Artículos de revistas sobre el tema "Corpo femminile"

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Rorandelli, Tristana. "NASCITA E MORTE DELLA MASSAIA DI PAOLA MASINO E LA QUESTIONE DEL CORPO MATERNO NEL FASCISMO". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 37, n.º 1 (marzo de 2003): 70–102. http://dx.doi.org/10.1177/001458580303700105.

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Il saggio esamina il romanzo di Paola Masino (1908–1989) Nascita e morte della massaia (1939; pubblicato nel 1945), interpretando i temi del corpo femminile e della maternità alla luce del contesto storico-culturale dell'epoca fascista. Questi due topoi sono letti in relazione alla socializzazione e alla meccanizzazione del corpo femminile proposte dalla propaganda e dalla politica fasciste allo scopo di promuovere la campagna demografica e l'espansione coloniale italiana. Il romanzo della Masino è successivamente collocate, pur nella sua originalità, nell'ambito della reazione negativa, evidente nella stampa femminile coeva, alla trasformazione fascista del corpo femminile in “macchina” per la produzione di prole, Esaminando il conflitto interiore della protagonista e il drammatico risultato della normalizzazione e del controllo esercitati dal regime sulla sua sfera femminile, il saggio si concentra sul modo in cui il romanzo mette in discussione i presupposti della dottrina fascista relativa alle donne e soprattutto la sua concezione riduttiva, sociale e biologica dell'esistenza femminile.
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Ingravallo, Tiziana. "CORPI E STORIA IN BRING UP THE BODIES DI HILARY MANTEL". Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 21 (2018): 202. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2018.i21.15.

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Il contributo propone una interpretazione del romanzo storico di Hilary Mantel, Bring up the Bodies, con una particolare enfasi sulla rappresentazione del corpo che apre nuove prospettive sulla costruzione storica della soggettività femminile. Parole chiave: romanzo storico, ritratto, corpo, soggettività femminile.
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Sanlorenzo, Rita. "Rappresentanza, lavoro, autodeterminazione". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (septiembre de 2011): 86–103. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003009.

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Guaraldo, Olivia. "ANATOMIA E POLITICA IN CARLA LONZI". Rivista Italiana di Filosofia Politica, n.º 4 (5 de agosto de 2023): 137–55. http://dx.doi.org/10.36253/rifp-1890.

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Ilrischio che Lonzi intraprende con le altre è sia quello di pensarsi a partire da un ‘vuoto’, sia dinominare tale gesto ‘politica’. Infine, si potrebbe aggiungere, il rischio più grande che Lonziintraprende – e che la rende un’autrice scomoda sia per un pensiero della differenza che ha quasi deltutto abbandonato l’esplorazione del piacere femminile, sia per il pensiero transfemminista e queerche rifiuta la binarietà dei corpi sessuati e quindi, sospettiamo, la specificità fisiologica di unpiacere clitorideo – è quello di dire, in un’epoca in cui il sospetto per la biologia e l’anatomia ètratto comune della riflessione teorico-politica – che i corpi hanno fattezze differenti e piaceridifferenti, a seconda del loro sesso anatomico. Legare il discorso sul corpo al piacere, e allacristallina differenza tra un piacere maschile e uno femminile – a loro volta differentementecollegati al processo di generazione – permette a Lonzi di politicizzare il corpo femminile senzaneutralizzarlo, senza trasformarlo solo in un dispositivo discorsivo. Il pensiero di Lonzi, quindi, seletto con onestà e lucidità, per certi versi può fungere da argine alla riduzione delle tematiche legateal sesso e alla sessualità a semplici questioni discorsive, o di preferenza.
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Giacchino, Giovanna. "Il corpo violato, il corpo liberato: autodistruzione e catarsi in La Muñeca menor di Rosario Ferré". e-Scripta Romanica 11 (8 de noviembre de 2023): 107–17. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.11.10.

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La teoria sull’auto-riconoscimento dell’universo femminile elaborata da Hélène Cixous nel saggio La Risa de la Medusa (1975) unitamente ai meccanismi di alienazione postcoloniale analizzati da Franz Fanon ne I Dannati della terra (1961) hanno, a mio avviso, ispirato Rosario Ferré nell’elaborazione delle strategie letterarie adottate nel racconto La Muñeca menor. L’intento di Ferré è quello di demistificare e rovesciare il sistema patriarcale vigente attraverso una scrittura autobiografica, sovversiva e iraconda. La ribellione che caratterizza le eroine femminili de La Muñeca menor si compie attraverso la catarsi e la consunzione dei loro corpi. La loro autodistruzione liberatoria apre la strada a una vera e propria decolonizzazione dell’anima. La scrittrice portoricana si prefigge di mettere in luce attraverso il racconto le ripercussioni emotive generate dai processi coloniali. Ferré teorizza inoltre una nuova cosmogonia in cui le donne portoricane, doppiamente vittime del sistema coloniale e patriarcale, possano rivestire un ruolo attivo e partecipativo.
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Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo". Medicina e Morale 53, n.º 1 (28 de febrero de 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Dentale, Rosa Celeste. "La solitudine di un corpo privato dei sensi". PSICOBIETTIVO, n.º 1 (marzo de 2012): 126–28. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-001009.

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Il rapporto madre-figlia. La complessitŕ e l'ambivalenza dei segni intricati, a volte brucianti, a volte lievi, dell'intenso e conflittuale processo che conduce la figlia dal massimo di prossimitŕ e specularitŕ con la madre alla costruzione della propria personale identitŕ femminile.
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Duraccio, Caterina. "voci delle intersezioni: Postcolonialismo e femminismo". Revista Internacional de Pensamiento Político 16 (28 de enero de 2022): 161–76. http://dx.doi.org/10.46661/revintpensampolit.6280.

