Literatura académica sobre el tema "Diritto processuale internazionale"

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Artículos de revistas sobre el tema "Diritto processuale internazionale"

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von Overbeck, A. E., T. Rossi y Edoardo Vitta. "Corso di Diritto Internazionale Privato e Processuale". American Journal of Comparative Law 33, n.º 3 (1985): 549. http://dx.doi.org/10.2307/840248.

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Franzina, Pietro. "La concessione di una <i>freezing injunction</i> non preclude la riconoscibilità in Italia della successiva sentenza di merito resa nel medesimo giudizio". marzo-aprile, n.º 2 (7 de abril de 2022): 356–65. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.94.

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Resumen
Tesi L’art. 64, lettere b) e g) della L. 31 maggio 1995, n. 218 di riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato deve essere interpretato nel senso che non può dirsi integrata una violazione dei diritti essenziali della difesa e delle garanzie ascrivibili all’ordine pubblico processuale italiano, idonea a giustificare il diniego del riconoscimento di una sentenza straniera, per il solo fatto che la sentenza in questione sia stata resa all’esito di un procedimento nel corso del quale il debitore della sentenza è stato il destinatario di un provvedimento cautelare in personam, concesso inaudita altera parte, secondo il modello della freezing injunction inglese. Il riconoscimento di una sentenza straniera preceduta da un provvedimento cautelare può essere negato in forza delle disposizioni citate solo quando l’emanazione di detto provvedimento abbia comportato una violazione delle garanzie processuali fondamentali tale da tradursi, per la sua rilevante incidenza, in una lesione del diritto di difesa rispetto all’intero processo. The author’s view According to Article 64, literae b) and g) of the Law of 31 May 1995, No 218 (Reform of the Italian system of private international law), a foreign judgment is not eligible for recognition in Italy if the right to a fair trial was violated in the proceedings before the court of origin, and if recognition would contravene public policy, including procedural public policy. A judgment cannot be denied recognition on the above grounds merely because the court of origin granted, in the course of the same proceedings, a worldwide freezing injunction, as known under English law. In fact, recognition of the judgment could only be denied if it were established that, by granting the interim measure in question, the procedural rights of the party concerned were violated in such a serious way as to undermine the fairness of the proceedings considered as a whole.
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Ruiloba Santana, Eloy. "PALAIA, Nicola: L'ordine pubblico “internazionale”, Padova, 1974 (Studi e pubblicazioni della "Rivista di Diritto Internazionale Privato e Processuale", 11), 172 páginas". Anuario Español de Derecho Internacional 1 (16 de agosto de 2018): 556–59. http://dx.doi.org/10.15581/010.1.28837.

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Rodino, W. "A. Malatesta, La cessione del credito nel diritto internazionale privato, Padova, Cedam, 1996, xiv + 280 (Studi e Pubblicazioni della Rivista di Diritto Internazionale Privato e Processuale, 46)." Uniform Law Review - Revue de droit uniforme 2, n.º 1 (1 de enero de 1997): 214. http://dx.doi.org/10.1093/ulr/2.1.214.

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Borrás, Alegría. "Celebración del 50.º aniversario de la Rivista di diritto internazionale privato e processuale (Milán, 23 de octubre de 2014)". Revista Española de Derecho Internacional 67, n.º 1 (22 de mayo de 2015): 348–52. http://dx.doi.org/10.17103/redi.67.1.2015.4b.06.

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Chalas, Christelle. "Punitive damages and Private International Law: State of the Art and Future Developments, par Stefania Bariatti, Luigi Fumagalli et Zeno Reghizzi (dir.), Studi e publicazioni della Rivista di diritto internazionale privato e processuale n° 83, CEDAM, Wolters Kluwer, 2019, 320 pages". Revue critique de droit international privé N° 2, n.º 2 (5 de julio de 2021): 514–18. http://dx.doi.org/10.3917/rcdip.212.0514.

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Laimer, Simon. "Rezension zu Mosconi/Campiglio, Diritto internazionale privato e processuale". Zeitschrift für Gemeinschaftsprivatrecht 9, n.º 5 (1 de enero de 2012). http://dx.doi.org/10.1515/gpr.2012.9.5.282.

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Scaffidi Runchella, Livio. "L’adeguamento dell’ordinamento italiano al regolamento generale sulla protezione dei dati: qualche riflessione nella prospettiva del diritto internazionale privato e processuale". Oñati Socio-Legal Series, 28 de septiembre de 2022. http://dx.doi.org/10.35295/osls.iisl/0000-0000-0000-1329.

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Resumen
Il regolamento (UE) n. 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali intende garantire certezza del diritto e trasparenza per le persone fisiche e gli operatori economici. Il presente lavoro, muovendo dall’esame di alcune norme della legge italiana di adeguamento al regolamento, svolge alcune riflessioni sul tema nella prospettiva del diritto internazionale privato. L’indagine si inserisce in un quadro assai complesso poiché le nuove tecnologie mettono costantemente alla prova il processo legislativo, così come l’interpretazione e l’applicazione delle pertinenti disposizioni di legge. Inoltre, i dati personali nel mondo online non sono vincolati da confini geografici: la natura “ubiqua” di internet rende problematico localizzare le situazioni giuridiche che vengono di volta in volta in considerazione.
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Orlandi, Renzo. "La prolusione di rocco e le dottrine del processo penale". Revista Brasileira de Direito Processual Penal 1, n.º 1 (31 de marzo de 2015). http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v1i1.5.

