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Corradi, Emilia. "Etica e pedagogia tra passato e futuro per una architettura dell'emancipazione". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 29–41. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100004.

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Il saggio descrive l'impegno di Yasmeen Lari nel tramandare la cultura del Pakistan per mezzo del progetto architettonico, attraverso la riscoperta del patrimonio storico architettonico e della tradizione costruttiva locale. Operando in una direzione che tramite l'architettura attua un ripensamento sul contemporaneo per un progresso sociale, culturale, ambientale a servizio di uomini e donne con l'obiettivo di garantire un rifugio sicuro e salubre a tutti gli abitanti per un futuro dignitoso e sostenibile. L'architettura diventa così uno strumento di educazione, formazione, prevenzione e identità attraverso la riscoperta e la rielaborazione di tipologia, morfologia e tecniche costruttive accessibili a tutti in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale.
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Lombardi, Mauro y Nicolň Bellanca. "Le traiettorie reticolari dell'innovazione territoriale". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122002.

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I sistemi socio-economici locali (Ssl) sono stati interpretati dalle tradizioni di studi risalenti a Marshall, Porter e Krugman principalmente considerando la prossimitŕ spaziale degli attori. Era l'ancoraggio territoriale a far lievitare forme peculiari di economie esterne, di vantaggi competitivi e di dinamiche endogene. Negli ultimi decenni, tuttavia, questi sistemi hanno attraversato cambiamenti multi-dimensionali a molteplice scala. Le nuove connotazioni strutturali - tra cui la prossimitŕ cognitiva, la, la complementaritŕ di contratti formali e accordi informali nelle collaborazioni tra imprese, le reti translocali - richiedono un differente quadro teorico e comportano diverse implicazioni di policy. Il quadro teorico pone al centro la co-evoluzione di tecnologie, modelli organizzativi, culture e istituzioni. Entro la molteplicitŕ di traiettorie rese possibili da tale co-evoluzione, ciascun Ssl è sia correlato ad un sistema socio-tecnico che ne limita le dinamiche di mutamento, sia inserito in percorsi lungo i quali puň accedere in modi discontinui ad orizzonti tecno-economici lontani. Le implicazioni di policy debbono pertanto riferirsi alle traiettorie innovative che l'attuale transizione socio-tecnica globale rende possibili ad uno specifico gruppo di Ssl, che è nel nostro caso la Toscana. Sul piano strategico operativo - considerando i limiti politici e civili della societŕ in oggetto - tentiamo di cogliere alcuni cruciali "colli di bottiglia" che bloccano la percezione e il perseguimento degli interessi collettivi di lungo periodo. Questi blocchi riguardano la miopia cosě degli imprenditori come delle istituzioni pubbliche nei riguardi del potenziale tecnico-scientifico effettivamente accessibile e dei percorsi evolutivi che converrebbe imboccare; l'inadeguatezza delle forme istituzionali entro cui vengono prodotti e gestiti i beni comuni o; la carenza di appropriati modi per capitalizzare le imprese innovative. Per ognuno di tali lock-in avanziamo proposte costruttive percorribili.
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Berlingieri, Fabrizia. "Tempo di traduzioni: 1963/1983". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 19–28. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100003.

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Prima donna architetto in Pakistan, Yasmeen Lari completa gli studi di Architettura a Oxford in Inghilterra per poi ritornare quasi immediatamente nel suo paese di origine. È il 1964, e da quel momento in poi Lari inizia una graduale ma profonda revisione della cultura architettonica del Moderno attraverso una sperimentazione progettuale condotta durante gli anni della professione. Nelle diverse commesse pubbliche e private Lari interseca forme e linguaggi del Moderno con la cultura costruttiva dei luoghi, intercettando i bisogni reali delle comunità. Il lungo percorso di traduzione, tra adattamenti e innovazioni, è alla base dei futuri sviluppi della sua carriera nel campo del restauro del patrimonio storico e in quello umanitario di emancipazione sociale.
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Vago, Davide. "Eleonora Sparvoli, Proust costruttore melanconico. L’irrealizzabile progetto della “Recherche”". Studi Francesi, n.º 185 (LXII | II) (1 de agosto de 2018): 353–54. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.13973.