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All’inizio degli anni ’80 nell’Università di Delhi, un gruppo di studiosi si riunisce per riflettere sulle relazioni tra Occidente ed Oriente. Il collettivo nato dallo storico Ranajit Guha, prende il nome di Subaltern Studies, richiamando le teorie gramsciane sulla subalternità. L’analisi dei rapporti di dominio e soggezione tra coloni e colonizzati è centrale nello sviluppo di queste nuove teorie postcoloniali. I protagonisti di questo fervente dibattito non circoscrivono il postcolonialismo dentro precisi confini geografici: la condizione postcoloniale è principalmente ideologica, poiché nasce come prodotto delle relazioni e dei processi storici di colonizzazione. All’interno dei Subaltern Studies, la studiosa Gayatry Chakravorty Spivak (1985) si interroga sull’assenza del soggetto femminile nel discorso dei suoi colleghi, ponendo una domanda fondamentale per la teoria postcoloniale e per la teoria femminista: “La subalterna può parlare?” (1988). La donna appare un soggetto ventriloquizzato e costantemente rappresentato e definito dallo sguardo dell’altro. Spivak centra l’attenzione sul bisogno di autodeterminazione del soggetto femminile. Alla voce della filosofa indiana fanno eco le femministe chicanas e afroamericane, che dagli Stati Uniti reclamano un femminismo che tenga conto di tutte le subalternità che agiscono sul corpo femminile, prima fra tutte la razza. La declinazione dell’intersezione tra sesso, razza e classe assume un ruolo fondamentale sia nella teoria postcoloniale che in quella femminista. Nel presente lavoro si analizzano le principali rivendicazioni e le strategie di resistenza usate dalle voci delle subalterne, che marcano alcuni momenti di incontro/confronto tra femminismo e postcolonialismo.
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De Ceglia, Paolo. "DONNE SVENTRATE E UOMINI SCUOIATI. CORPO FEMMINILE E CORPO MASCHILE NELLE CERE ANATOMICHE." Revista Internacional de Culturas y Literaturas 3, n.º 3 (2005): 7–14. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2005.i03.01.

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Colucci, Dalila. "“ … donne erano: e donne sarebbero”: Il corpo femminile come catalizzatore delle strutture narrative e delle scelte linguistiche nel Pasticciaccio". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (11 de septiembre de 2014): 428–51. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542238.

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In Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, il corpo femminile – smembrato ed esaminato per dettagli; ridotto alla dimensione brutalmente sessuale o emanante invece una bellezza ineffabile; costruito per contrasti e inesprimibile se non attraverso la citazione – funziona come una grande metafora del mondo e, di conseguenza, della lingua che di esso dà conto perseguendone non la spiegazione, bensì solo l’apparire. Il saggio sviluppa pertanto l’ipotesi che la sperimentazione linguistica del Pasticciaccio, così come la sua costruzione rizomatica e digressiva, venga catalizzata attraverso la rappresentazione dei profili femminili, a sua volta legata a tematiche psicologiche e sociali. Correlativo oggettivo della confusione, della molteplicità e dell’indicibilità del reale, la donna diviene cioè, per transfert letterario, microcosmo riflettente delle strutture del romanzo e delle sue caleidoscopiche scelte verbali.
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Caramazza, Elena. "Creativitŕ femminile e spiritualitŕ". STUDI JUNGHIANI, n.º 31 (julio de 2010): 45–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-031004.

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Il carattere peculiare della creativitŕ femminile per l'Autrice consiste nello sviluppo di quella forma di coscienza che Jung definisce "simbolica", dotata della capacitŕ di cogliere la dimensione "inconoscibile" della realtŕ. Mentre la coscienza razionale, con cui la mente maschile si č prevalentemente identificata, definisce le cose a partire dalla percezione sensoriale e dall'attivitŕ di pensiero, separando il soggetto dall'oggetto della conoscenza, la coscienza simbolica formula immagini che racchiudono l'intima essenza del reale. Per Jung vedere le cose simbolicamente significa "gettare un velo sui fatti cosě come sono". Si tratta di un velo che non nasconde bensě rivela, perché ci libera dalla tentazione di far coincidere la realtŕ con la sua sembianza. La coscienza simbolica unisce non solo il conoscibile e l'inconoscibile, ma anche il conoscente e il conosciuto, il soggetto e l'oggetto, la conoscenza e la vita, orientandoci verso la creazione del nuovo. Essa č intimamente connessa alla spiritualitŕ, intesa come processo che si dispiega a partire dalle polaritŕ della psiche. Da questo punto di vista, la spiritualitŕ non sarebbe negazione degli istinti e dei bisogni del corpo, ma un'attivitŕ ai confini della materia che ha origine in quello strato profondo della psiche che Jung definisce "psicoide". Alla dimensione spirituale appartengono i valori dell'armonia, della pace e del perdono che nascono dalla capacitŕ di empatia peculiare della donna.
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Loss, Donata. "C'č modo e modo. Un differente politico". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 18 (septiembre de 2012): 154–64. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018016.

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Nella prima parte del lavoro, "Sale e fuoco", l'autrice risponde alla domanda se esiste o meno un modo femminile di governare differente da quello patriarcale ancora in uso e lo fa attraverso il riferimento ad alcuni studi, in particolare Il potere di James Hillma, Masse e potere di Elias Canetti e Mondo e persona di Romano Guardini. Partendo dalla mitologia e dalla storia di Marěa Zambrano e Marija Gimbutas, Donata Loss espone alcuni esempi moderni e contemporanei di governo femminile, che chiama "esercizi di maternitŕ amministrativa". Nella seconda parte, "Carne e sangue", approfondisce l'analisi, occupandosi in particolare del "corpo sociale" delle donne, del loro sguardo e della loro lingua politica, studiati in particolare da Luisa Muraro, per concludere che il modo femminile di amministrare il mondo puň essere davvero differente, perché dŕ spazio ai sensi ed ai sentimenti ed in tale modo costruisce un mondo di reciprocitŕ, gratuitŕ e bellezza.
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Zanardi, Claudia. "Il desiderio erotico nella differenza di genere. Una rilettura del mito di Psiche e Eros". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 18 (septiembre de 2012): 45–55. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018006.

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L'articolo prende in considerazione la sessualitŕ esplorando le sue origini in una cornice relazionale e alla luce della differenza di genere. Le primarie sensazioni erotiche dell'infante a contatto con il corpo della madre e condivise con lei, producono un'area di piacere e di vita che accompagna il bimbo e la bimba nel loro processo emozionale di crescita. Questo erotismo primario determina lo sviluppo di una sessualitŕ vitale adulta, parte integrante e sostegno dell'identitŕ. L'articolo analizza in particolare le radici e l'evoluzione della sessualitŕ femminile e il suo intreccio con l'acquisizione di una propria soggettivitŕ. Infine il percorso del desiderio femminile viene illustrato in una rilettura del mito di Psiche e Eros.
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Serci, Maria Antonietta. "L'uso politico del corpo femminile nel dibattito sulla legge Merlin". STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, n.º 76 (marzo de 2018): 193–96. http://dx.doi.org/10.3280/spc2017-076012.

