Literatura académica sobre el tema "Diritto croato e sloveno"

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Artículos de revistas sobre el tema "Diritto croato e sloveno"

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Furlan, Metka. "Sull’idronimo Dragonja/Dragogna". Linguistica 55, n.º 1 (31 de diciembre de 2015): 73–87. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.55.1.73-87.

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Resumen
Benché il nome per il fiume Dragogna fosse stato attestato come Argaone < indoeuropeo *H2erg’eH2ion- già nel VII secolo da Anonymus di Ravenna, questa forma è solo indirettamente collegabile alla forma contemporanea dell’idronimo sloveno Draginja, croato Dragonja, italiano Dragogna. Dopo che la base fu assunta dal substrato dagli Istriani parlanti il romanzo nella probabile forma iniziale Argaone e fu inclusa, nel X secolo, nello sviluppo fonetico veneto in *Argone (seguendo il tipo taola > tola), l’idronimo fu transonimizzato e fu usato anche per designare il Golfo di Pirano (Largone, Largon, Laron, Largom). A causa dell’omonimia microareale *Argone ‘fiume Dragogna, Golfo di Pirano’, per il fiume, si è iniziato a usare il sintagma *fiume d’Argone, il che ha causato l’agglutinazione in *Dargone. Poiché durante i periodi di forti piogge la Dragogna spesso inondava i dintorni, la forma idronimica soprammenzionata fu associata dagli abitanti della zona del Dragogna a draghi/dragoni quali agenti di devastanti inondazioni. Al livello linguistico, ciò si riflette dapprima con la metatesi *Dargone → *Dragone dovuta all’influsso dell’italiano dragone, quindi con la trasformazione morfologica *Dragone in Dragogna *‘zona (= fiume) di dragoni’ (del tipo vigna ‘vigneto’ < *‘zona di viti’). In sloveno e in croato l’idronimo Dragonja ha quindi un’origine recente nella forma Dragogna, appartenente all’adstrato istroveneto. L’ipotesi di Ramovš che quest’idronimo sloveno-croato originasse dal substrato e che riflettesse la metatesi delle liquide slava era foneticamente errata, poiché tale sostituto, in sloveno o in croato, dovrebbe avere la forma **Dragin ovvero **Draginja.
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2

Filipi, Goran. "Ornitonimia istriana: il pettirosso". Linguistica 32, n.º 2 (1 de diciembre de 1992): 151–58. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.32.2.151-158.

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Il lavoro presenta un commento linguistico (soprattutto etimologico) ai nomi del pettirosso nelle parlate istriane (istroveneto, istrioto, istrorumeno, croato, sloveno e montenegrino). Abbiamo raccolto i nomi in 135 luoghi della regione istro -quameri­ na (isola di Veglia compresa). Un elenco completo di tutti i nomi raccolti per questa specie verrà data alla fine del saggio. Per non confondere ii lettore le parole di tutti gli idiomi si riportano con la stessa grafia (I'alfabeto croato). L' accento viene segnato come si usa nelle rispettive parlate, tranne per le parole rumene dove si adotta ii sistema croato (perché corrisponde alla realtà fonetica dell' istrorumeno).
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Ferluga-Petronio, Fedora. "Analisi comparativa dei nomi della gerarchia ecclesiastica in sloveno e croato". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 401–19. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.401-419.

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L'argomento di questa ricerca trae spunto da due miei precedenti lavori trattanti l'uno i nomi per la gerarchia ecclesiastica in sloveno, l'altro quelli per il medesimo settore lessicale in croato. Il primo apparve in veste monografica (La Chiesa in Slovena. Analisi filologico-etimologica della gerarchia ecc!esiastica con particolare riguardo ai testi del Cinquecento, Centro studi storico-religiosi Friuli-Venezia Giulia, 14, Trieste 1984), il secondo in forma di articolo nella Rivista di Scienza religiose Studia Patavina (I nomi della gerarchia ecclesiastica in croato, Studia Patavina 37 (1990) l, Padova 1990, p. 97-117.
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Filipi, Goran. "Ornitonimia istriana: i nomi popolari del succiacapre europeo (Caprimulgus europaeus)". Linguistica 36, n.º 1 (1 de diciembre de 1996): 77–82. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.77-82.

