Artículos de revistas sobre el tema "Conservazione urbana"

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Zanlungo, Claudia. "Paesaggi urbani sull'Elba. la ricostruzione di Magdeburgo e Dresda". STORIA URBANA, n.º 129 (abril de 2011): 87–119. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129004.

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Le cittŕ di Dresda e Magdeburgo, insieme a poche altre, rappresentano casi eccezionali in cui, nella ricostruzione postbellica, la Repubblica democratica non mise in scena il suo rifiuto della storia. Probabilmente, per via della fama acquisita nel tempo, di cittŕ caratterizzate dalle atmosfere affascinanti dei loro paesaggi urbani, gli sforzi, nei due casi, furono rivolti alla conservazione e la ricostruzione degli "accenti architettonici" e delle "dominanti urbane" storiche, con lo scopo di restituire a queste cittŕ il loromonumentale di valore nazionale e con l'intenzione di includervi, in maniera armoniosa sia da un punto di vista urbanistico che sociale, le nuove costruzioni secondo le piů moderne concezioni di sviluppo della cittŕ, della nazione e della societŕ socialiste. Nei due casi, dunque, lungi dal risolversi con un completo rinnovamento urbano, la ricostruzione rimase legata al ricordo dell'immagine urbana storica e all'effetto che i monumenti, come testimonianze del passato e spesso come simboli urbani, potevano avere sullofuturo, quasi a volere ricostruire con essi non solo la forma ma anche l'identitŕ e ildella cittŕ.
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Von Preuschen, Henriette. "Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca". STORIA URBANA, n.º 129 (abril de 2011): 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Pane, Andrea. "Da vecchie città a centri storici: il contributo di Luigi Piccinato alla conservazione urbana tra ricostruzione e primo boom economico". STORIA URBANA, n.º 156 (junio de 2018): 97–123. http://dx.doi.org/10.3280/su2017-156004.

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Hayakawa Casas, José. "Lorenzo Jurina". Devenir - Revista de estudios sobre patrimonio edificado 7, n.º 14 (31 de octubre de 2020): 173–81. http://dx.doi.org/10.21754/devenir.v7i14.1043.

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Lorenzo Jurina, ingeniero civil por el Politécnico de Milán, es profesor asociado de asignaturas sobre Ingeniería Estructural y especialmente del curso “Problemas estructurales en edificios históricos y monumentales” en la Facultad de Arquitectura, Planificación Urbana, Construcción e Ingeniería del Politécnico de Milán desde 1983. Asimismo, es profesor de consolidación de edificios históricos en la Escuela de Posgrado de Patrimonio arquitectónico y Paisaje y en el Doctorado de Conservación de Patrimonio arquitectónico. También es profesor visitante de la Facultad de Ingeniería de la Universidad de Piura (Piura, Perú). Es miembro fundador de AIF, ATE, CIAS y del comité científico de las revistas Recupero e Conservazione, De Lettera Ed., e Ingenio magazine. Destaca su labor como Consultor del Ministerio Italiano de Bienes Culturales, de la UNESCO, de FAI, de World Monuments Fund, Katolikos of Armenia y de varias entidades regionales y obispados en Italia, Armenia y Chile. Es miembro del equipo del Colegio de Ingenieros y Arquitectos de Milán además de As. Icomos-Perú. Su experiencia profesional es vasta y ha desarrollado métodos innovadores en el diagnóstico, el diseño y la consolidación estructural resultando autor de mas de 200 publicaciones y conferencista en congresos nacionales e internacionales sobre estos temas.
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Corritore, Renzo P. "Horrea. Un'istituzione che «va e viene» nella politica annonaria delle cittŕ di antico regime". STORIA URBANA, n.º 134 (junio de 2012): 11–29. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134002.