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Di Barbora, Monica. "Nuove frontiere per la storia di genere". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 258 (septiembre de 2010): 121–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258008.

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Il V congresso della Societŕ italiana delle storiche (Sis) ha avuto come tema le "Nuove frontiere per la storia di genere". In apertura, Pauline Schmitt Pantel e Françoise Thébaud hanno ripercorso i vent'anni di pratica della storiografia di genere, individuandone assi portanti, elementi problematici e possibili linee di sviluppo. Un secondo momento di confronto collettivo ha riguardato il passaggio del testimone (e i mutamenti di prospettiva che esso implica), da una prima generazione di studiose impegnate ad aprire la strada alla prospettiva di ricerca femminile e direttamente coinvolte nell'impegno femminista degli anni settanta a una giovane generazione meno politicamente impegnata. Marta Petrusewicz, infine, ha analizzato i dibattiti ottocenteschi sul conflitto tra Terra e Capitale, sottolineandone il radicamento negli stereotipi di genere. Le numerose sessioni tematiche hanno posto in rilievo, spesso in ottica di confronto con altre realtŕ nazionali, alcuni snodi forti dei gender studies: il corpo e la sua cura; la partecipazione femminile alla sfera pubblica; la relazione tra donne e lavoro e tra donne e devianza; la rappresentazione del femminile; l'apertura all'approccio queer. Il congresso ha bene evidenziato la ricchezza e le difficoltŕ che nascono dal tentativo di far colloquiare discipline portatrici di metodologie e semantiche differenti.
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Salatiello, Giorgia. "C"è una coscienza incarnata al maschile e al femminile?" Ricerca Psicoanalitica 28, n.º 1 (17 de enero de 2020): 19–27. http://dx.doi.org/10.4081/rp.2017.185.

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l'argomentazione dell'A. parte dalla premessa che l'autocoscienza è una forma, seppur particolare e specifica, di conoscenza. Ne deriva che, poichè la conoscenza passa attraverso le categorie della percezione e la percezione è legata al corpo, è possibile ipotizzare, per deduzione, che anche la sessuazione giocherà un "suo" ruolo nella dimensione dell'autocoscienza, in quanto coscienza incarnata e in quanto legata ai contesti socio-culturali, rispetto ai quali si declina l'imprescindibile legame tra natura e cultura.
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Cagnolati, Antonella. "Le frontiere del corpo. Il velo e l’identità femminile nella società multiculturale". El Futuro del Pasado 3 (1 de junio de 2012): 223–35. http://dx.doi.org/10.14201/fdp.24721.

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La categoria di genere ed il concetto di multiculturalismo possono convivere? Se lo chiedeva già a metà degli anni Novanta Susan Moller Okin, dando origine ad un dibattito che oggi appare di scottante attualità in conseguenza delle polemiche sul velo. In Francia la discussione procede con toni aspri che rivelano la difficoltà di far coincidere teorie libertarie con modelli comportamentali che suscitano ostilità, rancore, diffidenza. Nella realtà la diatriba sul velo nasconde altri significati che rivelano la volontà di marcare con confini precisi l’identità, sia da un parte che dall’altra del confine socio-antropologico. La relazione vuole indagare dietro le prese di posizione per comprendere quali siano i nodi del contendere e per quale motivo le distinzioni e la xenofobia passino ancora una volta sul corpo delle donne, intesi come una trincea per la difesa di valori in opposizione. ¿La categoría de género y el concepto de multiculturalismo pueden vivir uno al lado del otro? se preguntaba a mediados de los años noventa Susan Moller Okin, dando lugar a un debate de gran actualidad como resultado de la controversia sobre el velo. En Francia la discusión se desarrolla con tonos ásperos que revelan la dificultad que existe para conciliar las teorías libertarias con los patrones de conducta que despiertan la hostilidad, el resentimiento, la desconfianza. De hecho, la controversia sobre el velo, esconde otros significados que revelan la voluntad de marcar la identidad con límites claros de un lado y del otro de la frontera socio-antropológica. El artículo tiene como objetivo investigar acerca de las posiciones adoptadas en Europa sobre el velo con el fin de comprender cuáles son los nudos de la controversia y por qué las diferencias y la xenofobia pasan una vez más por el cuerpo de la mujer, entendido como una trinchera para la defensa de valores en oposición.
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Geloso, Livia. "La questione del "genere" nel contesto della complessitŕ tardo-moderna". GROUNDING, n.º 2 (diciembre de 2011): 81–100. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-002007.

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L'articolo descrive come il concetto di "identitŕ di genere" emerga, nel contesto della tarda modernitŕ, dal crogiolo composto dalle ricerche sul transessualismo, dai dibattiti psicanalitici sulla sessualitŕ e sull'identitŕ femminile, dal femminismo in relazione al fenomeno del postcolonialismo e dei "nuovi movimenti sociali". La scelta del termine "genere" viene correlata alla "svolta linguistica" avvenuta nella cultura anglosassone. Il contributo intende essere uno strumento di orientamento in un campo particolarmente complesso, con un'attenzione particolare al rischio che la questione del corpo, cosě come la si intende nell'Analisi bioenergetica, possa essere bypassata.
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Pisani, Anna Proto. "L’identità ambigua: il corpo maschile e femminile in Princesa di Fernanda Farias de Albuquerque". Narrativa, n.º 30 (1 de enero de 2008): 241–56. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1764.

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Angeletti, Gioia. "Voices of Reticence, Desire, and Resistance in The History of Mary Prince, A West Indian Slave Related by Herself (1831)". Le Simplegadi 20, n.º 22 (2022): 48–64. http://dx.doi.org/10.17456/simple-193.

