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Marrone, Gaetana. "Ugo Betti: Il giudice giudicato". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (11 de marzo de 2019): 443–54. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831679.

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Resumen
Nella tesi di laurea intitolata Il diritto e la rivoluzione, difesa alla vigilia dello scoppio della Grande Guerra, Ugo Betti già si orientava verso istanze sociali rielaborate secondo una dialettica tra il diritto dello Stato rappresentato dal giudice e lo spazio cosmico della giustizia come responsabilità metafisica. I personaggi del teatro bettiano operano secondo un principio di casualità che si lega al senso di un’ingiustizia del vivere. In particolare, la mia analisi si sofferma su drammi giudiziari classici, quali Frana allo Scalo Nord (1932) e Corruzione al Palazzo di Giustizia (1944).
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Bassani, Alessandra. "Il diritto mobile nel tempo e nello spazio". Italian Review of Legal History, n.º 8 (22 de diciembre de 2022): 621–36. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19454.

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Il saggio raccoglie le riflessioni condivise dall’Autrice in occasione del Convegno Dialogo transdisciplinare e identità del giurista organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano nel settembre 2022. L’occasione di dialogo con cultori delle materie di diritto positivo che condividono con i giuristi storici il compito di formazione degli operatori del diritto di domani ha stimolato una riflessione che si è sviluppata ripercorrendo le ricerche svolte in anni recenti, o attualmente in corso, collaborando con colleghi di diverse discipline, giuridiche e storiche, sul notariato, sul diritto penale, sulla giurisdizione amministrativa, sulla repressione attuata in Libia dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.
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3

Lo Piccolo, Francesco. "Crisi globali, nuove diseguaglianze e co-produzione di spazi: una prospettiva di ricerca". TERRITORIO, n.º 98 (marzo de 2022): 62–66. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098010.

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L'articolo propone una riflessione critica sul rischio di negazione sostanziale di diritti di cittadinanza a partire dalle forme di discriminazione nell'uso e fruizione dello spazio pubblico introdotte dalle crisi globali. La co-produzione di nuovi spazi alla micro-scala e alla scala di quartiere (a partire dagli spazi pubblici o semipubblici spesso privatizzati o sottoutilizzati) può divenire l'occasione per la generazione di nuovi luoghi di condivisione e socialità che rispondano alla richiesta di nuovi servizi e definiscano al contempo il profilo di una pratica urbanistica innovativa, fondata sul pieno riconoscimento del diritto alla città e sul patto istituzionicittadini.
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Stocchetti, Matteo. "Le Metafore e La Teoria Delle Relazioni Internazionali". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, n.º 2 (agosto de 2002): 305–41. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030161.

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Fino a tempi relativamente recenti – più o meno fino alla fine della guerra fredda – la triade realismo, pluralismo, strutturalismo ha espresso un ruolo analogo a quello di una sorta di limes disciplinare e, come tale, ambiguo nei riguardi dello spazio cognitivo oggetto di indagine. Espressione della forza di programmi di ricerca ormai istituzionalizzati da una presenza accademica pluridecennale, la stessa triade ha delimitato anche la frontiera dell'identità disciplinare, i limiti all'interno del quale la riflessione sistematica sui problemi della politica internazionale poteva veder riconosciuto il proprio diritto di cittadinanza nell'ambito della teoria delle R.I.
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Barbera, Marzia. "Trasformazioni della figura del datore di lavoro e flessibilizzazione delle regole del diritto". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 126 (julio de 2010): 203–55. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2010-126001.

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Il saggio analizza le trasformazioni subite dalla figura del datore di lavoro a seguito dei grandi mutamenti economici e sociali che hanno interessato l'ultima parte del secolo scorso, nonché le risposte che il diritto del lavoro ha dato a questi mutamenti. Viene, dapprima, descritta la disarticolazione dello spazio interno dell'impresa, con i processi di frammentazione ed esternalizzazione del ciclo produttivo, che hanno dato nuova centralitŕ alla questione di chi sia il datore di lavoro; e, successivamente, la disarticolazione spaziale esterna, dovuta all'allargarsi dei confini del mercato su scala transnazionale, che ha determinato un'accresciuta scelta da parte del datore del diritto che governa il rapporto di lavoro. Il saggio descrive poi come il diritto del lavoro ha affrontato le conseguenze di tali processi, ed in particolare la disarticolazione delle responsabilitŕ datoriali e la creazione per il datore di nuovi ambiti di immunitŕ nell'esercizio dei propri poteri. Le nuove tecniche di tutela impiegate sono prevalentemente di tipo relazionale, intervengono, cioč, in relazioni nelle quali diritti e doveri delle parti non sono interamente determinati a priori, e lo fanno attraverso strumenti quali l'adozione di criteri di attribuzione funzionale delle responsabilitŕ datoriali fra diverse entitŕ economiche e attraverso varie forme di bilanciamento di interessi, mediate dalle clausole generali e dai principi di eguaglianza e ragionevolezza. Ne risultano un'accentuata flessibilizzazione delle regole giuridiche e un tasso piů elevato di incertezza e imprevedibilitŕ del diritto, ma anche la scoperta di nuove funzioni dei principi e dei diritti fondamentali.
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Pisu, Daniela. "Nuovi orizzonti per la fanciullezza negata. Quali strategie per fronteggiare emergenza sanitaria e pandemia sociale nella gestione dello spazio neutro?" SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, n.º 2 (septiembre de 2022): 78–91. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002006.

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Il contributo approfondisce il diritto alla bigenitorialità dei minori nell'ambito di interventi tesi alla presa in carico di fratture coniugali complesse, aggravate dalle lacerazioni emotive della pandemia sociale. Il case study sul colloquio di restituzione nello spazio neutro in un servizio specialistico della Sardegna, mostra l'integrazione delle pratiche interdisciplinari come un social investment di lungo periodo per il benessere di minori adultizzati dal conflitto genitoriale.
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Vegetti, Matteo. "Una visione "tridimensionale" dello spazio pubblico. Architettura, società, diritto". PARADIGMI, n.º 2 (octubre de 2016): 117–23. http://dx.doi.org/10.3280/para2016-002009.

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Balaguer Callejón, Francisco. "L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (agosto de 2021): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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Masutti, Anna. "Book Review: GABRIELLA CATALANO SGROSSO, ‘Diritto Internazionale dello spazio’. LoGisma ed. Firenze 2011". Air and Space Law 38, Issue 1 (1 de febrero de 2013): 67–70. http://dx.doi.org/10.54648/aila2013005.

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Caroni, Pio. "E se anche il codice fosse un messaggio? La storia del codice ha senso solo se il codice non ne è il protagonista". Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (28 de agosto de 2018): 421–38. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p421-438.

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Questo saggio conclude ricerche sulla storia della codificazione del diritto, che l’autore ha iniziato mezzo secolo fa. Se aveva finora concesso molto (e forse troppo) spazio alla elaborazione storica di concetti e quindi alla definizione dello ‘statuto ontologico’ del codice, qui ne prescinde quasi totalmente. Ma si interroga in compenso sul destino concreto affrontato dai codici quando, oramai diritto vigente, entrano nella società, alla quale erano destinati, e tentano di disciplinarla. Vede perciò nel codice un messaggio, il cui valore (rispettivamente significato) non viene anticipato dal legislatore, ma via via appurato dal destinatario, in questo caso dalla società. E per essa (la precisazione non è superflua) da chi emergeva, quindi la dominava, ossia da chi era in grado di imporre proprie scelte di natura giuridica, sociale, economica, politica, rispettivamente di sintonizzare l’astratto codice sulle proprie personali frequenze. Mentre finora la ricerca era come stregata dalla storia dell’elaborazione/formazione del codice, questo diverso approccio sposta l’obiettivo sul dopo-codice, tenta cioè di descrivere in quale realtà si imbatte il codice una volta arrivato a destinazione e cosa nasce concretamente da questo incontro-scontro. E lo fa non per screditare quanto già si fece, ma per scoprirne (e descriverne) ora la parabola completa, grazie ad uno sguardo binario, rispettoso tanto dell’ottica del mittente, quanto di quella del destinatario. A chi interroga siffattamente il passato, molte ricerch non interessano più, massime quelle che gli autori hanno finora svolto muovendo esclusivamente dal testo sanzionato dal codice. Gli sembrano virtuali, immaginarie, frammentarie, una traccia sempre più smunta, che poi si perde nella sabbia. Ma in compenso, forte del suo sguardo binario, riesce magari a dissodare qualche incolto. A spiegare diversamente il rapporto istaurato fra codici regolari e irregolari, a ragionare in modo meno preconcetto sulla nozione di recezione/trapianto, oppure a rendersi conto che – a dispetto di quanto tuttora molti sostengono – ogni codice modifica inevitabilmente, tanto o poco, il quadro della realtà giuridica.
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Simoni, Alessandro. "Appunti per una "lettura romaně" del "pacchetto sicurezza"". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 4 (noviembre de 2009): 217–30. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-004014.

