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Vespaziani, Alberto. "Il potere del linguaggio e le narrative processuali". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 69. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.69-84.

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Resumen
Il testo indaga la relazione ambivalente che lega il potere del linguaggio al linguaggio del potere; quindi esplora il concetto di narrazione, nella doppia dimensione di narrazione nel processo e di narrazione come processo. La narratività viene discussa sia in riferimento alla giurisprudenza costituzionale, sia alla costituzione stessa, intesa come un processo pubblico. Lo studio culturale del diritto considera il linguaggio giuridico non come uno strumento, ma come un insieme di segni che richiedono interpretazioni plurali.
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Vespaziani, Alberto. "Il potere del linguaggio e le narrative processuali". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 1 (20 de mayo de 2015): 69. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.11.69-84/original_language.

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Il testo indaga la relazione ambivalente che lega il potere del linguaggio al linguaggio del potere; quindi esplora il concetto di narrazione, nella doppia dimensione di narrazione nel processo e di narrazione come processo. La narratività viene discussa sia in riferimento alla giurisprudenza costituzionale, sia alla costituzione stessa, intesa come un processo pubblico. Lo studio culturale del diritto considera il linguaggio giuridico non come uno strumento, ma come un insieme di segni che richiedono interpretazioni plurali.
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Scotti Douglas, Vittorio. "Napoli e Torino, due rivoluzioni sull’esempio di Cadice". Pasado y Memoria. Revista de Historia Contemporánea, n.º 22 (28 de enero de 2021): 53. http://dx.doi.org/10.14198/pasado2021.22.02.

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Dopo una breve introduzione sui secolari rapporti tra Spagna e Italia, il saggio presenta un esame sommario della Costituzione di Cadice e si sofferma poi sulla situazione italiana agli inizi della Restaurazione, analizzando in dettaglio e in profondità il caso del Regno delle Due Sicilie e del Regno di Sardegna dal punto di vista politico e sociale, spiegando come la Costituzione di Cadice fosse divenuta la parola d’ordine del movimento patriottico italiano. Il testo continua indicando come l’insurrezione costituzionale spagnola del 1820 abbia costituito il detonatore della rivoluzione di Napoli dello stesso anno, e mette in luce le reazioni della società napoletana al nuovo regime politico, soffermandosi sul dibattito culturale e politico che si svolse sulla stampa. Si passa poi alla rivoluzione piemontese, mettendo nuovamente in risalto come l’insieme dei patrioti decidesse di adottare la Costituzione di Cadice dopo molte accese discussioni, e come infine la rivoluzione fallisse da un lato per la condotta pusillanime del Principe Reggente Carlo Alberto, dall’altro per la sostanziale apatia e indifferenza delle classi popolari, che non scorgevano alcun possibile vantaggio materiale immediato in un nuovo sistema politico. Infine l’Autore, che vuole qui sottolineare l’impiego di una bibliografia basata essenzialmente su fonti contemporanee e di testimoni oculari, conclude l’opera tracciando un parallelo tra patrioti spagnoli e italiani, uniti nel comune destino della lotta per la libertà e l’indipendenza.
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BUCCIANTINI, MASSIMO. "A DIFFICULT LEGACY: GALILEO AND THE GALILEAN COLLECTION BETWEEN MYTH AND HISTORY *". Nuncius 12, n.º 2 (1997): 311–28. http://dx.doi.org/10.1163/182539197x00744.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Scopo principale di questo saggio e quello di mettere a fuoco il significato politico e culturale che il progressivo costituirsi della Collezione Galileiana venne assumendo nella battaglia a favore della riabilitazione di Galileo come scienziato e filosofo copernicano. All'indomani della morte il progetto di costituzione e di arricchimento della Collezione Galileiana si venne subito a fondere in un unico grande progetto di riscatto e riabilitazione dello scienziato eretico, per poi, nei secoli successivi, saldarsi ai tanti miti di Galileo che scandirono la vita civile e culturale del nostro paese, giungendo, alla fine dell"800, alla costruzione di quel 'monumento' perenne della cultura italiana rappresentanto dalla pubblicazione dell'Edizione Nazionale curata da Antonio Favaro.
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Antonini, Erica. "Una Rivoluzione per la Costituzione. Note sull'ultima opera di Maria Sofia Corciulo". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (marzo de 2012): 151–59. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-001007.

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Resumen
La rivoluzione napoletana del 1820-21 č stata singolarmente ritenuta da una consistente parte della storiografia italiana un moto marginale, pressoché slegato dalle successive vicende risorgimentali, soprattutto a causa della sua breve durata (luglio 1820-marzo 1821) e del presunto limitato impatto esercitato sulla popolazione del regno delle Due Sicilie. In esplicita controtendenza rispetto a tale approssimativa valutazione si pone l'ultima opera di Maria Sofia Corciulo, Una Rivoluzione per la Costituzione (1820-'21) - dal significativo sottotitolo Agli albori del Risorgimento Meridionale - che, tramite l'approfondita analisi di un ricco materiale storico-archivistico, propone una decisa "rivalutazione" dell'evento, sotto il profilo istituzionale e, originalmente, socio-culturale.
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Rodotŕ, Stefano. "Beni comuni e categorie giuridiche: una rivisitazione necessaria". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 5 (diciembre de 2011): 237–47. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005017.

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Resumen
La questione dei beni comuni č in questo momento discussa in ogni angolo del mondo. E l'intensitŕ con cui il tema viene percepita č maggiore, piů acuta e anche culturalmente piů aggiornata in alcuni Paesi che un tempo si sarebbero detti del Sud del mondo. Basti pensare che alcune costituzioni dell'America Latina - per certi aspetti perfino mostruose nelle loro dimensioni (la Costituzione venezuelana ha 444 articoli!) - mettono i beni comuni al centro dell'attenzione e che uno di questi, il cibo, č affrontato con una novitŕ e una fantasia culturale in leggi, norme costituzionali, documenti del Brasile, del Kenya e dell'India. Dunque, se parliamo di beni comuni, dobbiamo guardarli non (solo) dall'angolo di casa nostra, anche perché in alcuni casi sarebbe impossibile. In questo momento uno dei beni comuni principali - la salvaguardia dell'ambiente planetario - č stato messo in grave pericolo dal terremoto di Fukushima e dalle sue conseguenze. Noi ci interroghiamo, ancora in questo momento, fino a che punto gli effetti di quanto č avvenuto rimarranno circoscritti all'area dove quel disastro si č verificato oppure se l'inquinamento atmosferico e del mare determineranno la contaminazione anche dei prodotti alimentari che importiamo dal Giappone. L'attenzione ai beni comuni ormai non puň, dunque, essere legata a un luogo e agli interessi di chi si trova in quel luogo.
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Ferretti, Federico. "Intellettuali anarchici nell'Europa del secondo Ottocento: i fratelli Reclus (1862-1872)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 127 (julio de 2010): 63–96. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-127003.

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L'articolo analizza il percorso di formazione di due intellettuali europei cosmopoliti e politicamente eterodossi, i fratelli Elie ed Élisée Reclus, nel contesto politico, sociale e culturale dell'Europa della seconda metÀ dell'Ottocento. Il decennio preso in esame si struttura nei tre fondamentali passaggi della cooperazione in Francia, dell'Internazionale dei Lavoratori e della Comune di Parigi. La principale problematica scientifica č valutare il peso di questo binomio parentale, intellettuale e politico, da una parte nell'elaborazione del futuro pensiero anarchico dei suoi componenti, dall'altra nella costituzione di quel milieu di studiosi e militanti che dal decennio successivo contribuirÀ alla costruzione delle opere geografiche e delle teorie sociali del piů celebre fra i due fratelli, Élisée.
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Pencarelli, Tonino y Fabio Valerio Bartolazzi. "Esperienze italiane di centri commerciali naturali: sfide strategiche e manageriali per la riqualificazione urbana". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 4 (diciembre de 2011): 23–44. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004004.

