Literatura académica sobre el tema "Corte costituzionale, forma di governo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Corte costituzionale, forma di governo"

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Rusconi, Gian Enrico. "QUALE «DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE»? LA CORTE FEDERALE NELLA POLITICA TEDESCA E IL PROBLEMA DELLA COSTITUZIONE EUROPEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n.º 2 (agosto de 1997): 273–306. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024837.

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Resumen
IntroduzioneLa Germania offre una interessante versione contemporanea dello «Stato costituzionale» o della «democrazia costituzionale» con le sue tipiche tensioni tra responsabilità politica parlamentare e giustizia costituzionale. Un esempio tanto più istruttivo in quanto si pone all'incrocio tra la tradizione tedesca dello «Stato di diritto» e la tendenza ad un «nuovo costituzionalismo» che suscita crescente attenzione nelle scienze politiche e giuridiche.Ma c'è di più. La centralità del ruolo della Germania in Europa fa sì che questa problematica si proietti sulla costruzione politico-costituzionale dell'Unione europea. L'istituzionalizzazione dell'Europa politica e la semplice ipotesi di una Costituzione europea rimettono in gioco i concetti classici di popolo, sovranità, statualità e legittimazione democratica e aggiornano i dilemmi del costituzionalismo e della Costituzione come statuto delle libertà, come contratto politico e come forma di governo. In questa ottica il progetto europeo acquista i tratti di una democrazia o Stato costituzionale tutto da esplorare, per il quale il modello tedesco diventa molto istruttivo.
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Salvi, Giovanni. "Organizzazione del pubblico ministero e Procura generale presso la Corte di cassazione". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 5 (diciembre de 2011): 187–207. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005013.

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Resumen
1. Da autocrate a monarca costituzionale? / 2. Il Csm e le linee guida: una costruzione importante ma incompiuta / 3. Azione penale obbligatoria, potere diffuso e gerarchia / 4. Il procuratore generale della Cassazione e il governo autonomo: potenzialitŕ di un vertice non gerarchico / 5. Le prassi di applicazione dell'art. 6 della Procura generale della Cassazione: il quadro di riferimento / 6. L'esito della vigilanza / 7. Primi esempi di attuazione dell'art. 6 / 8. Un "caso di studio": l'iscrizione della notizia di reato.
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Cattaneo, Fabrizio. "Democrazia costituzionale". DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, n.º 2 (21 de febrero de 2020): 110–26. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p110-126.

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Resumen
Il saggio si focalizzerà sull’analisi del rapporto tra costituzione e democrazia, innanzitutto sotto un profilo teorico ricostruendo il modello della democrazia costituzionale secondo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo. La natura della democrazia costituzionale è infatti, come si cercherà di argomentare, innanzitutto concettuale, e designa un modello teorico che in parte fornisce elementi per una conoscenza analitica, in parte dà indicazioni normative alle costituzioni democratiche positive dei regimi politici contemporanei e agli embrioni di costituzioni democratiche delle istituzioni politiche sovranazionali come l’Unione Europea e l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il saggio si articolerà in due parti. La prima sarà dedicata alla ricostruzione del modello teorico della democrazia costituzionale, come si è detto seguendo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo: nello specifico ripercorrendo e ricostruendo sommariamente le teorie di Norberto Bobbio e Luigi Ferrajoli. La seconda parte sarà dedicata all’osservazione storico-empirica della ‘divaricazione deontica’ (Ferrajoli) tra il modello teorico e la realtà, cioè la distanza che si può osservare tra modello teorico e le costituzioni formali e ‘materiali’ dei regimi politici fondati su tale modello. Senza ovviamente pretendere minimamente un’analisi esaustiva, si tenterà di rintracciare una linea evolutiva (o involutiva?) nell’arco temporale che va dalla nascita delle democrazie costituzionali con costituzione rigida e forma di governo democratica, (sostanzialmente dunque dalla fine della seconda guerra mondiale) ai nostri giorni.
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Caputo, Giuseppe. "Stato costituzionale di diritto e carcere". La Nuova Giuridica 2, n.º 2 (19 de enero de 2023): 37–59. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1974.

