Literatura académica sobre el tema "Culture costruttive"

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Artículos de revistas sobre el tema "Culture costruttive"

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Corradi, Emilia. "Etica e pedagogia tra passato e futuro per una architettura dell'emancipazione". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 29–41. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100004.

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Resumen
Il saggio descrive l'impegno di Yasmeen Lari nel tramandare la cultura del Pakistan per mezzo del progetto architettonico, attraverso la riscoperta del patrimonio storico architettonico e della tradizione costruttiva locale. Operando in una direzione che tramite l'architettura attua un ripensamento sul contemporaneo per un progresso sociale, culturale, ambientale a servizio di uomini e donne con l'obiettivo di garantire un rifugio sicuro e salubre a tutti gli abitanti per un futuro dignitoso e sostenibile. L'architettura diventa così uno strumento di educazione, formazione, prevenzione e identità attraverso la riscoperta e la rielaborazione di tipologia, morfologia e tecniche costruttive accessibili a tutti in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale.
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Lombardi, Mauro y Nicolň Bellanca. "Le traiettorie reticolari dell'innovazione territoriale". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122002.

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Resumen
I sistemi socio-economici locali (Ssl) sono stati interpretati dalle tradizioni di studi risalenti a Marshall, Porter e Krugman principalmente considerando la prossimitŕ spaziale degli attori. Era l'ancoraggio territoriale a far lievitare forme peculiari di economie esterne, di vantaggi competitivi e di dinamiche endogene. Negli ultimi decenni, tuttavia, questi sistemi hanno attraversato cambiamenti multi-dimensionali a molteplice scala. Le nuove connotazioni strutturali - tra cui la prossimitŕ cognitiva, la, la complementaritŕ di contratti formali e accordi informali nelle collaborazioni tra imprese, le reti translocali - richiedono un differente quadro teorico e comportano diverse implicazioni di policy. Il quadro teorico pone al centro la co-evoluzione di tecnologie, modelli organizzativi, culture e istituzioni. Entro la molteplicitŕ di traiettorie rese possibili da tale co-evoluzione, ciascun Ssl è sia correlato ad un sistema socio-tecnico che ne limita le dinamiche di mutamento, sia inserito in percorsi lungo i quali puň accedere in modi discontinui ad orizzonti tecno-economici lontani. Le implicazioni di policy debbono pertanto riferirsi alle traiettorie innovative che l'attuale transizione socio-tecnica globale rende possibili ad uno specifico gruppo di Ssl, che è nel nostro caso la Toscana. Sul piano strategico operativo - considerando i limiti politici e civili della societŕ in oggetto - tentiamo di cogliere alcuni cruciali "colli di bottiglia" che bloccano la percezione e il perseguimento degli interessi collettivi di lungo periodo. Questi blocchi riguardano la miopia cosě degli imprenditori come delle istituzioni pubbliche nei riguardi del potenziale tecnico-scientifico effettivamente accessibile e dei percorsi evolutivi che converrebbe imboccare; l'inadeguatezza delle forme istituzionali entro cui vengono prodotti e gestiti i beni comuni o; la carenza di appropriati modi per capitalizzare le imprese innovative. Per ognuno di tali lock-in avanziamo proposte costruttive percorribili.
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Berlingieri, Fabrizia. "Tempo di traduzioni: 1963/1983". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 19–28. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100003.

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Resumen
Prima donna architetto in Pakistan, Yasmeen Lari completa gli studi di Architettura a Oxford in Inghilterra per poi ritornare quasi immediatamente nel suo paese di origine. È il 1964, e da quel momento in poi Lari inizia una graduale ma profonda revisione della cultura architettonica del Moderno attraverso una sperimentazione progettuale condotta durante gli anni della professione. Nelle diverse commesse pubbliche e private Lari interseca forme e linguaggi del Moderno con la cultura costruttiva dei luoghi, intercettando i bisogni reali delle comunità. Il lungo percorso di traduzione, tra adattamenti e innovazioni, è alla base dei futuri sviluppi della sua carriera nel campo del restauro del patrimonio storico e in quello umanitario di emancipazione sociale.
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Vago, Davide. "Eleonora Sparvoli, Proust costruttore melanconico. L’irrealizzabile progetto della “Recherche”". Studi Francesi, n.º 185 (LXII | II) (1 de agosto de 2018): 353–54. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.13973.

