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TOSCO, D., F. LIMONGELLI y I. SANTANGELO. "COSTO DI PRODUZIONE DEL NOCCIOLO IN CAMPANIA." Acta Horticulturae, n.º 351 (enero de 1994): 173–88. http://dx.doi.org/10.17660/actahortic.1994.351.17.

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Pasour, E. C. "Marginal Cost Pricing: Implications for Public Utility Regulation*". Journal of Public Finance and Public Choice 5, n.º 1 (1 de abril de 1987): 45–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117534.

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Abstract I sostenitori della tesi della fissazione del prezzo sulla base del costo marginale ritengono desiderabile dal punto di vista sociale che le imprese producano fino a quando il prezzo della produzione supera il costo marginale.Peraltro, i costi marginali sono costi di opportunità, la cui natura è soggettiva e, quindi, non osservabile. Ne consegue che il tradizionale approccio alia regolamentazione economica si fonda su di un’ipotesi erronea: che le stime sui costi e sui profitti delle imprese compiute dalla commissione regolamentatrice possano coincidere con le stime dell’imprenditore. Le analisi qui svolte dimostrano che difficoltà d’informazione impediscono di seguire la regola della determinazione del prezzo sulla base del costo marginale.II procedimento logico attraverso cui si è giunti alia regola del costo marginale si basava sul modello della concorrenza perfetta. Tuttavia, le difficoltà d’informazione messe in evidenza fanno ritenere che il solo modo per stabilire prezzi concorrenziali è quello di «avere» un sistema competitivo nella realtà.
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Scudo, Gianni y Matteo Clementi. "La progettazione ambientale delle filiere alimentari orientata allo sviluppo bioregionale". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093004.

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Il testo presenta strumenti di analisi e progetto di filiere alimentari elaborati nella ricerca ‘Bioregione'. Lo studio mira ad approfondire i processi che connettono domanda e offerta in un ambito territoriale definito e a formulare scenari migliorativi. Le filiere interessano i principali alimenti che compongono la domanda aggregata associata alla ristorazione collettiva nelle diverse fasi, dalla produzione in campo al conferimento al centro cottura, al consumo e alla gestione degli scarti. Gli indicatori utilizzati sono la domanda energetica complessiva (energia primaria non rinnovabile), la contabilità di terreno agricolo produttivo per quantità di prodotto o pasto equivalente e il costo di produzione. Essi costituiscono strumenti sperimentali di riferimento per una pianificazione territoriale locale che metta al centro un nuovo modello metabolico campagnacittà ambientalmente sostenibile.
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Ritzer, George y Nathan Jurgenson. "Produzione, consumo, prosumerismo: la natura del capitalismo nell'era del "prosumer" digitale". SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, n.º 43 (septiembre de 2012): 17–40. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043003.

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Resumen
Questo articolo affronta il tema del capitalismo del prosumer. Il prosumerismo coinvolge sia la produzione che il consumo anziché che concentrarsi soltanto su un singolo aspetto. Le prime forme di capitalismo (della produzione e del consumo) sono state a loro volta contraddistinte da forme di prosumerismo. Considerando la recente esplosione dell'user-generated content online, abbiamo ragione di considerare come le forme di prosumerismo siano sempre piů rilevanti. Nel capitalismo dei prosumer, il controllo e lo sfruttamento assumono forme diverse rispetto a quelle del capitalismo tradizionale: c'č una tendenza verso il lavoro non retribuito, piuttosto che quello salariato e verso un'offerta di prodotti a costo zero e il sistema č caratterizzato dall'abbondanza piuttosto che dalla scarsitŕ. Queste tendenze fanno pensare a un nuovo tipo capitalismo, quello dei prosumer.
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Laband, D. N. y J. P. Sophocleus. "The Social Cost of Rent-Seeking: First Estimates*". Journal of Public Finance and Public Choice 5, n.º 2 (1 de octubre de 1987): 127–33. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344316.

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Abstract Sin dalle prime formulazioni del problema della ricerca di rendite parassitarie (rent-seeking) gli studiosi si sono concentrati sugli aspetti teorici, senza verificarne empiricamente il costo sociale.Viene qui tentata una prima quantificazione di questo fenomeno, anche se le difficoltà di misurazione fanno ritenere che le stime così ottenute costituiscano soltanto una prima approssimazione.A questo fine viene effettuato un confronto fra attività bancaria, considerata come l’indicatore del livello di produzione reale, ed attività forense, che si suppone indichi situazioni di rent-seeking quando superi un certo livello.Dalle stime effettuate risulta che negli Stati Uniti il costo sociale del rent-seeking sarebbe pari a 902,5 miliardi di dollari 1985, corrispondenti al 22,6 per cento del prodotto interno lordo.
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Paris, Quirino. "Certezze e novitŕ in economia della produzione". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (agosto de 2009): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/qu2009-003001.

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Resumen
- Michele De Benedictis has for some time taken an interest in behavioral models for agricultural entrepreneurs. Often, such models are specified by means of a production function and a cost function with the associated derived demands for inputs. In order to make such models operational in a given empirical setting, the approach in the traditional literature has been to estimate either the production function and the associated first order conditions or the system of derived demand functions for inputs. This paper proposes an encompassing approach which consists in the joint estimation of the production function and the associated first order conditions and the system of derived demand functions. Empirical verification lends support to the hypothesis that full utilization of the available information requires a primal-dual approach, as presented in this paper.EconLit Classification: C600, D210Keywords: Production Function, Cost Function, Primal-Dual Method, Joint EstimationParole chiave: Funzione di produzione, Funzione di costo, Metodo primario-duale, Stima congiunta
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Holcombe, Randall G. "The Origin of the Legislature *". Journal of Public Finance and Public Choice 11, n.º 1 (1 de abril de 1993): 3–18. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539572.

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Resumen
Abstract I due modi di produzione della legge sono la legislazione e l’evoluzione basata sull’interpretazione innovativa della legislazione preesistente.Il presente scritto confronta questi due modi, prendendo come esempio la legislazione dell’antica Roma, nella quale vigeva in origine il sistema evolutivo, che dovette tuttavia cedere il passo all’attività legislative man mano che l’espansione imperiale romana rendeya urgente l’introduzione di nuove normative. A fronte del vantaggio della rapidità nella elaborazione normativa, e quindi della maggior flessibilità del sistema giuridico, il «costo» della legislazione era costituito dalla rinuncia alia stabilità del sistema giuridico, con possibili influenze di carattere politico e serie conseguenze inintenzionali dei provvedimenti legislativi.Proprio per evitare tale costo si è sviluppato il moderno costituzionalismo, che si può quindi considerare una conseguenza del concetto di legislazione che ha avuto origine nel senato romano.
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Cavalieri, Duccio. "Valore e costo reale di produzione. Un riesame del problema, dopo la "New Value Controversy"". STUDI ECONOMICI, n.º 102 (junio de 2011): 5–47. http://dx.doi.org/10.3280/ste2010-102001.

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De Cicco, Maria Cristina. "Diritti fondamentali e minori dal punto di vista del civilista. Quale tutela? Doi: 10.5020/2317-2150.2015.v20n3p917". Pensar - Revista de Ciências Jurídicas 20, n.º 3 (29 de diciembre de 2015): 917–40. http://dx.doi.org/10.5020/23172150.2012.917-940.

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Resumen
Partendo dal tema centrale dell’incontro, “Violenza e diritti umani: il ruolo delle ONGs e delle OGs nella rielaborazione, da parte dei ricercatori, delle politiche pubbliche sulla lotta contro le aggressioni ai diritti umani”, si vuole affrontare la questione relativa allo sfruttamento del lavoro minorile. Parlare di diritti umani e di dignità dell’uomo, oggi, è sempre di piú un’esigenza pressante. Invero, la dignità dell’uomo è un concetto caratterizzato da assolutezza: ogni uomo, pertanto, in quanto tale, è degno quanto qualsiasi altro uomo, a prescindere dalla razza, dalla nazionalità, dalla religione e dalla condizione sociale. L’accoglimento del concetto secondo il quale i diritti umani e, quindi, la dignità dell’uomo integrano un valore assoluto, fa sí che i medesimi diventino la misura attraverso la quale poter anche valutare la qualità dello sviluppo c.d. «sostenibile». La dignità dell’uomo, dunque, è da ascrivere nell’àmbito dei princípi inderogabili del nostro ordinamento, principio di ordine pubblico costituzionale. Conferma di tale assunto, inoltre, nell’àmbito del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, si ha dall’art. II-61, articolo di apertura e posto al vertice del catalogo dei diritti fondamentali, secondo il quale «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata». La clausola generale di dignità, dunque, peraltro già presente in molteplici testi normativi sopranazionali ed interni, viene a costituire uno dei princípi cardine del sistema italo-comunitario, un valore normativo di rilevanza sovraordinata, in antitesi al quale si pone, al contrario, una logica economicistica, esclusivamente produttivistica, ispirata al profitto e, quindi, al mercato, affermerebbe il primato del mercato e della produzione anche a costo di violare la dignità dell’uomo e i diritti umani.
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Palandrani, Tiziana. "Il sogno di Chopin nell’autobiografia di George Sand". Eikon / Imago 11 (1 de marzo de 2022): 299–310. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.77627.

