Literatura académica sobre el tema "Dialogo attivo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Dialogo attivo"

1

Jacobs, Lynne. "Speranza, paura e dignità quando il "Now for Next" è collassato". QUADERNI DI GESTALT, n.º 1 (junio de 2021): 21–26. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-001003.

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Resumen
Questo report fa riferimento alle intuizioni della psicoterapia della Gestalt contemporanea e della psicoanalisi intersoggettiva, per esaminare la relazione tra i sentimenti di speranza, paura e dignità all'interno di un processo terapeutico dialogico. Entrambe le scuole di pensiero enfa-tizzano la relazione tra speranza e paura nel processo dialogico, e questo report esplora il modo in cui un senso di dignità emerge dal lavoro dialogico con la speranza e con la paura. Speranza e paura oscillano nel processo di una relazione terapeutica nel momento in cui il paziente ricer-ca la dignità attraverso un dialogo attivo ed autentico. Nel periodo di lockdown causato dal Co-ronavirus il tema del ritrovamento della dignità è passato dallo sfondo in primo piano durante i nostri colloqui terapeutici.
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Gallese, Vittorio. "Le basi neurofisiologiche dell'intersoggettivitÀ". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 37 (abril de 2010): 48–53. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-037006.

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Il saggio offre una ricostruzione sintetica delle piů recenti acquisizioni delle neuroscienze cognitive con l'intento di sollecitare lo sviluppo di un approccio multidisciplinare e aperto a uno dei problemi filosofici per eccellenza: chi siamo? La scoperta della base neurale condivisa - i neuroni specchio - che si attiva in ciascuno di noi sia quando siamo attori sia quando siamo testimoni di esperienze analoghe, e del fatto che la sua attivazione non č mai identica ma modulata sulla unicitÀ di ogni essere umano, costituisce una fertile base di dialogo con le discipline psicologiche e con quelle riflessioni filosofiche - come la fenomenologia e la teoria del desiderio mimetico - che danno risalto alla radice intercorporea dell'intersoggettivitÀ e della relazione.
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Scafuto, Francesco, Giovanni Erra y Fortuna Procentese. "Costruire percorsi di partecipazione civica. L'esperienza in un Comune di Napoli". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (marzo de 2012): 57–67. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002006.

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Il presente lavoro nasce dalla domanda di un Movimento di cittadini, che intende porsi come mediatore nel dialogo tra istituzione e cittadinanza. É stata sviluppata una cooperative inquiry, al fine sia di comprendere i punti di vista della comunità locale rispetto ad argomenti di interesse collettivo, sia nel contempo di stimolare la riflessione sulle possibili soluzioni da adottare per affrontare alcuni problemi politici, primo passo per una partecipazione attiva. I risultati sono stati discussi in un incontro pubblico con il sindaco della città. Risultati operativi sono stati la formazione di gruppi consultivi, che periodicamente presentano le loro richieste a rappresentanti della giunta comunale, e la creazione di un giornale locale, dove questo processo č reso visibile.
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Amsler, Nadine. "Going Native or Remaining Foreign?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 372–80. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0020.

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Resumen
Riassunto Negli ultimi decenni la ricerca storica ha portato la propria attenzione sulle missioni cattoliche nell’Asia moderna in quanto laboratori di contatti culturali. Il passaggio da una visione eurocentrica ed espansionistica delle missioni a un quadro che metteva in risalto il ruolo di attori non europei e le specificita culturali dei cristianesimi sorti in area extraeuropea ha comportato una progressiva articolazione e specializzazione del discorso accademico sull’argomento. Un convegno svoltosi a Roma e dedicato ai missionari cattolici attivi nell’Asia moderna si e prefisso di radunare esperti delle varie regioni del continente al fine di promuovere un dialogo transregionale sul radicamento dei missionari nelle societa locali. L’autrice e uno degli organizzatori del convengo. Nel presente contributo colloca il convegno nel contesto delle ultime tendenze storiografiche, ne riassume i punti salienti e individua nuovi campi di ricerca.
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Amsler, Nadine. "Going Native or Remaining Foreign?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (1 de diciembre de 2017): 372–79. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0020.