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Resumen
A partire dall’analisi della giurisprudenza costituzionale in materia di detenzione, nell’articolo si propone una teoria costituzionale dei diritti irrinunciabili della persona privata della libertà personale. Questa viene elaborata a partire dalla critica alla tradizionale teoria liberale dell'insindacabilità del governo amministrativo del carcere e alla più recente teoria del primato della rieducazione. Entrambe risultano incompatibili con il principio del primato della persona sancito dallo stato costituzionale di diritto. A partire dall’articolato reasoning della Corte, viene proposta una teoria utilitaristica dei diritti dei detenuti basata sul principio della minima sofferenza necessaria e su quello della giurisdizionalizzazione del carcere. The article presents a constitutional theory of the inalienable rights of the person deprived of personal liberty, based on the constitutional jurisprudence on detention. The theory is elaborated from the critique of the traditional liberal theory of the unquestionability of the administrative government of the prison and of the more recent theory of the primacy of re-education. Both are considered incompatible with the principles of the constitutional rule of law based on the respect of fundamental human rights. Starting from the articulated reasoning of the Court, the article proposes a utilitarian theory of the rights of prisoners based on the principles of the minimum necessary suffering and of the jurisdictionalization of the prison.
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Bilancia, Francesco. "Profili evolutivi dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo". Revista do Direito, n.º 43 (19 de mayo de 2014): 03–24. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i43.5661.

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Resumen
Questo breve scritto intende fornire un quadro d’insieme dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento all’uso degli accordi internazionali di protezione dei diritti umani, che opera attraverso un “processo di grandiose proporzioni, il quale investe il futuro stesso dello Stato: non di questo o quello Stato, ma – se così può dirsi – della forma-Stato”. Questo processo, destinato a svolgersi in un indefinibile arco di tempo ma costantemente sostenuto dalla più attenta giurisprudenza, non avrebbe – non ha – potuto “non investire il destino della stessa (…) Costituzione ”. La lunga e complicata evoluzione del processo di “interazione” tra i diversi documenti costituzionali statali e tra questi e le Carte internazionali di protezione dei diritti fondamentali si è spesso caratterizzato per un cammino di piccoli passi, di fasi di integrazione a volte più intense, a volte più incerte, senza escludere vere e proprie battute d’arresto, ma comunque qualificato ed arricchito da importanti episodi giurisprudenziali di cui, momento per momento, la dottrina ha preteso di ricostruire la fotografia di sintesi, nell’incessante vano tentativo di ridurre la complessità a sistema. Non è, è bene dirlo subito, l’intenzione di queste brevi note che traggono, piuttosto, spunto da alcune più recenti pronunce della Corte costituzionale italiana, riferite alla Convenzione ed alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU), riconducibili al percorso giurisprudenziale avviato a partire dalle sentenze nn. 348 e 349 del 2007 . Come è noto ormai la Corte costituzionale italiana riconduce il contrasto tra una norma interna ed una norma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo alla violazione mediata dell’art. 117, comma 1, Cost., di cui la stessa Corte costituzionale dovrà essere investita nel caso in cui il giudice interno non sia in condizione di risolvere l’antinomia per via di interpretazione conforme. A giudizio della Corte resta, infatti, preclusa al giudice di merito la strada dell’applicazione diretta della norma CEDU mediante la contestuale disapplicazione della norma interna incompatibile , ritenendo non assimilabile tale sistema di garanzie allo schema di adattamento del diritto interno al diritto comunitario e dell’UE . Piuttosto, a giudizio della Corte costituzionale resta, non solo possibile, ma addirittura necessario verificare, in sede di giudizio di costituzionalità, la specifica compatibilità in concreto della norma CEDU invocata quale parametro, per come interpretata ed applicata dalla Corte di Strasburgo, con le diverse disposizioni costituzionali. Sul piano formale della dottrina costituzionale del sistema delle fonti le disposizioni della CEDU , quindi, in quanto dotate di forza passiva superiore a quella delle norme di legge ordinaria, fungeranno da norme interposte nel giudizio di costituzionalità delle norme interne con esse incompatibili per violazione indiretta dell’art. 117 Cost. Laddove, all’opposto, stante la loro non equiparabilità formale alle disposizioni costituzionali, potrebbe darsi il caso di un giudizio di costituzionalità della legge di recepimento della Convenzione nell’ipotesi di contrasto con altre disposizioni costituzionali; non quindi più soltanto dei principi fondamentali come previsto, secondo la nota dottrina costituzionale dei “controlimiti”, con riferimento ai rapporti del diritto interno con le norme di diritto comunitario direttamente applicabili.
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Flick, Giovanni Maria. "Costituzione e processo penale tra principio di ragionevolezza e uno sguardo verso l'Europa". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 1 (marzo de 2010): 9–21. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-001002.