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Il saggio propone una lettura dell’io narrante in The History of Mary Prince, a West Indian Slave Related by Herself (1831), memoir di una donna di origini africane che divenne schiava nelle colonie inglesi dei Caraibi. Il discorso critico ruota attorno alle questioni di authorship, agency e autenticità, concentrandosi, in primo luogo, sulla nozione di invisibilità del soggetto subalterno femminile, così come fu teorizzato da Gayatri Spivak. Dopo aver analizzato il binomio presenza-assenza di tale soggetto, il saggio affronterà le questioni suddette in relazione alla resistenza e resilienza espresse dal narratore e ricorrendo, in questo caso, al paradigma antifreudiano del desiderio e del corpo politico enunciato da Deleuze e Guattari.
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Gorla, Gioia. "Prima e dopo la legge 180: una psicologa in manicomio". SETTING, n.º 28 (mayo de 2010): 41–58. http://dx.doi.org/10.3280/set2009-028006.

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L'Associazione di Studi Psicoanalitici (A.S.P.) ha ricordato il 24 ottobre 2009 Teresa Piacentini Corsi, psicoanalista e pediatra, scomparsa nel 2008, fondatrice dell'Associazione e psicoanalista che ha influenzato con la sua opera molti allievi e colleghi. Per il suo tempo Teresa Piacentini Corsi č stata un'innovatrice, una voce diversa in sede clinico-teorica, che ha saputo affrontare temi che sarebbero emersi nella psicoanalisi molti anni dopo, quali le tecniche dell'approccio relazionale e l'attenzione alla differenza di genere nel setting clinico. I due articoli qui pubblicati costituiscono gli interventi presentati da Eugenia Omodei Zorini e Claudia Zanardi il 24 ottobre 2009 in suo ricordo, lasciati nella loro forma spontanea ed emozionale in cui sono stati pronunciati, essi descrivono, attraverso i suoi scritti e le esperienze dirette di lei da parte delle Autrici, il vasto appassionato lavoro di Teresa nei campi della psicoanalisi individuale, di gruppo e nelle Istituzioni. Gli articoli mostrano anche il caldo e profondo legame delle Autrici con un'analista intuitiva, brillante, aperta; una straordinaria maestra, ed una libera pensatrice. Viene anche riproposto in questa sede un articolo del 1994 di Teresa Piacentini Corsi e Claudia Zanardi, scelto tra molti altri perché incentrato sullo sviluppo psichico femminile e sulla comunicazione pre-verbale nella relazione analitica, uno dei principali temi di interesse di Teresa. Esso prende in considerazione i sintomi del corpo delle donne come voci del conflitto tra l'attaccamento inconscio a vecchie identificazioni trasmesse per via intergenerazionale e i nuovi modelli di identitŕ femminile della societŕ in trasformazione. I disturbi alimentari delle donne sono ascoltati come linguaggio del corpo in una cornice psicologica/ sociale che legge gli esempi clinici attraverso la teoria psicoanalitica e quella del femminismo. Č grande l'affetto con cui tutti noi ricordiamo Teresa Piacentini Corsi.
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Bettella, Patrizia. "CORPO DI PARTI: AMBIGUITÀ E FRAMMENTARIETÀ NELLA RAPPRESENTAZIONE DELLA BELLEZZA FEMMINILE NEI TRATTATTI DI TRISSINO E FIRENZUOLA". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 33, n.º 2 (septiembre de 1999): 319–35. http://dx.doi.org/10.1177/001458589903300201.

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Bibeau, Gilles. "Mariella PANDOLFI : Itinerari delle emozioni. Corpo e identità femminile nel Sannio campano, Milano, Francoangelli, 1991, 218 p." Anthropologie et Sociétés 17, n.º 1-2 (1993): 268. http://dx.doi.org/10.7202/015263ar.

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Simonelli, Chiara, Francesca Tripodi, Stefano Eleuteri y Marta Giuliani. "Lo sviluppo sessuale ed affettivo in etŕ scolare". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 1 (julio de 2010): 5–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2010-001001.

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Lo studio della "seconda infanzia", definita in letteratura internazionale middle childhood, ci offre una chiave di lettura piů ampia dei processi di sviluppo sessuo-affettivi che si sono avviati giŕ dai primi anni di vita. Il sesso biologico di appartenenza č infatti solo l'elemento primario dal quale si costruisce poi l'identitŕ di genere, che viene intesa come la percezione soggettiva di appartenere al genere maschile o femminile. L'etŕ scolare, nonostante non sia stata molto indagata dai ricercatori, si configura invece come una tappa fondamentale nel consolidamento del ruolo di genere, mediante il processo di socializzazione che la caratterizza. Nel presente articolo gli Autori si focalizzano proprio sui cambiamenti e le trasformazioni che contraddistinguono la fascia di etŕ 6-12, affrontando il tema secondo un'ottica multidimensionale, che rispetti la complessa interazione di corpo, mente e societŕ. L'analisi del consolidamento nella seconda infanzia dell'empatia, della reciprocitŕ e dell'amicizia conduce ad un approfondimento critico del concetto di latenza sessuale.
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Trębski, Krzysztof. "LA QUESTIONE “GENDER”: UNA SFIDA PER L’ANTROPOLOGIA CRISTIANA". Forum Teologiczne 20 (13 de diciembre de 2019): 97–108. http://dx.doi.org/10.31648/ft.4806.

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La teoria del “gender” si riferisce all’opinione che l’identità sessuale non è determinata dal sesso biologico di una persona, ma indica il genere in cui un individuo si identifica in base ai propri desideri soggettivi. Tale teoria tratta le differenze tra i sessi come elettive e socialmente costruite. Sostiene che una persona può nascere con un corpo che non corrisponde all’identità maschile o femminile “percepita”. Questo ha profonde implicazioni sociali: nega la differenza e la reciprocità nella natura di un uomo e una donna e immagina una società senza differenze sessuali, eliminando così la base antropologica della famiglia.La Chiesa cattolica respinge questa ideologia, insegnando che Dio crea le persone come maschio o femmina e che il corpo e l’anima sono così uniti da formare un essere completo; quindi la differenza sessuale non è un incidente o un difetto, ma è un dono di Dio che aiuta le persone ad avvicinarsi l’uno all’altra e a Dio stesso. La Chiesa afferma altresì che il proprio sesso biologico fa parte del piano divino e che ogni persona dovrebbe riconoscere e accettare la propria identità sessuale basata sulla complementarietà dei sessi. Ogni persona è chiamata a sviluppare la propria identità sessuale in un modo che integri la propria mascolinità o femminilità nell’ambito delle relazioni con gli altri.L’articolo presenta l’insegnamento del Magistero della Chiesa cattolica e spiega che la complementarità tra i sessi non è intesa come fonte di oppressione o disuguaglianza, ma testimonia la bellezza del piano di Dio per l’umanità.
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Migliucci, Debora. "«Senza distinzioni di sesso»: L'Unione femminile nazionale e l'attuazione del principio costituzionale di eguaglianza (1946-1975)". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 3 (marzo de 2011): 87–113. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-003004.