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Nel presente lavoro viene analizzato il sogno di Chopin raccontato da George Sand nell'ultimo volume di Histoire de ma vie, dal punto di vista della produzione letteraria dello scrittore, e includendo il contesto artistico-letterario del tempo in cui furono modificato i loro ricordi. Nell'analisi generale della sua opera di lei suscita una ricorrenza di motivi topici; Tra tutti, il Tema della morte per acqua compare dalle sue prime alle ultime produzioni, compresa la narrazione su Chopin, e segnando coincidenze estetiche con alcuni dipinti dell'epoca (in particolare con l'Ofelia di Millais, nel corpo immerso nell'acqua e nel condizione di pre-morte). Tenendo conto dell'intenso impatto che avranno gli scritti di George Sand sulla ricezione dell'immagine del compositore, questo articolo esamina alcuni aspetti che accompagneranno la rappresentazione pittorica e letteraria di Fryderyk Chopin e ipotizza che sul racconto del sogno chopiniano pesino più accorgimenti poetici che una totale aderenza alla realtà dei fatti.
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Crepaldi, Gabriella. "Gli acquisti eco-sostenibili nel nuovo Codice dei contratti pubblici italiano: considerazioni sul life cycle costing". Revista do Direito 1, n.º 54 (8 de enero de 2018): 86. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v1i54.12046.

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L’inquadramento normativo degli appalti verdi in Italia - II. Costi, prezzi e offerte più vantaggiose - III. Il costo del ciclo di vita – IV. Il ciclo di vita come canone di pertinenza: cautele – V. Medie-piccole-micro imprese, produzioni chilometri zero e filiera corta – VI. Osservazioni conclusive sulla qualificazione ambientale delle stazioni appaltanti (e degli enti)
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Giusti, Nicoletta. "Corto circuiti tra produzione e consumo nell'editing delle collezioni di moda". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 105–17. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116010.

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Resumen
In questo articolo l'autrice intende mostrare come sia opportuno utilizzare il concetto beckeriano di editing per analizzare il processo creativo nella moda e come l'utilizzo di questo concetto come categoria euristica permetta di mettere in evidenza importanti circolaritŕ tra produzione e consumo. Attraverso l'analisi empirica del lavoro nel processo di concezione delle collezioni viene confermata l'impossibilitŕ di separare concettualmente produzione e consumo, organizzazione e mercato nell'industria della moda.
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Pierazzo, Elena. "Quale infrastruttura per le edizioni digitali:". Textual Cultures 12, n.º 2 (29 de agosto de 2019): 5–17. http://dx.doi.org/10.14434/textual.v12i2.27685.

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Resumen
L’articolo riflette sui modi di produzione delle edizioni scientifiche digitali, lamentandone i costi eccessivi che di fatto escludono i giovani ricercatori dalla loro produzione. Utilizzando una metafora presa in prestito dal mondo della moda, le edizioni scientifiche digitali esistenti sono paragonate all’haute couture e al prêt-à-porter: l’autrice distingue infatti le edizioni specializzate, caratterizzate dai costi elevati e dall’essere costruite “su misura” (haute cou- ture) da quelle seriali, caratterizzate da una certa uniformità e dai costi ridotti (prêt-à- porter), auspicando una più generale diffusione di quest’ultimo modello. La seconda parte dell’articolo riflette sulle caratteristiche delle edizioni seriali e loro relazioni con le edizioni specializzate. This article reflects on current ways of producing digital scholarly editions, noting that they typically involve excessive costs that effectively exclude young or independent scholars from undertaking their production. Using a metaphor borrowed from the world of fashion, exist- ing digital scholarly editions are described as either ‘haute couture’ or ‘prêt-à-porter’: that is, either specialized editions characterized by high costs and by production ‘to measure’ (haute couture), or those that use existing frameworks and so are characterized by a certain unifor- mity and reduced costs (prêt-à-porter). The article argues for a wider diffusion of the latter model, but the second part presents a reflection on the characteristics of these editions and their productive interactions with the more specialized type of edition.
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Bianco, Gianni y Pierluigi Cecati. "Costi di produzione ed erogazione di acqua potabile. Una proposta di analisi dell'efficienza". ECONOMIA PUBBLICA, n.º 1 (abril de 2009): 79–116. http://dx.doi.org/10.3280/ep2008-001003.

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- Water will be a basic problem in the future of the world. At the moment in Italy the main problem lies in water reserve reductions facing a growing demand, while for drinkable water more and more administrator authorities are facing a budget deficit. The causes of this national and local situation are the administrative monopoly and the absence of planning and coordination policies, that would rationalize water use without rationing it, starting from an awareness of the costs of different involved variables. The economic quality of spring and consumption water, the oldness of the waterworks and pipe networks, the extreme fragmentation of waterworks (often of minimal dimension), their territorial localisation, the absence of a common method of charges, the scanty use of analysis of management, are some of the causes of a unique and surprising variability of costs, proceeds and tariffs. This paper analyzes the generation and the structure of the costs of drinkable water in an area representative of many national characteristics on the environmental, physic and socio-economic level. The quest for more efficient forms of management and for a more transparent determination of the tariffs has been carried on through the use of custom indexes of productivity and of production. These indexes summarise the existence of scale economies, of pipe network related diseconomies, and of economies of localisation and density of the consumers. The paper presents a synthesis of the observations gathered from about two hundred waterworks subdivided by owner and entrepreneurial typologies
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Postiglione, Luigi. "Popolazione e fame nel mondo: agricoltura, alimenti, sviluppo". Medicina e Morale 53, n.º 4 (31 de agosto de 2004): 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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Bonucchi, Decenzio, Francesca Facchini, Gianni Cappelli, Monica Spina, Antonio Granata, Andrea Bandera y Marcello Napoli. "Per una gestione Lean degli Accessi Vascolari". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 3 (14 de junio de 2013): 197–200. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1036.

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L'accesso vascolare per dialisi continua a sfuggire a una precisa organizzazione, capace di dare risposte al complesso problema demografico e clinico di pazienti comorbidi e sempre più anziani. Descriviamo l'intero processo gestionale alla luce dei principi del Lean Management (LM), filosofia gestionale divenuta un metodo di produzione industriale. I concetti cardine sono quelli di valore aggiunto per il paziente, di scarto (inteso come esposizione a un rischio) e di partecipazione del paziente e dell’ operatore alla revisione continua del prodotto (servizio) fornito. Si parte dalla materia prima (patrimonio vascolare), passando per la progettazione (riferimento tempestivo e controllo del territorio), la realizzazione chirurgica e il controllo del prodotto funzionante (monitoraggio). Per esempio, in termini consoni al LM, i CVC sono un magazzino troppo grande di parti di ricambio con un'elevata percentuale di difetti di produzione. La loro manutenzione (antibiotici, ricoveri, sostituzioni, trombolisi e stenting dei vasi centrali) costa molto e causa un elevato tasso di incidenti sul lavoro (per pazienti e operatori). Si tratta di un contratto non conveniente, perché serve a finanziare un'attività di scarso valore aggiunto e con un interesse passivo troppo elevato. Questo approccio richiede una crescita culturale che parte dalla creazione di un gruppo coordinato: gli attori sono stati più volte individuati (nefrologo, chirurgo vascolare, radiologo e infermiere di dialisi), ma spesso non esiste il coordinatore, che proponiamo di individuare secondo il modello organizzativo dei trapianti. Anche le Direzioni Sanitarie dovrebbero essere coinvolte in un cambiamento organizzativo cruciale per il contenimento prospettico dei costi.
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Greco, Lidia. "Produzione globale, lavoro e strategia sindacale: alcune riflessioni a partire dalla teoria delle catene globali del valore". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 123 (septiembre de 2011): 49–81. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123004.

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Partendo dai processi di riorganizzazione globale della produzione secondo catene del valore, l'articolo riflette sulle implicazioni per il lavoro, sulle sfide che esso si trova a fronteggiare e sulle risposte che sembrano delinearsi. Dopo un periodo di inevitabile disorientamento, l'articolo dŕ conto del rinnovato attivismo da parte del sindacato che si traduce, da un lato, nell'elaborazione di strategie più adeguate alla mutata organizzazione del lavoro e, dall'altro, nella collaborazione con nuovi soggetti sociali e verso forme di regolazione del lavoro diverse da quelle tradizionali. La ristrutturazione della produzione con cui il capitale tenta incessantemente di superare la criticitŕ del lavoro si scontra infatti con una dimensione sostantiva incontrovertibile che consiste nel suo bisogno ultimo di realizzare l'accumulazione: esisterŕ sempre quindi un momento nel quale il capitale avrŕ la necessitŕ di definire una dialettica socio-spaziale.
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Mosso, Angela, Simonetta Mazzarino, Filippo Brun y Stefano Lacaria. "Costi di produzione e mercato di un nuovo formaggio legato al territorio: il Pič Montano". ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE, n.º 1 (agosto de 2011): 515–20. http://dx.doi.org/10.3280/ecag2011-001025.

