un magistrato di Damiani, in cui il protagonista, giornalista e cineasta d’inchiesta si chiama appunto “Solaris”, come il romanzo di Lem. Si manifesta in Todo modo di Elio Petri, in Identificazione di una donna di Antonioni, infine in La Cosa di Nanni Moretti e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, dell’impossibilità allora come oggi di intercettare la verità fattuale, oggetto non identificato per eccellenza.
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Grigio, Monica. "L'esperienza di psicologia clinica perinatale in una maternitŕ ospedaliera". INTERAZIONI, n.º 1 (julio de 2012): 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001008.

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Verrŕ illustrata la casistica del lavoro clinico svolto dal Servizio di Psicologia Clinica dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale V. Buzzi'. L'attivitŕ del Servizio prevede interventi sia a livello preventivo che di presa in carico psicoterapeutica in caso di psicopatologia e si articola in diversi ambiti (conduzione dei Corsi di accompagnamento alla nascita e al puerperio, assistenza psicologica nei reparti, attivitŕ psicoterapeutica ambulatoriale, assistenza psicologica in Diagnosi Prenatale, formazione psicologica per gli operatori che operano in ambito perinatale, attivitŕ di ricerca, ecc). L'intervento terapeutico in ambito perinatale in ospedale richiede un contatto emotivo molto intenso e una tecnica che sia in grado di sostenere anche le situazioni piů acute o in emergenza. La psicologa perinatale deve saper modulare in maniera flessibile il classico setting terapeutico: alla consuetudine di uno studio chiuso deve saper contrapporre il colloquio al letto della donna o in piedi davanti all'incubatrice del bambino, deve poter favorire e accompagnare cambiamenti rapidi, alternare occasioni di sostegno psicologico ad interventi di clinica classica, prestarsi ad un ascolto analitico come anche a momenti di semplice informazione, confrontarsi da sola con la donna o con il futuro padre, o dover intervenire in una dinamica di coppia o, ancora, nella relazione della madre con il neonato che magari richiede di essere allattato o cambiato durante la seduta.
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Rodríguez Mesa, Francisco José. "“Singular decus ytalicum”: la biografia di Giovanna di Napoli nel De mulieribus claris". Estudios Románicos 28 (20 de diciembre de 2019): 361–73. http://dx.doi.org/10.6018/er/373771.

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The last of the one hundred and six chapters conforming Boccaccio’s De mulieribus claris is devoted to queen Joanna of Naples. The addition of this life implies a certain degree of anomaly in the tradition of exemplary literature because of two reasons. Firstly, the Angevin sovereign was in her early thirties when the author finished the composition of his collection and, secondly, because the description of the monarch’s life that Boccaccio provides can be said far from objective narration and much closer to a propagandistic portrait of the Neapolitan queen. L’ultimo dei centosei capitoli del De mulieribus claris di Boccaccio è consacrato alla regina Giovanna di Napoli. Quest’inclusione comporta un’anomalia nella topica della letteratura esemplare per due motivi. Per cominciare, la sovrana angioina era poco più che trentenne quando il certaldese finì la stesura della sua silloge e, in secondo luogo, perché la versione della vita della monarca che l’autore fornisce è ben lungi da poter essere considerata una narrazione oggettiva, avvicinandosi molto di più a un ritratto propagandistico della regina partenopea. In questo articolo si analizzano queste particolarità della vita di Giovanna e si indaga nei motivi che potrebbero aver portato Boccaccio a configurare in questo modo il capitolo di chiusura della sua raccolta sulle donne celebri.
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Valoriani, Vania, Serena Vaiani y maria Gabriella Ferrari. "Intersoggettivitŕ primaria, interazione precoce ed esperienza di allattamento: soddisfazione materna ed esordio depressivo come fattori di rischio per lo sviluppo infantile". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2010): 72–95. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003004.

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Questo studio longitudinale ha valutato 33 madri dal 3° trimestre di gravidanza ai 3 mesi circa dal parto. Il campione fa parte di un piů ampio studio sulla transizione alla genitorialitŕ, dal quale sono state selezionate le donne con una relazione stabile con il partner e un buon supporto sociale percepito per poter escludere fattori di rischio psicosociale, che non riportavano precedenti disturbi psichiatrici, gravidanza fisiologica e bambini nati sani e a termine. In gravidanza č stato valutato il tono dell'umore materno, la soddisfazione nella relazione di coppia e i sintomi psichiatrici life-time. A circa 3 mesi dal parto il protocollo comprendeva la videoregistrazione dell'interazione con il bambino secondo la metodica del Global Rating Scale (GRS), il retest della scala per la depressione e un'intervista sul contesto emotivo della maternitŕ con riferimento all'andamento e alla soddisfazione nell'esperienza di allattamento. I risultati hanno evidenziato correlazioni negative fra segni di depressione della madre dopo il parto e la scala della sensibilitŕ del GRS, cosě come la qualitŕ del supporto del partner č apparsa correlata con le problematiche relative all'esperienza di allattamento e a piů evidenti sintomi depressivi. La comunicazione nell'interazione dei bambini che avevano avuto un allattamento problematico, o lo avevano giŕ interrotto o mai iniziato, č risultato piů povera nelle scale del GRS. I risultati confermano l'ipotesi che la relazione di allattamento possa essere un fattore protettivo nello sviluppo di competenze in- fantili, come dimostrato dai bambini durante l'interazione con la madre, nel senso di maggior capacitŕ di elicitare risposte positive nella madre.
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Pessolano, Giuseppina, Vincenzo De Biase, Diana Zarantonello, Chiara Caletti, Paola Tomei, Antonio Lupo y Gianluigi Zaza. "Polmonite interstiziale secondaria a trattamento con everolimus in un paziente portatore di trapianto renale: un case report". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 1 (3 de noviembre de 2013): 32–36. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.999.

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Gli inibitori di mTOR (mTORi, mammalian target of rapamycin; sirolimus ed everolimus) sono stati introdotti in clinica nel tentativo di migliorare le strategie terapeutiche in corso di trapianto d'organo, garantendo un adeguato potere immunosoppressivo ed evitando la nefrotossicità propria degli inibitori delle calcineurine. Inoltre, nel corso del tempo, è emerso dalla letteratura un buon potenziale antineoplastico e cardioprotettore di questa categoria farmacologica. Comunque, come altri immunosoppressori, tali farmaci sono accompagnati da effetti collaterali, spesso dose dipendenti, reversibili dopo minimizzazione o sospensione del farmaco. A tal proposito, sono sempre più evidenti le segnalazioni di quadri polmonari patologici correlati all'uso degli mTORi. Di seguito viene riportato il caso di una giovane donna nefrotrapiantata, in follow-up presso il nostro Centro e ricoverata per un quadro clinico caratterizzato da febbre e tosse persistente non responsivi alla terapia antibiotica. La TC Torace, al momento della ammissione nel nostro reparto, evidenziava un quadro molto suggestivo di polmonite organizzata o infiltrati interstiziali (BOOP), verosimilmente iatrogeno secondario all'uso cronico di everolimus. Sulla base della suddetta diagnosi abbiamo ridotto significativamente la posologia dell'mTORi raggiungendo trough level stabili di 2.5–3 ug/L. Dopo alcuni giorni dalla modifica terapeutica abbiamo assistito al miglioramento del quadro clinico con la defervescenza della paziente e la riduzione della sintomatologia polmonare. Inoltre, le ricerche microbiologiche e neoplastiche effettuate su broncoaspirato sono risultate negative. In 15^ giornata, la paziente eseguiva una nuova TC Torace di controllo che evidenziava, dopo confronto con la precedente, notevole attenuazione delle multiple aree di addensamento. A distanza di tre mesi, il quadro polmonare è ulteriormente migliorato, la funzionalità renale è stabile e le condizioni cliniche della paziente sono buone. Il nostro caso clinico descrive una verosimile Lung Syndrome correlata all'uso di everolimus risolta soltanto con significativa riduzione della posologia del farmaco. La nostra esperienza potrebbe essere utile per il trattamento delle complicanze polmonari sempre più frequenti nei pazienti nefrotrapiantati trattati con inibitori di mTOR.
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Ferraro, Joanne M. "Anna Bellavitis, Nadia Maria Filippini, and Tiziana Plebani, eds. Spazi, poteri, diritti delle donne a Venezia in età moderna. SdV Biblioteca 1. Verona: QuiEdit, 2012. xix + 370 pp. €19. ISBN: 978-88-6464-168-3." Renaissance Quarterly 67, n.º 1 (2014): 257. http://dx.doi.org/10.1086/676203.

