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Mozzanica, Carlo Maria. "Prendersi cura della fragilitŕ". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 2 (enero de 2011): 50–30. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-002001.

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Lo scenario socioculturale postmoderno si fa sempre piů generatore di fragilitŕ sistemiche (della persona, della famiglia e della comunitŕ) e infrasistemiche (che toccano tutta la vita e/o la vita di tutti). Diventano parte dell'esperienza ordinaria e condivisa la censura, la rimozione dei vissuti piů profondi propri del quotidiano e dell'ordinaria esistenza: la malattia, la sofferenza, la decadenza non accettata - che diventa marginalitŕ - della vecchiaia, la morte. Nel quadro dei diritti costituzionali emergono la rimozione e la censura di uno dei tre principi fondamentali delle democrazie, quantomeno di quelle occidentali: la fraternitŕ o la solidarietŕ. Occorre invece ribaltare la prospettiva, nell'ottica umana in generale e in quella medica in particolare: non si tratta di "curare" (cure) un corpo oggetto, ma di "prendersi cura" (care) di un corpo soggetto. "Curare" non deve identificarsi con "guarire", cancellando cosě l'idea della morte perché inaccettabile. Č necessario ricordarsi che la malattia č sempre evento esistenziale e non meramente biologico, e che l'assenza di possibilitŕ di guarigione non deve portare mai alla rinuncia del rapporto umano con il malato. In senso piů ampiamente esistenziale, l'uomo di oggi deve abbandonare ogni pretesa di onnipotenza per prendersi cura amorevole della propria fragilitŕ, che č cifra costituiva della sua umanitŕ.
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Perrotta, Luigi Antonio. "Corpi in analisi". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 1 (junio de 2022): 64–83. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001005.

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Il contributo inizia con una panoramica sul tema corpo-mente, sottolineandone l'importanza sul piano epistemologico, clinico e teorico nello scenario psicoanalitico. L'autore, attraverso rivisitazioni teoriche e casi clinici, si concentra sui differenti livelli in cui il corpo può entrare nello scenario della mente nel complesso svi-luppo psichico individuale, esplorando la possibilità di rappresentare a livello psi-chico il proprio corpo biologico e soffermandosi sul processo che porta la propria corporeità ad una "visibilità psichica". Quando i primitivi processi di integrazione falliscono o risultano compromessi, può stabilirsi una forma di dissociazione corpo-mente, aspetto che si può evidenziare in diverse forme di psicopatologia e condotte sintomatiche contemporanee. Il contributo, inoltre, attraverso uno specifico passaggio clinico, sottolinea la centralità delle reazioni corporee dell'analista in momenti delicati della cura, soffermandosi su un controtransfert corporeo particolarmente intenso. Il controtransfert corporeo può indicare elementi non ancora avvicinabili su un piano diverso da quello delle manifestazioni somatiche. Il corpo dà indicazioni importanti rispetto alla collocazione di elementi del mondo interno del paziente non pensabili, ed è anche "regolatore di stato" per la relazione terapeutica in corso e per le possibilità e disponibilità di investimento dell'analista stes-so.
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Scalari, Paola. "Curare CorpoMente. Residenze sociosanitarie per anziani". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 34 (enero de 2021): 48–58. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-034005.

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Nel periodo del lockdown le residenze socio sanitarie per anziani non autosufficienti hanno evidenziato l'incapacità di tenere insieme la cura del corpo e la cura della mente. Queste isti-tuzioni si sono barricate per tenere lontano il virus non riuscendo a pensare a come salva-guardare emotivamente i loro ospiti. Forse l'importanza di tenere insieme operatori e fami-liari in un'équipe curante non è mai stata presa in seria considerazione. Il periodo di isolamento dovuto a Covid19 ha però evidenziato come senza relazioni familiari e amicali gli an-ziani si lascino andare e muoiano. La depressione, dovuta al mancato contenitore Corpo-Mente, va quindi riconsiderata per evitare nuove stragi. Attivare gruppi coordinati pare la pista di lavoro per ridare dignità alle persone che, malate, vanno a concludere la loro esistenza in queste strutture.
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Giannakoulas, Andreas y Max Hernandez. "Rimembrare la mente e rammentare il corpo". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2011): 69–81. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-002007.

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Winnicott sostiene che l'individuo sano deve sentire il suo corpo come il fondamento del sé immaginativo. Questo č stato sottolineato alcuni anni dopo in riferimento a ciň che chiamň(insediamento) come processo che permette "l'acquisizione di una relazione stretta e semplice tra la psiche e il corpo e il funzionamento corporeo". Un adeguatopotrebbe essere impedito molto presto nella vita come conseguenza del fallimento ambientale. In questo caso il funzionamento mentale viene a soffrire di una rigiditŕ prematura e acquista la qualitŕ di una "cosa" (di un oggetto) in se stessa. In queste situazioni, spesso la mente sostituisce la madre e diventa ciň che si prende cura del bambino stesso. In altri termini il problema č la relazione del sé con la mente.
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Nicolini, Chiara. "Una esperienza di supervisione all'hospice". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 1 (junio de 2022): 146–54. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001011.

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L'autore racconta 10 anni di supervisione in un hospice che accoglie malati terminali. La supervisione è rivolta agli operatori impegnati non solo nelle cure fisiche, ma anche nell'accudimento di tutta la persona, che in una fase della vita così delicata necessita di particolari attenzioni. Il personale di cura è coinvolto con tut-ta la sua mente e il suo corpo. Questo vale per ogni situazione di cura fisica, ma in particolare nell'hospice dove il corpo e lo spirito del malato sono completamente dipendenti dalle cure degli operatori. L'autore considera i corpi concreti degli ope-ratori e dei pazienti come potenzialità di pensiero in divenire. La supervisione ha anche un compito di manutenzione del narcisismo sano degli operatori che li aiuti a mantenere un buon legame col proprio sé anche corporeo. Gli incontri di supervisione possono costituire un'occasione per far venire alla luce i pensieri, possono attivare un funzionamento mentale capace di reggere l'impatto con le emozioni a volte molto forti che si vengono a formare in un hospice, grazie alla relazione af-fettiva che si crea nel gruppo. L'autore riporta diversi episodi emersi durante gli incontri di supervisione che mostrano non solo le difficoltà che un lavoro così delicato, a stretto contatto con la malattia e la morte comportano, ma anche le risorse che questi operatori mettono in atto. Vengono riferiti i riflessi degli incontri di su-pervisione anche sulla loro vita esterna all'hospice, nel corso degli anni gli operatori hanno iniziato a fidarsi di più della loro capacità d'ascolto e comunicazione, riescono a fermarsi a pensare anche a casa con i loro familiari.
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de Maria, Ranieri. "Corpo e individuo nel Welfare State: pubblici poteri e dignitŕ umana". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 63–78. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002004.

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Negli ultimi anni i media e la politica si sono occupati spesso delle vicende del corpo, a volte di mero interesse individuale. Ciň probabilmente deriva dall'attitudine crescente del Welfare State ad occuparsi della vita e della salute degli individui, e dalla tendenza alla socializzazione del corpo, sul quale č stata costruita una vera e propria economia. Correlatamente, l'attribuzione alla medicina di compiti sociali ulteriori rispetto alla cura della salute ha contribuito al processo, stabilendo inoltre dei modelli di "normalitŕ" da promuovere e imporre. Se da un lato la compressione indebita di spazi di privatezza da parte dello Stato puň violare la dignitŕ umana e rompere il contratto sociale, la crisi dello Stato sociale apre importanti interrogativi sul futuro.
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Colavero, Paolo. "Il corpo, lo spazio e il tempo. Note di metodo per una psicologia nei Servizi di Oncoematologia Pediatrica". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (octubre de 2022): 154–67. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003012.

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Lo psicologo di Oncoematologia Pediatrica rappresenta una figura chiave nel complesso delle cure mediche che vengono portate avanti nelle Unità Operative Complesse. Il presente lavoro, dopo una breve descrizione della specificità dell'intervento psicologico rivolto alla soggettività e all'esperienza vissuta dei pazienti e dei familiari, discute della cura del contenito-re sanitario messo loro a disposizione. L'attenzione al contenitore e il rispetto dello stesso so-no fondamentali per la corretta fondazione e la tenuta dell'ambulatorio stesso e quindi per la gestione delle situazioni cliniche e la cura del "tempo sospeso" ospedaliero, temporalità propria dei pazienti e delle famiglie, che rappresenta un maker psicopatologico della condizione di fragilità dovuto alla malattia oncoematologica.
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Bosco, Gabriella. "À corps perdu. Limiti, costruzioni e intensità del corpo, a cura di G. Aragonese, F. Dainese, A. Nicolini",. Studi Francesi, n.º 193 (LXV | I) (1 de junio de 2021): 266–68. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.44334.