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Resumen
Riassunto Negli ultimi decenni la ricerca storica ha portato la propria attenzione sulle missioni cattoliche nell’Asia moderna in quanto laboratori di contatti culturali. Il passaggio da una visione eurocentrica ed espansionistica delle missioni a un quadro che metteva in risalto il ruolo di attori non europei e le specificità culturali dei cristianesimi sorti in area extraeuropea ha comportato una progressiva articolazione e specializzazione del discorso accademico sull’argomento. Un convegno svoltosi a Roma e dedicato ai missionari cattolici attivi nell’Asia moderna si è prefisso di radunare esperti delle varie regioni del continente al fine di promuovere un dialogo transregionale sul radicamento dei missionari nelle società locali. L’autrice è uno degli organizzatori del convengo. Nel presente contributo colloca il convegno nel contesto delle ultime tendenze storiografiche, ne riassume i punti salienti e individua nuovi campi di ricerca.
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Guerra, Giovanni. "La relazione medico paziente: dialogo tra psicologia e medicina sull'adattamento". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 1 (mayo de 2021): 137–51. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11606.

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Il rapporto medico-paziente, tema ampiamente dibattuto in letteratura, viene qui proposto indicando l'adattamento come terreno di incontro nel quale medicina e psicologia possano dialogare, condividendo lo stesso punto di osservazione, pur mantenendo le loro specificità di lettura dei fenomeni e di intervento.La vita è un continuo processo adattativo la cui storia è il risultato deterministico e imprevedibile del gioco delle risorse, delle possibilità, dei vincoli, dei limiti, delle occasioni propri sia del soggetto sia della realtà.Questa formulazione dell'adattamento si applica tanto allo sviluppo biologico quanto allo sviluppo psicologico e, pur nella differenza dei "materiali" osservabili, offre un comune vertice di osservazione.La malattia è un evento quasi inevitabile della vita e coinvolge il soggetto in tutta la sua complessità bio-psico-sociale. Da qui, la sollecitazione a includere il malato con la sua soggettività (valori, storia, emozioni, fantasie …) all'interno del campo clinico. Tale inclusione, peraltro, pone due domande: da una parte, sulle ragioni dell'eclissi dell'interesse per la soggettività e, da un'altra parte, sul potenziale valore aggiunto apportato dalla presenza della soggettività del paziente nel campo clinico.La logica dello sviluppo del sapere e delle tecniche in medicina spiega le ragioni del progressivo disinteresse per la soggettività, ma lo stesso sviluppo implica la valorizzazione dell'individualità biologica. L'individualità non è, di per sé, la soggettività ma costituisce indubbiamente la via per prendere in considerazione la singolarità dei processi adattativi alla malattia.L'inclusione della soggettività se appare evidentemente vantaggiosa per il paziente, offre anche al clinico il vantaggio di una partecipazione attiva e di adesione ai percorsi diagnostici e terapeutici. Nella narrazione che il paziente fa della storia della malattia, infatti, si può rintracciare e comprendere anche la sua strategia adattativa. In particolare, si avanza la proposta di lettura della narrazione ipotizzando il vissuto della malattia e le aspettative nei confronti del curante come organizzatori della narrazione.
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De Sabbata, Lorenzo. "Cesure e continuità nelle autobiografie ‘armate’ in Italia". Mnemosyne, n.º 10 (15 de octubre de 2018): 16. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i10.14083.

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Resumen
Questo articolo nasce da una lettura problematizzata di due scritti autobiografici prodotti da ex-militanti di organizzazioni armate di sinistra attive in Italia durante gli ‘anni di piombo’. Attraverso questi dispositivi letterari, gli ex-militanti intervengono in un processo di memorializzazione pubblica stratificato e corale. Prendendo posizione in un ‘dialogo’ con altre raffigurazioni - memorialistiche, giornalistiche e scientifiche - questi ex militanti (ri)producono rappresentazioni esistenziali, storiche e politiche della propria traiettoria personale e di quella dell’organizzazione di appartenenza. L’obiettivo di questo articolo è di analizzare come i diversi autori abbiano individuato, narrativamente svelato e contestualizzato i punti di rottura e di continuità delle loro esperienze, concentrandosi in particolare sull’allontanamento dalla strategia armata. Se, in entrambi i casi, questo è descritto come un processo, l’analisi si concentra sulle diverse scelte evenemenziali che lo scandiscono temporalmente e sulla loro articolazione sul piano pubblico e personale.
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Rossi, Elisa. "Il dialogo medico nelle interazioni pediatriche. Azioni comunicative per promuovere la partecipazione attiva e l'approccio centrato sul paziente". SALUTE E SOCIETÀ, n.º 2 (marzo de 2022): 165–79. http://dx.doi.org/10.3280/ses2022-002012.