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1. Neutralitŕ del diritto e recenti policies in tema di "nomadismo"2. La separazione degli spazi tra "popolazione maggioritaria" e "nomadi": radici antizigane delle norme restrittive in tema di concessione della residenza3. La mendicitŕ minorile4. Conclusioni: la persistenza dello stereotipo antizigano nella macchina del diritto
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Bhabha, Homi K. "I nostri vicini, noi stessi. Riflessioni contemporanee sulla sopravvivenza". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 44 (septiembre de 2012): 99–118. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044008.

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Il saggio evoca lo spirito di Hegel, nel tentativo di comprendere le problematiche contemporanee legate alla testimonianza etica, alla memoria storica, ai diritti e alle rappresentazioni delle minoranze all'interno della sfera culturale. Chi č oggi il nostro vicino? Cosa significa ospitalitÀ di questi tempi? Perché il riconoscimento degli altri diviene spesso un incontro straziante con l'alteritÀ del sé? L'articolo esemplifica come il ‘Terzo Spazio' - uno dei concetti chiave del postcolonialismo - puň aiutarci a costruire una nuova concezione di ospitalitÀ all'interno di un mondo globalizzato e cosmopolita, una concezione che poggia sul diritto alla differenza nell'uguaglianza.
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Fanizza, Fiammetta y Fiorella Spallone. "Diritto allo studio e spazio pubblico: un nuovo framework per l'innovazione sociale". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 3 (enero de 2022): 77–90. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003006.

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Con l'obiettivo di approfondire il concetto di benessere sociale tramite un'analisi del rapporto tra sistema urbano e sistema universitario, l'articolo presenta l'approccio e i primi risultati di una ricerca coordinata da Urban@it (Centro Nazionale di Studi sulle Politiche Urbane) sul tema del diritto allo studio. Tramite lo sviluppo di un approccio focalizzato sulla volontà di intendere il diritto allo studio come un diritto sociale compiutamente inteso, si tratta di una ricerca commissionata dall'Adisu Puglia (Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario) che coinvolge l'intera Regione Puglia allo scopo di individuare condizioni/processi che evitano di considerare le popolazioni studentesche come categorie "peculiari" di cittadini, ossia con bi-sogni e diritti descritti e circoscritti quasi esclusivamente da una condizione di vita transitoria e tutto sommato precaria. In particolare, il lavoro svolto dal Gruppo di Ricerca dell'Università di Foggia sul tema dell'innovazione dell'offerta di servizi per il diritto allo studio applica una metodologia quanti-qualitativa esito della combinazione tra survey (realizzata a livello regiona-le sull'intera popolazione di studenti universitari) e Grounded Theory (su un campione di studenti selezionati tra gli iscritti alle diverse associazioni studentesche). I risultati presentati in questo articolo si concentrano sull'individuazione di "nuovi concetti", utili sia per descrive-re/caratterizzare i contesti delle città universitarie che per definire un comune scenario deno-minato "Puglia città universitaria".
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Guido, Alpa. "Responsabilitŕ sociale dell'impresa, enti non profit, etica degli affari". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (enero de 2012): 199–227. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002001.

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Č variegato lo scenario nel quale sta evolvendo la "responsabilitŕ sociale dell' impresa", un'idea, poi trasformatasi in corrente intellettuale e in iniziative di natura culturale ed istituzionale, che vede protagonisti le imprese, le categorie professionali, le Amministrazioni pubbliche, larghi strati della societŕ civile nonché Governi e Parlamenti. La responsabilitŕ sociale impegna gli operatori economici a valutare - nell'ambito di uno "sviluppo sostenibile" - gli effetti dell'attivitŕ economica sui suoi destinatari e sull'ambiente, e a contribuire alla formazione di un'etica sociale: l'ente organizzato in forma collettiva - corporate, come suona la formula importata dal mondo anglo- americano - č chiamato a prender consapevolezza della dimensione sociale dello sviluppo in cui si confrontano e si contemperano esigenze economiche ed esigenze della collettivitŕ e a recare il proprio contributo alla tutela di diritti e interessi individuali e collettivi sui quali si ripercuotono le scelte, i comportamenti, le strategie dell'agire economico. Č una delle risposte - tra le molte che si potrebbero dare - al progressivo sgretolamento dello Stato sociale, alle aggressioni all'ambiente, alla creazione dei bisogni consumistici, alla precarietŕ del lavoro, alla opacitŕ dei rapporti negoziali, alla ingovernabilitŕ della globalizzazione dei mercati. Questa risposta riposa sul contributo volontario degli operatori e si colloca dunque in uno spazio che va al di lŕ di ciň che ad essi č richiesto dagli obblighi imposti dalla legge.
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Souza, Lidyane Maria Ferreira de y Luca Baccelli. "L'UTILITÀ DELL’ANALISI CULTURALE DEI DIRITTI SOGGETTIVI RELIGIOSI". Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 17, n.º 1 (31 de diciembre de 2022): e79979. http://dx.doi.org/10.5902/1981369470979.

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Nei paesi democratici, l’ordine giuridico in genere riconosce diritti soggettivi religiosi, prima di tutti la libertà religiosa. Dalla Guerra dei Trent’anni, un’ esperienza storicamente e geograficamente abbastanza specIfica, la libertà religiosa è presentata come soluzione universale alla sfida della coesistenza di differenti credenze religiose nello stesso spazio politico. Di conseguenza, si osserva come questi diritti promuovano determinati tipi di soggettività e di organizzazione religiosa. Dato che tale critica è già stata rivolta alla categoria dei diritti soggettivi, così come a quella dei diritti umani, questo articolo investiga se le risposte fornite a queste critiche – nell’ambito dei studi sociogiuridici, dell’analisi culturale del diritto e della filosofia e sociologia dei diritti umani – possono contribuire a riflettere sull’utilità dei diritti soggettivi religiosi per le persone di fede non egemonica. Si conclude che l’analisi culturale permette identificare possibili reinvenzioni della strategia politica dei diritti soggettivI religiosi.
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Casini, C., M. Casini y M. L. Di Pietro. "Legge n. 40/2004 e disciplina del consenso informato". Medicina e Morale 53, n.º 4 (31 de agosto de 2004): 695–736. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.630.

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L'art. 4 della Legge n. 40/2004 sulla "procreazione medicalmente assistita" (PMA) considera il consenso informato uno dei principi fondamentali - insieme al principio di gradualità nell'uso delle tecniche - dell'intera normativa. L'art. 6 - il più ampio e dettagliato della legge - entra in merito al consenso informato e si sofferma su una serie di disposizioni particolari che vanno ad integrarne la disciplina. Lo spazio riservato a questo profilo della materia si spiega alla luce della riflessione, maturata negli ultimi anni, sia in campo etico sia deontologico e giuridico, circa il fondamento dell'atto medico. Accanto alle disposizioni di legge e allo stato di necessità, non vi è dubbio che il consenso informato del paziente è la prima fonte di legittimazione dell'intervento medico sanitario. Il contributo, infatti, muove proprio dalla considerazione del significato del diritto all'informazione per giungere all'esame di ciò che più direttamente riguarda il rapporto medico-paziente nell'ambito delle tecniche di PMA, così come risultano nell'articolato della Legge n. 40/2004. La legge si fonda sul “principio di destinazione alla nascita” come risulta sin dall’art. 1 che, qualificando il concepito soggetto titolare di diritti, suppone, evidentemente, il suo diritto alla vita. In particolare, l’irrevocabilità del consenso una volta avvenuta la fecondazione, porta gli Autori a soffermarsi su alcuni profili ampiamente dibattuti: il rapporto tra la legge sulla PMA e la Legge n. 194/1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza e la questione della diagnosi genetica preimpianto.
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Romano, Elida y Didier Destal. "La famiglia entra in ospedale: suicidi in adolescenza". TERAPIA FAMILIARE, n.º 94 (febrero de 2011): 156–72. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-094011.