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La diffusa crisi del piccolo commercio nei centri urbani italiani sta imponendo alle cittÀ la ricerca di modelli diinnovativi, in grado di tracciare uno sviluppo strategico ed integrato dell'offerta turistica, commerciale e culturale dell'area. In risposta a questa necessitÀ, negli ultimi anni si stanno diffondendo in molti Comuni italiani dei modelli di riqualificazione urbana, identificati nei cosiddetti. Il presente lavoro propone una, allo scopo di comparare i casi osservati rispetto ad alcune dimensioni "chiave". Lo studio evidenzia le aree di criticitÀ nella gestione dei CCN, che rappresentano altrettante sfide strategiche e manageriali necessarie ai CCN italiani (esistenti o in fase di costituzione) per favorire l'equilibrio competitivo, economico e sociale duraturo dei progetti, nell'ambito del piů ampio obiettivo di riqualificazione urbana.
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Caruso, Bruno. "Nella bottega del maestro: "Il quarto comma del'art. 39 della Costituzione, oggi" (sapere, tecnica e intuizione nella costruzione di un saggio)". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 121 (abril de 2009): 53–76. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121005.

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La rilettura intende ripercorrere l'itinerario culturale e il metodo di lavoro seguito da Massimo D'Antona nella stesura del suo ultimo saggio, non solo con riferimento ai contenuti, ma anche con l'intento di contribuire alla ricostruzione della biografia intellettuale dell'autore. La rilettura intende, infatti, segnalare ai giovani studiosi l'approccio culturale, tecnico e metodologico di un grande giurista, intellettuale impegnato in importanti processi di riforma. Sul piano dei contenuti la rilettura mette in luce come il saggio costituisca uno dei contributi piů originali di interpretazione costituzionale alternativa dell'art. 39 Cost. Nel saggio D'Antona propone, infatti, una lettura possibile ma assiologicamente orientata della seconda parte dell'art. 39. L'interpretazione aperta consente di superare la consueta "divisione" in due blocchi normativi della norma ("equiordinazione interferente"): la seconda parte dell'art. 39 viene affrontata con un approccio non piů normativistico (il contratto collettivo come fonte) ma a partire dalle dinamiche organizzative (la rappresentanza) del sindacato. La capacitŕ intuitiva e di argomentazione rivivono, nelle pagine dell'allievo, attraverso memorie e suggestioni collocate intorno al «nocciolo duro» dell'ultima lezione del maestro.
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Orioli, Lorenzo. "Alla ricerca del contributo americano alla costituzione della nostra agricoltura. Il Conuco: una pratica colturale pre-colombiana (taino) nell’agricoltura in Haiti (Caraibi)". a. LXII, n. 1, giugno 2022, n.º 154 (12 de julio de 2022): 1–38. http://dx.doi.org/10.35948/0557-1359/2022.2322.

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Resumen
Riassunto Attraverso la descrizione della tecnica agronomica denominata conuco si ripercorrono le prime tappe della colonizzazione agraria dell’Isola di Hispaniola, a cominciare dall’arrivo di Colombo. Il periodo preso in esame arriva sino alle soglie del XVIII secolo. Sulla base della documentazione storica si è cercato di ricostruire il paesaggio naturale ed agrario isolano al momento dell’arrivo degli iberici e l’ottica culturale attraverso la quale essi interpretarono nuove specie di piante e nuove formazioni vegetali. AbstractIn this article, we describe an ancestral agronomic technique known as conuco. We retrace the first steps of the agrarian colonization of the Hispaniola Island. The historical period covered ranges from the Pre-Columbian era up to the Eighteenth Century. On the base of the travel reports written by the first Europeans, it has been possible to know what they had seen about the original landscape of the Island and their cultural vision and interpretation about new plant species and vegetation.
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Martinico, Giuseppe. "Book Review: La Costituzione Culturale dell’Unione Europea [The Cultural Constitution of the European Union], by Delia Ferri. (Padua: CEDAM, 2008)". European Public Law 16, Issue 3 (1 de septiembre de 2010): 483–88. http://dx.doi.org/10.54648/euro2010034.

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Di Nepi, Serena. "L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 138 (noviembre de 2012): 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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Resumen
La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Dogliani, Mario. "Cittadino: un modello culturale superato?" QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (septiembre de 2011): 19–27. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003003.

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Quella che caratterizza la nostra epoca č una situazione di fatto, nuova, che sembra incidere profondamente sulla possibilitŕ di tenuta del modello culturale presupposto dalle costituzioni democratiche contemporanee. Essa tocca, infatti, la stessa capacitŕ dei soggetti di riconoscersi come "soggetti" a una Legge (che č la base dello Stato costituzionale contemporaneo). Compito delle brevi considerazioni che seguono č quello di indicare alcuni sintomi di questa situazione di fatto.
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Gasparini, Nicolň. "Le Aree tribali amministrate federalmente (Fata), i rifugiati afgani e la pace nell'Afghanistan e nel Pakistan". FUTURIBILI, n.º 1 (marzo de 2011): 36–61. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001004.

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L'Autore tratta di un'area di confine, che č insieme divisione statale e unione etnica e culturale. L'area di confine considerata č quella delle Aree tribali amministrate federalmente ("Federally Administered Tribal Areas - Fata"), che appartengono al Pakistan e sono a ridosso del confine con l'Afghanistan. Vengono descritte le specificitŕ politico-giudiziarie, economiche e produttive e commerciali, ma soprattutto la continuitŕ etnica con la parte afgana dell'oltreconfine. Le Fata hanno giocato sempre un ruolo notevole, ma soprattutto dall'invasione sovietica, con una notevole fuga di afgani, e quindi con la costituzione di campi di profughi nella parte pakistana. Ma soprattutto questa area, con capoluogo Peshawar, č stata il punto di riferimento di nuovi gruppi religiosi/ integralisti islamici formati intorno alle, appoggiati da potenze come Stati Uniti, Arabia Saudita, Pakistan. Questi sono i talebani che poi sconfiggono i sovietici e in seguito assumono le connotazioni Al Qaediste e terroristiche. La dinamica dei relativi rapporti tra profughi e pashtun delle aree tribali viene svolta dall'Autore, mettendo in risalto i tentativi di spingere i tre milioni di profughi al rientro in Afghanistan. In questa logica ruolo fondamentale hanno gli Stati Uniti, il cambio politico del Pakistan, le Ong, l'Unhcr. Vengono altresě messi in risalto i caratteri organizzativi di queste tribů, con la sovrapposizione di tante(da quelle familiari a quella regionale), e i caratteri sociali della popolazione. Si conclude con un riferimento al futuro.
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Cassata, Francesco. "Nel nome della scienza. Limiti e aporie dell'antirazzismo scientifico italiano". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 297 (marzo de 2022): 180–210. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-008.

