Literatura académica sobre el tema "Disturbo del linguaggio"

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Artículos de revistas sobre el tema "Disturbo del linguaggio"

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Cheli, Mariagnese y Salvatore Busciolano. "Il ruolo del Trauma e del Linguaggio nel sistema penale minorile". MINORIGIUSTIZIA, n.º 2 (enero de 2022): 116–31. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002011.

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Resumen
L'articolo mette in luce la necessità di una prospettiva trauma orientata nell'ambito degli interventi sui minori devianti perché la letteratura scientifica evidenzia sempre più come, da un lato, il Disturbo di Personalità Antisociale (Dpa) possa collegarsi a una storia traumatica e, dall'altro, come i ragazzi reduci da esperienze sfavorevoli infantili (Esi) più frequentemente possono avere condotte devianti. Questo orientamento porta a modificare l'approccio ai ragazzi all'interno di una nuova e necessaria progettualità sistemica che parte dalla giustizia minorile fino a toccare tutti gli attori istituzionali coinvolti e le famiglie dei minori, una progettualità coerente e condivisa negli obiettivi, nelle prescrizioni e nelle azioni. In questa progettualità è fondamentale, all'interno del processo minorile, il ruolo di un linguaggio istituzionale comprensibile ai ragazzi, medium necessario per attivare una relazione che porti a una corretta assunzione delle proprie responsabilità, per poter riattivare un itinerario educativo efficace.
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Geloso, Livia. "Riflessioni sul trauma in analisi bioenergetica. Presentazione di un caso". GROUNDING, n.º 1 (junio de 2011): 41–52. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-001005.

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Resumen
Il contributo ha lo scopo di gettare un rapido sguardo d'insieme sulle molteplici implicazioni che la tematica relativa al trauma ha per l'analisi bioenergetica: la revisione del concetto di "catarsi" e del suo uso pratico; la riflessione sui vari significati della nozione di "corpo"; le questioni del "modello bi-personale" in analisi bioenergetica e della "alleanza terapeutica"; l'integrazione degli studi sul trauma con l'analisi bioenergetica; la critica della definizione del Dsm-IV di Disturbo da Shock Post-Traumatico (Dpts); la necessitŕ di raccogliere il nostro materiale sul tema; l'attenzione al ciclo di vita e l'interesse per il linguaggio metaforico; la definizione di "intelligenza istintuale" per tutte le occasioni in cui Lowen parla di "saggezza del corpo" in relazione al rinnovamento del concetto di "istinto" attualmente in atto anche grazie agli studi neurobiologici sui "neuroni a specchio", quelli sul "Sistema Nervoso Enterico" e quelli sul "Nervo Vago e il Sistema Nervoso Autonomo Triuno"; il dibattito su "civilizzazione/Wilderness-Wildnis", sulla "crisi della modernitŕ" e sulla "sfida della complessitŕ". Il contributo si conclude con l'esposizione di un caso clinico di molestie sessuali.
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Villani, Maria Rosaria, Marco Pascucci, Giovanni Barone, Matteo Giordano y Angelo De Giorgi. "Confronto clinico e psicodiagnostico tra pazienti affetti da disturbo da uso di oppiacei, affetti da disturbo bipolare e pazienti affetti da entrambe le patologie, in trattamento". MISSION, n.º 55 (julio de 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/mis55-2020oa10735.

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Resumen
Introduzione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la Comorbilità o Doppia Diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive ed un altro disturbo psichiatrico (OMS, 1995). Per quanto piuttosto criticata tale definizione consente di individuare una popolazione di pazienti le cui caratteristiche psicopatologiche appaiono peculiari e molto spesso di difficile ed non univoca interpretazione diagnostica; da tali difficoltà discendono frequentemente diatribe ideologico culturali e reali difficoltà di intervento terapeutico che mantengono queste persone in una condizione di equilibrio precario con elevati costi in termini sanitari e di mancata produttività lavorativa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che cercano di coniugare ipotesi etiopatogenetiche di area psichiatrica con vie neurotrasmettitoriali più tipicamente associate al mondo delle dipendenze patologiche, delineando una specifica cultura psicopatologica che cerchi di dare risposte a quesiti diagnostici di difficile soluzione. Tra i vari modelli che cercano di chiarire le associazioni etiopatogenetiche comuni a dipendenze ed altri disturbi mentali quello che forse appare più completo è l'ipotesi della "disregolazione omeostatica edonica" (la disedonia), correlato fenomenologico delle dipendenze e della malattia mentale che allo stesso momento spiegherebbe la maggiore frequenza di dipendenza nei soggetti con spettro bipolare (inteso anche come tratto temperamentale) come anche del discontrollo degli impulsi o dell'incapacità a prevedere le conseguenze dei propri agiti. In questo solco si inserisce il nostro studio con l'intento di fornire un contributo alla creazione di un linguaggio neurocomportamentale specifico per il mondo delle dipendenze.   Scopo e Metodi End point primario del nostro studio è quello di identificare attraverso la frequenza nel SCL-90R, di specifiche dimensioni sintomatologiche attribuibili a specifiche popolazioni di pazienti. In seconda istanza abbiamo indagato l'eventuale esistenza di caratteristiche psicopatologiche comuni tra pazienti con patologia di spettro bipolare e dipendenza; in ultimo abbiamo valutato l'impatto della doppia diagnosi sul funzionamento globale dell'individuo. Abbiamo arruolato tre coorti di pazienti: soggetti eroinomani senza altra psicopatologia, eroinomani con disturbo bipolare, soggetti affetti da disturbo bipolare senza dipendenza, tutti provenienti dai Ser.D e DSM della provincia di (…...) La diagnosi è stata formulata attraverso il criterio dell'osservazione clinica, supportata da strumenti psicodiagnostici (MMPI-1, SCID 2) ed esami laboratoristici (esami tossicologici urinari). Le dimensioni sintomatologiche prevalenti sono state indagate con la SCL 90R.   Risultati Non sono emersi dati significativi relativi ad una specifica dimensione psicopatologica per i soggetti affetti da Disturbo da uso di sostanze. Tra le sottoscale del SCL-90, l'ANX è la dimensione comune rilevata tra eroinomani bipolari (doppia diagnosi) e bipolari. Nel confronto tra i tre gruppi (eroinomani senza comorbilità, eroinomani bipolari, bipolari) valutati globalmente, il gruppo meno disfunzionale è risultato quello degli eroinomani. La ridotta estensione dei campioni esaminati non ci permette di pervenire a risultati definitivi richiedendo ulteriori studi in tal senso.
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Bhattacharya, Usree, Wisnu Pradana, Xing Wei, Daniel Tarquinio, Olivia Datta, Kaleigh Anderson y Nicole Cruz-Díaz. "Medical communication and advocacy through eye-tracking AAC: Implications for applied linguistics". EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 9, n.º 1 (10 de abril de 2022): 71–90. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.15.1.266.