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Zoni, Federico. "Le dimore medievali dell’emilia occidentale". Rodis. Journal of Medieval and Post-Medieval Archaeology, n.º 3 (11 de marzo de 2021): 28. http://dx.doi.org/10.33115/a/26046679/3_6.

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Resumen
Le abitazioni sono uno dei migliori indicatori materiali per indagare il contesto economico, sociale e politico del paesaggio medievale. L’obiettivo di questo contributo è quello di proporre una lettura del rapporto tra città e campagna nei secoli bassomedievali proprio a partire da questo tipo di indicatore materiale. Guardando ai modelli architettonici, alle tipologie costruttive e ai materiali impiegati è possibile riconoscere il lavoro di maestranze più o meno specializzate. Analizzando inoltre la distribuzione di manufatti riconducibili ai medesimi modelli architettonici tra paesaggio urbano e rurale è possibile capire come sia cambiata la centralità dei centri urbani tra pieno e bassomedievo. In particolare sembra emergere, in sintonia con molti altri aspetti della cultura materiale, un ruolo predominante della città come produttore ed esportare di modelli nuovi nel territorio a partire dall’età comunale, ovvero nel momento in cui le città iniziarono a definire politicamente e militarmente i propri distretti territoriali di riferimento.
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Mannoni, Tiziano y Anna Boato. "Archeologia e storia del cantiere di costruzione". Arqueología de la Arquitectura, n.º 1 (30 de diciembre de 2002): 39. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.5.

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Resumen
La storia dell’architettura per più di duecento anni ha cercato di capire la costruzione attraverso le fonti scritte, raggiungendo in ciò una notevole specializzazione. La assai più recente archeologia dell’architettura sta cercando di far parlare il costruito stesso sulla sua storia, ivi compresa quella del cantiere di costruzione. I dati archeologici (sequenze stratigrafiche, datazioni archeologiche, materiali e tecniche costruttive), fatti dialogare con i dati archeometrici (orologi naturali, provenienze, caratteristiche e rarità dei materiali), secondo le regole della cultura materiale (apprendimento e trasmissione del saper fare empirico), permettono di affrontare la conoscenza delle scelte effettuate dai costruttori, le loro possibilità e le loro motivazioni (critica archeologica). E’ a questo punto che la ricerca fa un vero salto di qualità e di quantità se si rileggono con l’occhio dell’archeologo i dati scritti provenienti dai contratti di costruzione, dai permessi pubblici, dalla contabilità del cantiere e dalle stime e perizie delle opere compiute.
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Scarantino, Anna. "Don Giuseppe De Luca tra Croce e Papini. A proposito di un recente carteggio". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2011): 109–20. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-002004.

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La recente pubblicazione del carteggio tra don Giuseppe De Luca e Benedetto Croce per le delucane Edizioni di Storia e Letteratura ha fornito un importante contributo alla riflessione storica relativa ai rapporti tra mondo laico e mondo cattolico in Italia tra anni Venti e Quaranta. Quella che emerge č soprattutto la lettura che ne diede il «prete romano», per intendere la quale occorre perň fare anche ricorso, oltre che ai suoi scritti, agli epistolari coevi del sacerdote e in particolare allo scambio intrattenuto per circa trent'anni con lo scrittore Giovanni Papini. Emergono cosě le ragioni per le quali De Luca considerň complementari due protagonisti della cultura italiana antitetici e in profondo dissidio tra loro. Dietro questo atteggiamento stava l'ammirazione del sacerdote per entrambi, ma anche il suo duplice progetto di emulare l'azione culturale di Croce per elevare il livello degli studi religiosi in Italia e avviare un dialogo costruttivo tra cultura laica e cattolica. Il carteggio dimostra quanto in realtŕ questo dialogo fosse difficile, anche quando condotto sul piano elevato degli studi eruditi.
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Mittica, M. Paola. "Cosa accade di là dall’oceano? Diritto e letteratura in Europa". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 3. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.3-36.