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L'introduzione del razzismo di Stato nell'Italia fascista fu caratterizzata da un atto per molti versi inaspettato e clamoroso, tanto a livello nazionale che internazionale: la pubblicazione, nel luglio 1938, di un "Manifesto degli scienziati razzisti". Tale specificità, unita all'impatto delle politiche antirazziste dell'Unesco nei primi decenni postbellici, ha profondamente connotato lo sviluppo dell'antirazzismo italiano nel secondo dopoguerra. La memoria del 1938 (e del coinvolgimento della comunità scientifica in quella drammatica svolta) ha infatti, da un lato, determinato il costante ricorso all'economia morale dell'oggettività scientifica come principale argomento antirazzista; dall'altro, ha alimentato una proposta culturale e politica di igiene lessicale — la rimozione della parola "razza" — legittimandola in nome della scienza.Nell'affrontare criticamente queste argomentazioni dell'antirazzismo scientifico italiano, il saggio si articola in tre parti: nella prima sono descritte due campagne antirazziste — rispettivamente del 2008 e del 2014-2018 — condotte in Italia in larga parte da biologi e antropologi, e finalizzate a dimostrare l'ascientificità del concetto di "razza" e a promuovere l'eliminazione del termine "razza" dalla Costituzione; le due parti successive analizzano i limiti e le aporie di questo antirazzismo scientifico, sia in termini di destoricizzazione del razzismo fascista — individuato come principale bersaglio polemico — sia in termini di decontestualizzazione dello stesso rapporto tra scienza e antirazzismo nella seconda metà del Novecento. Le conclusioni avanzano sinteticamente alcuni suggerimenti metodologici che potrebbero contribuire al superamento dei limiti concettuali dell'antirazzismo scientifico italiano.
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Degrassi, Lidianna. "«Le industrie culturali e creative»: una formula fortunata, ma ancora in cerca di identità (giuridica)". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 22 (noviembre de 2018): 7–31. http://dx.doi.org/10.3280/dt2018-022001.

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Inquadrare concettualmente la formula «CCI - Industrie culturali e creative» è un'operazione di cui si è occupata principalmente la dottrina economica della cultura. Il presente contributo offre alla comunità scientifica alcuni spunti di riflessione da un punto di vista giuridico, in particolare in relazione al diritto dell'UE e al diritto interno. Ciò che rende la definizione un unicum nel panorama del diritto pubblico multilivello è la specificità del CCI, che, allo stesso tempo, indaga i profili di «cultura», «creatività» e di «industria/economia». Ciò acquista rilevanza anche nell'ordinamento giuridico italiano, perché la Costituzione repubblicana non conosce questa nozione, il che fa sì che gli studiosi ne diano un'interpretazione sistematica. Oltre a questo, avendo a che fare con una forma di stato regionale, occorre rendersi conto di come sono distribuite le competenze tra Stato e Regioni, a causa dell'eterogeneità del settore del CCI. L'incertezza della nozione di diritto costituzionale ha permesso al legislatore statale di introdurne una simile, ma non identica: quella di «imprese culturali e creative», su cui, nel paragrafo finale, questo lavoro cerca di riflettere in prima battuta
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Ferrari, Silvio. "Costituzione e religione". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2009): 5–46. http://dx.doi.org/10.3280/sd2008-003001.

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- An examination of a country's Constitution offers useful pointers for understanding how the state in question conceives and regulates its relationship with religion. In this essay, the author analyses the constitutions of all the countries of the world, considering three groups of enactments: the ones that concern a constitution's inspiring ideals and principles, the ones that deal with the sources of law and, lastly, the ones that regulate the relationships between the state and religions. An examination of this material paints a picture of the position accorded to religion in each country's legal system and above all highlights the differences attributed to the cultural and religious background that inspires them: in particular, the differences between the Western countries with a Christian tradition and the Arabian countries with an Islamic tradition, but also the differences found, within the Islamic world itself, between Arabian and non-Arabian countries. While recognising that any comparison between constitutions needs to be completed by an analysis of other sources of legislation and jurisprudence, this article indicates several directions for future research to develop on this work.
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Malo, Maurizio. "Sul valore costituzionale del patrimonio culturale". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 28 (abril de 2020): 7–11. http://dx.doi.org/10.3280/dt2020-028001.

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Blänkner, Reinhard. "La storia costituzionale come storia culturale". MEMORIA E RICERCA, n.º 35 (enero de 2011): 13–30. http://dx.doi.org/10.3280/mer2010-035002.

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Baggio, Adriana Tulio. "Considerações sobre a axiologia donna x femmina para orientar uma tradução brasileira de Boccaccio". Revista Italiano UERJ 12, n.º 1 (5 de septiembre de 2021): 24. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62089.

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RESUMO: Delle donne famose, de Donato Albanzani, é um dos vulgarizamentos da coletânea de biografias femininas escrita por Giovanni Boccaccio na década de 1360. Um projeto de tradução desse vulgarizamento levanta a questão sobre a pertinência de se traduzir por "fêmea" o femmina adotado na obra (que se alterna com o uso de donna), já que os sentidos negativos do termo, no italiano do século XIV, eram distintos e menos depreciativos que do que aqueles do correspondente em português. Para examinar tal pertinência, observou-se as ocorrências de donna e femmina no texto do livro com base em três situações: diferenciação por classe de palavras, semantismo dos termos e de seus predicados, e contexto das ocorrências. A análise revela a constituição de axiologias que homologam a oposição natureza x cultura, com femmina em posição disfórica associada à "natureza". Como as acepções depreciativas de "fêmea" se fundam na projeção de aspectos "animalizados" na mulher, pretensamente oriundos de um estágio pré-cultural e humano, o termo pode ser considerado pertinente para traduzir o femmina e evocar os sentidos que ajuda a produzir no texto italiano.Palavras-chave: Literatura italiana medieval. De mulieribus claris. Axiologia do feminino. Mulher x fêmea. Tradução. ABSTRACT: Delle donne famose, di Donato Albanzani, è una delle volgarizzazioni della raccolta di biografie femminili scritta da Giovanni Boccaccio negli anni Sessanta del Trecento. Un progetto di traduzione al portoghese brasiliano di questa volgarizzazione mette in rilievo la questione della pertinenza di si tradurre come fêmea la parola "femmina" (adoperata in alternanza alla parola donna), poiché i significati negativi del termine, nell’italiano del XIV secolo, erano distinti e meno denigratori di quelli del corrispondente portoghese. Per esaminare tale pertinenza, si ha osservato le occorrenze delle parole "donna" e "femmina" nel testo del libro sulla base di tre situazioni: la differenziazione per classe di parole, la semantica dei termini e dei loro predicati e il contesto delle occorrenze. L’analisi rivela la costituzione di assiologie che sanciscono l’opposizione natura x cultura, con il termine "femmina" in una posizione disforica associata alla "natura". Poiché i significati dispregiativi di fêmea si basano sulla proiezione di aspetti "animalizzati" nelle donne, presumibilmente da una fase pre-culturale e umana, il termine può essere considerato pertinente per tradurre la parola "femmina" e per evocare i sensi che questa aiuta a produrre nel testo italiano.Parole chiave: Letteratura italiana del medioevo. De mulieribus claris. Assiologia del femminile. Donna x femmina. Traduzione. ABSTRACT: Donato Albanzani’s Delle donne famose is one of the Italian translations of the collection of female biographies written by Giovanni Boccaccio in the 1360s. A Brazilian translation project of this work rises the question if it would be pertinent to use the Portuguese word fêmea for the Italian femmina (which appears alternately with donna to referes to women), since the negative meanings of the term, in 14th century Italian, were distinct and less disparaging than those of its Portuguese correspondent. To examine such pertinence, we observe in the text of the book the occurrences of donna and femmina based on three situations: differentiation by class of words, semanticism of terms and their predicates, and context of occurrences. The analysis reveals the constitution of axiologies that ratify the nature x culture opposition, with femmina in a dysphoric position associated with "nature". As the derogatory meanings of fêmea are based on the projection of "animalized" aspects in women, supposedly from a pre-cultural and human stage, the term can be considered relevant to translate the word femmina and to evoke the senses that it helps to produce in the Italian text.Keywords: Medieval Italian literature. De mulieribus claris. Axiology of the feminine. Woman x female. Translation.
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Ibrido, Renato. "Fiscal rules e decisione di bilancio". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 1 (marzo de 2021): 73–97. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-001004.