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Alanyà i Roig, Josep. "La carta de poblament de Pinyeres (Batea, Terra Alta) (1280)". Anuario de Estudios Medievales 21, n.º 1 (2 de abril de 2020): 97. http://dx.doi.org/10.3989/aem.1991.v21.1107.

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Voici des études faites sur le lieu, aujourd'hui dépeuplé, de Pinyeres (Terra Alta), qui dépend du bourg et terme municipal de Batea (Tarragone) depuis 1841; et au sujet de la charte de peuplement accordée par les templiers du château de Miravet. La charte de peuplement de Pinyeres, conférée en 1280, est aussi une charte agraire avec franchises, privilèges et obligations touchant les habitants, qui mainriennent avec les seigneurs un lien féodal de vassalité. La concession seigneuriale de peuplement et le paiement du cens sont établis selon les coutumes de Batea. II y a des réserves seigneuriales sur les pâturages, le bois, les pins pignons et leurs fruits en plus du droit de préemption. En vertu de la charte, les templiers ont, sur le lieu et sur ses habitants, la pleine juridiction civile et criminelle, mero et mixto imperio. Le texte de la charte, découvert par l'auteur, est divulgué ici pour la première fois. Jusqu’à présent, on ne connaissait que la brève référence que le docteur Josep M.ª Font i Rius en avait faite dans le premier volume de Varia de Cancelleria des Archives de la Couronne d'Aragon de Barcelone. L'auteur donne une explication documentée de l'histoire du lieu dit de Pinyeres et en décrit l'enceinte urbaine, en faisant ressortir les édifices les plus représentatifs tels que l'église, le château, la prison, la place, le four communal et la butte de la potence, endroit où se dressait le gibet de pierre pour exécuter les condamnés à la peine capitale. Dans un commentaire étendu et fourni sur le document juridique de peuple­ment, l'auteur explique aussi le changement de juridiction qu'a vécu Pinyeres au moment des partisans de Saint Jean, pendant le XVème siècle, quand, tout en faisant un échange avec les villes de Jatiel et de Samper de Calanda, Pinyeres et Nonasp passèrent de la juridiction du château de Miravet à celle du couvent de l'ordre de l'Hôpital de Caspe.
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Escamilo Cárdenas, Simón. "El shámbar: antigua comida para peones de hacienda (departamento de La libertad)". Investigaciones Sociales 17, n.º 31 (11 de junio de 2014): 237–46. http://dx.doi.org/10.15381/is.v17i31.7911.

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La investigación aborda el estudio de un antiguo potaje llamado shámbar, creado para comida de peones que laboraban al interior de las haciendas serranas de las provincias de Santiago de Chuco y José Faustino Sánchez Carrión, en el departamento de La Libertad; extendiendo sus influencias a las provincias de Cajabamba (Cajamarca) y Pallasca (Ancash). Consolidado en los Andes el régimen de hacienda, fueron instalados en su interior nuevos cultivos importados por el sistema colonial. Luego de una experiencia temporal exitosa en el cultivo de cereales en la costa, a consecuencia del cambio climático (1780), que volvió húmedo no adecuado para el cultivo del trigo, este cereal subió a los Andes estableciéndose en zonas yungas caracterizadas por su ambiente seco y abrigado. Las haciendas serranas de La Libertad, así como las demás haciendas conformadas en nuestro territorio, siempre necesitaron mano de obra numerosa para atender las labores de cultivo y producción de productos diversos; esta «peonada», a fin de no distraer su labor y aprovechar el máximo que dura una jornada, requería ser alimentada al mediodía en el mismo escenario donde se realizaban las labores, o sea la chacra. Esta comida además de ser barata y de fácil preparación, colocado en el plato debería ser generosa en su abundancia; asimismo, de fácil y rápida distribución entre todos los peones comensales. Posiblemente por la conjunción de estas características, además de ser un plato sabroso y nutritivo, el shámbar logró mantenerse en el tiempo, movilizándose desde su territorio de origen, pasando y deteniéndose con mucho aplomo en áreas urbanas del interior de la región, para luego, junto con la migración de un sector de la población iniciada alrededor de los años 50 del pasado siglo, bajar a la costa, posesionándose con seguridad en fondos, picanterías, restaurantes pequeños de la ciudad de Trujillo.
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Sánchez-Ríos, Darlyn. "De maceta a rizoma: las artes visuales como mediación pedagógica para la transformación e inclusión social de las personas con Trastorno del Espectro Autista (TEA)." Communiars. Revista de Imagen, Artes y Educación Crítica y Social, n.º 6 (2021): 61–79. http://dx.doi.org/10.12795/communiars.2021.i06.05.

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La propuesta de investigación-acción se presenta como una investigación principalmente de acción social en la praxis reflexiva-teórica, la cual se concreta en una intervención de talleres artísticos durante 4 años en un centro de educación especial del sistema educativo público costarricense, y está enmarcada en el trabajo multidisciplinar que comprende la enseñanza del arte y la comunicación visual, la educación inclusiva y el contexto educativo de la discapacidad, donde los participantes estuvieron involucrados directamente en el trabajo con las artes visuales. La docente investigadora y educadora de arte y comunicación visual se posiciona en este proceso como docente en un centro de enseñanza especial donde promueve el derecho de las personas con el Trastorno del Espectro Autista a recibir una educación inclusiva e integral desde la óptica de las artes visuales. La finalidad de la investigación fue la de proponer un cambio de paradigma en la educación de estas personas desde su contexto educativo inmediato a través de mediación pedagógica desde las artes visuales, como mejoramiento para su bienestar humano. Valorando aspectos de la practica como brindarles calidad de vida, su autodeterminación, identificando sus necesidades e intereses y valorando el hecho de desarrollar su creatividad, habilidades cognitivas, motoras y sociales, y promover una mayor autonomía, comunicación y expresión a través de procesos artísticos como vehículos de construcción del conocimiento.
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SILVA, Rodolfo Gonçalves Oliveira da, Guildo Lessa RIBEIRO FILHO y Raquel Aparecida Soares Reis FRANCO. "Sequência didática para o estudo de circuitos elétricos de iluminação". INTERRITÓRIOS 6, n.º 11 (6 de agosto de 2020): 161. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247754.