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Carretero García, Ana. "Impactos sociales, económicos y medioambientales derivados de la pérdida y el desperdicio de alimentos". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 127–39. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.9.

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Lo scopo dell’articolo è di presentare le condizioni sociali, economiche e ambientali della perdita e dello spreco di cibo. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate in tutto il mondo e circa 1 miliardo di persone soffrono di malnutrizione. Per contrastare queste tendenze negative,la Commissione europea ha preparato una nuova piattaforma Internet europea dedicata alle questioni relative alla lotta contro la perdita e lo spreco alimentare. È una forma di sostegno per tutti i soggetti che operano per eliminare lo spreco alimentare in ogni fase di produzione, un luogo per divulgare le migliori pratiche di mercato nel campo della produzione agricola, uno strumento per monitorare i progressi nella lotta contro la perdita e lo spreco alimentare e una forma di incoraggiamento per avviare le cooperazioni intersettoriali. Secondo l’autrice, le azioni intraprese dall’Unione europea nell’ambito discusso meritano l’approvazione, tuttavia non sono sufficienti. Il fenomeno dello spreco alimentare è condizionato da molti fattori che influenzano la finale e reale qualità del prodotto. In particolare si tratta dei costi sociali e ambientali generati dalla produzione e dal trasporto, nonché in relazione al processo di preparazione degli alimenti per il consumo. Al fine di contrastare la situazione, andrebbero intraprese azioni volte a introdurre cambiamenti significativi nel modo in cui il cibo è prodotto, trasformato, distribuito e consumato, il che contribuirebbe a creare un processo produttivo più sostenibile dal punto di vista ambientale e socialmente responsabile.
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Mazzanti, Edoardo. "Brevi note sulla tutela penale della produzione alimentare locale". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (enero de 2021): 63–76. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002005.

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Il lavoro offre una breve rassegna delle fattispecie penali applicabili a difesa della produzione alimentare locale. Introdotto il tema dell'origine dei prodotti alimentari ai fini penali, il contributo dà conto, prima, dei delitti del Titolo VIII Capo II del codice penale; poi, della complessa disciplina a difesa del made in Italy, contenuta nella legge n. 350/2003. Evidenziate le principali criticità dell'assetto attuale, nella parte finale si prospettano schematicamente alcune possibili direttrici di riforma.
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Antoniucci, Valentina y Giuliano Marella. "Torri incompiute: i costi di produzione della rigenerazione urbana in contesti ad alta densità". SCIENZE REGIONALI, n.º 3 (octubre de 2014): 117–24. http://dx.doi.org/10.3280/scre2014-003007.

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Risso, Roberto. "Gli ammonitori di Giovanni Cena: un romanzo sociale". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (26 de marzo de 2020): 297–311. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910902.

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L’analisi del romanzo Gli ammonitori mette in evidenza come l’opera sia il frutto della rappresentazione della società torinese a cavallo dei due secoli, Ottocento e Novecento, e come l’autore abbia voluto fornire un breve, intenso e potente ritratto dello sviluppo della coscienza e dell’azione di un tipografo autodidatta, fino alle estreme conseguenze. Qui si dà conto del contesto sociale, storico e letterario dell’opera, con riferimenti puntuali a libri e quadri che hanno avuto influenza diretta sulla genesi del romanzo. Allo stesso tempo, si vuole inserire l’opera nel contesto della produzione poetica dell’autore, evidenziandone i temi costanti e le linee di sviluppo del pensiero, attraverso l’analisi di versi, lettere e taccuini. Si dà anche conto di alcune scelte fondamentali operate dall’autore del romanzo, nel passare dalla pubblicazione a puntate in rivista all’edizione in volume.
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Sciomer, Susanna y Federica Moscucci. "Menopausa e rischio cardiovascolare: come educare le donne alla prevenzione". CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, n.º 1 (31 de mayo de 2022): 31–33. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-7.

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La menopausa costituisce un momento cruciale della vita della donna non solo dal punto di vista riproduttivo ma anche dal punto di vista fisiopatologico. Il calo della produzione ovarica di estrogeni determina una ridotta stimolazione di beta recettori endoteliali e miocardici che sono alla base di processi patologici quali le alterazioni del microcircolo coronarico o lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata. Tali alterazioni si associano a quelle indotte da altri fattori di rischio cardiovascolare. È fondamentale in tale contesto prendere coscienza e trattare i fattori di rischio classici e quelli genere-specifici per non favorire l’insorgenza di patologie che incidono sugli eventi, sulla qualità della vita e sui costi sanitari.
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Ferretti, Francesco. "Una replica". PARADIGMI, n.º 1 (abril de 2010): 135–42. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001011.

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Nel suo commento a Perché non siamo speciali, Marco Mazzone sottolinea la difficoltŕ di dar conto della flessibilitŕ del comportamento umano all'interno di una prospettiva modularista del mentale. La mia replica si basa sull'analisi del ruolo dell'intelligenza nei processi di produzione-comprensione linguistica. In particolare, la mia idea č che l'intelligenza, piuttosto che una specifica facoltŕ, sia una proprietŕ della mente come un tutto. Da ciň segue che non č possibile barattare l'intelligenza - come vorrebbe Mazzone - con le funzioni esecutive: l'interazione tra sistemi cognitivi, piuttosto che un ostacolo, rappresenta la condizione per la flessibilitŕ della mente umana.
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Parente, Lucia Maria Garzia. "Nell’occhio di María Zambrano: tra immagine pittorica e ragione poetica". Bajo Palabra, n.º 25 (14 de junio de 2021): 77–100. http://dx.doi.org/10.15366/bp2020.25.004.

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Resumen
L’esperienza estetica di María Zambrano è articolata intorno ad un centro di valori sensibili dell’uomo. Valori che gli permettono di sentire costantemente la necessità ed il desiderio di andare oltre, di guardare in altro modo la semplice fruizione artistica e, così, tendere verso quel nucleo etico incarnato nella sua stessa esistenza: della sua esistenza unica del e nel cosmo. Vogliamo centrare la nostra riflessione su alcuni dettagli della sua produzione estetica, che denota una rara sensibilità filosofica nel deserto desolato della barbarie del xx secolo, per identificare quell’incanto speciale dello sguardo zambraniano orientato alla bellezza: unica possibilità per l’essere umano di non perdersi nei meandri dell’oscurità del mondo e, in molti casi, della sua anima.
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Vidoli, Francesco y Rita Mileno. "Un confronto tra modelli DEA (Data Envelopment Analysis) e MARS (Multivariate Adaptive Regression Splines) nella stima dell'efficienza produttiva nel ervizio idrico integrato in Italia". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 2 (junio de 2010): 5–37. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-002001.

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Il sistema idrico in Italia č caratterizzato da una moltitudine di forme organizzative e da costi ampiamente divergenti, derivanti sia da differenze industriali, ma anche da inefficienze. L'obiettivo del presente lavoro č quello di valutare l'efficienza tecnica nell'anno 2008 attraverso una metodologia non-parametrica particolarmente flessibile. Da un punto di vista metodologico, viene presentata una metodologia originale basata sui modelli MARS (Multivariate Adaptive Regression Splines), utilizzati per stimare la funzione di produzione sulla frontiera efficiente senza, al contempo, esplicitare ex-ante una specifica forma funzionale. I risultati dell'applicazione di tale metodologia sono stati messi a confronto con quelli derivanti dalla tecnica DEA evidenziando forti differenze specialmente tra aziende che operano in aree metropolitane e aree a bassa densitŕ abitativa.
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Linney, A. D., A. C. Tan, R. Richards, J. Gardener y W. R. Lees. "Visualizzazione tridimensionale del corpo umano per diagnosi e per programmazione chirurgica". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 4 (noviembre de 1992): 483–88. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500412.