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Approvvigionamento - Conservazione e distribuzione dei grani - Mercato - Storia urbana - Cittŕ italiane, secc. XIII-XVIII Quanto sia diffuso e quale natura abbia - innanzi agli interessi privati soprattutto - il Magazzino pubblico dei grani nelle cittŕ dell'Italia centro settentrionale nei secoli XIII-XVIII sono aspetti sufficienti a porre in discussione alcuni capisaldi della concezione tradizionale dell'Annona. In cittŕ la formazione di stock alimentari eccedenti il fabbisogno dei consumatori č di fatto un miraggio. Granai, magazzini, solai, strutture specializzate per il ricovero delle derrate sono un bene raro. La distribuzione del raccolto č ineguale, la struttura delle scorte fra i particolari ancor piů sperequata. Anche laddove si manifesta la volontŕ del ceto di governo o dell'autoritŕ di istituire un Magazzino municipale (o statale) non si esce da una forzata sussidiarietŕ - per la carenza degli spazi di ricovero - fra strutture pubbliche e granai privati. L'istituzione di un Magazzino pubblico dei grani a carattere permanente č quindi piů l'eccezione che la regola nelle cittŕ di antico regime. Qualora invece lo si faccia, si tratta di un'istituzione transitoria (da economia di guerra) oppure tende ad assumere il ruolo di fondamentale leva economica alla quale il ceto dirigente affida il compito di stabilizzare i prezzi di mercato anche nelle fasi di sovrapproduzione.
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Picard, Michelle y Yves Alavo. "La biodiversitŕ nella cittŕ di Montreal". TERRITORIO, n.º 58 (septiembre de 2011): 49–53. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058007.

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La cittŕ di Montreal continua a giocare un ruolo preponderante in materia di sviluppo e di pianificazione della biodiversitŕ, sia alla scala locale che internazionale. Il Settore di Coordinamento della Biodiversitŕ della Cittŕ di Montreal, promuove azioni di diffusione e di integrazione tra le politiche settoriali, della natura in cittŕ, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile. La cittŕ porta avanti modelli di pianificazione della biodiversitŕ e della loro interessante trasversalitŕ nei diversi livelli operativi e amministrativi, presi come esempi da altre realtŕ urbane canadesi e internazionali. Gli strumenti urbanistici municipali mirano alla prevenzione, educazione, conservazione e concertazione, grazie alla ricerca scientifica, alla gestione ecologica dei grandi parchi, alla preservazione degli ecosistemi urbani e alla salvaguardia delle specie rare.
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Bellini, Amedeo. "A proposito di alcuni equivoci sulla conservazione". TERRITORIO, n.º 55 (enero de 2011): 19–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-055004.

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Girelli, Stefania. "Demolizione, riuso e conservazione delle fortificazioni di Brescia (1802-1927)". STORIA URBANA, n.º 136 (marzo de 2013): 69–122. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136003.

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Il saggio ripercorre il processo di erosione della cerchia muraria di Brescia che, tra il 1802 e il 1927, portň progressivamente al suo pressoché totale smantellamento. La dinamica di tale processo, dalle istanze di demolizione alle modalitŕ del riuso delle aree cosě derivate, viene ripercorsa analizzando l'evoluzione della cittŕ dal punto di vista economico e sociale che, unitamente alla perdita delle funzioni fisiche e simboliche del sistema difensivo, trasformň la cinta muraria in una barriera all'ampliamento urbano.
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Gibelli, Gioia y Riccardo Santolini. "Reti ecologiche e governo del territorio". TERRITORIO, n.º 58 (septiembre de 2011): 61–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058009.

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Alla luce delle emergenze climatiche ed economiche, che spingono a riempire di contenuti concreti i concetti di sostenibilitŕ all'interno degli strumenti di pianificazione, si č attivata una profonda riflessione che ha portato a considerare la biodiversitŕ come un obiettivo da perseguire in quanto dimensione primaria dei sistemi naturali ma con funzione prioritaria di conservare un capitale naturale di qualitŕ, il cui ruolo č quello di garantire la durabilitŕ dei processi e la conservazione delle risorse per le generazioni future e di erogare una serie di servizi ecosistemici alle generazioni presenti. Il progetto di rete ecologica ligure (Rel) rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, i luoghi dove il capitale naturale č allocato. I Ptcp di nuova generazione vedranno le province impegnate nella ridefinizione dello scenario strategico di valorizzazione e conservazione del capitale naturale e nell'acquisizione e eventuale maggiore definizione delle cause di vulnerabilitŕ del sistema paesistico-ambientale.
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Isola, Federica, Sabrina Lai y Federica Leone. "Efficienza energetica e pianificazione dei centri storici: alcune esperienze dalla regione Sardegna". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 131 (noviembre de 2021): 118–42. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1006.