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Resumen
EN Historically, individuals with Rett syndrome, a rare neurodevelopmental disorder, have been cast as “silent angels,” “nonverbal,” and “speechless.” As a consequence, they have not been consulted in their medical care. Recently, however, augmentative and alternative communication (AAC) devices that use eye-tracking technology have facilitated communication for individuals with Rett syndrome. Yet, no prior research has investigated how such communication occurs within medical settings. Through an applied linguistics lens that centers the analysis of language use, we construct a case report capturing how Kalika, a child with Rett syndrome, offers medical information. Kalika’s device-mediated language use suggests multiple implications for applied linguistics scholars and language educators, including: broadening notions of speaking, increasing consideration of AAC, exploring more device-mediated language use, extending multimodal considerations, nuancing notions of communicative competence, presuming competence, and, last but not least, more deliberately espousing principles of linguistic justice in our field. Key words: RETT SYNDROME, EYE TRACKING, AUGMENTATIVE AND ALTERNATIVE COMMUNICATION (AAC), DISABILITY, MEDICAL COMMUNICATION ES Históricamente, los individuos con síndrome de Rett, un trastorno raro del desarrollo neurológico, han sido presentados como “ángeles silenciosos”, “no verbales” y “mudos”. Como consecuencia, estos individuos no han sido atendidos en consulta médica. Recientemente, los dispositivos de comunicación aumentativos y alternativos (AAC) que utilizan tecnología de seguimiento ocular han facilitado la comunicación de individuos con síndrome de Rett. Sin embargo, ningún estudio ha investigado cómo se produce dicha comunicación en entornos médicos. Desde la perspectiva de la lingüística aplicada que analiza el uso del lenguaje, construimos un caso clínico que captura cómo Kalika, una niña con síndrome de Rett, proporciona información médica. El lenguaje mediado por dispositivos de Kalika sugiere implicaciones para académicos de lingüística aplicada y educadores del lenguaje, que incluyen: ampliar las nociones del discurso y la consideración de AAC, explorar más el uso del lenguaje mediado por dispositivos, ampliar las consideraciones multimodales, matizar las nociones de la competencia comunicativa, suponer competencia y apoyar deliberadamente los principios de justicia lingüística. Palabras clave: SÍNDROME DE RETT, SEGUIMIENTO OCULAR, COMUNICACIÓN AUMENTATIVA Y ALTERNATIVA, DISCAPACIDAD, COMUNICACIÓN MÉDICA IT Storicamente le persone con la sindrome di Rett, un raro disturbo del neurosviluppo, sono state considerate "angeli silenziosi", "non verbali" e "senza parole"; questo ha comportato che non venissero consultati per le loro cure mediche. Di recente, però, i dispositivi di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) con tecnologia eye-tracking hanno facilitato la comunicazione di queste persone. Nessuna ricerca ha però indagato come tale comunicazione avvenga in contesti medici. Utilizzando una prospettiva di linguistica applicata che analizza l’uso del linguaggio, presentiamo un caso che illustra come Kalika, una bambina con la sindrome di Rett, offra informazioni mediche. Il linguaggio di Kalika, mediato da dispositivi, suggerisce, tanto agli studiosi di linguistica applicata quanto docenti ed educatori in ambito linguistico, molteplici implicazioni per ampliare le nozioni di parlato e la considerazione della CAA, approfondire l'uso del linguaggio mediato da dispositivi, estendere le considerazioni multimodali, dettagliare le nozioni di competenza comunicativa, presumere la competenza, e sostenere in modo deliberato i principi di giustizia linguistica nel nostro campo. Parole chiave: SINDROME DI RETT, EYE TRACKING, COMUNICAZIONE AUMENTATIVA E ALTERNATIVA CAA, DISABILITÀ, COMUNICAZIONE MEDICA
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Andreetta, Sara y Andrea Marini. "Narrative assessment in patients with communicative disorders". Travaux neuchâtelois de linguistique, n.º 60 (1 de enero de 2014): 69–84. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Resumen
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Coffre, A., L. Giraud, C. Rebière, A. Rivron, J. Troussier y C. A. Righini. "Screening dei disturbi del linguaggio orale nel bambino e loro classificazione". EMC - Otorinolaringoiatria 21, n.º 3 (agosto de 2022): 1–10. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(22)46876-0.

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Chaix, Y. "Screening dei disturbi del linguaggio orale nel bambino e loro classificazione". EMC - Otorinolaringoiatria 13, n.º 2 (junio de 2014): 1–6. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(14)67293-7.

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Trevisi, P., A. Ciorba, C. Aimoni, R. Bovo y A. Martini. "Sindrome di charge: risultati a lungo termine della riabilitazione audiologica". Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 3 (mayo de 2016): 206–14. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-837.