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Il saggio ricostruisce il percorso evolutivo seguito dall'Unione femminile nazionale nel corso del primo trentennio postbellico. Lo sguardo sull'azione dell'Unione permette di cogliere le strategie di pressione sulla classe politica impostate dalle associazioni femminili nel primo periodo repubblicano, pressione indispensabile per il processo di attuazione dei principi piů avanzati contenuti nella Costituzione.
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Zecchi, Barbara. "Il corpo femminile trampolino tra scrittura e volo. Enif Robert e Biancamaria Frabotta: settant' anni verso il tempo delle donne". Italica 69, n.º 4 (1992): 505. http://dx.doi.org/10.2307/479694.

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Carcangiu, Bianca Maria. "Somaliland al femminile". Poiésis - Revista do Programa de Pós-Graduação em Educação 3, n.º 6 (30 de diciembre de 2010): 140. http://dx.doi.org/10.19177/prppge.v3e62010140-153.

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Sarebbe arduo parlare del ruolo politico della donna in Somaliland, piccolo stato del Corno d’Africa autoproclamatosi indipendente nel 1991, senza riferirsi alla condizione femminile durante il período di governo di Siad Barre in tutta la Somalia. Con il suo colpo di stato dell’ottobre 1969 e l’istituzione della piattaforma politica del Partito socialista rivoluzionario somalo, cambiò, inizialmente, non solo l’eccessiva frantumazione partito-clanica, ma anche, almeno sulla carta, la situazione privata e pubblica delle donne.
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Benini, Stefania. "Tra Mogadiscio e Roma: Le mappe emotive di Igiaba Scego". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (27 de agosto de 2014): 477–94. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814543246.

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Il gesto di tracciare una mappa è atto di ordinamento cognitivo e di organizzazione dell’immaginazione, ma è anche atto fondante dell’identità e del suo posizionamento in relazione ai luoghi. Il saggio rintraccia le dinamiche affettive del vissuto della scrittrice italo-somala Igiaba Scego nella struttura di un libro – La mia casa è dove sono (2010) – pensato come mappa di due luoghi in dialogo l’uno con l’altro, Roma e Mogadiscio, fra memoria individuale ed epos familiare, fra scrittura autobiografica e narrazione orale, fra genealogia femminile e soggettività nomade, fra ex impero ed ex colonia, in senso letterale e in senso esistenziale. Tuttavia, il progetto benjaminiano di una mappa del vissuto di Igiaba si accompagna alla sua ironia e alla sua saudade, a un’appartenenza italiana che va dalla letteratura al calcio, e a un’appartenenza somala che non cessa di ricordare al pubblico italiano i crimini coloniali dell’età fascista e l’ancor più criminale amnesia che è seguita loro. Memorie auratiche e memorie funebri di Mogadiscio traspaiono dietro le sagome di monumenti e luoghi mitici di Roma, dal teatro Sistina all’elefantino del Bernini, dalla stele di Axum alla stazione Termini, in una condizione che va dalla diaspora alla rivendicazione di un’identità ibrida e in movimento, dove la mappa è luogo ma è anche, soprattutto, corpo.
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Boatti, Leonardo. "Dalla mentalitŕ talebana alla democrazia degli affetti in un gruppo di bambini". GRUPPI, n.º 1 (octubre de 2010): 63–73. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001006.

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La psicoterapia analitica dell'etŕ evolutiva viene a trovarsi in questi ultimi anni in una fase di profondo rinnovamento dal punto di vista metodologico e operativo. Viviamo in una societŕ "narcisistica", improntata sulla soddisfazione immediata del bisogno e delle mete pulsionali. Ciň comporta un'ipotrofia dell'area preconscia-transizionale, dello sviluppo della capacitŕ di pensiero e del mantenimento dei legami. Kaës sottolinea l'importanza di un buon sviluppo dell'area transizionale o preconscia, indispensabile per tollerare l'attesa, la frustrazione, necessaria per lo sviluppo della capacitŕ riflessiva. Lebovici afferma che «molti adolescenti della generazione attuale non sanno che agire e sono condannati a non elaborare le loro emozioni, che non sanno rappresentare». In parallelo sempre piů bambini non sanno giocare: "presentano" piů che rappresentano i propri vissuti. Il terapeuta dell'etŕ evolutiva si trova ad affrontare gruppi di bambini la cui modalitŕ di comunicare le proprie emozioni č prevalentemente sensoriale-corporea. Viene messa a dura prova la capacitŕ contenitiva e conservativa il pensare. Il faticoso lavoro del terapeuta consiste nel permanere in una situazione bioniana di K- e nel tradurre in parole e pensieri, attraverso rappresentazioni e gioco (play), espressione di ciň che sta avvenendo in quel momento nel gruppo, le comunicazioni affettive ed emotive espresse con la sensorialitŕ e il corpo. Ciň permette nel tempo la creazione di una membrana preconscia (membrana di contatto bioniana) capace, come la membrana cellulare, di favorire lo scambio fra dentro e fuori, fra conscio e inconscio. Nell'abstract la esemplificazione clinica tratta un gruppo di bambini il cui cambiamento della composizione ha determinato lo scontro anche violento fra i rappresentanti delle due modalitŕ di comunicazione degli affetti. In particolare l'arrivo di due femmine favorisce il faticoso e doloroso cambiamento della struttura e soprattutto della mentalitŕ del gruppo: da una mentalitŕ talebana a una mentalitŕ democratica degli affetti. Si assiste a un conflitto fra una modalitŕ maschile improntata sull'azione e sul gioco (game) come veicolo delle emozioni e una modalitŕ femminile improntata sulla parola e sul pensiero.
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Piccinini, Michela. "Analisi della migrazione femminile nigeriana in Italia. La violazione dei diritti delle donne vittime di migrazione forzata e tratta a scopo di sfruttamento sessuale". Collectivus, Revista de Ciencias Sociales 6, n.º 2 (1 de julio de 2019): 159–68. http://dx.doi.org/10.15648/coll.2.2019.10.