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Resumen
L’articolo analizza le conseguenze del pensiero giuridico di Arturo Rocco, dal 1910 nella dottrina di procedura penale, ossia, il metodo tecnico-giuridico (esegesi, sistematica e critica). La dogmatica di procedura pena- le inizia con la monografia di Giovanni Conso, nel 1955. L’insoddisfazione con il tecnicismo giuridico e con la mancanza di maturità scientifica si è manifestata con Carnelutti nel 1946 (Cerenterola), sottolineando le peculiarità strutturali del procedimento penale. In questa prospettiva, il testo sottolinea la conferenza di Franco Cordero nel 1964 (Lecce), così come le lezioni da James Goldschmidt. Inoltre, negli anni sessanta, divennero importanti diritti fondamentali, di fronte alla Costituzione democratica, con un nuovo orientamento dottrinale. Il diritto processuale penale è stato considerato come diritto costituzionale applicato. Si segnalano gli insegnamenti di Amodio, Amato, Chiavario, Ferrua, Grevi, Iluminati, Massa e Nobili. Successivamente, l’articolo mette in evidenza il CPP del 1988, l’internazionalizzazione dei sistemi giuridici, l’importanza del diritto comparato e dei diritti fondamentali. Si conclude con il nuovo ordine mondiale dei diplomi internazionali e tribunali sovranazionali, con nuove esigenze, oltre il tecnicismo giuridico.
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Tesis sobre el tema "Diritto processuale internazionale"

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VANIN, OMAR. "Il trattamento processuale delle norme sui conflitti di leggi dell'Unione europea". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3427274.

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Resumen
The enquiry focuses on the issues that arise when applying the rules on the conflict of laws adopted by the EU in the context of Italian civil procedure. Initially, we describe, on one hand, which peculiarities characterize civil procedure as a context in which rules are applied. On the other hand, we examine how EU law guides the interpretation of Member States’ domestic rules and, among them, of procedural rules. Thus, we set the existence of a duty to apply the rules of civil procedure in light of the effet utile assigned to EU conflict-of-laws rules whenever the latter are evoked in the judicial context. Moving on, the research focuses on the legal instruments adopted by the EU in the filed of private international law, inferring the common legal principles that are therein enshrined and with which we are able to elaborate a general system of EU’s private international law. The focus, then, shifts on the core of the research, retracing the dynamics which govern the application the conflict-of-laws rule in the context of the Italian civil procedure, beginning with its introduction in the procedural debate and ending with the extension of the power of the Supreme Court of Cassation to review the interpretation of the conflict-of-laws provision adopted by the inferior judge. Here, we provide a solution to each of the issues described when the conflict-of-laws rules applied by the judge belong to the EU legal system. Lastly, we elaborate a method in order to identify a solution, in the interpretation of the afore-mentioned rules, that reduces the friction between EU private international law and domestic procedural law, distinguishing on whether or not the domestic procedural rule allows for at least an interpretation that is consistent with EU private international law.
L’indagine intende interrogarsi sui problemi che sorgono in sede di applicazione delle norme sui conflitti di leggi di matrice dell’Unione europea nel processo civile italiano. Dapprima, da un lato, si prende atto di quali siano le peculiarità di quel particolare contesto applicativo di una norma che è il processo civile. Dall’altro lato, si esamina come il diritto dell’Unione europea orienti l’interpretazione delle norme dell’ordinamento interno e, in particolare, le norme processuali. Si accerta quindi l’esistenza di un obbligo di interpretare le norme processuali anche alla luce dell’effetto utile assegnato alle norme di diritto internazionale privato dell’Unione europea. Successivamente l’analisi si focalizza sui diversi strumenti di diritto internazionale privato dell’Unione europea, tentando di enuclearne i principi ricorrenti idonei a comporre un sistema di diritto internazionale privato. L’attenzione, poi, si sposta al merito dell’indagine, ripercorrendo le dinamiche che presiedono all’applicazione della norma di conflitto nel processo civile italiano, dalla introduzione della questione da essa regolata nel dibattito processuale sino alla sindacabilità, in sede di impugnazione, della sua applicazione. In questa sede, in particolare, si offre una possibile soluzione a ciascuno dei problemi laddove la norma di conflitto che il giudice civile debba applicare appartenga all’ordinamento dell’Unione europea. Infine, si tenta di elaborare un metodo che permetta di pervenire, nell’interpretazione delle norme considerate, a un esito che riduca al minimo le frizioni tra i due sistemi normativi, distinguendo a seconda che la disposizione processuale interna si presti ad almeno un’interpretazione coerente con il diritto internazionale privato dell’Unione europea o che la norma non offra alcun significato conforme allo stesso.
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SANNA, PIETRO. "La tutela del passeggero nel diritto internazionale privato e processuale dell'Unione europea". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1060333.

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Vallar, G. M. "GLI ASPETTI DI DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO E PROCESSUALE DEL FALLIMENTO DI GRUPPI BANCARI MULTINAZIONALI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232399.