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Resumen
Obiettivo di questo contributo è delineare il quadro attuale degli studi di “Diritto e letteratura” da intendersi come una metodologia che riflette sull’interdisciplinarietà come via necessaria per elaborare un’osservazione complessa dei fatti dell’uomo e delle sue relazioni. Ma può divenire anche un movimento nell’orizzonte dell’impegno civico e politico, qualora alla cultura dell’interdisciplinarietà si coniughi quella dell’alterità e della responsabilità. Nel riassumerne le linee essenziali, l’esperienza europea sarà messa a confronto con quella statunitense per evidenziare la necessità di un recupero critico dell’identità culturale europea, da cui muovere in modo più costruttivo e originale all’evoluzione della prospettiva. Con particolare riferimento alla “rinascita” italiana degli studi di Diritto e letteratura dell’ultimo ventennio, saranno poi delineate alcune distinzioni di campo, utili a individuare tra i diversi versanti di Law and Humanities quelli che segnano l’ambito specifico di Diritto e letteratura, per tracciare, infine, all’interno di quest’ultimo, alcune direttrici di ricerca condivisibili interdisciplinariamente.
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Mittica, M. Paola. "Cosa accade di là dall’oceano? Diritto e letteratura in Europa". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 3. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.3-36/original_language.

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Resumen
Obiettivo di questo contributo è delineare il quadro attuale degli studi di “Diritto e letteratura” da intendersi come una metodologia che riflette sull’interdisciplinarietà come via necessaria per elaborare un’osservazione complessa dei fatti dell’uomo e delle sue relazioni. Ma può divenire anche un movimento nell’orizzonte dell’impegno civico e politico, qualora alla cultura dell’interdisciplinarietà si coniughi quella dell’alterità e della responsabilità. Nel riassumerne le linee essenziali, l’esperienza europea sarà messa a confronto con quella statunitense per evidenziare la necessità di un recupero critico dell’identità culturale europea, da cui muovere in modo più costruttivo e originale all’evoluzione della prospettiva. Con particolare riferimento alla “rinascita” italiana degli studi di Diritto e letteratura dell’ultimo ventennio, saranno poi delineate alcune distinzioni di campo, utili a individuare tra i diversi versanti di Law and Humanities quelli che segnano l’ambito specifico di Diritto e letteratura, per tracciare, infine, all’interno di quest’ultimo, alcune direttrici di ricerca condivisibili interdisciplinariamente.
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Morgantini, Filippo. "Torino, piazza dello statuto". STORIA URBANA, n.º 132 (febrero de 2012): 203–26. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132007.

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Resumen
Nota soprattutto per gli aspetti politici, economici e urbanistici, la Piazza Statuto a Torino propone ancora molti quesiti irrisolti circa i riferimenti culturali adottati ed i protagonisti coinvolti nella raffinata configurazione architettonica dell'uniforme complesso di edifici che la caratterizzano. Il nuovo studio evidenzia come, nella piazza edificata fra il 1864 e il 1868 per celebrare lo Statuto Albertino (la costituzione concessa dal re Carlo Alberto), alcune ingegnose proposte indirizzate a definire uno stile architettonico nazionale (Italiano), furono messe in ombra da un piů spettacolare e meglio conosciuto classicismo internazionale. Dalle complesse vicende costruttive emergono, inaspettatamente, figure di tecnici solidi e affidabili ma dalle non troppo spiccate capacitŕ creative, i cui riferimenti, nonostante la diretta partecipazione inglese, portano quasi sempre verso Parigi, sia per continuitŕ con i modelli neoclassici d'inizio secolo, sia per la forte influenza della cultura francese in tutta Europa. Con il trasferimento della capitale, ancor prima del completamento degli edifici, la piazza diviene uno dei luoghi-simbolo della nuova vocazione borghese e industriale della cittŕ, sottolineata dall'erezione del monumento agli uomini che scavarono il tunnel del Frejus; le testimonianze letterarie, pur in modo parziale e soggettivo, testimoniano, tuttavia, la difficoltŕ di assegnare funzioni simboliche a quegli spazi.
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Tesis sobre el tema "Culture costruttive"