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Il bambino cresce in seno alla famiglia, che č il suo sociotipo principale. Nel corso della crescita, metterŕ questo sociotipo a confronto, se non in competizione, con gli altri spazi nei quali costruisce la sua differenziazione e la sua autonomia. La scuola ed il gruppo dei pari sono i principali. Nelle famiglie che incontriamo, spesso caratterizzate da una nuclearizzazione forte e disfunzionale, lo spazio familiare č danneggiato con violenza a causa di un'integrazione impossibile dell'adolescente nei suoi sociotipi esteriori. Questo danneggiamento č comune e reciproco tra l'adolescente ed il resto della famiglia. Quando il ricovero si rende necessario, deve rispettare delle modalitŕ che designano questo spazio esteriore "patologico" come un luogo in cui le competenze di ognuno, le paure, le speranze, ritrovano diritto di espressione; la prima condizione č allora che il luogo del ricovero sia un teatro di mediazione realmente aperto nella vita quotidiana a tutti i membri della famiglia senza eccezione.
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Patrono, Mario. "Ragione, ragionevolezza, irrazionalitŕ nel diritto". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 5–13. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002001.

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Sostiene l'autore che il cosiddetto "sillogismo giudiziario" assolve ad un ruolo riassuntivo e conclusivo di operazioni piů complesse che stanno a monte della determinazione della "premessa maggiore" e della "premessa minore". Lasciando da parte le operazioni che ineriscono alla determinazione della premessa minore, che appartengono, grosso modo alla metodologia scientifica ed induttiva, occorre mettere a fuoco le operazioni che ineriscono alla definizione della premessa maggiore e, cioč, della regula juris. Posto che il dettato legislativo sovente si rivela non a sufficienza univoco, esso deve essere integrato con operazioni dell'interprete, che possono essere pure operazioni politiche od anche argomentazioni riconducibili ad un concetto ampio di ragionevolezza. L'analisi di ciň occupa ampio spazio nella riflessione moderna sul pensiero giuridico. La ragionevolezza, in una misura meno esigente, diviene anche un limite delle opzioni legislative.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale". Medicina e Morale 46, n.º 5 (31 de octubre de 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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Bersier, Ladavac Nicoletta. "Diritto e pace in Hans Kelsen". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2012): 79–96. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001004.

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Hans Kelsen ha dedicato una parte importante della sua produzione giuridica al diritto internazionale. La sua riflessione internazionalistica iniziň negli Anni Venti e si protrasse fino alla fine della sua vita. Le tematiche affrontate da Kelsen a partire dagli Anni Trenta, soprattutto durante il suo insegnamento a Ginevra, sono dedicate alla pace in rapporto al diritto e alla politica nel contesto delle istituzioni internazionali. A Ginevra elaborň vaste critiche rivolte soprattutto alla Societŕ delle Nazioni e un proprio progetto per assicurare la pace che raccolse in diversi scritti poco conosciuti. Particolarmente interessante appare il progetto per la pace che Kelsen mise a confronto con la scienza giuridica e collocň nel contesto politico. In tale documento il giurista viennese si sofferma per la parte teorica sulla giustizia internazionale e per la parte pratica traccia le linee per un Tribunale Internazionale, teorizzando al contempo il postulato della obbligatorietŕ della giustizia internazionale. Inoltre nella sua elaborazione del diritto internazionale, Kelsen dedica molto spazio alla civitas maxima, tema che rappresenta indubbiamente il nocciolo ideale della sua riflessione internazionalistica e rivela la sua concezione globale e federale tra utopia e Realpolitik
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Salvi, Giovanni. "Ridurre la popolazione carceraria č un dovere giuridico (leggendo Three Judges Court California, 8 aprile 2009)". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 5 (noviembre de 2009): 122–50. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005009.

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- Il fatto non č di poco conto: all'esito di un lungo e complesso procedimento una Corte - e, dunque, un giudice- ha ordinato al governatore della California di ridurre di 40.000 unitŕ entro due anni la popolazione carceraria dello Stato, portando il sistema penitenziario al 137,5% della sua capacitŕ di progetto. La tentazione di stabilire parallelismi con la situazione italiana č forte, tanto piů che la decisione č stata emessa negli stessi giorni in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo condannava l'Italia a risarcire un detenuto, per averlo privato dello spazio minimo, necessario per scontare la pena in condizioni dignitose. Le differenze di contesto sono tali e tante da sconsigliare un approccio di tal genere, ma vanno colte, invece, molte suggestioni sul ruolo della giurisdizione nel sistema statunitense (e non solo lě) e sulla rilevanza che in esso gioca la tutela dei diritti costituzionali.
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Maggioni, Guido y M. Paola Mittica. "La sociologia del diritto nell'Universitŕ italiana". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2010): 123–71. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001006.

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Sociologia - Diritto - Universitŕ - Italia. L'Universitŕ italiana sta vivendo nel corso degli ultimi dieci anni un periodo di forte transizione. In questo contesto di per sé problematico, la sociologia del diritto presente in due settori differenti, sin dall'originaria istituzionalizzazione accademica, rischia di perdere in visibilitŕ e di compromettere la propria identitŕ scientifica, tanto complessa quanto liminare tra la sociologia generale e le scienze giuridiche. Questo articolo č volto a misurare lo spazio accademico attribuito alla disciplina, per come si č configurato nella storia delle riforme del sistema universitario degli ultimi anni e pare prefigurarsi, sia in ordine alle regole del reclutamento che rispetto alla definizione della didattica. Si occupa, inoltre, di operare una ricognizione della presenza dei sociologi del diritto nel sistema universitario relativamente alla loro visibilitŕ nei settori e alla produzione scientifica rintracciabile nelle fonti piů immediatamente riconoscibili sotto l'etichetta "sociologia del diritto". L'obiettivo non č tanto di fornire una ricostruzione del campo attuale della sociologia del diritto italiana, ma di comprendere in che termini e secondo quali limiti il sistema accademico osservi la materia e i suoi cultori, per evidenziare alcuni problemi intorno all'identificazione della materia dall'esterno che possano contribuire a fare il punto sullo stato dell'arte della disciplina.
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Herranz, Gonzalo. "Dimensioni culturali e tematiche dei movimenti pro-eutanasia: la situazione fuori dai Paesi Bassi". Medicina e Morale 50, n.º 4 (31 de agosto de 2001): 707–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.731.

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Sorge all’interno del dibattito teologico, da parte di chi maggiormente ha sentito l’influsso del cosiddetto (ma solo cosiddetto…) “cattolicesimo liberale” e soprattutto nell’ambito medico, in cui la linea di pensiero liberista e utilitarista ha un ampio spazio, la riflessione sulla “libertà del morire”. A nostro parere siamo di fronte ad un’inopportuna e falsificata accezione del termine libertà, che viene ad essere invocata per costruire e fondare un altrettanto falso “diritto a morire”. Si tratta di una concezione di libertà non autenticamente tale: il “diritto a morire” secondo noi non può esistere, perché si tratterebbe di una contraddizione in terminis, che va a minacciare il diritto ben più accertato e riconosciuto che è quello “a vivere”: esiste se mai un diritto a vivere qualitativamente bene, e non solo dal punto di vista biologico, ma soprattutto antropologico, anche l’atto supremo della vita umana naturale che è appunto il morire, inteso a tutti gli effetti come atto della vita. Anche la volontà del paziente (living-will) non è il termine ultimo della sua libertà, la quale ha da confrontarsi con altre volontà, come del resto accade in tutte le azioni umane. Saranno poi necessarie delle specificazioni, caso per caso, o per gruppo di casi, atte ad evitare le possibili forme di accanimento terapeutico, laddove si sostituisca un “vitalismo biologico”, il più delle volte artificiale e attuato con mezzi sproporzionati, alla vita propriamente intesa.
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Bianchetti, Cristina. "Lieux et droits". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 105 (noviembre de 2012): 9–34. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-105002.