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Con riferimento al processo penale la Corte costituzionale ha modulato, nei decenni, il proprio ruolo con una attenzione, volta a volta, maggiormente concentrata sui princěpi, sui valori, sul funzionamento della giurisdizione. Oggi il suo ruolo si misura, da un lato, sul delicato crinale dei rapporti tra politica (nel senso etimologico di arte del governo della cosa pubblica) e processo penale e, dall'altro, con significative e irreversibili aperture verso orizzonti piů ampi dell'ormai angusto "osservatorio" nazionale (che lasciano presagire - quanto meno secondo prospettive di larga massima - quale potrŕ essere lo scenario del "domani").
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Gambino, Silvio. "Sui militi alla revisione della costituzione nell'ordinamento italiano". Revista de Direitos e Garantias Fundamentais, n.º 8 (30 de octubre de 2010): 55. http://dx.doi.org/10.18759/rdgf.v0i8.26.

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L’analisi dei limiti (soprattutto materiali) alla revisione della Costituzione nell’ordinamento italiano, da sempre oggetto di studio da parte della dottrina costituzionale, di recente è stata oggetto di approfondimento con riguardo al testo di revisione costituzionale approvato da una maggioranza parlamentare (di destra) ma poi respinto dal corpo elettorale nel referendum costituzionale. Il quesito che, più in particolare, ha originato l’approfondimento riguardava la disponibilità o meno in capo al Parlamento del potere di revisione costituzionale che avesse ad oggetto uno sbilanciamento dei poteri a favore del Governo e soprattutto del Premier. Rispetto a tale questione contingente, l’analisi ha approfondito il tema per come esso si presenta nel quadro di un costituzionalismo rigido e giurisdizionalmente garantito. La letteratura giuridica, tuttavia, ha offerto nel corso degli ultimi sessanta anni una risposta di tipo evolutivo. Nel mentre fino agli anni ’70 ha assunto che nulla impedirebbe la revisione della Costituzione qualora siano rispettate le procedure rafforzate previste nell’art. 138 Cost. (approvazione con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sottoposizione a referendum popolare qualora il testo di revisione non sia stato approvato nella seconda votazione con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere), nella dottrina successiva agli anni ’80, anche sulla base del limite costituzionale secondo cui la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale (art. 139 Cost.), ha individuato l’esistenza, accanto al limite formale, di un limite materiale, costituito dal rispetto dei principi supremi e dei diritti fondamentali, benché l’individuazione puntuale di tali principi appare molto più complessa e talora anche problematica. La giurisprudenza costituzionale ha sempre confermato una simile lettura allorché ha individuato, con una giurisprudenza stabile nel tempo, i principi e i diritti fondamentali come limite al processo di integrazione europea e prima ancora con riguardo ai rapporti fra diritto costituzionale e diritto canonico.
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Stasio, Donatella. "La responsabilitŕ civile dei magistrati in Italia e in Europa". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 2 (junio de 2011): 111–14. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-002011.

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Periodicamente, anche dopo la legge n. 117 del 1998 (avente ad oggetto «Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilitŕ civile dei magistrati») si torna a parlare di tale responsabilitŕ come se si trattasse di colmare una lacuna del sistema. Č accaduto da ultimo con la presentazione della riforma costituzionale della giustizia varata dal Governo Berlusconi. Anche in questo caso si č invocata l'Europa con il seguito di "vincoli" da essa imposti al legislatore italiano. A torto, ancora una volta, ché le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dicono tutt'altro, e che la disciplina italiana vigente č analoga a (o comunque dello stesso tenore di) quella prevista negli ordinamenti della stragrande maggioranza dei Paesi.
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Carinci, Maria Teresa. "La sentenza n. 59/2021 della Corte costituzionale: road map per una riforma?" GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 170 (agosto de 2021): 289–300. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-170006.

