Literatura académica sobre el tema "Confronto con la poesia coeva"

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Artículos de revistas sobre el tema "Confronto con la poesia coeva"

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Beccalli, Bianca. "Aris Accornero: un intellettuale operaio nella sociologia del lavoro". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 158 (noviembre de 2020): 7–20. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158001.

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A due anni dalla morte di Aris Accornero il saggio si propone di mettere in risalto gli aspetti principali della sua figura di sociologo e intellettuale attraverso il confronto con Alain Touraine e Ruth Milkman. Le somiglianze più evidenti sono tre. (1) Una forte partecipazione politica alle lotte di emancipazione e di progresso economico e civile dei lavoratori e dei ceti più deboli, lotte in cui il lavoro è l'aspetto centrale. (2) Una presenza di rilievo anche al di fuori del campo professionale e accademico: Accornero, Touraine e Milkman sono intellettuali pubblici, che intervengono nel contesto politico del loro paese e a livello internazionale. (3) E tutti e tre riflettono sulla vicenda storica a loro coeva, lo sviluppo del fordismo dopo la Seconda guerra mondiale e la sua crisi dopo gli anni '70 del secolo scorso. Partendo dalla somiglianza di questi atteggiamenti profondi nelle loro opere e nella loro attività il saggio intende cogliere le differenze e la specificità dei loro contributi, e in particolare di quello di Accornero, agli studi sul lavoro, sulla classe operaia, sul sindacato.
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Bortoletto, Anna y Elis Deghenghi Olujić. "Laura Marchig e Carla Rotta. Considerazioni introduttive per un confronto tra due innovatrici della letteratura istro-quarnerina". Studia Polensia 9, n.º 1 (24 de noviembre de 2020): 51–63. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.03.

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Questo lavoro desidera offrire una panoramica, comparativa, sulla produzione di due autrici appartenenti alla fase più recente della letteratura istro-quarnerina: Laura Marchig e Carla Rotta. Infatti, nonostante le due si dedichino a generi letterari differenti – rispettivamente poesia e prosa – le loro produzioni presentano dei punti di contatto particolarmente interessanti. Non solo, infatti, costituiscono un punto di rottura notevole con la tradizione letteraria istro-quarnerina precedente; ma entrambe, al netto delle evidenti differenze stilistiche, offrono una visione squisitamente femminile dei grandi temi della vita umana che, in più di un’occasione, tende a convergere. Il lavoro, dunque, dopo aver presentato brevemente le due autrici e averle collocate all’interno della letteratura istro-quarnerina, procederà con l’analisi di alcuni temi peculiari in due opere emblematiche: la silloge poetica T(t)erra per Marchig e la raccolta di racconti Femminile Singolare per Rotta.
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Testa, Carlo. "Per una traduzione multidimensionale della poesia: “Notte, strada, lampione, farmacia” di Aleksandr Blok tra esistenzialismo e simbolismo". Quaderni d'italianistica 34, n.º 1 (22 de julio de 2013): 217–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19880.

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Questo articolo propone al pubblico di lingua italiana una nuova traduzione in verso e rima, commentata e ragionata, della classica poesia blokiana “Notte, strada, lampione, farmacia,” anche nota come Danza macabra II (1912), tratta dalla raccolta Un mondo terribile (Strashnyi mir). La mia proposta viene presentata analiticamente attraverso un confronto puntuale con quattro preesistenti traduzioni in italiano: in primo luogo quella di Renato Poggioli, ne Il fiore del verso russo (1949), e successivamente quelle di Angelo Maria Ripellino (1975), Bruno Carnevali (1977) e Sergio Pescatori (1981). La caratteristica precipua di questa mia proposta è la presentazione di una traduzione poetica, ovvero una traduzione “multidimensionale” che nella lingua destinataria conservi, oltre ovviamente ad un massimo possibile della dimensione semantica (il “senso” strettamente letterale), anche tratti di verso e rima quanto più possibile simili a quelli che il testo di partenza possiede nella propria veste originale.
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Scerbo, Alberto. "L’infinita vanità del tutto. Sul politico e giuridico nel pensiero di Leopardi". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (mayo de 2019): 389–407. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819836663.