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Resumen
In the absence of an international agreement among states, insolvencies of multinational groups of banks could in principle be dealt with only according to a so called “territorial approach”. Under the latter, every bank of a given group is considered to be an independent entity with the consequence that several insolvency proceedings are opened with respect to each of them in any of the states of their seats, different laws are applied and every court will try to grab as much assets as it can in order to satisfy its own local creditors. The five multinational banking defaults occurred in the last thirty years (BCCI, Fortis, Dexia, Kaupthing and Lehman Brothers) had to deal with such a scenario. Fortis, Dexia and Kaupthing had been resolved through a territorial approach. On the contrary, liquidators and courts involved in the BCCI and Lehman insolvencies (respectively begun in 1991 and 2008) tried to overcome the massive inconveniences that would have derived from a piecemeal liquidation by voluntarily cooperating and coordinating the proceedings, through “cross-border insolvency agreements” (also called “protocols”). Inspiration came from a more consolidated experience matured in this same direction in the corporate groups insolvencies. Awareness has then arisen - stronger than before - among states, practitioners and academics, of the need to regulate these insolvencies ex ante and once for all, in order to avoid the uncertainties of a case-by-case solution. Quite a few international organizations, such as the EU, the IMF, the Basel Committee and the Financial Stability Board, have been and still are pursuing this aim by preparing a considerable number of either soft law or hard law instruments for adoption by states.
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BETTONI, EMILIO. "LA SECURITY FOR COSTS NELL'ARBITRATO COMMERCIALE INTERNAZIONALE: LINEAMENTI DELL'ISTITUTO E PECULIARITÀ NEGLI ARBITRATI "ITALIANI"". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/791825.