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L'articolo, prendendo spunto dalla pronuncia della Corte costituzionale italiana n. 59/2021 - con cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale, per contrasto coi principi di uguaglianza e ragionevolezza ex art. 3 Cost. l'art. 18, c. 7, St.lav., come modificato dalla l. 92/2021, nella parte in cui prevede che il giudice, quando accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, «può altresì applicare» (invece che «applica altresì») la disciplina di cui al medesimo art. 18, quarto comma» - da un lato, riper-corre le criticità relative alle tutele in caso di licenziamento ingiustificato messe in atto dalla ri-forma Fornero e dal Jobs Act e, dall'altro, mette in luce come la stessa Corte finisca, tra le ri-ghe, per dettare al futuro legislatore una vera e propria road map per mettere ordine nell'intera disciplina dei licenziamenti individuali.
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Di Virgilio, Aldo. "Elezioni in Italia – Prima e dopo le elezioni politiche: referendum su temi bioetici, elezioni regionali in Sicilia e Molise, referendum di revisione costituzionale". Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 58, n.º 2 (30 de diciembre de 2007): 141–59. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-10215.

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Procreazione medicalmente assistita: referendum abrogativi senza quoziente di validità Le elezioni regionali in Sicilia del maggio 2006 Le elezioni regionali in Molise del novembre 2006 Il referendum confermativo in tema di forma di governo: la cancellazione della riforma del centrodestra
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Tesis sobre el tema "Corte costituzionale, forma di governo"

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Catalano, S. "La forma di governo regionale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/35466.

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Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/1/TesiMassimoRubechi.pdf.

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Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/.

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SORRENTINO, EDOARDO. "BANCA CENTRALE, FORMA DI GOVERNO ITALIANA E INTEGRAZIONE EUROPEA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/955257.