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I Piani particolareggiati hanno assunto importanza chiave per la tutela dei caratteri tradizionali dei centri storici, ulteriormente rafforzata dall'entrata in vigore del Piano paesaggistico regionale, orientato al mantenimento di edifici e tessuti storici. Questo contributo analizza il rapporto tra conservazione dei caratteri tradizionali dei centri storici e valorizzazione del loro capitale territoriale in termini di adeguamento alle esigenze contemporanee, con riferimento alle questioni energetiche.
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Bellini, Amedeo. "Conservazione e fruizione del patrimonio architettonico: un problema etico". TERRITORIO, n.º 64 (febrero de 2013): 9–17. http://dx.doi.org/10.3280/tr2013-064002.

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Critical thinking still today addresses the issues of the conservation and reuse of our architectural heritage from different viewpoints which are not compared, as if the recognition of historical, communicative and formal values and thinking on how it is used and on the inevitable changes needed to satisfy vital needs belong to totally different spheres of thought and work. More specifically, time is lost within that disciplinary area traditionally defined as history and criticism in advancing hypotheses to summarise the debate that has taken place in recent decades, with no acknowledgement of the radical change that has taken place, caused by new historical and aesthetic perspectives of the relative nature of all value judgements and of the extension of protection to unofficial building, which inevitably highlight political and economical aspects, which in the final analysis are ethical questions.
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Danzl, Thomas. "Policromia e scienze della conservazione: il caso Bauhaus a Dessau". TERRITORIO, n.º 62 (septiembre de 2012): 108–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2012-062020.

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The first part of the essay reviews considerations made since the end of the Second World War in Germany on the conservation of modern architecture and it identifies the complex issue of the value of the memories that architecture carries in it, even in restoration projects which do not exclude modifications, the introduction of new parts and rebuilding. The objective is to identify the characteristics of critical and conservative restoration which leaves the traces of time and the losses on view, so that a 20th Century monument becomes a document of itself. The procedures followed for the conservative restoration of the Bauhaus buildings at Dessau are therefore carefully reviewed, reporting the progressive clarification of the method, which took final concrete form in the material conservation of the polychromes of the interior views through the application of conservation sciences.
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Cozza, Cassandra. "Le architetture umanitarie di Yasmeen Lari". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 17–18. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100002.

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Yasmeen Lari ha saputo trasformare l'architettura in uno strumento capace di veicolare valori importanti e di promuovere trasformazioni spaziali basate su una visione umanistica della disciplina. Nel corso degli anni, ha orientato la sua pratica architettonica verso progetti capaci di affrontare tematiche a lei care, come la conservazione e l'architettura umanitaria, e di dialogare con la società. Oggi è un'attivista dell'architettura socialmente ed economicamente sostenibile.
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Setti, Giulia. "Stepwell. Architetture per l'acqua nel nord Gujarat tra conservazione e recupero". TERRITORIO, n.º 97 (enero de 2022): 150–61. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097019.

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Rusco, Enzo y Ciro Gardi. "Agricoltura sostenibile e conservazione del suolo. Il progetto SoCo: risultati e considerazioni". TERRITORIO, n.º 52 (abril de 2010): 52–56. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-052007.

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Zullo, Francesco y Luca Blasioli. "Analisi dell'interferenza antropica nei Parchi Nazionali italiani". TERRITORIO, n.º 91 (junio de 2020): 164–73. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-091016.

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La questione delle aree protette rappresenta un tema attuale nel dibattito nazionale ed internazionale, sempre più attento alla conciliazione delle esigenze antropiche di sviluppo con la salvaguardia dei valori ambientali. Tali considerazioni sono più significative all'interno dei confini italiani, la cui peculiare conformazione geomorfologica e paesaggistica ha determinato in tempi storici lo sviluppo di gran parte degli insediamenti in contesti ad elevata naturalità. Il presente lavoro analizza le dinamiche demografiche, socio-economiche ed urbane che hanno interessato le aree protette a partire dal 1991, delineando possibili strategie di intervento e politiche di gestione volte a mitigare gli effetti delle trasformazioni antropiche e al miglioramento delle condizioni ambientali compatibilmente con i margini di recupero e conservazione emersi dalla classificazione tipologica.
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Cinieri, Valentina y Andrea Garzulino. "Emergenza sanitaria ed edilizia: una possibile opportunità per riabitare i piccoli". TERRITORIO, n.º 97 (febrero de 2022): 119–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12935.