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Zoni, Federico. "Le dimore medievali dell’emilia occidentale". Rodis. Journal of Medieval and Post-Medieval Archaeology, n.º 3 (11 de marzo de 2021): 28. http://dx.doi.org/10.33115/a/26046679/3_6.

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Le abitazioni sono uno dei migliori indicatori materiali per indagare il contesto economico, sociale e politico del paesaggio medievale. L’obiettivo di questo contributo è quello di proporre una lettura del rapporto tra città e campagna nei secoli bassomedievali proprio a partire da questo tipo di indicatore materiale. Guardando ai modelli architettonici, alle tipologie costruttive e ai materiali impiegati è possibile riconoscere il lavoro di maestranze più o meno specializzate. Analizzando inoltre la distribuzione di manufatti riconducibili ai medesimi modelli architettonici tra paesaggio urbano e rurale è possibile capire come sia cambiata la centralità dei centri urbani tra pieno e bassomedievo. In particolare sembra emergere, in sintonia con molti altri aspetti della cultura materiale, un ruolo predominante della città come produttore ed esportare di modelli nuovi nel territorio a partire dall’età comunale, ovvero nel momento in cui le città iniziarono a definire politicamente e militarmente i propri distretti territoriali di riferimento.
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Mannoni, Tiziano y Anna Boato. "Archeologia e storia del cantiere di costruzione". Arqueología de la Arquitectura, n.º 1 (30 de diciembre de 2002): 39. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.5.

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La storia dell’architettura per più di duecento anni ha cercato di capire la costruzione attraverso le fonti scritte, raggiungendo in ciò una notevole specializzazione. La assai più recente archeologia dell’architettura sta cercando di far parlare il costruito stesso sulla sua storia, ivi compresa quella del cantiere di costruzione. I dati archeologici (sequenze stratigrafiche, datazioni archeologiche, materiali e tecniche costruttive), fatti dialogare con i dati archeometrici (orologi naturali, provenienze, caratteristiche e rarità dei materiali), secondo le regole della cultura materiale (apprendimento e trasmissione del saper fare empirico), permettono di affrontare la conoscenza delle scelte effettuate dai costruttori, le loro possibilità e le loro motivazioni (critica archeologica). E’ a questo punto che la ricerca fa un vero salto di qualità e di quantità se si rileggono con l’occhio dell’archeologo i dati scritti provenienti dai contratti di costruzione, dai permessi pubblici, dalla contabilità del cantiere e dalle stime e perizie delle opere compiute.
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Scarantino, Anna. "Don Giuseppe De Luca tra Croce e Papini. A proposito di un recente carteggio". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2011): 109–20. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-002004.

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La recente pubblicazione del carteggio tra don Giuseppe De Luca e Benedetto Croce per le delucane Edizioni di Storia e Letteratura ha fornito un importante contributo alla riflessione storica relativa ai rapporti tra mondo laico e mondo cattolico in Italia tra anni Venti e Quaranta. Quella che emerge č soprattutto la lettura che ne diede il «prete romano», per intendere la quale occorre perň fare anche ricorso, oltre che ai suoi scritti, agli epistolari coevi del sacerdote e in particolare allo scambio intrattenuto per circa trent'anni con lo scrittore Giovanni Papini. Emergono cosě le ragioni per le quali De Luca considerň complementari due protagonisti della cultura italiana antitetici e in profondo dissidio tra loro. Dietro questo atteggiamento stava l'ammirazione del sacerdote per entrambi, ma anche il suo duplice progetto di emulare l'azione culturale di Croce per elevare il livello degli studi religiosi in Italia e avviare un dialogo costruttivo tra cultura laica e cattolica. Il carteggio dimostra quanto in realtŕ questo dialogo fosse difficile, anche quando condotto sul piano elevato degli studi eruditi.
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Mittica, M. Paola. "Cosa accade di là dall’oceano? Diritto e letteratura in Europa". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 3. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.3-36.