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Il contributo individua due fattori di trasformazione della originaria costituzione eco-nomica italiana, i quali affondano le loro radici culturali nei filoni del fiscal constitutionalism e dell'ordoliberalismo: da un lato l'incorporazione di fiscal rules in fonti rigide e di rango sovraordinato, anche per effetto del processo di integrazione europeo; dall'altro lato, l'incremento del tasso di razionalizzazione delle regole costituzionali sulla formazione della decisione di bilancio. Alla luce di tale evoluzione, il contributo si interroga sulla possibilità di una diversa organizzazione delle regole fiscali e di bilancio, la quale consenta di recuperare e saldare due principi che nell'impianto della Costituzione italiana fanno sistema: i principi di "responsabilità finanziaria" e di "responsabilità politica".
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Ruggiu, Ilenia. "Multiculturalismo e minori: il fondamento costituzionale dei diritti culturali del minore straniero e il test culturale per bilanciarli". MINORIGIUSTIZIA, n.º 1 (junio de 2019): 99–108. http://dx.doi.org/10.3280/mg2019-001010.

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Bisaglia, Stefania. "Gli aspetti peculiari della tutela ex art. 136 del D.lgs. n. 42 del 2004 delle aree boscate". L'Italia forestale e montana 77, n.º 6 (30 de enero de 2023): 217–23. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1086.

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Nel codice dei beni culturali ci sono alcuni articoli relativi alla tutela dei beni paesaggistici (n. 134, 136, 142, 143, 149) in cui sono presenti riferimenti inerenti la tutela delle aree boscate. Nel nostro Paese la stretta interconnessione che esiste tra le competenze legislative riguardanti più aspetti (culturale, ambientale, forestale, paesaggistico) e quelle amministrative su differenti scale (locale, regionale, nazionale) ha generato molti dibattiti e discussioni che in questi anni hanno coinvolto sia le Regioni, sia l’Ufficio legislativo del Ministero della cultura sino ad arrivare al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale. E’ necessario ed auspicabile che tutte le autorità coinvolte collaborino insieme per giungere ad una disciplina condivisa di utilizzo dei boschi volta a preservare il patrimonio boschivo nazionale.
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Bisaglia, Stefania. "Gli aspetti peculiari della tutela ex art. 136 del D.lgs. n. 42 del 2004 delle aree boscate". L'Italia forestale e montana 77, n.º 6 (30 de enero de 2023): 217–23. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1086.

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Resumen
Nel codice dei beni culturali ci sono alcuni articoli relativi alla tutela dei beni paesaggistici (n. 134, 136, 142, 143, 149) in cui sono presenti riferimenti inerenti la tutela delle aree boscate. Nel nostro Paese la stretta interconnessione che esiste tra le competenze legislative riguardanti più aspetti (culturale, ambientale, forestale, paesaggistico) e quelle amministrative su differenti scale (locale, regionale, nazionale) ha generato molti dibattiti e discussioni che in questi anni hanno coinvolto sia le Regioni, sia l’Ufficio legislativo del Ministero della cultura sino ad arrivare al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale. E’ necessario ed auspicabile che tutte le autorità coinvolte collaborino insieme per giungere ad una disciplina condivisa di utilizzo dei boschi volta a preservare il patrimonio boschivo nazionale.
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Bucci, Gaetano. "Le matrici culturali ordinoviste nel modello di democrazia economica-sociale recepito dalla Costituzione italiana". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2022): 159–92. http://dx.doi.org/10.3280/ded2021-003008.

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Carducci, Michele. "«TALCUALISMO», «DECOLONIZZAZIONE» O «UTOPIA ARCAICA» DEL DIRITTO COSTITUZIONALE?" Revista de Investigações Constitucionais 1, n.º 2 (31 de agosto de 2014): 7. http://dx.doi.org/10.5380/rinc.v1i2.40508.

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Resumen
O artigo tem por objetivo realizar reflexões críticas a respeito da abordagem comparatista do Direito Constitucional em matéria de Direito indigenista, levando em consideração as peculiaridades da realidade latino-americana e buscando o locus dos direitos dos índios entre um Direito Constitucional geral e um Direito Constitucional cultural.
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Bilancia, Francesco. "I diritti fondamentali e la loro effettività". Revista do Direito, n.º 28 (25 de julio de 2007): 31–53. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i28.181.

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Resumen
In questo saggio io intendo APPROCHARE il dibatitto sul tema dei diritti fondamentali, coinvolgendo la prospettiva di sua effettività principalmente nel sistema costituzionale europeo. Per tanto, si parte della approfundatta diferenzza che ci sono fra i membri statali e le multipli aspetti culturali e sociale della cittadinanzza europea.
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Cristin, Renato. "Verità e libertà come fundamenti del circolo fenomenologico". Investigaciones Fenomenológicas, n.º 4-I (15 de enero de 2014): 93. http://dx.doi.org/10.5944/rif.4-i.2013.29740.