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Negli ultimi decenni, l'intervento sugli edifici esistenti ha registrato sempre maggior interesse coinvolgendo il costruito diffuso, parte integrante del tessuto urbano delle città come dei centri abitati minori. Il contributo illustra le necessità di adeguamento degli edifici storici a fronte dell'attenzione verso le aree rurali e marginali emersa oggi maggiormente con la pandemia Covid-19. In evidenza èil rapporto tra il processo di efficientamento energetico, le esigenze di conservazione e l'adeguamento d'uso e gestione del patrimonio costruito. Questa riflessione prende in considerazione l'evoluzione del mercato immobiliare analizzando gli strumenti normativi in tema di retrofit energetico e le strategie di agevolazione fiscale in risposta all'attuale situazione di crisi.
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Serin, Ufuk. "La citadella di Ankara dopo de Jerphanion. Problemi di conservazione e proposte per il recupero urbano". Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 110, n.º 2 (1998): 953–70. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1998.3665.

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Barbara, Sibilio Parri. "Uno strumento di gestione del patrimonio culturale: il caso dei siti UNESCO". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (enero de 2012): 307–33. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002006.

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I siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO sono caratterizzati dalla presenza di un ricco patrimonio culturale immerso in un ambiente naturale e/o in localizzazioni urbane di alta qualitŕ. In ognuno di essi gli operatori sono impegnati nella progettazione, prima, e nella realizzazione, poi, di un processo di valorizzazione, processo particolarmente complesso per piů motivi. Per affrontare questa complessitŕ e superare le difficoltŕ che ne derivano puň risultare efficace l'attivazione di un processo di pianificazione, programmazione e controllo. In questa direzione si č mosso il nostro Paese - ma non solo - rendendo obbligatorio, con la legge 77 del 20 febbraio 2006, la redazione del Piano di Gestione il cui obiettivo primario č quello di "garantire l'identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio". In sostanza, il Piano di gestione č proposto come uno strumento di governo politico ed economico nel medio-lungo termine del sito, strumento che puň agevolare e guidare l'ideazione, la progettazione, l'attuazione e il controllo di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio. Il suo impiego si č tradotto prevalentemente nella programmazione di iniziative culturali di tutela e conservazione affiancate da azioni di valorizzazione, per lo piů a breve termine, con un apprezzabile impatto economico sul territorio. La sensazione che si ricava dall'osservazione della realtŕ č che ancora manca la capacitŕ e la sensibilitŕ di utilizzare il Piano di gestione in modo adeguato: non č stata formulata una pianificazione che coniughi nel lungo termine le tante dimensioni interessate e non č compresa la sua natura di meccanismo operativo. Sembra che la sua redazione sia effettuata soprattutto per adempiere ad un obbligo normativo.
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Sulfaro, Nino. "La dismissione delle fortificazioni urbane in Italia: percorsi bibliografici". STORIA URBANA, n.º 136 (marzo de 2013): 225–40. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136008.