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Obiettivo di questo contributo è delineare il quadro attuale degli studi di “Diritto e letteratura” da intendersi come una metodologia che riflette sull’interdisciplinarietà come via necessaria per elaborare un’osservazione complessa dei fatti dell’uomo e delle sue relazioni. Ma può divenire anche un movimento nell’orizzonte dell’impegno civico e politico, qualora alla cultura dell’interdisciplinarietà si coniughi quella dell’alterità e della responsabilità. Nel riassumerne le linee essenziali, l’esperienza europea sarà messa a confronto con quella statunitense per evidenziare la necessità di un recupero critico dell’identità culturale europea, da cui muovere in modo più costruttivo e originale all’evoluzione della prospettiva. Con particolare riferimento alla “rinascita” italiana degli studi di Diritto e letteratura dell’ultimo ventennio, saranno poi delineate alcune distinzioni di campo, utili a individuare tra i diversi versanti di Law and Humanities quelli che segnano l’ambito specifico di Diritto e letteratura, per tracciare, infine, all’interno di quest’ultimo, alcune direttrici di ricerca condivisibili interdisciplinariamente.
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Mittica, M. Paola. "Cosa accade di là dall’oceano? Diritto e letteratura in Europa". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 3. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.3-36/original_language.

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Obiettivo di questo contributo è delineare il quadro attuale degli studi di “Diritto e letteratura” da intendersi come una metodologia che riflette sull’interdisciplinarietà come via necessaria per elaborare un’osservazione complessa dei fatti dell’uomo e delle sue relazioni. Ma può divenire anche un movimento nell’orizzonte dell’impegno civico e politico, qualora alla cultura dell’interdisciplinarietà si coniughi quella dell’alterità e della responsabilità. Nel riassumerne le linee essenziali, l’esperienza europea sarà messa a confronto con quella statunitense per evidenziare la necessità di un recupero critico dell’identità culturale europea, da cui muovere in modo più costruttivo e originale all’evoluzione della prospettiva. Con particolare riferimento alla “rinascita” italiana degli studi di Diritto e letteratura dell’ultimo ventennio, saranno poi delineate alcune distinzioni di campo, utili a individuare tra i diversi versanti di Law and Humanities quelli che segnano l’ambito specifico di Diritto e letteratura, per tracciare, infine, all’interno di quest’ultimo, alcune direttrici di ricerca condivisibili interdisciplinariamente.
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Morgantini, Filippo. "Torino, piazza dello statuto". STORIA URBANA, n.º 132 (febrero de 2012): 203–26. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132007.

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Nota soprattutto per gli aspetti politici, economici e urbanistici, la Piazza Statuto a Torino propone ancora molti quesiti irrisolti circa i riferimenti culturali adottati ed i protagonisti coinvolti nella raffinata configurazione architettonica dell'uniforme complesso di edifici che la caratterizzano. Il nuovo studio evidenzia come, nella piazza edificata fra il 1864 e il 1868 per celebrare lo Statuto Albertino (la costituzione concessa dal re Carlo Alberto), alcune ingegnose proposte indirizzate a definire uno stile architettonico nazionale (Italiano), furono messe in ombra da un piů spettacolare e meglio conosciuto classicismo internazionale. Dalle complesse vicende costruttive emergono, inaspettatamente, figure di tecnici solidi e affidabili ma dalle non troppo spiccate capacitŕ creative, i cui riferimenti, nonostante la diretta partecipazione inglese, portano quasi sempre verso Parigi, sia per continuitŕ con i modelli neoclassici d'inizio secolo, sia per la forte influenza della cultura francese in tutta Europa. Con il trasferimento della capitale, ancor prima del completamento degli edifici, la piazza diviene uno dei luoghi-simbolo della nuova vocazione borghese e industriale della cittŕ, sottolineata dall'erezione del monumento agli uomini che scavarono il tunnel del Frejus; le testimonianze letterarie, pur in modo parziale e soggettivo, testimoniano, tuttavia, la difficoltŕ di assegnare funzioni simboliche a quegli spazi.
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Sofo, Giuseppe y Marie Senger. "Il digitale come estensione della classe di lingua: pratiche collaborative nell’apprendimento della lingua francese a distanza e in presenza". Altre Modernità, n.º 27 (30 de mayo de 2022): 83–97. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17878.