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Grion, Valentina, Anna Serbati, Beatrice Doria y David Nicol. "Ripensare il concetto di feedback: il ruolo della comparazione nei processi di valutazione per l'apprendimento". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 205–20. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12429.

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Resumen
La ricerca internazionale sul feedback s'inserisce in un framework costruttivista, all'interno del quale i ricercatori suggeriscono che per migliorare l'apprendimento, gli studenti devono assumere un ruolo maggiormente attivo nei processi di valutazione e di feedback. Questo articolo presenta la teoria dell' internal feedback sviluppata da Nicol (2020) come alternativa radicale alle precedenti teorizzazioni sul tema. La premessa è che gli studenti generano continuamente feedback interni confrontando i loro pensieri, azioni e produzioni con diversi tipi di informazioni esterne. Tali informazioni potrebbero venire da libri di testo, video, osservazioni, risorse online, o potrebbe derivare da commenti o dialoghi con gli altri. In questa prospettiva, per migliorare l'apprendimento e la capacità autoregolativa degli studenti, si dovrebbe utilizzare e integrare un'ampia gamma di risorse, che potrebbero stimolare i processi comparativi ben al di là dei commenti valutativi dei docenti e dei feedback formali. In questo contesto, il presente articolo intende esplorare le implicazioni pedagogiche di tale teorizzazione oltre che presentarne una sperimentazione in un contesto universitario.
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Guarcello, Emanuela y Giulia Gozzelino. "Justice system and juvenile deviance after the Covid-19 pandemic. Educational paths between school promotion and re-education". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, n.º 3 (31 de diciembre de 2021): 273–87. http://dx.doi.org/10.36253/form-10171.

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Resumen
Starting from the concept of social justice and from universal children’s rights (UN, 1989), the contribution questions the role of education in enhancing the originality and uniqueness of each one and in restoring responsibility and dignity to fragile (Milani, 2019), difficult (Bertolini ,1993) and deviant (Vico, 1988) young people. In a complex contemporaneity, tested by pandemic’s sufferings and restrictions, the pedagogical look underlines the importance of reconstructing – starting from school – promotional, capacitating and justice-oriented paths. Deviant acts are read in the light of a broad social responsibility. We propose the empowerment of an educating community (Agazzi, 1968) aimed at participation, dialogue (Freire, 2002) and assumption of an active and inclusive citizenship. The juvenile penal system is collectively rethought, favouring diversion from prosecution, mediation, reparation and probation strategies. Giustizia e devianza minorile dopo la pandemia Covid-19. Percorsi alternativi tra promozione scolastica e rieducazione. Partendo dal concetto di giustizia sociale e dai diritti universali delle bambine, dei bambini e degli adolescenti (UN, 1989), il contributo si interroga sul ruolo dell’educazione nel valorizzare l’originalità e l’unicità di ciascuno e nel restituire responsabilità e dignità ai soggetti fragili (Milani, 2019), difficili (Bertolini, 1993) e devianti (Vico, 1988). In una contemporaneità complessa, provata dalla sofferenza e dalle restrizioni della pandemia, lo sguardo pedagogico sottolinea l’importanza di ricostruire, a partire dalla scuola, percorsi promozionali, capacitanti e orientati alla giustizia. Si rileggono gli atti devianti alla luce di un’ampia responsabilità sociale e si propone l’empowerment di una comunità educante (Agazzi, 1968) volta alla partecipazione, al dialogo (Freire, 2002) e all’assunzione di una cittadinanza attiva e inclusiva per ripensare collettivamente il sistema penale minorile privilegiando deviazioni dall’accusa, strategie di mediazione, di riparazione e di messa alla prova.
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Tesis sobre el tema "Dialogo attivo"

1

PONTIGGIA, GIANCARLO. "QUEL CHE E' STATO SARA' UNA LETTURA DEI DIALOGHI CON LEVCO' DI CESARE PAVESE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1294.