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Sono pochi i testi che offrono una sintesi di ampio respiro sugli stretti legami che intercorrono tra dismissione delle fortificazioni, trasformazioni urbane e realtŕ socioeconomica, in Italia tra XIX e inizi del XX secolo. Uno dei primi problemi che si pone alla ricerca su questo tema č, quindi, il dover far fronte alla frammentarietŕ del materiale disponibile. Al fine di rendere piů agevole la consultazione del materiale proposto, il saggio presenta tre percorsi bibliografici sul tema. Il primo riguarda gli aspetti normativi, amministrativi e finanziari della dismissione. Esso fa riferimento a pubbli- cazioni riguardanti le procedure di demilitarizzazione di quelle fortificazioni urbane che, perso il loro ruolo militare, sono acquisite dalle amministrazioni comunali. In particolare, vengono richiamati studi e ricerche che evidenziano alcuni aspetti finanziari del tema, come la valorizzazione della rendita fondiaria dei terreni precedentemente occupati dalle cinte urbane, e l'ampliamento delle cinte daziarie. Il secondo percorso si basa su pubblicazioni che pongono l'accento sul rapporto tra demolizione delle mura e trasformazioni urbane, come nel caso dell'insediamento degli scali ferroviari, del miglioramento della viabilitŕ e, in generale, dell'attuazione degli strumenti urbanistici. Inoltre, si fa riferimento al tema della conversione delle cinte urbane in pubblici passeggi e viali di circonvallazione. L'ultimo percorso si muove lungo una serie di riferimenti bibliografici che pongono in risalto l'incidenza di alcune problematiche, come la pressione demografica, la crisi occupazionale, il decollo industriale e il rapporto tra cultura igienista e istanze di conservazione, sui processi di demolizione delle cinte urbane
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Erba, Valeria y Mina di Marino. "Reti ecologiche: pianificazione e progetti territoriali". TERRITORIO, n.º 58 (septiembre de 2011): 17–26. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058003.

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Il tema delle reti ecologiche in questo contributo di riflessione scientifica e di sperimentazione didattica viene utilizzato per i possibili sviluppi futuri di approccio sostenibile, integrato e multidisciplinare con la pianificazione territoriale, la progettazione urbanistica e architettonica. Il paradigma di sostenibilitŕ ambientale e sociale delle reti ecologiche sia a livello programmatico-strategico che progettuale, viene applicato all'elaborazione dei tre progetti ricadenti nelle province lombarde di Varese, Lecco e Como. Le sperimentazioni non si limitano a un progetto tradizionale di rete ecologica finalizzato solo alla conservazione della biodiversitŕ (a scala regionale, provinciale e locale), ma all'impiego del medesimo strumento concettuale integrato alle componenti urbanistiche e territoriali per valutare, regolare e/o progettare trasformazioni territoriali sostenibili.
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Finotto, Francesca, Roberto Monaco y Giorgia Servente. "Un modello per la valutazione di energia biologica in un sistema ambientale". SCIENZE REGIONALI, n.º 3 (noviembre de 2010): 61–84. http://dx.doi.org/10.3280/scre2010-003003.

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Nell'ambito di ricerche volte allo studio del mantenimento della stabilitŕ ecologica e della conservazione della biodiversitŕ di un sistema ambientale, uno strumento utile alla valutazione della frammentazione di un territorio č il cosiddetto grafo ecologico. La costruzione di quest'ultimo si propone un modello dinamico per la valutazione dell'evoluzione dell'energia biologica nel sistema stesso. Una volta determinato il modello, rappresentato da un sistema di due equazioni differenziali ordinarie, si determinano gli equilibri dello stesso e se ne discute la stabilitŕ. Infine, in sede applicativa, si considera il sistema ambientale relativo al comune di Monforte d'Alba (CN) ottenendo l'evoluzione delle variabili del modello ai fini della stabilitŕ del sistema stesso.
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Montanari, Elena. "Museo diffuso: propagazioni, applicazioni e articolazioni nei territori contemporanei". TERRITORIO, n.º 99 (agosto de 2022): 116–21. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099016.

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Il museo diffuso è un'istituzione integrata e policentrica, che sviluppa la propria missione combinando una funzione intra moenia e una extra moenia per garantire la conservazione, la comunicazione e la promozione di sistemi culturali e paesaggistici complessi. La pandemia da Covid-19 sembra aver ulteriormente nutrito l'interesse attorno a questo modello museale, che mostra una grande flessibilità e la capacità di rispondere a molte delle sfide che le istituzioni culturali stanno affrontando. L'articolo intende mettere in evidenza la corrente proliferazione del museo diffuso, che si sta sviluppando non solo in conseguenza agli eventi in corso ma anche come prosecuzione di un processo che nell'ultimo ventennio ha portato alla sua applicazione a diversi temi, contesti e territori, e alla conseguente definizione di nuovi paradigmi.
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Grapow, Laura Celesti y Carlo Blasi. "I siti archeologici nella conservazione della biodiversità in ambito urbano: la flora vascolare spontanea delle Terme di Caracalla a Roma". Webbia 58, n.º 1 (enero de 2003): 77–102. http://dx.doi.org/10.1080/00837792.2003.10670745.