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Central bank, Italian form of government and European integration Edoardo Sorrentino PhD in Public, International and European Law Università degli Studi di Milano The purpose of my thesis is to highlight an aspect that could redefine today’s theory of forms of gov-ernment. It is well known that the latter has, as its object of study, the provisions governing the relations between the constitutional bodies that participate at the function of political orientation. And this func-tion, in contemporary states, almost entirely coincides with the public management of the economy. Sus-tained growth of national income has become the primary objective of contemporary States, both to en-sure high levels of employment and to find the necessary tax revenue to finance the services provided by the State itself. It is immediately appropriate to point out that the public government of the economy is not the exclusive prerogative of fiscal policy. Monetary policy has an equally fundamental function. We cannot ignore the role that central banks have played in the public management of the economy. Through its operations – such as the fixing of interest rates, credit facilities to the Treasury and the pur-chase and sale of public and private securities – central banks are able to influence the growth of nation-al income, the general level of prices and the evolution of external accounts. In other words, the results of the economic policies adopted by governments are conditioned by the choices made by the issuing institutions. Consequently, a complete theory of the forms of government cannot be separated from the analysis of the relationship that the central bank has with the Government and with the Parliament, in other words with the political orientation circuit. The first chapter highlights the history of central banks and the evolution of their function, explaining how the position of the issuing institution is intimately linked to the purposes chosen by the State. A clear separation of roles has characterized nineteenth-century liberal democracies, dedicated to the safe-guard of markets. A government that had the monetary support of the central bank would, in fact, have interfered with the right of ownership and the freedom of economic initiative. An issuing institution in-dependent from the executive power and committed to maintaining price stability was therefore a means of making the Government to adopt a balanced economic policy. But in the substantial post-war democ-racies the government had to take an active role in order to correct the most intolerable inequalities produced by the market. In this framework, the central bank had to operate in a manner that served the government’s economic policy draft by ensuring that it would be financed on more favourable terms than those determined by the market. Obviously, this worldwide phenomenon has involved the Italian Republic. The constituents outlined, in addition to a poorly rationalized parliamentarism, an “economic constitution” that lacked clear guidance on the management of fiscal and monetary policy. The original 1948 text allowed the use of public debt without substantive, but only procedural, limits and did not openly enshrine the principle of monetary stability. The action of public authorities had to be oriented towards achieving full employment and reducing inequalities. The second chapter deals with the development of the Italian form of government during the first twen-ty years of the Republic. It is well known that the lack of rationalization of parliamentarism has led to the development of a political system with an extreme multi-party situation where the element of alter-nation of government has failed, due to the conventio ad excludendum of the anti-system forces. However, the ministerial instability do not affect the development of the country, which benefits from a particular international framework: the fixed exchange rate system designed at Bretton Woods in fact allows the acceding countries to modulate economic policy according to their growth goals, given that large capi-tals were not free to circulate internationally. Moreover, the expansionary economic policy of the United States – the center of the international monetary system – ensures high economic growth and low infla-tion levels in all western countries. In this period, the monetary policy of the Bank of Italy has been functional to the achievement of the economic policy goals of many governments. Despite the instability of the executives, in fact, the fundamental lines of development remain firm: an export-oriented econo-my in order to maintain the equilibrium of balance of trade of a country without raw materials and en-ergy sources. In other words, the monetary system built after the war allowed the development of a de-featist party system without this calling into question its constitutional assumptions. The third chapter analyses the effects of the collapse of the monetary system devised at Bretton Woods and the subsequent “stagflation” on the Italian institutional system. In fact, ministerial instability does not make it possible to counter the rise of prices during the 1970’s caused by wage demands and the oil shock. In this decade, Italy has experienced the highest levels of inflation among the large Western coun-tries accompanied by severe trade deficits. Only thanks to the governments of national unity the country succeeds in embarking on a path of recovery, crowned by the entry of Italy into the European Monetary System. This is a new system of fixed exchange rates in which the objective of ensuring the free move-ment of capital is expressly pursued. The entry into the Ems is supposed to push Italy to reduce state in-tervention in the economy. The so-called “divorce” between the Treasury and the Bank of Italy in 1981 is, in this regard, the tool to reduce the central bank’s financial support for the State’s borrowing ma-noeuvres. However, the 1980’s see an inflation fall, but at the same time the explosion of public debt and the formation of a large trade deficit financed by foreign capital, especially German ones. The continuing ministerial instability does not allow any serious restructuring of public expenditure. Moreover, in the 1980,s the fragmentation of the party system increases due to the crisis of the two political parties pro-tagonists of the previous thirty years. The fourth chapter focuses, in particular, on the crisis of the first half of the 1990’s, in which Italy leaves the Ems and faces the final crisis of the traditional parties, which give way to a new party system that re-volves on two opposite poles. At this stage there is a strengthening of the role of the President of the Republic in the resolution of government crises. The Head of State promotes the formation of technical governments that begin a serious work of fiscal consolidation, guaranteeing the commitments made by Italy at European level. In fact, the Maastricht Treaty, signed in 1992, will lead in 1999 to the creation of a single currency and a fixed exchange rate regime. The future currency will be managed by a central bank independent from member States of the monetary union and committed to the sole maintenance of price stability. The direct consequence of this priority objective is the prohibition of direct financial support to States which will be bound to finance themselves on the market under the conditions laid down for any private entity. In short, since 1992 the Italian “economic constitution” has entered a new phase: the democratically legitimized constitutional organs completely lose the levers of monetary policy. Price stability becomes an overarching value, to be pursued even when it goes against other objectives, such as a high level of employment. Fiscal policy itself is conditioned by quantitative parameters which the European institutions monitor. However, thanks to the consolidation work begun in the first half of the 1990’s, Italy also managed to join the single currency. The fifth chapter analyses the effects of Italy’s entry into the single currency area on the form of gov-ernment. The 2008 financial crisis led to a tightening of European budgetary constraints, while the Eu-ropean Central Bank has launched monetary support programmes that have allowed States to finance themselves on better terms than market conditions. At this juncture there was a new intervention by the Head of State as guarantor of Italy’s European commitments. A new technical government was formed whose primary objective was to reduce the country’s trade deficit and introduce the principle of budget-ary balance in the Italian Constitution. With this step, the “economic constitution” completed the turn-ing point towards the depoliticization of the public law of the economy that began in 1992. The crisis has determined the end of the fragile Italian bipolarism with the emergence of political forces alien to the traditional camps. The renewed political instability has led to a further strengthening of the Presi-dent of the Republic in his role of guarantor of the permanence of Italy in the single currency area. In this regard, the events surrounding the formation of a eurosceptic government in 2018 are emblematic. Following the 2020 pandemic, it was decided to lift budgetary constraints, while the Ecb expanded its monetary support to member States. It seems that a new phase of monetary union has been reached, but the rise in prices due to the Ukrainian conflict could force European States to adopt deflationary measures even more stringent than those adopted in the previous decade, with perhaps even more evi-dent effects on the party system and on the Italian form of government.
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DONDI, Sebastiano. "POTERE E CONTROPOTERI Gli argini giuridici al potere maggioritario nella dinamica della forma di governo in Italia e in Francia". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388889.