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Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo". Medicina e Morale 53, n.º 1 (28 de febrero de 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Camassa, Giorgio. "Una polemica cruciale: Celso e Origene in tema di corporeità". Klio 100, n.º 2 (3 de septiembre de 2018): 501–22. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2018-0105.

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Riassunto Attraverso le pagine di Celso e di Origene vediamo delinearsi due Weltanschauungen contrapposte. La prima esclude un intervento attivo di Dio nel mondo, ipostatizza l’ordine di cose esistente, privilegia rigorosamente la cura dell’anima, nega che l’uomo possa far affidamento sul corpo (e sulla carne) per raggiungere la meta cui deve tendere, irride come irragionevoli e blasfeme sia la credenza nell’incarnazione sia quella nella resurrezione. La seconda è decisamente più sfaccettata. Il corpo per un verso sembra costituire un gravame, se è vero che le creature razionali cadono in un soma a seguito della trasgressione originaria cui le conduce l’esercizio del libero arbitrio; per l’altro è anch’esso un portato della creazione divina (come tale preordinata a fin di bene) e dall’inizio il Figlio pervade il mondo nella sua consistenza materiale, sino a che si produce il decisivo evento dell’incarnazione; alla fine dei tempi avrà luogo senza dubbio la resurrezione che chiama in causa una volta di più il corpo (o comunque un corpo), in quanto l’esistere creaturale sembra inseparabile da una dotazione corporea. A partire da questo quadro complesso e almeno in parte aporetico si profila – all’interno della seconda Weltanschauung qui considerata attraverso la lente di Origene – una linea di tendenza, che cerca di sciogliere i nodi problematici persistenti negando essere la materia causa del male e rivendicando al corpo nato dalla vergine la capacità di salvare l’umanità.
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Stefana, Alberto. "Introduzione al pensiero di Marion Milner". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 3 (septiembre de 2011): 355–74. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-003003.

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Viene analizzato l'utilizzo che la psicoanalista inglese Marion Milner (1900-1998) fa degli scenari immaginativi, suoi e del paziente, nella situazione analitica - considerata metafora del rapporto genitore-bambino - in cui il paziente introietta le modalitŕ di cura del terapeuta. L'illusione di unitŕ, di fusione "me-non me", avente una funzione strutturante ma che puň non trovare spazio nella prima infanzia, costituita ora dall'analisi, permette al paziente di regredire alle esperienze piů precoci per poterle elaborare in modo che possa riprendere, o avere luogo, un processo di sviluppo. Vengono presi in considerazione alcuni aspetti della teoria e della tecnica, e trattati i concetti di controtransfert, concentrazione nel corpo, vuoto, dubbio, cornice, fusione, creativitŕ, gioco, prelogica.
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Furnari, Marianna Gensabella. "Dall’autonomia alla responsabilità: il desiderio di maternità e la possibilità della FIVET". Medicina e Morale 49, n.º 5 (31 de octubre de 2000): 879–907. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.769.

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Fino a che punto il desiderio di maternità, frustrato dalla sterilità, può servirsi delle nuove possibilità offerte dalla FIVET? Quale criterio ci consente di distinguere tra un dominio ragionevole ed uno irragionevole sulla natura? Il ripensamento dell’indissolubilità del nesso corpo-persona, e dell’imperativo kantiano, che impone di non considerare mai l’umanità solo come messo, aiutano a trovare una misura che appare smarrita. Ma è possibile applicare l’imperativo kantiano a tutti i soggetti coinvolti nella FIVET? Attraverso una discussione con le tesi della bioetica laica, si evidenzia come quell’imperativo vada inteso, non solo a tutela del diritto dei genitori al consenso libero e informato, ma anche a tutela dell’embrione. Al di là delle distinzioni strumentali tra pre-embrione ed embrione, e al di là della diversità di opinioni se l’embrione si o no persona, sta la certezza che l’embrione è un essere umano, certezza che impone di rispettarlo “come uno di noi”. Nel confronto con tale imperativo il desiderio di maternità trova un limite che è spesso dimenticato. Iscritto nella sfera intima, inviolabile della corporeità, il desiderio di maternità sembra regolato solo dal principio di autonomia, che su quella sfera domina. Occorre però ripensare il principio di autonomia e il modio in cui intendiamo la nostra corporeità. Rifletto come nomos che si dà un autos che è corpo/persona, il principio di autonomia trova il limite della mia indipendenza non solo nella non interferenza con gli altri, ma nella legge iscritta nella stessa corporeità, cioè nella difesa della vita, mia e altrui. È lo stesso desiderio di maternità a guidarci in questa rilettura del principio di autonomia: iscritto nel corpo, tale desiderio va oltre il corpo proprio, aprendosi alla corporeità dell’altro perché un terzo abbia vita. Di fronte alla rivendicazione dell’autonomia del procreare si leva la voce della responsabilità, da sempre insita nell’esser-madre: una voce che invita a tutelare la vita che chiamiamo al mondo sin dal suo primo apparire, e a vigilare perché le siano assicurati i diritti fondamentali dell’identità parentale e della famiglia. Inteso nella sua verità, non come desiderio di avere un figlio ma come desiderio di essere madre, il desiderio di maternità, trova in se stesso la propria regola, il correttivo a quel dilatarsi indefinito dei fini, quasi una “festa del desiderio” a cui la FIVET eterologa apre. Ciò significa imparare a cadenzare, o addirittura a fermare, il passo del desiderio, seguendo le voci antiche di Logos e Cura.
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Marco Scognamiglio, Riccardo. "L'inconscio digitale: la sfida di una clinica senza soggetti". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 2 (junio de 2021): 205–26. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-002002.

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Appena ci siamo abituati a pensare la nostra epoca in termini di "modernità liquida" con Bauman (2000) e di "ipermodernità" con Lipovetsky (2004), la nascita di Internet 2.0, sempre nel 2004, ci proietta già in una nuova era, resettando radicalmente i parametri biopsicosociali. Le nuove tecno-logie privano il reale della sua consistenza, sostituendolo con la realtà virtuale dei social media. Nel mondo di Facebook, di Instagram e di WhatsApp, la dimensione del non-conscio si sta spo-stando sempre più su una polarità lontana da coordinate simboliche, verso la deriva di un corpo disabitato dalla soggettività e posseduto dai meccanismi occulti di reward-addiction del web. Co-me questa alba del post-human (Braidotti, 2013) sta cambiando la clinica? Gli adolescenti (e non) "digitalmente modificati" rappresentano la sfida a ripensare le categorie cliniche e le logiche della cura?
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Helferich, Christoph. "Il contenuto filosofico della psicoterapia corporea". GROUNDING, n.º 2 (julio de 2009): 49–61. http://dx.doi.org/10.3280/gro2008-002006.

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Resumen
- The author presents an introductory clinical vignette and describes then the concept of the "good life" as a common ground between philosophy and body psychotherapy. But in comparison to the cura sui in the philosophical tradition, body psychotherapy pays major attention to the affective dimension of man. The body, too, is seen differently in body psychotherapy: it appears essentially in a biographic and interactional context, which represents the ground and the point of departure of the therapeutic process.Key words: Philosophy and life, body psychotherapy, man as an "inhibited being", spirituality of the bodyParole chiave: Filosofia e vita, psicoterapia corporea, l'uomo come "essere inibito", spiritualitŕ del corpo
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Gambino, Gabriella. "Il corpo de-formato tra cultura diagnostica e “geneticizzazione” della medicina". Medicina e Morale 50, n.º 3 (30 de junio de 2001): 477–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.725.