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Resumen
Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino.
Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.
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PONTIGGIA, GIANCARLO. "QUEL CHE E' STATO SARA' UNA LETTURA DEI DIALOGHI CON LEVCO' DI CESARE PAVESE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1294.

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Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino.
Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.
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Milic, Mateja. "Attivismo degli investitori istituzionali e gestione della società partecipata". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11562/938346.

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Resumen
Il presente contributo fornisce una panoramica generale delle forme di attivismo degli investitori istituzionali per concentrarsi in seguito sul rapporto tra gli investitori e l’organo amministrativo delle società partecipate. Sono state a tal fine analizzate le particolari forme di attivismo che portano gli investitori istituzionali a interfacciarsi direttamente con le dinamiche consiliari dell’emittente partecipato, a partire dalla nomina delle cariche sociali, fino all’analisi di alcune peculiari forme di monitoraggio attivo dell’emittente, realizzate tramite contatti diretti con il suo organo gestorio. Il primo capitolo è dedicato alle ragioni dell’attivismo e all’analisi dei principali strumenti che possono incentivare e agevolare la partecipazione attiva e il monitoraggio dei soci sulla gestione delle società partecipate. L’analisi si è poi concentrata sugli investitori istituzionali che risultano i più propensi allo svolgimento di tale monitoraggio, sia in ragione dell’alta professionalità della gestione sia grazie alle dimensioni quantitative dell’investimento, che consentono di sostenere i costi di tale attività. Il secondo capitolo è dedicato a una particolare forma di attivismo: la partecipazione degli investitori al procedimento di nomina delle cariche sociali, per analizzarne le principali caratteristiche ed evidenziarne le possibili evoluzioni. Il c.d. voto di lista, introdotto dapprima per le sole società privatizzate e successivamente esteso a tutte le quotate, rappresenta un unicum nel panorama internazionale e consente alle minoranze azionarie qualificate e organizzate di presentare proprie liste di candidati per il rinnovo delle cariche sociali. Il voto di lista ha attratto l’interesse degli investitori istituzionali che partecipano oramai stabilmente, sovente in forma coordinata, al rinnovo delle cariche sociali, soprattutto negli emittenti quotati di maggiori dimensioni. Il terzo capitolo è dedicato all’esame del risultato dell’attivismo in sede di rinnovo delle cariche sociali che ha comportato l’introduzione negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate di particolari figure di amministratori e sindaci. Sono esaminate, in particolare, la composizione dell’organo amministrativo, qualificando le caratteristiche degli amministratori tratti dalle liste presentate dagli investitori istituzionali (c.d. amministratori di minoranza) nonché degli amministratori indipendenti. Alla luce di tale analisi, il capitolo evidenzia pregi e difetti di una siffatta composizione degli organi sociali e indaga le possibili evoluzioni, sia legislative che autodisciplinari, che potrebbero rafforzare il ruolo di tali consiglieri e rendere più efficiente il loro monitoraggio sull’operato degli esecutivi e sulla gestione dell’impresa, al fine di garantire il perseguimento dell’interesse sociale. Il quarto capitolo esamina, infine, una particolare forma di attivismo degli investitori che scelgono di affrontare direttamente alcuni componenti del consiglio di amministrazione per sviluppare un dialogo, aperto e continuativo, con l’emittente partecipato. Alla luce delle migliori prassi raccolte nei codici di condotta rivolti agli investitori istituzionali, il capitolo procede a un’analisi delle diverse forme di dialogo, esamina l’ammissibilità e le problematicità che potrebbero scaturire dalla divulgazione selettiva di informazioni che ne potrebbe derivare nonché individua la forma e le modalità di una comunicazione selettiva di informazioni che possa risultare compatibile con l’ordinamento giuridico vigente e con l’interesse della società partecipata.
This work provides both a general view of the different forms of activism of institutional investors and a focus on the relationship between investors and the board of directors of the investee company. For this purpose, the study analyses such forms of activism that bring investors to a direct contact with the directors of the investee company, starting from the appointment of board members untill some peculiar ways of engagement, such as the direct dialogue with one or more members of the board. The first chapter is focused on the main reasons of investors’ activism and provides an analysis of some specific tools, which have been introduced in order to facilitate and encourage investors’ active monitoring of the management of the investee company. Furthermore, the analysis is focused on institutional investors, who are, indeed, the most likely to perform such monitoring, either due to their high professionalism and the quantitative size of their investment, which allows them to cover the costs of such activities. The second chapter is dedicated to a particular form of activism: investors’ participation to the appointment procedures of board members, analysing main features and possible evolutions of the Italian legal framework. In fact, the so-called slate voting system, first introduced for privatised companies and at a later time extended to all Italian listed companies, represents an unicum on the international panorama; it provides shareholder minorities with the possibility of presenting a slate of candidates for the board renewal. Such system has attracted most institutional investors who participate, often in coordination with other shareholders, to the appointment procedure of directors, especially among larger listed companies. The third chapter examines the results of such activism related to board renewals: the existence of directors who were candidate by institutional investors (so-called minority directors) and independent directors. Starting from this consideration, the chapter highlights pros and cons of such composition of the board and investigates the possible developments, both legislative and self-regulatory, that could strengthen the role of those directors and make more efficient their monitoring of other executive board members, in order to ensure the pursuit of the company’s interest. The last forth chapter provides a study of a special form of activism such as the direct contact of the investor with one or more board members. This chapter examines the choice of the institutional investor to develop an open, direct and ongoing dialogue with some directors of the investee company, evaluating the legitimacy of such selective disclosure and the potential problems that it may bring both to investors and directors. Finally, in light of some best practice recommendations that are already in place, this chapter provides some solutions that may guarantee the compatibility of those practices with the existing legal framework and the interest of the investee company.
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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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Libros sobre el tema "Dialogo attivo"

