Literatura académica sobre el tema "Design per i beni culturali"

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Artículos de revistas sobre el tema "Design per i beni culturali"

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Lupo, Eleonora. "Design, beni culturali immateriali e “attivazione dell’autentico”: progettare il valore delle eredità culturali come “open-ended knowledge system”". i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 4 (9 de enero de 2011): 44–54. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2011.v4i.12662.

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Resumen
Quando si parla di design per i beni culturali, più che di competenze di design e ambito di applicazione del progetto, è opportuno parlare di processi di design per i beni culturali. In questa visione, la valorizzazione dei beni culturali può essere vista come un insieme di processi di design (Lupo 2009). In un ideale ciclo di vita del bene culturale, materiale o immateriale (Lupo 2009), che proponiamo come lineare (si noti che questa semplificazione viene attuata solo come artificio retorico ed espediente comunicativo) si ha all’inizio un bene culturale ancora potenziale (che non esiste in quanto non ha forma), che si concretizza in forme di bene e che, quando è collettivamente socializzato riconosciuto, diventa bene esplicito, e quindi successivamente bene fruito o attivato da una comunità nel momento in cui se ne ‘appropria’ o vi partecipa in varie forme. Nel passaggio da uno stadio all’altro si verificano dei processi che sono chiamati rispettivamente di produzione (della forma) bene culturale, riconoscimento (del senso) del bene culturale e di attivazione (della funzione) del bene culturale.
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Lupo, Eleonora. "Design e beni culturali: creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa". i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (7 de abril de 2013): 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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Resumen
La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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Di Giorgio, Sara y Claudio Prandoni. "Il progetto inDICEs: misurare l’impatto della cultura digitale". DigItalia 15, n.º 2 (diciembre de 2020): 59–73. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00014.

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Resumen
inDICEs è un progetto di ricerca e innovazione finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020, e coordinato dall'ICCU. La ricerca condotta da inDICEs permetterà di sviluppare una metodologia scientifica per misurare e valutare l’impatto economico della digitalizzazione del patrimonio culturale, analizzando le modalità di accesso ai beni e ai servizi culturali in Europa. A partire da questo, il progetto elaborerà delle raccomandazioni rivolte ai responsabili del settore dei beni culturali e delle industrie culturali e creative, per fornire loro strumenti utili ad affrontare le sfide poste dall'avvento del mercato unico digitale al fine di far prosperare e diffondere la cultura europea. Infine, il progetto svilupperà una piattaforma partecipativa e un sistema di autovalutazione, utile agli istituti culturali per migliorare il proprio posizionamento strategico nel mercato unico digitale, favorendone perciò la trasformazione digitale.
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Guerrieri, Claudia. "Linked open data e rappresentazione del patrimonio culturale: un caso applicativo per diffondere la conoscenza dei beni culturali ecclesiastici nel web semantico". DigItalia 17, n.º 1 (junio de 2022): 184–202. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00047.

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Resumen
Nel dominio dei beni culturali molte organizzazioni stanno applicando le tecnologie del web semantico e hanno affrontato progetti – alcuni dei quali sperimentali – di pubblicazione dei dati descrittivi del patrimonio culturale in linked open data (LOD): la sfida è far affiorare la conoscenza rappresentata dai dati rendendola immediatamente interpretabile dalle macchine. Attraverso la delicata fase di definizione non ambigua dei concetti e delle relazioni che rappresentano una determinata porzione di realtà (modellazione dei dati) il web semantico si pone come strumento per far emergere significati e produrre nuove relazioni reciproche. Questo contributo ha l’obiettivo di porre le basi per una prospettiva strategica di produzione e pubblicazione di LOD del patrimonio informativo esposto sul portale BeWeB – Beni ecclesiastici in web, scelto come esempio altamente rappresentativo del dominio culturale in virtù non solo dei suoi numeri – circa 12 milioni di schede descrittive di beni culturali di proprietà ecclesiastica – ma soprattutto della modalità in cui è costruito e quotidianamente popolato. Il portale è ideato e coordinato dall’Ufficio nazionale per i Beni Culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana (Ufficio nazionale BCE – CEI), con l’ambizione di offrire una lettura d’insieme sui beni culturali di proprietà ecclesiastica conservati in Italia, dove gli authority data assumono il ruolo di punto di snodo per la tessitura di relazioni tra risorse culturali di natura diversa (risorse storico-artistiche, architettoniche, bibliografiche, archivistiche, fotografiche, istituti di conservazione). La proposta di integrazione nel web semantico del patrimonio informativo esposto sul portale BeWeB mira al raggiungimento di una piena interoperabilità semantica, attraverso l’analisi delle ontologie già presenti nel dominio culturale, per favorirne un loro riuso. BeWeB è dunque un case study presentato e introdotto da un inquadramento generale, utile a spiegare il contesto in cui sono inscritte le tecnologie che abilitano la realizzazione del web semantico e dei progetti di costruzione dei grafi della conoscenza (knowledge graph).
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Tavano, Blessi Giorgio. "Cultura e benessere individuale: uno strumento di costruzione del capitale sociale". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 97 (mayo de 2012): 131–48. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097010.