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Resumen
Il tema principale del saggio è un’interpretazione del metodo fenomenologico che, focalizzando la questione dell’identità, ne mette in evidenza il lato trascendentale ed egologico. L’obiettivo è il recupero dell’idea di filosofia come scienza rigorosa e il conseguente ritorno alla centralità del soggetto fenomenologico-trascendentale.Viene introdotto il concetto di circolo fenome-nologico, con il quale si intende indicare la ricorsività della riduzione e la necessità di restare in essa, per mantenere il livello fenomenologico dell’esperienza e della conoscenza. Si tratta di una circolarità virtuosa, non solo perché è produttiva, ma anche perché procede attraverso una costante messa fra parentesi dei risultati e una continua riapertura degli orizzonti. Il circolo fenomenologico è un continuo campo di rimandi, caratteristico anche della correlazione noetico-noematica, tra l’io e il mondo, tra la libertà de-ll’atteggiamento e la verità dell’evidenza, un campo polarizzato i cui elementi si relazionano incessantemente e dal quale l’io esce con l’obiettivo però di farvi ritorno. L’io trascendentale dev’essere libero di compiere questo ritorno a se stesso, perché dentro di sé risiede la verità. Questa circolarità è dunque generatrice di libertà per quanto riguarda l’esercizio del metodo del “vedere fenomenologico”, e portatrice di verità per quanto riguarda l’esito del metodo stesso.Viene sottolineato come l’aspirazione fenomenologica a “vivere nella verità” sia uno sforzo per ricostituire quella verità fluente rappresentata dalla vita della soggettività nel terreno del mondo-della-vita. L’epoché, in quanto “totale rivolgimento esistenziale”, diventa il perno di uno stile di vita rivolto alla verità. Per la fenomenologia, vivere nella verità vuol dire vivere nella libertà, perché se la verità scaturisce dall’epoché, e se quest ’ultima si realizza come “sguardo veramente libero”, allora la verità non è solo legata alla libertà, ma ne è anche dipendente.Si sostiene qui che la soggettività fenomenologico-trascendentale rappresenta la chiave per una svolta rispetto alla situazione culturale attuale, nella quale il concetto di “io” è diventato uno dei principali bersagli critici. Viene mostrato come la soggettività sia collegata al metodo: infatti, annota Husserl in un manoscritto del 1924, “la soggettività è il mio tema, ed è un tema puro e in sé conchiuso, indipendente. Mos-trare che e come ciò sia possibile è il compito della descrizione del metodo della riduzione fenomenologica. Il “tema” di Husserl è dunque il suo compito filosofico e la sua missione esistenziale.Da qui si può interpretare anche la fenomenologia dell’intersoggettività sul piano storico-fattuale: la teoria fenomenologica dell’esperienza dell’estraneo non va confusa con i problemi della multiculturalità né tanto meno con le retoriche dell’alterità, ma è un’istanza che ripropone oggi l’antica questione della filosofia che si determina come ethos della theoria e quindi come “ragione pratica”, un’istanza che rimette al centro dell’attenzione quel fondamento che rischia di andare perduto nell’anonimato della tecnoscienza e nell’indistinto di una forma culturale globalizzata e globalizzante, un’istanza che richiama tutti noi a ritornare a ciò che Husserl chiamerebbe la costituzione originaria di senso della civiltà europea.El tema principal del paper es una interpretación del método fenomenológico que, enfocando la cuestión de la identidad, pone en evidencia su dimensión trascendental y egológica. El objetivo es el rescate de la idea husserliana de filosofía como ciencia rigurosa o estricta y el consiguiente regreso a la centralidad del sujeto fenomenológico-trascendental.Se introduce el concepto de círculo fenomenológico, que alude a la recursividad de la reducción y la necesidad de permanecer en ella, para mantener el nivel fenomenológico de la experiencia y del conocimiento. Se trata de una circularidad virtuosa, no sólo porque es productiva, sino porque avanza a través de una constante puesta entre paréntesis de los resultados y una continua reapertura de los horizontes. El círculo fenomenológico es un infinito campo de rebotes referenciales –propio en primer lugar de la correlación noético-noemática– entre el ego y el mundo, entre la libertad de la actitud y la verdad de la evidencia, un campo polarizado cuyas partes se relacionan incesantemente y del cual el ego sale (o se expone) pero con el objetivo de volver a entrar. El ego trascendental debe ser libre de cumplir este retorno a sí mismo, porque dentro de sí reside la verdad. Esta circularidad es entonces generadora de libertad por lo que se refiere al ejercicio del método del “mirar fenomenológico”, y portadora de verdad por lo que se refiere al resultado del método mismo.Se subraya la aspiración fenomenológica a “vivir en la verdad” como esfuerzo que se propone reconstruir esa verdad fluyente constituida por la vida de la subjetividad en el terreno del mundo de la vida. La epoché, en tanto “total transformación existencial”, se vuelve el perno de un estilo de vida orientado hacia a la verdad. Para la fenomenología, vivir en la verdad quiere decir vivir en la libertad, porque si la verdad surge de la epoché, y si esta última se realiza como “mirada verdaderamente libre”, entonces la verdad no está sólo ligada a la libertad, sino que resulta dependiente de ella.Se sostiene que la subjetividad fenomenológico-trascendental representa la clave para un viraje respecto de la situación cultural que prevalece en la actualidad, en la cual el concepto de “yo” se ha vuelto uno de los principales blancos de crítica. Se muestra aquí la radicalidad del nexo entre la subjetividad y el método. En un manuscrito de 1924 Husserl efectivamente anota: “la subjetividad es mi tema, y es un tema puro y en sí completo, independiente. Mostrar que ello es posible y de qué manera, es el cometido de la descripción del método de la reducción fenomenológica”. El “tema” de Husserl es por lo tanto su cometido filosófico y su misión existencial.A partir de aquí es posible interpretar también la fenomenología de la intersubjetividad a nivel histórico-fáctico: la teoría fenomenológica de la experiencia del extraño no debe ser confundida con los problemas de la multiculturalidad ni, menos aún, con las retóricas de la alteridad, sino que es una instancia que vuelve nuevamente actual la antigua cuestión de la filosofía que se determina como ethos de la theoria y por ende como “razón práctica”, una instancia que vuelve a poner al centro de nuestra atención ese fundamento que corría el riesgo de perderse en el anonimato de la tecnociencia y en lo indistinto de una forma cultural globalizada y globalizante, una instancia que reclama un retorno, de parte de todos nosotros, a lo que Husserl llamaría la constitu-ción originaria de sentido de la civilización europea.
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Balaguer Callejón, Francisco. "La crisi della democrazia rappresentativa di fronte alla democrazia digitale". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (diciembre de 2022): 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2022-002002.

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La percezione culturale dei progressi tecnologici viene trasferita ai processi democratici e costituzionali, creando l'illusione che ci sia una corrispondenza tra sviluppo tecnologico e sviluppo politico. In tal senso, la democrazia può evolversi nello stesso modo in cui si evolve la tecnologia? E questi progressi tecnologici implicano necessariamente un progresso costituzionale e democratico? Il contributo analizza l'impatto delle nuove tecnologie sui processi democratici dal punto di vista della contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia digitale.
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Di Franco, Andrea. "Quando si entra in un asilo. La scuola d'infanzia di Giuseppe Terragni a Como". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 172–81. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056026.

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La ‘disarmante' costituzione dell'asilo determina un momento particolare nell'orizzonte dell'opera di Giuseppe Terragni. Sul piano del rapporto con il suo tempo e dell'analisi del significato dello spazio architettonico č interessante rilevare come, da parte delle diverse e piů importanti letture critiche, questa costruzione si ponesse quale termine di paragone rispetto al resto del suo lavoro; tutte letture fortemente supportate dal dato emotivo sia nel caso di quella coeva che di quella seguente, per via della contrastata, ambigua, diciamo difficilmente decifrabile relazione tra l'autore, le correnti artistiche e culturali nazionali ed europee ed il regime fascista. Comunque sia, per questa piccola costruzione, parlare dell'architettura, dell'oggetto e dello spazio senza contemplare l'orizzonte emotivo quale materia originaria e poi interpretativa, rende incompleta la narrazione.
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Junior, Hermes Zaneti. "TRA RULE OF LAW E STATO COSTITUZIONALE NEL DIRITTO PROCESSUALE BRASILIANO". Revista da Faculdade Mineira de Direito 18, n.º 36 (31 de diciembre de 2015): 132. http://dx.doi.org/10.5752/p.2318-7999.2015v18n36p132.

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<pre>Questo articolo si propone di analizzare le trasformazioni del diritto interno brasiliano , soprattutto per quanto riguarda le modifiche legislative e proces - durale derivanti da interferenze culturale e sociale che oggi immerso Brasile in una nuova era a causa del nuovo codice di procedura civile . Con l'obiettivo finale di non può risiedere solo nel negare la forza di una normativa precedente , ma piuttosto di ri- sidir nel fornire gli elementi per comprendere la giurisprudenza sulla scia della democrazia costituzionale plurale che costituisce un sostanziale equilibrio tra le parti e il tribunale , con lo scopo di demistificare la teoria delle fonti del diritto che nella tradizione del diritto civile , pone un divieto rispetto alla giurisdizione , la prudenza come fonte di formale e vincolante .<br /><br /></pre>
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Pizzo, Paola. "Islam, Egitto e minoranze religiose". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 3 (noviembre de 2010): 29–32. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003003.

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Il fenomeno dell'Islam oggi in Occidente č oggetto di attenzione da parte di molti studiosi da molteplici punti di vista. Certamente il tema della libertŕ religiosa č tra i piů interessanti nel panorama. Esperti di diverse discipline si sono incontrati presso la Facoltŕ di Sociologia dell'Universitŕ "Sapienza" di Roma per discutere in modo particolare la situazione della popolazione copta in Egitto nella prospettiva storica, costituzionale, sociologica, religiosa e culturale. Il Convegno si č tenuto il 4 maggio del 2009 ed č stato realizzato e coordinato da Romano Bettini.
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Andrea Sacco, Giovanni. "La tutela collettiva delle minoranze linguistiche". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 2 (junio de 2021): 13–32. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-002002.