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Viene descritto un sistema che produce rappresentazioni di superfici anatomiche basandosi su immagini ottenute mediante tomografia assiale computerizzata a raggi X, risonanza magnetica ed ecografia. Le rappresentazioni vengono create per mostrare il carattere tridimensionale (3D) dell'anatomia interna ed esterna. Le immagini possono essere sezionate e manipolate sullo schermo come se fossere l'oggetto tridimensionale che rappresentano. Con questo sistema è possibile pianificare interventi chirurgici per simulazione. È inoltre possibile esporre ed isolare strutture sottostanti di un oggetto anatomico, aumentando così il valore diagnostico dei dati di partenza. Tale sistema di rappresentazione fornisce anche dati per l'azionamento di una fresatrice a controllo numerico per la produzione di modelli anatomici, protesi e impianti. Le esigenze di pianificazione nella chirurgia maxillofacciale sono particolarmente marcate. Va considerata sia la funzione, sia l'estetica facciale1. I sistemi di pianificazione ricorrono ad una combinazione di fotografie, modelli e radiografie planari nel tentativo di tenere conto della natura tridimensionale dell'anatomia. Quindici anni fa i progressi nella tecnologia informatica e della rappresentazione, insieme alla disponibilità della tomografia assiale computerizzata a raggi X (TC), permisero di avviare la creazione di una unità di lavoro per clinici facente uso di grafici al computer per simulare, pianificare e prevedere il risultato della chirurgia maxillofacciale. Benchè inizialmente le applicazioni cliniche fossero alquanto limitate, esse sono notevolmente aumentate con il costante miglioramento dei computer e degli algoritmi. Oltre alle applicazioni originarie, esse comprendono ora: la cranioplastica, la diagnosi radiologica complessa, l'analisi di fratture, l'osservazione del feto e la produzione di impianti scheletrici adattati. Sono allo stato esplorativo le applicazioni in campo neurologico.
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Zabłocka, Maria. "Romanistyka polska od 1980 roku". Prawo Kanoniczne 37, n.º 1-2 (15 de junio de 1994): 189–222. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1994.37.1-2.07.

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La lettura dei materiali bibliografici sulla romanistica polacca porta ad osservare che, negli ultimi anni, questo campo d’indagine ha beneficiato di un rigoglioso sviluppo. II numero degli scritti dedicati al diritto e al pensiero antichi nonché al loro influenza su epoche posterioriè cosi considerevole che sembra uguagliare la produzione romanistica degli ultimi 35 anni. Nel presente articolo mi limitero pertanto a darne una presentazione estremamente succinta, rinunciando al discorso più articolato. In questo inventaio si è tenuto conto degli scritti di romanistici (ma soltanto concernenti il diritto e il pensiero antichi), delle recensioni di testi polacchi e stranieri nonchè di quelle opere di autori - in primo luogo storici - legati a campi d’indagine diversi, ma affini che risultassero importanti per gli studiosi di diritto romano.
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Corň, Giancarlo. "L'economia italiana nei sentieri del capitalismo imprenditoriale". ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 69–95. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030004.

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Questo articolo analizza i problemi della bassa crescita che l'economia italiana ha vissuto nell'ultimo decennio, aggravati da una recessione globale che ha colto la parte piů dinamica del tessuto produttivo in una fase di cambiamenti strutturali. Nella prima parte l'articolo si sofferma su alcune delle possibili cause della modesta dinamica della produttivitŕ, quali la persistenza di dualismi strutturali e geografici nell'economia nazionale, gli effetti della flessibilitŕ del lavoro e degli intensi fenomeni migratori, le specificitŕ del modello di innovazione senza ricerca. Nella seconda parte l'articolo propone una analisi dei diversi percorsi di trasformazione che da anni le imprese hanno avviato per rispondere ai cambiamenti del contesto competitivo. In particolare, l'incremento di qualitŕ e la ricerca di eccellenza nei prodotti e nel turismo, lo sviluppo e l'integrazione tecnologica nell'industria, l'organizzazione internazionale della produzione, la crescita dei servizi innovativi per le imprese e l'affermazione di una economia dei servizi di prossimitŕ collegati alla salute, alla cultura e all'ambiente.
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Bernstein, Henry. "Alcune dinamiche di classe del lavoro rurale nel Sud del mondo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 16–31. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128002.

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Questo articolo delinea e illustra un quadro teorico per indagare le dinamiche di classe rurali del capitalismo. Idee chiave di analisi in questo contesto comprendono: (i) la mercificazione delle condizioni di riproduzione del lavoro; (ii) un cambiamento sistemico dalla coltivazione all'agricoltura nel capitalismo moderno consolidatosi a partire dagli anni settanta dell'ottocento; (iii) la piccola produzione di beni agricoli per il mercato e (iv) la differenziazione dei piccoli produttori. Queste idee sono combinate in cinque tesi sul destino molto dibattuto dei contadini nel mondo moderno che generano ulteriori concetti di "capitale agrario al di lŕ della campagna", "agricoltura al di lŕ della fattoria", e "‘lavoro rurale al di lŕ della fattoria". L'articolo conclude con l'argomento che molti di coloro definiti come "contadini" o "piccoli agricoltori", in particolare nel Sud, sono meglio compresi come una componente importante delle "classi del lavoro". Questo č illustrato con dati aggregati sull'occupazione in agricoltura e la quota di popolazione rurale adulta che svolge attivitŕ agricola per conto proprio quale attivitŕ economica primaria nelle principali regioni del Sud.
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Ballarino, Gabriele, Daniele Checchi, Carlo Fiorio, Stefano Iacus, Marco Leonardi y Giuseppe Porro. "La valutazione dell'efficacia del "sistema delle doti" della Regione Lombardia: modelli statistici e criticitŕ nella progettazione". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 49 (mayo de 2012): 39–76. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049004.

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Il contributo descrive e commenta un esercizio di valutazione svolto per conto della Regione Lombardia nel biennio 2009-2011. Oggetto della valutazione era una serie di programmi (le "doti") rivolti all'inserimento occupazionale di categorie di soggetti variamente svantaggiati, che ricevono voucher con cui accedere a servizi per l'impiego forniti da operatori accreditati, sia pubblici che privati. Il fine della valutazione era la produzione di un ranking per la valutazione dell'efficacia del servizio dei vari operatori. L'articolo descrive in primo luogo i dati che sono stati resi disponibili al gruppo dei valutatori e, a partire da questi, una serie di criticitŕ collegate al disegno del programma. Quindi vengono descritti i modelli statistici utilizzati: due versioni di un modello multilivello a effetti casuali e un modello di analisi della frontiera di efficienza (DEA). Infine, si spiega perché il ranking cosě costruito non č utilizzabile operativamente e cosa si puň fare per superare le criticitŕ e ottenere una valutazione completa e soddisfacente di importanti politiche pubbliche analoghe a quella descritta in questo lavoro.
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Cristini, Guido. "Crisi dei consumi e marca commerciale: le opportunitÀ di copacking per le PMI alimentari". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 3 (octubre de 2012): 57–83. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003004.

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Nel corso dell'ultimo biennio la crisi dei consumi che ha investito anche il settore dei prodotti di largo consumo ha determinato mutamenti rilevanti in ordine alle condotte competitive sia delle imprese industriali di marca che delle insegne distributive. Tra i fenomeni che maggiormente hanno connotato il mercato in oggetto, conviene citare lo sviluppo della marca commerciale anche per le implicazioni che ne derivano per le Piccole e medie imprese1 industriali operanti nel comparto alimentare. Infatti, per una parte di tali imprese la produzione per conto rappresenta, non solo una minaccia, quanto una delle opzioni piů rilevanti sotto il profilo strategico e operativo. In questo contesto, il presente paper intende approfondire il tema delle opzioni di natura strategica che i copacker hanno di fronte, nonché analizzare le politiche di natura produttiva logistiche e di marketing da perseguire al fine di assicurarsi delle relazioni di sub-fornitura durevoli. Il lavoro analizza, pertanto, le politiche di integrazione verticale delle funzioni all'interno della filiera in questione, nel tentativo di comprendere se il processo di integrazione/ disintegrazione delle funzioni in questione abbia prodotto una maggiore efficienza complessiva della filiera o se, al contrario, si sia limitato ad avvantaggiare solo uno dei due attori.
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De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle". STORIA URBANA, n.º 168 (noviembre de 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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Vertecchi, Giulia. "Dal grano al biscotto. Elementi per una storia della politica annonaria di Venezia fra XVII e XVIII secolo". STORIA URBANA, n.º 134 (junio de 2012): 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134004.

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Approvvigionamento - Alimentazione - Conservazione e distribuzione dei grani Venezia, secc. XVII-XVIIIL'obiettivo di questo articolo č di delineare, attraverso l'analisi delle fonti archivistiche, i cambiamenti nel sistema annonario di Venezia nei secoli XVII e XVIII. Questi cambiamenti ebbero inizio con lo scoppio della guerra di Candia e si svilupparono nel secolo seguente. Il contributo si concentra su tre temi principali: in primo luogo il ruolo del biscotto per compensare le fluttuazioni del prezzo del grano e per abbassare i costi di stoccaggio del surplus. Il biscotto era un alimento facile da trasportare e conservare per le esigenze militari ed era certamente utilizzato come alimento per l'esercito e la flotta; tuttavia č che un fabbisogno di 4.700 tonnellate all'anno richiedeva ingenti risorse e un'organizzazione considerevole per seguire la produzione. Un secondo nucleo dell'articolo esamina il ruolo delle scorte, non tanto durante gli anni di penuria, ma soprattutto quando i raccolti erano abbondanti. In questo modo č possibile analizzare le strategie impiegate dal governo in un momento particolarmente critico, poiché i prezzi scendono negli anni in cui i raccolti sono abbondanti, ma č in questi anni che aumentano i costi di stoccaggio. In terzo luogo si affronta il problema di una forma di speculazione finanziaria grazie alla quale anche le persone piů ricche riuscivano a usufruire di un'agevolazione fiscale nel pagamento della principale imposta diretta, la decima. Una lettura attenta dei documenti «non-quantitativi» fornisce una comprensione della complessitŕ del rapporto tra politica fiscale e le scelte economiche del governo, portando alla luce la complessa composizione della societŕ e i suoi contrasti interni
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Desideri, Paola. "Origini e sviluppi delle analisi e delle teorie sul linguaggio politico: (1920-1960)". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 41–53. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.41-53.