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Negli ultimi quindici anni si č tornati a riflettere sull'abitare: si sono osservate le pratiche, le forme, le esperienze e i luoghi dell'abitare. L'indagine fenomenologica č il tratto dominante di questa stagione e a ciň si deve la particolare attenzione rivolta al riconoscimento delle diversitŕ: una vera e propria passione per la diversitŕ che ha finito, in alcuni casi, con lo spoliticizzare il problema. Questo scritto parte dagli esiti di quella stagione, dalla convinzione che sia necessario recuperare una diversa dimensione del problema. Sposta pertanto l'attenzione dall'esperienza dell'abitare al modo in cui si riformula nella cittŕ contemporanea il diritto all'abitare (con riferimenti a Peter Marcuse e Alain Supiot). Entro questa diversa angolazione diventa molto rilevante una specifica attenzione allo spazio che, nei suoi caratteri fisici e materiali, non solo mette in scena i diritti, rendendoli visibili. Ma ne definisce le condizioni di possibilitŕ. Ne accoglie o ne impedisce la realizzazione. Pone resistenza o favorisce il loro dispiegarsi. Lo sfondo č quello della cittŕ europea contemporanea e il caso studiato č quello del quartiere di Les Grottes a Ginevra.
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Forni, Elisabetta. "La reclusione dell'infanzia. Com'č difficile crescere in cittÀ". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 40 (abril de 2011): 42–52. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-001004.

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Nel nostro mondo occidentale e urbanizzato i bambini subiscono forme di segregazione e controllo, al pari di altre categorie sociali altrettanto ‘scomode', perché ostacolano il cosiddetto ‘ordine morale del profitto e del consumo'. La casa, la scuola, i luoghi strutturati e sorvegliati delle attivitÀ del tempo libero, vengono presentati come il rifugio contro i pericoli della strada che č perciň interdetta ai bambini con ogni mezzo, compreso il coprifuoco. Ma la libera fruizione di uno spazio pubblico fatto di strade, piazze, slarghi, aree vuote e marginali, č invece fondamentale per lo sviluppo delle capacitÀ sociali dei bambini. Uno dei tre principi della Carta ONU dei Diritti dell'infanzia, quello alla partecipazione e all'autonomia, č violato.
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Genova, Angela. "I disabili sono "i nostri ragazzi": lo sguardo sociologico sulla violenza epistemica". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (septiembre de 2021): 26–39. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001004.

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La disabilità delinea uno spazio semantico dai confini labili, privo di definizione univoca e universale. Nell'essere socialmente costruita rimanda alle tre dimensioni del potere proposte da Arendt: privato, politico e sociale. Questo lavoro si focalizza sulla dimensione privata del-la costruzione della disabilità all'interno delle interazioni tra care giver/familiari ed educato-ri. L'analisi riguarda un progetto nazionale per la promozione di percorsi di autonomia di cinquantadue persone con disabilità all'interno di tredici organizzazioni, in dodici regioni italiane. La discourse analyis è applicata ai dati raccolti in un focus group realizzato tra i rappresentanti delle organizzazioni coinvolte nei processi di autonomia. Lo studio mette in luce la presenza di una violenza epistemica da parte sia dei familiari/care giver che degli educatori nei confronti delle persone disabile caratterizzata da processi di infantilizzazione. Il tema della costruzione a livello privato della disabilità necessita però di essere messo in rela-zione con la dimensione del contesto istituzionale delle politiche di welfare familistico. Pone infine l'attenzione sul diritto delle persone disabili a superare il silenzio al quale la violenza epistemica li relega, generata da una ignoranza perniciosa che ne definisce la subalternità.
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Cortese, Fulvio. "Le politiche scolastiche a livello regionale: quale autonomia?" ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2020): 79–88. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-001005.

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Il contributo è diviso in tre parti. Nella prima si descrive brevemente il riparto delle funzioni legislative e amministrative di Stato e Regioni in materia di istruzione, con qualche cenno alle competenze delle autonomie speciali e facendo riferimento alle interpretazioni svolte dalla Corte costituzionale. Nella seconda parte si illustrano i contenuti della legislazione regionale attualmente vigente, con esemplificazioni concernenti gli interventi normativi approvati in alcune Regioni ordinarie. Nella terza parte si traggono alcune conclusioni, evidenziandosi, nell'ordine: lo stato di scarso sviluppo delle politiche scolastiche territoriali, anche in relazione ai difetti di attuazione della riforma costituzionale del 2001; la tradizionale e persistente attinenza di quelle politiche ai temi del diritto allo studio; la difficile interazione tra le politiche regionali e quelle statali pur presupposte al buon funzionamento della rete scolastica; la ricerca da parte delle Regioni di spazi alternativi di manovra, per recuperare maggiore capacità di indirizzo nel contesto dell'esercizio di funzioni amministrative concernenti altre politiche (anche di matrice europea).
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Saruis, Tatiana y Leonardo Catena. "Le politiche socio-assistenziali in Italia, tra discrezionalitŕ istituzionale e discrezionalitŕ operativa". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 145–60. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002009.

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La riorganizzazione del Welfare ha visto una redistribuzione di funzioni, compiti e spazi di autonomia decisionale tra livelli istituzionali, organizzazioni ed attori. In Italia, questi processi hanno interessato sia il versante della programmazione delle politiche, sia quello della loro effettiva realizzazione. La combinazione tra le indicazioni normative e le specificitŕ regionali e locali hanno dato vita ad un sistema di Welfare territorialmente diversificato. L'assunzione del principio di sussidiarietŕ e di una prospettiva di governance porta con sé dilemmi irrisolti, che definiscono esiti differenziati, anche potenzialmente divergenti. Sono numerosi ed interessanti gli interrogativi che sorgono intorno alla possibilitŕ di bilanciare i principi di autonomia ed equitŕ e di contenere gli "spazi" di una discrezionalitŕ che si po- trebbe definire "istituzionale". Il rischio č di sancire dal punto di vista istituzionale squilibri subnazionali e diseguaglianze fra i cittadini. Nell'area delle politiche sociali, dove l'esigibilitŕ dei diritti appare, per molti versi, ridotta, si combina una spesso rilevante discrezionalitŕ "operativa", affidata agli attori preposti alla complessa fase dell'implementazione. In un quadro normativo dai tratti incerti ed indefiniti, sostenuto da risorse spesso contenute, si intrecciano competenze, organizzazioni e professionalitŕ, nell'affrontare bisogni complessi ed in rapida trasformazione. In un mutevole bilanciamento tra specificitŕ ed equitŕ delle prestazioni, flessibilitŕ e garanzia dei servizi, diritti, eccezioni ed emergenze.
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Maresca, Arturo. "Autonomia e diritti individuali nel contratto di lavoro (rileggendo "L'autonomia individuale e le fonti del diritto del lavoro"". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 121 (abril de 2009): 98–119. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121007.

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Attraverso l'esame casistico si intende verificare lo spazio che puň essere riconosciuto all'autonomia individuale nel contratto di lavoro. Tale verifica viene svolta cercando di attualizzare l'insegnamento di Massimo D'Antona che invitava a guardare a tale problema senza sfuggirlo, ma anche senza pensare a soluzioni inadeguate che negherebbero l'autonomia contrattuale del singolo lavoratore e la possibilitŕ che, avvalendosi di essa, possa effettivamente coltivare i propri interessi. Interessi che la norma legale inderogabile e la contrattazione collettiva finiscono per trascurare a causa della (permanente) necessitŕ di realizzare, su un piano generale, la protezione del lavoratore dipendente.
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Pezzoni, Nausicaa. "La città come piattaforma di lavoro. Un'intervista a Francesco Melis". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 82–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100009.

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Il confronto con Francesco Melis, funzionario nidil cgil Milano, responsabile del settore Gig economy, intende approfondire la possibilità di costruire una sfera di diritti di natura giuslavoristica per i rider, a partire dalla fisicità e dal disegno degli spazi urbani. Grazie allo sguardo di chi si è occupato del percorso di sindacalizzazione dei rider sin dal 2017, l'intervista traccia sinteticamente le tappe cronologiche e normative del caso. In una seconda parte del dialogo si intrecciano riflessioni che correlano la prospettiva giuridico-lavorativa all'opportunità della costruzione di uno spazio di cittadinanza attraverso il coinvolgimento dei rider nel disegno della città, tratteggiando sinergie, responsabilità e traiettorie possibili per una governance condivisa di questo fenomeno.
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Arcidiacono, Davide y Luigi di Cataldo. "Trading Zone e Platform Capitalism: intere trans-disciplinarità tra sociologia e diritto". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 164 (diciembre de 2022): 183–208. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164010.