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Resumen
Nei Paesi anglo-americani la tradizionale concezione antropologica ed ontologica della corporeità, proveniente dall’eredità classica del continente europeo, sta gradualmente subendo una profonda e radicale trasformazione, che si sta manifestando nell’approvazione sociale di pratiche bio-mediche di intervento e manipolazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della vita prenatale, come la fecondazione artificiale, la clonazione, la diagnosi e la terapia genica. Tali pratiche, lungi dal condurre a risultati efficaci per la cura delle innumerevoli patologie che ancora affliggono l’umanità, contribuiscono piuttosto a modificare il rapporto dell’uomo moderno con la propria corporeità, con i concetti di salute, di malattia, di procreazione e genitorialità. In particolare, tra le svariate possibilità bio-mediche che la genetica offre alle coppie che desiderano un figlio, la diagnosi genetica prenatale di malformazioni congenite nel concepito è diventata negli ultimi decenni una pratica “di routine”, che sta radicalmente modificando il rapporto della donna con la propria maternità e con il figlio desiderato. Le conseguenze di questa trasformazione non sono sempre positive: essa si colloca, infatti, nell’ambito di un contesto socio-culturale dominato dall’immagine antropologica di una corporeità biologicamente e geneticamente perfetta, funzionale e pienamente rispondente ai bisogni indotti dalla società produttivistica del nostro tempo. La letteratura scientifica anglo-americana evidenzia in maniera peculiare questo fenomeno, che in termini epistemologici e culturali incide sui concetti di “normalità”, di malattia, di qualità della vita, aprendo facilmente la strada ad una medicina “eugenetica” e selettiva nei confronti degli individui geneticamente imperfetti. La genetica diviene così, sempre più, la lente attraverso la quale osservare l’uomo, lo strumento potente che riduce l’individuo ai suoi geni e ai suoi tratti genetici difettosi. In questo contesto, diventa allora fondamentale far riemergere la coscienza di una dimensione etica della conoscenza diagnostica, che possa guidare lo scienziato e il medico nel lungo e difficile cammino per scoprire e combattere le malattie genetiche che affliggono l’umanità, nella piena consapevolezza del valore inestimabile di ogni esistenza umana, per quanto colpita dalla sofferenza e dalla malattia.
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Dasara, Eloisa y Elisabetta Todaro. "Curare l'uomo, non il sintomo: la promozione della salute sessuale nella sclerosi multipla secondo l'approccio integrato". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (noviembre de 2020): 23–45. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2020-002002.

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La sclerosi multipla è una patologia autoimmune cronica e degenerativa, ad eziologia sconosciuta, che colpisce il sistema nervoso centrale. Da un'indagine AISM-CENSIS del 2017 emerge come circa il 50% delle persone affette da tale patologia lamentino sofferenza significativa nell'area di funzio-namento psicologico; tale dato viene ipotizzato strettamente correlato al tema del-la graduale diminuzione dell'autosufficienza percepita. Tale dimensione diviene ancora più presente qualora il soggetto si trovi in una relazione di coppia, la quale passa dall'essere simmetrica e paritaria all'essere caratterizzata da una iniqua di-stribuzione del senso di autonomia e autosufficienza. Stando a quanto diffusamente affermato dalla Dichiarazione dei Diritti Sessuali, dai documenti tecnici e dalla letteratura scientifica internazionale, la salute sessuale è fondamentale nella definizione del benessere individuale e relazionale. Di conseguenza, anche quando un soggetto si trovi in una condizione di patologia cronica ingravescente, è necessario non solo indagare l'eventuale presenza di disa-gi nella sfera sessuale, ma anche utilizzare strumenti di intervento integrato per po-terli affrontare adeguatamente. Dall'analisi della letteratura considerata emerge come, nonostante la mole di studi prodotti in direzione di una gestione integrata tra diverse competenze clini-che, emergano numerose difficoltà nell'armonizzare i diversi interventi in un mo-dello di cura integrato. Si ipotizza che tale scenario sia conseguenza della profonda scissione esistente, ancora oggi, nella presa in carico dei pazienti con patologia cronica, considerati "corpo" o "psiche", con una conseguente impossibilità di prendersi cura dell'uomo nella sua complessità.
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May, William E. "Bioetica e teologia: quale legame?" Medicina e Morale 53, n.º 2 (30 de abril de 2004): 279–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.644.

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L’Autore intende mettere a tema nel suo contributo il fondamentale tema del rapporto tra la bioetica - che si interessa in particolare di determinare il carattere morale degli atti umani riguardanti la generazione, lo sviluppo e la cura della vita e della salute della persona umana - e la teologia, ossia lo studio disciplinato di Dio e di tutti gli altri esseri nella loro relazione con Dio. L’approccio alla questione muove dal riconoscimento della crucialità del tema del significato della persona umana. Ad una posizione solistica di stampo teologico e cattolica, la bioetica contemporanea oppone spesso una concezione dualistica, che ha nell’idea del corpo come strumento, piuttosto che come bene intrinseco della persona, il suo punto cruciale. l’Autore propone una critica di quest’ultima impostazione. La seconda parte dell’articolo è dedicata alla moralità degli atti umani, tema ancora una volta sviluppato a partire dal confronto tra la posizione della teologia cattolica e quella di gran parte della bioetica contemporanea, mal disposta verso gli assoluti morali e gli atti intrinsecamente cattivi, e teorizzatrice di un consequenzialismo etico di chiaro stampo individualistico. Ed è proprio il rischio dell’arbitrarietà ad essere oggetto di critica di una simile concezione, incapace di aprirsi al reale significato della libertà umana.
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Ciliberti, Rosagemma, Chiara Bonzano, Paolo Petralia, Luca Lalli, Marta Licata, Franco Manti y Alessandro Bonsignore. "Survey condotta tra gli studenti di Medicina e quelli di Scienze Sociali sulla donazione del corpo a fini di ricerca e didattica". Medicina e Morale 70, n.º 4 (21 de diciembre de 2021): 387–408. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.947.

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La legge italiana n. 10 febbraio 2020 “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica” mira a valorizzare la volontarietà della donazione del corpo (DC). In questo contesto assume rilievo il dibattito etico sul tema della donazione e sul suo significato profondo che pone in relazione la beneficialità con una visione relazionale dell’autonomia. Allo stesso tempo, non si possono trascurare le forti valenze simboliche che vengono attribuite al corpo. L’attuazione pratica della DC richiede, quindi, una strategia formativa ampia, capace di sviluppare l’assunzione di responsabilità rispetto al presente e alle generazioni future. In considerazione dell’importante ruolo che i medici, le professioni sanitarie e quelle sociali possono assumere nel promuovere tale pratica, è stata condotta un’indagine diretta a fare emergere le conoscenze e le convinzioni, presenti in tale ambito, tra gli studenti appartenenti alla Scuola Scienze Mediche e Farmaceutiche (SMF) e quelli frequentanti la Scuola di Scienze Sociali (SSS), nonché ad analizzare eventuali fattori che possono influenzare la DC. L’indagine ha evidenziato importanti carenze informative e formative su temi inerenti la cura, la donazione e il rispetto delle persone. Tali carenze risultano particolarmente significative per gli studenti appartenenti alla SMF che, quali futuri medici, potranno costituire un riferimento fondamentale per la diffusione della DC. Investire risorse economiche e intellettuali sulla competenza etica degli studenti può risultare un fattore di grande rilievo affinché la DC si configuri come una scelta responsabile, consapevole ed effettivamente praticata.
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Pasquarella, Maria L.T. "Telemedicine between definitions and communicative implications". Journal of AMD 25, n.º 1 (mayo de 2022): 23. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.1.4.

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La telemedicina nasce dall’incontro tra la medicina e le telecomunicazioni ed è parte della eHealth. Consiste nella “pratica della medicina senza l’usuale confronto fisico tra medico e paziente”. Nel 1997, l’OMS la definisce come “L’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni”. Il Covid-19 ha velocizzato l’uso del virtuale sia in contesti privati che professionali. Ciò si è rivelato molto utile nella pratica medica, in particolare nel supporto psichico, dietologico, cronico, nonostante sia ancora discriminante per le categorie poco digitalizzate. Ne è derivato un fermento legislativo a partire dall’Unione Europea che ha emanato una Comunicazione n. 689/2008, per promuovere la telemedicina e in Italia l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha istituito un Tavolo tecnico per redigere Linee di indirizzo nazionali. (Ministero della Salute 2010). Anche in telemedicina la qualità della relazione gioca un ruolo fondamentale. La relazione con il paziente online, pur mantenendo aspetti in comune con la relazione in presenza, mostra tratti peculiari che richiedono una formazione ad hoc. Presso l’Azienda Sanitaria Melegnano-Martesana abbiamo realizzato un corso di formazione nel 2020 articolato in 8 incontri di 2 ore ciascuno con successive supervisioni. Le proposte utilizzano il corpo come dimensione di apprendimento. Verbale, non verbale, paraverbale e cura del setting vengono rivisitati al servizio del paziente e del professionista nella presa in carico del paziente e nel rispetto di se stessi. PAROLE CHIAVE telemedicina; telesalute; relazione; formazione; virtuale.
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Morosini, Irma, Lucia Balello y Raffaele Fiaschetti. "Didier Anzieu, uno sguardo retrospettivo sul suo pensiero e i suoi contributi alla psicoanalisi". GRUPPI, n.º 1 (julio de 2022): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14027.