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Cosa significa per una donna nigeriana decidere di lasciare il proprio Paese, di migrare, di separarsi dai propri figli, di rivolgersi a dei trafficanti che permettano loro di arrivare in Italia nonostante spesso siano al corrente che saranno coinvolte nel giro della prostituzione? Per capire questo tipo di migrazione forzata e il mecanismo della tratta è importante avere presente la situazione socio-economica e política della Nigeria, in particolar modo dagli anni ’80 in poi quando qui in Italia si è notato per la prima volta il boom di arrivi di immigrate e immigrati nigeriani. È solo comprendendo la situazione che queste donne vivono ogni giorno che si può prendere coscienza di cosa le spinga ad affidarsi a dei trafficanti per compiere questo viaggio, chiamato rotta del Mediterraneo Centrale. È solo immaginando di essere donna in un Paese misogino, povero e corrotto che si può capire perché decidano di affrontare questo esodo durante il quale il loro corpo diventerà un mero pezzo di carne, una materia prima da vendere e comprare. Nessuna di loro però si aspetta quello che realmente accadrà lungo il tragitto e che una volta arrivate a destinazione dovranno attraversare deserti, saranno detenute contro la propria volontà e senza una ragione, saranno picchiate, vendute più volte e stuprate da uomini, trafficanti, ufficiali, miliziani, saranno uccise. La proibizione di schiavitù e tortura sulla loro pelle non verrà applicata; i loro diritti al movimento, alla libertà, al cercare asilo da persecuzioni, alla vita saranno violati ogni giorno.
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Quattrocchi, Patrizia. "Confini corporei e pratiche puerperali: "Apertura" e "chiusura" del corpo femminile tra i Lenca di La Campa (Honduras) e i Maya yucatechi del villaggio di Kaua (Messico)". La Ricerca Folklorica, n.º 53 (1 de abril de 2006): 23. http://dx.doi.org/10.2307/30033309.

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Hansbury, Griffin. "L'uomo vaginale: lavorare con la corporeità di uomini queer al confine del transgender". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2021): 19–40. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001003.

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Invece di esaminare i fenomeni espliciti dell'esperienza transgender, viene discusso il "confine del transgender" in persone non transgender, ed esplorato il rapporto tra gli uomini e "il Vaginale", inteso sia come reale che come fantasticato. Concepire il Vaginale come una controparte del Fallico permette di scollegare dal femminile in senso stretto gli stati vaginali psichici e corporei, così che, come il Fallico, diventano accessibili da persone di tutti i generi e sessi. Il concetto di Vaginale va al di là dell'esperienza reale e incarnata di molti uomini transgender che vivono in corpi "femminili" interi, parziali e/o temporanei, e può trovare applicazione anche alla realtà psico-fisica di numerosi uomini non transgender. Viene anche presentato il caso clinico di un paziente omosessuale che fa la fantasia che il proprio ano sia una vagina.
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Gatti, Elena, Emanuela Confalonieri y Chiara Ionio. "Percezione e rappresentazione dell'immagine corporea in adolescenti con e senza disturbo alimentare". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (junio de 2012): 171–90. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-002002.

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Lo sviluppo puberale si configura come un processo critico per l'adolescente. Numerosi cambiamenti puberali comportano una continua e necessaria ri-organizzazione mentale ed affettiva della propria immagine corporea. L'accettazione di tali cambiamenti sembra essere piů faticosa per le adolescenti femmine che sono piů vulnerabili di fronte ai cambiamenti puberali. Proprio nei gruppi femminili si riscontrano infatti maggiori comportamenti volti ad a modificare il proprio aspetto fisico e il proprio peso. Il presente studio si propone di indagare la percezione e soddisfazione dell'immagine corporea in due gruppi di adolescenti femmine di etŕ compresa tra i 12 e i 17 anni (M = 14.8; d.s. = 1.7) attraverso l'impiego di strumenti quantitativi self-report combinati con il "Mi disegno", un strumento qualitativo in cui si chiede una riproduzione grafica del proprio corpo. Il gruppo clinico č composto da 60 ragazze affette da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), mentre il gruppo normativo da 60 ragazze non affette da alcun disturbo alimentare (Non-DCA). I risultati ricavati dai questionari confermano la maggiore insoddisfazione e percezione negativa per il proprio corpo e peso da parte del gruppo clinico. I disegni mostrano evidenti differenze tra i due gruppi, offrendo uno sguardo piů approfondito e qualitativamente ricco di aspetti affettivi/emotivi che caratterizzano la raffigurazione del corpo, non emersi con i questionari. Questi primi risultati invitano a proseguire nell'impiego del disegno come uno strumento che puň affiancarsi ad altre misure piů quantitative al fine di ottenere un quadro sempre piů esaustivo di un costrutto quale la percezione dell'immagine corporea che ha un carattere multidimensionale
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Clavijo, Milagro Martín. "L’umorismo sovversivo di Eva in paradiso". Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, n.º 13 (2020): 3–18. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.13.9.

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Franca Rame e Dario Fo hanno creato numerosi spettacoli imperniati sulla donna del mito, del passato e del presente, rimaneggiando in continuazione i tradizionali modelli femminili tramandati nel corso del tempo. Eva, classico modello che incorpora il l ruolo della donna nella società, appare di frequnte nel repertorio dei due autori-attori. Quest’articolo si basa sull’analisi di due spettacoli che vedono Eva protagonista assoluta di un’altra versione della creazione del mondo: Il diario di Eva e Adamo ed Eva e si sofferma in particolare sul momento della nominatio rerum. Con questi due testi Rame e Fo propongono un’altra Genesi che rompe una tradizione narrativa che per secoli ha condizionato il rapporto tra i generi. La storia della creazione viene raccontata da due punti di vista: da quello dell’essere umano in genere e da quello femminile in specifico, quest’ultimo, caratterizzato da umanità, comprensione e un’alta dose di umorismo. Sarà infatti proprio Eva, che ha il dono della parola, a dare vita al creato attraverso il linguaggio.
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Contarini, Silvia. "Femminile/Maschile: lavori in corso". Narrativa, n.º 30 (1 de enero de 2008): 7–28. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1680.