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La transizione digitale e la "piattaformizzazione" del lavoro rappresentano una sfida del nostro tempo che richiede uno sforzo trans-disciplinare. Si tratta di defini-re delle "trading zone", spazi d'incrocio tra saperi in cui definire la migrazione di componenti scientifiche da un dominio ad un altro. L'articolo, attraverso il con-fronto sistematico della letteratura giuridica e sociologica sul tema del lavoro di piattaforma, individua quattro trading zone principali: il riconoscimento del lavoro umano; la qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro; il valore del lavoro; l'organizzazione degli interessi collettivi. Le trading zone da noi individuate non sono soltanto spazi di riflessione e integrazione tra discipline diverse ma forniscono anche indicazioni di policy per dipanare le complessità del lavoro digitale nella so-cietà algoritmica.
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Journals, FrancoAngeli. "Il diritto ad aspirare nelle geografie dei bambini. Una ricerca-azione partecipativa nel quartiere CEP di Palermo". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 4 (diciembre de 2021): 23–44. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2021oa12957.

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Questo lavoro si propone di indagare criticamente il ruolo che le aspirazioni urbane, vale a dire la capacità collettiva di immaginare spazi alternativi per le proprie città, hanno nella costruzione delle geografie quotidiane delle bambine e dei bambini. In linea con i presupposti della Political Geography of Children, bambine e bambini vengono qui consideraticome attori socio-spaziali capaci di rinegoziare pratiche e rappresentazioni imposte dagli adulti. Muovendo da queste considerazioni teoriche e dai principi metodologici della ricerca-azione partecipativa, analizzeremo il percorso laboratoriale organizzato con le ragazze e i ragazzi dell'Associazione San Giovanni Apostolo del CEP di Palermo, uno dei quartieri più marginalizzati della città. In particolare, prenderemo in considerazione le attività di photo-walk e di mappatura collettiva condotte nel quartiere e i tentativi di trasformare il campo abbandonato di via Calandrucci da zona di ‘disimmaginazione' a luogo di desideri e rivendicazioni per i suoi abitanti più piccoli.
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Fusar Poli, Elisabetta. "“L’impronta esterna del nostro Io”. Note intorno ai primi lineamenti del diritto sulla propria immagine". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 377–417. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16893.

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Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.
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Condello, Angela. "Per esempio". Revista do Direito, n.º 35 (22 de enero de 2011): 37–54. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i35.2451.

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Analogia, paradigma ed esemplarità condividono un’origine comune e suggestiva. Aristotele usa il termine “paradigma” per descrivere ciò che in seguito la tradizione filosofica ha chiamato “analogia”. Questi tre dispositivi argomentativi sono da collocare nello spazio intermedio fra pratica e teoria nel diritto. In questo articolo discuto il fatto che si possa stabilire definitivamente se essi dimostrino la prevalenza della teoria sulla pratica o viceversa –il che richiama il dibattito diffuso nel contesto del realismo giuridico americano sulla questione se il diritto consista in esperienza (practice) o in logica. La tesi conclusiva é che sia pressoché impossibile stabilire l’origine della paradigmaticità.
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Mazzoli, Gino. "Senza corpo né tempo. Avventure della psiche individuale e sociale nell'epoca delle nuove tecnologie". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (septiembre de 2020): 7–31. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002002.

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La rivoluzione delle nuove tecnologie non ha l'aria di essere una delle tante svolte nella storia dell'umanità. È come se l'invenzione della ruota, del treno, dell'elettricità e del computer si fossero unificate come forza d'impatto e moltiplicate per un numero infinito di volte. Non stiamo parlando di una singola invenzione, ma di una catena di invenzioni a getto continuo. La velocità con cui vengono introdotte queste innovazioni impedisce un adattamento emotivo e cognitivo sul piano sia individuale che sociale. In particolare, le due variabili essenziali dell'esperienza umana (spazio e tempo) sembrano venire espulse. Questa rivoluzione impatta un immaginario collettivo dominato dalla bulimia di esperienze, beni e diritti che viene espanso all'ennesima potenza dalla performatività tecnologica. E tuttavia questa scena (vissuta in modo inconsapevole, a prezzo di nuovi disturbi psichici come la depressione che è diventata la malattia più diffusa nell'Occidente) è stata sospesa dal Covid, uno stop globale che ha consentito a tutti di vedere il brodo culturale in cui eravamo immersi e di nominare i problemi che ci attraversano. In particolare, la tenuta psichica dell'individuo può essere posta come un nodo politico che riguarda tutti. Una considerazione disincantata della scena può consentire di vedere il virtuale come veicolo non solo di manipolazione e bilocazione fuorviante in realtà aumentate e second life, ma anche come sviluppo della dimensione interiore. Proprio al culmine di una deriva antiumana si apre dunque uno spazio per far transitare nel nuovo mondo in arrivo la specificità e la complessità della nostra specie.
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Cafagno, Maurizio. "L'evoluzione delle procedure di gara, alla ricerca di un bilanciamento tra le ragioni dell'efficienza economica e le ragioni dell'imparzialità amministrativa". ECONOMIA PUBBLICA, n.º 3 (noviembre de 2021): 55–80. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003003.

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Lo scritto muove dalla constatazione che studi ed osservazioni empiriche illu-strano come la disomogenea distribuzione di informazioni tra soggetti che si tro-vano a negoziare alimenta l'incertezza e concede spazio all'opportunismo, in-nalzando i costi di transazione. Calando, però, la questione strategica della miti-gazione dell'opportunismo all'interno dei tre diversi ordini di rapporti chiamati in causa dalle negoziazioni pubbliche, ossia il rapporto tra pubblica amministrazio-ne e funzionari, tra pubblica amministrazione e concorrenti e tra pubblica am-ministrazione e contraenti, possono affiorare delle prospettive legittime che, uscendo dalle strettoie della modellistica contabile familiare alla prassi giuridica , consentano di acquisire e sfruttare nuova informazione, in corso di gara, adat-tando stime e proposte e consentendo, in tal modo, di guadagnare parecchio in termini di efficienza. In definitiva ed in sintesi, teoria ed esperienza, che trovano ampio supporto ed ispirazione nel diritto europeo, inducono a pensare che l'obiettivo di innalzare efficienza e convenienza dei meccanismi di gara postula il ricorso a modelli di-versificati, aperti a gradi variabili di flessibilità. A ben vedere il diritto europeo, assumendo il patrocinio di procedure contrattuali più aperte e di criteri di bilan-ciamento più flessibili, ispirati dall'idea che la stretta sorveglianza dei funzionari e delle amministrazioni non sia la finalità incondizionatamente prioritaria, ac-credita piuttosto l'idea che gli oneri del formalismo vadano sopportati soltanto sinché si può supporre che ne discendano benefici superiori in termini di stimolo all'intensificazione degli scambi. Lo scritto approda alla conclusione che l'efficienza vada considerata alla stregua di una variabile endogena, e non esogena, rispetto alle politiche di promozione della concorrenza. Onde, sarebbe utile convalidare anche nel nostro ordinamento un criterio di libertà delle forme procedimentali, almeno per i cosiddetti contratti esclusi, che non sempre e non necessariamente siano tenute a tradursi in procedure di gara, fatta salva la possibilità di accesso alla tutela giurisdizionale per l'aspirante che dimostri di aver subito gli effetti lesivi e discriminatori della violazione dei principi generali.
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Stopani, Antonio y Marta Pampuro. "Despite citizenship. Autonomie migranti e diritto alla città. L’occupazione dell'Ex Moi a Torino". REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, n.º 52 (abril de 2018): 55–74. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005204.