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Resumen
La ricerca affronta l'argomento delle minoranze linguistiche. Partendo dalla definizione del concetto di minoranza, procede ad esplorare il quadro costituzionale italiano e bre-vemente quello comparato con particolare attenzione alla dimensione collettiva della tute-la dei diritti linguistici, intesi in senso ampio come diritti culturali identitari. L'attenzione è concentrata sui diritti del gruppo linguistico posseduti dagli individui in quanto "insieme" piuttosto che dai suoi membri separatamente e sulla tutela delle lingue minoritarie come bene partecipativo identificato da una condivisione solidale.
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Nicolì, Rita. "Le vie dei lumi: Dai riformatori napoletani ai padri della Costituzione americana". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, n.º 3 (agosto de 2017): 573–78. http://dx.doi.org/10.1177/0014585817720165.

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Vicenza, Giordano. "Multiculturalismo Specifico in Svizzera". INFLUENCE : International Journal of Science Review 1, n.º 2 (25 de agosto de 2019): 1–9. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v1i2.87.

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Resumen
Ci sono numerose aree, culture e lingue in Svizzera. In Svizzera, le minoranze sono per lo più minoranze etno-linguistiche la cui lingua comune è unificata. Lo Stato elvetico è stato quindi considerato uno Stato multilingue sin dalla costituzione della Confederazione nel 1848. La Confederazione ei Cantoni devono preservare le minoranze linguistiche. I fondamenti della struttura sociale svizzera sono due principi: libertà linguistica (Sprachenfreiheit) e territorialità con multiculturalismo storico e quattro lingue nazionali (Territorialitätsprinzip). Non esiste una religione di stato ufficiale in Svizzera. La religione predominante è il cristianesimo, l'islam è la più grande minoranza religiosa. Le maggiori confessioni cristiane sono quella cattolica (37,7%) e la CRS (25,5 per cento). La Svizzera ha iniziato l'afflusso di nuove minoranze culturali dopo la seconda guerra mondiale ed era fortemente legata alla migrazione economica e al massiccio numero di lavoratori ospiti dal Terzo mondo e dall'ex Jugoslavia nell'Europa meridionale. La tutela delle minoranze nazionali, ma non delle minoranze culturali, coinvolge il diritto internazionale. La tutela delle minoranze nazionali in Svizzera si basa anche su norme internazionali.
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Milani, Giammaria. "La carta europea dell’autonomia locale nel giudizio di costituzionalità: l’esperienza italiana e comparata". Temas Socio-Jurídicos 37, n.º 75 (28 de diciembre de 2018): 11–34. http://dx.doi.org/10.29375/01208578.3523.

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Il principio dell’autonomia locale ha trovato un riconoscimento a livello internazionale, in Europa, con l’adozione nel 1985 della Carta europea dell’autonomia locale. La Carta ha senza dubbio un ruolo importante nella tutela dell’autonomia da un punto di vista culturale e politico, mentre sotto il proflo giuridico il suo peso sembra ancora piuttosto limitato, stanti le difcoltà insite nell’applicazione diretta delle sue disposizioni. Un possibile rimedio a questa posizione di debolezza potrebbe essere rappresentato dall’utilizzo della Carta europea dell’autonomia locale come parametro per verifcare la legittimità costituzionale delle leggi. Il presente lavoro è dedicato proprio all’utilizzo della Carta nell’ambito del giudizio di costituzionalità.
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Cruciani, Sante. "I tre presidenti (ma ce n'č un quarto). La Costituzione Repubblicana secondo Schifani, Fini e Berlusconi". HISTORIA MAGISTRA, n.º 1 (abril de 2009): 12–16. http://dx.doi.org/10.3280/hm2009-001002.

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- After the Popolo della Libertŕ's win at the 13th and 14th of April 2008 elections, most of the Newscasts on both public and private television welcomed the inaugural speeches made by the President of the Senate Schifani, the President of the Chamber Fini and the Prime Minister Berlusconi as the confirmation of the Italian right wing tradition of government. Looking closer, apart from the formal tributes towards President Napolitano, the three inaugural speeches introduce a substantial breach as regards republican democracy, the balance of popular sovereignty, parliamentary representation and government action, the recognition of the plurality of creeds and religious confessions, of cultural and political pluralism, and the synthesis of the rights of freedom and equality resolutely pursued by the Constituent Assembly. The entire system of the equilibrium of powers between the State bodies and a central part of the bill of rights of the republican Constitution is brought into discussion: with the predominance of the principle of freedom over the principle of equality, the democratic game is bereft of the fundamental dialectics between freedom and equality perceived by Norberto Bobbio as the inseparable nucleus of modern constitutionalism. Thus, it has to be the historian's task to try and re-establish a virtuous circle between politics, culture and the ability to intervene in the most delicate topics concerning the quality of Italian democracy today. Key words: Republican Constitution, Freedom/Equality, Renato Schifani, Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi, Norberto Bobbio, Gustavo Zagrebelski, Politics/Culture, Italian Democracy.
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Alfieri, Linda y Enrico Vincenti. "Quale setting per la sofferenza del soggetto". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 37 (septiembre de 2022): 103–15. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037009.

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Gli autori partendo dall'accezione ampia di setting, inteso come l'insieme delle dimensioni manifeste e invisibili o implicite, si propongono di analizzare come esso è stato considerato in relazione alla richiesta di aiuto da parte delle persone sofferenti. Ne sottolineano come le dimensioni concrete ed esplicite quali luogo, tempo, frequenze ecc. abbiano importanza relativa rispetto alle dimensioni impli-cite del terapeuta, come le concezioni personali, scientifiche e la visione del mondo. Dopo un breve excursus storico del setting individuale psicoanalitico, si soffermano ad analizzarne l'estensione proposta da alcuni autori tra cui Kaës, Lo Verso e Losso, ma anche la loro visione teorica e la Weltanschauung. Accennano inoltre alla concezione che Michele Minolli ha della sofferenza, non più legata ad esigenze intrapsichiche nel conflitto tra istanze biologiche ed esigenze culturali, e neanche come derivato di particolari tipi di legami, ma connessa allo svol-gersi della vita del soggetto e alla difficoltà dello stesso ad occuparsi attivamente della propria esistenza. Nella seconda parte dell'articolo viene messo a fuoco la costituzione del gruppo di terapia e la lettura delle interazioni familiari.
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Di Mauro, Luca. "Fratture nel contre-monde liberale. Riferimenti costituzionali e società segrete tra Napoli e Spagna durante il Trienio 1820-­23". SOCIETÀ E STORIA, n.º 171 (febrero de 2021): 33–54. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171002.

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La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimestre costituzionale delle Due Sicilie risponde a una serie di esigenze oggettive - pratiche, politiche, linguistiche - ma testimonia soprattutto della convinzione, per i protagonisti, di proseguire la lotta momentaneamente interrotta dalla disfatta di Rieti - Antrodoco contro gli austriaci continuando, in un paese dalle condizioni politiche e culturali ragionevolmente simili a quelle di provenienza, a combattere lo stesso nemico, la Santa Alleanza, per sua natura transnazionale e responsabile, al pari di Ferdinando I, della fine violenta dell'esperimento costituzionale. La comunità transfuga nella penisola iberica, senza per questo ignorare le conseguenze della disfatta nel Meridione, conserva la convinzione di un confronto ancora aperto e porta con sé nel paese d'accoglienza non solo l'esperienza maturata durante il governo liberale ma altresì le proprie differenze e divisioni in materia di programmi politici e modelli iniziatici. Tali linee di frattura, tuttavia, lungi dall'essere estranee al contesto spagnolo, affondano le loro radici proprio nei contatti che i cospiratori del Meridione italiano e della penisola iberica avevano intrattenuto prima e durante i mesi della rivoluzione napoletana. Ciò contribuisce a dimostrare come lo "spazio borbonico" (per lo meno nella sua dimensione europea) costituisca uno spazio politico comune non solamente per quanto riguarda l'alleanza dinastica e diplomatica tra i diversi rami della casa di Borbone, ma anche per coloro che, nell'illegalità e nella clandestinità, si erano opposti al governo assoluto della stessa.
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Morgantini, Filippo. "Torino, piazza dello statuto". STORIA URBANA, n.º 132 (febrero de 2012): 203–26. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132007.