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Resumen
Obiettivo del presente lavoro è valutare i risultati della riabilitazione audiologica su un gruppo, numericamente consistente, di bambini affetti da sindrome di CHARGE. Lo studio è stato eseguito retrospettivamente, utilizzando il database dei pazienti pediatrici, presso l’Audiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova e di Ferrara. Sono stati individuati 31 bambini in totale, che hanno presentato diversi gradi di disabilità uditiva associata alla sindrome di CHARGE. La valutazione audiologica è stata eseguita utilizzando i potenziali evocati uditivi (ABR) e/o l’elettrococleografia, oppure le tecniche di audiometria infantile (VRA o play audiometry). Sono stati valutati anche i risultati percettivi, in termini di capacità di comunicazione e linguaggio espressivo. Sono quindi stati studiati gli effetti della riabilitazione uditiva (con apparecchio acustico o impianto cocleare) e in particolare lo sviluppo del linguaggio nel corso di un lungo follow-up. Gli esiti degli interventi riabilitativi sono risultati diversi in relazione alle eterogenee e spesso gravi disabilità associate alla sindrome di CHARGE (ad esempio, ritardo di sviluppo psico-fisico, gravi disturbi visivi concomitanti, disfunzioni uditive retrococleari per neuropatia uditiva/dissincronia associata). Anche dopo lungo follow-up, lo sviluppo del linguaggio è risultato gravemente compromesso nella maggior parte dei casi, suggerendo quindi la necessità di sviluppare modalità di comunicazione alternative in questo gruppo di piccoli Pazienti. L’identificazione precoce della sordità neurosensoriale e l’accurata pianificazione di trattamenti riabilitativi mirati, è in ogni caso fondamentale nei bambini con sindrome di CHARGE.
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Bastanza, G., R. Gallus, M. De Carlini, P. M. Picciotti, E. Muzzi, E. Ciciriello, E. Orzan y G. Conti. "Completare l’adattamento degli apparecchi acustici entro 1 mese dall’identificazione dell’ipoacusia di un bambino". Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 1 (febrero de 2016): 38–44. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1077.

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Resumen
Grazie al perfezionamento delle procedure diagnostiche e alla diffusione dei programmi di screening uditivo neonatale, la diagnosi di ipoacusia può essere posta con estrema tempestività rispetto ad un passato non troppo lontano. Diventa pertanto fondamentale giungere dalla diagnosi alla corretta applicazione dell’apperecchio acustico in tempi rapidi, in modo da ripristinare la funzione uditiva e consentire lo sviluppo del linguaggio. L’intervento abilitativo precoce di protesizzazione acustica o l’eventuale successiva applicazione dell’impianto cocleare offrono l’opportunità di un regolare sviluppo delle vie uditive centrali e delle aree cerebrali deputate alla ricezione dell’informazione sonora nonchè delle relative connessioni con le aree motorie e articolatorie. L’obiettivo di questo articolo è presentare i risultati di un’analisi strategica che prenda in considerazione i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e i rischi del percorso clinico da seguire per ottenere un’amplificazione precoce in tutti i casi di ipoacusia bilaterale permanente dell’età pediatrica. L’analisi è centrata sulla realtà italiana ed è parte del progetto CCM 2013 finanziato dal Ministero della Salute “Programma regionale di identificazione, intervento e presa in carico precoci per la prevenzione dei disturbi comunicativi nei bambin con deficit uditivo”.
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Lanza, Anna Maria, Virginia Giannotti, Grazia Ciardulli y Teresa Iole Carratelli. "Rimembrare, rammentare e ricordare in psicoanalisi. Il "prendere forma del ricordo" nei bambini con disturbi psicosomatici nel pensiero di Adriano Giannotti". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2011): 53–67. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-002006.

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Resumen
Le Autrici riflettono sul ruolo che hanno i vari tipi di memoria, implicita, sensoriale, esplicita ed episodica nella formazione dell'Inconscio e nello sviluppo della mente infantile. In particolare evidenziano i principali contributi scientifici di Adriano Giannotti sugli stadi iniziali dello sviluppo infantile normale e patologico e sul ruolo che hanno la madre e la relazione della coppia genitoriale in senso lato come processo trasformativo anche delle memorie corporee indicibili nelle memorie verbali. Le Autrici condividono con Adriano Giannotti l'idea che una visione piů complessa della memoria e dell'inconscio richieda un approccio integrato tra il punto di vista delle neuroscienze e quello psicoanalitico. Il trattamento psicoanalitico del bambino, dell'adolescente e dell'adulto ha permesso ad Adriano Giannotti, come alle Autrici, di studiare il come prendono forma i ricordi nei piccoli pazienti con disturbi psicosomatici, il gioco dialettico tra percezione, rappresentazione e memoria, tra comunicazione inconscia e comunicazione dell'inconscio rimosso e di come la cornice analitica facilita l'acquisizione di uno spazio mentale, dove la creazione di un linguaggio comune č tesa a una co-costruzione del ricordo.
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Tesis sobre el tema "Disturbo del linguaggio"

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Femminis, Cassandra <1992&gt. "Differenze e similitudini tra Disturbo Specifico del Linguaggio e Dislessia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14895.