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Scopo di questo contributo è di ricostruire le origini e gli sviluppi degli studi, sia teorici che applicati, sul linguaggio politico dal 1920 al 1960, a cominciare dagli articoli di alcuni autorevoli formalisti russi pubblicati nel 1924 sulla rivista sovietica Lef. Vengono ripercorse le tappe fondamentali di questo interessante e complesso settore di studi, che vede, soprattutto negli anni Trenta, le prime analisi applicate indirizzate all'esame delle peculiarità stilistiche degli idioletti di tre capi carismatici che hanno fatto la storia del primo Novecento: Lenin, Hitler e Mussolini. Di tali linguaggi sono particolarmente messi in luce quei tratti semantici e retorici che, lessicalizzati da parole d'ordine e slogan ad effetto, hanno reso possibile quel passivo e irrazionale rapporto popolo-capo che ha caratterizzato inquietanti regimi nel secolo scorso. Inoltre sono prese in considerazione le prime teorie novecentesche sulla specificità del discorso politico, del quale si tenta di identificare modi e usi, tenendo conto del comportamento segnico di questa particolare produzione linguistica. A tale riguardo, la teoria predominante è certamente quella della Content analysis, che, a partire dagli anni 1930-1940 in avanti, sarà il punto di riferimento metodologico per intraprendere ricerche, anche quantitative, sulla persuasione politica e sulle strategie comunicative di massa.
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Zucchini, Francesco. "VETO PLAYERS E INTERAZIONE FRA ESECUTIVO E LEGISLATIVO: IL CASO ITALIANO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 1 (abril de 2001): 109–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029567.

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Introduzione La maggior parte degli studi sul parlamento italiano durante la prima repubblica, rende conto delle caratteristiche permanenti della produzione legislativa (Di Palma 1978; 1987). Gli studiosi che hanno prestato attenzione al mutamento hanno finito per considerarlo come la manifestazione matura di quei fattori. Sia le spiegazioni delle caratteristiche generali del processo legislativo nel parlamento italiano, sia le spiegazioni della sua evoluzione nel tempo appaiono problematiche. Se per esempio la polarizzazione e la sfiducia reciproca fra le principali forze politiche servono a spiegare l'assenza (o la presunta assenza) di grandi riforme e sostanziali mutamenti di politica (Di Palma 1978; Sartori 1974), perché è proprio quando la polarizzazione, e verosimilmente anche il grado di sfiducia, si attenuano che il governo fatica maggiormente a ottenere per vie ordinarie l'approvazione dei propri disegni di legge, normalmente dal contenuto più ambizioso e indirizzati ad una platea più ampia di quelli di origine parlamentare? Se l'elevato grado di consenso nell'approvazione delle leggi è una conseguenza della peculiare attitudine culturale della nostra classe politica all'accordo, se non addirittura alla collusione (Pizzorno 1993), perché lo stesso fenomeno è presente in altri sistemi politici, come per esempio negli Stati Uniti, della cui somiglianza culturale al caso italiano è lecito dubitare?
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Mugarra, Miriam Velazco. "Derecho Agrario: instrumento del desarrollo agrícola y rural". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 159–69. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.12.

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Resumen
L’obiettivo dell’articolo è di presentare le sfide contemporanee del diritto agrario in materia di sviluppo sostenibile delle zone rurali, tenendo conto delle politiche agricole attuate a livello locale, regionale, internazionale e globale. Nello specifico si è cercato di approfondire l’influenza del c.d. approccio territoriale allo sviluppo sostenibile delle zone rurali e la sua importanza per il diritto agrario. Per attuare il concetto di agricoltura sostenibile a Cuba è necessaria un’implementazione decisiva del progresso tecnologico, una moderata, razionale ed economicamente giustificata intensificazione della produzione e un contenimento del degrado della produttività potenziale del suolo. È inoltre inevitabile ampliare e modernizzare l’infrastruttura tecnica delle zone rurali e delle aziende agricole stesse. Oltre alla necessità di aumentare il livello di istruzione e di conoscenza professionale da parte degli agricoltori, come anche il livello di consapevolezza ecologica, queste azioni richiedono un sostegno finanziario tramite stanziamenti del bilancio pubblico e dei fondi regionali. È anche necessario migliorare il reddito agricolo, in quanto esso determina le possibilità di intraprendere investimenti e attività pro-ecologiche, che a loro volta determinano la sicurezza alimentare del Paese. Secondo l’autore, l’approccio territoriale è uno strumento efficace che facilita la gestione pubblica delle zone rurali e contribuisce a un ulteriore sviluppo socio-economico della popolazione rurale.
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Stevenson, Judy. "Glass Lamps from San Vincenzo al Volturno, Molise". Papers of the British School at Rome 56 (noviembre de 1988): 198–209. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009600.

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LUCERNE VITREE DA SAN VINCENZO AL VOLTURNO, MOLISEA. S. Vincenzo al Volturno è stata rinvenuta un'interessante forma di lucerna vitrea, all'interno delle strutture della villa di V–VI secolo d.C.; “copie” di questa forma sono state riprodotte, nel IX secolo, nelle officine vetrarie annesse alla famosa abbazia benedettina. Queste lucerne possono essere riconosciute dalla forma dei manici, che si connettono alla parte superiore dell'orlo, staccandosi verticalmente da esso. Inoltre sembra che le lucerne fossero dotate di basi concave, in grado di sorreggere il pezzo, simili a quelle di una bottiglia. Le lucerne di V e VI secolo sembra avessero tre manici, laddove in quelle di IX se ne riscontrano solo due.È stato ricostruito il profilo completo di una lucerna databile fra V e VI secolo. Da altri tre siti di mia conoscenza provengono simili forme cronologicamente collocabili fra V e VI secolo: Belmonte presso Altamura, in Puglia; S. Giovanni di Ruoti presso Potenza, in Basilicata; via Carminiello ai Mannesi, a Napoli.Nell'articolo si discute l'ipotesi di una regionalizzazione della forma, nonché la possibilità di un unico centro di produzione per la regione, fra V e VI secolo; si adombra inoltre l'idea di una rinascita di tradizioni Romane e Tardo-Romane nel IX secolo.Altre forma di lucerne, come ad esempio quelle sospese a corto gambo, sono altresi ampiamente testimoniate a S. Vincenzo per ambedue i periodi di cui ci si sta occupando.
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degli, Uberti Stefano. "Da "Modou modou a Européen": rappresentazioni e auto-rappresentazioni. Il caso delle "migrazioni clandestine in piroga" dal Senegal". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (marzo de 2011): 99–116. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003007.

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Dal 2005 ad oggi, le onde dell'oceano Atlantico che si infrangono sulle coste del Senegal, del Gambia e della Mauritania, sono state solcate da decine di migliaia migranti (per la maggior parte senegalesi) che a bordo di piroghe hanno fatto rotta verso l'arcipelago spagnolo delle isole Canarie, rischiando la loro vita per "gagner l'Europe". Molti di essi, senza regolari documenti di espatrio, dopo aver trascorso un periodo di fermo temporaneo, sono stati forzatamente rimpatriati. In Senegal il fenomeno delle migrazioni in piroga ha innescato un meccanismo di produzione sociale di immagini e discorsi sull'emigrazione e sulla figura del migrante in rapporto all'"Altrove" europeo. Questo articolo desidera esplorare, in una prospettiva etno-antropologica, queste rappresentazioni/auto-rappresentazioni attraverso un'analisi che fa dialogare i significati veicolati dai media senegalesi e le narrazioni di migranti e non-migranti. Questa "dialettica del quotidia-no" ci racconta delle ambivalenze e delle trasformazioni in corso nella societŕ senegalese; mostra il ruolo assunto dal fenomeno delle migrazioni in piroga nel segnare un'inversione nella rappresentazione celebrativa del migrante. Lo studio delle costruzione sociale del migrante emerge allora come un terreno fertile per far luce sull'Altra sponda delle migrazioni e per interrogare le retoriche ufficiali sulle "migrazioni clandestine" dall'Africa.
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Spadaro, Carmela Maria. "Rivolte tra i gelsomini. Raccoglitrici di fiori in Calabria e diritti sociali nella seconda metà del Novecento (primi risultati di una ricerca)". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 451–84. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16895.