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Nota soprattutto per gli aspetti politici, economici e urbanistici, la Piazza Statuto a Torino propone ancora molti quesiti irrisolti circa i riferimenti culturali adottati ed i protagonisti coinvolti nella raffinata configurazione architettonica dell'uniforme complesso di edifici che la caratterizzano. Il nuovo studio evidenzia come, nella piazza edificata fra il 1864 e il 1868 per celebrare lo Statuto Albertino (la costituzione concessa dal re Carlo Alberto), alcune ingegnose proposte indirizzate a definire uno stile architettonico nazionale (Italiano), furono messe in ombra da un piů spettacolare e meglio conosciuto classicismo internazionale. Dalle complesse vicende costruttive emergono, inaspettatamente, figure di tecnici solidi e affidabili ma dalle non troppo spiccate capacitŕ creative, i cui riferimenti, nonostante la diretta partecipazione inglese, portano quasi sempre verso Parigi, sia per continuitŕ con i modelli neoclassici d'inizio secolo, sia per la forte influenza della cultura francese in tutta Europa. Con il trasferimento della capitale, ancor prima del completamento degli edifici, la piazza diviene uno dei luoghi-simbolo della nuova vocazione borghese e industriale della cittŕ, sottolineata dall'erezione del monumento agli uomini che scavarono il tunnel del Frejus; le testimonianze letterarie, pur in modo parziale e soggettivo, testimoniano, tuttavia, la difficoltŕ di assegnare funzioni simboliche a quegli spazi.
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Fusar Poli, Elisabetta. "Oltraggi d’autore". LawArt 1, n.º 1 (30 de enero de 2020): 140–80. http://dx.doi.org/10.17473/lawart-2020-1-6.

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Lo studio propone un’indagine in prospettiva storica intorno al dialogo multiforme fra arte e diritto, prendendo in considerazione l’arte come oggetto di diritto e, al contempo, come dispositivo di interrelazione, ovvero come diaframma materiale e concettuale fra cultura giuridica e cultura tout court. Entro questa prospettiva, è affrontata la questione della ‘vera arte’ nell’interpretazione del giurista, attraverso la giurisprudenza in tema di oltraggio al pudore, fra codice penale liberale e codice del 1930. La transizione fra i due testi normativi, che vedono la luce in contesti storici e culturali profondamente differenti, porta a un apparente affrancamento normativo dell’arte dalla morale, finché la libertà dell’arte troverà forma costituzionale. Il dissidio fra arte e morale, tuttavia, si mantiene vivo per il giurista, facendosi intrinseco alla possibilità di qualificare un’opera dell’ingegno quale opera d’arte.
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Terpstra, Nicholas y Zita Zanardi. "Bononia Manifesta: Catalogo dei bandi, editti, costituzioni e provvedimenti diversi, stampati nel XVI secolo per Bologna e il suo territorio." Sixteenth Century Journal 28, n.º 4 (1997): 1432. http://dx.doi.org/10.2307/2543646.

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Simone, Anna. "Corpi a-normali. Eccedenze del diritto e norma eterossessuale". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2010): 65–79. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001003.

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Norma eterosessuale - diritti differenzianti - status - normalizzazione. Tutte le costruzioni identitarie dei ruoli di genere legate al sesso biologico e all'orientamento sessuale partono da un assunto aprioristico voluto dal processo di "naturalizzazione" dei corpi e dalla relativa nascita della norma eterosessuale. Tale processo ha anche contribuito a costruire una cultura giuridica fondamentalmente sancita a partire dalla stessa norma eterosessuale. Il processo di naturalizzazione prima e di "normalizzazione" poi dei corpi, dei rispettivi ruoli di genere e delle relative condotte sessuali, assieme al diritto, ha cosě favorito la nascita di nuove forme di status (il gay, la lesbica, il trans etc.) che, anziché intaccare il diritto di famiglia e la norma eterosessuale che lo predetermina, ha favorito la nascita di "diritti differenzianti" a seconda dell'orientamento sessuale. D'altronde anche il dibattito consumatosi in Italia attorno ai diritti civili delle persone gay e lesbiche non ha mai preso in considerazione la fondazione antropologico-giuridica della norma eterosessuale nella cultura occidentale e nella cultura giuridica. Attraverso una breve ricostruzione genealogica della costituzione di codici culturali, sociali e giuridici predefiniti in occidente, nonché del tutto funzionali alla determinazione di una cultura giuridica fondata sulla norma eterosessuale, in questo articolo si rimettono in discussione le categorie di differenza ed eguaglianza.
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Alosco, Antonio. "Il percorso socialista di Gabriele D’Annunzio tra storia e letteratura". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (3 de marzo de 2020): 377–90. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909283.

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La complessa personalità di Gabriele D’Annunzio, in una costante sincronica evoluzione della produzione letteraria con l’attivismo politico, ha attraversato un periodo – spesso dimenticato dai critici – di vicinanza alle idee socialiste. Attratto dalla vitalità e dalle idee progressiste della sinistra che rispondeva alle leggi liberticide e reazionarie di Pelloux, se ne fece influenzare sia nel periodo dell’impresa fiumana, che in una prima fase di contestazione al fascismo, appoggiando la sinistra radicale. Influssi dannunziani si ritrovano, in quel periodo, nel linguaggio adottato dall’ Avanti! e nell’apprezzamento che anche ambienti socialisti dimostrarono per l’opera letteraria del Vate. Dopo il 1906 le strade dei socialisti e di D’Annunzio si divaricarono fino a contrapporsi. D’Annunzio rilanciò le posizioni nazionalistiche e, al rientro in Italia dopo il soggiorno in Francia tra il 1904 e il 1915, condusse un’attività politica tradottasi, nelle fasi iniziali della Prima guerra mondiale, nel sostegno attivo dei movimenti interventisti, poi nella partecipazione attiva sul campo come “uomo d’arme”, e da ultimo nelle azioni postbelliche degli irredentisti. Le imprese “rivoluzionarie” del poeta affascinarono anche alcune frange del socialismo italiano e l’impresa di Fiume, realizzata in collaborazione con il socialista Alceste De Ambris, raccolse gli elogi di Lenin e produsse la Carta del Carnaro, costituzione che conteneva elementi avanzati di matrice socialista.
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Staiano, Sandro. "LA FRATTURA NORD-SUD. L’ASIMMETRIA TERRITORIALE COME QUESTIONE DEMOCRATICA". Il Politico 251, n.º 2 (3 de marzo de 2020): 268–307. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.249.