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Resumen
Il presente elaborato è dedicato allo studio della security for costsnell’arbitrato commerciale internazionalee si prefigge come obbiettivo quello di illustrare le numerose problematiche che si presentano per l’organo giudicante adito (sia esso un giudice nazionale o un tribunale arbitrale) e per le parti quando viene presentata un’istanza di cautio pro expensis. Nel capitolo introduttivo si illustrano gli scenari in cui la security for costs può trovare applicazione. In particolare, si evidenzia come gliordinari strumenti utilizzati per il recupero delle spese arbitrali–su tutti, il riconoscimento e l’esecuzione del lodo mediante la Convenzione di New York del 1958 –non sono sempre sufficienti a garantire l’adempimento dalla condanna alla rifusione delle spese dell’arbitrato. In particolar modo, quando la parte soccombente è incapiente, qualsiasi tentativo di exequaturdel lodo si rivelerà infruttuoso e la condanna alle spese resterà insoddisfatta, con il risultato che la parte che ha prevalso in arbitrato non avrà ottenuto giustizia ma soltanto una vittoria pirrica, peraltro al termine di un procedimento arbitrale verosimilmente lungo e, soprattutto, dispendioso. La security for costs, che è definita come una garanzia prestatada una parte (generalmente l’attore) per assicurare alla controparte (generalmente il convenuto) il recupero delle spese di lite in caso di vittoria, permette di scongiurare il verificarsi del suddettoscenario, evitando di posticipare il problema del recupero dei costi fino alla fase di exequaturdel lodo. L’elaborato prosegue analizzando le origini della security for costse la cauzione per le spese exart. 98 c.p.c. che, prima della dichiarazione di incostituzionalità avvenutacon la sentenza no. 67 del1960 della Corte Costituzionale, costituiva l’istituto del nostro ordinamento che più assomiglia alla security for costsoggi in auge nell’arbitrato internazionale. Il Capitolo II si conclude poi con brevi cenni sulle peculiarità della security for costs. Prima di passare all’analisi della competenza delle corti nazionali e dei tribunali arbitrali (CapitoloIV) nonché alle modalità di esercizio di tale potere (Capitolo V), l’elaborato si sofferma sulla qualificazione giuridica della security for costs. In particolare, si distingue tra le operazioni di qualificazioni poste in essere dai giudici togati e non, dando poi risalto alla qualificazione autonoma della cautio pro expensis. Al termine di questa operazione si conclude che la security for costsè una misura cautelare sui generis, per via essenzialmente di alcune peculiarità legate all’analisi del fumus boni iurise alla possibilità degli arbitri di sanzionare direttamente –senza bisogno di ricorrere all’autorità giudiziaria –l’inottemperanza degli ordini di prestare una garanzia per le spese di lite, vuoi mediante la sospensione o estinzione del procedimento arbitrale, vuoi, addirittura, in alcuni casi, mediante il rigetto delle pretese avanzate dalla parte inadempiente. Determinata la natura giuridica della security for costs, l’elaborato procede analizzando la competenza delle corti nazionali e dei tribunali arbitrali, dedicando ampio spazio all’individuazione della legge applicabile per stabilire il poteredell’organo adito di decidere sull’istanza presentata. A conclusione di questa analisi si auspica che i legislatori nazionali e le principali istituzioni arbitrali adottino una disciplina chiara in materia al fine di ridurre le possibilità di ricorso ai giudici togati in materia, evitando così pericolose ingerenze nella procedura arbitrale. L’ultima sezione del Capitolo IV è dedicata agli arbitrati internazionali che si svolgono in Italia, nei quali non pochi dubbi sorgono sull’ammissibilità della security for costsin ragione della dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 98 c.p.c. e del disposto contenuto nell’art. 818 c.p.c. L’elaborato suggerisce che, in realtà, nessuno di questi due ostacoli impedisce la concessione di una cautio pro expensis perché le valutazioni svolte dalla Corte Costituzionale nella sentenza no. 67 del 1960 non possono essere importate nel panorama arbitrale e l’art. 818 c.p.c. è una norma derogabile. Il Capitolo V individua quindi le modalità di esercizio del potere degli arbitri di ordinare security for costs. Dopo un’analisi della legge applicabile per determinare i presupposti da considerare per la concessione di questi provvedimenti, l’attenzione viene rivolta –in assenza di precise indicazioni tanto nelle leges arbitri quanto nei regolamenti d’arbitrato– agli standards accettati dalla prassi arbitrale internazionale. Appurata l’assenza di un approccio universalmente accolto dalla prassi arbitrale, la Sezione V.C propone un test di portata generale che, alla luce delle soluzioni più convincenti adottate dalla giurisprudenza, possa essere utilizzato dai tribunali arbitrali come punto di partenza per decidere sulle richieste di security for costs. Infine, l’elaborato analizza il contenuto degli ordini di security for costs, suggerendo possibili soluzioni per la quantificazione della garanzia e le modalitàdi prestazione della medesima. Vengono quindi illustrate le conseguenze derivanti dall’inottemperanza all’ordine del tribunale che impone la prestazione di una cautio pro expensise, nel caso invece in cui la security for costssia stata prestata, le sorti della garanzia al termine della procedura arbitrale. L’elaborato si conclude con alcune riflessioni conclusive.
This dissertation, which focuses on security for costs in international commercial arbitration, aims at illustrating the numerous issues faced by the adjudicating body (being it a national court or an arbitral tribunal) when dealing with a request for security for costs. The first chapter depicts the scenarios where a security for costs may be granted. In particular, it shows that the ordinary instruments usually relied upon to recoup the costs incurred for the arbitration –i.e.the recognition and enforcement of the cost award under the 1958 New York Convention –may not suffice to ensure that the losing party will actually compensate the winning party for the expensesreasonably incurred by it. Indeed, when the unsuccessful party faces serious financially difficulties or insolvency, any attempt to enforce the cost award may turn out to be worthless and the obligation to repay the winning party’s legal costs becomes moot. As a result, the successful party will not obtain justice but merely a Pyrrhic victory. To add insult to injury, suchresult will probably be obtained after a lengthy and costly arbitration. Security for costs, which is generally defined as an assuranceprovided by a party (usually the claimant) for the payment of the opposing party’s arbitration costs (usually the respondent’s costs) in the event that the latter succeeds, avoids the above scenario, resolving the issue of recovering costs prior to the conclusion of the proceedings. This dissertation further analyses the origin of security for costs and the “cauzione per le spese” pursuant to article 98 of the Italian Code of Civil Procedure, which –before being declared unconstitutional by the Corte Costituzionaledecision no. 67 of 1960 –was the Italian measure that resembled the most security for costs. Chapter II concludes by briefly sketching the peculiarities of security for costs. Before moving to the national courts’ and the arbitral tribunal’s authority to grant an application for security for costs (Chapter IV) and the conditions for exercising such power (Chapter V), this dissertation lingers on the legal qualification of an order for security for costs. In particular, it distinguished between state courts’ and arbitral tribunal’s characterization, and focuses on the qualification based on a comparative approach.This “autonomous classification” leads to the conclusion that an order for security for costs is asui generisinterim measure. This isdue to the peculiarities in the analysis of the parties’ likelihood to prevail on the merits of the dispute (fumus boni iuris) as well as to the arbitrators’ power to sanction the failure to provide security either by suspending or terminating the arbitral proceedings, or –when expressly empowered to do so –by dismissing the breaching party’s claims. Once determined the legal nature of security for costs, this dissertation analyzes the state courts’ and the arbitral tribunal’s power to grant an application for security for costs. Ample space is devoted to determining the law applicable to this matter. This dissertation suggests that the national legislatures and the main arbitral institutions should adopt clear rules to minimize the opportunities to resort to state courts on this matter, so as to avoid interferences with the arbitral proceedings. The last section of Chapter IV deals with international arbitration proceedings taking place in Italy, where the admissibility of security for costs is doubtful because of theunconstitutionality of article98 of the Italian Code of Civil Procedure and the provision contained in article 818 of the same Code. However, this dissertation suggests that none of these two elements isan impediment to grant an order for security for costs, because the Corte Costituzionaledecision no. 67 of 1960 is not applicable in the arbitration landscape and article 818 of the Italian Code of Civil Procedure is a non-mandatory provision. Chapter V identifies how the power to grant security for costs should be exercised. After a careful analysis of the applicable law, it focuses –in the absence of clear instructions in the leges arbitriand the arbitration rules –on the standards developedby the arbitral jurisprudence. Since no universally accepted test exists, Section V.C recommends a new approach which is based on the most convincing solutions adopted by the arbitral case law and that could be employed by arbitral tribunals as a startingpoint whendealing with a request for security for costs. Finally, this dissertation investigatesthe content of an order for security for costs, recommending how to determine the amount and form of security. Moreover, it illustrates the consequences of the failure to comply with asecurity order and, when security is actually provided, how it should be released at the end of the proceedings. This dissertation concludes with some conclusive remarks.
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GIUGLIANO, VALERIA. "LE 'OPPOSIZIONI' ALL'ESECUZIONE DELLA DECISIONE STRANIERA NEL REGOLAMENTO (UE) 1215/2012". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/610592.