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Resumen
Lo scopo del presente lavoro è quello di analizzare le caratteristiche generali dei deficit riscontrati nei soggetti con disturbo specifico del linguaggio (DSL) e con dislessia, delineando le relazioni tra i due tipi di disturbi, una questione complessa e ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi. Sono principalmente tre gli studi di comparazione tra i due disturbi: il severity model (Kamhi &Catts, 1986) in cui DSL e dislessia sono concepiti come disturbi distinti con frequente comorbilità e in cui il deficit fonologico risulta essere più grave nei dislessici che nei DSL; l’additional model (Bishop & Snowling, 2004) secondo cui i due disturbi sono simili in quanto entrambi caratterizzati da un deficit nell’elaborazione fonologica, tuttavia il DSL presenterebbe ulteriori deficit non-fonologici che creano problemi nello sviluppo della produzione orale; e il comorbidity model (Catts et al 2005) in cui DSL e dislessia sono concepiti come due distinti disturbi che hanno deficit cognitivi diversi e diverse manifestazioni: il deficit di elaborazione fonologica è il deficit principale solo nella dislessia mentre il DSL possiede deficit differenti che causano problemi nella lingua orale. Studi più recenti tuttavia hanno sottolineano il bisogno di esaminare la significatività statistica delle differenze di abilità tra soggetti con DSL o dislessia e i gruppi di controllo, tenendo conto anche della frequenza di questi deficit all’interno di ciascun gruppo clinico. Inoltre, viene sottolineata anche la necessità di valutare sia l’ascolto che la comprensione della lettura, insieme a capacità di lettura fonologica e abilità relative alla lettura fonologica nei bambini con DSL e dislessia.
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Chillemi, Paolo <1996&gt. "La competenza morfosintattica di un bambino con diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18293.

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Resumen
In questo lavoro, viene studiata la competenza morfosintattica di un bambino italiano (di 6;8 anni) con diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) frequentante la scuola primaria. Vengono utilizzati test non standardizzati di comprensione, produzione e ripetizione di tre strutture linguistiche: le frasi passive, i pronomi clitici e le frasi relative. Queste tre strutture sintatticamente complesse sono strutture a movimento, che generano un ordine non canonico degli elementi della frase e che possono comportare difficoltà nell’acquisizione linguistica. Oltre al disturbo fonologico e lessicale che presenta questo bambino, i risultati ottenuti rivelano la presenza di un disturbo del linguaggio di tipo sintattico. Nella parte finale della tesi, verrà fatto un breve confronto con i risultati ottenuti negli stessi test da parte di un bambino di età 8;8 con una diagnosi di Disturbo emozionale dell’infanzia e una diagnosi di Disturbo evolutivo delle abilità scolastiche. I risultati mostrano che le competenze linguistiche di questo bambino risultano essere scarse, tuttavia, è probabile che questa compromissione sia dovuta ad una bassa memoria di lavoro piuttosto che a un deficit della grammatica. I dati raccolti saranno confrontati con la letteratura scientifica di riferimento per contribuire alla ricerca linguistica sul DPL.
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Stefli, Cinzia <1979&gt. "Il disturbo specifico del linguaggio e il defcit sintattico: un confronto con la dislessia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6260.

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Resumen
Il presente lavoro analizza il deficit fonologico nei bambini con disturbo specifico del linguaggio dimostrando come questa difficoltà sia presente anche nei bambini dislessici. Ampi studi condotti in ambito internazionale hanno infatti dimostrato come la dislessia evolutiva non sia un semplice disturbo che ostacola unicamente l'apprendimento della lettura e della scrittura, ma una sindrome piuttosto complessa e articolata. I soggetti dislessici presentano deficit marcati in ambito fonologico che rendono particolarmente gravoso il compito di analizzare la struttura interna della parola.Questa scarsa consapevolezza meta-fonologica può essere considerata alla base delle difficoltà nell'acquisizione delle regole di conversione grafema-fonema che sottendono l'apprendimento della letto-scrittura. Interessanti studi condotti più recentemente in campo linguistico, inoltre, hanno messo in luce come i dislessici presentino delle difficoltà in test che analizzano la loro memoria di lavoro e nella produzione e comprensione di strutture grammaticali complesse. Difficoltà che vengono riscontrate anche nei bambini con disabilità linguistiche come DSL e sordi che verranno esaminate in questa tesi.
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Catellani, Cecilia <1995&gt. "I bambini bilingui con disturbo dello sviluppo del linguaggio: strumenti e marcatori clinici per una diagnosi precoce". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18105.

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Resumen
Questo elaborato si propone di approfondire alcuni aspetti relativi alla competenza linguistica dei bambini bilingui in presenza di un disturbo dello sviluppo del linguaggio (DSL). Obiettivo principale è quello di presentare gli strumenti diagnostici ed i marcatori clinici che permettono quanto più efficacemente e precocemente di individuare il disturbo in un contesto di bilinguismo consentendo di intervenire quanto prima per ottenere miglioramenti linguistici. Fondamentale è stato analizzare separatamente i due fenomeni. Primariamente, da un lato, i tratti distintivi del bilinguismo e dall’altro, le caratteristiche del disturbo di linguaggio. Per raggiungere l’obiettivo sono stati analizzati vari studi sviluppati all’interno del progetto COST Action IS0804, il progetto quadriennale che ha indagato gli strumenti utili per il riconoscimento dei soggetti bilingui con DSL. Tale progetto ha dimostrato l’importanza di strumenti quali la ripetizione di parole, non-parole e frasi, la narrazione, il task di lettura ed il questionario per i genitori, e marcatori clinici tra cui la morfologia verbale ed il pronome clitico in italiano.
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PORCELLI, LAURA MARIA. "IL DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO ORALE E SCRITTO NELLO STUDIO DI ALCUNE FUNZIONI ESECUTIVE IN AMBITO PRASSICO-MOTORIO". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12563.

