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Menis, Claudio. "Les rapports entre le droit communautaire et la nouvelle loi italienne relative à la protection de la concurrence". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 2 (1 de octubre de 1990): 79–92. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344974.

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Resumen
Abstract La nuova legge italiana sulla concorrenza s’inserisce in un contesto economico e giuridico caratterizzato dall’esistenza del diritto comunitario della concorrenza, che è applicable a tutti i comportamenti delle imprese che producono effetti nella Comunità economica europea.Il diritto comunitario non esclude che gli Stati membri introducano leggi nazionali per la protezione della concorrenza, che anzi possono coesistere legittimamente con il diritto comunitario e anche svolgere un ruolo importante in seno alla Comunità.Pertanto, è utile esaminare quale sia l’incidenza del diritto comunitario della concorrenza sulla legge italiana e, inoltre, quale sia il ruolo che la legge italiana può svolgere per contribuire ad assicurare il buon funzionamento del mercato comune.In primo luogo, è necessario esaminare i rapporti tra gli articoli 85 e 86 del Trattato CEE e i diritti nazionali della concorrenza.Tali articoli si applicano esclusivamente ai comportamenti delle imprese che sono suscettibili d’influenzare gli scambi commerciali tra Stati membri. Essi non hanno quindi il compito di sostituirsi ai diversi diritti nazionali della concorrenza ma, al contrario, lasciano aperta agli Stati membri la possibilità di emanare norme specifiche per il controllo delle imprese i cui comportamenti hanno effetto nei rispettivi territori nazionali.Peraltro, secondo quanto ha stabilito nel 1969 la Corte di Giustizia delle Comunità europee, l’applicazione parallela del diritto comunitario e del diritto nazionale non può essere ammessa che nella misura in cui non pregiudichi l’applicazione uniforme, in tutto il mercato comune, delle norme comunitarie.Tra i diversi casi possibili, quelli in cui le autorità nazionali possono agire sono sia il caso in cui la Commissione abbia ritenuto di vietare gli accordi o le pratiche in discussione, ed in cui un divieto a livello nazionale potrebbe contribuire ad elevare le sanzioni nei riguardi dell’impresa incriminata (pur tenendosi conto del fatto che per motivi di equità le sanzioni cumulate non possono superare un certo livello), sia il caso in cui la Commissione abbia dichiarato che un accordo o una pratica non rientrano nel campo d’applicazione degli articoli 85 o 86; in quest’ultimo caso, secondo la dottrina prevalente, un’attestazione negativa non priverebbe le autorità nazionali del diritto di applicare la loro legislazione sulla concorrenza. Un caso analogo è quello in cui la Corte, con una speciale lettera amministrativa (lettre de classement), abbia espresso l’opinione di non dover intervenire in applicazione dell’art. 85, e nel quale le autorità nazionali possono applicare le loro norme più ristrette.Per quanto riguarda, poi, il regolamento comunitario attinente alle concentrazioni nei suoi rapporti con i diritti nazionali di concorrenza, esso non determina il suo campo di applicazione sulla base dell’influenza esercitata sugli scambi tra Stati membri, ma in funzione del criterio della dimensione comunitaria dell’operazione di concentrazione. In questo caso, contrariamente a quanto accade per l’applicazione degli articoli 85 ed 86 del Trattato CEE, viene escluso qualsiasi intervento dei sistemi nazionali nei riguardi delle concentrazioni di dimensione comunitaria (con due eccezioni: quando la concentrazione rischia di determinare una «posizione dominante” all’interno di uno Stato membro e quando uno Stato membro intenda assicurare la protezione di interessi legittimi che non sono tutelati dal regolamento comunitario).Gli Stati membri possono, invece, applicare la loro legislazione alle concentrazioni che non abbiano dimensione comunitaria.Tutto quanto precede riguarda i rapporti tra normative CEE e diritti nazionali degli Stati membri. Vediamo adesso la posizione della legge italiana con riguardo al diritto comunitario della concorrenza.A questo riguardo, vi sono alcune difficoltà interpretative. Infatti, secondo il primo comma dell’art. l della legge, quest’ultima si applicherebbe alle intese, agli abusi di posizione dominante ed alle concentrazioni d’imprese che non ricadono nell’ambito di applicazione delle norme comunitarie. Pertanto, l’Autorità italiana, dopo aver constatato che un caso sottopostole non rientra nell’ambito di applicazione della legge, ne informa la Commissione delle Comunità europee, trasmettendole tutte le informazioni in suo possesso.Se ci si attenesse, quindi, ai due primi’ paragrafi, si potrebbe ritenere che la legge italiana non possa mai essere applicata a casi che rientrano nella competenza del diritto comunitario della concorrenza; tale limitazione del diritto italiano della concorrenza, come si è visto, non è richiesta dal diritto comunitario (salvo per le concentrazioni di dimensione comunitaria).Il terzo paragrafo dell’art. 1, tuttavia, sembra introdurre un’eccezione a questa limitazione, affermando che, per quanto riguarda i casi per i quali la Commissione delle Comunità europee ha gia iniziato una procedura, l’Autorità italiana deve sospendere l’istruttoria, «salvo per gli eventuali aspetti di esclusiva rilevanza nazionale».Due interpretazioni sono possibili: che gli «aspetti di esclusiva rilevanza nazionale” si riferiscano soltanto a comportamenti che non sono suscettibili d’influenzare gli scambi tra Stati, oppure che si riferiscano anche a comportamenti che possono influenzare tali scambi e, di conseguenza, la legge italiana potrebbe applicarsi anche a comportamenti che rientrano nel diritto comunitario della concorrenza. In quest’ultimo caso potrebbe esservi un’applicazione parallela dei due ordinamenti della concorrenza, sempre con il rispetto del primato del diritto comunitario (salvo che per le concentrazioni di dimensione nazionale).Sara compito dell’Autorità scegliere tra queste due possibili interpretazioni.
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Alpa, Guido. "I rimedi di diritto privato nella normativa di derivazione comunitaria". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (diciembre de 2010): 227–44. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002002.

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L'applicazione del principio di effettivitŕ combinato con il principio di sussidiarietŕ e con il principio della prioritaria competenza del legislatore nazionale e del preventivo ricorso ai rimedi previsti dal sistema processuale nazionale rispetto alla competenza del legislatore comunitario e alla operativitŕ dei rimedi previsti in ambito comunitario per la violazione di normative comunitarie, modella la disciplina dei rimedi previsti dall'ordinamento interno: si tratta sia di rimedi concernenti la violazione di normativa comunitaria, sui quali si č raccolta vasta letteratura, sia di rimedi concernenti i rapporti di diritto privato disciplinati dall'ordinamento comunitario nelle materie di propria competenza. In queste pagine mi occuperň di questo secondo aspetto. Comunque, in ciascuno dei due settori la disciplina dei rimedi e la loro applicazione da parte del giudice č affidata al diritto interno, sempre che esso provveda a tutelare gli interessi protetti in modo adeguato; altrimenti sovviene l'ordinamento comunitario. In questo senso il ricorso ai rimedi comunitari č solo residuale.
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Lo Faro, Antonio. "Responsabilitŕ e sanzioni per sciopero illegittimo: cambia qualcosa in Italia dopo Laval?" GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 131 (agosto de 2011): 419–32. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131005.