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Questo articolo presenta le pratiche collaborative di apprendimento utilizzate nel corso di Lingua francese 2 per studenti e studentesse della laurea triennale in Lingue, civiltà e scienze del linguaggio del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con particolare riferimento ai corsi tenuti a distanza dalla lettrice e dal titolare del corso durante l’anno accademico 2020/2021. L’obiettivo è mostrare come le possibilità di collaborazione offerte dagli strumenti digitali per l’apprendimento delle lingue possano prolungare il lavoro svolto e possano a questo scopo essere produttivamente integrate negli insegnamenti ben oltre la necessità delle lezioni a distanza imposte dalla pandemia. Idealmente, questo dovrebbe permettere a studenti e studentesse di gestire l’apprendimento in modo autonomo e indipendente, pur con l’apporto del docente, sapendo riconoscere anche le proprie mancanze attraverso il confronto tra pari, da intendersi come strumento costruttivo di conoscenze comuni e individuali.
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Vittozzi, Serena Ensoli. "L'iconografia e il culto di Aristeo a Cirene". Libyan Studies 25 (enero de 1994): 61–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006245.

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Lo studio prende avvio dal rinvenimento di una statuetta fittile nel Santuario cireneo di Apollo sulla Myrtousa, che riproduce un giovane in posizione stante con una cornucopia nel braccio sinistro piegato e appoggiato ad un'erma e con un oggetto nella mano destra portata in basso lungo il fianco (Fig. 1).La terracotta è stata scoperta nel corso dei sondaggi stratigrafici eseguiti sulla fronte del Tempietto di Afrodite, situato sulla Terrazza Inferiore della Myrtousa immediatamente a Nord-Est dei Propilei Greci e ad Est del Donario degli Strateghi (Figg. 2, 11.1–2). Le ricerche, nate come parte del programma di lavoro sul propileo d'ingresso al sacro temenos, sull'area monumentale ad esso circostante e sul percorso della Via Sacra, hanno consentito di precisare la cronologia delle fasi costruttive del tempietto anche in relazione alle successive sistemazioni di questa parte della Terrazza Inferiore.La statuetta, ricomposta da più frammenti, si conserva per un'altezza massima di cm 20 e una larghezza di cm 11,5, mancando della parte inferiore della figura a partire da poco sopra l'articolazione delle ginocchia, di gran parte della mano sinistro con l'attributo, del collo e del corpo squadrato dell'erma (Figg. 1.1–1.4).La figura, nuda, con il mantello avvolto attorno al braccio sinistro, insiste sulla gamba destra, mentre la sinistro è leggermente divaricata e probabilmente in origine era un poco flessa. La testa, dal volto carnoso, da cui emergono i salienti del naso, della piccola bocca e del mento, è vista lievemente di tre quarti verso sinistro. La capigliatura è disposta intorno alla fronte con un addensamento di riccioli lavorati a massa. Sul torso sono ben dis-tinguibili i muscoli pettorali, l'addome con l'ombelico e la linea inguinale con il pube.
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Iannacito-Provenzano, Roberta. "CENNI SULLA FRASE IPOTETICA IN DUE DIALETTI DELL' ALTO MOLISE". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 39, n.º 2 (septiembre de 2005): 498–519. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900210.

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Quest'articolo consiste nel fornire un quadro descrittivo delle diverse configurazioni del periodo ipotetico in alcuni dialetti molisani della zona isernina. I dialetti rappresentativi in esame appartengono a Villa San Michelle (frazione del comune di Vastogirardi) e a Forli del Sannio, due località nella zona isernina. Si mira a colmare le lacune in questo campo presentando i vari costrutti riscontrati prima di tutto in una serie di registrazioni basate sulla ricerca sul campo a Villa San Michele e, in secondo luogo, esaminando le frasi ipotetiche, che dovrebbero essere riflessioni autentiche del parlato, incluse in alcune commedie scritte dal noto commediografo, pittore, poeta e maestro Antonio Angelone (1933) nel dialetto forlivese. In primo luogo vengono trattate le frasi ipotetiche della realtà che comunque non presentano straordinarie varianti a confronto con il generale assetto linguistico delle zone contigue. In seguito si indaga in maniera approfondita sulla frase ipotetica dell'irrealtà nei dialetti in esame e si presentano dieci configurazioni diverse per questo tipo. Per quanto riguarda il periodo ipotetico dell'irrealtà nel passato vengono esaminate in modo dettagliato anche le varie combinazioni con l'imperfetto dell'indicativo, caratteristica normale in questa zona.
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Palazzani, Laura. "Bioetica e culture: imperialismo, relativismo o transculturalismo?" Medicina e Morale 55, n.º 3 (30 de junio de 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.355.