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Resumen
Il presente saggio tratta i nomi popolari della specie Caprimulgus europaeus (suc­ ciacapre europeo). Il succiacapre fa parte della famiglia dei Caprimulgidi (Caprimulgi­ dae), ordine dei Caprimulgiformi (Caprimulgiformes). È presente più o meno in tutta la zona istro-quarnerina. Vengono offerte soluzioni etimologiche ai nomi popolari raccolti dall'autore in s­ tria e sull'isola di Veglia. Gli ornitonimi presentati appartengono alle parlate is­ trovenete, istriote, istrorumene, croate e slovene. I nomi delle località intervistate vengono riportati in italiano e in croato/sloveno; se la forma italiana non esiste, viene segnata solo quella croata/slovena.
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5

Fioretti, Fabrizio. "Lo strano caso de Il Diritto Croato di Pola". Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia 65 (2020): 469–75. http://dx.doi.org/10.17234/sraz.65.57.

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6

Godini, Neva. "Il punto su Sebastijan Krelj". Linguistica 27, n.º 1 (1 de diciembre de 1987): 33–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.33-45.

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Resumen
Come Sebastianus Krelo Austriacus si era iscritto all'Accademia di Jena nel 1557 colui che oggi viene considerato uno dei protagonisti di spicco dell'epopea pro­ testante slovena. Sono ormai parecchi anni che, nel celebrare l'anniversario del1584 nella cultura e storia slovena (anno della pubblicazione della traduzione della Bibbia ad opera di Jurij Dalmatin e della prima grammatica slovena, scritta in Iatino, Arti­ cae horulae di Adam Bohorič), non si contano ormai più libri, saggi, articoli, con­ vegni e commemorazioni varie così in Slovenia come all'estero ed in particolare a Derendingen, oggi periferia della città di Tübingen, che diventò Ia seconda patria di colui che viene considerato il padre della letteratura slovena, cioè Primož Trubar. E nella vicina città di Urach aveva sede l'importantissima tipografia dei protestanti sloveni e non: basterà ricordare che qui in soli cinque anni vennero alia stampa ben 50 tra pubblicazioni in sloveno, croato, glagolitico, italiano ecc. Ma queste dovreb­ bero essere cose abbastanza risapute. Meno conosciuta e, oseremmo dire quasi un po' trascurata in questa messe di commemorazioni, appare l'opera e l'importanza di uno dei protagonisti del protestantesimo sloveno, appunto Sebastijan Krelj.
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Tesis sobre el tema "Diritto croato e sloveno"

1

Kapun, Ales. "L'esiguità dell'illecito penale: soluzioni a confronto in un'analisi di diritto comparato". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3075.

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Resumen
2007/2008
Da anni ormai si va facendo strada l'idea di introdurre nel nostro sistema penale una disposizione di carattere generale che preveda l'esclusione della procedibilità o della punibilità per fatti che pur essendo tipici, antigiuridici e colpevoli risultano, sulla base di criteri legislativamente indicati, privi di un significativo disvalore. Di qui la scelta di sondare le diverse coordinate culturali che convergono in seno alle clausole di irrilevanza in un'ottica comparata. L’elaborato, in particolare, ha lo scopo, da un lato, di analizzare gli istituti con cui i diversi ordinamenti europei rinunciano ad applicare la sanzione o, ancora prima, a celebrare il processo volto a stabilire se ed in quale misura irrogarla, prestando particolare attenzione all'istituto sloveno del fatto di scarsa rilevanza penale, e ciò per sondarne le peculiarità e le eventuali convergenze con gli istituti introdotti dal legislatore italiano e, dall’altro, di verificare se le soluzioni elaborate dai legislatori stranieri si prestino ad essere esportate, in tutto o in parte, nel sistema penale italiano. Particolare attenzione è stata prestata all’evoluzione della giurisprudenza della Suprema Corte slovena, al fine di cogliere eventuali mutamenti emersi dal recente pragmatismo processuale. Ancor prima, però, è stato necessario sciogliere il quesito attinente alla natura giuridica dell’istituto de quo, fonte – in questi ultimi anni – di rinnovati e serrati dibattiti dottrinali. Cumulando, poi, i risultati dell’elaborazione dottrinale con la prassi applicativa dei diversi istituti si è cercato di comprendere se l’accentuata indeterminatezza delle colonne su cui poggia l’edificio dell’irrilevanza penale del fatto possa minare le istanze di certezza del diritto e di uguaglianza fra tutti i cittadini. Non si è potuto prescindere, poi, già nella stessa parte introduttiva, da una considerazione critica delle esperienze già fatte in diversi ordinamenti penali europei e delle feconde prospettive di riforma succedutesi in Italia negli ultimi decenni. Infine, si è cercato di arricchire il percorso di ricerca con alcuni spunti comparatistici, analizzando i parametri di riferimento degli istituti di depenalizzazione in concreto attualmente vigenti nel sistema penale italiano - ossia il congegno dell’irrilevanza del fatto nel rito penale minorile e la declaratoria di “particolare tenuità” prevista dall’art. 34 d.lgs. 28 agosto 2000 n. 274 – e comparandoli con gli indici di esiguità dell’omologo istituto sloveno, per verificare l’eventuale necessità di affinamento e di calibratura del Tatbestand bagatellare elaborato dal legislatore sloveno. Da ultimo, poi, utilizzando i dati e le impressioni colte lungo il tortuoso percorso, si è cercato di abbozzare un modesto spunto propositivo per futuribili conquiste.
XXI Ciclo
1973
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2