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Il saggio prende lo spunto dalla decisione assunta dalla Corte del lavoro svedese nel seguito nazionale diper interrogarsi sugli effetti che la giurisprudenza comunitaria potrebbe determinare sulla disciplina italiana dei rimedi disponibili in caso di sciopero illegittimo. Dopo aver evidenziato che la disciplina nazionale in materia č essenzialmente rivolta a regolamentare lo sciopero effettuato nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, si sostiene che la peculiare natura dei rimedi previsti in caso di illegittimitŕ dei suddetti scioperi, ne impedisce l'applicabilitŕ alla ipotesi dello sciopero comunitariamente illecito. Il saggio si sofferma quindi sulla residualitŕ tradizionalmente propria del rimedio risarcitorio nell'ordinamento nazionale, cercando di individuarne le ragioni, per passare poi ad indicare il rimedio in grado di garantire in ambito nazionale il principio di effettivitŕ del diritto comunitario: ovvero, il provvedimento cautelare a carattere inibitorio. L'A. auspica, in conclusione, un mutamento della giurisprudenza comunitaria in materia, anche alla luce degli orientamenti manifestati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
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Korzycka-Iwanow, Malgorzata y Pawell Wojciechowski. "Le strutture della sicurezza alimentare in Polonia". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2010): 151–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003007.

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Il presente articolo affronta il tema delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia. Nella prima parte viene presentata la disciplina comunitaria quale fattore determinante le predette strutture. La seconda parte tratta questioni più generali, quali le strutture della pubblica amministrazione e il sistema delle fonti di diritto in Polonia, per passare poi ad argomenti più puntuali concernenti le strutture della sicurezza alimentare e la relazione tra la normativa nazionale e la normativa comunitaria in materia. Nella terza ed ultima parte, vengono esaminati in modo dettagliato gli organi costituenti le strutture della sicurezza alimentare in Polonia, iniziando dai ministri per passare poi all'analisi della composizione, dei compiti e delle competenze degli organi centrali dell'amministrazione governativa e degli organi territoriali dell'amministrazione unita e non unita competenti in materia di sicurezza alimentare. In conclusione l'Autrice constata che l'attuale struttura degli organi che hanno compiti relativi alla sicurezza alimentare in Polonia è complessa, poiché si è formata in diversi periodi ed è basata su diversi criteri. Nel processo di adattamento del diritto polacco alle esigenze comunitarie, le nuove competenze e compiti risultanti dalle norme del diritto comunitario sono stati attribuiti, per ragioni di urgenza, agli organi esistenti incaricati già di compiti e competenze in altre materie. Per cui l'Autrice sostiene che è auspicabile effettuare una riforma delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia.
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Germanò, Alberto. "Il cibo nel diritto internazionale del mercato dei prodotti agricoli: disciplina e controversie". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001008.

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L'Autore, dopo aver illustrato il significato dei termini food security e food safety, analizza il mercato internazionale dei prodotti alimentari, con particolare attenzione alle regole tecniche e alle regole sanitarie e fitosanitarie e, quindi, all'Accordo Tbt e Sps, nonché al criterio di equivalenza, quale strumento per la tutela della diversità e nel contempo di conferma della sovranità degli Stati. L'Autore esamina, inoltre, alcune delle più significative controversie internazionali relative agli alimenti (la c.d. guerra delle banane e le controversie relative alla carne agli ormoni), l'Accordo Tbt e le regole tecniche a tutela dell'ambiente, nonché l'Accordo Trips e il rapporto tra indicazioni geografiche e marchi geografici di prodotti alimentari. Infine, viene affrontato il problema dei cambiamenti nell'allocazione della terra e nelle pratiche agricole utilizzate: per ottenere la riduzione delle emissioni climalteranti si sta alterando l'uso razionale della terra, agendo in modo scorretto sui "conflitti" tra le produzioni a fini mercantili e le produzioni a fini alimentari. In conclusione l'A. evidenzia la necessità , per i cultori del diritto dell'agricoltura, di uscire dagli angusti confini del diritto domestico e di affrontare, passando per il diritto comunitario, i problemi che il diritto internazionale prospetta, con conseguenti ricadute sulla comprensione ed interpretazione del diritto nazionale.
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Poncibó, Cristina. "Book Review: Antitrust between EC Law and National Law / Antitrust fra diritto nazionale e diritto comunitario, edited by Enrico Adriano Raffaelli. (Brussels: Bruylant, 2005)". Common Market Law Review 43, Issue 4 (1 de agosto de 2006): 1208–9. http://dx.doi.org/10.54648/cola2006066.

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Scuderi, Gabriella. "Storia della normativa italiana in materia di medicinali fino alle norme più recenti sulla valutazione bioetica della sperimentazione clinica". Medicina e Morale 50, n.º 3 (30 de junio de 2001): 509–49. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.728.

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Dopo un breve excursus storico dei provvedimenti normativi sui medicinali adottati nella Unione Europea e recepiti dall’Italia, vengono descritti gli sviluppi più recenti della normativa sulla valutazione bioetica della sperimentazione clinica (ossia della fase di sperimentazione del farmaco sui soggetti umani che succede alla fase di sperimentazione sull’animale). In particolare, l’Autrice prende in esame le Nuove Norme Europee di Good Clinical Practice (GCP) e le ricadute che hanno portato alla normativa emanata in Italia riguardo il “consenso informato” ed il ruolo dei Comitati Etici. Inoltre, sono illustrati gli ultimi provvedimenti della normativa italiana. Questo lavoro costituisce dunque una rassegna sull’argomento. Certamente, allo stato attuale in Italia sono stati realizzati molti progressi nella trasposizione della legislazione comunitaria in diritto nazionale soprattutto nel campo della sperimentazione sui soggetti umani in particolare ma, probabilmente, altro lavoro deve essere svolto per coprire più vaste necessità in molti altri campi della ricerca scientifica in generale.
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Ciervo, Antonello y Silvia Niccolati. "Obiettivo 1. Flussi migratori, norme e diritto alla protezione introduzione. Il fenomeno migratorio tra normativa comunitaria, disciplina nazionale ed emergenza umanitaria". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (enero de 2015): 35–42. http://dx.doi.org/10.3280/qg2014-003004.

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Lingle, Christopher. "Rent-Seeking and the EC Social Charter". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 1 (1 de abril de 1990): 23–33. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344893.