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Resumen
This PhD dissertation consists in a comparative study of veto players (or counter-powers) that, according to Italian and French Constitution, aim and affect the legislative activity of the executive power and of its majority in the Parliament, i.e. laws and decrees-law. They are summarily: the referendum, the opposition parties, the head of the State, the Conseil d’Etat and the constitutional justice. The research, after the initial chapter regarding an innovative classification of veto powers which describes them with a dogmatic approach, explores in depth the existing relations among veto players and their interactions with Power. The methodology is based on an empirical and systematic analysis of some classic case-studies.
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Sgro', F. "ASPETTI E PROBLEMI ATTUALI DEL BICAMERALISMO ITALIANO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150214.

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Aspects and current problems of the Italian bicameralism. The research focus on analysis of the Italian bicameralism and the most important proposals to reform the Senate of the Republic in order to verify the current requirement for the revision of Parliament and asses – through a legal evaluation – the most appropriate solutions. The research starts from the theory of separation of the public powers and deepens the two prototypes of bicameralism (European model and North American type). Then it analyzes the Italian system, that is a very rare example of perfect bicameralism covering both the legislative and the political functions. Following the course of Republican history, the study appreciates the possibility of revision of perfect bicameralism, focusing on the most organic projects that are currently under investigation in Parliament. The research proposes, at this point, an overview of the main experiences of bicameralism in the contemporary democracies. Finally it checks the impact of a possible reform of the Italian bicameralism on the institutional balance and the connotation of the form of government.
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Dondi, Sebastiano. "Pouvoirs et contrepouvoirs : les limites juridiques au pouvoir majoritaire dans la dynamique du regime politique en Italie et en France". Thesis, Paris 10, 2013. http://www.theses.fr/2013PA100056.

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Resumen
Le travail de recherche est une étude comparé des pouvoirs de veto (ou contrepouvoirs) que, selon la lettre des Constitutions italienne et française interviennent dans le produit du travail normatif du Pouvoir majoritaire (lois, ordonnances et décrets-loi). Il s’agit, spécifiquement, du referendum, de l’opposition parlementaire, du chef de l’Etat, du Conseil d’Etat et de la justice constitutionnelle. La thèse, après un premier chapitre qui propose une classification originale des contrepouvoirs, utile à les définir et à les encadrer dogmatiquement, se propose d’étudier en profondeur les relations qui les lient les contrepouvoirs entre eux-mêmes et également vis-à-vis du Pouvoir. La méthode utilisée (systématique et comparée) est innovatrice et se base sur une analyse empirique fondée sur des cas exemplaires
This PhD dissertation consists in a comparative study of veto players (or counter-powers) that, according to Italian and French Constitution, aim at affect the legislative activity of the executive and majoritarian power and of its majority in the Parliament, i.e. laws and decrees-law. They are summarily: the referendum, the opposition parties, the head of the State, the Conseil d’Etat and the constitutional justice. The research, after the initial chapter regarding an innovative classification of veto powers which describes them with a dogmatic approach, explores in depth the existing relations among veto players and their interactions with Power. The methodology is based on an empirical and systematic analysis of some classic case-studies
Il lavoro di ricerca è uno studio comparato tra Italia e Francia dei contropoteri che, secondo Costituzione, intervengono sul prodotto del lavoro del Potere maggioritario, le leggi e i provvedimenti di rango primario. Si tratta del referendum, l’opposizione parlamentare, il capo dello Stato, il Conseil d’Etat e la giustizia costituzionale. La tesi, dopo un capitolo iniziale dedicato ad una innovativa classificazione dei poteri di veto idonea a inquadrarli dogmaticamente, si propone di indagare in profondità le relazioni che legano fra di loro gli organi di contropotere e come questi interagiscano con il Potere. La metodologia utilizzata è innovativa e si basa su un’analisi empirica basata su casi esemplari e basata sul metodo sistematico
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BENVENUTI, SARA. "Corte o corti? La tutela dei diritti fondamentali in Francia tra cooperazione e competizione". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/817274.