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L'autrice passa in rassegna alcune idee di Didier Anzieu in psicoanalisi, evidenziandone le ricerche e gli interessi in diverse aree. Creatore di concetti quali l'interfantasmatizzazione, l'Io-pelle, gli involucri psichici che mette in rapporto con le categorie del pensiero in un sistema di relazioni e corrispondenze reciproche, Anzieu evidenzia il pensiero per metafore, dando spazio alla sensorialità e alle connessioni tra il biologico e lo psichico come energia che va da una zona all'altra legando parti e funzioni. Anzieu considera il gruppo come un corpo con un involucro specifico da comprendere e di cui aver cura. L'autrice utilizza alcuni di questi concetti per esprimere la propria esperienza clinica nel lavoro con i gruppi psicoterapeutici e propone un'apertura verso l'uso di risorse e tecniche di mediazione nel lavoro terapeutico in psicoanalisi.
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Di Barbora, Monica. "Nuove frontiere per la storia di genere". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 258 (septiembre de 2010): 121–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258008.

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Il V congresso della Societŕ italiana delle storiche (Sis) ha avuto come tema le "Nuove frontiere per la storia di genere". In apertura, Pauline Schmitt Pantel e Françoise Thébaud hanno ripercorso i vent'anni di pratica della storiografia di genere, individuandone assi portanti, elementi problematici e possibili linee di sviluppo. Un secondo momento di confronto collettivo ha riguardato il passaggio del testimone (e i mutamenti di prospettiva che esso implica), da una prima generazione di studiose impegnate ad aprire la strada alla prospettiva di ricerca femminile e direttamente coinvolte nell'impegno femminista degli anni settanta a una giovane generazione meno politicamente impegnata. Marta Petrusewicz, infine, ha analizzato i dibattiti ottocenteschi sul conflitto tra Terra e Capitale, sottolineandone il radicamento negli stereotipi di genere. Le numerose sessioni tematiche hanno posto in rilievo, spesso in ottica di confronto con altre realtŕ nazionali, alcuni snodi forti dei gender studies: il corpo e la sua cura; la partecipazione femminile alla sfera pubblica; la relazione tra donne e lavoro e tra donne e devianza; la rappresentazione del femminile; l'apertura all'approccio queer. Il congresso ha bene evidenziato la ricchezza e le difficoltŕ che nascono dal tentativo di far colloquiare discipline portatrici di metodologie e semantiche differenti.
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Lucenti, Enrico, Cristian Sorrentino y Francesco Bez. "Management del paziente soccorso in ambiente impervio da parte dell’infermiere di emergenza territoriale: un case report." Rescue Press 01, n.º 04 (4 de diciembre de 2021): 1. http://dx.doi.org/10.53767/rp.2021.04.01.it.

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INTRODUZIONE La valutazione del paziente ed il relativo trattamento effettuato dal primo equipaggio sanitario giunto sul luogo dell’evento hanno un’importante impatto sull’evoluzione clinica e sull’outcome del paziente traumatizzato; è necessario infatti applicare un approccio sistematico a queste situazioni guidato da raccomandazioni chiare e semplici che vedono interagire il soccorso tecnico con il soccorso sanitario[1]. È ben noto che il soccorso tecnico è in capo al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco[2] e al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS)[3]. È altrettanto evidente che in determinate condizioni cliniche del paziente, sebbene l’evento sia in un’ambiente impervio, il soccorso sanitario non può tardare il suo essenziale intervento[4] [5]. La durata e l’esposizione a fattori ambientali per il paziente stesso convalidano l’importanza delle figure sanitarie di emergenza territoriale anche nei luoghi impervi: il personale sanitario oltre ad avere le necessarie conoscenze per il supporto vitale dovrebbe avere competenze logistiche e sulle operazioni di soccorso[6] [7]. La “Golden Hour”, termine coniato nell’ormai lontano 1961, è un concetto ben noto ai soccorritori del setting pre-ospedaliero; successivamente si è vista la nascita del termine “Platinum Ten Minutes”[8]. In entrambi i casi accorciare il tempo che trascorre dall’evento traumatico alla cura definitiva è di fondamentale importanza per un migliore esito del paziente stesso[9] [10]. Esistono anche pareri contrastanti espressi in letteratura circa l’efficacia della stessa “Golden Hour”[11]; tuttavia se vengono presi in considerazioni quei pazienti traumatizzati con patologie evidentemente tempo dipendenti (es. shock emorragico)[12] [13] [14], l’importanza di un trattamento precoce torna ad essere di grande attualità[15] [16]. Questo case report descrive un soccorso in ambiente impervio dove l’infermiere di emergenza territoriale, quale primo MSA[17] (mezzo di soccorso avanzato) giunto sul posto e quindi prima figura sanitaria, ha raggiunto il paziente sul luogo dell’evento per poterlo valutare e trattare precocemente, in piena collaborazione con il personale del soccorso tecnico giunto sul posto. L’obiettivo è quindi quello di richiamare gli attori del sistema di emergenza territoriale all’importanza della collaborazione fra enti diversi, sanitari e tecnici non sanitari, avente chiaramente come scopo finale un più precoce ed efficace trattamento del paziente sul posto per migliorarne l’outcome.
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Souza, Nathacha Brito de, Amanda Pereira dos Santos, Natallia Moreira Lopes Leão, Maysa Nathany Amorim Dourado, Thiago Silvestre Magalhães, Pedro Henrique da Silva Fonseca, Jéssyka Viana Valadares Franco, Michelly Costa Silva, Levi Holanda da Silva y Renata Pimenta Oliveira. "Eficacia, protección y composición de las vacunas del calendario vacunal nacional". Research, Society and Development 11, n.º 16 (5 de diciembre de 2022): e194111637247. http://dx.doi.org/10.33448/rsd-v11i16.37247.

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Introdução: Um dos meios mais preventivos para o contágio de doenças é a vacinação. Estas são criadas através da inclusão de agentes patogênicos, tais como as bactérias, vírus ou toxinas. Uma vez instalados no corpo humano, as vacinas geram um estímulo à reação do sistema imunológico e a produção de anticorpos específicos em desfavor do agente patogênico. É fato que ela cura doenças e previne outras milhares. No Brasil, as vacinas são entregues à população em grande parte, por meio do Sistema Único de Saúde (SUS), passando por um controle de qualidade muito detalhado, tendo como base o que preceitua o Instituto Nacional de Controle de Qualidade em Saúde (INCQS). Objetivo: O objetivo deste trabalho é descrever sobre a eficácia, proteção e composição das vacinas do calendário nacional de vacinação. Materiais e métodos: Foi realizada uma revisão de literatura integrativa, onde foram coletados os resultados dos principais estudos contidos nas bases de dados científicas SciELO, LILACS e PubMed nas línguas portuguesa e inglesa. Resultados e discussão: Foram selecionados 11 artigos que se enquadravam nos objetivos e nos critérios de inclusão. Elaborou-se um quadro com o propósito de apresentar de forma objetiva as principais informações coletadas. Considerações finais: Para se garantir a eficácia das vacinas, sua produção passa por um rígido controle de qualidade, e se não obter um manejo adequado quanto ao armazenamento, transporte e manuseio, não surtirá efeitos suficientes aos usuários.
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Gesteira, Heloisa Meireles. "A cura do corpo e a conversão da alma - conhecimento da natureza e conquista da América, séculos XVI e XVII". Topoi (Rio de Janeiro) 5, n.º 8 (junio de 2004): 71–95. http://dx.doi.org/10.1590/2237-101x005008002.

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O artigo privilegiará a análise do manuscrito apócrifo Curiosidad un libro de medicina escrito por los jesuítas en las misiones del Paraguay, 1580, recentemente encontrado na Biblioteca Nacional. O objetivo deste trabalho é demonstrar como havia uma relação orgânica entre a produção de conhecimento sobre a natureza e o processo de conquista da América durante os séculos XVI e XVII. A "botânica médica" aparece como um campo de saber privilegiado, pois esse conhecimento era realizado de forma sistematizada e, no caso específico da América portuguesa, controlado sobretudo por agentes sociais interessados na edificação de uma sociedade no Novo Mundo, destacando-se os missionários da Companhia de Jesus. Num primeiro momento elucidaremos o papel da cura no projeto jesuítico de conquista da América. Finalmente, analisaremos as concepções médicas compartilhadas pelos jesuítas. O registro das informações sobre as virtudes das plantas e de algumas partes de animais para uso medicinal foi feito de maneira sistemática, o que levou os jesuítas a acumularem um saber importante para a manutenção da sociedade colonial.
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Sara, Micotti. "Percorsi di psicoterapia psicoanalitica con bambini e le loro famiglie". INTERAZIONI, n.º 2 (diciembre de 2011): 57–68. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-002006.