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Riassunto L’articolo esplora le condizioni in cui i migranti subalterni soggetti quotidianamente alle tecnologie e politiche securitarie sviluppano creano spazi e reti sociali per sostenere e rendere autonoma la loro mobilità. La ricerca etnografica condotta negli edifici dell’Ex Moi a Torino - occupato dal 2013 da parte di alcune centinaia di migranti - permette di interrogarsi sull’insieme di azioni che rendono possibile le condizioni della loro presenza locale al di fuori delle dinamiche assistenzialiste ed emergenziali del sistema di accoglienza. L’espressione “despite citizenship” si riferisce all’occupazione come un supporto infrastrutturale - sia materiale che immateriale - che permette il dispiegamento materiale di processi relazionali con la città e il perseguimento di un insieme di diritti che, pur sganciati dal perseguimento della cittadinanza formale, sono rivolti alla residenza, al lavoro e alle reti di informazioni e sostegno altrimenti negati.
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Eccher, Christian. "LA FUGA DALLA STORIA: OSVALDO RAMOUS". ZBORNIK ZA JEZIKE I KNJIŽEVNOSTI FILOZOFSKOG FAKULTETA U NOVOM SADU 2, n.º 2 (17 de diciembre de 2012): 329. http://dx.doi.org/10.19090/zjik.2012.2.329-343.

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Lo scopo di questo lavoro è l’analisi della poesia di Osvaldo Ramous, un artista fiumano che ha conosciuto tutte le fasi dello sviluppo del capoluogo quarnerino nel secolo scorso. Nato nella Fiume italiana, Ramous si ritrovò a vivere nella Rijeka jugoslava a partire dal 1945, quando la città passò sotto il controllo di Tito. Ramous si è sempre battuto per l’affermazione dei diritti della Comunità italiana dell’Istria e del Quarnero, ma nella sua poesia emerge il desiderio di fuggire dalla Storia. Il poeta fiumano vorrebbe trovare nella musicalità dei versi un riparo dalle tragedie che hanno scosso il Novecento, ma i tempi nuovi sembrano non lasciare più spazio a illusioni di sorta: la poesia non può più essere la parola innamorata avulsa dal contesto esterno, e proprio per questo la Storia sembra infilarsi sottilmente nelle poesie di Ramous sotto forma di improvvisi cambiamenti di ritmo e immagini che risvegliano il poeta stesso e il lettore dall’idillio della musicalità del verso. Tutte spie nevrotiche che segnalano traumi troppo forti per essere superati e diluiti nella creazione artistica.
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Regina Martini, Sandra y Matteo Finco. "Diritto alla salute e diritto all’autodeterminazione: la legge sul “consenso informato” in Italia. riflessioni a partire dalla teoria dei sistemi social / Right to health and right to self-determination: the Italian law on “living will”..." Revista Derecho y Salud | Universidad Blas Pascal, n.º 2 (15 de noviembre de 2018): 41–54. http://dx.doi.org/10.37767/2591-3476(2018)04.

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Con questo lavoro si vuole riflettere sulla semantica societaria – incentrata su termini quali ‘volontà’, ‘libertà’ e soprattutto ‘diritti’ – che descrive l’individualità moderna quale personalità soggettiva dotata della possibilità di distinguersi e di esercitare pretese. L’ambito di riflessione scelto è quello della salute, a partire dalla convinzione che esso rappresenti oggigiorno un contesto privilegiato per osservare la relazione tra individuo e società, tentando di capire quali spazi di azione personale e autonomia abbiano i singoli rispetto alle forze sociali che li condizionano. Alla riflessione di stampo teorico – attraverso la teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann – sulle rivendicazioni del diritto alla salute, si aggiunge l’analisi della recente legge italiana sul “fine vita”, che consente l’adozione delle “disposizioni di trattamento” (DAT). L’ipotesi è che ciò rappresenti un esempio di riuscito equilibrio fra rivendicazioni dei singoli ed esercizio responsabile deidiritti, a vantaggio dell’integrazione societaria. This work is about semantics of society – focused on terms such as ‘will’, ‘freedom’ and above all ‘rights’ – describing the modern individuality as a subjective personality endowed with the ability to be different and to exercise claims. We focus on health, starting from the idea that nowadays it is a perfect context to observe the relationship between individual and society, trying to understand which spaces for personal action and autonomy the individuals have, free from social influences. Beside the theoretical reflection – starting from the perspective of social systems theory by Niklas Luhmann – about claims in the area of the right to health, there is the analysis of the recent Italian law on “end of life”, which allows the adoption of “treatment provisions” (DAT). The hypothesis is that this represents an example of a successful balance between individual claims and responsible exercise of rights, to the advantage of integration of society.
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Mittica, M. Paolo. "Attraversare il silenzio. I presupposti impliciti del diritto". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 2 (julio de 2012): 105–25. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-002006.

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L'articolo affronta il tema del silenzio come componente del diritto sullo sfondo della riflessione critica svolta nell'ambito dei Critical Legal Studies dagli anni ‘80 fino agli apporti piů recenti di Law and the Humanities, laddove il silenzio viene messo in rapporto al diritto nelle sue implicazioni filosofiche, psicologiche e relazionali. L'analisi procede dalle prospettive della sociologia e dell'antropologia giuridiche, utili a osservare le normativitŕ escluse dalla legge e per riflettere sulle voci, emerse da altri spazi di regolazione e aspettative, che il diritto positivo tace. L'ulteriore obiettivo č di addentrarsi attraverso il silenzio nei presupposti impliciti che sono alle radici di qualunque normazione relazionale, sia essa formale o informale, al fine di assegnare una valenza alle componenti sentimentali ed emotive che entrano in gioco nel campo giuridico come in qualunque contesto dell'azione umana, affinché il ragionamento sulla realtŕ del diritto possa farsi piů complesso.
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Ferrari, Vincenzo. "I chiaroscuri della geopolitica". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2012): 173–77. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001012.

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Questa nota offre un commento del recente libro di Mario G. Losano, La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla decolonizzazione (Milano: Bruno Mondadori, 2011), con cui si descrive l'espansionismo dei regimi dittatoriali di Germania, Giappone, Italia, Spagna e Portogallo tra la fine dell'Ottocento e la prima metŕ del Novecento e le sue implicazioni nella sfera del diritto. L'opera di Losano fa riemergere figure di studiosi dimenticati (soprattutto il tedesco Karl Haushofer), alcuni dei quali appoggiarono le dittature mentre altri se ne distaccarono pur appoggiando l'idea di un mondo suddiviso in pochi "Grandi Spazi".
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Piątkowski, Mateusz. "The markings of military aircraft under the law of aerial warfare". Military Law and the Law of War Review 58, n.º 1 (25 de noviembre de 2020): 63–84. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2020.01.03.