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Resumen
Nel presente articolo l'autore analizza il ruolo della partecipazione ad eventi ed attivitŕ culturali quale risorsa per il benessere individuale, dato il grado di relazionabilitŕ e quindi gli effetti in termini di beni relazionali prodotti e le possibili ricadute rispetto allo sviluppo di capitale sociale. L'analisi porta in evidenza come la partecipazione ad attivitŕ culturali sia favorevolmente associata al livello di benessere individuale, e questo risulta rilevante laddove gli individui, attraverso tali attivitŕ, sono in grado di promuovere relazioni interpersonali orientate al cooperativismo piuttosto che utilitarismo. L'ipotesi teorica viene suffragata attraverso i risultati di un campionamento realizzato rispetto alla popolazione a livello nazionale, indirizzato a fornire evidenze sul peso dei consumi culturali rispetto al benessere individuale, ed un campionamento effettuato con esperti rispetto al grado di relazionabilitŕ generato dalle variabili culturali dell'indagine precedente. Le evidenze dimostrano che la cultura č in grado di promuovere la costruzione di beni relazionali, ed in tale prospettiva puň essere considerata una piattaforma per lo sviluppo del benessere individuale e collettivo nella direzione di incrementare il capitale sociale.
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D'Agnelli, Francesca Maria, Claudia Guerrieri, Maria Teresa Rizzo y Silvia Tichetti. "L'authority work nel sistema dei beni culturali ecclesiastici". DigItalia 16, n.º 2 (diciembre de 2021): 91–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00038.

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Resumen
L'approccio metodologico dei censimenti del patrimonio culturale degli enti ecclesiastici (diocesi e istituti culturali), coordinati dall'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'Edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana, avviene nel rispetto degli standard di settore (beni storico artistici, architettonici, archivistici, librari, fotografici). Anche l'authority work, connaturato all'attività catalografica, rispetta questa scelta. Tuttavia, per garantire l'integrazione e consultazione cross domain delle banche dati sul portale BeWeB, il modello di authority work adottato gestisce tutto il ciclo di vita dei record di autorità, dalla produzione nei gestionali di catalogazione usati dai singoli enti schedatori fino a BeWeB, passando attraverso processi di riconciliazione che identificano univocamente l'entità e le risorse ad essa collegate.
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da Empoli, Domenico. "A. Allocati (a cura di), Carteggio Loria–Graziani (1888–1943)". Journal of Public Finance and Public Choice 9, n.º 2 (1 de octubre de 1991): 147–49. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345324.

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Manetti, Giacomo y Massimo Valeri. "La valutazione del patrimonio museale: il caso del Museo di Storia Naturale di Firenze". FINANCIAL REPORTING, n.º 3 (noviembre de 2012): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-003006.

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Resumen
Il presente lavoro mira ad individuare le prassi per la valutazione dei beni culturali di proprietà delle pubbliche amministrazioni attraverso lo studio del caso del Museo di Storia Naturale di Firenze. Dopo aver esaminato le principali indicazioni della prassi e della dottrina in tema di valutazione dei beni culturali, gli autori affrontano un caso di studio nel quale è stato adottato, per l'inventariazione dell'intero patrimonio museale, uno dei metodi in precedenza discussi, ossia la stima degli esperti, quale proxy del valore di mercato delle collezioni. Con riferimento al caso di studio si indicano le motivazioni a supporto del metodo adottato e le difficoltà incontrate nella conduzione del processo valutativo. Dall'indagine condotta emergono alcuni limiti ed alcuni potenziali sviluppi della ricerca, evidenziati nelle conclusioni, sui criteri di valutazione del patrimonio museale.
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Nuovo, Angela. "Accademie e Biblioteche d'Italia. Rivista del Ministero per i Beni e le attivita culturali-Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali (review)". Libraries & the Cultural Record 39, n.º 1 (2004): 106–7. http://dx.doi.org/10.1353/lac.2004.0015.

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Mercurio, Franco. "Per una politica bibliotecaria che sostenga la crescita culturale e agevoli la ricerca storica". SOCIETÀ E STORIA, n.º 172 (junio de 2021): 352–57. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-172006.

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Resumen
L'autore illustra il processo di progressiva marginalizzazione delle biblioteche pubbliche, in primis di quelle statali, rispetto alle altre componenti del patrimonio culturale nazionale. Tale processo, avviato tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, si è accentuato nei decenni successivi con crescenti differenziazioni tra i diversi settori dell'amministrazione dei beni culturali, alimentando conflitti per la distribuzione e l'allocazione delle risorse finanziarie ed umane. Ne è derivata, soprattutto nell'ultimo decennio, segnato da una forte contrazione della spesa pubblica, una decisa marginalizzazione dei settori bibliotecario e archivistico. Le gravi conseguenze si avvertono oggi nella perduta qualità dell'erogazione dei servizi bibliotecari necessari all'alta formazione e alla ricerca. Sintetiche ed efficaci tabelle documentano la situazione critica in cui versano attualmente le biblioteche statali. L'autore propone soluzioni differenti per le diverse tipologie di biblioteche prese in esame. Per quanto riguarda le biblioteche non statali propone una maggior coordinamento nazionale che superi l'artificiosa suddivisone regionale delle politiche bibliotecarie. Per le biblioteche statali auspica il passaggio delle competenze, assieme agli archivi, dal Ministero per i beni culturali al neonato Ministero dell'università e della ricerca, ritenendo la loro funzione più aderente alla missione di quest'ultimo.
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Tesis sobre el tema "Design per i beni culturali"

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D'Annibale, Enzo. "Fotogrammetria close-range e visual design per i beni culturali". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2012. http://hdl.handle.net/11566/242287.