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Quando una famiglia chiede una consultazione per un bambino, spesso porta nella stanza d'analisi un ammasso molto potente di affetti ed elementi emotivi bruti, confusi, indifferenziati. I percorsi separativi sembrano difficili se non impossibili. Rispettare l'assetto fusionale di queste famiglie sembra importante, perché ha permesso la resilienza di fronte a traumi, a esperienze interne o esterne insopportabilmente dolorose. La psicoterapia psicoanalitica della famiglia rappresenta un'importante opportunitŕ terapeutica: la compresenza dei diversi membri della famiglia fa sě che l'iniziale ammasso di esperienze emotive brute possa essere ripartito in una molteplicitŕ di configurazioni e versioni. Si tratta di lavorare in un territorio dove coesistono l'attenzione alla dimensione intrapsichica e l'attenzione alle relazioni interpersonali. In questo territorio sono possibili interventi molto precoci di psicoterapia familiare breve: gli psicoterapeuti della primissima infanzia hanno l'opportunitŕ d'intervenire quando i circuiti mentali sono ancora molto modulabili, prima che le difficoltŕ ambientali s'inscrivano nel corpo e si strutturino profondamente. E, nel territorio della psicoterapia psicoanalitica della famiglia, č possibile la cura delle patologie gravi dei bambini piů grandi, dove domina il funzionamento mentale concreto. Il lavoro descrive alcuni movimenti dalla dimensione del passaggio all'atto distruttivo e della somatizzazione alla dimensione simbolica del pensiero riflessivo intorno alle emozioni.
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TOSCANO, ANNA. "PAOLA GIACOMONI (a cura di), Immagini del corpo in età moderna, Trento, Editrice Università degli Studi di Trento, 1994, 282 pp. («Labirinti» Collana del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche)." Nuncius 10, n.º 1 (1 de enero de 1995): 359–62. http://dx.doi.org/10.1163/221058785x00264.

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HOLANDA, Marianna Assunção Figueiredo. "Saúde Coletiva e o Planeta Comum: o Chamado das Mulheres Indígenas de Cura pela Terra". INTERRITÓRIOS 7, n.º 13 (5 de abril de 2021): 167. http://dx.doi.org/10.51359/2525-7668.2021.250068.

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Este artigo reflete sobre o que vem sendo coletivizado e publicizado pelo Movimento de Mulheres Indígenas no Brasil, por meio uma pedagogia política que dialoga diretamente com movimentos e lutas de caráter mais geral e com pautas e agendas como o Bem Viver, o decrescimento, a desglobalização (nomeando o capitalismo) assim como se apropria do feminismo – pautando ecofeminismos e feminismos comunitários (nomeando o patriarcado). As mulheres indígenas dialogam assim com pilares importantes do pensamento decolonial na América Latina pautando desigualdades de raça, etnia e gênero. Conversam também com as ideias de Mãe Terra e de Pedagogia da Terra pautando movimentos anti-antropocêntrico pela nossa casa comum. Me interesso menos sobre seus regimes ontológicos particulares (que poderíamos chamar de cultura) e mais sobre a decisão política de quais aspectos destas “culturas” podem ser alavancados para construir alianças políticas. Histórias sobre adoecimento e sobre pandemias continuadas, mas também sobre o reencantamento pela vida: sobre coisas que ignoramos como coletividade colonial. Nas palavras das mulheres indígenas, sobre indigenizar e reflorestar corações.Mulheres Indígenas. Corpo-território. Bem Viver. Decolonização. Pluralismo.ABSTRACTThis article reflects on what has been publicized by the Movement of Indigenous Women in Brazil, through a political pedagogy that dialogues directly with movements and struggles of a more general character and with agendas such as “good living” (Buen Vivir), degrowth, deglobalization (pointing out capitalism), as well as feminism – addressing ecofeminism and community feminism (pointing out patriarchy). Indigenous women are, therefore, in dialogue with important pillars of decolonial thought in Latin America based on race, ethnicity and gender inequalities. They are also in dialogue with the ideas of Mother Earth and ‘Land as Pedagogy’ (‘Land-based Pedagogy’) following an anti-anthropocentric movement in favor of our common home. This article is less about their particular ontological regimes (which we could call culture) and more about the political decision of which aspects of these "cultures" can be leveraged in order to build political alliances. It concerns stories about illnesses and continued pandemics, but also about the re-enchantment for life: about things we ignore as a colonial collectivity. In the words of indigenous women, it’s about indigenizing and reforesting hearts.Indigenous Women. Body-territory. Buen Vivir (Good living). Decolonization. Pluralism. RESUMENEste artículo reflexiona sobre lo que ha sido colectivizado y publicitado por el Movimiento de Mujeres Indígenas en Brasil, a través de una pedagogía política que dialoga directamente con movimientos y luchas de carácter más general y con agendas y agendas como Bem Viver, decrecimiento, desglobalización. (nombrando capitalismo) así como apropiándose del feminismo - guiando ecofeminismos y feminismos comunitarios (nombrando patriarcado). Las mujeres indígenas dialogan así con importantes pilares del pensamiento descolonial en América Latina basado en las desigualdades de raza, etnia y género. También hablan de las ideas de la Madre Tierra y la Pedagogía de la Tierra, guiando los movimientos anti-antropocéntricos a través de nuestra casa común. Estoy menos interesado en sus regímenes ontológicos particulares (que podríamos llamar cultura) y más en la decisión política de qué aspectos de estas “culturas” pueden aprovecharse para construir alianzas políticas. Historias sobre enfermedades y pandemias continuas, pero también sobre el reencanto por la vida: sobre cosas que ignoramos como colectividad colonial. En palabras de mujeres indígenas, sobre indigenizar y reforestar corazones.Mujeres Indígenas. Territorio del cuerpo. Bueno, vive. Descolonización. Pluralismo.
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Crawshaw, Jane Stevens. "Claudia Pancino. La natura dei bambini: Cura del corpo, malattie e medicina della prima infanzia fra Cinquecento e Settecento. 445 pp., illus., figs., bibl., index. Bologna: Bononia University Press, 2015. €35 (paper)." Isis 108, n.º 4 (2 de diciembre de 2017): 875–76. http://dx.doi.org/10.1086/695402.

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Tinti, Maria Rosa y Graziano Valent. "L'arte della formazione in psichiatria". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2022): 47–75. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001003.

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Parlare di formazione in ambito psichiatrico significa affrontare un insieme di questioni che riguardano l'identità della psichiatria come espressione di un sapere e di una pratica che si riferiscono all'uomo, precisamente all'uomo che soffre. In altre parole, una riflessione sui contenuti e i principi metodologici che si ritengono idonei a formare gli operatori chiama in causa la domanda su quale sia la prima vocazione della psichiatria, quali siano, o debbano essere, i suoi presupposti e i suoi scopi. C'è da chiedersi anzitutto se l'oggetto di studio e di intervento di questa disciplina sia tale da giustificare la sua collocazione nel campo della medicina; se il compito della psichiatria si esaurisca nell'esercizio della competenza clinica o se non debba contemplare una responsabilità di carattere etico e politico, nel senso di una tensione a includere nel proprio campo d'azione e di ricerca il rapporto tra follia e normalità, tra le forme di cura della sofferenza mentale e i linguaggi di una cultura della salute mentale. Senza alcuna intenzione di fissare dei limiti a un discorso che necessita di rimanere aperto e fluente, si vuole riflettere sulle potenzialità della formazione intesa come esperienza di trasformazione che coinvolge il singolo operatore e l'intero gruppo curante. Partendo dalla domanda sul destino della psichiatria al cospetto delle sfide congenite alla relazione con la follia, la riflessione interroga il valore di un dialogo con la filosofia per uscire dal recinto angusto della clinica e restituire alla psichiatria il senso originario di un punto di vista privilegiato sull'essere umano. In ultimo, viene data testimonianza di un'esperienza di ricerca e formazione connaturata alla pratica terapeutica, quella che negli anni Novanta ha preso corpo dall'incontro tra la psichiatria di matrice basagliana del Centro di salute mentale di Orzinuovi e l'originale filosofia dialettica di Italo Valent.
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Bäumer, Remigius. "Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età modema, a cura di Paolo Prodi, Bologna: Società editrice il Mulino, 1994 (= Annali dell’Istituto storico italo-germanico 40). 963 S." Annarium Historiae Conciliorum 26, n.º 2 (16 de febrero de 1994): 419–20. http://dx.doi.org/10.30965/25890433-02602020.

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Haering, Stephan. "Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età moderna. A cura di Paolo Prodi con Ia collaborazione di Carla Penuti. Bologna: II Mulino 1994, 963 S. = Annali dell’lstituto storico italo-germanico. Quademo 40." Archiv für katholisches Kirchenrecht 163, n.º 2 (14 de junio de 1994): 619–20. http://dx.doi.org/10.30965/2589045x-16302034.