Cervellino, Sara <1992&gt. "Il Sovra-Sfruttamento di Mari, Oceani e delle loro Risorse. Dalla Pesca Industriale ad una Gestione Sostenibile di Ambiente Marino e Risorse Ittiche. Approfondimento del Caso Italo/Croato/Sloveno: La Fossa di Pomo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14200.

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Resumen
La tesi analizza la situazione contemporanea di sfruttamento di mari, oceani e rispettive risorse, condotta dall'attività antropica ed i processi industriali, diretti verso profitti sempre più consistenti. Un excursus storico e teorico tra i differenti aspetti della pesca industriale e commerciale, porta alla presentazione del fenomeno dell’Ocean Grabbing. Viene indicato il momento in cui precise dinamiche hanno creato la possibilità di un mercato internazionalizzato. Viene condotta un'analisi per valutare le misure in cui la pesca industriale risulta una pratica alquanto negativa, con effetti socio-economici del tutto non trascurabili. Il caso della Fossa di Pomo è stato scelto come approfondimento per presentare una situazione internazionale esemplare relativa all'argomento dell'Ocean Grabbing. L'area, situata parzialmente nelle acque internazionali del Mare Adriatico, è contraddistinta da una storia di sfruttamento causato dalle intensive attività di pesca condotte in loco dagli attori coinvolti nel caso. Ha un recente passato di contesa internazionale tra Italia, Croazia e Slovenia, i quali sono gli stati membri europei che tradizionalmente da sempre pescano nella zona. La soluzione proposta dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo, adottata dall'Unione Europea e dagli stati coinvolti, rappresenta una soluzione applicata solamente a partire dal 2017, accompagnata da grandi aspettative per il futuro. Un importante contributo per lo studio è rappresentato dall’intervista informale con l’ex presidente dell’Associazione Armatori di Pescara, città Abruzzese che vanta una posizione molto favorevole al raggiungimento della Fossa di Pomo. Questo scambio di informazioni ha arricchito molto l'esperienza di studio di un caso reale solo attraverso lo studio di fonti scritte, offrendo la possibilità di approfondimento dell’aspetto socio-economico del caso. Lo studio si dirige infine verso il generale cambiamento di direzione delle istituzioni internazionali e della filosofia contemporanea verso la ricerca di alternative valide per una gestione condivisa e coerente, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di aree e risorse sovra sfruttate inaugurandone un uso sostenibile.
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3

Bertoli, Marilda. "La discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena nei paesi dell'Europa dell' Est". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2649.

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Resumen
2006/2007
I modelli del diritto penale degli ex Stati socialisti europei sono stati sostituiti nell’ultimo decennio con nuovi atti legislativi strutturati attorno ai modelli tradizionali delle codificazioni europee (e, in particolare sull’esperienza tedesca). È naturale, nonostante l’abrogazione dei vecchi testi legislativi, che essi destino un particolare interesse per lo studioso, offrendo l’opportunità di comprendere a meglio l’evoluzione e i momenti di passaggio dal vecchio al nuovo, nonché le ripercussioni sociali delle transizioni giuridiche. Questo è il risultato di un processo di intercomunicazione tra i differenti sistemi penali ed è ciò che muove l’attuale processo di transizione dei paesi ex-socialisti. Ecco, quindi, la necessità, soprattutto alla luce dei rapporti passati tra le varie legislazioni dei paesi dell’area balcanica e quella sovietica, di un’analisi comparativa, che sottolinei i momenti di distacco rispetto ai modelli del passato e faccia emergere anche eventuali elementi di continuità tra i paesi dell’area balcanica nel loro cammino verso la costruzione della legislazione post-socialista. Lo scopo è anche quello di sottolineare e far emergere eventuali tratti che caratterizzano in modo originale i nuovi sistemi postsocialisti.
XX Ciclo
1980
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4

WINKLER, Sandra. "La vendita tra regole europee e nazionali: i modelli dei diritti croato e sloveno". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337442.