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The breakthrough innovation of the Wright brothers in 1903 and subsequent developments of aerial technology created significant opportunities for the military, as a new dimension of warfare became an operational space of combat. Many legal questions arise, including the status of air machines deployed by the freshly formed independent air detachments before the outbreak of World War I. From the operational and legal viewpoint, both state practice and international law experts agreed that in order to receive a status similar to warships under the law of naval warfare, military aircraft should bear distinctive insignia, indicating their military character and nationality. This article’s aim is to present the origins and evolution of the military markings and their legal significance, as a core element of the military aircraft definition. It needs to be emphasized that only aircraft considered as military can perform acts of hostility and exercise the specific rights granted by the law of air warfare. The analysis will refer to practical challenges for maintaining the classical rule of air warfare, such as the exact location of the markings on the aircraft surfaces, low-visibility insignia (as a way to reconcile legal and operational demands) and the question of relevance of the duty to mark military aircraft in the context of unmanned air platforms. L’innovation qui a fait connaître les frères Wright en 1903 ainsi que les développements consécutifs dans la technologie aéronautique ont créé de réelles opportunités pour le secteur militaire, alors qu’une nouvelle dimension de la guerre est devenue un espace opérationnel de combat. Cette évolution fait naître de nombreuses questions juridiques, dont le statut des aéronefs déployés par les détachements aériens indépendants formés peu avant l’éclatement de la Première Guerre mondiale. D’un point de vue opérationnel et légal, la pratique étatique et les experts juridiques internationaux s’accordent sur le fait que les aéronefs militaires devraient avoir des insignes distinctifs indiquant leur caractère militaire et leur nationalité, afin qu’ils se voient attribuer un statut similaire à celui des navires de guerre en vertu du droit de la guerre navale. Cet article a pour but de présenter les origines et l’évolution du marquage militaire ainsi que sa signification juridique, en tant qu’élément essentiel de la définition d’un aéronef militaire. Soulignons le fait que seul un aéronef considéré comme militaire peut mener des actes hostiles et exercer les droits particuliers octroyés en vertu du droit de la guerre aérienne. L’analyse fait référence à des défis d’ordre pratique pour maintenir les règles classiques de la guerre aérienne, telles que l’emplacement exact des marquages sur la surface de l’aéronef, la faible visibilité des insignes (comme moyen de combiner exigences juridiques et opérationnelles) et la question de la pertinence de l’obligation de marquer un aéronef militaire dans le contexte de plateformes aériennes sans équipage. De baanbrekende innovatie van de gebroeders Wright in 1903 en de daaropvolgende ontwikkelingen van de luchtvaarttechnologie creëerden grote mogelijkheden voor de strijdkrachten, aangezien een nieuwe dimensie van oorlogvoering een operationele gevechtsruimte werd. Deze ontwikkeling leidt tot veel juridische vragen, waaronder de status van de luchtvaartuigen die door de net voor het uitbreken van de Eerste Wereldoorlog opgerichte onafhankelijke luchtdetachementen werden ingezet. Vanuit operationeel en juridisch oogpunt waren zowel de statenpraktijk als de internationale juridische experts het erover eens dat militaire luchtvaartuigen onderscheidende insignes moeten dragen die hun militaire karakter en nationaliteit aangeven, om een status te krijgen die gelijkaardig is aan die van oorlogsschepen krachtens het recht van de zeeoorlog. Dit artikel heeft tot doel de oorsprong en de ontwikkeling van de militaire markeringen en hun juridische betekenis voor te stellen als een kernelement van de definitie van militaire luchtvaartuigen. Er moet worden benadrukt dat alleen luchtvaartuigen die als militair worden beschouwd, vijandelijke handelingen kunnen verrichten en de specifieke rechten die door het recht van de luchtoorlog worden verleend, kunnen uitoefenen. De analyse verwijst naar de praktische uitdagingen voor het handhaven van de klassieke regels van de luchtoorlog, zoals de exacte locatie van de markeringen op de vliegtuigoppervlakken, insignes met lage zichtbaarheid (als een manier om juridische en operationele eisen met elkaar in overeenstemming te brengen) en de vraag of de verplichting om militaire luchtvaartuigen te markeren relevant is in de context van onbemande luchtvaartuigen. La revolucionaria innovación de los hermanos Wright en 1903 y subsiguiente evolución de la tecnología aérea dieron paso a oportunidades significativas para los ejércitos, creándose una nueva dimensión de la guerra que se convirtió en un espacio operativo de combate. Esto trajo consigo muchas cuestiones legales, incluido el estatus de los artefactos aéreos desplegados por los recién creados destacamentos aéreos independientes en los prolegómenos de la Primera Guerra Mundial. Desde el punto de vista operativo y legal, tanto los Estados a través de la práctica como los expertos en Derecho Internacional estuvieron de acuerdo en que para acogerse al mismo estatus que los buques de guerra bajo las leyes de la guerra naval, las aeronaves militares debían llevar insignias distintivas, mostrando su carácter militar y nacionalidad. El propósito del artículo es examinar el origen y evolución de estas señales militares y su importancia legal como uno de los elementos principales de la definición de aeronave militar. Debe enfatizarse que solo una aeronave considerada militar puede llevar a cabo actos de hostilidad y ejercer derechos específicos reconocidos por las leyes de la guerra aérea. El análisis aborda los retos prácticos para mantener la vigencia de la regla clásica de la guerra aérea, tal como es el lugar exacto de emplazamiento de las señales exteriores en la superficie de las aeronaves, las insignias de baja visibilidad (como una forma de conciliar las exigencias legales y operativas) y la cuestión de la relevancia del deber de señalar las aeronaves militares en el contexto de las plataformas aéreas no tripuladas. L’innovazione rivoluzionaria dei Fratelli Wright nel 1903 e i successivi sviluppi della tecnologia aerea crearono significative opportunità per i militari, poiché una nuova dimensione di guerra divenne uno spazio operativo di combattimento. Sorgono molte questioni legali, tra cui lo status delle macchine aeree dispiegate dai distaccamenti aerei indipendenti formatisi appena prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. Dal punto di vista operativo e legale, sia la pratica degli Stati che gli esperti di diritto internazionale hanno convenuto che, per ricevere uno status simile a quello delle navi da guerra disciplinate della legge della guerra navale, gli aerei militari dovrebbero portare delle insegne distintive che indichino la loro natura militare e la loro nazionalità. L'obiettivo di questo articolo è quello di presentare le origini e l'evoluzione delle marcature militari e il loro significato legale, come elemento centrale della definizione di velivolo militare. Va sottolineato che solo gli aerei considerati militari possono compiere atti di ostilità ed esercitare i diritti specifici concessi dalla legge sulla guerra aerea. L’analisi farà riferimento alle sfide pratiche per il mantenimento delle regole classiche sulla guerra aerea, come l’esatta posizione delle marcature sulla superfice dell’aereo, le insegne a bassa visibilità (come modo per conciliare le esigenze legali ed operative) e la questione della rilevanza del dovere di marcatura dei velivoli militari nel contesto delle piattaforme aeree senza pilota. Die bahnbrechende Innovation der Gebrüder Wright im Jahr 1903 und die nachfolgenden Entwicklungen der Luftfahrttechnologie schufen bedeutende Möglichkeiten für den Militärbereich, da eine neue Dimension der Kriegsführung zu einem operativen Kampfraum wurde. Es stellen sich viele rechtliche Fragen, einschließlich jener des Status der Luft­maschinen, die von den neu gebildeten unabhängigen Luftkommandos vor dem Ausbruch des Ersten Weltkriegs eingesetzt wurden. Aus operativer und rechtlicher Sicht waren sich sowohl die staatliche Praxis als auch die internationalen Rechtsexperten einig, dass Militärflugzeuge Kennzeichen, die auf ihren militärischen Charakter und ihre Nationalität hinweisen, tragen sollten, um einen kriegsschiffähnlichen Status nach dem Recht der Seekriegsführung zu erhalten. Ziel dieses Artikels ist es, die Ursprünge und die Entwicklung der militärischen Kennzeichnungen und ihre rechtliche Bedeutung als Kernelement der Definition von Militärflugzeugen darzustellen. Es muss darauf hingewiesen werden, dass nur Flugzeuge, die als militärisch angesehen werden, feindliche Handlungen durchführen und die durch das Gesetz der Luftkriegsführung gewährten spezifischen Rechte ausüben können. Die Analyse wird sich auf praktische Herausforderungen für die Aufrechterhaltung des klassischen Gesetzes der Luftkriegsführung beziehen, wie die genaue Lage der Kennzeichen auf den Flugzeugoberflächen, Kennzeichen mit geringer Sichtbarkeit (als Mittel, rechtliche und operative Anforderungen miteinander in Einklang zu bringen) und die Frage der Relevanz der Pflicht zur Kennzeichnung militärischer Flugzeuge im Zusammenhang mit unbemannten Luftplattformen.
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Buoncompagni, Giacomo y Annalisa Plava. ""Modernità perduta". Donne e giornalismo nella nuova società afghana". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 1 (febrero de 2023): 64–81. http://dx.doi.org/10.3280/pri2021-001005.

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I diritti che alcune donne (e) giornaliste afghane avevano faticosamente conqui-stato negli ultimi due decenni sono stati cancellati dopo la restaurazione del go-verno talebano nell'agosto 2021. Attualmente in Afghanistan la discriminazione delle donne è un modus operandi concreto, che permea profondamente ogni ambito sociale, e sebbene il radicali-smo islamico non rifiuti né l'editoria tradizionale né quella digitale, non sembra essere d'accordo nel dare alle donne la possibilità di raccontare e diffondere au-tonomamente fatti e notizie oltreconfine. Prendendo a riferimento la realtà politico-economica e culturale dell'Afghanistan, attraverso un'analisi del contenuto di articoli di stampa estra-polati all'interno degli archivi digitali di quattro importanti testate giornalistiche, The New York Times, The Guardian, Le Monde e Il Corriere della Sera, è stato possibile osservare come i media globali abbiano tentato, con limitato successo, di costruire uno spazio informativo "polifonico" alternando l'agenda politica internazionale a quella sociale-umanitaria.
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Bussolaro, Alice y Silvia Foffano. "Lo spazio delle norme. Presente e futuro del diritto del lavoro". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (diciembre de 2012): 56–70. http://dx.doi.org/10.3280/es2012-002005.