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Abstract Le politiche sociali, così come sono state concepite nella Carta Sociale della Comunita Europea, impediranno lo sviluppo economico, la crescita e l’occupazione e promuoveranno la burocratizzazione e la centralizzazione dei poteri: questa la tesi sostenuta dall’Autore, che utilizza l’approccio metodologico della Public Choice per analizzare i contenuti della Carta Sociale europea. Frutto di rent-seeking da parte e a vantaggio di particolari gruppi di interesse, la Carta Sociale promuoverà rent-seeking ad altri livelli. La filosofia populista che ne ispira i contenuti, inoltre, favorirà una tendenza all’interventismo e alla concentrazione del potere politico della Comunita a discapito dei diritti degli Stati e in contrasto con il principio della sussidiarietà.Se, poi, argomenta l’A., questa stessa interpretazione populista della democrazia guiderà lo sviluppo futuro delle istituzioni comunitarie, non si verificherà nessun sostanziale cambiamento nella natura e nella fonte delle inefficienze del settore pubblico.Lo spreco associato al rent-seeking sarebbe invece notevolmente ridotto dalla attuazione di alcune misure alternative, coerenti con i principi della democrazia liberale: il mantenimento di strutture politiche decentralizzate (nazionali) che limitino lo sproporzionato accesso al potere dei gruppi di interesse; l’imposizione di limiti costituzionali a livello nazionale e sui processi fiscali e monetari della Comunità Europea, allo scopo di controllare deficits e inflazione; una riforma delle burocrazie nazionali e comunitaria per migliorare la produttività del settore pubblico.
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Moccia, Luigi. "Diritto comunitario e Diritto europeo". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (enero de 2014): 41–58. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2013-002002.

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Lang, Alessandra. "Considerazioni su kafalah, ricongiungimento familiare e diritto dell'Unione europea". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 2 (septiembre de 2011): 52–71. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002004.

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Sommario: Premessa - 1. Il diritto comunitario in materia di ricongiungimento familiare - 2. La disciplina comunitaria del ricongiungimento familiare rispetto al richiedente cittadino di un Paese terzo - 3. La disciplina comunitaria del ricongiungimento familiare rispetto al richiedente cittadino dell'Unione - 4. Considerazioni sulla normativa comunitaria relativa al ricongiungimento familiare - 5. L'attuazione in Italia delle direttive relative al ricongiungimento familiare - 6. La sentenza della Cassazione n. 4868 del 2010 alla luce del diritto comunitario.
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Balboni, Marco. "Diritto dell'Unione europea. Giurisprudenza". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 2 (septiembre de 2011): 111–27. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002008.

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Rassegna di giurisprudenza (periodo 1.12.2010/15.6.2011). Corte di Giustizia dell'Unione europea 28.4.2011, caso Hassen El Dridi, alias Soufi Karim, causa C-61/11 - spazio di libertŕ, di sicurezza e di giustizia - rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno č irregolare - normativa nazionale che prevede la reclusione per i cittadini di Paesi terzi in soggiorno irregolare in caso di inottemperanza all'ordine di lasciare il territorio di uno Stato membro - compatibilitŕ.
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Malmberg, Jonas. "I rimedi nazionali contro le azioni collettive intraprese in violazione del diritto dell'Unione. Il caso svedese". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 131 (agosto de 2011): 371–84. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131002.

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La Corte di giustizia ha statuito che l'esercizio del diritto di sciopero puň, in presenza di determinate circostanze, violare la libera prestazione di servizi ed il diritto di stabilimento previsti dal Trattato (artt. 56 e 49 TFUE). Tuttavia, la Corte ha tralasciato di occuparsi della questione delle azioni esercitabili contro un sindacato che organizza uno sciopero ammesso dal diritto nazionale, ma illegittimo in base al diritto europeo. Tale questione č stata invece affrontata dalla Corte del lavoro svedese nella sentenza del dicembre 2009. Il saggio, dedicato a quest'ultima pronuncia, propone un'interpretazione alternativa dei requisiti previsti dal diritto dell'Unione in tema di azioni esercitabili contro un sindacato che organizza uno sciopero illegittimo per il diritto europeo.
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Nogler, Luca. "Book Review: Dizionario di Diritto di Lavoro Comunitario". Maastricht Journal of European and Comparative Law 5, n.º 2 (junio de 1998): 200–204. http://dx.doi.org/10.1177/1023263x9800500206.

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Fernández Gregoraci, Beatriz. "PASA, Barbara; ROSSI, Piercarlo; WEITENBERG, Martin (eds): Diritto contrattuale europeo tra direttive comunitarie e trasposizioni nazionali, Torino, G. Giapichelli". European Review of Private Law 17, Issue 1 (1 de febrero de 2009): 81–82. http://dx.doi.org/10.54648/erpl2009005.

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Liso, Francesco. "Il diritto al lavoro". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 121 (abril de 2009): 139–58. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121009.

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L'Autore rilegge un saggio del 1999, nel quale Massimo D'Antona cercava, da un lato, di individuare il significato pregnante dell'articolo 4 della costituzione e, dall'altro lato, di dar conto dei problemi e delle implicazioni derivanti dai cambiamenti di contesto, in particolare dalla collocazione del nostro ordinamento nell'ambito di quello comunitario. L'Autore analizza criticamente i diversi profili del "diritto al lavoro" (inteso come liberŕ da interferenze nella scelta del lavoro, pretesa ad interventi pubblici rivolti ad aumentare le occasioni di lavoro, e infine come diritto a svolgere il proprio lavoro) e le connessioni tra l'ordinamento italiano e quello europeo.
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Guarriello, Fausta. "I diritti di contrattazione collettiva in un'economia globalizzata". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 135 (septiembre de 2012): 341–59. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-135001.

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Il saggio esamina la tensione esistente tra il riconoscimento del diritto di contrattazione collettiva come diritto sociale fondamentale nelle fonti internazionali ed europee e gli effetti di destrutturazione dei sistemi contrattuali, ancora prevalentemente ancorati a livello nazionale, indotti dalla globalizzazione. L'assenza di effettive misure di sostegno alla contrattazione collettiva su scala sovranazionale, dove le decisioni economiche vengono prese, l'interpretazione restrittiva della Corte di giustizia, lesiva del principio di autonomia collettiva e di libertŕ sindacale, la subordinazione alle libertŕ economiche sottesa alla visione funzionalista delle istituzioni europee, rischiano di indebolire e snaturare il diritto di contrattazione collettiva anche all'interno dei sistemi nazionali, dove esso si č storicamente sviluppato.
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Chiappetta, Giovanna. "Cittadinanza europea: opportunità e abusi nel diritto internazionale privato della famiglia". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (enero de 2021): 105–34. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-002005.