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Una vicenda poco nota, relativa ad una stagione di battaglie sindacali è quella di cui si resero protagoniste le raccoglitrici di fiori di gelsomino della Calabria jonica. Il loro lavoro rappresentò, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del ‘900, un elemento importante nella storia economica e sociale del territorio calabrese, favorendo la creazione di un’interessante rete di collegamento tra le numerose imprese agricole di piccole e medie dimensioni operanti nel territorio ed alcuni tra i più noti marchi dell’industriaprofumiera francese.L’acquisita consapevolezza del profilo “internazionale” e, dunque, dell’importanza del proprio lavoro nella promozione industriale e sociale del territorio, fu all’origine di una stagione di rivendicazioni, che sancirono un netto miglioramento delle condizioni lavorativeed una maggiore considerazione sociale per queste donne trovatesi improvvisamente, anche per effetto della disoccupazione maschile e dell’emigrazione, a ricoprire il ruolo di capo-famiglia; altresì posero all’attenzione del Parlamento la necessità di darericonoscimento normativo alle istanze delle lavoratrici. Nella lotta sindacale condotta da queste pioniere dei diritti delle lavoratrici si intrecciarono, ad un certo punto, interessi che rischiarono di snaturane il significato, ma esse seppero tenere testa alle strumentalizzazioni che provenivano da varie parti, battendosi solo per i loro diritti.La crisi del settore, determinata da un eccesso di produzione rispetto alla domanda e dalla concorrenza di alcuni paesi esteri (Egitto, Israele, Spagna, Algeria, Tunisia), che poterono giovarsi anche dei minori costi della manodopera, provocò un crollo verticale dellevendite di gelsomino, conducendo nel giro di pochi anni alla totale sparizione della coltura dalle coste calabresi.Il legislatore intervenne tardivamente per disciplinare molti di quei diritti che le raccoglitrici di gelsomino erano riuscite a conquistare, ottenendo una contrattazione collettiva provinciale che rispettava e richiamava il diritto consuetudinario. L’intervento dello Stato fu tardivo perché alla fine degli anni Settanta quasi più nessuno in Calabria coltivava il gelsomino e le mutate condizioni del mercato internazionale dirottarono le commesse dell’industria francese verso Paesi più competitivi. Tuttavia, il ruolo pionieristico di queste donne, il cui lavoro tracciava di per sé un’identità di genere, segnò sicuramente un passo decisivo verso il cambiamento sociale e l’emancipazione femminile, che sembra doveroso ricordare.
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Cerroni, Antonio y Monique Carbone Cintra. "Lusofonia/e: limiti e possibilità di un'unione". Revista Letras Raras 9, n.º 4 (30 de diciembre de 2020): 117. http://dx.doi.org/10.35572/rlr.v9i4.1955.

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Il presente lavoro ha come obbiettivo principale quello di analizzare la situazione della Lusofonia e del ruolo della lingua portoghese all’interno della stessa. Si analizzeranno le varie considerazioni in merito alla Lusofonia, dando particolare importanza alle “forze” che agiscono in tale ambito. Queste forze – a volte politiche, etniche e linguistiche - sono generalmente di due tipi: convergenti e, soprattutto, divergenti. Lungo il presente articolo dialogheremo con le opinioni di linguisti ed intellettuali – tanto portoghesi quanto brasiliani – che discorrono della Lusofonia, con il fine di fare luce su un possibile equilibrio da raggiungere. Da sottolineare saranno le considerazioni dei portoghesi Ivo Castro (2010) e Eduardo Lourenço (1999), mentre per la controparte brasiliana si terrà conto degli studi intrapresi da Gilvan Müller de Oliveira (2013) e Carlos Alberto Faraco (2012). Quando pensiamo alla lusofonia, ci riferiamo anche a contesti transnazionali e internazionali dove la lingua portoghese acquista nuovi contorni dimensionali e alcune delle sue norme si "trovano" in modo articolato nelle produzioni dei non madrelingua e, in questo senso, tessiamo alcune riflessioni sull'insegnamento-apprendimento di PLS in contesti di insegnamento formale. Si analizzeranno quindi le contraddizioni all’interno della Lusofonia, dove i due centri maggiori –Portogallo e Brasile- mettono in dubbio il concetto stesso di “unione nella diversità”.
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Vasselli, Stefania y Antonio Federici. "La valutazione dei Piani regionali di prevenzione". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 50 (diciembre de 2012): 41–53. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050004.

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L'esperienza del Piano nazionale di prevenzione 2010-2012 (PNP), adottato con Intesa Stato Regioni 29 aprile 2010, si segnala per la sua importanza non solo per i contenuti e le metodologie adottate ma anche per il significato che assume all'interno dei rapporti tra le Istituzioni. La sua impostazione prevede infatti che il Ministero svolga Azioni centrali (DM 4 agosto 2011) a supporto della Programmazione regionale, come espressione dell'assetto costituzionale, secondo il modello di governance della stewardship, recepito dall'Italia con la carta di Tallin. Sul piano dei contenuti, il PNP pone grande e sistematica attenzione alla necessitŕ di disponibilitŕ e fruibilitŕ delle evidenze in tre momenti principali: prove di efficacia teorica (efficacy); monitoraggio e valutazione degli interventi; evidenze di impatto sugli outcome (effectiveness). In questa logica, e nel modello di governance adottato, l'attivitŕ di valutazione ha un significato sistemico di produzione di informazioni (intelligenza) funzionali a supportare la programmazione, l'implementazione, la valutazione degli interventi e si sta realizzando mettendo in campo molteplici azioni (certificazione; capacity building; promozione della cultura e degli strumenti di pianificazione e valutazione; attivitŕ di studio) e coinvolgendo interlocutori e partner diversi. In particolare, attraverso l'Azione centrale prioritaria "Intesa Stato Regioni su registri, sorveglianze e sistemi informativi per la prevenzione", si sta perseguendo l'obiettivo di un approccio integrato alle valutazioni di impatto degli interventi di prevenzione che definisca, al piů alto livello di concertazione, gli ambiti tematici, gli obiettivi conoscitivi e le regole di implementazione di un sistema informativo integrato per la prevenzione e che quindi tenga conto sia delle caratteristiche proprie di questi interventi (e delle relative difficoltŕ epistemologiche della loro valutazione), sia della conseguente attuale scarsezza e frammentarietŕ di informazione e valutazione.
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Testa, Ugo. "Il progetto Life Ambiente Sapid: i dubbi di una difficile coesistenza Ogm/no Ogm". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 73–84. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001007.

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Il Dna degli Ogm, in quanto legato ad organismi viventi, si può diffondere nello spazio e nel tempo attraverso il polline (come avviene soprattutto per il mais) ed i semi (colza), causando una "contaminazione" delle piante non Ogm e dei relativi prodotti. Contaminazione dei prodotti che può verificarsi anche nelle aziende di trasformazione. La politica della coesistenza pertanto rischia, in alcune realtà , di essere di difficile applicazione e di compromettere l'identità di quelle produzioni di qualità riconosciuta (biologico, Dop, Igp, tipico). Le strategie di coesistenza vanno quindi applicate tenendo conto delle specificità territoriali e delle agricolture prevalenti nelle singole aree. Il progetto "Sapid" è stato cofinanziato nell'ambito del programma europeo Life Ambiente. Il suo obiettivo principale è di individuare le strategie e gli strumenti a livello territoriale, di filiera ed aziendale, per garantire la coesistenza dei diversi modelli agricoli, evitando le contaminazioni con Ogm, anche di tipo accidentale. I risultati della sperimentazione dimostrano che è possibile ridurre la contaminazione Ogm/non Ogm al di sotto della soglia di coesistenza (0,9%), ma è impossibile azzerarla, sia in campo e nel resto delle filiere, a causa delle particolare struttura del comparto agroalimentare marchigiano. Il progetto "Sapid" è giunto alla conclusione che, in un regime di coesistenza, una possibile strategia per tentare di garantire l'assenza di contaminazione da Ogm, anche quelle accidentali, è la costituzione dibasati su accordi volontari di tutti gli operatori delle filiere, per la moratoria della coltivazione, della trasformazione e dell'utilizzo di piante e prodotti Ogm.
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Urbani, Giuliano. "IL GOVERNO: PROBLEMI CONCETTUALI E VERIFICHE EMPIRICHE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 233–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016671.