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Resumen
La documentazione, conservazione e analisi del patrimonio culturale ha a sua disposizione al giorno d’oggi una grande varietà di strumenti e tecnologie e risulta evidente come il confine tra i diversi approcci di rilievo (sistemi di acquisizione 3D attivi e passivi) e le tecniche di Compute Vision stia diventando labile a favore di una crescente integrazione tra settori multidisciplinari. In questo contesto, una metodologia di lavoro flessibile per la documentazione dei Beni Culturali e la ricostruzione virtuale non può prescindere dall’effetto sinergico garantito dalla combinazione critica di diversi approcci di rilievo e metodi di visualizzazione. In questa ricerca è proposta una metodologia di lavoro interattiva per la valorizzazione dei Beni Culturali, basata sull’Image-Based Modeling partendo dalla Fotogrammetria Sferica fino alla ricostruzione 3D automatizzata tramite tacniche di Structure from Motion. L’approccio sviluppato di interactive Image-Based Modeling (IBM) si sviluppa attraverso fasi differenti (surface reconstruction, inverse mapping e texture projection, real-time rendering) in modo iterativo al fine di ottimizzare le ricostruzione fotorealistica del Bene oggetto del rilievo. La Fotogrammetria Close-Range (Fotogrammetria Sferica e Structure from Motion) è usata per estrarre dati metrici mentre applicazioni di Computer Vision (Surface Reconstruction, Inverse Mapping and Real-Time Rendering) garantiscono risultati fotorealistici ed un alto impatto comunicativo. La metodologia sviluppata è accurata, accessibile, con un alto grado di flessiblità e, avvalendosi di strumenti e tecnologie low-cost, garantisce risultati professionali con elevati standard di qualità. In più la ricerca evidenzia come è possibile, usando gli stessi panorami necessari al rilievo fotogrammetrico, combinare i vantaggi dei due approcci sopra citati (Fotogrammetria sferica and Structure from Motion) per velocizzare la ricostruzione fotorealistica del modello senza perdere in accuratezza metrica e fotometrica. Infine la necessità di procedure personalizzate ha spinto verso un particolare linguaggio di programmazione visuale (vvvv) con l’obiettivo di sviluppare soluzioni di lavoro e prototipi proprietari per il rilievo 3D, la modellazione e visualizzazione/comunicazione dei Beni Culturali. Keywords.
Giving an overview about the state of art of cultural heritage technologies, it’s clear how the borderline between different survey approaches (three-dimensinal active and passive acquisition systems) and computer vision techniques (modeling and rendering) is getting thinner and more confused in favour of an increasing integration between cross-curricular elaborations and management systems. Aware of this background, a flexible working methodology aimed at cultural heritage documentation and virtual reconstruction can’t manage without the synergy affects gained by a smart combination of different survey approaches and visualization methods. In this research an interactive working methodology for the documentation of good architectural/archaeological value is proposed, taking under special consideration Image-Based Modeling gathering from Spherical Photogrammetry to automated 3D reconstruction from a sparse photo set (Structure from Motion). The interactive Image-Based Modeling (IBM) approach developed goes through different steps (surface reconstruction, inverse mapping and texture projection, real time rendering) and feeds back until an optimized and photo-realistic reconstruction of archaeological /architectural heritage is achieved. Close range Photogrammetry (Spherical Photogrammetry and Structure from Motion) are used to obtain metric data. Beside, Computer Vision applications (Surface Reconstruction, Inverse Mapping and Real Time Rendering) allow photo-realistic results and high communicative impact. The developed methodology ensures accuracy, accessibility and a high degree of flexibility for the photo-realistic model reconstruction and, although using low-cost tools and technologies, allows to meet quality standards and professional levels. Moreover the proposed research highlights how is possible, using the same panorama dataset, to combine the advantages of the two mentioned technologies (Spherical photogrammetry and Structure from Motion) to speed up the 3D photorealistic model reconstruction without losing metric and photometric accuracy. Again, using multimedia tools, reliable results were obtained by developing a platform for the management of survey acquisition data and the provision of innovative services to the visitors and the responsibles for archeological sites: reality-based 3D surveying, modeling and visualization applied to architectures and cultural heritage.
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TORRIELLI, GIULIA. "Indagini diagnostiche e procedure chimico-fisiche per i Beni Culturali". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/932787.