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The work aims to analyse, in the context of the system of recognition and enforcement laid down by Regulation (EU) No 1215/2012, which abolished exequatur, the compatibility of the rules governing the opposition to enforcement under the Italian law when it is proposed against a foreign judgment. In particular, the Regulation establishes that a judgment (even provisionally) enforceable in the Member State of origin shall be automatically enforceable in any other Member State. It also suggests that the grounds for non-recognition and non-enforcement provided for in the text should be combined with the internal grounds for ordinary opposition to enforcement in the Member State addressed. The work therefore identifies the requirements a judgment shall have to be automatically recognised and enforced; the declaratory and ascertaining effects that are automatically recognised; and the formalities that must be considered as necessary under Italian law for the judgment to be enforced. It then outlines the characteristics of the actions provided for by the Regulation, proposing the most suitable procedural forms to ensure their effectiveness, in order to define the scope of application of the opposition to enforcement based on additional grounds, within the State requested of enforcement. It focuses on the grounds which affect the substantive right incorporated in the title and which may give rise to an opposition to enforcement on the merits. Therefore, indications are drawn on the subject of the substantive opposition to the foreign judgment, which is claimed to be comparable, if not identical, to the opposition to enforcement under Article 615 of the Code of Civil Procedure, and from the nature of the action it is inferred that the judgment issued at the end of the opposition shall not circulate in the European space of Justice, as it is related to the right to proceed with enforcement in Italy. The last part of the work is dedicated to an analysis of the cases provided for by the Regulation in order to suspend the enforcement proceedings and aims to a coordination of such hypotheses with the internal provisions.
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Bolognari, Massimo. "La funzione d'accusa nel processo di fronte alla Corte penale internazionale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425374.

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Resumen
The research thesis aims to analyze the role and powers of the Prosecutor in the proceedings before the International Criminal Court (ICC). The Court represents a unique legal system, that is the result of the complex interaction between the legal tradition of civil law and legal tradition of common law. In this context, the Prosecutor is designed as a hybrid body. It is an organ that does not perform its functions only within a judicial system in which enjoys wide discretion, but also operates in an international dimension where it exercise to some extent political powers, since it has to establish diplomat-ic relations with States and with international institutions. The research thesis has three chapters. After having examined in the first chapter the structure and the guarantees of the Office of the Prosecutor, the research analyzes in the second chapter the powers of the Prosecutor in the different stages of the proceedings before the Court. All these issues are ex-amined in a comparative perspective, looking at the other international crim-inal justice systems, and in light of the ICC case law. Finally, the research presents some reform proposal of the Office of the Prosecutor, aimed at making the ICC system more efficient and less expen-sive.
Il presente lavoro mira ad analizzare il tema della funzione d’accusa nel pro-cesso di fronte alla Corte penale internazionale. La Corte integra un sistema di giustizia peculiare, frutto della complessa interazione fra la tradizione giu-ridica di civil law e la tradizione giuridica di common law. In un simile con-testo, la funzione d’accusa è affidata ad un Procuratore che è concepito co-me una figura ibrida. Si tratta di un organo che infatti non svolge soltanto le sue funzioni nell’ambito di un sistema in cui vige il principio di opportunità dell’azione penale, ma che opera anche su un piano che si può in qualche mi-sura definire politico, dovendo egli muoversi in uno scacchiere internaziona-le ed essendo chiamato ad avere anche relazioni diplomatiche con gli Stati e con le istituzioni internazionali. La tesi si sviluppa in tre capitoli. Ad un primo capitolo dedicato ai profili “statici”, nel quale vengono analizzate la struttura e le garanzie della Procura, segue un secondo dedicato ai profili “dinamici”, in cui vengono studiati i po-teri dell’organo d’accusa nelle diverse fasi in cui si articola il procedimento di fronte alla Corte. Tutti questi aspetti sono stati esaminati in chiave compa-ratistica, attraverso un confronto con gli altri sistemi di giustizia penale in-ternazionale, e in riferimento ai casi giudiziari sinora concretamente affronta-ti. Infine, la ricerca offre alcune prospettive di riforma della funzione d’accusa, che mirano a rendere più efficiente e meno costoso il sistema.
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CAPPIELLO, BENEDETTA ALLEGRA ROBERTA. "INVESTIMENTI ESTERI DIRETTI NEL DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA. PROFILI SOSTANZIALI E PROCESSUALI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232419.

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FOREIGN DIRECT INVESTMENTS IN EUROPEAN UNION LAW SUBSTANTIAL AND PROCEDURAL PROFILES The Lisbon Treaty has conferred upon the European Union exclusive external competence on FDI, now included in the Common Commercial Policy. This study focuses on the consequences which derive from the new allocation of competence, focusing on both the substantial and the procedural ones. As regards the substantial consequences, in the beginning it will be demonstrated that the new European competence has very wide boundaries, allowing it to regulate both the pre and post establishment phase of an investment transaction. This will provide – this was one of the outcomes reached with the conferral of competence – foreign investors with an uniform and well-defined legal regime of investments within the European Union. Secondly, we will follow the steps taken by the European Institutions in order to define a European Investment Policy. In this regard, attention will be paid on the EU Regulation no. 1219/2012, recently issued to define a transitional regime for the extra-EU BITs still in force. Thirdly, we will analyse the contents of the future European agreements, now under negotiation, with third countries such as Canada, U.S.A., China and few ASEAN members. Despite the few official publications of the agreement, it will be possible to reach some conclusions with regard to the investment policy that Europe intends to follow. As regards the procedural consequences, the relation will be analysed between the European Union law and arbitration proceedings, which originate right from European BITs. Once showed that those proceedings are perfectly lawful within the European Union and the arbitration clause will be included in the future investment agreements, the study will specifically concentrate on the law applicable by arbitrators. It will then be showed how International and European Law can interrelate and we will focus on the interpretative tools, given to the arbitrators in order to allow them to compose the conflicts, which may originate from the two above mentioned sources of law. The aim is to assess that there is not a hierarchy of supranational legal sources but, despite that, the conflicts of law between them can be settled by looking at the value the norm defends. In other words, through the objection in defence of the European public order, European norms can have the primauté on the international source. Otherwise, it will be the international norm to prevail.
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Graziano, D. "TRIBUNALE UNIFICATO DEI BREVETTI E BREVETTO EUROPEO CON EFFETTO UNITARIO: GIURISDIZIONE E LEGGE APPLICABILE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/465742.