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2002/2003
Con il presente lavoro si affronta innanzitutto la definizione di uno strumento di valutazione delle abilità prassico-simboliche in età evolutiva, che analizza con particolare attenzione i gesti intransitivi, ovvero la capacità di compiere una sequenza di azioni senza avere l'oggetto reale su cui implementare l'azione. Le prove di rappresentazione di gesti, infatti, sono prove che prevedono sia una componente di organizzazione e programmazione motoria, sia una componente di tipo rappresentativo-simbolico. Nello specifico si è pensato di analizzare un possibile legame tra l'abilità prassico-gestuale e l'abilità linguistica. Da qui è sorta l'idea di inserire un gruppo di bambini con disturbo specifico di linguaggio e/ o d'apprendimento per il fatto che i sistemi di lettura e scrittura altro non sono che rappresentazioni del linguaggio orale e prevedono, quindi, un passaggio obbligato per il sistema rappresentativo-simbolico. Lo sviluppo della funzione simbolica è già stata considerata da alcuni studiosi sia in relazione allo sviluppo del linguaggio espressivo (Thai e Bates, 1988; Rescola e Goossens, 1992), sia nel rapporto tra comprensione linguistica e produzione di gesti simbolici (Thai, Tobias e Morrison, 1991; Thai e Tobias, 1994), sia in relazione stretta con l'apprendimento del linguaggio scritto, considerato come un sistema ordinato di simboli convenzionali, il cui uso corretto presuppone il possesso di una consolidata attitudine generale a rappresentare una cosa per mezzo di un'altra (Brotini, 2000), abilità richiesta anche nella rappresentazione di gesti. Spesso infatti è stato assunto che bambini con difficoltà di linguaggio orale e/o scritto avessero anche difficoltà di sequenziamento seriale e che ciò si manifestasse in modo più marcato attraverso l'utilizzo di materiali simbolici o linguistici (Bakker, 1970; Corkin, 1974; Kinsbourne eWarrington, 1963). Nello specifico obiettivi della seguente ricerca sono stati innanzitutto, la raccolta di informazioni e dati con un campione di bambini in età scolare, in un'ottica di adattamento di un protocollo precedentemente predisposto per bambini in età prescolare (Zanon, Bortolotti, Czerwinsky Domenis, 1999). Successivamente si è passati ad indagare la produzione di gesti intransitivi ed i relativi errori compiuti, in un confronto tra bambini con curriculum scolastico nella norma e bambini con disturbo specifico del linguaggio (DSL) e/o disturbo specifico dell'apprendimento (DSA). Infine si è ragionato sulla possibile utilizzazione della prova di "rappresentazione di gesti" come strumento di analisi e studio delle abilità di pianificazione coinvolte in atti considerati di routine. Il protocollo nel suo insieme prevede vari blocchi diversificati di prove: i primi due blocchi sono costituiti da prove motorie, il terzo da prove di rappresentazione di gesti intransitivi e l'ultimo blocco è costituito da varie prove di prassia (ideomotoria, visivo-gestuale, verbale-gestuale e di prassia costruttiva). Le prove sono state proposte a 328 bambini del primo e secondo ciclo elementare. Si trattavano di due gruppi distinti: 1) un primo gruppo sperimentale di bambini con diagnosi di disturbo specifico di linguaggio e/o dell'apprendimento, composto da 68 soggetti di età compresa tra i 6,6 anni e gli 11 anni. 2) un secondo gruppo di bambini, che funge da gruppo di controllo, formato da 230 soggetti con curriculum scolastico nella norma di età compresa tra i 6,6 anni ed gli 11,4 anni. Per quanto riguarda i dati ottenuti è stato possibile portare delle osservazioni rispetto alle diverse prestazioni fornite dai due gruppi di soggetti; ragionare sulla natura dei gesti e sulle loro rappresentazioni scorrette e, soprattutto attraverso il lavoro di analisi degli errori compiuti dai due gruppi di soggetti .esaminati, ottenere un ordine di difficoltà delle prove rispetto al tipo di gesto richiesto al bambino. I risultati ottenuti si trovono in accordo con il lavoro di Hill et al. (1998), che sostiene come sulle prestazioni dei bambini si rifletta l'influenza di item specifici problematici, motivo per cui si rivela di particolare importanza lo studio nel campo dello sviluppo della normalità
XVI Ciclo
1966
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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6

BARACHETTI, Chiara. "La lettura congiunta con bambini con ritardo/disturbo specifico del linguaggio: un'analisi dell'input linguistico materno e della responsività infantile". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2008. http://hdl.handle.net/11562/337698.