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Lo schema analitico delle fratture elaborato da Stein Rokkan e Seymour M. Lipset può essere utilmente applicato alla "questione meridionale", in quanto riguarda la doppia dimensione del processo politico, caratterizzato da conflitti culturale-territoriali ed economicofunzionali Passando da queste opzioni metodologiche, per quanto riguarda il "Mezzogiorno", è importante notare che le premesse costitutive prevedevano il superamento della frattura all'interno dei processi di democratizzazione dell'ordinamento giuridico guidati dai partiti politici e basati, in larga misura, sulla regionalizzazione; il ritardo nell'attuazione delle Regioni, tuttavia, ha portato immediatamente al carattere centralizzato e tecnocratico delle grandi riforme volte a incidere sulla condizione meridionale: la riforma agraria e l'intervento straordinario attraverso la "Cassa per il Mezzogiorno". E, una volta costituite, le Regioni non sono più quelle auspicate dall'assemblea costituente: da enti legislativi e pianificatori, diventano minuscoli organi amministrativi affollati di dipendenti, in sistemi ipertrofici. Diventano quindi il veicolo di infiltrazione dei partiti politici - lontani dall'idea costituzionale - che pervadono le agenzie che avrebbero dovuto occuparsi della frattura Nord-Sud. Le politiche - dopo un primo successo - si degradano e falliscono. Ma l'asimmetria territoriale rimane la questione principale. Senza risolverla, l'Italia sarà sempre meno adeguata ad affrontare la concorrenza nella dimensione europea e internazionale: al "ritardo" del "Mezzogiorno" si aggiunge ora quello dell'intero Paese. Per questo motivo, i nuovi impulsi per una "separazione del Nord", nell'illusione di creare piccole patrie economiche su scala regionale, sono particolarmente rischiosi.
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Mogavero, Domenico. "Il muro tra Vaticano e Italia per rafforzare la pace sociale e politica". FUTURIBILI, n.º 3 (septiembre de 2012): 40–81. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003004.

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Il tema viene affrontato alla luce degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato le vicende della Chiesa in Italia dal 20 settembre 1870, occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, fino ai nostri giorni. L'esposizione si fonda sull'analisi di documenti ufficiali. La storia del muro tra Vaticano e Italia č proposta in tre fasi. La prima, definita di conflittualitŕ insanabile, descrive la situazione venutasi a creare con la breccia di Porta Pia, che determinň l'opposizione assoluta del Papa al nuovo assetto della cittŕ di Roma e dell'Italia. Iniziň da questo evento la cosiddetta "questione romana", incentrata sul mancato reciproco riconoscimento delle due istituzioni (la Santa Sede e il Regno d'Italia). Inoltre, il Papa rifiutň la tutela unilaterale proposta dal governo italiano formulata con la cosiddetta Legge delle Guarentigie. La seconda fase, caratterizzata da reciproco riconoscimento e collaborazione, inizia l'11 febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i Patti lateranensi con i quali fu sancita la riconciliazione tra l'Italia e il Papato. Dopo una trattativa lunga e complessa, si pervenne alla soluzione della questione romana, formalizzata nel "Trattato" e nella "Convenzione finanziaria", documenti che sancirono la nascita dello Stato della Cittŕ del Vaticano e ne riconobbero l'indipendenza e la sovranitŕ, garanzie per l'esercizio libero del ministero del Papa, capo della Chiesa universale. A ciň si aggiunse la sottoscrizione del "Concordato", con il quale furono regolamentate le materie di competenza mista tra Stato e Chiesa. La terza fase č quella della revisione concordataria, motivata dagli eventi seguiti al Secondo conflitto mondiale (caduta del regime fascista e instaurazione di uno stato democratico repubblicano, fondato su una nuova Costituzione) e segnata anche dagli eventi che caratterizzarono la vita ecclesiale (celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano e promulgazione di un nuovo Codex iuris canonici). In questa fase, il 18 febbraio 1984 fu sottoscritto l'"Accordo di revisione del Concordato lateranense", con il quale la normativa pattizia fu adeguata alle mutate condizioni sociali, culturali e religiose del Paese della Chiesa.
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Savarese, Eduardo. "La sentenza come narrazione: Strumenti e risultati dell’empatia". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (19 de marzo de 2019): 264–80. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831960.

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Lo studio del diritto in relazione alla letteratura, e viceversa, conduce a un’analisi specifica della sentenza come narrazione sotto una pluralità di aspetti. In sistemi di democrazia costituzionale e pluralista, dove è necessario comporre principi e valori spesso in tensione o addirittura in contrasto, il giudice può adoperare la sentenza come un vero e proprio mezzo narrativo. Questo accade quando la vicenda giudiziaria viene descritta in modo da dimostrare al “lettore” il grado di identificazione e immedesimazione tra il giudice e la vicenda umana decisa, per poi condurre il “lettore” stesso a rivivere la stessa esperienza, riproducendo un ulteriore meccanismo di empatia con i protagonisti del caso giudiziario, le loro aspirazioni, la loro dignità. La sentenza si fa narrazione vicina alla finzione letteraria in quei casi che chiamano in gioco alti e contrastanti valori umani, etici e giuridici della società civile (suicidio assistito, matrimonio omosessuale). Il mezzo adoperato dal giudice, a volte in modo esplicito, a volte implicitamente, è l’empatia. Con essa, si strutturano il tipo di descrizione del fatto e l’andamento dell’argomentazione giuridica. A partire dall’empatia prende avvio quel processo di rafforzamento del grado di accettabilità giuridica e sociale della sentenza, necessario a creare spazio per un bilanciamento complesso e non prevedibile di valori e principi.
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Butera, Federico y Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Arioti, Elisabetta. "Tra storia e memoria: la costituzione della Rete regionale archivi Udi Emilia-Romagna e il ruolo della Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna". Clionet 06 (19 de diciembre de 2022). http://dx.doi.org/10.30682/clionet2206ag.

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La costituzione del Coordinamento regionale per la valorizzazione degli archivi dell’Udi, avvenuta nel 1988, consentì ai Gruppi Archivio dell’Emilia-Romagna di accedere ad appositi finanziamenti e quindi di affidare incarichi di ordinamento e inventariazione dei propri fondi ad archiviste professioniste. Al confronto di carattere metodologico che ne seguì contribuì anche la Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna, che provvide negli stessi anni a effettuare le prime dichiarazioni di interesse culturale di archivi Udi locali.
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Troisi, Filomena, José Antonio López Fernández y Silvia Medina Quintana. "La cittadinanza e la costituzione nei libri di testo di storia. Il quinto anno nei licei classici: un caso di studio". El Futuro del Pasado, 3 de febrero de 2023. http://dx.doi.org/10.14201/fdp.28089.

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L’insegnamento della cittadinanza e della Costituzione è un indicatore prezioso del grado di sviluppo culturale di un Paese. È una questione educativa che si gioca in classe, nei curricula, nella pianificazione dei programmi e nell’insegnamento quotidiano. Implementando l’educazione alla cittadinanza e alla democrazia nelle scuole di ogni ordine e grado, gli studenti potranno acquisire quella formazione civica di base che è necessaria e indispensabile per la loro partecipazione alla vita sociale, politica e democratica. In Italia, l’educazione alla cittadinanza e lo studio della Costituzione fanno parte dell’insegnamento della storia contemporanea. Questo articolo analizza i sei libri di testo di storia contemporanea utilizzati nelle nove classi quinte dei tre licei classici della città di Avellino nell’anno scolastico 2019-2020. In ogni libro di testo è stata verificata la presenza o meno di una parte dedicata esclusivamente a temi legati alla cittadinanza e alla Costituzione. È emerso che solo due dei sei libri di testo presentano tale parte. Sono stati quindi elencati gli argomenti trattati in questi libri di testo e ne sono stati analizzati la forma e i contenuti. È stata condotta un’ulteriore valutazione critica dei contenuti e delle attività didattiche che li accompagnano, al fine di valutare il grado di problematizzazione degli argomenti. Da questi dati risulta evidente che questi argomenti ricevono ancora poco interesse e attenzione.
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