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Pluralità degli ordinamenti giuridici, crisi dello Stato e de-statizzazione del diritto, dialogo tra corti e multiformità dei sistemi di tutela dei diritti fondamentali certamente costituivano già elementi qualificanti il novecento giuridico e non possono non darsi acquisiti nella contemporaneità, anche francese. Quest’ultima, tuttavia, presenta aspetti di interesse e di atipicità, e non solo per le dottrine e gli artifici retorici elaborati al fine di sottrarsi al processo avanzante di integrazione europea ed internazionalizzazione del diritto costituzionale. Il c.d. “controllo di convenzionalità” assume in Francia tratti peculiari, configurando un complesso, e talvolta confuso, sistema multilivello di protezione giurisdizionale dei diritti e delle libertà fondamentali. Un sistema di tutela, quello francese, che, almeno sino alla riforma costituzionale del 2008, vedeva come protagoniste indiscusse, accanto alle corti europee, le giurisdizioni ordinarie e amministrative, ed in particolare la Cour de cassation ed il Conseil d’État. La recente previsione della question prioritaire de constitutionnalité, strumento di protezione accentrato e successivo dei diritti e delle libertà garantiti dalla Costituzione, rimesso al Conseil constitutionnel, seppur filtrato dall’intervento necessario delle corti supreme, sembra, invece, mutarne in parte il funzionamento, venendo a configurare un inedito raccordo tra controllo di convenzionalità e controllo di costituzionalità. Il lavoro intende sviscerarne, in chiave comparatistica, gli aspetti più problematici, soffermandosi in particolare sui momenti di criticità che il mutato contesto giuridico francese sembra aver evidenziato nei rapporti interni, tra corti nazionali, ed esterni, tra corti nazionali e sovranazionali. Interessante sarà verificare se la rete giudiziaria ormai delineatasi dietro l’apparato “mitologico” di facciata potrà superare la logica gerarchica, porsi dal punto di vista dei diritti ed alimentarsi, seppur competitivamente, nella circolarità dei rapporti, delle interpretazioni, verso il raggiungimento di standards più elevati di tutela.
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Giannelli, Matteo. "Gli accordi in forma semplificata tra questioni di costituzionalità ed evoluzione della forma di governo". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1247496.

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Resumen
La tesi analizza il tema degli accordi internazionali in forma semplificata e si articola in quattro capitoli. Nella primo capitolo l'attenzione si sofferma sul contenuto dell’art. 80 Cost e, in particolare, sulla stessa nozione di «forma semplificata». A seguire, nel secondo capitolo, viene proposta un’analisi della prassi in materia, avente ad oggetto gli accordi pubblicati a partire dalla metà degli anni ’80, in coincidenza con l’entrata in vigore della legge n. 839 del 1984. Nel terzo capitolo si affronteranno i temi e i problemi connessi alla qualificazione degli accordi come norma interposta e, in più in generale, relativi alla dinamiche del controllo di costituzionalità sull’esercizio e sulle scelte di politica estera da parte del Governo. Infine, nel quarto capitolo, ci si occuperà delle modalità di indirizzo e controllo parlamentare e delle dinamiche della forma di governo. This dissertation analyses the issue of executive agreements form and is divided into four chapters. In the first one, attention is focused on the content of article 80 of the Constitution and, in particularly, on the notion of "executive agreements" in the italian legal system. Then, in the second chapter, an overview of the practice on the matter is proposed, focusing on the agreements published since the mid-1980s, corresponding to the entry into force of the Law no. 839 of 1984. The third chapter will deal with the issues and problems connected with the qualification of agreements as an “norma interposta” and, more generally, with the dynamics of the judicial review on the foreign policy exercised by the Government. Finally, the fourth chapter will deal with the methods of parliamentary control and the dynamics of the form of government.
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FRANCAVIGLIA, MICHELE. "Procedimento legislativo e forma di governo nell'esperienza costituzionale italiana". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/917326.