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O estudo dos sistemas de iluminação residencial é fundamental para os alunos do curso Técnico em Edificações. Geralmente as práticas de ensino adotadas nas escolas públicas são tradicionalistas, onde o aluno assume uma postura passiva em seu processo de aprendizagem. Este artigo avalia a contribuição de uma sequência didática sobre circuitos elétricos de iluminação residencial, acionados por interruptores simples, intermediários e paralelos no Curso Técnico Integrado em Edificações. O trabalho proposto foi concebido para que pudesse contribuir com o docente no processo de ensino, a fim de motivar no aluno a consciência, a motivação, a reflexão e o prazer pelo estudo. Para tanto, utilizouse ambientes virtuais de aprendizagem combinadas com o uso de componentes animados, além de aulas práticas laboratoriais. Os resultados demonstraram que o uso de sequências didáticas, quando bem planejadas, torna o processo de ensino-aprendizagem mais dinâmico, interativo e mais eficiente. Sequência Didática. Circuito Elétrico. Aprendizagem.ABSTRACT The study of residential lighting systems is essential for students of the Technical Course in Buildings. Generally the teaching practices adopted in public schools are traditionalist, where the student takes a passive stance in his learning process. This article evaluates the contribution of a didactic sequence on electrical circuits of residential lighting, activated by simple, intermediate and parallel switches in the Integrated Technical Course in Buildings. The proposed work was conceived so that it could contribute with the teacher in the teaching process, in order to motivate in the student the conscience, the motivation, the reflection and the pleasure for the study. For that, virtual learning environments were used combined with the use of animated components, in addition to practical laboratory classes. The results showed that the use of didactic sequences, when well planned, makes the teaching-learning process more dynamic, interactive and more efficient. Didactic Sequence. Electrical Circuits. Learning.RESUMEN El estudio de los sistemas de iluminación residencial es esencial para los estudiantes del Curso Técnico en Edificaciones. En general, las prácticas docentes adoptadas en las escuelas públicas son tradicionalistas, donde el alumno adopta una postura pasiva en su proceso de aprendizaje. Este artículo evalúa la contribución de una secuencia didáctica en circuitos eléctricos de iluminación residencial, activada por interruptores simples, intermedios y paralelos en el Curso Técnico Integrado en Edificaciones. El trabajo propuesto fue concebido para que pueda contribuir con el profesor en el proceso de enseñanza, con el fin de motivar en el alumno la conciencia, la motivación, la reflexión y el placer por el estudio. Para ello, se utilizaron ambientes virtuales de aprendizaje combinados con el uso de componentes animados, además de clases prácticas de laboratorio. Los resultados mostraron que el uso de secuencias didácticas, cuando bien planeadas, hace que el proceso de enseñanza-aprendizaje sea más dinámico, interactivo y más eficiente. Secuencia Didáctica. Circuito Eléctrico. Aprendizaje.RIASSUNTO Lo studio dei sistemi di illuminazione residenziale è essenziale per gli studenti del Corso tecnico in edifici. Generalmente le pratiche di insegnamento adottate nelle scuole pubbliche sono tradizionaliste, in cui lo studente assume una posizione passiva nel suo processo di apprendimento. Questo articolo valuta il contributo di una sequenza didattica sui circuiti elettrici di illuminazione residenziale, attivati da interruttori semplici, intermedi e paralleli nel Corso tecnico integrato negli edifici. Il lavoro proposto è stato concepito in modo da poter contribuire con l'insegnante nel processo di insegnamento, al fine di motivare nello studente la coscienza, la motivazione, la riflessione e il piacere per lo studio. A tale scopo, sono stati utilizzati ambienti di apprendimento virtuale combinati con l'uso di componenti animati, oltre a lezioni pratiche di laboratorio. I risultati hanno mostrato che l'uso di sequenze didattiche, se ben pianificato, rende il processo di insegnamento-apprendimento più dinamico, interattivo ed efficiente.Sequenza Didattica. Circuito Elettrico. Apprendimento.
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ΑΝΑΓΝΩΣΤΑΚΗΣ, Ηλίας y Ναταλία ΠΟΥΛΟΥ. "Η πρωτοβυζαντινή Μεσσήνη (5ος-7ος αιώνας) και προβλήματα της χειροποίητης κεραμικής στην Πελοπόννησο". BYZANTINA SYMMEIKTA 11 (29 de septiembre de 1997): 229. http://dx.doi.org/10.12681/byzsym.831.