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Scotto, Fabio. "Isabella Molinaro, Corpi femminili nell’opera poetica di Yves Bonnefoy. Per un percorso di conciliazione tra femminile e materno". Studi Francesi, n.º 171 (LVII | III) (1 de diciembre de 2013): 649. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.2888.

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Bartoloni, Stefania. "Dalla «condizione della donna» alla prospettiva di genere: bilanci e interpretazioni nel centenario della marcia su Roma". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (febrero de 2024): 52–77. http://dx.doi.org/10.3280/mon2023-002005.

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In occasione del centenario della marcia su Roma numerose sono state le iniziative e le ricerche sul regime instaurato da Mussolini, ma scarsa è stata l'attenzione a quanto prodotto dalla storia delle donne e dalla storia di genere. Il saggio propone una ricognizione sui principali percorsi di analisi e sui risultati ottenuti da questo filone di indagine che nel corso di cinquant'anni ha portato un significativo avanzamento nella conoscenza storica. L'ottica di genere è stata utilizzata per mettere a fuoco il soggetto femminile: dalle forme di mobilitazione di massa alle attività lavorative, dalle politiche a sostegno della battaglia demografica a quelle sui consumi in regime di autarchia, alla ridefinizione dei ruoli assegnati alla madre e al padre all'interno della famiglia. Successivamente questo approccio, dichiaratamente inclusivo, ha consentito di guardare ai rapporti tra i sessi, alle rappresentazioni maschili e femminili nei territori metropolitani e in quelli coloniali, alle dinamiche di potere e alle contraddizioni del sistema patriarcale fascista restituendo un quadro più ricco e articolato della vita degli italiani tra le due guerre.
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Bosna, Vittoria. "Donna impegnata a livello civile e culturale: Dora d’Istria la voce di una intellettuale fuori dal coro". El Futuro del Pasado 10 (19 de septiembre de 2019): 519–29. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2019.010.001.019.

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Elena Ghika, conosciuta con il nome d’arte di Dora d’Istria, donna istruita ed erudita, si inserisce nel dibattito sulla emancipazione civile e culturale femminile in atto nel corso del xix secolo. Pronta a difendere i suoi diritti e quelli delle altre donne, propone come soluzione la diffusione dell’istruzione.La stessa Dora, sostenne che l’origine della disuguaglianza tra uomo e donna non era di natura biologica, ma di natura sociale. Quindi dipendeva da una tradizione culturale secondo cui le donne non dovessero istruirsi. Tutto questo aveva causato l’esclusione dalla politica delle donne e consentito l’emergere di false opinioni in merito alla loro inferiorità naturale. Un comportamento così ostile verso le donne Dora lo aveva notato in strutture tradizionali, il vero problema era liberare la società dagli antichi stereotipi riguardanti i ruoli femminili e quelli maschili.Utilizzando fonti storiografiche, articoli e documenti d’archivio, la ricerca è volta a sottolineare l’importante ruolo che l’intellettuale rumena ebbe nel panorama europeo come scrittrice e donna impegnata in politica. L’obiettivo del lavoro è ricostruire il suo pensiero sulle donne attraverso le sue opere e i suoi contatti con gli intellettuali del tempo che apprezzarono in lei il pensiero sia politico che pedagogico.
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Romano, Franca. "Corpi in disordine: Possessioni e identita femminili". La Ricerca Folklorica, n.º 50 (octubre de 2004): 75. http://dx.doi.org/10.2307/4141529.

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David, Patrizia. "Green jobs e occupazione femminile. Una ricerca in corso". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (marzo de 2012): 57–64. http://dx.doi.org/10.3280/pri2011-002005.

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The research program builds on the environmental labour market from the gender point of view, to ask whether and how the development of the green economy, and related green jobs and green skills, can represent an opportunity to increase female employment. If you stop at the obvious response that the already low female employment is still lower in most environmental sectors and professions that deal with environment, you do two wrong things; the first consists in considering as given and unchangeable, a situation of sex-typing work and training that has produced and continues to produce occupational segregation, both horizontal and vertical. The second wrong thing is based on the stereotype that green economy and subsequent occupation will relate mainly to the exercise of purely technical skills.
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Bartholini, Ignazia. "Rappresentazioni mediterranee e violenze punitive su corpi femminili". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (febrero de 2017): 278–87. http://dx.doi.org/10.3280/we2015-002023.

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Molli, Giovanna Baldissin. "Devote e cólte: le sepolture trecentesche femminili della basilica di Sant’Antonio a Padova". Perspektywy Kultury 41, n.º 2/1 (30 de junio de 2023): 249–88. http://dx.doi.org/10.35765/pk.2023.410201.18.

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Il saggio analizza la presenza delle sepolture femminili nella basilica di Sant’Antonio a Padova, nel corso del XIV secolo, in parte pervenute e in parte documentate nelle fonti. Durante il Trecento infatti, le tombe femminili sono in numero nettamente superiore, circa venti, rispetto a quelle dei secoli successivi e appartengono a famiglie di rango elevato. La numerosità di tali sepolture è da mettere in relazione alla signoria dei Carraresi, che resero la città, nel Trecento, un centro, nell’ambito dell’Italia padana, di importanza politica e altissimo profilo culturale.
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Biondi, Teresa. "Donne in rivalsa e nuove “simboliche dei corpi femminili” tra antropomorfismo filmico, moda e idealismo di genere nel primo periodo del cinema viscontiano". dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, n.º 35 (29 de julio de 2022): 55–82. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i35.1414.