1

Ceschin, Arianna, Ilaria Crotti y Alessandra Trevisan. Venezia Novecento. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-422-5.

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In questi Atti di Convegno, Paola Masino, Milena Milani e Venezia si propongono come tre poli di un dialogo a più voci. Alcuni dei volti e delle trame della vita in città, negli anni Trenta e Quaranta e nei decenni successivi, sono infatti riuniti attorno a due autrici che hanno saputo fare della scrittura un mestiere fecondo. Il loro contributo, evidenziato nel volume da nove relatrici, ridisegna il volto della laguna con particolare attenzione ai luoghi e ai tempi, cogliendo, di decennio in decennio, peculiarità e variazioni. Un profilo, quello di Venezia Novecento, poco o per nulla narrato dalle donne, che trova in questi saggi un timbro di autenticità.
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2

Rogari, Sandro, ed. Università e territorio: il decentramento dell'Ateneo nella Provincia di Firenze. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-149-6.

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Il volume raccoglie gli atti del convegno "Università e Territorio. Il decentramento dell'Ateneo nella Provincia di Firenze" tenutosi a Firenze il 23 gennaio 2004. Il convegno ha affrontato con ampia partecipazione d'interventi, di dibattito e di pubblico le questioni inerenti il decentramento delle attività formative e scientifiche nei comuni della Provincia, con particolare riferimento agli insediamenti universitari di Calenzano, Scandicci, Sesto Fiorentino, Vaglia, Figline Valdarno, San Casciano Val di Pesa e Circondario Empolese Valdelsa. Il convegno è stato pensato come momento d'incontro e di dialogo fra Sindaci, altri amministratori locali e Presidenti dei corsi di laurea ed ha evidenziato la molteplicità e differenziazione delle attività e la complessità dei problemi inerenti l'insediamento dei corsi di studio nelle diverse realtà economico-sociali dei comuni della Provincia di Firenze.
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3

Lupoi, Michele Angelo. Tra flessibilità e semplificazione. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg294.