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Il linguaggio è un sistema comunicativo molto complesso; nonostante questo, la maggior parte dei bambini impara a parlare con successo in tempi relativamente brevi. Tuttavia, una percentuale di bambini, incontra difficoltà più o meno gravi nell’acquisizione del linguaggio. Sono molti i fattori all’origine di uno sviluppo atipico del linguaggio, dai deficit sensoriali, alle malattie genetiche, ai traumi dello sviluppo. Questo lavoro di ricerca coinvolge i bambini che hanno un ritardo o un disturbo del linguaggio in assenza di fattori che generalmente sono associati al deficit linguistico. Sono bambini con uno sviluppo tipico in tutti gli altri ambiti cognitivi e fisici, che vivono in ambienti sufficientemente stimolanti, ma che esibiscono una limitazione specifica nel processo di acquisizione del linguaggio. Per queste ragioni questo deficit, definito Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL), ha ottenuto negli ultimi trent'anni l’interesse di molti ricercatori, finalizzato a descriverne le caratteristiche, scoprirne le cause e trovare soluzioni efficaci. In seguito alla “svolta interazionista” degli anni settanta, una parte degli studi si è focalizzata sull’analisi dell’ambiente conversazionale offerto ai bambini con DSL e ha rilevato differenze nelle caratteristiche del discorso rivolto a questi bambini rispetto a quello rivolto ai bambini con sviluppo linguistico tipico. I genitori dei bambini con DSL sostengono la maggior parte del carico conversazionale, utilizzano molti enunciati direttivi e formulano domande soprattutto di tipo chiuso. In relazione a queste caratteristiche, in letteratura è sorta la seguente questione: l’ambiente linguistico di cui usufruiscono i bambini con ritardo e disturbo specifico del linguaggio ostacola o sostiene il loro sviluppo linguistico? La ricerca proposta si colloca all’interno di questo dibattito, con la finalità di indagare la qualità dell’input linguistico e comunicativo diretto ai bambini con DSL durante la lettura congiunta; questa attività è stata scelta perchè è un ben documentato contesto promozionale per lo sviluppo linguistico infantile. In primo luogo, l’intenzione del lavoro è di descrivere gli aspetti sintattici e lessicali delle produzioni materne durante la lettura congiunta, alla luce dell’importanza per l’apprendimento del linguaggio del modello linguistico di cui il bambino ha esperienza. In secondo luogo, vengono esaminate le modalità con cui le madri riparano le risposte assenti o scorrette dei bambini in un’ottica bidirezionale dell’interazione, che tenga conto delle caratteristiche della responsività dei bambini con R/DSL sui comportamenti comunicativi materni. In proposito, s’intende esaminare l’efficacia delle riparazioni correttive utilizzate dalle madri nel favorire la partecipazione in tempo reale di questi bambini e la produzione spontanea di risposte appropriate. Considerando la mutua reciprocità dell’influenza fra i partner, si ipotizza che le limitazioni linguistiche esibite dai bambini con R/DSL agiscano da feedback sulle produzioni materne determinando degli aggiustamenti nella struttura dell’input linguistico materno e nelle modalità riparative delle madri di questi bambini. Per verificare l’influenza del livello delle competenze linguistiche sulla comunicazione materna, la ricerca prevede il confronto fra il gruppo di diadi con bambini con R/DSL e due gruppi di diadi madre-bambino con sviluppo linguistico tipico, un primo gruppo di bambini appaiati ai primi per età cronologica e un secondo gruppo di bambini appaiati per livello linguistico. La trattazione che segue è suddivisa in due parti. Una prima parte è dedicata ai riferimenti teorici necessari a comprendere l’oggetto della ricerca e i dibattiti teorici che vi ruotano attorno; nella seconda parte viene descritta la ricerca...
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Santini, Chiara <1984&gt. "USCIRE DAL SILENZIO: USO DELLA LINGUA DEI SEGNI COME CHIAVE DI APERTURA ALLA COMUNICAZIONE IN UN SOGGETTO CON DISTURBO DEL LINGUAGGIO E DEFICIT COGNITIVO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15040.

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Quando dei genitori guardando il proprio figlio capiscono che c’è qualcosa che “non va” ritrovandosi a far i conti con la sua disabilità, le “certezze” crollano, la vita subisce una vera e propria “rivoluzione” nella quale si è chiamati ad affrontare una realtà “sconosciuta” dove il sentimento di sentirsi “persi” prende il sopravvento, e l’unico appiglio alla quale affidarsi è il mondo della medicina. Ed è stato proprio questo che la famiglia di E., la protagonista di quest’elaborato, ha fatto dopo essersi trovata di fronte a quella “maledetta” diagnosi, deficit dell’enzima succinico semialdeide deidrogenasi (SSADH) che aveva portato alla figlia ad avere problemi a livello cognitivo, con un ritardo mentale medio-lieve, e a livello linguistico, sia in produzione sia in comprensione. Questa fiducia riposta a chi ne “sapeva di più” aveva dato inizio ad un “eterno” calvario dove le strade intraprese non portavano mai a una via d’uscita e la bambina rimaneva sempre più intrappolata nel suo mondo “silenzioso” fatto di gesti primitivi accompagnati da qualche frammento di comunicazione verbale, composta da suoni e qualche parola, comportamenti non adeguati che manifestavano il costante sentimento di inadeguatezza causata della sua gran voglia di comunicare bloccata da questa sua incapacità. Ed è stato proprio il bisogno di comunicare che mi ha permesso di incontrare E., una ragazzina di quasi 11 anni, alta, esile con un visino coperto da una “maschera” chiamata insicurezza che aveva subito tolto appena capito che la comunicazione segnica era per lei un “porto sicuro” poichè le avrebbe dato finalmente la possibilità di aprirsi al mondo esterno. Infatti, dopo molteplici tentativi falliti, la famiglia aveva deciso di darsi un’ulteriore chance scegliendo di intraprendere un nuovo cammino che appariva ancora più ignoto rispetto agli altri intrapresi in passato dove, per l’ennesima volta, bisognava rimettersi in gioco imparando una nuova lingua, la Lingua dei Segni, base fondamentale che avrebbe permesso di sostenere lo sviluppo del linguaggio verbale sia a livello espressivo sia a livello ricettivo, lo sviluppo cognitivo e, non meno importante, la possibilità per la bambina di avere in “mano” un vero e proprio strumento di comunicazione, filo conduttore di quest’elaborato che sarà diviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo, prima, spiegherò che cos’è la Lingua dei Segni Italiana, LIS, e descriverò nel dettaglio i sui aspetti fonologici, sintattico-morfologici e lessicali; successivamente verranno trattati nello specifico l’Italiano Segnato, IS, e l’Italiano Segnato Esatto, ISE, che poi saranno messi a confronto con la LIS; nel secondo capitolo verrà descritto il processo di acquisizione del linguaggio verbale seguito da un approfondimento relativo alle abilità linguistiche e competenze sociali in soggetti con disturbi del linguaggio e deficit cognitivo per poi affrontare l’argomento relativo all’uso della Lingua dei Segni nei disturbi di comunicazione; nel terzo capitolo descriverò il caso clinico; infine, nel quarto racconterò il percorso di lavoro svolto assieme ad E., da giugno 2013 a giugno 2014, nel quale mostrerò le varie tappe attraversate partendo dal momento in cui ho fatto conoscenza con la bambina, la creazione di fiducia reciproca, il primo approccio di quest’ultima con la comunicazione segnica e le sue prime conquiste comunicative permettendole così di arrivare a raggiungere il gradino più alto di questo cammino, cioè quello di diventare “grandi”: utilizzare la comunicazione segnica per sostenere lo sviluppo della comprensione, produzione verbale-segnica e abilità cognitive.
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De, Gaudio Elena <1995&gt. "La produzione narrativa di preadolescenti dialettofoni con Dislessia Evolutiva e Disturbo Specifico del Linguaggio: il dialetto come potenziale fattore di esclusione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17287.