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Resumen
Nowadays, the concept of Cultural Heritage is deeply heart-felt; each country tries to promote and protect the artistic works standing on its territory, as they are a manifestation of culture and, at the same time, they can become an instrument of wealth for the country itself. Talking about protection and enhancement of the Cultural Heritage, it results mandatory to protect these artistic assets from degradation phenomena as they are often subjected to: these kind of phenomena are becoming even more pressing. Research in this field is putting a great deal of efforts, as the protection of artistic works is now widespread and relies on scientific techniques to prevent, treat and improve the status of the works. The doctorate project focused both on the research of new methods for the conservation and restoration of artistic works (in particular the made of inorganic materials, such as artificial and natural stones) and on the increase of knowledge on Giulio Monteverde’s artistic techniques, a well-known 20th Century sculptor, by means of diagnostic tools. The cleaning method for porous materials affected by saline degradation developed during this research work is based on the international patent PCT / IB2015 / 055129, G. Torrielli, L. Gaggero, M. Ferretti owned by the University of Genoa. For brevity and clarity, during the elaborate, we will refer to this patent as "extraction method by suction" [1,2]. Currently, there are several techniques that face the salts problem: preventive solutions, such as polarity reversal devices, electromagnetic fields [3,4] and isolation of the foundations, which try to solve the problem at the origin in order to avoid that the salts enter in contact with and then penetrate into the materials. Differently, when the degradation is already underway, there are possible solutions where it is necessary to extract the present salts, such as extractive poultice applications, which are available today on the market [5,6]. These poultices are made of absorbent materials, such as clays, kaolin, talc, cellulose pulp, etc. The object of this thesis fits itself in the second group of methods for the soluble salts removal. The proposed method exploits a mechanical action in the salts extraction from the material phase: the process of removing the salts in solution towards the outside is speeded up through a micro-suction point. The first part of the work, which was carried out in the laboratory, was designed in order to define all the optimal operating parameters of the extractive method on different porous materials (such as plasters, frescoed plasters, bricks and stone materials). Once contaminated with known concentrations of saline solutions, the materials were cleaned both with the commercial technique and with the suction extractive method. The results showed that the proposed technique is faster and more efficient than traditional wraps. In the light of the obtained results, the extractive method was applied on two different real cases: a farmstead of the early ‘900 not subject to protection restrictions, and a protected property (Santa Giulia’s Church of Monastero Bormida, 18th century). In both structures, a monitoring was carried out over time to assess any saline re-growth. It emerged that the suction extractive method, as well as the wraps, allows a surface cleaning that may be however in vain, if the main deterioration source is not drained, like, for example, architectural interventions able to isolate the capillary rising of the water from the ground. The results obtained have shown that the suction extractive method can be used for the cleaning of porous materials, allowing a good removal of the salts, conveying even the ones situated in depth towards the surface. In collaboration with the Department of Earth Sciences of the University of Zaragoza, a preliminary method was developed to define saline distribution in stone materials inspired by a known technique in the geological field for land geophysical measurements [7]. The method has led to the development of a model that correlates the measured resistance of the material to the presence and distribution of salts; furthermore it could be applied even in small scale and providing non-invasive measurements for the material. In addition, another technique to be applied in the restoration field for the removal of organic coatings from surface of stone materials was investigated. This technique exploits titanium dioxide nanoparticles (TiO2). This material is well-known since many years for its photocatalytic properties, and, for this reason, it was employed in the medical, environmental and restoration field [8-10]. The photocatalytic mechanism exploits solar energy, which is able to activate the photocatalyst. When TiO2 is irradiated with a suitable wavelength, an electron-hole couple is formed and they can lead to the formation of radical species that are capable of mineralizing completely the organic substances. These features, specific of TiO2 were tested on natural and artificial stone material (brick) at the Chiostro Vecchio of Lodi, an architectural asset protected by the Superintendence of Lombardy. The structure showed a widespread aesthetic degradation due to biological coatings. In the literature the use of TiO2 for the removal of bio-degrading agents and the creation of self-cleaning films is already reported and consolidated [11-15]; therefore, in agreement with the Superintendent, it was decided to apply photocatalytic nanoparticles to test their restoring capability. The diagnostic investigations carried out on the site have shown the presence of a thin layer of natural wax on the bricks, probably due to a restoration of the nineteenth century. Before performing the tests in the real case, a laboratory study was carried out in order to identify the type of nanoparticles able to degrade the surface biological coating without affecting the underlying wax layer, which was decided to be preserved. Tests were carried out on natural wax samples treated with four different types of titanium dioxide nanoparticles: three of them were synthesized in the laboratory using the sol-gel technique (anatase TiO2, N-doped TiO2, S-doped TiO2) [16], the fourth is a commercial one (TiO2 P25 Sigma-Aldrich). The results showed that only the TiO2 P25 produced a degradation of the natural wax layer; for on-site application synthetic anatase TiO2 was chosen as it did not degrade the wax layer, but at the same time presented the best photocatalytic yield. The TiO2 application at the Chiostro Vecchio led to a good degree of cleaning of the biological coating. The last part of the work concerned the diagnostic investigation of samples taken from a plaster sculpture of Giulio Monteverde, a well-known artist of the twentieth century. The investigations allowed to widen the knowledge on a part of his unknown work, in particular on his executive technique for the realization of the plaster works and on the components of mixtures he used. The study was conducted on one of the most Monteverde famous gypsum works: "Ideality and Materialism" [17,18]. This sculpture is part of a series of gypsum artworks, a cheap material used by Monteverde for copies to be reproduced in more durable and precious materials, like marble or bronzes. With the collaboration of the Superintendence of Piedmont, it was possible to pick up samples from the surface of the “Materialism” figure and perform in-depth instrumental analyses (optical microscopy, SEM-EDS electron microscopy- microprobe, FTIR spectrometry, XRD of powder) that allowed us to identify the presence of a thin layer of finishing, the sculpture "skin", composed of a mixture made of gypsum, calcite and anhydrite, which is a different mixture with respect to the underlying plaster layer. These data provided important information on Giulio Monteverde’s sculptural technique, and proof of the artist’s choice to create a very particular blend for the final layer of his work, perhaps for aesthetic reasons and to improve the mechanical properties of the layer itself.
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Leidi, Giacomo. "Realizzazione di un applicativo per la catalogazione collaborativa dei beni culturali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17274/.

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OpenArtMap è un applicativo per la catalogazione collaborativa dei beni culturali. È diviso in un applicativo Android per la raccolta dati sul campo e un sistema web per la revisione delle modifiche. Il client Android reperisce i dati da un database del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e li mostra su una mappa e permette di contribuire nuovi beni culturali mentre l'interfaccia web permette la modifica, l'inserimento e la rimozione delle contribuzoini. In questo scritto saranno individuate le caratteristiche comuni ai sistemi per la catalogazione collaborativa della conoscenza, per poi applicarle alla progettazione di OpenArtMap. Saranno infine analizzate le principali scelte architetturali e implementative che hanno portato alla realizzazione di questo sistema.
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Viselli, Maria Pia. "Le onde elettromagnetiche per la diagnostica non distruttiva sui beni culturali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8291/.