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&nbsp; <p>Ilias Anagnostakis - Natalia Poulou-Papadimitriou</p><p>Mess&egrave;ne protobyzantine (Ve-VIIe s.) et probl&egrave;mes de la c&eacute;ramique model&eacute;e dans le P&eacute;loponn&egrave;se.</p><p>L'&eacute;tude est divis&eacute;e en trois chapitres, qui suivent l'enqu&ecirc;te, l'orientation et les stades du travail entrepris. Dans le chapitre I (Mess&egrave;ne protobyzantine Ve-VIIe s.) nous pr&eacute;sentons une synth&egrave;se de l'ensemble de la ville d'apr&egrave;s les sources et les fouilles r&eacute;centes dirig&eacute;es par P. Themelis. La d&eacute;couverte des tr&eacute;sors des monnaies dat&eacute;es du 6e s., d'un habitat et d'un cimeti&egrave;re chr&eacute;tien, o&ugrave; sont utilis&eacute;s des mat&eacute;riaux provenant de la cit&eacute; antique et romaine, et surtout les objets trouv&eacute;s dans la tombe 31B (une boucle et un pot model&eacute;) nous ont conduit &agrave; sugg&eacute;rer la survie de l'habitat au milieu du 7e s. La datation r&eacute;sulte par l'&eacute;tude d'un nombre de fibules identiques &agrave; celle de la tombe 31B, trouv&eacute;es dans le territoire grec et que nous consid&eacute;rons de provenance byzantine et d'utilisation commune. Cette datation s'applique, par cons&eacute;quent, au pot model&eacute;, lui aussi identique au pot d'une tombe de Corinthe, consid&eacute;r&eacute;e comme &laquo;avaroslave&raquo; ou &laquo;barbare&raquo; et dat&eacute;e vaguement &agrave; la fin du 6e-d&eacute;but 7e s. Ce fut, donc, une raison suffisante pour le r&eacute;examen exhaustif et la r&eacute;appr&eacute;ciation de l'ensemble de la c&eacute;ramique model&eacute;e trouv&eacute;e dans le P&eacute;loponn&egrave;se afin de trancher sur la question barbare ou slave et de donner une chronologie <em>ante</em> <em>quem</em> de la tombe et de l'habitat protobyzantin de Mess&egrave;ne.</p><p>L'&eacute;tude de la c&eacute;ramique model&eacute;e est pr&eacute;sent&eacute;e au chapitre II: La C&eacute;ramique model&eacute;e du P&eacute;loponn&egrave;se. D'embl&eacute;e nous proposons la d&eacute;signation de cette c&eacute;ramique comme model&eacute;e (&chi;&epsilon;&iota;&rho;&omicron;&pi;&omicron;ί&eta;&tau;&eta;) au lieu des termes &laquo;slave&raquo; ou &laquo;avaroslave&raquo;. Par cette appellation ces objets sont d&eacute;tach&eacute;s de toute id&eacute;e pr&eacute;con&ccedil;ue et de toute interpr&eacute;tation historiographique. La c&eacute;ramique model&eacute;e est regroup&eacute;e en trois cat&eacute;gories: 1) C&eacute;ramique commune de production familiale, 2) C&eacute;ramique qui sert de mobilier (pot) fun&eacute;raire, et 3) Urnes d'incin&eacute;ration. Ces trois cat&eacute;gories correspondaient aux besoins et aux moeurs d'une population au d&eacute;but h&eacute;t&eacute;rog&egrave;ne, qui v&eacute;cut en commun la transition vers une &eacute;conomie du troc. Ainsi la poterie commune, diversifi&eacute;e suivant les r&eacute;gions et les moeurs, est &eacute;tudi&eacute;e en dehors de toute interpr&eacute;tation ethnique douteuse, mais comme produit de l'ensemble d'une population, que caract&eacute;risent les interf&eacute;rences culturelles. Les urnes &agrave; incineration de l'Olympie restent uniques, une exception dans l'ensemble du P&eacute;loponn&egrave;se: elles sont attribu&eacute;es aux Slaves de la r&eacute;gion, qui tout en restant en marge, ils vivaient en rapport avec les autochtones. Une grande partie du chapitre II est consacr&eacute;e au r&eacute;examen de la c&eacute;ramique model&eacute;e d'Argos, ainsi qu'&agrave; la c&eacute;ramique tourn&eacute;e de bonne qualit&eacute;, qui fut trouv&eacute;e dans la m&ecirc;me couche. Avec des arguments, qui r&eacute;sultent des recherches r&eacute;centes sur la c&eacute;ramique tourn&eacute;e et sur la stromatographie probl&eacute;matique des fouilles d'Argos, cette c&eacute;ramique ne peut que dater du 7e si&egrave;cle. Cela nous am&egrave;ne forc&eacute;ment &agrave; la critique et l'abandon de la chronologie propos&eacute;e par Aupert et de l'attribution de la c&eacute;ramique model&eacute; de l'Argos aux envahisseurs avaroslaves du 585. Apr&egrave;s l'examen critique de la c&eacute;ramique model&eacute;e trouv&eacute;e toujours avec de la c&eacute;ramique tourn&eacute;e de bonne qualit&eacute; dans un nombre de sites p&eacute;loponn&eacute;siens (Argos, Tiryns, Isthmia, Sparte, Pallantion) nous constatons que cette c&eacute;ramique s'&eacute;tend du 7e au 14e s.; elle peut ainsi &ecirc;tre difficilement attribu&eacute;e aux invasions slaves du 6e-7e s. ou &agrave; une seule partie de la population. Au contraire, elle constitue un autre type de c&eacute;ramique utilis&eacute;e par l'ensemble de la population &agrave; travers les si&egrave;cles en m&ecirc;me temps que la c&eacute;ramique tourn&eacute;e. En conclusion, la c&eacute;ramique mont&eacute;e &agrave; la main trouv&eacute;e en Gr&egrave;ce n'est ni toujours ni forc&eacute;ment slave.</p><p>Dans le Chapitre III: La c&eacute;ramique model&eacute;e dans l'Ouest du P&eacute;loponn&egrave;se et les perspectives de la recherche, notre orientation consiste &agrave; r&eacute;&eacute;valuer l'impact des invasions slaves dans le P&eacute;loponn&egrave;se et surtout dans sa partie Ouest consid&eacute;r&eacute;e comme la r&eacute;gion slavis&eacute;e par excellence. Nous essayons d'examiner sur le terrain, sans id&eacute;e pr&eacute;con&ccedil;ue, &agrave; quoi correspondent les &laquo;Dark Ages&raquo; de la r&eacute;gion et de sa slavisation, d'autant plus que la c&eacute;ramique model&eacute;e commune y manque compl&egrave;tement, alors qu'elle est plut&ocirc;t abondante dans la partie Est, qui fut toujours sous contr&ocirc;le byzantin. Consid&eacute;rant a priori comme slaves les objets de la tombe 31B de Mess&egrave;ne nous proposons une hypoth&egrave;se de travail, calqu&eacute;e sur celle de plusieurs chercheurs, pour esquisser la Mess&egrave;ne et sa r&eacute;gion &agrave; l'&eacute;poque des invasions avaroslaves vers le 580. Ainsi, avec des arguments tir&eacute;s de la toponymie, des tr&eacute;sors et des textes post&eacute;rieurs, mais surtout utilisant le t&eacute;moignage des urnes &agrave; incin&eacute;ration de l'Olympie, que certains datent vers la fin du 6e s., et le pot model&eacute; de la tombe 31B de Mess&egrave;ne nous constatons que tout s'accorde pour donner droit et justifier le r&eacute;cit du 10e s. de la <em>Chronique de Monembasie</em> sur la slavisation de la r&eacute;gion de l'Ouest d&eacute;j&agrave; &agrave; la fin du 6e s. Cette structure s'&eacute;croule n&eacute;anmoins si les objets de la tombe sont dat&eacute;s au milieu du 7e s. Ce genre d'approche met en relief l'impact de l'historiographie et les probl&egrave;mes du rapport entre les textes et les donn&eacute;es arch&eacute;ologiques. Nous pensons finalement que la c&eacute;ramique model&eacute;e nous offre plut&ocirc;t des informations pr&eacute;cieuses sur la coexistence et les interf&eacute;rences culturelles. Mais plus encore: nous consid&eacute;rons comme la seule perspective de la recherche sur la c&eacute;ramique model&eacute;e du P&eacute;loponn&egrave;se celle qui sera bas&eacute;e sur une nouvelle approche. Une approche qui posera un autre regard sur le probl&egrave;me du rapport entre textes et donn&eacute;es arch&eacute;ologiques, sur le probl&egrave;me du passage &agrave; une &eacute;conomie du troc, de la rar&eacute;faction et la ruralisation des villes et sur le retour &agrave; une poterie locale faite &agrave; la main.</p><p>&nbsp;</p>
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Sánchez Izquierdo, María, Juan Pablo Morillo Baro, Yarisel Quiñones Rodríguez, Verónica Morales Sánchez y Antonio Hernández Mendo. "Sistema de observación para la evaluación técnica en la danza clásica: ejercicio del plié". Cuadernos de Psicología del Deporte 21, n.º 2 (20 de abril de 2021): 72–84. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.452291.