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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano". STORIA URBANA, n.º 136 (marzo de 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Martellozzo, Nicola. "Le traiettorie del fervore: cavalli e geometrie non-umane nel Palio di Ronciglione". Altre Modernità, n.º 26 (29 de noviembre de 2021): 165–80. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/16803.

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Il Palio di Ronciglione vanta una tradizione secolare, ma ciò che lo rende davvero unico è l’assenza di qualunque fantino. Alla caduta del canape ogni cavallo sceglie se competere con gli altri, accodarsi o semplicemente non correre, a seconda del carattere di ciascuno. Nel contesto del Palio il cavallo costituisce un co-produttore di processi culturali, che inoltre trasmette la sua esperienza agli esemplari più giovani; quest’ultimo aspetto è particolarmente evidente nelle traiettorie scelte durante la Corsa, fondate su un’incontestabile soggettività non-umana. Va rilevata una prima modalità di iscrizione ‘interna’ alla specie: i cavalli da corsa sono il risultato di una domesticazione secolare abbinata ad una selezione genetica controllata (breeding), che ha progressivamente embricato l’Equus ferus caballus alla società umana. Un secondo aspetto ‘esterno’ riguarda il tracciato della Corsa, vero e proprio ambiente di coesistenza inter-specie: realizzato dalla comunità umana, viene percorso ed esperito dai cavalli, che incidono il tessuto urbano con le loro traiettorie. L’agency dell’animale emerge dunque attraverso l’adattamento creativo al tracciato, un’iscrizione di geometrie non-umane nello spazio. L’intenzionalità del cavallo è ciò che fonda la performance del Palio: per quanto sembri paradossale, la conservazione di questo patrimonio culturale è possibile fintanto che il cavallo può scegliere di non correre.
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Argentieri, Alessio, Giovanni Rotella, Lorenzo Grassi y Gianluca Ferri. "Il lago ottocentesco di Villa Savoia (Roma)". Acque Sotterranee - Italian Journal of Groundwater, 30 de marzo de 2020. http://dx.doi.org/10.7343/as-2020-454.

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Nel settore nordorientale dell’area urbana di Roma si trova il parco di Villa Ada, intensamente frequentato dalla cittadinanza per le sue bellezze naturalistiche ed architettoniche. La sovrapposizione di interventi antropici nel corso della storia antica e recente della Città Eterna ha determinato, in un peculiare contesto geologico e geomorfologico, una complessa evoluzione del territorio; allo stato attuale l’area verde richiede attenzione sia per la protezione e conservazione dei beni ambientali e culturali, sia per il monitoraggio dei fenomeni di dissesto e la tutela della pubblica incolumità. Il principale fattore di rischio è rappresentato infatti dalla elevata probabilità di formazione di sinkholes antropogenici, connessi allo sviluppo di cavità nel sottosuolo; rispetto a ciò vari Enti pubblici e privati hanno da tempo avviato ricerche, a partire dal censimento e mappatura della rete caveale ipogea e delle voragini conclamate o incipienti che sono largamente diffuse all’interno del comprensorio [...].
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Crucitti, Pierangelo, Davide Brocchieri, Francesco Bubbico, Paolo Castelluccio, Federica Emiliani, Gianfranco Francioni y Luca Tringali. "Check-list di gruppi selezionati dell’entomofauna dell’area “Arcipelago Mentanese-Cornicolano” (Lazio)". Bollettino della Società Entomologica Italiana, 15 de abril de 2015, 3–29. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2015.3.