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La mole di reperti e manufatti definiti, al momento, dalla legge come “bene culturale” è immensa e in continua espansione. La definizione di bene culturale copre un'infinità di oggetti, di variabili datazioni, materiali e dimensioni ed è ovvio immaginare che la quantità di manufatti da conservare e restaurare andrà, col tempo, ampliandosi essendo logico supporre che, con l'evolversi del genere umano, gli oggetti attualmente di uso e consumo andranno ad aggiungersi a quanto già viene conservato e tutelato diventando anch'essi reperti storici. La necessità di conoscere quanto più possibile del bene e di massimizzarne la durata mantenendo al contempo la sua integrità e una sua accessibilità al pubblico ha portato alla ricerca di soluzioni sempre più efficaci per adempiere allo scopo. Il fortunato evolversi della tecnologia ha ben risposto a questa richiesta permettendo l'utilizzo di una grande quantità di strumenti per far fronte alle più varie necessità del restauratore, dello studioso e del conservatore che cercano risposte sull'oggetto in esame volendo al contempo incidere il meno possibile sul bene stesso. Al momento di questa trattazione ci troviamo di fronte ad un'enorme quantità di dati ottenibili dalle più svariate forme di indagine. Ciò che tuttavia accomuna molti degli strumenti di indagine non distruttiva utilizzati da chi lavora nel campo dello studio, della conservazione e del restauro è il basarsi sull'impiego delle onde elettromagnetiche nelle diverse bande spettrali. Questa trattazione ha quindi lo scopo di fare il punto su quali tipologie, con quali metodi e con quali risultati le onde elettromagnetiche rispondono alle esigenze della conservazione e dello studio dei beni culturali.
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Leonardi, Chiara. "Sviluppo di nuovi materiali geopolimerici per l'applicazione nel settore dei beni culturali". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1801/.

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Resumen
Questo lavoro di tesi si prefiggeva la produzione di nuovi materiali geopolimerici a partire da meta-caolino, come fonte allumino-silicatica, e silicato di sodio o potassio, come soluzione attivante. L’ambito di applicazione di questi materiali era il restauro di beni culturali, sia come riempimento di lacune che come adesivo nella giunzione di parti, che richiedeva un consolidamento a temperatura ambiente ed una trascurabile cessione di sali solubili da parte del materiale d’apporto, caratteristiche non facilmente realizzabili con i materiali tradizionali. Il progetto può essere temporalmente suddiviso in tre fasi principali: 1) caratterizzazione di tre caolini commerciali utilizzati come materie prime, analizzando la loro composizione chimica e mineralogica, la granulometria, la superficie specifica ed il comportamento termico. Sulla base dell’analisi termica è stato individuato l’intervallo di temperatura ottimale per la trasformazione in meta-caolini, mantenendo buone proprietà superficiali. 2) Caratterizzazione dei meta-caolini ottenuti, analizzando la composizione mineralogica, la granulometria, la superficie specifica ed il contenuto di Al(V). E’ stata inoltre valutata la loro attività pozzolanica, scegliendo sulla base di tutti i dati raccolti sei campioni per la fase successiva. 3) Preparazione di paste geopolimeriche utilizzando quantità di soluzione attivante (silicato di sodio o potassio) tali da raggiungere un rapporto molare SiO2/Al2O3 nella miscela di reazione pari a 3,6 e 4,0; sui prodotti così ottenuti sono state effettuate alcune prove di leaching in acqua. Sulla base risultati ottenuti in questo lavoro di tesi è stato possibile correlare le caratteristiche del caolino di partenza alla reattività nella reazione di geopolimerizzazione. È stato inoltre identificato l’intervallo di calcinazione per massimizzare la suddetta reattività e le condizioni per ridurre la cessione di sali solubili da parte del materiale geopolimerico. Sono stati inoltre evidenziati possibili effetti sinergici, legati alla presenza contemporanea di Na e K.
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Bigioli, Ambra. "Modelli digitali per la valorizzazione dei Beni Culturali. Applicazioni all'Eremo di Cerbaiolo". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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La realizzazione di luoghi isolati di preghiera, comune a molteplici religioni, ha reso possibile la diffusione di un gran numero di eremi che costituiscono una grande parte del patrimonio culturale di interesse storico ed architettonico del nostro paese. Lo studio di questi impianti architettonici costituisce una tappa fondamentale nel doveroso impegno per la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio. In risposta alla crescente richiesta di acquisizione dei manufatti antropici e del patrimonio paesaggistico si ricorre, sempre più, all’impiego di strumenti e tecniche innovative che permettono di rilevare e rappresentare con notevole accuratezza oggetti tridimensionali di qualsiasi ordine di grandezza. Nell'elaborazione della tesi si è scelto di documentare le parti del complesso dell’Eremo di Cerbaiolo con diversi metodi, per poi ricostruire un modello tridimensionale complessivo che fungerà da contenitore di memoria storica e fonte di conoscenza per le generazioni future. A causa dell’estensione, della presenza di più ambienti voltati, dell’irregolarità delle superfici e della presenza di diversi materiali costruttivi, sono state applicate le metodologie di rilevamento ritenute più idonee in termini di precisione ed accuratezza: quella laser scanner e quella fotogrammetrica, le quali forniscono dati tridimensionali compatibili ed integrabili con un rilievo tipo tradizionale. I risultati mostrano le applicazioni di queste tecniche, e i modelli relativi, soffermandosi poi su alcune procedure semi-automatiche di ottimizzazione dei modelli 3D e della loro integrazione in un unico modello complessivo. L'estrazione di elaborati tecnici bidimensionali dimostrano poi le potenzialità di documentazione dello "strumento" prodotto; partendo da questi la tesi tratteggia le possibilità di valorizzazione del manufatto a partire dal modello complessivo.
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Kazazi, Arber. "Riconoscimento e classificazione di beni culturali: un caso di studio per Casa Bufalini". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Resumen
La tesi è strutturata in tre capitoli principali: Stato dell’arte: in questo capitolo si presenta il tema dell’Intelligenza Artificiale, del Machine Learning e del Deep Learning approfondendo il mondo delle Reti Neurali Convoluzionali. Oltre ad un’analisi sulla struttura e l’utilizzo di queste tecnologie, viene spiegato il perché sia corretto un loro impiego per la risoluzione del problema di classificazione e riconoscimento dei monumenti. Un’ultima sezione è dedicata ai lavori correlati mettendo in mostra le potenzialità delle CNN ed i risultati ottenuti in articoli affini al tema dei beni culturali. Progettazione: in questo capitolo vengono descritte le tecnologie e le architetture utilizzate. Nella prima sezione viene descritto e analizzato il dominio del problema, nelle sezioni successive vengono trattate le tecnologie impiegate per lo sviluppo e la risoluzione dei problemi legati alla Rete Neurale Convoluzionale. Un capitolo fondamentale in cui vengono gettate le basi per la vera e propria implementazione dei concetti descritti. Implementazione e testing: in questo capitolo avviene l’implementazione del codice con conseguenti considerazioni da effettuare. Riveste un ruolo chiave in quanto vengono mostrati i risultati ottenuti dalle diverse architetture andando ad individuare e selezionare il modello migliore. In seguito alla valutazione del modello si procede con una fase di testing per verificare il corretto funzionamento della rete. Al termine di questi capitoli che rappresentano il corpo della tesi, è presente un paragrafo conclusivo dedicato alle trattazioni finali con relative considerazioni sul prototipo ottenuto. In aggiunta vengono evidenziati quelli che possono essere gli sviluppi futuri del progetto.
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Pastro, Moira <1988&gt. "Le fondazioni per i beni culturali in Italia: qualche esempio dalla Marca Trevigiana". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2024.