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La danza clásica es una disciplina rigurosa, técnica, estilística, cultural y artística que requiere el estudio de las acciones y habilidades motrices. El estudio presenta una herramienta de observación ad hoc compuesta por un sistema mixto de formato de campo y un sistemas de categorías exhaustivas y mutuamente excluyentes (E/ME), con el objetivo de validarla para poder codificar y evaluar un ejercicio de danza clásica, el plié de una barra de ballet. El instrumento está compuesto por 5 criterios y un total de 84 categorías distribuidas de la siguiente forma: 9 para las cuentas musicales, 19 para cabeza/mirada, 33 en tren inferior, 18 en tren superior y 5 en dirección espacial. La muestra fueron 10 bailarines/as, ocho mujeres y dos hombres, todos con un nivel profesional en danza clásica. Se realizó un análisis de Calidad del Dato y un análisis de Generalizabilidad con los programas HOISAN y SAGT v1.0. La fiabilidad de los observadores se llevó a cabo mediante el cálculo de los coeficientes de correlación Pearson, Spearman y Tau b de Kendall; y mediante el índice de concordancia Kappa de Cohen y concordancia canónica de Krippendorf. Las correlaciones estimadas fueron de .99-1.00 para la fiabilidad inter e intraobservador, el índice de Kappa de Cohen se situó entre .99 y 1.00 respectivamente y la concordancia canónica entre 99.6% y 100%. Los resultados muestran índices adecuados de correlación, así como excelentes resultados de generalizabilidad con un valor G relativo y G absoluto de 1.00 en el acuerdo interobservador e intraobservador, revelando que la herramienta de observación presenta una óptima validez, precisión y fiabilidad. Classical dance is a rigorous, technical, stylistic, cultural and artistic discipline that requires the study of actions and motor skills. The study presents an ad hoc observation tool composed of a mixed field format system and a system of exhaustive and mutually exclusive categories (E / ME), with the aim of validating it in order to be able to code and evaluate a classical dance exercise, the plie of a ballet barre. The instrument is made up of 5 criteria and a total of 84 categories distributed as follows: 9 for musical accounts, 19 for head / gaze, 33 in lower body, 18 in upper body and 5 in spatial direction. The sample was 10 dancers, eight women and two men, all with a professional level in classical dance. A Data Quality analysis and a Generalizability analysis were performed with the HOISAN and SAGT v1.0 programs. The reliability of the observers was carried out by calculating the correlation coefficients Pearson, Spearman and Kendall's Tau b; and using Cohen's Kappa concordance index and Krippendorf's canonical concordance. The estimated correlations were .99-1.00 for inter and intra-observer reliability, Cohen's Kappa index was between .99 and 1.00 respectively, and canonical agreement between 99.6% and 100%. The results show adequate correlation indices, as well as excellent generalizability results with a relative G and absolute G value of 1.00 in the interobserver and intraobserver agreement, revealing that the observation tool has optimal validity, precision and reliability. Keywords: Observational Methodology, Generalizability Analysis, Data Quality, Classical Dance, Plié. La danza classica è una disciplina rigorosa, tecnica, stilistica, culturale e artistica che richiede lo studio delle azioni e delle capacità motorie. Lo studio presenta uno strumento di osservazione ad hoc composto da un sistema misto di formati di campo e da un sistema di categorie esaustive e reciprocamente esclusive (E/ME), con l'obiettivo di validarlo per poter codificare e valutare un esercizio di danza classica, il plié di un ballerino. Lo strumento è composto da 5 criteri e da un totale di 84 categorie così distribuite: 9 per le perline musicali, 19 per la testa/occhio, 33 nel treno inferiore, 18 nel treno superiore e 5 nella direzione spaziale. Il campione era di 10 ballerini, otto donne e due uomini, tutti con un livello professionale nella danza classica. Con i programmi HOISAN e SAGT v1.0 sono state effettuate un'analisi della qualità dei dati e un'analisi di Generalizability. L'affidabilità degli osservatori è stata effettuata calcolando i coefficienti di correlazione Pearson, Spearman e Tau b di Kendall; e tramite l'indice di concordanza Kappa di Cohen e l'indice di concordanza canonica di Kriperndorf. Le correlazioni stimate sono state di 0,99-1,00 per l'affidabilità inter- e intra-osservatore, l'indice Kappa di Cohen era rispettivamente tra 0,99 e 1,00 e la concordanza canonica tra 99,6 e 100%. I risultati mostrano adeguati indici di correlazione, così come eccellenti risultati di generalizzabilità con un valore G relativo e G assoluto di 1,00 nell'accordo inter- e intra-osservatore, rivelando che lo strumento di osservazione presenta una validità, precisione e affidabilità ottimali. A dança clássica é uma disciplina rigorosa, técnica, estilística, cultural e artística que requer o estudo das ações e habilidades motoras. O estudo apresenta uma ferramenta de observação ad hoc composta por um sistema de formato de campo misto e um sistema de categorias exaustivas e mutuamente exclusivas (E / ME), com o objetivo de validá-la para poder codificar e avaliar um exercício de dança clássica, a folha de uma barra de balé. O instrumento é composto por 5 critérios e um total de 84 categorias distribuídas da seguinte forma: 9 para contas musicais, 19 para cabeça / olhar, 33 na parte inferior do corpo, 18 na parte superior do corpo e 5 na direção espacial. A amostra foi de 10 bailarinos, sendo oito mulheres e dois homens, todos com nível profissional em dança clássica. Uma análise de qualidade de dados e uma análise de generalização foram realizadas com os programas HOISAN e SAGT v1.0. A confiabilidade dos observadores foi realizada por meio do cálculo dos coeficientes de correlação de Pearson, Spearman e Kendall's Tau b; e usando o índice de concordância Kappa de Cohen e a concordância canônica de Krippendorf. As correlações estimadas foram de 0,99 a 1,00 para confiabilidade inter e intraobservador, o índice Kappa de Cohen ficou entre 0,99 e 1,00, respectivamente, e a concordância canônica entre 99,6% e 100%. Os resultados mostram índices de correlação adequados, bem como excelentes resultados de generalizabilidade com G relativo e valor G absoluto de 1,00 na concordância interobservador e intraobservador, revelando que o instrumento de observação tem validade, precisão e confiabilidade ótimas.
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Toro Uribe, Jorge A. y Walter F. Castro. "Condiciones que activan la argumentación del profesor de matemáticas en clase". Revista Chilena de Educación Matemática 12, n.º 1 (20 de abril de 2020): 35–44. http://dx.doi.org/10.46219/rechiem.v12i1.11.

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¿Cuáles son las condiciones que activan la argumentación del profesor de Matemáticas durante la discusión de tareas en clase? En este artículo se presentan posibles respuestas a esta pregunta, en el marco de un estudio que pretende comprender la argumentación del profesor de Matemáticas en un ambiente habitual de clase. Para ello se presenta una fundamentación teórica sobre la argumentación en la clase de Matemáticas. Los datos forman parte de un estudio más amplio, los cuales se tomaron durante lecciones de clase de décimo grado (estudiantes de 15 a 16 años), mientras la profesora y sus estudiantes discutían tareas sobre trigonometría. Se discuten fragmentos de episodios de clase, donde se describen indicadores de las condiciones que podrían activar la argumentación del profesor. Referencias Boero, P. (2011). Argumentation and proof: Discussing a “successful” classroom discussion. En M. Pytlak, T. Rowland, y E. Swoboda (Eds.), Actas del 7th Congress of the European Society for Research in Mathematics Education (pp. 120-130). Rzeszów, Polonia: ERME. Common Core State Standards Initiative. (2010). Common Core State Standards for Mathematics. Recuperado desde http://www.corestandards.org/assets/CCSSI_Math%20Standards.pdf Conner, A., Singletary, L., Smith, R., Wagner, P., y Francisco, R. (2014). Teacher support for collective argumentation: A framework for examining how teachers support students’ engagement in mathematical activities. Educational Studies in Mathematics, 86(3), 401-429. https://doi.org/10.1007/s10649-014-9532-8 van Eemeren, F., Grassen, B., Krabbe, E., Snoeck Henkemans, F., Verheij, B., y Wagemans, J. (2014). Handbook of Argumentation Theory. Dordrecht, Países Bajos: Springer. van Eemeren, F. y Grootendorst, R. (2011). Una Tteoría Sistemática de la Argumentación. La Perspectiva Pragmadialéctica. Buenos Aires, Argentina: Editorial Biblos. Knipping, C., y Reid, D. (2015). Reconstructing argumentation structures: A perspective on proving processes in secondary mathematics classroom interactions. En A. Bikner-Ahsbahs, C. Knipping, y N. Presmeg (Eds.), Approaches to qualitative research in mathematics education (pp. 75-101). New York: Springer. Krummheuer, G. (2011). Representation of the notion ‘‘learning-as-participation’’ in everyday situations of mathematics classes. ZDM Mathematics Education, 43(1), 81-90. https://doi.org/10.1007/s11858-010-0294-1 Metaxas, N. (2015). Mathematical argumentation of students participating in a mathematics–information technology project. International Research in Education, 3(1), 82-92. https://doi.org/10.5296/ire.v3i1.6767 Metaxas, N., Potari, D., y Zachariades, T. (2016). Analysis of a teacher’s pedagogical arguments using Toulmin’s model and argumentation schemes. Educational Studies in Mathematics, 93(3), 383-397. https://doi.org/10.1007/s10649-016-9701-z Pino-Fan, L., Assis, A., y Castro, W. (2015). 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Barcelona, España: Ediciones Península.
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Potenza, Daniela. "Il potere delle donne e della loro parola nella Sīrat al-Zīr Sālim". Quaderni di Studi Arabi, 9 de septiembre de 2022, 1–22. http://dx.doi.org/10.1163/2667016x-17010005.