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Nel lavoro vengono presentate check-list di specie di Insecta − Odonata, Mantodea, Orthopteroidea, Coleoptera, Lepidoptera - monitorate in un’area della Campagna Romana a nord-est di Roma, nota come “arcipelago Mentanese-Cornicolano”, caratterizzata da habitat altamente frammentati con parcelle di bosco mesotermofilo, agrosistemi, aree urbane e suburbane, attraversate da una rete di infrastrutture lineari. L’andamento morfologico tipico è quello di rilievi collinari e vallecole poco incise con terreni vulcanici argillificati e substrati carbonatici con vistose manifestazioni carsiche. Il territorio include integralmente le riserve naturali regionali gestite dalla Provincia di Roma, “Nomentum” e “Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco”. Nonostante le misure di protezione, assai poco era noto sinora sull’entomofauna dell’area. osservazioni saltuarie protratte per oltre un decennio seguite da raccolte intensive concentrate tra il 2009 ed il 2013 con applicazione di metodiche di cattura dirette e indirette (retini entomologici, aspiratori, trappole a caduta, aeree e luminose) unitamente all’analisi dei dati bibliografici, hanno consentito di rilevare la presenza di 422 specie. L’analisi biogeografica è stata limitata a odonata e Coleoptera Carabidae ben rappresentati sul totale delle specie osservate nella città di Roma circoscritta dal Grande Raccordo anulare. Specie di particolare interesse conservazionistico sono analiticamente discusse. Per quanto la check-list debba considerarsi necessariamente incompleta e non sia stata condotta una adeguata analisi quantitativa, queste raccolte suggeriscono l’esistenza di un popolamento entomatico fortemente impoverito. In particolare, “Nomentum” versa in uno stato di conservazione complessivamente mediocre, “Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco” versa in uno stato di conservazione discreto (Macchia di Gattaceca) o buono (Macchia del Barco). La presenza di alcune tessere ambientali di rilevante interesse zoocenotico suggerisce il potenziamento delle misure di protezione, ancora largamente insufficienti.
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TRUSIANI, Elio. "Dal Centro Storico alla Città Storica: la dimensione progettuale della conservazione − Il caso di Roma". Desenvolvimento e Meio Ambiente 9 (17 de junio de 2004). http://dx.doi.org/10.5380/dma.v9i0.3084.

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Com a adoção do Plano Regulador, Roma finalmente adquiriu uma nova perspectiva para construir o seu desenvolvimento, partir de um sistema histórico-ambiental tutelado e valorizado (base concreta da sustentabilidade), valorizando a reorganização funcional e espacial das suas estruturas subterrâneas. Uma cidade projetada em uma dimensão metropolitana e organizada segundo um modelo policêntrico – no qual se chama atenção aos trabalhos regulares e superamentos do velho conceito de centro “histórico”, conjugado à parte mais antiga do centro urbano, e a assunção do conceito de “cidade histórica” – compreende um universo mais vasto e difuso no território (do medieval ao Renascimento ao Novecentos). Um método inovador de leitura da cidade, não mais por zonas homogêneas mas por tecidos − isso permite superar o modo de tratamento unitário por zonas inteiras e lê-las ao invés de diferenciá-las, sobretudo em uma cidade como Roma, e para tanto ler as atuais exigências de transformação, procurando conferir, ou restituir, ao final cidade histórica a difícil tarefa de regular a valorização, orientar as estratégias de requalificação, construir as condições do projeto, recuperando, em tal sentido, a dimensão projetual da conservação. Resumo Con l’adozione del Piano Regolatore, Roma ha finalmente una nuova prospettiva per costruire il suo sviluppo all’interno di un sistema storico-ambientale tutelato e valorizzato, base concreta della sostenibilità, finalizzato alla riorganizzazione funzionale e spaziale delle sue strutture insediative. Una città proiettata in una dimensione metropolitana e organizzata secondo un modello policentrico, in cui si pone all’attenzione degli addetti ai lavori il superamento del vecchio concetto di centro “storico”, legato alla parte più antica del centro urbano, e l’assunzione del concetto di “città storica”, comprendente un universo più vasto e diffuso nel territorio (dal medioevo al Rinascimento al Novecento). Un metodo innovativo di lettura della città: non più per zone omogenee ma per tessuti − questo permette si superare il modo di trattamento unitario per intere zone e leggerne invece le differenze, soprattutto in una città come Roma, e pertanto leggerne le attuali esigenze di trasformazione, cercando di conferire, o restituire, al termine città storica il difficile compito di regolare la valorizzazione, orientare le strategie di riqualificazione, costruire le condizioni del progetto, recuperando, in tal senso, la dimensione progettuale della conservazione.
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