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Meoni, Martina. "I terremoti di epoca moderna a Sansepolcro. Analisi di fonti archivistiche e indagini morfologiche sui tessuti edilizi per la comprensione del rapporto tra eventi storici e definizione degli interventi". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
Il presente lavoro di tesi affronta diverse tematiche riguardanti la valutazione della vulnerabilità sismica del centro storico di Sansepolcro, con particolare riferimento all’analisi di fonti storiche perlopiù inedite e a indagini morfologiche sui tessuti edilizi. La zona della Valtiberina toscana è stata interessata da numerosi eventi sismici che spesso hanno raggiunto intensità elevate e che hanno provocato molti danni. Il susseguirsi di tali eventi ha fatto si che si sviluppasse una certa esperienza nell’affrontare le conseguenze dell’evento sismico. Ne sono testimonianza i documenti conservati presso l’Archivio Storico Comunale di Sansepolcro che riguardano gli eventi sismici del 1781 e del1789. Dalla corrispondenza tra le autorità di Firenze e di Sansepolcro è stato possibile ricostruire la cronologia delle azioni principali compiute nella gestione dell’emergenza. Tra le lavorazioni eseguite, molti furono i presidi antisismici utilizzati. Nell’ambito dell’analisi delle fonti di archivio si sono analizzati anche documenti più recenti, in particolare gli elaborati del Genio Civile conservati presso l’Archivio di Stato di Arezzo riguardanti gli eventi sismici del 1917 e 1919. Parallelamente alle ricerche archivistiche si è cercato di stabilire una correlazione tra la morfologia dei tessuti e la vulnerabilità sismica degli aggregati edilizi in relazione al loro processo evolutivo e al loro periodo storico di formazione. Una volta stabilita, per ogni aggregato, la fase di impianto, ci si è avvalsi del metodo di calcolo speditivo dell’indice di vulnerabilità in pianta (TPS). Lo scopo è quello di elaborare delle considerazioni generali per singoli aggregati campione, per poi estenderle agli aggregati omogenei. A conclusione del lavoro si è preso in considerazione il caso del Palazzo Aloigi-Luzzi e se ne sono calcolati gli indici analitici globali di vulnerabilità sismica, per avere un riscontro concreto di un singolo caso.
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Bezzi, Gaia. "Tornare a pensare di Maurizio Bacchilega: uno spaccato di realtà quotidiana. Proposta di traduzione di una selezione di poesie locali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21357/.

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Resumen
Tradurre poesie, specie se verso una lingua straniera, può essere considerata una scelta doppiamente anticonvenzionale: da un lato, infatti, la traduzione poetica è ritenuta una delle sfide più ardue per un traduttore, per molti addirittura impraticabile; dall’altro, la traduzione verso la lingua straniera occupa generalmente un ruolo di secondo piano, essendo convinzione largamente diffusa e accettata che la direzione “più naturale” in traduzione sia verso la propria lingua madre. Dopo aver dimostrato che la traduzione poetica è in verità pratica secolare e che, in alcuni casi, per esempio in comunità la cui lingua non è molto diffusa, la traduzione attiva è comunemente attuata, presenterò il lavoro di traduzione da me svolto su una selezione di poesie tratte da Tornare a pensare (2018), opera dell’autore poeta romagnolo Maurizio Bacchilega, verso la lingua francese e le ragioni che mi hanno spinto a intraprendere tale sfida. I componimenti di questo autore, infatti, sono particolarmente interessanti, e adatti alla traduzione, per il loro linguaggio semplice e diretto, in cui si ritrova un lessico quotidiano, impregnato della formazione economica di Bacchilega, a tratti prosastico, da cui quest’opera trae la sua originalità. Questo lavoro, inoltre, ha rappresentato la possibilità di trasporre in un’altra lingua immagini e messaggi dal significato profondo, che sarebbe bello poter trasmettere a un pubblico più ampio di lettori.
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DIPASQUALE, LETIZIA. "La valorizzazione della risorsa lapidea per lo sviluppo locale negli Iblei. Innovazione, sostenibilità e competitività". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2158/1090658.