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La disciplina del processo civile italiano è stata a lungo caratterizzata da una rigidità degli schemi procedimentali, in particolare nell’ambito del rito ordinario di cognizione. Nel contesto internazionale, peraltro, da anni le riforme in materia di giustizia civile tendono a valorizzare i principi di flessibilità, proporzionalità e collaborazione, nell’ottica di adattare le regole procedimentali alle caratteristiche del caso concreto, nell’ambito di un dialogo tra giudice e parti sulla gestione manageriale del processo. Proprio partendo dall’analisi comparata della situazione in alcuni ordinamenti stranieri, dunque, il presente volume cerca di fare il punto su come l’ordinamento italiano abbia recepito le indicazioni e le suggestioni del dibattito internazionale in materia, per giungere ad evidenziare come, anche in Italia, negli ultimi anni si siano introdotti istituti volti a “semplificare” l’iter procedimentale, in ragione delle specificità della singola lite, e a dare rilievo, anche nel nostro ordinamento, ai principi di flessibilità e proporzionalità, pur senza attribuire loro esplicito riconoscimento normativo, nel rispetto delle garanzie fondamentali del giusto processo. In quest’ottica, vengono analizzati il calendario del processo, l’attribuzione al giudice di pregnanti prerogative per la soluzione conciliata delle liti, la valorizzazione del principio di chiarezza e sinteticità degli atti processuali e, soprattutto, l’istruttoria semplificata del rito sommario, elevata a modello processuale “alternativo” per tutte le cause di competenza del giudice monocratico del Tribunale. All’esito di questa ricognizione, l’autore conclude che si possa oggi parlare di un embrione di case management “all’italiana”, la cui implementazione richiede però una vera rivoluzione culturale da parte degli operatori pratici.
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Capítulos de libros sobre el tema "Dialogo attivo"

1

Ercolani, Andrea. "Enunciati programmatici nel dialogo della tragedia attica". En Rezeption des antiken Dramas auf der Bühne und in der Literatur, 121–65. Stuttgart: J.B. Metzler, 2001. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-476-02840-2_2.

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2

Baldassarri, Stefano U. "Poggio Bracciolini and Coluccio Salutati: The Epitaph and the 1405-1406 Letters". En Atti, 71–87. Florence: Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-968-3.07.

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Manuscript Magliabechiano VIII.1445 of the Biblioteca Nazionale di Firenze seems to be the only witness of an epitaph that Poggio Bracciolini wrote for Coluccio Salutati. Using this concise yet sincere homage to the late chancellor, this essay discusses Poggio’s relationship both with him and the other major members of the Florentine humanist circle that started gathering around Salutati in the late fourteenth century. In doing so, it touches on such figures as – among others – Niccolò Niccoli and Leonardo Bruni. In particular, some early texts by Bruni (e.g., the Dialogi ad Petrum Paulum Histrum and his letters to fellow humanists dating from the early fifteenth century) are seen against the backdrop of his relationship with both Poggio and Salutati.
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3

"A Dialogue of Self and Soul:". En The Madwoman in the Attic, 336–71. Yale University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvxkn74x.14.

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4

Harris-Peyton, Michael B. "Brain Attics and Mind Weapons". En Criminal Moves, 179–94. Liverpool University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.3828/liverpool/9781789620580.003.0011.

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Resumen
This chapter on the crime fiction of Arthur Conan Doyle, Satyajit Ray and Cheng Xiaoqing examines the central role of adaptation in the international development of the crime fiction genre in order to present a more complex understanding of the genre’s international connections and mobility. The chapter questions the distinction between original and reproduction that has typically informed critical studies on the genre’s international spread through an analysis of the works of these three writers from Britain, India (Bengal) and China. In demonstrating the ways in which Ray and Cheng adapt what is typically considered an archetypically British genre to their local settings, the chapter deconstructs the preeminent position granted to Holmes as the originator and, instead, draws attention to how Doyle himself adapted the genre in a transnational dialogue with his literary forebears.
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5

Sonia Mollica. "La normalizzazione iconografica della pittura vascolare per l’insegnamento. Il cratere attico del Pittore di Providence". En DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c59.

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6

"10. A Dialogue of Self and Soul: Plain Jane’s Progress". En The Madwoman in the Attic, 336–71. Yale University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12987/9780300252972-012.

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7

Tougher, Shaun. "Julian the Apologist". En Rhetoric and Religious Identity in Late Antiquity, 67–82. Oxford University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198813194.003.0005.