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Villani, Maria Rosaria, Bruno Caccianotti, Giovanni Barone y Matteo Giordano. "Eradicazione possibile dell'epatite HCV negli utenti che afferiscono al Ser.D: esperienza di collaborazione tra un Ser.D della Provincia di Foggia e l'U.O.C. Malattie Infettive Policlinico Riuniti di Foggia". MISSION, n.º 56 (enero de 2022): 63–70. http://dx.doi.org/10.3280/mis56-2020oa12631.

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L'eradicazione dell'Epatite HCV negli utenti che afferiscono ai Ser.D dovrebbe essere incoraggiata non solo rispetto alla cura di tali pazienti ma anche per la salute globale, rappresentando oggi il principale serbatoio di infezione nei paesi industrializzati. Le esperienze sul campo e le evidenze scientifiche stanno cercando di individuare gli elementi essenziali al fine di facilitare l'accesso alle cure per la presa in carico del consumatore di sostanze con HCV. L'utilizzo dei nuovi farmaci, i DAA (antivirale ad azione diretta), in grado di curare oltre il 95% delle persone con infezione cronica da HCV, è certamente un elemento incoraggiante per il limitato tempo di cura e per gli scarsi effetti collaterali, ma l'arruolamento dei consumatori di sostanze è ancora difficile. Nel Ser.D. della provincia di Foggia è in corso una collaborazione con l'U.O.C. Malattie Infettive Policlinico Riuniti di Foggia. L'utilità di tale protocollo risiede nella sua capacità di integrare le attività svolte all'interno del Servizio per le dipendenze con quelle del Centro di cura Malattie Infettive, al quale spetta il compito di completare la diagnosi iniziale fatta dal Ser.D.e, prescrivere ai pazienti la terapia specifica. Spetta al Ser.D lo screening virologico completo, la diagnosi di attività di malattia epatica, il monitoraggio tramite esami laboratoristici in corso di terapia nonché la supervisione dell'assunzione della terapia affidata. L'esperienza fin qui svolta ha portato ai seguenti risultati: l'attività della malattia della dipendenza non ha rappresentato un fattore di non aderenza al trattamento né di non inclusione al trattamento stesso; i dipendenti afferenti al servizio risultati positivi agli Ab-HCV e con HCV-RNA positivo sono tutti dipendenti da sostanze stupefacenti con uso attivo o pregresso per via iniettiva, anche i due alcolisti positivi erano entrambi ex drug abuser; gli effetti collaterali registrati non sono risultati tali da determinare l'interruzione del trattamento antivirale in corso, eccetto per un paziente in cui è emerso una psoriasi e, comunque, quelli registrati sono legati alla terapia con interferone e ribavirina; la permanenza al servizio rappresenta un fattore protettivo non solo per la cura della dipendenza ma anche per la cura delle patologie correlate alla dipendenza, infatti ben il 72,3% di coloro che non hanno fatto il prelievo HCV-RNA aveva interrotto il trattamento per la cura della dipendenza; la percentuale di persi durante il trattamento è stata del 3,7%; rispetto alla patologia della dipendenza il 16,7% presentavano attività di malattia con positività alle sostanze stupefacenti, ma ciò non ha costituito né motivo di esclusione né d'interruzione della terapia antivirale. Il follow-up al 31 maggio 2021, post SVR-12, è stato caratterizzato da nessuna recidiva né reinfezione.
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Sotte, Franco. "La politica di sviluppo rurale dell'UE. Riflessioni a margine del dibattito italiano". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2010): 125–35. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001007.

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La pubblicazione in Italia di una serie di monografie offre lo spunto per una riflessione sulla qualitŕ della politica di sviluppo rurale in corso. Si osserva, salvo alcune eccezioni, una gestione attratta da obiettivi di breve periodo, poco propensa ad impegnarsi nella selezione e finalizzazione degli interventi, nell'integrazione tra obiettivi settoriali e territoriali e nella cura dell'efficienza e dell'efficacia. La ricerca ha la responsabilitŕ di analizzare e denunciare questo distacco tra analisi e prassi, per migliorare la qualitŕ della programmazione dello sviluppo rurale in corso.
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Braulin, Flavio. "La natura e il corpo. Studi in memoria di Attilio Zanca.Atti del Convegno, Mantova, 17 maggio 2003. A cura di Giuseppe Olmi e Giuseppe Papagno. Firenze, Leo S. Olschki, 2006. 341 p. Ill. (Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze, Lettere e Arti. Miscellanea, 16). € 33.–. ISBN 88-222-5467-8." Gesnerus 64, n.º 3-4 (11 de noviembre de 2007): 300–302. http://dx.doi.org/10.1163/22977953-0640304041.

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Garuti, Maria Giovanna. "Gruppi, fondamento del sociale e del politico". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 34 (enero de 2021): 59–67. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-034006.

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La pandemia che ci ha colti, ingenuamente, di sorpresa ha evidenziato attraverso il distan-ziamento fisico le difficoltà socio-relazionali che pervadono il tempo dell'Antropocene, carat-terizzato da frenesia - frenevita -, ansia da prestazione, angosce di solitudine, isolamento, tensioni securitarie e paura dell'Altro, dell'alterità. L'esperienza che stiamo ancora vivendo può essere l'opportunità, l'occasione per ri-analizzare le forme di vita individuali e collettive all'insegna di una diversa e migliore partecipazione, di una maggiore consapevolezza dei nostri bisogni e di quelli della collettività, di una diversa ed evoluta relazionalità che comprenda non solo l'Io ma anche gli altri - persone e macchine - l'ambiente e il Cosmo. For-mare alla gruppalità, alla prossimità, alla relazione autentica in tutte le sue forme e manifestazioni, è la sfida del presente-futuro. I gruppi sono il pharmakon, nella loro ambivalenza di veleno e cura, che sostiene, se ben dosato, un risveglio possibile dei corpi, delle menti, del pensiero e dell'azione.
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Burelli, Maddalena. "“Curas vagabundos y aventureros”". Estudios de Historia Moderna y Contemporánea de México, n.º 65 (14 de diciembre de 2022): 63–92. http://dx.doi.org/10.22201/iih.24485004e.2023.65.77792.

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El presente artículo busca arrojar luz sobre el caso hasta ahora no estudiado del sacerdote corso Giuseppe Maria Orsoni, quien llegó a México en 1839 e hizo creer a muchos que estaba investido de títulos y facultades concedidos por pontífices, y afirmaba mantener estrecho contacto con la Curia romana. Su caso exhibe la escasa información y comunicación entre la Iglesia mexicana y la Santa Sede en ese entonces, hasta el arribo del delegado apostólico Luigi Clementi.
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Zannini, Andrea. "La frontiera certa. note su questioni di confine". SOCIETÀ E STORIA, n.º 135 (julio de 2012): 189–94. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135011.

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Prendendo spunto dalle ricerche presentate nel volume a cura di Walter Panciera, Questioni di confine e terre di frontiera in area veneta. Secoli XVI-XVIII (Milano 2009), questo intervento affronta alcune questioni relative alla formazione e alla conservazione del confine nella Repubblica Veneta nel corso dell'etÀ moderna, con particolare riguardo ai riflessi che le pratiche confinarie ebbero nella trasformazione dello stato moderno.
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Ferreri, Rosaria. "Fitoterapia, Nutraceutica e Omeopatia: contributi alla cura della malattia di Parkinson". PNEI REVIEW, n.º 2 (noviembre de 2022): 66–73. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002007.

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In questo articolo, estratto da una conferenza presentata nel corso del con vegno sulla malattia di Parkinson della Sipnei, l'Autore illustra il contribu- to che la fitoterapia, la nutrizione/nutraceutica e l'omeopatia possono dare per la terapia integrata di questa patologia. I meccanismi biopatologici alla base della patologia e delle sue manifestazioni cliniche sono molteplici, ma altrettanti sono i punti di intervento: attraverso la nutrizione per migliora- re il metabolismo della levodopa e i fenomeni come la disfagia; attraverso la nutraceutica che può intervenire sia nelle carenze nutrizionali che in taluni meccanismi di innesco della patologia come ad esempio lo stress ossidativo, attraverso la nutraceutica che può migliorare l'attività neuronale modulando la neuroinfiammazione e colmando le carenze nutrizionali; la fitoterapia che può intervenire a livello di tutti i meccanismi cellulari implicati nella malattia di Parkinson e l'omeopatia che invece ha uno specifico ruolo nella "cura del terreno" del paziente
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Morenilla-Talens, Carmen. "Aristofane, Le Donne alle Tesmoforie. A cura di Carlo Prato, traduzione di Dario Del Corno". Gnomon 77, n.º 1 (2005): 1–5. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2005_1_1.