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Il saggio si incentra sulla funzione dell'autonomia negoziale nella regolamentazione degli status e dei rapporti familiari tra componenti il nucleo familiare tipico o atipico. Ciò in quanto il ruolo dell'autonomia negoziale è stato ampliato anche dalla cittadinanza europea intesa dalla Corte di giustizia europea come fonte autonoma di diritti. Tale cittadinanza, che si aggiunge a quella nazionale, ha consentito alla coppia ‘statica', pur in assenza del carattere transnazionale della situazione familiare, di scegliere la legge e gli strumenti di ordinamenti stranieri da applicare ai rapporti patrimoniali ed esistenziali della comunità di vita. Il saggio si propone di dimostrare come i Regolamenti UE in materia familiare possano applicarsi anche ai cittadini europei ‘statici', consentendo la scelta di leggi straniere con soluzioni estranee all'ordinamento nazionale, nel rispetto del limite dell'ordine pubblico costituzionale di ciascun Paese membro.
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Bruni, Francesco. "Energie rinnovabili, agricoltura e tutela del paesaggio: dalla marcia di Radetzky alla cripta dei cappuccini?" AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (junio de 2011): 57–80. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-001004.

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Il lavoro analizza la disciplina delle energie rinnovabili, dal diritto europeo a quello nazionale e regionale e il suo rapporto con l'agricoltura e la tutela dell'ambiente. Particolare attenzione č posta sul procedimento autorizzatorio, regolato dall'art. 12 del d.lgs. 387/2003 e sugli interventi della giurisprudenza.
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Palazzolo, Maria Iolanda. "Chi č l'autore dell'Indice? Santa Sede e diritto d'autore nell'Italia liberale". SOCIETÀ E STORIA, n.º 132 (julio de 2011): 277–300. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132003.

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Il saggio si propone di ricostruire, attraverso l'analisi delle fonti inedite dell'Archivio della Congregazione dell'Indice e del dibattito coevo, una singolare controversia che alla fine dell'ottocento vede contrapposti gli interessi della Santa Sede, che rivendica il diritto d'autore sulle pubblicazioni ecclesiastiche - tra cui l'- e quelli di alcuni editori cattolici, che al contrario affermano il loro pieno diritto di riprodurre e diffondere testi della tradizione cattolica. La questione, che coinvolge personaggi notissimi della cultura giuridica e dell'editoria nazionale, avrÀ un interessante sviluppo giudiziario. Sullo sfondo, sia il conflitto Stato Chiesa dopo l'UnitÀ che la nuova normativa italiana sul diritto d'autore, spesso largamente disattesa e causa di numerosi conflitti tra otto e novecento.
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Aristei, Luna. "Il Ministero della Transizione Ecologica e la sostenibilità dello sviluppo economico". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 2 (julio de 2022): 102–27. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-002007.

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Con la creazione del Ministero della Transizione Ecologica si assume una nuova consapevolezza sulla sostenibilità intesa non solo quale tutela dei fattori ambientali ma come vera e propria transizione verde. Tale concetto è il fulcro dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Green Deal comunitario che stabiliscono obiettivi green il cui perseguimento è stato recentemente rafforzato dai diversi strumenti finanziari comunitari. A livello nazionale, già gli strumenti di mercato consentivano di orientare i flussi economici verso pratiche "verdi" ma il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può essere ritenuto lo strumento economico necessario a contribuire alla transizione ecologica grazie anche al ruolo dello stesso Ministero.
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Voghera, Angioletta y Valerio Avidano. "Contratti di fiume. Una proposta metodologica per il torrente tinella, nel quadro delle esperienze italiane". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 103 (julio de 2012): 42–65. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-103004.

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Il quadro nazionale e comunitario degli strumenti e delle esperienze di riqualificazione fluviale impone la necessità di operare con un approccio intersettoriale. In questa logica, i contratti di fiume (CdF) possono conciliare gli interessi locali e costruire strategie integrate di riqualificazione dei territori fluviali. In assenza di una normativa nazionale sui CdF, il paper mette in luce i punti di forza e le debolezze di alcune esperienze italiane. È stata elaborata quindi una proposta metodologica per la costruzione partecipata di un CdF, che muove dal coinvolgimento degli attori sociali locali per la costruzione di strategie multi-settore con riferimento al territorio del Torrente Tinella.
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Bruun, Niklas. "Sanzioni e rimedi per azioni collettive illegittime negli Stati membri del Nord Europa. Il diritto dell'Unione europea in context". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 131 (agosto de 2011): 385–403. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131003.

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Il saggio prende le mosse dalla questione, di centrale importanza quando si tratta di determinare la possibile responsabilitŕ economica dei sindacati che abbiano intrapreso un'azione collettiva in violazione del diritto dell'Unione, concernente il grado di effettivitŕ dei rimedi previsti dalle legislazioni nazionali, qualora casi come questi si verifichino a livello interno. Il saggio si propone di esaminare le tipologie di sanzioni comminabili nei diversi tipi di azioni collettive illegittime allo scopo di determinare se esse possano essere applicate anche nei casi in cui l'illegittimitŕ dell'azione č determinata unicamente dalla violazione del diritto dell'Unione, come nei casie. L'Autore descrive ilcomune ai Paesi del Nord Europa, per prendere poi specificamente in esame la situazione in Danimarca, Finlandia e Svezia. Egli conclude sostenendo che, nelle situazioni in cui viene violato il diritto dell'Unione, sembra che a livello nazionale siano previsti rimedi effettivi.
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Ballarino, Tito. "Book Review: Diritto internazionale privato e diritto comunitario, edited by Paolo Picone. (Milan: CEDAM, 2004)". Common Market Law Review 43, Issue 3 (1 de junio de 2006): 903–5. http://dx.doi.org/10.54648/cola2006043.

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Carpita, Francesca. "L'accesso alle informazioni ambientali nel quadro della Convenzione di Aarhus: sfide ancora aperte". Revista Española de la Transparencia, n.º 9 (23 de septiembre de 2019): 199–215. http://dx.doi.org/10.51915/ret.78.

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Esta contribución analiza la cuestión del acceso a la información ambiental a la luz de los contenidos del Convenio de Aarhus y de su transposición al ámbito europeo y nacional bajo una visión centrada en el caso italiano. Il contributo analizza il tema dell’accesso alle informazioni ambientali come sancito dalla Convenzione di Aarhus e successivo recepimento sia in ambito comunitario che nazionale, con particolare focus sull’Italia.
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Santalucia, Giuseppe. "I rapporti tra Direzione nazionale antimafia e uffici di procura in una recente delibera del Csm". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 5 (diciembre de 2011): 208–14. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005014.