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Negli ultimi anni l'interesse verso la riduzione degli impatti del settore edilizio sull'ambiente e sempre più crescente e la sfida della sostenibilità assume un interesse prioritario nella definizione di strategie d'innovazione nell'uso delle risorse, nelle scelte progettuali e nei processi produttivi. D'altro canto, nella definizione di strategie per lo sviluppo sostenibile, la dimensione locale assume oggi un'importanza strategica. Nel settore edilizio l'impiego, la tutela e la valorizzazione delle risorse localmente disponibili può incoraggiare lo sviluppo sostenibile, ed avere delle ricadute positive in ambito ambientale, economico, sociale e culturale. Alla luce di queste premesse, la tesi si colloca nell'ambito della valorizzazione e dello studio delle applicazioni dei materiali locali nell'edilizia e della riattivazione della filiera corta nella produzione edilizia. Il campo d'indagine è quello dei materiali lapidei, legati a un contesto specifico di riferimento: i monti Iblei, localizzati nella parte sud-orientale della Sicilia, ed in particolare la provincia di Ragusa.
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CUTARELLI, SILVIA. "Il complesso di San Saba. Vicende costruttive e interventi di restauro". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/999714.

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Nonostante le cospicue ricerche condotte sulle chiese romane, il complesso di S. Saba è per alcuni aspetti ancora poco conosciuto. Disposto sulla sommità dell’Aventino minore, l’insediamento è costituito dall’omonima basilica, dalla casa parrocchiale adiacente al lato sud e da un ulteriore edificio, attiguo alla parete nord; un alto muro di cinta perimetra l’insieme, isolandolo dal contesto urbano circostante. Gli edifici attuali insistono su strutture preesistenti, conservate sotto il sedime della chiesa e riportate alla luce nel primo decennio del Novecento: l’ambiente principale è costituito dai resti di un’aula tardoantica, adattata a oratorio di un monastero altomedievale. La basilica superiore, l’attiguo chiostro e gli edifici annessi – ricostruiti nel basso Medioevo – sono stati trasformati e ampliati a più riprese fino al XVII secolo, quando è iniziato un lungo periodo di declino e abbandono. All’inizio del XX secolo, l’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura intraprese il restauro e lo scavo della basilica, mentre fra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso – dopo l’elevazione del complesso a sede parrocchiale – furono avviati consistenti lavori di adeguamento degli edifici attigui. La disamina dei principali contributi di ricerca evidenzia la mancanza di studi recenti che, attraverso l’esame delle fonti d’archivio e l’analisi diretta degli edifici, contribuiscano a chiarire le vicende architettoniche dell’intero complesso. La storiografia esistente privilegia un taglio archeologico e storico-artistico, interessandosi soprattutto alle strutture ipogee di età tardoantica e altomedievale. Parallelamente, i saggi relativi alle trasformazioni bassomedievali sono poco numerosi e la maggior parte di questi si riferisce a periodi cronologicamente circoscritti o ad argomenti particolari, quali le tecniche costruttive, il reimpiego di spolia, la schola cantorum, gli affreschi, le epigrafi; mancano, invece, studi specifici relativi all’organismo architettonico e alle sue successive addizioni. La ricerca è stata mirata in primo luogo a restituire organicamente le vicende costruttive del complesso, al fine d’implementare gli apporti conoscitivi di carattere architettonico. Sono stati quindi indagati gli interventi che hanno qualificato maggiormente l’assetto della chiesa e del monastero, al fine di chiarire il significato delle trasformazioni principali e d’inquadrare il ‘caso’ di S. Saba in un più ampio contesto di riferimento. In particolare, sono state approfondite le problematiche irrisolte relative alle vicende trasformative dell’aula absidata, i caratteri tipologici, morfologici e costruttivi della basilica superiore e della cripta, i lavori condotti durante il cantiere di primo Novecento e le trasformazioni più recenti. Sono state elaborate, infine, alcune riflessioni inerenti gli esiti del processo di trasformazione.
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Libros sobre el tema "Culture costruttive"