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Velotti, Patrizia, Cecilia Serena Pace, Valentina Patti y Giulio Cesare Zavattini. "Del transitare nel focus group: riflessioni a margine di un'esperienza". GRUPPI, n.º 2 (abril de 2011): 105–18. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002008.

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I fenomeni migratori si contraddistinguono come una realtŕ estremamente attuale, densa di implicazioni che meritano di essere approfondite. In ambito sanitario, l'area relativa alle professioni di cura si caratterizza come un importante settore nel quale poter valutare e studiare gli effetti e le peculiaritŕ di una crescente multiculturalitŕ. Ed č qui che nel corso degli ultimi anni lo studio dei concetti della salute, della malattia e della cura nei campioni di utenti si č rivelato particolarmente proficuo mettendo in evidenza le possibili dissimilaritŕ di queste concezioni in seno alle varie culture. Attualmente, tuttavia, la massiccia immissione di personale, soprattutto infermieristico, proveniente da altri contesti porta gli stessi professionisti della salute a lavorare in équipe che, oltre che interdisciplinari, risultano molto spesso anche multi-culturali. In questo senso, il migrante non dovrebbe piů essere concepito solamente come utente dei servizi, ma anche come operatore e dunque come parte integrante del sistema sanitario in cui si inserisce. In risposta al rinnovato interesse verso le eventuali differenze, sia nelle modalitŕ di rappresentare la salute e la malattia, sia negli aspetti relativi al modo in cui i diversi gruppi culturali intendono il "fornire cure" č stata condotta la ricerca qualitativa alla quale questo lavoro fa riferimento.
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Dueñas Vilchez, Mariela Mercedes, Geancarlo Alarcón y José Iannacone. "Diversidad y biometría de formícidos (Insecta: Hymenoptera) del Fundo San José, provincia de Chanchamayo, región Junín, Perú". Revista Sustinere 10 (18 de abril de 2022): 4–23. http://dx.doi.org/10.12957/sustinere.2022.65854.

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As formigas apresentam uma grande diversidade em diferentes ecossistemas dos Neotrópicos. Objetivo: avaliar a diversidade e morfometria de formicídeos (Insecta: Hymenoptera) do Fundo San José, provincia de Chanchamayo, região de Junín, Peru. A coleta foi realizada no período chuvoso de 2017. 40 armadilhas de solo foram colocadas na mata secundária do Fundo às 24h de exposição. Foram utilizados quatro tipos de armadilhas: pitfall, necrotrap, coprotrap e carpotramp, das quais apenas pitfall e necrotrap coletaram formigas. As amostras coletadas foram identificadas no nível de morfoespécies usando chaves taxonômicas especializadas. Dezoito variáveis individuais e três índices proporcionais foram tomados para cada uma das morfoespécies formicidas. Foram obtidos 330 indivíduos e 26 morfoespécies. As quatro espécies dominantes foram: Ochetomyrmex cf. neopolitus, Dolichoderus cf. ghilianii, Crematogaster sp1, A. sexdens, Pheidole sp3 e Neoponera verenae. A armadilha de queda apresentou a maior riqueza de espécies em comparação com a necrotrap. Em relação à morfometria, Pachycondyla crassinoda apresentou o maior tamanho, cuja medida foi de 10,4 mm, e o menor foi Solenopsis sp1, cuja medida foi de 0,09 mm. Uma característica particular foi observada em duas morfoespécies ao avaliar o mesossomo em Gnamptogenys sp2, que apresenta o mesossomo maior que P. crassinoda, o qual não é proporcional ao corpo. A maior parte de seu corpo está presente no mesossomo e em P. crassinoda a maior parte de seu corpo está presente no gaster. Os índices de similaridade mostraram baixos níveis de morfoespécies de formicídeos compartilhados entre as armadilhas. O índice frontal apresentou maior grau de variação entre o valor mínimo e máximo nas 26 morfoespécies em relação aos outros dois índices proporcionais. A diversidade é alta e a morfometria é variável dos formicídeos existentes na região de San José Fundo, Chanchamayo, Junín, Peru.
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Dal Sacco, Diego. "La scissione in psicosomatica". PNEI REVIEW, n.º 1 (abril de 2022): 68–77. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-001006.

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Quando si parla di scissione in psicosomatica, il nostro pensiero corre immediatamente alle difese messe in atto dal paziente che somatizza, senza pensare alla scissione avvenuta all'interno della psicosomatica stessa o alla scissione che l'operatore della salute usa come difesa contro il controtransfert che sperimenta. Lo scopo di questo lavoro è dimostrare l'importanza di poter riconoscere questo meccanismo non solo nel paziente ma anche in chi lo cura, al fine di promuovere una migliore integrazione mente-corpo.
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Ojeda Revah, Mario. "Cuba y la Unión Europea. Una perspectiva histórica". Latinoamérica. Revista de Estudios Latinoamericanos 1, n.º 54 (5 de septiembre de 2016): 9. http://dx.doi.org/10.22201/cialc.24486914e.2012.54.56467.

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Resumen
El artículo pasa revista a las relaciones de Cuba con los principales países de Europa Occidental, desde el triunfo de la Revolución cubana hasta la caída del bloque soviético. Asimismo explora las relaciones del régimen revolucionario cubano con la Unión Europea durante el periodo especial, los constantes desencuentros entre la Isla y la UE, especialmente tras la asunción por el bloque europeo de la “Posición Común” y la represión de la disidencia durante la llamada “Primavera Negra”. El artículo da cuenta del estancamiento actual de las relaciones bilaterales y de las perspectivas a corto y mediano plazo de las mismas.
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Hernández Aguilar, Orisel. "Perspectivas institucionales y prácticas de las cooperativas en Cuba". Deusto Estudios Cooperativos, n.º 14 (20 de diciembre de 2019): 143–64. http://dx.doi.org/10.18543/dec-14-2019pp143-164.

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Resumen
El presente trabajo se propone analizar algunas de las perspectivas institucionales y prácticas que se abren para las cooperativas en Cuba en el actual escenario constitucional y legal. A tal fin se toman como referencia los más recientes documentos jurídicos y políticos que se han promulgado en el país. Las ideas que se enuncian tienen su base en políticas que están directa o indirectamente enfocadas al sector en cuestión. Ellas son el punto de partida, dado que indican los derroteros a seguir para su continuidad a futuro dentro de los marcos de la dinámica de desarrollo que se proyecta en el país. Así pues, se valora el impacto que estas transformaciones puedan suscitar en un corto plazo para el cooperativismo cubano.Recibido: 08 noviembre 2019Aceptado: 22 noviembre 2019Publicación en línea: 20 diciembre 2019
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Redemagni, Paola. "Il cimitero di Laorca: uno spazio identitario fra storia e leggenda". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 2 (enero de 2022): 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-002001.

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Resumen
Laorca oggi è un quartiere di Lecco ma un tempo era un paese famoso per l'industria di trasformazione dei metalli e per il suo cimitero, costruito a partire dal 1632 all'interno di un anfiteatro naturale di grande bellezza e considerato miracoloso. Nel corso dei secoli gli abitanti del paese riservano grande cura ai propri defunti. Nel 1923, tuttavia, Benito Mussolini decide l'aggregazione di Laorca e dei paesi vicini al Comune di Lecco: i cimiteri locali sono destinati a scomparire, sostituiti dal Nuovo Cimitero Urbano Unico, da edificare nel Comune di Malgrate. Gli abitanti di Laorca si mobilitano a difesa del proprio camposanto: contro ogni previsione ebbero successo. Il Nuovo Cimitero Unico, costruito solo in parte tra il 1933 e il 1938, non fu mai utilizzato. Nel nuovo contesto democratico postbellico, esso rappresenta l'espressione di una volontà fascista che non ha tenuto in alcun conto la sensibilità dell'opinione pubblica e la tradizione locale. Sarà infine distrutto nel 1973. Il cimitero di Laorca, invece, compare oggi nella European Cemeteries Route, il progetto di valorizzazione dei cimiteri storici voluto dall'Association of Significant Cemeteries in Europe (ASCE).
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Lora, Antonio, Roberto Bezzi, Roberta Di Vietri, Anna Gandini, Franco Spinogatti y Carlo Zocchetti. "Packages of care in the Departments of Mental Health in Lombardy". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, n.º 2 (junio de 2002): 100–115. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000556x.