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Resumen
IntroduzioneInnanzitutto, una doverosa premessa. Credo che si debba riconoscere all'articolo di Mauro Calise il non trascurabile merito di aver messo in tutta evidenza la fertilità contenuta in alcuni fondamentali temi di ricerca, sui quali converrà proseguire con maggiore sistematicità lo scandaglio appena iniziato. Mi limito a ricordarne uno solo: l'importanza di riconsiderare l'intera problematica del processo di «istituzionalizzazione del governo» nel nostro paese alla luce dell'abbondantissima letteratura non strettamente politologica. Penso, ovviamente, al diritto costituzionale e parlamentare; ma anche alla stessa storia parlamentare, alla scienza dell'amministrazione, alle molte branche della sociologia politica fino alla moderna teoria economica delle strutture organizzative complesse (com'è nel caso, tanto per citare gli autori più potenzialmente rilevanti per il nostro problema, della produzione di un James G. March o di un Wilson o di un Williamson). La ragione è evidente. Non si tratta, infatti, di abdicare al nostro ruolo specialistico di politologi per vivere alle spalle di qualcun altro quanto di riconoscere apertamente che le altrui prospettive specialistiche possono consentirci di vedere in termini nuovi (e, a volte, notevolmente complicati) le nostre stesse questioni peculiari: come sono quelle attinenti alla specifica «logica politica» dei modi di essere dell'istituzione-governo. Limitiamoci anche qui a un solo esempio: il funzionamento del collegio «Consiglio dei ministri», considerato come la più tipica manifestazione delle coalizioni interpartitiche, ma anche — e allo stesso tempo — come un'organizzazione «economica» (finalizzata a massimizzare i possibili benefici, minimizzando i relativi costi), come un organo disciplinato da precise norme giuridiche, come una struttura sociale caratterizzata da una propria storia autonoma e così via. L'ipotesi è, infatti, che la comprensione dei «comportamenti coalizionali» all'interno del Consiglio dei ministri possa giovarsi grandemente di una simile considerazione interdisciplinare, sia pure impostata e finalizzata all'ottica esclusiva del lavoro politologico.
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de Vincenzo, Domenico. "La transizione energetica nell'attuale contesto globale". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (marzo de 2022): 81–104. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2022oa13368.

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Resumen
La transizione energetica è un processo di trasformazione del mix di fonti primarie di energia, ma è anche un processo di cambiamento che implica una profonda trasformazione, che porti a una modificazione degli stili di vita e a una trasformazione dei processi economici, affinché si arrivi anche alla riduzione della domanda di energia. Messo da parte (almeno per il momento) il problema dell'esaurimento dei combustibili fossili, che per decenni ha occupato il dibattito sull'energia, vista la rinnovata vitalità nella produzione di petrolio, la transizione energetica è ora esclusivamente dedicata alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla mitigazione delle cause del cambiamento climatico. Il processo di sostituzione dei combustibili fossili con energia pulita e rinnovabile, però, non può non tener conto degli aspetti economici (prezzo, domanda e offerta) e tecnici (capacità ecostanza produttiva) che condizionano l'utilizzo delle diverse fonti di energia. Gli scenari della transizione, dunque, dovrebbero tenere conto degli aspetti economici, ma spesso sono completamente avulsi da essi. Il contesto economico globale pone una sfida alla transizione energetica perlomeno sotto due aspetti: 1) la riduzione del prezzo del petrolio e 2) l'abbondante offerta di petrolio. Il prezzo del petrolio, in calo dal 2014 (anche se in ripresa nel 2021) è stato profondamente colpito dal crollo della domanda di energia causata dalla pandemia Covid-19. Questo crollo del prezzo può rendere problematica la transizione energetica, in quanto le fonti rinnovabili potrebbero diventare meno convenienti dei combustibili fossili. La pandemia, peraltro, ha reso improvvisamente obsoleti tutti gli scenari elaborati in precedenza producendo incertezza sugli sviluppi futuri della transizione energetica. L'abbondante offerta di petrolio (causa essa stessa della crisi del suo prezzo), a sua volta, accresce tale incertezza. Infatti, se fino al primo decennio degli anni 2000 era l'esauribilità del petrolio a aprire la strada alla transizione energetica, ora è la sua ampia disponibilità a ostacolarla: è necessario affrontare la transizione non a causa dell'esauribilità del petrolio, ma nonostante l'abbondanza di esso, per contrastare l'effetto serra.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. "«In pubblico»: tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio»: sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio". Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, n.º 2 (23 de diciembre de 2022): 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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SCHERER, Katia Ragnini. "LA FUNZIONE DEL DIRITTO IN RELAZIONE AI RISCHI CLIMATICI". Revista Juridica 1, n.º 58 (7 de abril de 2020): 116. http://dx.doi.org/10.21902/revistajur.2316-753x.v1i58.3826.

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RIASSUNTO Obbiettivo: Questo articolo consiste nell’analizzare in modo riflessivo le possibilità di studio del diritto in relazione ad una gestione dinamica della legge, il cui orizzonte è la costruzione di un futuro resiliente.Tenendo conto del contesto giuridico brasiliano, sono pertanto oggetto di riflessione tre argomenti: il primo si riferisce alla forma di giudizio, da parte del Diritto ,dei disastri climatici; il secondo riguarda il trattamento dato ai disastri climatici nel quadro giuridico brasiliano e l’ultimo tratta, invece, le possibilità di sviluppare resilienza in relazione ai primi due temi. Metodologia: Il metodo di approccio scelto come supporto alla ricerca è quello dell’analisi funzionale, inteso come metodo comparativo, in cui la sua introduzione nella realtà ha la funzione di analizzare qualcosa che già esiste attraverso altre possibili considerazioni. Quindi, in questa maniera, si può fare riferimento all’oggetto come punto di vista del problema al fine di poter osservare altre soluzioni. Pertanto, la spiegazione funzionale non è altro che l’espansione del tutto a una limitazione specifica degli equivalenti funzionali. Risultati: Considerando l’oggetto dell’analisi, i risultati puntano verso una necessaria assimilazione della denominazione ‘rischio climatico’ da parte della gestione legale delle catastrofi , oltre ad indicare la possibilità di introduzione di servizi ecositemici come strumenti legali nel Diritto i quali concretizzeranno la matrice strutturante, inaugurata dall’attuale politica pubblica brasiliana di protezione e difesa civile, che è la prevenzione. Contributi: Il principale apporto di questo studio si riferisce alla differenziazione funzionale degli strumenti giuridici già esistenti nella legislazione brasiliana al fine di garantire l'efficacia delle politiche pubbliche per la produzione e il recupero dei servizi ecosistemici, come uno dei pilastri della resilienza legale per la gestione giuridica dei rischi di catastrofi dovute a cambiamenti climatici, che sono sempre più numerosi, intensi e gravi. Parole-chiave: Rischi climatici; Gestione del diritto; Servizi ecosistemici; Resilienza; Teoria dei sistemi. RESUMO Objetivo:Este artigo consiste em analisar reflexivamente as possibilidades de observação do Direito em relação a uma gestão dinâmica pelo Direito, cujo horizonte é a construção de um futuro resiliente. Assim são objeto de reflexão três argumentos levando em conta o contexto jurídico brasileiro: o primeiro se refere à forma de observação dos desastres climáticos pelo Direito; o segundo refere-se ao tratamento dado aos desastres no marco legal brasileiro e o último investiga as possibilidades de construção de resiliência em relação aos mesmos. Metodologia: O método de abordagem escolhido para a sustentação da investigação é o da análise funcional, compreendido como um método comparativo, em que sua introdução na realidade possui a função de olhar algo que já existe com outras possibilidades de observação. Assim, por tal método, se remete o objeto a um ponto de vista do problema para observar outras soluções. Portanto, a explicação funcional não é outra coisa senão a expansão do todo para uma limitação em concreto das equivalentes funcionais. Resultados: Considerando o objeto de análise, os resultados apontam para a necessária assimilação da nova denominação “ risco climático” à gestão jurídica de desastres, assim como aponta os serviços ecossistêmicos como possibilidade de introdução no Direito de instrumentos legais que irão concretizar a matriz estruturante inaugurada pela atual política pública brasileira de proteção e defesa civil que é a prevenção. Contribuições: A principal contribuição deste estudo se refere à diferenciação funcional de instrumentos jurídicos já existentes na legislação brasileira com a finalidade de garantia da efetivação de políticas públicas de produção e recuperação de serviços ecossistêmicos, como um dos pilares de resiliência jurídica para a gestão jurídica de riscos de desastres advindos das mudanças climáticas, cada vez mais numerosos, intensos e severos. Palavras-chave: Riscos climáticos; Gestão pelo Direito; Serviços ecossistêmicos; Resiliência; Teoria dos Sistemas.
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Bondarenko, Margaryta, Brianna Butera y Rajiv Rao. "Voice onset time (VOT) of L3 Spanish /ptk/ by multilingual heritage speakers of Ukrainian and Polish". EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 9, n.º 1 (10 de abril de 2022): 28–51. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.15.1.225.