1

Bertagnin, Mauro. Architetture di terra in Italia: Tipologie, tecnologie e culture costruttive. Monfalcone (Gorizia): Edicom, 1999.

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Bertagnin, Mauro. Architetture di terra in Italia: Tipologie, tecnologie e culture costruttive. Monfalcone (Gorizia): Edicom, 1999.

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Architetture e culture costruttive a Sud del Mediterraneo: Le città oasi egiziane. Roma: Aracne, 2010.

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Storelli, Franco. Le culture costruttive: Valorizzazione delle tecnologie e dei materiali locali : convegno internazionale, seminario di studi : Nuoro, 6-7 ottobre 1995. Roma: Gangemi, 1998.

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5

Convegno "La Sicilia del gesso - stratificazioni, tecniche costruttive e cultura" (2019 Caltanissetta, Italy). La Sicilia del gesso: Stratificazioni, tecniche costruttive e cultura. Caltanissetta: Edizioni Lussografica, 2020.

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Laganà, Guido. Culture e sistemi costruttivi nei paesi in via di sviluppo: Il caso dell'America centrale. Torino: Celid, 1996.

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Petriccione, Livio. Verso la globalizzazione delle tecniche: La diffusione della cultura costruttiva attraverso la manualistica nella Rivoluzione industriale. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2021.

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Dolfi, Anna, ed. Il racconto e il romanzo filosofico nella modernità. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-380-9.

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Resumen
Leopardi nelle prime pagine dello Zibaldone aveva osservato che l’«amore dei lumi» induce la passione per la filosofia, facendone un elemento fondante della cultura moderna. Nessun dubbio che in questa prospettiva un posto di rilievo spetti allora al Candide di Voltaire, o al Rousseau che unisce pensar filosofico, istanze educative, passione politica e schermata autobiografia. Ma per passare dal conte al romanzo, dall’apologo e dai trattati a personaggi complessi che pure mantengono una forte allure speculativa, bisognava lasciare il Settecento, sperimentare il Romanticismo, nutrire nel secolo successivo le rêveries dei nuovi promeneurs solitaires con l’inquietudine e gli interrogativi di Dostoevskij, Kafka, Sartre, Camus, e di Pirandello, Proust, Musil…, di quanti hanno accompagnato la passione per il racconto con lo smascheramento di ogni ingannevole teodicea. Riconducendo il romanzo, a partire dall’ironica pensosità cervantina, ai borgesiani intrecci, alle ansie esistenziali. Ma, in assenza di dichiarazioni, dove trovare la prova della presenza del philosophique nel romanzo, o come individuare testi a cui si addica la definizione di roman philosophique? Questo libro, progettato e curato da Anna Dolfi, non solo pone il problema, ma tenta di rispondervi, mentre intreccia le idee del/da romanzo con le teorie costruttive, e attiva il confronto tra insignificante e significanza, emblemi e codici mitici, semiosi e destino, osservando come il linguaggio, nello sfilare degli autori, modifichi se stesso fino ad arrivare alla figuratività del graphic-novel. Punto estremo d’arrivo per un percorso che – per campioni – fissa significativi frammenti nel caleidoscopio per altri versi infinito del narrare.
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Actas de conferencias sobre el tema "Culture costruttive"

1

Ragosta, Annamaria y Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." En HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Resumen
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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