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Resumen
Introduco il testo che tratta delle fondazioni culturali nel mio paese, e ne approfondisce quanlcuna della provincia di Treviso. Questo progetto nasce in parte da un'esperienza personale che ho fatto negli anni 2008 e 2009 in una fondazione culturali nel mio Paese: Riese Pio X, il cui nome è “Fondazione Giuseppe sarto”. Stavo facendo il servizio civile nazionale in quel periodo e questa occasione mi ha dato l'opportunità di avvicinarmi alla fondazione. Dato che, anche se nella mia provincia è presente qualche importante fondazione, non c'è ancora sufficiente letteratura e consapevolezza in merito a questo tipo di istituzione, ha iniziato ad incuriosirmi l'ambito e per questa ragione ho decido di trattare questo tema nel mio elaborato. La mia tesi si divide in tre parti: la prima si focalizza sulla nascita delle fondazioni in Italia in generale, e nella loro organizzazione interna. La seconda parte tocca le quattro fondazioni prese in esame: la loro storia, il loro contenuto culturale, qualche dato economico. La terza parte è la più personale: espongo le mie considerazioni e conduce alla conclusione del progetto. L'intenzione è convincere il lettore che l'istituzione della fondazione culturale è il miglior modo di gestire, valorizzare, tutelare e godere dei beni culturali e del patrimonio culturale.
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Bresolin, Eleonora <1993&gt. "Analisi dell’attività antimicotica di oli essenziali selezionati per la conservazione dei Beni Culturali". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17157.