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Chiamato - in modo in veritŕ inusuale - a risolvere l'impasse sorta a seguito del diniego della Procura distrettuale di Palermo di soddisfare la richiesta della Procura nazionale antimafia di copia degli atti delle indagini relative alla cd. trattativa Stato-mafia, il Csm mostra di non avere dubbi. Il procuratore nazionale ha diritto di ottenere dai procuratori distrettuali copia degli atti d'indagine, al di lŕ dell'esistenza del segreto investigativo, e ciň per la decisiva ragione che, in difetto, non potrebbe esercitare le funzioni di impulso e coordinamento delle indagini che gli competono e, a fortiori, il potere di avocazione per accertata violazione dei doveri di coordinamento. Le cautele di un tempo sono accantonate, i poteri del procuratore nazionale sono ricostruiti nel modo piů ampio anche a dispetto di qualche non trascurabile forzatura, non suscitano piů timore i rischi di una interpretazione "espansionistica" degli stessi. Ma un approfondimento sulle ricadute istituzionali di questo orientamento non sarebbe inutile...
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Canfora, Irene. "La normativa speciale dell’impresa agricola nel quadro di un sistema agroalimentare sostenibile in Europa". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 1(30) (8 de junio de 2022): 45–55. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2022.30.1.4.

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Il saggio analizza l’evoluzione della legislazione italiana dell’impresa agricola in relazione agli sviluppi delle politiche agricole europee. Il saggio evidenzia che, sia la normativa europea che quella nazionale nei più recenti sviluppi confermano la specialità del diritto agrario, finalizzato alla conservazione delle attività agricole e del territorio rurale, così come al funzionamento della filiera agroalimentare al cui interno l’attività produttiva agricola europea rappresenta un anello essenziale.
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Papa, Anna. "La complessa realtŕ della Rete tra "creativitŕ" dei fornitori di servizi Internet ed esigenze regolatorie pubbliche: la sottile linea di demarcazione tra provider di servizi "content" e di "hosting attivo"". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (noviembre de 2012): 221–53. http://dx.doi.org/10.3280/ed2012-002004.

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La Rete Internet si presenta come una realtŕ complessa nell'ambito della quale alla funzione di trasmissione di dati si associano, acquisendo sempre maggiore rilevanza, funzioni legate all'utilizzo diffuso degli strumenti propri della societŕ dell'informazione e della comunicazione. In costante crescita sono anche i soggetti che offrono servizi legati alle funzioni ora citate, in particolare fornitori di connettivitŕ e gestori di applicazioni in grado di consentire la comunicazione e la diffusione in Internet di notizie, opinioni e contenuti. A fronte di una cosě complessa realtŕ, la legislazione nazionale, in linea con la normativa europea, in materia si presenta ancora poco sensibile alle differenziazioni dei ruoli ricoperti dai soggetti operanti in Rete, come fornitori di servizi e come utenti. Essa attribuisce centralitŕ, soprattutto sul piano della responsabilitŕ, all'Internet provider, considerato come il soggetto centrale della fruizione dei servizi Internet, pur nella tripartizione ora prevista dalla normativa nazionale (in ossequio a quella comunitaria) che distingue tra access, caching e hosting. In realtŕ, pur certi dell'importanza dei Service per il funzionamento (e il controllo) della Rete, appare ormai evidente che i fornitori di servizi Internet si presentano come un universo ben piů articolato e dinamico, con prestazioni che vanno a collocarsi nello spazio creato dalla Rete e non semplicemente nella funzione di trasmissione o conservazione dei dati immessi o prodotti. Una prima importante conseguenza č la difficoltŕ di distinguere tra "hosting" e "content" provider. Sono soprattutto questi ad essersi molto evoluti negli ultimi anni. Nel saggio ne vengono forniti tre esempi: siti istituzionali, gestori di piattaforma e curatori di luoghi di discussione. In assenza di una regolamentazione normativa, a livello europeo e nazionale, la giurisprudenza sta cercando di individuare un punto di bilanciamento tra i diversi interessi coinvolti che tenga conto delle caratteristiche e del carattere innovativo della Rete rispetto ad esperienze e contesti preesistenti. Appare tuttavia evidente che l'azione giurisprudenziale da sola non č in grado di stabilizzare e di dare affidabilitŕ ad un comparto che necessita invece di regole, frutto di una riflessione condivisa, idonee a garantire una operativitŕ "regolata", rispettosa dei diritti individuali, della concorrenza ma nel contempo capace di assecondare la profonda innovazione dell'informazione e della comunicazione che la Rete sta realizzando
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Chiappetta, Giovanna. "Allontanamento del minore dalla famiglia d'origine alla luce dell'art. 8 della CEDU". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (diciembre de 2022): 71–83. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2022-002003.

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La materia dell'allontanamento del minore dalla famiglia di origine è complessa e delicata anche perché disciplinata da fonti eterogenee frutto della integrazione di almeno tre sistemi giuridici: nazionale, dell'Unione Europea e del più largo Consiglio d'Europa. La riflessione mira a cogliere l'evoluzione dell'istituto dell'adozione dei minori mediante l'interpretazione del diritto alla vita familiare ex art. 8 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'uomo e delle Libertà fondamentali.
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Touzenis, Kristina. "Lo Status legale di Gerusalemme. Proposta per una soluzione". FUTURIBILI, n.º 3 (septiembre de 2012): 221–43. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003015.

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L'Autore affronta il problema di Gerusalemme e propone soluzioni basate sul diritto internazionale. Gerusalemme gode di grande importanza su diversi livelli: il livello locale/municipale e quindi funzionale per gli abitanti, il livello nazionale dove la questione della sovranitŕ č importante, e infine il livello internazionale legato ai luoghi santi per le tre religioni. L'Autore analizza perciň i reclami storici delle due parti, il prima del 1947, l'idea (ideale) di Gerusalemme cittŕ internazionale del 1949 e la prima occupazione, la seconda occupazione del 1967, la dichiarazione dei principi del 1993 (accordo di Oslo), la Road Map, l'accordo di Ginevra. Ed infine considera come risolutiva della sovranitŕ una "divisione" non fisica (e cioč senza confini) di Gerusalemme, soprattutto dal punto di vista del diritto internazionale.
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Carla, Ponterio y Riverso Roberto. "L'articolo 8 della legge 14 settembre 2011 n. 148 e la morte annunciata del diritto del lavoro". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 6 (febrero de 2011): 63–75. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-006006.