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Il verismo filmico viscontiano riguarda il racconto delle trasformazioni identitarie degli italiani dal dopoguerra al boom economico, e si basa sulla rappresentazione del contesto psico-socio-antropologico in cui “modelli di donne della contemporaneità” appaiono per tratti erotizzati, e sempre emblematici di tentativi di una rivalsa femminile ancora in germe. Nei primi film di Visconti questo particolare aspetto prende dunque forma in toni solo idealmente progressisti e non concreti, rappresentati in personaggi interpretati da dive del tempo quali Giovanna-Calamai in Ossessione (1943), Maddalena-Magnani in Bellissima (1951) e Pupe-Schneider ne Il lavoro (1962). Alla base dei potenziali espressivi di queste opere vi è il valore antropomorfico del cinema, descritto in un suo saggio famoso che sembra più una “dichiarazione di intenti”, un preambolo ai suoi film atto a evidenziare la capacità, tutta da costruire, di riprodurre il valore dell’autenticità umana nella recitazione attoriale e nella scena, o a partire dagli aspetti materiali di cui è composta. Proprio la teoria filmica alla base dei suoi film e la correlata rappresentazione scenica, sia nelle forme simboliche costruite dalla regia, sia in quelle materialistiche dell’insieme di scenografie, costumi e fabbisogno scena, inizialmente assumono i tratti del neorealismo, o come egli precisava del “verismo umano” del quale manterrà sempre il carattere, anche nei film del secondo periodo definito dalla critica barocco e decadentista. Questo cambiamento sarà determinato dalla comprensione che il boom economico e il correlato avvento di una nuova società capitalista hanno cambiato radicalmente la vita e la cultura degli italiani, e non sempre verso il meglio. Per narrare tale cambiamento Visconti definirà nuove forme del racconto “realisticamente pre-strutturate” che mostrano, nella ricchezza della materialità degli ambienti e dei costumi, gli aspetti simbolici di un nuovo verismo umano degenerato dal denaro e spesso celato dietro la maschera dell’apparente crescita sociale. A partire da questo discorso si analizzano i tre personaggi femminili citati sopra, con particolare attenzione a Pupe-Schneider, caso di studio scelto per le particolari connotazioni drammaturgiche costruite tramite elementi barocchi della scena e costumi/abiti del marchio Chanel.
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Donati, Chiara. "Questioni di genere. Un corso di formazione sulla valorizzazione del ruolo femminile". STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, n.º 65 (octubre de 2014): 183–91. http://dx.doi.org/10.3280/spc2014-065009.

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Di Nicola, Mariapia y Elisabetta Todaro. "Tumori femminili e sessualità. Un approccio integrato tra funzionalità, trattamento e rappresentazione del corpo". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (noviembre de 2018): 30–48. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2018-002002.

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Berlose, Ilaria. "Scheda tesi". Altre Modernità, n.º 27 (30 de mayo de 2022): 378–80. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17954.

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Il genere in traduzione: strategie e sfide nelle traduzioni femministe di Elle serait la première phrase de mon prochain roman di Nicole Brossard di Ilaria Berlose RELATORE: prof. Giuseppe Sofo CORRELATORE: prof.ssa Stefania Cubeddu-Proux CORSO DI LAUREA: laurea magistrale in Scienze del linguaggio UNIVERSITÀ: Università Ca’ Foscari Venezia ANNO ACCADEMICO: 2019-2020
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Di Pietro, Maria Luisa y Stefano Fornaroli. "Mass-media e prevenzione dell'infezione da HIV e della tossicodipendenza". Medicina e Morale 42, n.º 4 (31 de agosto de 1993): 733–65. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1050.

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In materia di prevenzione dell'infezione da HIV e della tossicodipendenza sono stati messi in atto, nel corso di questi ultimi anni, numerosi interventi: "spot" televisivi e radiofonici, opuscoli distribuiti nelle scuole, negli aeroporti e sulle riviste, videocassette e libri. Si rendeva, ora, necessario verificare l'efficacia di questi interventi ovvero il rapporto aspettative/risultati in previsione, anche, di nuove campagne di informazione. E' stato questo il motivo che ha spinto gli Autori di questo articolo a condurre, tra gli adolescenti ("target" privilegiato delle suddette campagne), un'indagine tesa a valutare il loro grado di soddisfazione per quanto appreso. A tale scopo sono stati intervistati- mediante questionario- 2.758 studenti degli ultimi tre anni dei Licei scientifico e classico e dell'Istituto Magistrale: gli studenti di sesso maschile e femminile risiedevano in ambiente urbano nelle diverse regioni italiane del Nord, Centro e Sud Italia.
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Malatesta, Maria. "Semantiche di genere all'Assemblea costituente. La genesi dell'articolo 51 della Costituzione italiana". SOCIETÀ E STORIA, n.º 182 (noviembre de 2023): 796–818. http://dx.doi.org/10.3280/ss2023-182006.

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Una delle novità dell'Assemblea costituente fu l'ingresso di venticinque donne, elette per la prima volta al Parlamento grazie alla recente conquista dei diritti politici. Ancorché esigua rispetto a quella maschile, la presenza femminile esercitò un ruolo non trascurabile all'interno di un ambiente politico impregnato di culture profondamente maschili. Donne particolarmente agguerrite incrinarono gli equilibri tradizionali innescando conflitti di genere anche attraverso l'uso di un nuovo linguaggio. Nel corso delle discussioni sulla stesura dell'articolo 48, divenuto poi il 51, relativo alla liberalizzazione degli accessi alle carriere della pubblica amministrazione, emersero dinamiche di genere sconosciute fino ad allora alle istituzioni. Attraverso il confronto col dibattito parlamentare che nel 1919 condusse al varo della legge sull'abolizione dell'autorizzazione maritale, questo articolo analizza le semantiche di genere che animarono il lavoro dei costituenti, alla ricerca delle continuità e delle rotture che lo caratterizzarono rispetto al passato.
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Gelli, Bianca R. "L'asimmetria dei generi come problema politico. Uno sguardo sulle attuali teorie femministe". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (febrero de 2011): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002002.

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Il discorso, prendendo le mosse dall'elaborazione teorica femminista, si incentra sull'uomo/donna tuttora presente nel privato come nei vari ambiti del sociale, pur in presenza delle trasformazioni culturali e politiche. Data per affermata l'incoercibile differenza uomo/donna, due i percorsi teorici lungo i quali l'A si muove, passando dall'uno all'altro: - evidenziare, partendo dalla differenza, uno spazio intermedio dove il confronto e il dialogo possano articolarsi declinando Io/Tu nel. Il che prelude, passando dal rapporto individuale a quello di comunità allargata, a una politica di pacificazione e democrazia (Irigaray); - considerando la differenza come differenza, individuare, in una nuova forma di materialismo, nel ritorno al corpo come mente incarnata, il luogo della enunciazione della parola della Donna, come soggetto in divenire (Braidotti). Le profonde trasformazioni del postmoderno portano al realizzarsi di un utopia ovvero al divenire maggioranza delle donne e deglicomedall'uomo, attualmente in crisi.
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