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L’articolo analizza, nella prospettiva filosofica, i percorsi intrapresi dalla bioetica in rapporto al pluralismo culturale, discutendo criticamente i principali orientamenti di pensiero del dibattito attuale. Il punto di partenza è l’imperialismo culturale, quale posizione etnocentrica che assolutizza la cultura (ritenuta, in modo unilaterale, la migliore) marginalizzando le altre. L’orientamento opposto è quello del relativismo culturale che considera la bioetica il prodotto storico-sociale della cultura di appartenenza, proponendo il principio di tolleranza inteso nel senso di sopportazione pragmatica di ogni cultura, ritenuta equivalente rispetto a qualsiasi altra. Alla luce delle incongruenze dell’imperialismo culturale (che finisce con imporre arbitrariamente la propria come la cultura dominante) e del relativismo culturale (che accettando acriticamente ogni cultura non evita anzi acuisce i conflitti e porta alla separazione delle culture), l’articolo cerca le linee argomentative per giustificare una prospettiva bioetica trans-culturale (nell’orizzonte dei diritti umani fondamentali) che consenta il dialogo interculturale in bioetica come ricerca costruttiva dell’integrazione tra le culture nella ricerca della verità comune nel riconoscimento della dignità umana. ---------- The article analyses, in a philosophical perspective, the bioethical theories as regards cultural pluralism, discussing in a critical way the must important trends of actual debate. It identifies cultural imperialism as the ethnocentrical perspective which makes one culture as absolute (considered the best one), marginalizing the other cultures. As opposite trend, the articles discusses cultural relativism which considers bioethics as an historical and social product of a culture, emphasizing tolerance as a pragmatic principle of acceptance of every culture, without condition. In the light of the objections to imperialism (which impose in an arbitrary way one culture as the best one) and cultural relativism (which accepts any culture without condition with conflicts and separation of cultures as consequences) the article looks for arguments able to justify a transcultural bioethics (in the perspective of fundamental human rights) which permits intercultural dialogue in bioethics as a constructive research of integration of cultures in search of a common truth recognized in respect of human dignity.
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Levi, Flavia Micol y Anna Giulia Curti. "Identità di genere e orientamento sessuale in epoca ipermoderna: soggettivarsi tra delega e affermazione di sé". Ricerca Psicoanalitica 31, n.º 2 (15 de octubre de 2020). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2020.260.

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Quando si parla di identità sessuali i terapeuti solitamente hanno in mente una serie di teorie che raccolgono inevitabilmente anche gli impliciti eterosessisti presenti nella cultura occidentale nella quale siamo inseriti. Questo articolo vuole mettere in luce come questi automatismi permeino alcuni costrutti classici ritenuti per molto tempo fondamentali della teoria psicoanalitica, lasciando gli psicoanalisti contemporanei, in Italia, sprovvisti di chiavi di lettura critiche rispetto alle identità sessuali. Attraverso una lettura orientata dalla Teoria dell’Io-Soggetto di Michele Minolli, si cerca di proporre come possibile punto di partenza uno spostamento dello sguardo dai contenuti storici ad un livello meta-teorico che eviti lo scivolamento verso posizioni antitetiche, ma parimenti ideologiche, che caratterizzano il dibattito attuale.
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Heyer-Caput, Margherita. "Soggetti nomadi alla ricerca delle Terre promesse (2017) di Milena Agus". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 11 de noviembre de 2020, 001458582097122. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820971222.

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Una delle interpreti di maggior successo della Primavera Letteraria Sarda e della narrativa italiana contemporanea al femminile, Milena Agus offre nel suo ultimo romanzo, Terre promesse, un’espressione originale di scrittura come poiēsis, in cui l’atto del narrare si configura come forza creativa capace di plasmare la realtà attraverso la riflessione. Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. Nell’inerente nomadismo di Felicita ed attraverso la sua creatività poietica, l’autrice persegue “pratiche della speranza” per plasmare una comunità più inclusiva perché trans-gressiva.
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