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EN This study provides an acoustic analysis of voice onset time (VOT) of voiceless stops /ptk/ in Spanish, produced by heritage speakers (HSs) of Ukrainian and of Polish who are English-dominant and beginner or intermediate learners of Spanish as a third language (L3). Given that both Ukrainian and Polish, like Spanish and unlike English, are characterized by short-lag VOT, data were collected from six Ukrainian HSs and 11 Polish HSs in their heritage language (HL), in English, and in Spanish to compare potential effects of the HL on L3 VOT production. VOT was analyzed in three task types. The goals were: 1) to determine whether VOT values produced in Spanish by Ukrainian and Polish HSs are more reflective of VOTs in the HL or in English, and 2) to determine the effect of task type on VOT. Data show that Ukrainian and Polish HSs’ VOTs in Spanish are shorter than those of L2 Spanish learners whose L1 is English, indicating a HL rather than dominant language influence on L3 VOT. Results suggest that the most crucial factors in L3 phonological acquisition are: 1) structural similarity between HL and L3, and 2) L3 proficiency (not language dominance). VOT was also affected by task type: like L1 Spanish speakers, VOT of Ukrainian HSs increases as task formality increases. This paper fills research gaps in HL and L3 phonetics/phonology as to the effects of a HL on the acquisition of subsequent sound systems in adulthood. Key words: L3 PHONOLOGY, HERITAGE LANGUAGE PHONOLOGY, CROSS-LINGUISTIC INFLUENCE, VOICE ONSET TIME (VOT), L3 LEARNING ES Este estudio ofrece un análisis acústico del tiempo de emisión de voz (VOT, voice onset time) de las oclusivas sordas /ptk/ en español, producidas por hablantes de herencia (AH) de ucraniano y polaco cuya lengua dominante es el inglés y que aprenden español como L3 a nivel inicial o intermedio. Dado que tanto el ucraniano como el polaco, al igual que el español y a diferencia del inglés, se caracterizan por un VOT de lazo corto, se recopilaron datos de seis AH ucranianos y 11 AH polacos en su lengua de herencia (LH), en inglés y en español. Los objetivos eran determinar: 1) si los VOT producidos en español por estos AH reflejan más la LH o el inglés, y 2) el efecto del tipo de tarea. Los datos muestran que los VOT en español de los AH de ucraniano y de polaco son más cortos que los de estudiantes de español L2 cuya L1 es el inglés, lo que indica una influencia de la LH –no de la lengua de dominancia– en la producción de VOT. Los resultados sugieren que los factores más cruciales en la adquisición fonológica de la L3 son: 1) similitud estructural entre la LH y la L3, y 2) competencia lingüística en la L3. El VOT de los AH ucranianos aumenta conforme aumenta la formalidad de la tarea. Este trabajo llena las lagunas de la investigación en fonética/fonología de LH y L3 en cuanto a los efectos de una LH en la adquisición de sistemas sonoros posteriores en la edad adulta. Palabras clave: FONOLOGÍA DE L3, FONOLOGÍA DE LA LENGUA DE HERENCIA, INFLUENCIA INTERLINGÜÍSTICA, VOT, APRENDIZAJE DE L3 IT Questo studio fornisce un’analisi acustica del tempo di attacco della sonorità (VOT, voice onset time) delle occlusive sorde /ptk/ in spagnolo da parte di apprendenti di livello base o intermedio di spagnolo come L3 che sono i parlanti di ucraino e polacco come lingue ereditarie (LE) ma con l’inglese come lingua dominante (LD). I dati sono basati su sei parlanti di ucraino LE e undici di polacco LE. Il VOT è analizzato in tre lingue—LE, inglese e spagnolo—con l’obiettivo di determinare 1) se i valori di VOT prodotti in spagnolo dagli ucraini e dai polacchi riflettono di più la LE o la LD, 2) gli effetti del tipo di esercizio sul VOT. I dati dimostrano che i VOT in spagnolo dei parlanti di ucraino e polacco come LE sono più brevi di quelli degli apprendenti di spagnolo L2 con inglese L1. Ciò indica che la LE influenza la produzione del VOT rispetto alla LD. I risultati suggeriscono che nell’acquisizione fonologica di una L3 sono cruciali: 1) la similarità strutturale tra LE e L3, e 2) la competenza nella L3. Inoltre, come per i parlanti di spagnolo L1, il VOT dei parlanti di ucraino aumenta con l’aumentare della formalità dell’esercizio. Questo articolo colma un vuoto nello studio della LE e della fonetica/fonologia della L3 relativo agli effetti di una LE sull’acquisizione di un successivo sistema di suoni nell’età adulta. Parole chiave: FONOLOGIA DELLA L3, FONOLOGIA DELLA LINGUA EREDITARIA, INFLUENZA CROSS-LINGUISTICA, VOT, APPRENDIMENTO DELLA L3
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MARTINS, Luisa Bitencourt y Daniela AUAD. "Lésbicas na academia: visibilidades relâmpago, transparente e palpável". INTERRITÓRIOS 6, n.º 10 (14 de abril de 2020): 105. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244896.

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RESUMOCom o objetivo de compreender a presença das lésbicas na produção acadêmica, este trabalho considera o conceito de heterossexualidade compulsória e leva em conta as interseccionalidades de gênero, raça e classe. Foi feita revisão bibliográfica em anais das últimas três edições de três eventos representativos: Reunião Nacional da ANPEd, Seminário Internacional Fazendo Gênero e Seminário Internacional Desfazendo Gênero. De um corpus com 145 artigos sobre ensino superior, gênero e feminismos, agrupados em 10 categorias, selecionamos a categoria Ações na Universidade para análise neste artigo, contendo16 trabalhos. A palavra lésbica e derivadas ou sinônimas desta foram buscadas e foram encontradas em 8 trabalhos: 3 mencionam lésbicas, 4 mencionam apenas sigla da diferença entre a população LGBT e apenas 1 discorre aprofundadamente sobre ser lésbica. A partir da análise, foi possível concluir que os textos não representam lésbicas, não trazem abordagens interseccionais e dão margem para uma visão homogênea da população LGBT.Lésbicas. Ensino Superior. Feminismos. Relações de Gênero. Educação. Lesbians in academy: flashing, transparent and palpable visibilitiesABSTRACTIn order to understand the presence of lesbians in academic production, this paper considers the concept of compulsory heterosexuality and takes into account the intersectionalities of gender, race and class. Bibliographic review was made in annals of the last three editions of three representative events: ANPEd National Meeting, International Seminar Making Gender and International Seminar Undoing Gender. From a corpus with 145 articles on higher education, gender and feminisms, grouped into 10 categories, we selected the University Actions category for analysis in this article, containing 16 papers. The word lesbian and its derivatives or synonyms were searched and found in 8 papers: 3 mention lesbians, 4 mention just marking the difference between the LGBT population and only 1 discusses deeply being a lesbian. From the analysis, it was concluded that the papers do not represent lesbians, do not bring intersectional approaches, contributing for a homogeneous view of the LGBT population. Lesbian. Higher Education.Feminisms. Gender Relations. Education. Lesbianas en la universidad: visibilidades efímeras, transparentes y palpablesRESUMENPara comprender la presencia de lesbianas en la producción académica, este artículo considera el concepto de “heterosexualidad compulsoria” y tiene en cuenta la interseccionalidad de género, raza y clase. Se realizó una revisión bibliográfica en los anales de las últimas tres ediciones de tres eventos representativos: Reunión Nacional ANPEd, Seminario Internacional Making Gender y Seminario Internacional Undo Gender. De un corpus con 145 artículos sobre educación superior, género y feminismos, agrupados en 10 categorías, seleccionamos la categoría Acciones en la Universidad para su análisis en este artículo, que contiene 16 artículos. La palabra lesbiana y sus derivados o sinónimos se encontraron en 8 trabajos: 3 mencionan a las lesbianas, 4 mencionan solo la abreviatura de la diferencia entre la población LGBT y solo 1 discute profundamente sobre ser lesbiana. A partir del análisis, fue posible concluir que los textos no representan a las lesbianas, no brindan enfoques interseccionales y permiten una visión homogénea de la población LGBT.Lesbianas. Enseñanza superior. Feminismos. Relaciones de Género. Educación. Lesbiche all'università: visioni effimere, trasparenti e palpabili SINTESE Per comprendere la presenza di lesbiche nella produzione accademica, questo articolo prende in considerazione il concetto di "eterosessualità obbligatoria" e tiene conto dell'intersezionalità di genere, razza e classe. Una revisione bibliografica è stata effettuata negli annali delle ultime tre edizioni di tre eventi rappresentativi: ANPEd National Meeting, International Making Gender Seminar e Undo Gender International Seminar. Da un corpus con 145 articoli su istruzione superiore, genere e femminismo, raggruppati in 10 categorie, selezioniamo la categoria Azioni dell'Università per l'analisi in questo articolo, che contiene 16 articoli. La parola lesbica e i suoi derivati o sinonimi sono stati trovati in 8 articoli: 3 menzionano lesbiche, 4 menzionano solo l'abbreviazione della differenza tra la popolazione LGBT e solo 1 discute profondamente sull'essere lesbica. Dall'analisi, è stato possibile concludere che i testi non rappresentano le lesbiche, non forniscono approcci intersezionali e consentono una visione omogenea della popolazione LGBT. Lesbiche. Istruzione Superiore. Femminismi. Relazioni di genere. Istruzione.
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