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I Beni Culturali sono artefatti preziosissimi che hanno il compito di tramandare la cultura, la storia e/o l’idea di Arte di un popolo attraverso i secoli. Per quanto il loro scopo sia nobile, sono comunque oggetti e perciò non immuni al degrado provocato dal passare del tempo, dall’usura e dalla colonizzazione degli agenti (micro)biologici. Muffe e Batteri non si curano dei profondi significati che noi attribuiamo ai singoli manufatti e li utilizzano semplicemente come substrati per vivere e riprodursi. La maggior parte dei prodotti a cui si fa riferimento per prevenire e disinfestare questi pericolosi attacchi, rientrano in quella classe di composti chimici sintetici (ad esempio il benzalconio cloruro) che, spesso, oltre ad avere la tanto ricercata azione antimicrobica, risultano essere pericolosi sia per l’operatore, sia per l’ambiente che per l’opera stessa. Fortunatamente, negli ultimi anni la ricerca sta dando spazio a prodotti sempre meno inquinanti e a bassa tossicità sia per l’uomo che per l’ambiente, applicabili anche nel campo della conservazione e del restauro dei Beni Culturali. In questa prospettiva ecosostenibile, sono stati scelti come possibili sostituti ai prodotti tradizionali alcuni oli essenziali ricavati da piante già conosciute per le loro proprietà antimicrobiche in ambito terapeutico e cosmetico, e quindi possibilmente applicabili anche in ambito preventivo, restaurativo e conservativo del Bene Culturale. Per questa ragione sono stati selezionati alcuni oli essenziali (timo, chiodi di garofano, basilico, rosmarino, bergamotto, mandarino, lavanda e tee tree) per indagare in vitro i loro effetti antimicotici su una selezione di funghi molto comuni negli ambienti museali e archivistici, ma anche delle comuni abitazioni: Alternaria alternata, Cladosporium cladosporoides, Penicillium sp. e Saccharomycies cerevisiae. In prima istanza questo lavoro di tesi si prefigge, quindi, di rispondere a diversi quesiti: - Tutti gli oli essenziali analizzati svolgono realmente un’azione antimicotica? In particolare, quali tra quelli presi in esame potrebbero essere un’alternativa valida ai prodotti tradizionali in ambito preventivo per i Beni Culturali? - Quali sono i principi attivi che costituiscono i suddetti oli essenziali e quali sono i loro meccanismi d’azione in base alla specie esaminata? Il loro effetto è maggiormente biocida o biostatico? - Le composizioni degli oli essenziali che vengono riscontrate nei diversi studi presenti in letteratura risultano conformi tra loro e con i risultati di questa ricerca? Oppure la loro variabilità rientra in un ampio range? Nel caso fossero variabili, quali sono i fattori che influenzano tale variabilità? La riproducibilità e la ripetibilità di un metodo potrebbero risultare compromesse a causa di questi fattori? - L’efficacia di un trattamento preliminare con oli essenziali avrà un effetto più o meno prolungato nel tempo? La seconda fase della ricerca prevede l’utilizzo pratico dei suddetti oli essenziali su un Bene Culturale reale, con il doppio fine di stabilire come meglio applicare tali prodotti ad oggetti molto spesso delicati e fragili, oltre a concretarne la loro reale efficacia.
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Klyuka, Iryna. "Tecnologie digitali per la catalogazione dei Beni Culturali: Villa Adriana. L'architettura contro il tempo". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
Villa Adriana presenta un ampio spettro di possibili casi studio finalizzati ad approfondire il tema della documentazione e della catalogazione dei Beni Culturali. La diffusione della rete Internet ha oggi determinato la necessità di gestire le informazioni in forma distribuita. Nel settore dei B.C., per anni le informazioni relative agli stessi venivano riassunte in schede, “beni schedati” per l’appunto, in modo da facilitarne la consultabilità e l’organizzazione manuale. Nel primo periodo della informatizzazione il processo è stato perfettamente uguale: schede, unità di misura e campi rimasero gli stessi, ma digitalizzati. È chiaro che oggi un sistema del genere appare poco appropriato rispetto alle proprietà dei sistemi digitali, per consentirne lo studio e/o la fruizione. Quindi è nata l’esigenza di migliorare la gestione dei dati raccolti e aggiornare la scheda tenendo conto dell’esperienza sia di coloro che lavorano nel campo della catalogazione dei beni culturali sia di coloro che operano nelle Soprintendenze e nelle Università. Tutto ciò ha spinto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali a pensare una soluzione al fine di creare un processo evolutivo dei cittadini. L’“innovazione tecnologica”, oltre ad essere un’implementazione di una nuova regola organizzativa, miglio9ra il supporto alla salvaguardia dei beni artistici e archeologici, mettendo a disposizione dei tecnici delle soprintendenze e delle forze dell’ordine strumenti che semplificano l’attività nella tutela del patrimonio culturale. È innegabile il fatto che oggi i nuovi “media” siano il fulcro di un “movimento” verso i modelli rinnovati di comunicazione della conoscenza che offrono le forme più rapide e immediate dell’offerta culturale. Il sistema informativo permette di incrociare le informazioni di carattere tecnico con i dati relativi alla conoscenza del bene e alla sua storia, mettendoli in relazione alla specifica area a cui si riferiscono.
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Libros sobre el tema "Design per i beni culturali"

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Longo, Olivia y Davide Sigurtà. Microarchitetture: Nuovi sistemi di valorizzazione per i beni culturali e i loro contesti. Trento]: LISt Lab, 2019.

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Accessibilità e valorizzazione dei beni culturali: Temi per la progettazione di luoghi e spazi per tutti. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2012.

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3

Design per i beni culturali territoriali: Merchandising museale e artigianato = Design for regional cultural heritage : museum merchandising and craftsmanship. Torino: Celid, 2012.

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Falco, Federica Dal. Prodotti autarchici 1930-1944: Architettura, design, moda : studi sulla cultura del progetto per la tutela dei beni culturali. Rome, Italy]: Designpress, 2014.

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5

Galasso, Giuseppe. Beni e mali culturali. Napoli: Editoriale scientifica, 1996.

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6

Salvadori, O., Giulia Caneva y M. P. Nugari. La biologia vegetale per i beni culturali. Firenze: Nardini, 2005.

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Pia, Bertolucci Maria, Colozzi Ivo y Martini Maria Eletta, eds. Il volontariato per i beni culturali in Italia. Torino: Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, 1992.

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I beni culturali: Risorse per l'organizzazione del territorio. Bologna: Pàtron, 2001.

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9

Catholic Church. Pontificia Commissio de Bonis Culturalibus Ecclesiae., ed. Enchiridion dei beni culturali della Chiesa: Documenti ufficiali della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa. Bologna: EDB, 2002.

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Valeria, Pracchi, ed. Le chiese come beni culturali: Suggerimenti per la conservazione. Milano: Electa, 2003.

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Capítulos de libros sobre el tema "Design per i beni culturali"

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"4 Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali • Ca’FFFé? Eureka! Ca’ Foscari Fucine in Férmento". En 8 tesi per 150 anni. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-384-7/005.

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Modolo, Mirco. "Fotografare per conservare: libera riproduzione come opportunità per la tutela del patrimonio archivistico e bibliografico". En Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/012.