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Resumen
Da un tempo relativamente recente, è iniziato il grande allargamento dell’Unione europea a Est del continente. Una così rilevante estensione dei confini comunitari, in un tempo alquanto ridotto, ha provocato un impatto molto forte: tutti gli Stati membri, sia vecchi, che nuovi o prossimi all’adesione, avvertono sempre più l’esigenza di conoscere i rispettivi modelli giuridici. La presente ricerca si ripropone di prendere in esame due giovani Stati indipendenti, sorti dalla dissoluzione della Jugoslavia, quali la Croazia e la Slovenia, proprio perché sono due ordinamenti poco studiati, i quali, per converso, conoscono molto bene i modelli giuridici dei Paesi occidentali, specialmente di quelli di matrice germanica. L’indagine inizia da una necessaria ricostruzione del complesso contesto storico, nel quale si è evoluto il diritto privato di questi popoli. Affrontando questo profilo, l’autore ha rilevato una significativa somiglianza di questi modelli giuridici, non tanto con i vari modelli occidentali, quanto proprio con l’attuale diritto privato europeo. Nel tentativo di individuare l’origine di questa matrice europea, anteriore alla maggior parte della normativa comunitaria, la ricerca prosegue attraverso l’analisi delle scelte operate da questi legislatori su taluni aspetti della vendita e delle garanzie dei beni di consumo, in occasione del recepimento della Direttiva 1999/44/CE. Peraltro, lo studio della vendita dei beni di consumo non poteva prescindere da quello delle norme generali sulla vendita. Il metodo usato dall’autore per affrontare questa ricerca non si è limitato ad un mero raffronto tra le soluzioni adottate dai singoli legislatori; si è cercato anche di capire, sulla base delle scelte operate in occasione del recepimento di questa direttiva comunitaria, se dal diritto della vendita di questi nuovi paesi europei possano giungere suggerimenti e proposte, che siano d’aiuto a quegli Stati, che hanno, invece, mostrato difficoltà ad attuare la disciplina comunitaria in tema di vendita dei beni di consumo, avendo queste regole di derivazione comunitaria condotto ad una disarmonia nel diritto interno delle obbligazioni. A tale riguardo, nel corso dell’indagine è emerso che lo sforzo compiuto dai legislatori croato e sloveno, per dare attuazione alla direttiva, è stato piuttosto contenuto, peraltro senza sminuire la bontà del risultato. Infatti, il successo dell’attuazione della direttiva comunitaria è dovuto soprattutto all’esistenza ed alla validità delle regole generali, delle quali entrambi gli ordinamenti dispongono nei rispettivi codici delle obbligazioni: tali disposizioni devono la loro modernità alla forte influenza che le fonti convenzionali internazionali, in primis la Convenzione di Vienna sulla vendita internazionale dei beni mobili, hanno esercitato sulla precedente legislazione. Il risultato forse più importante di quest’indagine è stato scoprire che nel centro dell’Europa da tempo esiste un diritto della vendita a molti sconosciuto, ma sorprendentemente moderno.
In a relatively recent history, the EU has started to experience a significant enlargement toward eastern borders of the Old Continent. Such an enormous extension of Community borders over a short period of time created a strong impact: all the Member States, both old and new ones, as well as the candidate states, developed the need to understand legal system of the others. The present study examines two young independent states that have arisen from dissolution of the Yugoslav state, namely, Croatia and Slovenia. They were chosen exactly because they are understudied legal orders which, on the other hand, are very well acquainted with Western legal orders, especially those derived from German model. The study commences with a necessary reconstruction of the complex historical context in which private law of these people had evolved. In doing so, the author discovered a significant similarity of these legal models not so much with different Western models, but rather with the actual European private law. In an attempt to identify the origin of such a European legal matrix, that precedes most of the Community regulations, the study continues with the analysis of choices made by legislators of these states in relation to certain aspects of the sale of consumer goods and associated guarantees at the moment of reception of the 1999/44/EC Directive. Certainly, the study of sale of consumer goods cannot leave out the study of general norms on sale. The method used in this study is not limited to a pure comparison of solutions adopted. Rather, on the basis of choices made in these two new European countries in occasion of reception of the mentioned directive, the author attempted to discover whether it is possible to derive from the law on sale of these countries suggestions and proposals, that might be of use to Member States that have demonstrated difficulties in implementing Community law related to sale of consumer good, since rules deriving from European level have brought disharmony in the internal law on obligations. It has been shown that both Croatian and Slovenian legislators have been successful in implementing the Directive achieving a quality result. In fact, this success is primarily a result of existence and validity of general legal norms included in both countries in respective codes on obligations that owe their modernity to strong influence of the international conventions, especially to the Vienna Convention on International Sale of Goods. Perhaps the most important result of this study is the discovery that in the centre of Europe there has already existed a law on sale unknown to many, but surprisingly modern.
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