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A nemmeno due mesi dalla firma unitaria dell'accordo interconfederale del giugno 2011, le relazioni industriali trovano una nuova fonte esterna di regolamentazione con l'art. 8 della legge di manovra finanziaria (legge 14 settembre 2011 n. 148 di conversione del decreto legge 13 agosto 2011 n. 138), con cui si introduce la generale e praticamente illimitata derogabilitŕ da parte della contrattazione aziendale e territoriale agli assetti disciplinati dal contratto collettivo nazionale e, ciň che rappresenta la vera rottura con il sistema previgente, alla legge. Il pericolo concreto č rappresentato - al di lŕ della volontŕ delle parti sociali - dalla morte del diritto del lavoro, che sin qui ha risposto a una naturale vocazione all'inderogabilitŕ del principio di legge, e all'eguaglianza del trattamento, su tutto il territorio nazionale, garantito nella sua effettivitŕ dall'uniforme applicazione in sede giurisdizionale.
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Knoll, Barbara. "Il diritto al parto in anonimato". Milan Law Review 3, n.º 1 (28 de septiembre de 2022): 93–115. http://dx.doi.org/10.54103/milanlawreview/18740.

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Il lavoro esamina i conflitti che possono nascere tra il diritto a conoscere le proprie origini e il diritto della madre di partorire in anonimato e descrive l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale sulla questione. Dopo un’attenta analisi dello status di filiazione e della sua evoluzione nell’ordinamento giuridico italiano ci si sofferma sulle diverse modalità di accertamento dello stato di figlio sia all’interno del matrimonio che al di fuori di esso. Si pone poi l’attenzione sull’istituto del parto in anonimato, la sua ratio e le sue origini. In questo ambito si menziona l’istituto post medievale della cosiddetta “ruota degli esposti”, come quello delle moderne “culle per la vita”. In chiusura si esamina il diritto del figlio a conoscere le proprie origini, come interpretato dalla più recente giurisprudenza sia nazionale che sovranazionale, anche a seguito della nota sentenza Godelli della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Si ha anche modo di affrontare la questione della reversibilità o meno del segreto della madre sulla propria identità dopo il suo decesso e in caso di sua incapacità di intendere e di volere, come anche quella della possibilità data al figlio di effettuare il cosiddetto “interpello” al fine di un’eventuale revoca da parte della madre della sua dichiarazione di non voler essere nominata.
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Fanizza, Fiammetta y Fiorella Spallone. "Diritto allo studio e spazio pubblico: un nuovo framework per l'innovazione sociale". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 3 (enero de 2022): 77–90. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003006.

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Con l'obiettivo di approfondire il concetto di benessere sociale tramite un'analisi del rapporto tra sistema urbano e sistema universitario, l'articolo presenta l'approccio e i primi risultati di una ricerca coordinata da Urban@it (Centro Nazionale di Studi sulle Politiche Urbane) sul tema del diritto allo studio. Tramite lo sviluppo di un approccio focalizzato sulla volontà di intendere il diritto allo studio come un diritto sociale compiutamente inteso, si tratta di una ricerca commissionata dall'Adisu Puglia (Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario) che coinvolge l'intera Regione Puglia allo scopo di individuare condizioni/processi che evitano di considerare le popolazioni studentesche come categorie "peculiari" di cittadini, ossia con bi-sogni e diritti descritti e circoscritti quasi esclusivamente da una condizione di vita transitoria e tutto sommato precaria. In particolare, il lavoro svolto dal Gruppo di Ricerca dell'Università di Foggia sul tema dell'innovazione dell'offerta di servizi per il diritto allo studio applica una metodologia quanti-qualitativa esito della combinazione tra survey (realizzata a livello regiona-le sull'intera popolazione di studenti universitari) e Grounded Theory (su un campione di studenti selezionati tra gli iscritti alle diverse associazioni studentesche). I risultati presentati in questo articolo si concentrano sull'individuazione di "nuovi concetti", utili sia per descrive-re/caratterizzare i contesti delle città universitarie che per definire un comune scenario deno-minato "Puglia città universitaria".
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Angelini, Fabio Giuseppe. "La pubblicità sanitaria tra ethos ippocratico, diritto e concorrenza". Medicina e Morale 68, n.º 4 (20 de diciembre de 2019): 455–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.598.

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La pubblicità sanitaria costituisce un ambito di particolare interesse per verificare quale sia il bilanciamento proposto nell’ordinamento nazionale e sovranazionale tra queste due dimensioni complementari della professione sanitaria che, richiamando valori diversi e talvolta contrapposti, permettono di far luce sui pericoli di una politica del diritto e di un’interpretazione giurisprudenziale sempre meno capace di anteporre alle ragioni dell’economia quelle della natura umana e della tutela, sul piano giuridico, della dignità umana. Il presente contributo, prendendo spunto dal recente intervento del legislatore in materia di pubblicità sanitaria, intende analizzare la disciplina della pubblicità nell’ambito delle professioni sanitarie sia sotto il profilo squisitamente deontologico che giuridico, soffermandosi sul problema della funzionalità dei limiti previsti dall’ordinamento professionale rispetto alla tutela dei diritti fondamentali della persona e della loro compatibilità con la tutela della concorrenza.
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Lazzari, Chiara. "L'obbligo di sicurezza nel lavoro temporaneo, fra ordinamento interno e diritto comunitario". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 124 (marzo de 2010): 633–72. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-124003.

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Il saggio propone, in chiave critica, ma attenta a valorizzare le potenzialitŕ della norma, una riflessione sulla disciplina dell'obbligo di sicurezza nel lavoro temporaneo, per tale intendendo, sulla falsariga della definizione accolta nell'art. 1 della direttiva n. 91/383/CEE, quello a termine ed interinale (oggi in somministrazione). La ricerca, condotta alla luce dell'effettiva conformitŕ dell'ordinamento interno ai principi posti dal diritto comunitario ed aperta altresě ad una dimensione comparata (segnatamente con la legislazione francese), mira ad indagare le forme di tutela apprestate per i lavoratori temporanei, com'č noto esposti a maggiori rischi proprio in ragione della natura del loro rapporto di lavoro, con particolare attenzione alle novitŕ recate dal d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni.
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Maggiotto, Antonio. "Giurisprudenza: Commenti: I familiari extracomunitari di cittadini comunitari: prime applicazioni giurisprudenziali sui requisiti per il riconoscimento dello status previsto dalla Dir. 2004/38/CE". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 3 (septiembre de 2009): 120–22. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-003007.

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Diritto comunitario ed europeo1. Corte europea dei diritti dell'uomo 11.6.2009, caso S. D. c. Grecia - divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti - detenzione - domanda d'asilo2. Corte di giustizia delle Comunitŕ europee 2.4.2009, caso Rafet Kqiku causa C-139/08 - cittadino di uno Stato terzo in possesso di un documento di soggiorno svizzero - ingresso e soggiorno nel territorio di uno Stato membro a fini diversi dal transito - assenza di visto
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Gambino, Silvio. "I diritti fondamentali fra ‘Carta dei diritti UE' e "costituzionalismo multilivello"". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (agosto de 2020): 47–85. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-001003.