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Resumen
On 29th August 2017 the competition law (L. 124) came into effect, sanctioning free reproduction with personal devices of public domain books and archival sources. As a direct consequence public libraries and archives immediateley allowed users to make digital copies of records in consultation removing several onerous levels of bureaucracy and making the role of a researcher much easier. The present essay analyses the document of Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici of Minister of Cultural Heritage, Activities and Tourism (16-05-2016) and two ministerial circular letters containing guidelines on free self reproductions in public libraries and archives. The paper emphasises the importance of free reproduction in order to improve preservation of archival records and historical volumes and to relaunch the role of archives and libraries as centres of cultural dissemination in our society.
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Sara Gonizzi Barsanti y Adriana Rossi. "Scan-to-HBIM e Gis per la documentazione dei beni culturali: un'utile integrazione". En 42th INTERNATIONAL CONFERENCE OF REPRESENTATION DISCIPLINES TEACHERS. CONGRESS OF UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNO. PROCEEDINGS 2020. LINGUAGGI, DISTANZE, TECNOLOGIE. FrancoAngeli srl, 2021. http://dx.doi.org/10.3280/oa-693.132.

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Valeria Croce, Gabriella Caroti, Livio De Luca, Andrea Piemonte, Philippe Véron y Marco Giorgio Bevilacqua. "Tra Intelligenza Artificiale e H-BIM per la descrizione semantica dei beni culturali: la Certosa di Pisa". En 42th INTERNATIONAL CONFERENCE OF REPRESENTATION DISCIPLINES TEACHERS. CONGRESS OF UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNO. PROCEEDINGS 2020. LINGUAGGI, DISTANZE, TECNOLOGIE. FrancoAngeli srl, 2021. http://dx.doi.org/10.3280/oa-693.33.

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Actas de conferencias sobre el tema "Design per i beni culturali"

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Lecardane, Renzo y Zeila Tesoriere. "Patrimonio militare e progetti di rigenerazione urbana: l’infrastruttura bellica dell’Atlantic Wall e di Saint-Nazaire". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7908.

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Resumen
Nel 2010, la base sottomarina di Saint-Nazaire è stata dichiarata «Patrimonio del XX secolo» dal Ministère de la Culture et de la Communnication francese ed è divenuta il simbolo di un nuovo approccio patrimoniale che riconosce il patrimonio materiale e immateriale in tutte le sue forme, non limitandosi soltando al manufatto certificato come monumento. La memoria, i beni materiali o i luoghi poco conosciuti hanno così contribuito a definire una nuova dimensione urbana proiettata verso il futuro. Riferirsi esplicitamente al tema del rapporto tra waterfront e patrimonio militare, attraverso l’esempio di Saint-Nazaire, ci porta a riflettere sul ruolo del progetto urbano nella trasformazione della città contemporanea. Gli stessi principi collegano tale caso di studio a molte altre operazioni di rigenerazione della città europea e, in particolare, delle città portuali francesi. A partire dagli anni ‘80, per far fronte alla crisi del settore industriale, alcune città portuali, tra cui Marsiglia, Le Havre, Saint-Nazaire e Dunkerque, hanno elaborato numerosi studi e progetti sulle loro aree industriali obsolete o abbandonate, al fine di potenziare le attività portuali e di destinare gli spazi resi liberi a nuove attività. Il riconoscimento del valore di risorsa urbana e patrimoniale a tali aree portuali ha consentito di riattivare dinamiche economiche, sociali e spaziali spesso interrotte o in disuso. In 2010 the submarine base in Saint-Nazaire was declared ‘Heritage of the XX century’ by the French Ministère de la Culture et de la Communnication. Thereafter it became the symbol of a new approach related to heritage that recognises the tangible and intangible heritage in all its forms, not only restricted to the artifact acknowledged as a ‘monument’. Remembrance, the material assets or the little known places have thus contributed to defining a new urban dimension projected toward the future. The case of Saint-Nazare, relating clearly to the relationship between waterfront and military heritage, encourages us to meditate on the role of urban design in the transformation of the contemporary city. The same principles connect this case study to several other redevelopment operations in the European city and, in particular, the French port cities. Starting from the '80s, in order to face the crisis in the industrial sector, several port cities, including Marseille, Le Havre, Dunkirk and Saint-Nazaire, produced diverse studies and projects regarding their obsolete or abandoned industrial areas, in order to boost port activities and to allocate the vacant places to new activities. Acknowledgment of the value of these port areas as urban resources (as well as cultural heritage) has consented the regeneration of (often previously interrupted or abandoned) economic, social and spatial activity.
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Carallo, Sara. "Valorizzazione e tutela delle aree verdi periurbane per il recupero dell’identità culturale e della memoria storica del territorio". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7940.

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Resumen
Il progetto di ricerca ha riguardato la progettazione di una greenway nel territorio comunale di Anzio e Nettuno al fine di comprendere come le aree verdi periurbane acquisiscono un ruolo di primaria importanza nell’ambito di attività di pianificazione territoriale. Esse infatti, in qualità di aree multifunzionali, consentono di innescare processi di riequilibrio dei flussi turistici e valorizzazione delle aree urbane. L’obiettivo principale del progetto si è concentrato sulla definizione di un’interazione dinamica tra sistemi sociali ed economici e sistemi ambientali basata su una funzione territoriale compatibile con gli obiettivi di tutela e delle risorse intendendo il territorio come substrato del processo di sedimentazione di valori storici, culturali e sociali. This research project focused on the design of a greenway in the municipality of Anzio and Nettuno in order to understand how green peri-urban areas acquire a role of primary importance within the activities of a territorial planning. As a matter of fact these multifunctional areas allow to trigger processes aimed at balancing tourist flows and enhancing urban areas. The project aims at defining a dynamic interaction between socio-economic and environmental systems based on a territorial function compatible with the objectives of protection of resources, being territory a substrate of the process of settling of historical, cultural and social values.
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