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Abstract Though, on a first approach, the Sīrat al-Zīr Sālim seems dominated by men, a closer reading reveals that women unexpectedly change the course of events. Especially in today’s printed widespread version, all women existing in this famous popular romance have the power (the so-called “power-with”) to deal with a communal situation for the benefit of a collectivity. This can be said even of Suʿād, which is commonly regarded as the villain of the story. Focusing on women’s words, namely the only words that have the power to persuade, this article aims at showing women’s power and their word’s power in the Sīrat al-Zīr Sālim.
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Strazzeri, Irene. "Se l'antimafia è donna. Il potere della parola feminile nell'affermazione di una cultura della legalità". Nómadas. Revista Crítica de Ciencias Sociales y Jurídicas 49 (16 de febrero de 2017). http://dx.doi.org/10.5209/noma.53540.

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Belletti, Gabriele. "«-Scrivéma / scróiv ancàura». Il lavoro poetico di Giuliana Rocchi". altrelettere, 30 de septiembre de 2019. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-44.

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Il contributo prende in esame la poetica dell’autrice Giuliana Rocchi (Santarcangelo di Romagna, 1922 - Rimini, 1996), figura più appartata e meno nota rispetto agli altri poeti santarcangiolesi facenti parte del cosiddetto Circal de’ giudéizi(“Circolo del giudizio”), come Raffaello Baldini e Tonino Guerra. In esso si ripercorrono sinteticamente le principali istituzioni delle sue raccolte dialettali, La vóita d’una dòna (“La vita di una donna”, 1980), La Madòna di garzéun (“La Madonna dei garzoni”, 1986) e il postumo Le parole nel cartoccio (1998). Si sottolinea in particolare come, grazie ad un’iniziale vocazione poetica ereditata dal padre analfabeta, l’autrice sia capace di tramandare in queste opere le voci e le storie di coloro che hanno abitato le contrade del suo paese natale, nel corso di una vita caratterizzata da difficoltà materiali, proteste per i diritti dei lavoratori e scontri con diverse forme di autorità e di potere. Da un lato, la poetessa critica i padroni e i politici, incapaci di comprendere le ragioni degli operai e delle persone comuni, denuncia il mancato rispetto per l’ambiente e per i luoghi naturali dell’infanzia dovuto al cambiamento dei tempi; dall’altro, con una vera e propria volontà di soccorso, canta le vicissitudini dei più fragili, siano essi esseri umani, cose o animali. Dall’analisi dell’opera dell’autrice, si sono potute mettere in evidenza anche le sue riflessioni meta-poetiche, che restituiscono la lucida consapevolezza delle sue scelte stilistiche e del valore civile della poesia.
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Alazard, Florence. "Anna Bellavitis, Nadia Maria Filippini, Tiziana Plebani (a cura di), Spazi, poteri, diritti delle donne a Venezia in età moderna, Verona, QuiEdit, 2012, 369 p." Genre & histoire, n.º 12-13 (11 de enero de 2014). http://dx.doi.org/10.4000/genrehistoire.1828.

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Cristofari, Fabiana. "Autodeterminazione nelle scelte procreative: identità di genere e famiglia". Medicina e Morale 56, n.º 3 (30 de junio de 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.319.

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Alcune pronunce giurisprudenziali mostrano un’evoluzione nella presa di coscienza da parte dei giudici della procreazione come oggetto di un autonomo diritto di personalità. Il fatto che all’interno del “diritto a procreare”, come diritto fondamentale del singolo, vada ricompreso anche il diritto negativo di “non procreare”, pone il problema del bilanciamento d’interessi nel caso in cui, ad avvenuto concepimento, la volontà di procreare di un coniuge si opponga a quella di non procreare dell’altro. L’autrice, a partire da un’analisi e un confronto della giurisprudenza anglo- americana ed europea, mette in luce come la rapida evoluzione della scienza medica e la diffusione dell’applicazione delle nuove tecnologie riproduttive (con la circostanza per cui il materiale genetico dell’ovocita può essere fuso in ambiente extra-uterino dando vita ad un embrione) hanno aperto nuove ed inattese prospettive di riflessione, rispetto a quelle poste dalla problematica dell’aborto, con riferimento alla simmetria dei diritti riproduttivi da attribuire ai generanti. Il contributo invita a riflettere sul rilievo della gestazione nella specificazione diversa dei sessi e dei diritti ad essi riconosciuti. Secondo alcuni, assegnare un’indiscriminata uguaglianza di diritti nell’ambito delle “reproductive decision-making” - in ordine alla volontà di procreare o non procreare - equivale a non tenere in sufficiente considerazione la specifica caratterizzazione sessuale-riproduttiva che inevitabilmente pone un uomo ed una donna in maniera differente in relazione alla vita nascente. Ma, la radicalizzazione della differenza corporea e la polarizzazione dei ruoli che ne deriva rischia che sorgano quei rapporti di potere che rendono inessenziali gli altri soggetti ridotti a possesso. La proposta alternativa per la realizzazione di una situazione di equità, è quella dell’“astrazione dalla corporeità” e quindi dell’omologazione. Ma, se quest’ultima in apparenza annulla le differenze, ripropone poi, l’asimmetria dei diritti sul piano delle volontà. L’Autrice, superando il modello della radicalizzazione della differenza corporea e il modello dell’omologazione, propone quello della “democrazia” come fatto intersoggettivo e relazionale e, quindi, collegato ad un riconoscimento reciproco, sostenendo che l’autodeterminazione del singolo, nelle scelte riproduttive, una volta avvenuto il concepimento/fecondazione, non sia conciliabile con tale principio. ---------- Some jurisprudential pronunciations demonstrate that judges are becoming always more conscious of procreation as object of an autonomous right of privacy. The fact that inside of the procreating right, as a fundamental human right, must also be considered the negative one of no-procreating, puts the problem of the balance of interests in the case that, after the conception, the procreating will of one consort opposes to the no-procreating will of the other one. The author, beginning from an analysis and a comparison of Angloamerican and European jurisprudential cases, points out that the rapid evolution of medical science and the diffusion of the new reproductive technologies (together with the fact that genetic material of the oocyte can be fused out of uterus giving life to an embryo) has opened new and unexpected considerations compared with those offered by abortion problems, about the same reproductive rights of the progenitors. This contribution invites to consider the importance to tribute to the gestation for the different specification of the sexes and of their rights. Someone thinks that to tribute an indiscriminated equality of rights within the “reproductive decision-making”- in order to the procreating or noprocreating will - means not to consider enough the specific sexualreproductive characterization which inevitably puts a man and a woman in a different position in front of the unborn child. But the radicalization of the difference and the deriving polarization of the roles brings the rising of risks of power relations that make unessential the other subjects reduced to be simple property. The alternative proposal for the realization of an equity situation is the abstraction of the bodility, and then of the homologation. But, if this one, in seeming, nullifies the differences, it presents again, the asymmetry of the reproductive rights in the field of the wills. The author, between the homologation model and the bodility-difference model suggests the “democracy” one as a relational fact between the subjects and, therefore, connected to a mutual acknowledgement. She thinks that individual self-determination in the “reproductive decision-making”, after fecondation/conception, is not reconcilable with this principle.
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Beckton, Denise, Donna Lee Brien y Ulrike Sturm. "From Reluctant Online Contributor to Mentor: Facilitating Student Peer-to-Peer Mentoring Online". M/C Journal 19, n.º 2 (4 de mayo de 2016). http://dx.doi.org/10.5204/mcj.1082.