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L'articolo esamina la protezione dei diritti fondamentali nella prospettiva del processo di in-tegrazione europea e delle sue relazioni con l'ordine costituzionale interno nel quadro del costituzionalismo multilivello. In tale contesto, recenti nuovi indirizzi della giurisprudenza costituzionale sottolineano come il giudice nazionale ordinario sia chiamato a occupare un ruolo di crescente importanza nei rapporti con il Giudice costituzionale e nel dialogo con il Giudice dell'Unione (CGUE). Tali indirizzi restituiscono una nuova centralità alla ‘dottrina dei controlimiti' rispetto alla dottrina della CGUE sul primato del diritto dell'Unione con riguardo alle disposizioni costituzionali in tema di principi e di diritti fondamentali. In tale prospettiva, il testo esamina sia il tema dei rapporti fra libertà fondamentali economiche e processo di integrazione europea sia solleva interrogativi sul livello di protezione giurisdi-zionale di tali libertà fondamentali fra costituzioni nazionali e diritto primario dell'Unione.
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Monastra, Antonella. "La sessualità nell'adolescenza tra diritti e responsabilità". MINORIGIUSTIZIA, n.º 3 (enero de 2021): 63–74. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003007.

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L'Agenda 2030 dell'Onu ha individuato 17 macro-obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile basati sui diritti, sull'equità e sul genere. Due tra gli obiettivi fissati, con i relativi indicatori, prevedono che venga garantito l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva per tutti. Nello stesso anno, il Governo italiano ha istituito il Fertility Day e nel 2016 ha avviato lo Studio Nazionale Fertilità per l'elaborazione dell'omonimo Piano Nazionale. Una parte dello studio, rivolto ad un campione rappresentativo di adolescenti, ha esplorato conoscenze, atteggiamenti, fonti informative e comportamenti agiti nell'ambito della sessualità per una programmazione di interventi mirati. A partire dagli impegni assunti dalle istituzioni e dai dati emersi dall'indagine si evidenzia la difficoltà dei decisori nel tradurre responsabilmente in politiche sanitarie concrete quanto pianificato. Vengono prese in considerazione criticità e carenze che rendono difficilmente esigibile il diritto alla salute sessuale per la nostra popolazione più giovane.
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Fuchs, Maximilian. "La lunga storia del caso Mangold". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 129 (marzo de 2011): 81–94. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-129003.

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Resumen
Il casoha acceso in tutta Europa un dibattito molto vivo. In Germania illustri giuristi hanno criticato in maniera molto aspra la sentenza della Corte di giustizia. In seguito ad un caso simile a quello oggetto della pronuncia, deciso dal Tribunale federale del lavoro tedesco sulla scia di quest'ultima sentenza, la societŕ Honeywell ha sollevato davanti alla Corte costituzionale tedesca una questione di legittimitŕ, ritenendo che la pronuncia della Corte di giustizia fosse in contrasto con la Costituzione tedesca. L'articolo ripercorre la lunga storia del controllo delle misure di diritto dell'UE operato dalla Corte costituzionale tedesca. Sulla base degli approdi cui č pervenuta la stessa Corte di giustizia («violazione sufficientemente qualificata del diritto comunitario»), la Corte costituzionale tedesca ha riconosciuto che la pronuncia della Corte di giustizia resa nel caso Mangold sia conforme al c.d. controllo.
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Albisinni, Ferdinando. "Il diritto agrario europeo dopo Lisbona fra intervento e regolazione: i codici europei dell'agricoltura". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (octubre de 2011): 29–52. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002003.

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Resumen
Il lavoro indaga sugli esiti dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, quanto alla disciplina dell'agricoltura europea. L'esame di una serie di riforme, anteriori e successive al Trattato di Lisbona, induce a concludere che la ri-nazionalizzazione e ri-localizzazione di alcune scelte di governo dell'economia agricola si è accompagnata ad una rinnovata articolazione del rapporto fra economia e diritto nella politica agricola comune. Il diritto in senso proprio, il diritto regolatorio, in contrapposizione con il diritto incentivante, caratterizza in misura crescente la legislazione di fonte europea in materia agricola. Le riforme della Pac di fine ed inizio secolo si sono così tradotte nella posizione di codici europei dell'agricoltura, dal codice dei regimi di sostegno al reddito [con il reg. (CE) n. 1782/2003, e poi con il reg. (CE) n. 73/2009], al codice dello sviluppo rurale [con il reg. (CE) n. 1257/2009, e poi con il reg. (CE) n. 1698/2005], al codice del mercato e della commercializzazione dei prodotti agricoli [reg. (CE) n. 1234/2007, c.d. regolamento unico Ocm]. Queste discipline di fonte europea dialogano con le discipline di fonte nazionale e compongono, che non è unper i 27 Paesi che oggi compongono l'Unione Europea, ma piuttosto un, nel quale bisogni e soggetti, nazionali, regionali e locali, occupano un posto di rilievo accanto a quello proprio delle scelte disciplinari espresse centralmente.
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De Lucia, Caterina y Mark Bartlett. "Environmental Taxation in an Enlarged Europe: A Regional Perspective". SCIENZE REGIONALI, n.º 2 (julio de 2012): 47–72. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002004.

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Questo articolo esamina gli effetti di determinate misure di policy per anticipare e prevenire un aumento di inquinamento attraverso l'introduzione di una tassa, armonizzata a livello Comunitario, sull'NOx ed SO2. Con l'uso di un modello CGE, questo studio esamina gli effetti che vari livelli di tassazione ambientale comportano sulle industrie dei paesi studiati. I nostri risultati suggeriscono implicazioni di welfare diverse tra politiche ambientali e commerciali. Il caso di studio considera inoltre i possibili effetti a livello regionale (Puglia) delle medesime politiche. Una diminuzione della produzione e dell'occupazione nel contesto nazionale aggraverebbero ulteriormente l'industria pugliese.
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Treglia, Nicolò. "La fiscalità della sharing economy nel settore turistico nella duplice dimensione nazionale e internazionale". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 34 (noviembre de 2021): 83–126. http://dx.doi.org/10.3280/dt2021-034004.

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Il presente saggio analizza, nel dominio del diritto tributario, gli impatti della sharing economy sul settore turistico. In particolare, la crescente diffusione di tale nuovo modello di business offre lo spunto per proporre una serie di riflessioni che riguardano, da un lato, l'imposizione dei profitti conseguiti dalle piattaforme online e, dall'altro, le modalità di tassazione dei redditi prodotti dai soggetti titolari degli immobili oggetto delle locazioni brevi. L'analisi, in una prospettiva sia nazionale che internazionale, non trascura, poi, il ruolo di assoluta rilevanza svolto nell'attuale contesto dalla pandemia da Covid-19.
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Cossiri, Angela y Giulia Messere. "Il cibo dalla Costituzione alle pratiche educative nel quadro delle politiche per la sostenibilità". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (noviembre de 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/aim2019-001001.