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Monticone, Elisa. "L'avvocato familiarista nella rete interdisciplinare". MINORIGIUSTIZIA, n.º 1 (julio de 2021): 141–50. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001015.

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A fronte di una società composta da individui sempre più soli e di una crescente diffusa aggressività, l'autrice propone una riflessione sulla necessità per l'avvocato che si occupa di tematiche familiari di ripensare il proprio ruolo, che non si potrà più esaurire nella mera tutela della parte assistita, per comprendere invece anche un impegno preventivo e di cura delle relazioni. Alla professione legale si chiede oggi di ricominciare a formarsi per ampliare le proprie competenze, dotandosi di capacità necessarie a sostenere le famiglie nel comprendere e affrontare pienamente i conflitti dai quali sono attraversate, nell'ottica di giungere, quando possibile, a soluzioni partecipate e potenzialmente più durature. L'autrice avanza l'invito alle professioni a uscire dalla propria solitudine, per creare spazi di conoscenza e condivisione, in cui sentirsi parte di una rete interdisciplinare, capace di elaborare interventi sinergici nuovi, solidi nella tutela dei diritti, ma arricchiti dal fatto di essere frutto della cooperazione tra competenze diverse.
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Pirotta, Mara. "Questioni di Famiglia: la relazione del genitore maltrattante con il figlio all'interno di un servizio di Spazio Neutro". MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 24, n.º 3 (enero de 2023): 61–75. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-003004.

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Che cos'è Spazio Neutro? Come può essere utile questa tipologia di servizio nella garanzia del diritto di visita e relazione di un figlio minorenne con il genitore che ha agito un maltrat-tamento? Quali strategie è possibile mettere in campo per proteggere e insieme facilitare la relazione genitore/figlio? Come permettere la compartecipazione al percorso di incontri pro-tetti del genitore collocatario? Questi alcuni degli interrogativi su cui si cercherà di riflettere nel corso dell'articolo, cercando di generare una connessione tra pratiche, teorie e azione educative messe in campo. Di fondamentale importanza è la progettazione del setting spa-zio-temporale e delle attività messe in scena che, dalla messa in sicurezza, arrivino ad uno spazio di esperienza in cui rimettere in gioco, in una logica più funzionale, ruoli e stili geni-toriali e di cura.
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Ciaffi, Daniela y Emanuela Saporito. "Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 127 (marzo de 2022): 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127004.

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L'incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva proposta, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche. La scuola è proposta come campo concreto di riflessione, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè si territorializza, diventando oggetto di cura di tutta la "comunità educante", per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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Munarin, Stefano y Luca Velo. "Walkability: il progetto di suolo come progetto di mobilità". TERRITORIO, n.º 99 (agosto de 2022): 25–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099004.

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Nella prospettiva della transizione ecologica, di un quadro normativo in evoluzione e all'interno di un rinnovato contesto culturale, il contributo prova a dimostrare come la mobilità attiva possa condurre verso un rinnovamento nel progetto degli spazi urbani e nei modi di esercitare il fondamentale diritto alla mobilità. In particolare, la mobilità attiva può riportare al centro dell'attenzione il suolo e il suo progetto. Un supporto di pratiche urbane collettive, ambito di possibili sperimentazioni e innovazioni entro più complessivi interventi di rigenerazione urbana, capace di prendere in considerazione sia la sezione stradale sia la multiforme e pulviscolare presenza di spazi liminali che rispondono ai bisogni di accessibilità, mobilità attiva, connessione e inclusione.
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RGI, Redazione. "Informazione bibliografica". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (marzo de 2022): 125–67. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2022oa13371.

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L'Informazione bibliografica del numero 1/2022 della «Rivista Geografica Italiana» presenta le recensioni dei seguenti testi: Giada Peterle, Comics as a Research Practice. Drawing Narrative Geographies Beyond the Frame (Alberto Vanolo) Andrea Pase, Geografly: la mosca e la mappa. Attorno ad una foto di Alberto Schön (Egidio Dansero) Deirdre Mask, Le vie che orientano. Storia, identità e potere dietro ai nomi delle strade (Giuseppe Muti)  Laura Lo Presti, Cartografie (in)esauste. Rappresentazioni, visualità, estetiche nella teoria critica delle cartografie contemporanee (Alessandra Bonazzi) Angelo Turco, Geografie pubbliche. Le ragioni del territorio in dieci itinerari social (Filippo Celata) Angelo Turco, Epimedia. Informazione e comunicazione nello spazio pandemico (Tania Rossetto)  John Mc-Neill, Qualcosa di nuovo sotto il sole. Storia dell'ambiente nel XX secolo (Cecilia Pasini) Emanuele Bompan, Federica Fragapane, Marirosa Iannelli e Riccardo Pravettoni, Atlante geopolitico dell'Acqua. Water grabbing, diritti, sicurezza alimentare ed energia (Margherita Ciervo)  Carlos Alberto Franco da Silva, A modernização distópica do território brasileiro (Teresa Isenburg) Flavio Lucchesi, Australia, gli antipodi vicini. Tasselli geografici (Luisa Carbone) Alberto Di Monte, Sentieri migranti. Tracce che calpestano il confine (Silvia Aru)  Michela Lazzeroni, Geografie dell'università. Esplorazioni teoriche e pratiche generative (Samantha Cenere) Associazione Mecenate 90, L'Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie (Michela Lazzeroni)  
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Battistelli, Stefania y Piera Campanella. "Comando e controllo nel lavoro agile: prime riflessioni". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (febrero de 2022): 52–67. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-002004.

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La normativa italiana in materia di lavoro agile (L. n. 81 del 2017) delinea le ca-ratteristiche di una nuova modalità di lavoro flessibile, senza vincoli specifici di orario e luogo di lavoro. L'istituto, che nasce con finalità di incrementare la com-petitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, solleva questioni nuove, concernenti tanto l'organizzazione e la produttività del lavoro, quanto il benessere dei lavoratori, aprendo nuovi spazi di riflessione e di studio a riguardo. Alla luce di queste prime considerazioni, il contributo in oggetto si concentra sull'impatto del lavoro agile, e più in generale del lavoro a distanza, nei confronti dei poteri tipici del datore di lavoro rispetto alle relazioni industriali-tipo. Con l'introduzione di nuove tecnologie e di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, il potere di controllo del datore di lavoro tende a rafforzarsi, esponendo i lavoratori a nuove forme di sorveglianza costante. In questo (nuovo) contesto, ci si chiede, in particolare, in che modo il potere di controllo o vigilanza si atteggi nel lavoro a distanza, quale funzione sia deputato ad assolvere e se e in che misura risulti com-patibile con la disciplina avente ad oggetto la vigilanza sull'esatto adempimento degli obblighi contrattuali da parte dei dipendenti di cui all'art. 4 St. lav. Analoga-mente, ci si chiede quali siano gli effetti della flessibilità dell'orario di lavoro sul potere, sui doveri e sulle responsabilità del datore, chiamato a garantire la discon-nessione del lavoratore dagli strumenti tecnologici di lavoro attraverso l'adozione di apposite misure tecniche e organizzative (art. 19, co. 1, L. 81/2017). D'altro can-to, lo scopo del diritto alla disconnessione non è solo quello di tutelare la salute del lavoratore e garantire il rispetto della sua vita personale, ma anche quello di evita-re il rischio di abuso di potere del datore di lavoro, comunemente definito "time porosity". Tuttavia, un modo adeguato per garantire efficacemente il diritto del lavoratore alla disconnessione non è ancora stato individuato e la questione meri-ta di essere approfondita. Tenuto conto di ciò, sarebbe opportuno ripensare al ruo-lo, da una parte, della contrattazione collettiva e delle parti sociali e, dall'altra, della legge nell'ottica di innalzare la qualità del lavoro a distanza.
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