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Resumen
La tesi indaga le relazioni intercorrenti tra il procedimento legislativo ordinario e i concreti assetti della forma di governo italiana. Lo studio parte dal concetto di teoria generale di 'procedimento' per poi soffermarsi sulle peculiarità strutturali di quello legislativo, analizzandone la genesi in assemblea costituente e l'evoluzione sul piano regolamentare. Ci si interroga, infine, sul procedimento quale strumento per misurare le prestazioni democratiche della forma di governo italiana nell'ambito della forma di Stato costituzionale democratica.
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Libros sobre el tema "Corte costituzionale, forma di governo"

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Saulle, Panizza, ed. Il contributo della giurisprudenza costituzionale alla determinazione della forma di governo italiana. Torino: G. Giappichelli, 1997.

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Silvio, Gambino y Convegno "Quale governo? Modelli stranieri e riforma costituzionale" (1996 : Università degli studi della Calabria), eds. Democrazia e forma di governo: Modelli stranieri e riforma costituzionale. Rimini: Maggioli, 1997.

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Pisa, Gruppo di, ed. Gli atti normativi del governo tra Corte costituzionale e giudici: Atti del convegno annuale dell'Associazione Gruppo di Pisa, Università degli studi di Milano-Bicocca, 10-11 giugno 2011. Torino: G. Giappichelli, 2011.

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Arcuri, Alberto. Sicurezza integrata e welfare di comunità. Editado por Tommaso Giupponi. Fondazione Bologna University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.30682/sg314.

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Resumen
Il volume affronta il rapporto tra la sicurezza integrata (intesa come l’insieme degli interventi assicurati dai diversi livelli territoriali di governo, al fine di concorrere, alla promozione e all’attuazione di un sistema unitario e integrato di sicurezza per il benessere delle comunità territoriali) e il welfare di comunità (inteso come l’insieme delle azioni che istituzioni e comunità territoriali realizzano per creare un senso condiviso di benessere e una maggiore inclusione sociale). L’obiettivo è quello di offrire un contributo alla riflessione che, negli ultimi tempi, si va sviluppando intorno all’evoluzione che ha aperto la nozione giuridica di sicurezza oltre il nucleo primigenio della tutela all’integrità fisica delle persone e dei loro beni, per agganciarla alla questione sociale e ai temi del welfare, con un approccio integrato non solo a livello istituzionale, ma anche sociale, grazie all’apporto di quella “capillare” rete di prossimità fatta di singoli cittadini, enti e associazioni del c.d. privato sociale. I diversi contributi ospitati, in questo senso, offrono uno sguardo, interdisciplinare e teorico-pratico, su alcune delle principali manifestazioni di tale complesso rapporto. Infatti, se la sicurezza integrata deve essere intesa come una richiesta di protezione complessiva, allora essa non può prescindere né dai meccanismi attraverso cui la Repubblica garantisce i diritti e redistribuisce risorse e oneri, né dalla partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità, le cui energie possono (e devono) essere valorizzate non solo nella realizzazione di specifici interventi, ma anche nella loro ideazione e programmazione, in conformità con le recenti previsioni del Codice del Terzo settore. Tommaso F. Giupponi è Professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Bologna, dove insegna anche Diritto parlamentare e Diritto della sicurezza pubblica. I suoi principali filoni di ricerca sono la condizione giuridica dello straniero, la forma di governo e la sua evoluzione, le immunità costituzionali, il segreto di stato, il referendum abrogativo, il processo di integrazione europea, la sicurezza, la decisione di bilancio, le autonomie regionali e locali. Tra le sue pubblicazioni, si ricordano gli studi monografici Le immunità della politica (2005) e Le dimensioni costituzionali della sicurezza (2010). Per i tipi di BUP ha curato, da ultimo, il volume L’Amministrazione di pubblica sicurezza e le sue responsabilità (2017). Alberto Arcuri è Assegnista di ricerca in diritto costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e docente a contratto di Constitutional Law: foundations and global perspectives all’Università di Bologna. Le sue ricerche e pubblicazioni riguardano soprattutto le fonti del diritto, la forma di governo e la loro evoluzione, con particolare riferimento al Governo, alla sua organizzazione e al suo potere normativo.
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