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Il presente lavoro costituisce un contributo al dibattito accademico extra-europeo sull'individuazione dei disturbi del linguaggio e dell'apprendimento in ambito multilingue, rappresentato in Europa dalle ricerche della COST Action IS0804. A tale scopo, questo lavoro ha indagato le competenze linguistiche di 3 preadolescenti dialettofoni calabresi con diagnosi di Dislessia Evolutiva e Disturbo Specifico del Linguaggio, con l'obiettivo di verificare quanto l'esposizione al dialetto possa influenzare l'acquisizione dell'italiano e come questo possa eventualmente incidere sul percorso diagnostico. Per fare ciò, il test di produzione narrativa LITMUS-MAIN (Multilingual Assessment Instrument for Narratives - Revised, Gagarina, N., Klop, D., Kunnari, S., Tantele, K., Välimaa, T., Bohnacker, U. Walters, J. (2019), ZAS Papers in Linguistics 63) è stato adattato al dialetto calabrese per analizzare le performance narrative dei 3 soggetti coinvolti e confrontarle con quelle di 3 gruppi di controllo, in maniera tale da confermare la presenza di marcatori di disturbo specifico in entrambe le lingue conosciute dai soggetti sperimentali. Anche se il confronto fra i 3 soggetti e i gruppi di controllo non ha evidenziato differenze tra le due performance a livello quantitativo, un'analisi qualitativa delle subordinate prodotte ha messo in luce difficoltà da parte dei soggetti con DSA e DSL nel produrre strutture sintatticamente complesse (e cioè le relative sull'oggetto e le subordinate argomentali) in una sola lingua conosciuta, ovvero l'italiano. Dai risultati ottenuti da un'analisi statistica within-subjects condotta nei tre gruppi a sviluppo tipico, è stata scoperta un'influenza significativa dello status socioeconomico dei genitori (espresso in anni di educazione materna) sullo sviluppo morfo-sintattico e lessicale in italiano; questo fattore sembra comunque non essere un predittore significativo della performance dei soggetti partecipanti in dialetto, così come l'età di prima esposizione al dialetto (o age of onset) è risultata non avere alcun ruolo significativo nello sviluppo delle competenze linguistiche della L1 quanto della L2.
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Fernicola, Francesco. "Verso lo sviluppo di un modello predittivo per lo screening del Disturbo di Linguaggio in età evolutiva: un esperimento-pilota con Orange". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18841/.

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Sin dai suoi albori, la linguistica computazionale si è sviluppata come un campo fondamentalmente interdisciplinare, sfruttando gli innovativi strumenti informatici sorti durante la rivoluzione digitale per analizzare le lingue naturali e i fenomeni linguistici. Questo campo ha fornito un contributo fondamentale per la creazione di alcuni tra gli strumenti che sono diventati parte integrante della vita di tutti i giorni; a partire dagli editor di testo (Microsoft Word), passando per i motori di ricerca (Google) fino ai sistemi di riconoscimento vocale e di traduzione automatica. Questi ultimi due in particolare hanno conosciuto miglioramenti notevoli negli ultimi anni, grazie agli enormi progressi nelle tecniche di machine learning, anche noto come apprendimento automatico. Tuttavia queste tecniche non trovano la propria applicazione solo nella nostra quotidianità, ma anche nella ricerca scientifica. È infatti possibile utilizzarle per l'analisi di dati e persino per la creazione di modelli predittivi a partire da una collezione di dati (chiamata dataset). Rappresentano pertanto uno strumento aggiuntivo per la valutazione delle ipotesi scientifiche, nonché un supporto ulteriore alla diagnosi in campo medico. In questa tesi si intende fornire un'applicazione pratica di queste tecniche al campo della logopedia, proponendo un esperimento-pilota con il fine di sviluppare un modello predittivo per lo screening del Disturbo del Linguaggio in età evolutiva.
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Junyent, Andrea Anahi. "Individual differences in Specific Language Impairment: profiles of preschoolers exposed to Italian". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422857.