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IntroductionAs the teaching staff working in a university postgraduate program—the Graduate Certificate of Creative Industries (Creative Practice) at Central Queensland University, Australia—an ongoing concern has been to ensure our students engage with the digital course content (delivered via the Moodle learning management system). This is an issue shared across the sector (La Pointe and Reisetter; Dargusch et al.) and, in our case, specifically in the area of students understanding how this online course content and tasks could benefit them in a program that is based around individual projects. As such, we are invested in enhancing student engagement both within the framework of this individual program and at an institution level. Like many institutions which now offer degrees which are either partially or fully online, the program in question offers a blended learning environment, with internal students also expected to engage with online materials (Rovai and Jordan; Colis and Moonen). The program was developed in 2011, first offered in 2012, and conducted two and sometimes three terms a year since then.Within the first year of delivery, low levels of student participation in online learning were identified as problematic. This issue was addressed using strategies that made use of characteristic strengths among our creative industries students, by developing and linking a peer-to-peer mentoring approach to our blended learning course design. Our challenge in this (as project facilitators and as teachers) has been to devise strategies to shift the students from reluctant to engaged online content users. A key strategy has evolved around introducing peer-mentoring as an intrinsic behaviour in the courses in the program. While not using a full case study approach, we do offer this singular instance for consideration as “much can be learned from a particular case” (Merriam 51). The below is based on our own observations, together with formal and informal student feedback gathered since 2012.Mentors and MentoringThe term mentor can have different meanings depending on the context in which the phrase is used. Ambrosetti and Dekkers note that “it is evident from the literature that there is no single definition for mentoring” (42). Drawing on an array of literature from a number of disciplines to qualify the definition of the term mentoring, Ambrosetti and Dekkers have identified a series of theorists whose definitions demonstrate the wide-ranging interpretation of what this act might be. Interestingly, they found that, even within the relatively narrow context of pre-service teacher research, words used to identify the term mentor varied from relatively collegial descriptors for the established teacher such as supporter, friend, collaborator, role model, and protector, to more formalised roles including trainer, teacher, assessor, and evaluator. The role to be played by a mentor—and how it is described—can also vary according to parameters around, and the purpose of, the mentoring relationship. That is, even though “mentoring, as described in literature, generally involves supporting and providing feedback to the mentee without judgment or criteria” (43), the dynamics of the mentor-mentee relationship may influence the perception and the nature of these roles. For example, the mentoring relationship between a teacher and pre-service teacher may be perceived as hierarchical whereby knowledge and feedback is “passed down” from mentor to mentee, that is, from a more authoritative, experienced figure to a less knowledgeable recipient. As such, this configuration implies a power imbalance between the roles.The relationships involved in peer-to-peer mentoring can be similarly defined. In fact, Colvin and Ashman describe the act of peer-mentoring as “a more experienced student helping a less experienced student improve overall academic performance”, and a relationship that “provides advice, support, and knowledge to the mentee” (122). Colvin and Ashman’s research also suggests that “if mentors and mentees do not have a clear sense of their roles and responsibilities, mentors will find it difficult to maintain any sort of self‐efficacy” (122)—a view that is held by others researchers in this field (see Hall et al.; Reid; Storrs, Putsche and Taylor). However, this collective view of peer-to-peer mentorship was not what we aimed to foster. Instead, we wanted our courses and program to both exhibit and inculcate practices and processes which we felt are more in line with our understanding of the creative industries, including a more organic, voluntary and non-hierarchical approach to peer-to-peer mentorship. This could use Ambrosetti and Dekker’s less hierarchical descriptors of supporter, friend, and collaborator listed above.Student CohortThe student cohort in this program regularly includes on-campus and distance education students in approximately equal ratios, with those studying by distance often geographically very widely dispersed across Australia, and sometimes internationally. The students in this program come from a diverse spectrum of creative industries’ art forms, including creative writing, digital media, film, music, and visual arts. Most enter the program with advanced skills, undergraduate or equivalent qualifications and/or considerable professional experience in their individual areas of creative practice and are seeking to add a postgraduate-level of understanding and scholarly extension to this practice (Kroll and Brien; Webb and Brien). Students also utilise a wide range of learning styles and approaches when developing and completing the creative works and research-informed reflective reports which comprise their assessment. All the students in the program’s courses utilise, and contribute to, a single online Moodle site each term. Some also wish to progress to research higher degree study in creative practice-led research projects (Barrett and Bolt) after completing the program.Applying Peer-to-Peer Mentoring in a Project-Based ProgramThe student cohort in this program is diverse, both geographically and in terms of the area of individual creative industries’ specialisation and the actual project that each student is working on. This diversity was a significant factor in the complexity of the challenge of how to make the course online site and its contents and tasks (required and optional) relevant and engaging for all students. We attempted to achieve this, in part, by always focusing on content and tasks directly related to the course learning outcomes and assessment tasks, so that their usefulness and authenticity in terms of the student learning journey was, we hoped, obvious to students. While this is a common practice in line with foundational conceptions of effective learning and teaching in higher education, we also proposed that we might be able to insure that course content was accessed and engaged with, and tasks completed, by linking the content and tasks in Moodle to the action of mentoring. In this, students were encouraged to discuss their projects in the online discussion forum throughout the term. This began with students offering brief descriptions of their projects as they worked through the project development stage, to reports on progress including challenges and problems as well as achievements. Staff input to these discussions offered guidance—both through example and (at times) gentle direction—on how students could also give collegial advice to other students on their projects. This was in terms of student knowledge and experience gained from previous work plus that learned during the program. In this, students reported on their own activities and how learning gained could potentially be used in other professional fields, as for example: “I specifically enjoyed the black out activity and found the online videos exceptional, inspiring and innovating. I really enjoyed this activity and it was something that I can take away and use within the classroom when educating” (‘Student 1’, week 8, Term 1 2015). Students also gave advice for others to follow: “I understand that this may not have been the original intended goal of Free Writing—but it is something I would highly recommend … students to try and see if it works for you” (‘Student 2’, week 5, Term 1 2015). As each term progressed, and trust built up—a key aspect of online collaboration (Holton) as well as a fruitful mentoring relationship (Allen and Poteet)—joint problem solving also began to take place in these discussions.As most of the students never interact face-to-face during the term, the relative impersonality of the online discussions in Moodle, although certainly not anonymous, seemed to provide a safe platform for peer-to-peer mentoring, even when this was offered by those who were also interacting in class as well. As facilitators of this process, we also sought to model best-practice interaction in this communication and ensure that any posts were responded to in an encouraging and timely manner (Aragon). As a result, the traffic within these forums generally increased each week so that, by the end of the term, every student (both external and internal) had contributed significantly to online discussions—even those who appeared to be more reluctant participants in the beginning weeks of the term. Strategies to Facilitate Peer-to-Peer MentoringSeeking to facilitate this process, we identified discrete points within the term’s course delivery at which we would encourage a greater level of engagement with the online resources and, through this, also encourage more discussion in the online discussion forum. One of the strategies we employed was to introduce specific interactions as compulsory components of the course but, at the same time, always ensuring that these mandated interactions related directly to assessment items. For example, a key assessment task requires students to write reflectively about their creative work and processes. We duly included information and examples of reflective writing as resources online. In order to further develop this skill for both internal and external students, we adopted an active and