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Tribunale unificato dei brevetti e brevetto europeo con effetto unitario: giurisdizione e legge applicabile. Oggetto del presente elaborato è il pacchetto normativo costituito dall’accordo internazionale n. 2013/C 175/01 sul tribunale unificato dei brevetti, dal regolamento UE n. 542/14, che ha modificato il regolamento n. 1215/12 (c.d. Bruxelles I-bis) e dai regolamenti UE n. 1257/12 e n. 1260/12 sul brevetto europeo con effetto unitario e sul relativo regime di traduzione; con specifico riferimento alle tematiche della giurisdizione del tribunale unificato e della legge applicabile. Si tratta di due temi tradizionali in materia di tutela interstatale dei diritti, che tuttavia assumono nell’ambito della nuova regolamentazione connotati del tutto innovativi ed originali, funzionali ad assicurare una protezione uniforme delle invenzioni in Europa. La riforma introduce un titolo brevettuale con effetto unitario (peraltro limitato ad alcuni soltanto degli Stati dell’Unione europea) e realizza una maggiore uniformità anche rispetto agli esistenti brevetti europei senza effetto unitario. L’uniformità viene realizzata sul piano giurisdizionale rimettendo una porzione prevalente del contenzioso alla cognizione esclusiva di un tribunale unificato. Alle autorità nazionali degli Stati aderenti all’accordo rimane una competenza solo residuale, che attiene principalmente alla materia contrattuale, agli aspetti proprietari, e alla reazione agli abusi del titolare del brevetto. Oltretutto la riforma, modificando il regolamento Bruxelles I-bis, attribuisce al tribunale unificato dei brevetti una giurisdizione estesa potenzialmente anche al di fuori dei confini degli Stati aderenti all’accordo istitutivo del tribunale medesimo. Anche sul binario della legge applicabile il pacchetto realizza una maggiore uniformità di trattamento, assoggettando il brevetto europeo con effetto unitario e il brevetto europeo senza effetto unitario a una disciplina uniforme degli effetti e delle limitazioni del diritto di brevetto, che va ad aggiungersi alle norme uniformi in materia di validità e di interpretazione del brevetto previste dalla CBE. La riforma lascia ancora tuttavia diversi spazi alla legislazione nazionale, in relazione alla tutela della domanda, alle invenzioni dei dipendenti e su commessa, agli aspetti proprietari del brevetto, ai diritti di preuso, alle licenze obbligatorie, alla disciplina del concorso e della responsabilità solidale (che non assurgano a contraffazione indiretta), nonché alla tutela penale. Il pacchetto normativo realizza dunque un passo in avanti rilevante rispetto al passato per il brevetto europeo senza effetto unitario, mentre a confronto il passo appare scarso per il brevetto europeo con effetto unitario, a causa della porzione probabilmente eccessiva di disciplina e di giurisdizione lasciate per quest’ultimo alla dimensione nazionale. Terminato il periodo transitorio, la scelta tra i due titoli sembra dunque essenzialmente rimessa a una comparazione dei costi, rapportata ai territori di interesse per la tutela brevettuale. Occorre peraltro notare che il referendum inglese sulla Brexit ha gettato un’ombra di incertezza sul futuro del pacchetto: sulla base del testo attuale, l’accordo non consente la partecipazione del Regno Unito al sistema dopo il recesso dall’UE, ma il Regno Unito ha dichiarato di voler comunque aderire. La possibilità di modificare l’accordo in modo da aprirsi all’adesione di Stati non europei o comunque di consentire la permanenza in esso di Stati che perdano la qualifica di Stato membro dell’UE pone seri dubbi di compatibilità con i Trattati istitutivi alla luce del parere n. 1/09 della Corte di giustizia, rispetto al quale tuttavia le opinioni non sono concordi. Non è neppure scontato che una volontà politica in tal senso sussista in capo a tutte le parti in gioco. Il futuro del brevetto con effetto unitario e del tribunale unificato è quindi ancora incerto.
Unified Patent Court and European Patent with unitary effect: jurisdiction and applicable law. This study examines the “UP-UPC package” (agreement no. 2013/C 175/01 on the unified patent court, EU Reg. no. 542/14, which amended EU reg. no. 1215/12 Bruxelles I-bis, and EU Reg. no. 1257/12 and no. 1260/12 on the european patent with unitary effect); with regard to jurisdiction and applicable law, both relevant matters in the light of pursuing a more uniform protection of inventions in Europe. Uniformity is pursued by the package for both the european patent with unitary effect and the already existing european patent without unitary effect, by devolving most portion of litigation to the exclusive competence of the unified patent court. National courts’ competence will thus become residual, mainly referring to contract law, proprietary aspects, and patent holder’s abuse. Furthermore, by amending EU Reg. Bruxelles I-bis, the package confers to the unified patent court a long-arm jurisdiction potentially extended over the territories of countries which are not part of the UPC agreement. With regard to applicable law, the package introduces some uniform rules (applicable not only to european patent with unitary effect, but also to the “traditional” european patent without unitary effect) regarding patent infringement and limitations, which add to the unirofm rules on patent validty and interpretation set forth by the EPC widely extending the scope of the uniform protection. Many areas however will continue to be regulated by national laws, more specifically the matters related to patent application’s enforcement, employees’ inventions, proprietary aspects, prior use, compulsory licenses, joint liability and criminal sanctions. In the light of the above, it appears that the package achieves a sensitive improvement for the european patent without unitary effect, in terms of uniformity of protection. On the other hand, the step forward seems quite limited with regard to the european patent with unitary effect, as too many areas will be left to national law and jurisdiction. Under the new regulation, the protection granted by “old” european patents without unitary effect will not be much different than that assured by “new” patents with unitary effect. Therefore, after the expiration of the transitory period, the patentees’ choice between the two option will essentially depend on a comparison of costs taking into consideration the territories where they seek protection. It is to be noted that entry into force of the package is still at risk after the UK referendum on Brexit. The UPC agreement (at least, the version currently under ratification) prevents non-EU countries from joining the package, but notwistanding this circumstance, the UK Government recently announced that the UK will ratify the UPC agreement. Wether the agreement can be amended in that non-EU countries can be part of it, or in that previous EU countries can continue to be part of it, is a disputed matter, as the Court of Justice stated in opinion n. 1/09 that the previous version of the agreement (which was open to non-EU countries participation) was not compliant with EU treaties. This interpretation of op. 1/09 is not shared by all, and the matter is still unclear. Moreover, it is not clear if there would event be the necessary consensus among the member states to such amendment of the agreement. The future of the UP-UPC package is therefore still uncertain.
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GAVRYSH, KHRYSTYNA. "Riconoscimento ed esecuzione di sentenze penali straniere e garanzie processuali fondamentali nell'ordinamento italiano". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2021. https://hdl.handle.net/11577/3461201.