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Il cibo, anche a seguito di recenti contenziosi, sta assumendo sempre più una rilevanza costituzionalistica. Oltre a tutelare il diritto al sostentamento, la Costituzione ne presidia la libertà di scelta, che trova ancoraggio nelle libertà personali, di coscienza e religiosa. Il cibo è altresì connesso al diritto alla salute: da questo punto di vista, emerge il problema costituzionale del costo del cibo salubre, che non dovrebbe produrre disuguaglianze. Le questioni vanno inquadrate considerando i diritti delle generazioni future, a cui l'attuale comunità sociale è legata dal dovere di solidarietà. In questo contesto, si colloca l'educazione alimentare, riconosciuta nei programmi dell'Agenda 2030 dell'ONU e nelle Linee Guida per l'Educazione Alimentare del MIUR, in cui prende forma un'idea di azione globale integrata fra tutti i soggetti chiamati a promuovere corrette abitudini sul cibo. Tuttavia, su questo versante, recenti studi hanno evidenziato alcune debolezze nella cooperazione per programmi comuni e unitari verso un'educazione alimentare promossa sul piano nazionale.
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Prada, Fiorenza. "Proroga ex lege della durata delle concessioni demaniali marittime: tra diritto europeo e nazionale". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 22 (noviembre de 2018): 45–90. http://dx.doi.org/10.3280/dt2018-022003.

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La sentenza in esame si concentra sull'annosa questione della compatibilità tra libertà di stabilimento (art. 49 TFUE) e direttiva 2006/123 / CE sulle concessioni marittime demaniali da un lato, e l'estensione automatica di tali concessioni prevista dalla legge italiana dall'altro. La Corte di Giustizia europea nega questa possibilità, ma offre alcuni suggerimenti al legislatore italiano
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Squeglia, Di Michele. "LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SULL'ACQUISIZIONE E SALVAGUARDIA DEI DIRITTI PENSIONISTICI COMPLEMENTARI ALLA PROVA CON IL DIRITTO NAZIONALE ITALIANO". Revista Direito das Relações Sociais e Trabalhistas 4, n.º 3 (11 de octubre de 2019): 169–91. http://dx.doi.org/10.26843/mestradodireito.v4i3.167.

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Resumen
1. Introduzione. – 2. La sfera di applicazione della direttiva 2014/50/UE: il “collegamento” dei regimi pensionistici complementari a un rapporto di lavoro. – 3. I “requisiti minimi” di acquisizione dei diritti pensionistici complementari. – 4. La tutela dei “diritti giacenti” nell'ambito del regime nel quale sono acquisiti. – 5. Il diritto di informazione sulle conseguenze della cessazione del rapporto di lavoro.
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Gerbasi, Giampaolo. "Dalla "fuga" al "ritorno" del sindacato accentrato di costituzionalità nel processo di integrazione europea tra Carte dei diritti e cooperazione tra le Corti". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (agosto de 2021): 151–221. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001006.

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Resumen
In un quadro caratterizzato da convergenti spinte verso un "sindacato diffuso" delle leggi, il saggio analizza il tentativo della Corte costituzionale italiana di attrarre nel sindacato accentrato di costituzionalità le situazioni di ‘doppia pregiudizialità' in materia di diritti fondamentali, l'autore si propone di dimostrare che il nuovo filone giurisprudenziale pone le condizioni per realizzare un'integrazione più equilibrata tra il sistema europeo di tutela dei diritti fondamentali e quello nazionale nonché tra i rispettivi rimedi giurisdizionali, per chiedersi infine se il sindacato accentrato di costituzionalità possa considerarsi un principio supremo dell'ordinamento opponibile sia al diritto dell'Unione che allo stesso legislatore di revisione costituzionale.
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Padoa Schioppa, Antonio. "Ricordo di Paolo Grossi". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 637–39. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19264.

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Resumen
Il Comitato di direzione della Rivista si unisce al professor Antonio Schioppa nel ricordo del professor Paolo Grossi.La scomparsa, alle soglie dei novant’anni, dello storico del diritto che forse più di ogni altro ha contribuito negli scorsi decenni ad accreditare la nostra disciplina anche al di fuori della cerchia dei suoi specifici cultori ci induce a dedicare alla sua memoria un breve ricordo che si affianchi a quelli ben più approfonditi che si stanno predisponendo non solo in Italia.Le ragioni della rinomanza nazionale e internazionale di Paolo Grossi sono molteplici. Ci limitiamo qui a rammentare alcune tra quelle che ci sembrano più rilevanti.
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Hollanders, V. "M. Frigo, La circolazione internazionale dei beni culturali, diritto internazionale, diritto comunitario e diritto interno, Giuffre Editore, Milano, 2001, pp. xiv + 341, ISBN 88-14-08844 6." Uniform Law Review - Revue de droit uniforme 6, n.º 3 (1 de diciembre de 2001): 707–8. http://dx.doi.org/10.1093/ulr/6.3.707.

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Leccese, Vito. "Il diritto sindacale al tempo della crisi. intervento eteronomo e profili di legittimitŕ costituzionale". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 136 (diciembre de 2012): 479–525. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-136001.

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Resumen
Il saggio si occupa dei piů recenti interventi legislativi di riforma del diritto sindacale e del lavoro idonei a favorire l'arretramento delle tutele lavoristiche e lo spostamento dei luoghi della loro produzione (dalla legge al contratto; dal contratto nazionale a quello territoriale o aziendale). Nella prospettiva prescelta, l'autore si propone di verificare la coerenza di questi interventi con regole e principi costituzionali relativi alla libertŕ sindacale e al contratto collettivo. A questo fine, l'Autore presenta un'analisi della dottrina e giurisprudenza di riferimento e propone la rilettura di talune fondamentali sentenze della Corte prende le mosse dal rifiuto di ogni prospettiva di analisi che trascuri previsioni costituzionali ancora in vigore o le consideri obsolete.
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Viglianisi Ferraro, Angelo. "L’art. 1 del Primo Protocollo alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la sua “turbolenta” applicazione in Italia". Revista Justiça do Direito 34, n.º 1 (30 de abril de 2020): 106–30. http://dx.doi.org/10.5335/rjd.v34i1.11067.

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L’articolo si concentra sulla tutela in Italia del diritto di proprietà, sancito nell’art. 1 del Primo Protocollo Addizionale alla Convenzione europea per la protezione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e reso effettivo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (che ha il potere di ritenere gli Stati responsabili di un mancato rispetto dei diritti contenuti nella Convenzione). L’Italia è stata più volte condannata dalla Corte di Strasburgo per le continue violazioni dell’art. 1 del Primo Protocollo Addizionale alla Convenzione europea. Al fine di garantire una reale efficacia del sistema CEDU, è necessario rafforzare e rendere effettiva a livello nazionale l’applicazione dei diritti proclamati nella Convenzione.
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