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RIASSUNTOScopo – Il lavoro ha lo scopo di individuare i pacchetti di trattamento erogati dai Dipartimenti di Salute Mentale, ponendoli in relazione sia alia diagnosi dei pazienti che all'intensità nell'utilizzo delle risorse. Disegno – Lo studio è stato condotto a partire dai dati raccolti dal Sistema Informativo Psichiatrico lombardo; il campione è formato da 55518 pazienti residenti in Lombardia e in contatto nel 1999 con i Dipartimenti di Salute Mentale, di cui sono stati rilevati nel corso dell'anno i contatti territoriali, semiresidenziali, residenziali e ospedalieri. Setting – I Dipartimenti di Salute Mentale della Regione Lombardia nel 1999. Principali misure utilizzate – Secondo uno approccio empirico, basato sull'esperienza dei ricercatori, sono stati definiti 15 pacchetti di cura; il pacchetto di cura “solo attivita territoriale” è stato ulteriormente distinto in sei macroattività; a ciascun pacchetto sono stati assegnati i pesi assistenziali. Risultati – Quattro pacchetti di cura (solo Ass. Territoriale, Ass. Ospedaliera e Ass. Territoriale, solo Ass. Ospedaliera, Ass. Semiresidenziale e Ass. Territoriale) da soli caratterizzano il 95% dei pazienti. Tre quarti dei pazienti vengono trattati solo nell'ambito territoriale, senza l'intervento di strutture ospedaliere, residenziali e semiresidenziali. I pazienti più gravosi, vale a dire i pazienti inseriti in un pacchetto con un peso medio maggiore di 5000, rappresentano solo il 4% degli utenti dei servizi. L'attivita residenziale sembra svolgere un ruolo sempre maggiore nella rete dei servizi psichiatrici (36% del peso assistenziale totale), mentre la schizofrenia si conferma la diagnosi di maggiore impatto per i servizi (59% del peso assistenziale totale). Dei pazienti trattati solo neH'ambito territoriale un terzo riceve unicamente interventi ambulatoriali medici e psicologi, mentre i due terzi restanti ricevono trattamenti integrati in cui l'attività clinica ambulatoriale si accompagna a interventi di carattere domiciliare, familiare, riabilitativo e sociale. Conclusioni – Nel modello territoriale di assistenza psichiatrica i pacchetti di cura più complessi e diversificati rappresentano l'eccezione piùttosto che la regola. I pacchetti più complessi e/o con maggior peso assistenziale si rivolgono ai pazienti che per la loro diagnosi sono definiti gravi.
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Cataldo, Stefania. "Post-Acute Covid-19 Syndrome: manifestazioni cardiovascolari in ottica Pnei e potenziale ruolo della terapia integrata". PNEI REVIEW, n.º 2 (noviembre de 2022): 92–107. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002009.

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La possibilità di un coinvolgimento cardiovascolare in corso di Covid-19 è emersa fin dall'esordio della pandemia. La Post-Acute Covid-19 Syndrome (PACS) è la persistenza di sintomi o complicanze oltre 4 settimane dall'esordio della malattia. Colpisce il 32-72% dei pazienti. Possono essere presenti dispnea (42-66%), palpitazioni (9-10,9%) e dolore toracico (5-21,7%). Scopo del presente lavoro è analizzare i principali meccanismi alla base del coinvolgimento cardiovascolare in fase acuta e post-acuta in ottica Pnei e presentare le possibilità offerte dalla terapia integrata. Risposta infiammatoria sistemica, infiammazione localizzata sia endoteliale che pericardica, disautonomia e disregolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone sono spesso presenti in maniera simultanea e amplificati dallo stress. Tali meccanismi si affiancano alla possibilità di un danno diretto ai cardiomiociti da parte del virus. I quadri cinici che ne originano sono variegati e complessi. Occorre pertanto tener conto dei molteplici fattori che influenzano la risposta individuale all'infezione e utilizzare un approccio terapeutico personalizzato, multisistemico, multidisciplinare e integrato. Particolare cura andrà posta alla nutrizione, al ripristino dell'eubiosi, alla graduale ripresa dell'attività fisica, all'approccio psicoterapico e alla cura degli aspetti socio-ambientali a cui eventualmente affiancare discipline corporee, pratiche respiratorie e tecniche di stimolazione vagale.
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Armano, Emiliana, Cristina Morini y Annalisa Murgia. "Per un'ontologia precaria. L'approccio orientato alla soggettività". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2022): 48–62. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002005.

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I processi di precarizzazione sono stati indagati attraverso due principali linee di indagine. La prima - sviluppata principalmente nel campo della sociologia economica - si concentra sulla "precarietà" del lavoro (precarity), investigata nelle dimensioni strutturali che hanno progressivamente eroso il regime occupazionale fordista per una parte crescente della forza lavoro. La seconda linea di indagine riflette invece sull'ontologia precaria del soggetto contemporaneo e sulla precarietà esistenziale (precariousness) che permea l'intera vita degli individui. Partendo dai risultati di una serie di ricerche condotte principalmente in Italia, questo articolo inquadra la precarietà in termini di produzione di soggettività, anche alla luce del contesto pandemico, e discute di potenziali forme di resistenza attraverso la cura, la prossimità e la costruzione di relazioni sociali basate sull'incontro affettivo e dei corpi.
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Artiles–Vargas, Lázaro Arsenio, Gonzalo González-Hernández, Rafael Armiñana–García, Marlene Orozco–González, Rigoberto Fimia-Duarte y Jose Iannacone. "VARIABLES DEMOGRÁFICAS DEL MUNICIPIO MANICARAGUA, VILLA CLARA, CUBA". Biotempo 19, n.º 2 (15 de junio de 2022): 165–76. http://dx.doi.org/10.31381/biotempo.v19i2.4989.

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El estudio de la población es de vital importancia para la planificación de un país, estos son fuentes de información para la toma de decisiones administrativas. En Cuba, existen regularidades, nacionales y provinciales respecto a las principales variables demográficas, pero en los municipios se aprecian particularidades; sobre todo, en aquellos con características montañosas, como es el caso de Manicaragua, en la provincia Villa Clara, en Cuba. El trabajo tiene como objetivo, describir las variables demográficas del municipio Manicaragua, Villa Clara entre los años 2016 al 2019. Se utilizaron métodos del nivel teórico y empírico, siendo fundamental la revisión de documentos, centrado en al análisis de los anuarios estadísticos, nacionales, provinciales y municipales del 2016 al 2019. Los datos obtenidos, corroboran una tasa anual de crecimiento negativa en los años analizados, oscilando entre (-9,5) en el 2016, a (-10, 9) en el 2019, la población pre laboral disminuye del 2016 al 2019 de 11 518 personas a 10 460 personas, la relación de dependencia aumenta de 2016 (574 0/00) a (5760/00) en 2019, predominando las bajas tasas de natalidad en 2016 (10,2 por mil) y (8,4 por mil) en el 2019, la mortalidad general varía, en un rango de 9 0/00 como mínima expresión en el 2016, a 10,3 0/00 de máximo en 2018, mientras el saldo migratorio es negativo en el periodo comportándose en un rango entre 8 0/00 y 11 0/00. La población ha envejecido en 260 personas más, entre 2016 y 2019. Toda esta situación puede comprometer en relativamente corto tiempo, la estabilidad socio económica del territorio.
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Del Re, Alisa. "Lavorare da casa, lavorare in casa". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2021): 55–65. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001005.

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Durante questa pandemia da Sars-Cov2 abbiamo vissuto trasformazioni del modo di vivere e di produrre che da emergenziali sono divenute rapidamente strutturali. Il confinamento ha se-gnato il definitivo ingresso in un'era digitale, con le sue specifiche forme di sfruttamento, controllo e sorveglianza in un quadro di welfare insufficiente, connotato da una debolezza dei servizi pubblici, dagli ospedali alla sanità territoriale, dalla scuola fino all'università. Si è in-staurato un paradigma tecnologico, di cui si vedevano le avvisaglie già prima della pandemia, con un'accelerazione sconcertante. Questo ha acuito diseguaglianze economiche e sociali, raz-ziali e di genere preesistenti. Ma ha fatto anche scoprire la casa come terreno di scontro tra corpi "produttivi" e corpi deboli, luogo di lavoro non più separato tra produzione e riprodu-zione. L'emergere della consapevolezza della sostanziale necessità del lavoro riproduttivo, tradizionalmente attribuito alle donne, richiede una diversa visione sociale del welfare, una diversa organizzazione sociale del territorio e delle abitazioni, nonché una riqualificazione salariale di quello che molti chiamano "lavoro di cura", riducendone inoltre i tempi infiniti e ridi-stribuendoli socialmente. Parole chiave: lavoro riproduttivo, smart working, pandemia, welfare, donne
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