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Resumen
La presente ricerca è volta ad analizzare l’assetto delle garanzie processuali di cui gode il condannato nell’ambito delle procedure di esecuzione delle sentenze penali straniere nell’ordinamento italiano. Siffatto argomento è soggetto a plurime valutazioni. In tale ambito vengono in rilievo varie fonti del diritto internazionale e, in funzione integrativa, anche la normativa del codice di rito italiano ai sensi dell’art. 696, 3° comma, del medesimo. Tendenzialmente le summenzionate fonti predispongono una disciplina materiale a tratti sovrapponibile, che individua le condizioni necessarie per l’instaurazione della procedura di assistenza, mentre l’esecuzione è governata dal principio della territorialità, particolarmente valorizzato nella prassi italiana. Anche se il principio ispiratore di siffatte procedure sia rappresentato dalla rieducazione del condannato, sovente il suo ruolo viene notevolmente ridotto; raramente gli è concessa la facoltà di attivare la procedura di assistenza e il requisito del suo consenso al trasferimento viene significativamente eroso in una serie di ipotesi indicate dalla normativa pertinente. Le garanzie processuali assumono una particolare importanza in tale settore grazie alla specifica clausola di rifiuto a garanzia di più elevati standards di tutela presenti all’interno degli Stati. Laddove siffatta causa ostativa non sia espressamente prevista dallo strumento internazionale, sovviene la pertinente disposizione del codice di rito in funzione integrativa. Nel sistema governato dal principio del mutuo riconoscimento è, invece, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ad averla elaborata attraverso un’interpretazione evolutiva delle decisioni-quadro. La clausola in questione non è dotata di un contenuto predefinito, anche se è sempre richiesto un aggancio costituzionale dei diritti il cui mancato rispetto determina il rifiuto della cooperazione. In tal modo si verifica un complessivo abbassamento delle barriere dell’ordinamento del foro verso i prodotti giurisdizionali stranieri. Siffatte considerazioni sono particolarmente rilevanti alla luce del rivendicato controllo della Corte europea dei diritti dell’uomo anche sulle procedure di cooperazione tra gli Stati. Tuttavia, affinché sia integrato tale motivo di rifiuto il contrasto riscontrato deve essere di natura radicale, considerando l’apertura degli ordinamenti statali nei rapporti di cooperazione inter-statale. La tutela più elevata per l’individuo in questo caso è, dunque, una tutela misurata sempre sulle esigenze di cooperazione. Di talché l’intera vicenda giudiziaria deve essere valutata nel suo complesso, tenendo in conto l’eventuale presenza di garanzie compensative. Tra i diritti fondamentali sicuramente pertinenti in tale materia spicca, infine, il principio del ne bis in idem, anch’esso quasi sempre previsto autonomamente tra le cause di rifiuto. A differenza della clausola dei principi fondamentali, esso non risente di un così forte influsso proveniente dal diritto internazionale, essendo preposto più che altro a garantire la coerenza interna dell’ordinamento del foro richiesto. L’unico ambito in cui l’aspirazione sovra-statale del divieto di duplicazione processuale trova riscontro è quello europeo. Infatti, la previsione del ne bis in idem come causa ostativa al riconoscimento non è, di per sé, funzionale alla sua affermazione come regola di diritto internazionale generale o come principio generale di diritto, in quanto la sua funzione è meramente quella di impedire l’esistenza di due giudicati all’interno del territorio statale, non già in chiave transnazionale. Rimane indubbia, tuttavia, la effettiva valenza del principio di compensazione, nonché il divieto ai sensi dell’art. 739 c.p.p. di procedere in idem o di estradare il condannato nel caso in cui sia stata già eseguita sul territorio italiano una sentenza penale straniera.
The present research purports to analyze the procedural guarantees afforded to sentenced persons during of enforcement of foreign judgments procedures in criminal matters in Italian law. This argument is open to many considerations, especially due to the multilevel system of applicable sources of law. Alongside multiple sources of international law, the rules of the Italian Code of Criminal Procedure pursuant to its art. 696, paragraph 3 come into play in this respect. The aforementioned instruments provide for a quiet uniform material discipline, which identifies the conditions for transfer of detainees, while enforcement is governed by the principle of territoriality, particularly valued in the Italian practice. Even if the guiding principle of such procedures is represented by the social rehabilitation of the offender, his role is often reduced to minimum: he is rarely granted the right to activate the assistance procedure and the requirement of his consent for the transfer is subject to many exceptions as many indicated in the relevant legislation. The importance of procedural guarantees stems also from the specific refusal clause provided for the guarantee of the higher standards of protection present within the States. When the grounds for refusal are not expressly provided for by the international instrument, the relevant provision of the Italian Code of Criminal Procedure applies due to its integrative function. Instead, in the system governed by the principle of mutual recognition, the Court of Justice of the European Union has developed it through the evolutive interpretation of the framework decisions. This clause does not have a predefined content, but the rights violated, that have determined the refusal of cooperation, must always be linked to constitutional principles. In this way, the legal barriers of the requested forum towards foreign jurisdictional products are lowered. These considerations are particularly relevant in the light of the possible control of the European Court of Human Rights on the procedures of cooperation between States. However, this ground for refusal can be called upon only if the conflict of the foreign judgment with the legal system of the requested forum is absolutely radical. In order to establish this condition, the judge must also take into consideration the openness of the State legal system to the inter-state cooperation relations. Thus, the highest protection for the individual in this case is always measured on the needs of international judicial cooperation. The entire criminal proceeding must be assessed as a whole, taking also into account the possible presence of compensatory guarantees. Finally, among the fundamental rights relevant in this matter, the principle of ne bis in idem stands out, which is often mentioned as a ground for refusal. Unlike the respect of fundamental principles clause, it is not affected by such a strong influence from international law, since it is mainly aimed at ensuring the internal coherence of the requested forum. The only area in which the transnational aspiration of the prohibition of procedural duplication is reflected is the European one. Indeed, the provision of ne bis in idem as an impediment to recognition of foreign decisions is not in itself functional to its affirmation as a customary rule of international law or as a general principle of law recognized by civil nations, as its preeminent function is merely to prevent the existence of two judgments within the State territory, and not in a transnational key. However, the effective value of the compensation principle remains unquestionable, as well as the prohibition, pursuant to art. 739 of the Italian Code of Criminal Procedure, to proceed in idem or to extradite the offender when a foreign criminal sentence has already been carried out on the Italian territory.
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LORUSSO, MICHELE ANGELO. "IL SOTTOSISTEMA PENALE PER LA LOTTA ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/173932.