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This chapter examines how the myth and cult of the Mother of the Gods (with the associated figures of Attis and the supposedly self-castrating Galli) were utilized in the rhetorical construction of religious identity in the fourth century AD. Christians in their characterizations of paganism gave a prominent place to the cult of the Great Mother, usually in salacious and shocking terms, and the chapter focuses on the examples of Arnobius and Firmicus Maternus. These Christian texts are then brought into dialogue with a pagan treatment of the cult, the discourse on the Mother of the Gods written by the emperor Julian. The chapter emphasizes the need to see Julian in context and in dialogue with his times and his contemporaries. A close reading of Julian’s text reveals that he is responding to Christian presentations of the cult, and that he is not just an apostate but also an apologist.
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8

Marshik, Celia. "Modernism and Middlebrow through the Eyes of Object Studies". En Women Making Modernism, 40–54. University Press of Florida, 2020. http://dx.doi.org/10.5744/florida/9780813066172.003.0003.

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This chapter argues that an object-orientated approach puts texts from a range of cultural registers into dialogue with one another and fruitfully reconfigures how a high modernist work like Virginia Woolf’s Three Guineas might be read on its own. After providing examples of how a range of British and American authors and illustrators (including Rachel Ferguson, Winifred Kirkland, James Joyce, Bert Thomas, and Woolf) represent second-hand attire, the chapter examines the new tools and resources available to scholars that make a research project organized around objects possible. The chapter concludes by examining challenges to object-oriented study, including the difficulty of determining the range and scope of a project and the resistant qualities of things themselves. A gown designed by Sarah Fullerton Monteith Young, a court dressmaker who produced the garments worn by Virginia and Vanessa Stephen when they made their society debut, serves as an example of what we can and cannot know about objects and the people who possessed them.
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Boum, Aomar. "Branding Convivencia: Jewish Museums and the Reinvention of a Moroccan Andalus in Essaouira". En The Art of Minorities, 205–24. Edinburgh University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9781474443760.003.0010.

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Exploring the transformation of the Simon Attia Synagogue into a museum of memory (bayt al-dhakira) (house of memory) and research centre for the study of Judaism and Islam in Essaouira, this chapter shows an attempt to institutionalise new segments of Jewish history and bring them to the broader Moroccan public. Amongst Arab countries of the MENA region, Morocco provides a rare example of a nation that displays and protect its Jewish heritage. In the face of mass emigration from Jewish citizens to Israel and Europe, private investors and the Moroccan government have engaged in multiple initiatives to preserve the cultural heritage of this population since the 1990s, engaging in the branding of a Moroccan ‘convivencia’ (coexistence), the medieval concept of tolerance and interfaith dialogue that existed in Muslim Spain. Until recently, ‘convivencia’ had mainly revolved around the programming of festivals and the creation of cultural museums.
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D. Chiotis, Eustathios. "Springs, sanctuaries and aqueducts in the Ilissos Valley, Attica, and the enchanting scenery in Plato’s dialogue Phaedrus". En Gérer l’eau en Méditerranée au premier millénaire avant J.-C., 25–37. Presses universitaires de Provence, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.pup.39138.

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Actas de conferencias sobre el tema "Dialogo attivo"

1

Jung, Jaehun, Bokyung Son y Sungwon Lyu. "AttnIO: Knowledge Graph Exploration with In-and-Out Attention Flow for Knowledge-Grounded Dialogue". En Proceedings of the 2020 Conference on Empirical Methods in Natural Language Processing (EMNLP). Stroudsburg, PA, USA: Association for Computational Linguistics, 2020. http://dx.doi.org/10.18653/v1/2020.emnlp-main.280.

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2

Brudasca, Ioana. "Intertextual Projections in the Theater of Matei Vișniec. Case Study". En Conferință științifică internațională "Filologia modernă: realizări şi perspective în context european". “Bogdan Petriceicu-Hasdeu” Institute of Romanian Philology, Republic of Moldova, 2022. http://dx.doi.org/10.52505/filomod.2022.16.06.

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Matei Visniec’s theater is a process of dialogue with other writers and other literary works. Intertextual projections are also present in the play „Attic in Paris overlooking death” through quotes, allusions and a subtle parody. Beyond Visniec’s admiration for the Cioranian opera, the play reveals an identity problem present both in Cioran and Visniec, namely the profile of the Romanian writer exiled in France. We witness a metamorphosis of the philosopher Cioran into the character through memory loss. The presence of quotations from the philosopher’s work denotes in the dramatic work a genuine generic and linguistic hybridization, while the use of cinematographic projections in a stage performance leads to a cultural and artistic symbiosis.
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