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This dissertation explores Specific Language Impairment (SLI) through a single case and a group study aimed to define language profiles in children with SLI compared to typically developing children having the same chronological age or the same mean length of utterance (MLU). The single case study compared the morpho-syntactic characteristics of elicited and spontaneous production of a child with SLI to information provided by the literature about children with equivalent MLU. Results were scrutinised in the light of hypotheses which conceive SLI as an originally grammatical deficit. Delay was found in production of inflected verbs, in line with MLU, and was consistent with linguistic accounts. Delay found in production of direct and indirect object clitic pronouns as well as articles was unexpected based on the MLU and could only partially be explained by the linguistic hypotheses considered. The group study examined lexical, morpho-syntactic and textual skills in comprehension and production as well as phonological memory in 50 children with SLI (SLI group). In order to identify profiles, their performance was compared to age- and MLU-matched typically developing children (TD group); and subgroups of children with SLI were identified and compared. Moreover, relationships among language abilities and phonological memory were scrutinised in the overall group of children (SLI and TD groups). Statistical comparisons between the SLI group and the TD group revealed a complex pattern of impaired lexical and morpho-syntactic abilities as well as phonological memory; and partially preserved textual skills. Subgroups (in the SLI group) with the following characteristics were compared: both lexical and morpho-syntactic production mildly impaired; both lexical and morpho-syntactic production severely impaired; mildly impaired lexical production and severely impaired morpho-syntactic production. Results evinced different profiles in these subgroups regarding phonological memory, depending on the severity of the impairment in morpho-syntactic production exhibited by subgroups. This suggests a strong relationship between phonological memory and morpho-syntax in production. The specific relationships among language and phonological memory abilities were examined through regression analyses. Results showed phonological memory as the best predictor for language comprehension and production in the overall group of children, while belonging to the SLI or the TD group did not account for any extra variability. This suggested a strong relationship between phonological memory and language, independently of belonging to one group or the other. The second predictor was lexical comprehension, which predicted both morpho-syntactic and text comprehension in the overall group, while belonging to the SLI or the TD group did not explain any extra variability. These results suggested that language abilities in comprehension are hierarchically structured in SLI as in typical development, regardless belonging to one group or the other.
La seguente ricerca esplora i profili del Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) attraverso lo studio di un caso singolo e uno studio di gruppo, confrontandoli con quelli di bambini aventi la stessa età cronologica o la stessa lunghezza media dell‘enunciato (LME). Nello studio di caso singolo sono state comparate le caratteristiche morfosintattiche della produzione spontanea ed elicitata di un bambino con DSL con i dati in letteratura sulla produzione di bambini con LME equivalente. I risultati sono stati esaminati alla luce di ipotesi che concepiscono il DSL come un deficit di origine grammaticale. È stato trovato un ritardo nella produzione di verbi flessi, come atteso in base al livello di LME e in accordo con le spiegazioni linguistiche. Un ritardo inatteso per livello di LME è stato trovato nella produzione di pronomi clitici di oggetto diretto e indiretto e articoli, i quali hanno potuto essere spiegati solo parzialmente alla luce delle ipotesi considerate. Nello studio di gruppo, sono state esaminate la comprensione e produzione lessicale morfosintattica e testuale insieme alla memoria fonologica in 50 bambini con DSL (gruppo DSL). Allo scopo di identificare profili, le prestazioni del gruppo DSL sono state comparate con la performance di bambini con sviluppo tipico (gruppo ST) appaiati per età e per LME e sono stati identificati e confrontati sottogruppi di bambini con DSL. Inoltre, i rapporti fra le abilità linguistiche e la memoria fonologica sono stati esaminati nel gruppo totale di bambini (gruppi DSL e ST). Il confronto tra il gruppo DSL e TD ha mostrato, per il primo, un pattern complesso in cui le abilità lessicali, morfosintattiche e di memoria fonologica sono compromesse mentre le capacità testuali sono parzialmente preservate. Sono stati comparati sottogruppi (del gruppo DSL) con le seguenti caratteristiche: produzione lessicale e morfosintattica lievemente compromessa, produzione lessicale e morfosintattica severamente compromessa, e produzione lessicale lievemente compromessa e produzione morfosintattica severamente compromessa. I risultati per i sottogruppi hanno evidenziato diversi profili in relazione alla memoria fonologica, imputabili alla severità del deficit in produzione morfosintattica dei sottogruppi. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e morfosintassi. I rapporti specifici fra abilità linguistiche e di memoria sono stati esaminati con analisi di regressione. I risultati hanno indicato che la memoria fonologica è il miglior predittore della comprensione e produzione linguistica nel gruppo totale di bambini, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL or al gruppo TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e linguaggio, indipendentemente dalla appartenenza a un gruppo o all‘altro. Il secondo migliore predittore è stato la comprensione lessicale, che ha predetto la comprensione morfosintattica e testuale nel gruppo totale, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL o TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Questi risultati suggeriscono abilità linguistiche gerarchicamente strutturate in comprensione a prescindere del gruppo di appartenenza.
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Libros sobre el tema "Disturbo del linguaggio"

1

Sabbadini, Letizia. Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6.

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2

Disturbi Specifici Del Linguaggio Disprassie E Funzioni Esecutive Con Una Raccolta Di Casi. SPRINGER, 2013.

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3

Sabbadini, Letizia, Anna G. De Cagno, Letizia Michelazzo y Maria L. Vaquer. Il disordine fonologico nel bambino con disturbi del linguaggio (Metodologie Riabilitative in Logopedia). Springer, 2004.

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4

Anchisi, P., M. Febbo, A. Sapuppo y P. Vicenza. Il disordine fonologico nel bambino con disturbi del linguaggio: ESERCIZIARIO (Metodologie Riabilitative in Logopedia). Springer, 2001.

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Capítulos de libros sobre el tema "Disturbo del linguaggio"

1

Sabbadini, Letizia y Emanuela Leone Sciabolazza. "Valutazione del disturbo semantico-pragmatico". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 153–57. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_11.

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2

Sabbadini, Letizia y Emanuela Leone Sciabolazza. "La terapia del disturbo semantico-pragmatico". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 159–68. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_12.

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3

Sabbadini, Letizia. "Disturbi specifici del linguaggio". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 85–105. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_5.

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4

Basso, Anna, Silvia Cattaneo, Antonio Miozzo, Luciana Modena y Alessia Monti. "Riabilitazione dei disturbi del linguaggio e del calcolo: afasie, alessie, agrafie, acalculia". En La riabilitazione neuropsicologica, 101–48. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2349-9_6.

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5

Sabbadini, Letizia. "Valutazione e terapia di casi clinici nelle diverse tipologie dei DSL". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 169–94. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_13.

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6

Fazzi, Elisa, Jessica Galli y Serena Micheletti. "I disturbi delle funzioni oculomotorie in età evolutiva". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 23–40. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_3.

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7

Sabbadini, Letizia. "La disprassia in età evolutiva". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 1–16. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_1.

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Sabbadini, Letizia. "DSL semantico-pragmatico". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 143–51. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_10.

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Sabbadini, Letizia. "Principi teorici alla base dell’intervento terapeutico". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 195–201. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_14.

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Sabbadini, Letizia. "Lo sviluppo motorio e prassico in età evolutiva". En Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 17–22. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_2.

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