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Resumen
Il presente lavoro prende le mosse dalla constatazione di come nell’ordinamento italiano sia ormai ben distinguibile un sottosistema penale per la lotta alla criminalità organizzata e si propone un duplice obiettivo. Il primo riguarda l’individuazione di una definizione di ‘criminalità organizzata’, attraverso l’analisi delle fonti di diritto interno, internazionale o sovranazionale, estendendola anche ai principali modelli ricostruttivi elaborati dalle scienze sociali. Il secondo obiettivo riguarda un’indagine esplorativa del sottosistema, nelle sue componenti sostanziali, processuali e penitenziarie (quest’ultimo ambito è analizzato solo trasversalmente, con riferimento al binomio ‘rigore sanzionatorio-incentivi premiali’ che caratterizza l’intero sottosistema). Il lavoro ambisce a costituire un valido contributo sulla base del quale sviluppare ulteriormente l’analisi del sottosistema secondo una poco praticata visione unitaria dello stesso.
This work starts by ascertain how in the Italian’s system is now distinguishable a penalty subsystem for the fight against organized crime and has a twofold target. The first concerns to the identification of a definition of “organized crime”, through the analysis of national, international and supranational law’s sources, also extended to major reconstructive models drawn up from social science. The second target concerns an exploratory survey of the subsystem, into its substantial components, criminal and penitentiary proceedings (this last context is analyzed transversely by reference to the binomial “penalty sanctions-incentives reward” that which characterizes the entire subsystem). This work aims to constitute a valuable contribution on the basis of which further develop the subsystem’s analysis according to a little practiced unitary vision of the same.
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Libros sobre el tema "Diritto processuale internazionale"

1

Diritto internazionale privato e processuale. Torino: UTET, 1996.

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2

Vitta, Edoardo. Corso di diritto internazionale privato e processuale. 3a ed. Torino: UTET, 1990.

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3

Anzilotti, Dionisio. Corsi di diritto internazionale privato e processuale. Padova: CEDAM, 1996.

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4

Mosconi, Franco. Diritto internazionale privato e processuale: Parte speciale. 2a ed. Torino: UTET giuridica, 2006.

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5

Venturi, Paolo. La giurisdizione volontaria nel diritto processuale civile internazionale. Torino: G. Giappichelli, 2009.

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6

Daniele, Luigi. Il fallimento nel diritto internazionale privato e processuale. Padova: CEDAM, 1987.

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7

Venturi, Paolo. La giurisdizione volontaria nel diritto processuale civile internazionale. Torino: G. Giappichelli, 2009.

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8

Saulle, Maria Rita. Saggi di diritto comunitario e di diritto internazionale privato e processuale. Napoli: Giannini, 1986.

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9

Cannone, Andrea. L'affidamento dei minori nel diritto internazionale privato e processuale. Bari: Cacucci, 2000.

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10

Dachenhausen, Talitha Vassalli di. Il coordinamento tra convenzioni di diritto internazionale privato e processuale. Napoli: Editoriale scientifica, 1993.

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