iterative learning approach to this task by asking students to write reflectively, each week, about the online resources provided to them. In asking students to do this, we reiterated that, at the end of term, a core part of the assessment item was that each student would be asked to describe, analyse and reflect on how they used these resources to facilitate their creative practice. At the end of the term, therefore, each student could collate his or her weekly responses, and use these as part of this assessment task. However, before this final reflection needed to be completed, these reflective musings were already being refined and extended as a result of the commentaries offered by other students responding to these weekly reflections. In this, these commenting students were, in fact, playing the role of peer-to-peer mentors, assisting each other to enhance their abilities in reflective thinking and writing.It should be stated that neither formal mentoring roles nor expectations of the process or its outcomes were pre-determined, defined or outlined to students by the teaching staff or communicated directly to them in any way (such as via the course materials). Instead, internal and distance students were encouraged to communicate with each other and offer guidance, help and support to each other (but which was never described as peer-to-peer mentorship) via their use of the Moodle learning managements system as both a group communication tool and a collaborative learning resource (Dixon, Dixon and Axmann). It is common for creative practitioners to collect data in the form of objects, resources, tools, and memories in order to progress their work and this habit has been termed that of the “bowerbird” (Brady). Knowing that it likely that many of our students are already proficient bowerbirds with many resources in their personal collections, we also facilitated a peer-to-peer mentoring activity in the form of an online competition. This competition asked students to post their favourite interactive resource onto the Moodle site, accompanied by a commentary explaining why and how it could be used. Many students engaged with these peer-posted resources and then, in turn, posted reflections on their usefulness, or not, for their own personal practice and learning. This, in turn, engendered more resources to be posted, shared, and discussed in terms of project problem-solving and, thus, became another ongoing activity that encouraged students to act as increasingly valued peer-mentors to each other.The Practical Application of Peer-to-Peer MentoringEach term, it is a course requirement that the student cohort, both internal and external, combine to create a group outcome—an exhibition of their creative work (Sturm, Beckton and Brien). For some students, the work exhibited is completed; for others, particularly part-time students, the work shown is frequently still in progress. Given that the work in the student exhibition regularly includes music and creative writing as well as visual art, this activity forces students to engage with their peers in ways that most of them have not previously encountered. This interaction includes communication across the internal and distance members of the cohort to determine what work will be included in the exhibition, and how work will be sent for display by external students, as well as liaising in relation to range of related considerations including: curatorial (what the exhibition will be named, and how work is to be displayed), cataloguing (how the works, and their contributors, are to be described), and the overall design of the catalogue and invitation (Sturm, Beckton and Brien). Students make these decisions, as a group, with guidance from staff mainly being offered in terms of practical information (such as what days and times the exhibition space can be accessed) and any limitations due to on-site health and safety considerations and other university-wide regulations.Student feedback has been very positive in relation to this aspect of the course (Sturm, Beckton and Brien), and its collective nature is often remarked on in both formal and informal feedback. We are also finding that some prospective students are applying to the program with a knowledge of this group exhibition and some information about how it is achieved. After graduation, students have reported that this experience of peer-to-peer working across the spectrum of creative industries’ art forms has given them a confidence that they were able to apply in real work situations and has, moreover been a factor that directly led to relevant employment. One student offered in unsolicited feedback: “It was a brilliant course that I gained a lot from. One year on, I have since released another single and work as an artist manager, independently running campaigns for other artists. The course also helped make me more employable as well, and I now work … as a casual admin and projects officer” (Student 3, 2015).Issues Arising from Peer-to-Peer MentoringAn intrinsic aspect of facilitating and encouraging this peer-to-peer mentoring was to allow a degree of latitude in relation to student online communication. The week-to-week reflection on the online resources was, for instance, the only mandated activity. Other participation was modeled and encouraged, but left to students as to how often and when they participated, as well as the length of their posts. In each term, we have found student involvement in discussions increased throughout the term, and tended to exceed our expectations in both quantity and quality of posts.We have also found that the level of intimate detail offered, and intimacy developed, in the communications was far greater than we had initially anticipated, and that there were occasions when students raised personal issues. Initially, we were apprehensive about this, particularly when one student discussed past mental health challenges. At the time, we discussed that the creative arts – whether in terms of its creation or appreciation – are highly personal practices (Sternberg), and that the tone taken by many of the creative individuals, theorists, and researchers whose materials we use as resources was often personally revealing (see, for example, Brien and Brady). By not interfering, other than ensuring that the tone students used with each other was always respectful and focused on the professional aspects of what was being discussed, we observed that this personal revelation translated into high levels of engagement in the discussions, and indeed, encouraged peer support and understanding. Thus, in terms of the student who revealed information about past health issues and who at one stage had considered withdrawing from the course, this student later related to staff—in an unsolicited communication—that these discussions led to him feeling well supported. This student has, moreover, continued to work on related creative practice projects after completing the program and, indeed, is now considering continuing onto Masters level studies.ConclusionIn relation to much of the literature of mentoring, this experience of student interaction with others through an online discussion board appears to offer a point of difference. While that literature reports on other examples of peer-to-peer mentoring, most of these follow the seemingly more usual vertical mentoring model (that is, one which is hierarchical), rather than what developed organically in our case as a more horizontal mode. This is, moreover, a mode which has many synergies with the community of practice and collaborative problem solving models which are central to the creative industries (Brien and Bruns).Collings, Swanson, and Watkins have reported on the positive impact of peer mentoring on student wellbeing, integration, and retention. In terms of effects and student outcomes, although we have not yet collected data on these aspects of this activity, our observations together with informal and University-solicited feedback suggests that this peer-to-peer mentoring was useful (in terms of their project work) and affirming and confidence-building (personally and professionally) for students who are both mentors and mentees. These peer-to-peer mentoring activities assisted in developing, and was encouraged by, an atmosphere in which students felt it was appropriate and safe to both offer support and critique of each others’ work and ideas, as well as encouragement when students felt discouraged or creatively blocked. Students, indeed, reported in class and online that this input assisted them in moving through their projects and, as program staff, we saw that that this online space created a place where collaborative problem-solving could be engaged in as the need arose—rather than in a more forced manner. As teachers, we also found these students became our post-graduate colleagues in the way more usually experienced in the doctoral supervisor-student relationship (Dibble and Loon).The above reports on a responsive learning and teaching strategy that grew out of our understanding of our students’ needs that was, moreover, in line with our institution’s imperatives. We feel this was a successful and authentic way of involving students in online discussions, although we did not originally foresee that they would become mentors in the process. The next step is to develop a project to formally evaluate this aspect of this program and our teaching, as well as whether (or how) they reflect the overarching discipline of the creative industries in terms of process and philosophy. ReferencesAllen, Tammy D., and Mark L. Poteet. “Developing Effective Mentoring Relationships: Strategies from the Mentor’s Viewpoint.” The Career Development Quarterly 48.1 (1999): 59–57.Ambosetti, Angelina, and John Dekkers. “The Interconnectedness of the Roles of Mentors and Mentees in Pre-Service Teacher Education Mentoring Relationships.” Australian Journal of Teaching Education 35.6 (2010): 42–55.Aragon, Steven R. “Creating Social Presence in Online Environments.” New Directions for Adult and Continuing Education 100 (2003): 57–68. Barrett, Estelle, and Barbara Bolt, eds. 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