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L’approfondimento del rapporto duale tra natura e ragione, da cui origina la relazione tra poesia e filosofia, costituisce il viatico per un’indagine riguardante il pensiero di Leopardi in ordine al problema politico e giuridico. Premesso, così, lo scarto esistente tra stato di natura e stato di società, si analizzano le diverse forme sociali, all’interno di un discorso che propone il confronto critico tra antichità e modernità e senza discostarsi dal disegno della storia. Nella consapevolezza di ricondurre il tema politico ad una dimensione di autenticità, in cui la ragione sia integrata dalla natura, si procede poi ad una riflessione sulle forme di governo, distinguendo tra piano teoretico e piano storico. La scientificità propria della modernità detta l’atteggiamento di fondo leopardiano nei confronti del diritto e motiva la messa in discussione dell’esistenza della legge naturale, ma anche la valutazione mitica dell’idea di giustizia. L’approccio venato da un sostanziale realismo materialistico impedisce di ricercare significati profondi nelle dinamiche giuridiche e finisce per connettere l’efficacia del diritto al mero egoismo individualistico. Si rimarcano i limiti insuperabili nel funzionamento del diritto, sia di tipo funzionale che strutturale, e si rileva la distanza del fenomeno giuridico dal mondo della natura, con quanto ne consegue su ogni eventuale aspirazione all’universalità.
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Uribe Miranda, Luis. "Formatividad y producción en las estéticas de Luigi Pareyson y Gianni Vattimo". Hermenéutica Intercultural, 3 de diciembre de 2020, 185–206. http://dx.doi.org/10.29344/07196504.34.2292.

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Los conceptos de formatividad y producción caracterizan las estéticas de Luigi Pareyson y Gianni Vattimo, respectivamente, y forman parte del proceso de renovación de la estética italiana a partir de la segunda mitad del siglo pasado. El énfasis en la formatividad y la producción, permite a los autores afirmar el carácter filosófico de la estética cuya teoría se nutre de la materia prima proporsionada por las experiencias artísticas concretas. A partir del análisis de los textos originales, primero de Pareyson y después de Vattimo, se muestra el carácter ontológico de la estética. El texto de Gianni Vattimo de 1961, Il concetto di fare in Aristotele, es la base para afirmar la tesis según la cual la estética posee una vocación ontológia, anticipando lo expresado por el mismo Vattimo en Ontologia e poesia, de 1967, aspecto hace patente el confronto con Luigi Pareyson.
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Vitale, Maurizio. "LA «DIZIONE» FORMALE DELL’ «ITALO CIGNO» NOTAZIONI DI STILE E DI LINGUA NELLA POESIA E NELLA PROSA DI GIUSEPPE PARINI". Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Memorie, 20 de noviembre de 2014, 1–496. http://dx.doi.org/10.4081/memo.2014.100.

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Il lavoro illustra l’aspetto linguistico del Parini poeta e prosatore. In esso si esamina la pressoché intera opera poetica (Alcune poesie di Ripano Eupilino, le Odi, Il Giorno nelle parti stampate e nelle revisioni successive, il Vespro, la Notte con i suoi frammenti; un manipolo cospicuo delle Poesie Varie, oltre che le opere drammatiche) e si prendono in considerazione le forme dello stile, il lessico e la grammatica (fonetica, morfologia, sintassi), rilevandone i valori nel quadro della tradizione poetica dal Cinquecento al Settecento, ampiamente citata. E si esamina altresì la prosa pariniana (polemica, critica, giornalistica, retorica), con il proposito non solo di metter in luce i caratteri elaborati da un “letterato” classicista del secondo Settecento, ma altresì di porre a confronto la diversa disposizione del Parini nel suo esercizio poetico e nel suo differenziato esercizio prosastico. Per quanto riguarda la parte poetica, il lavoro è mirato a dimostrare, sul piano formale ed espressivo, l’umanesimo culturale e il razionalismo e sensismo realistico del Parini, che si esprimono, con la coerente adesione al classicismo latino e volgare, nella finissima adozione di figure retoriche, nella assunzione di un lessico insieme elevatissimo e comune, con tratti tecnici, esotici ed idiomatici, e nell’impiego di forme grammaticali e sintattiche di classica e moderna fattura. Per quanto riguarda la parte prosastica, è orientato a mostrare, nella varietà dei modi linguistici, la patina coerentemente tradizionalistica.
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Tesis sobre el tema "Confronto con la poesia coeva"

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Bargagli, Stoffi-Mühlethaler Barbara. ""Poeta", "poetare" e sinonimi : studio semantico su Dante e la poesia duecentesca : con uno sguardo sulla letteratura coeva in lingua d'oc e d'oïl /". Berna : [s.n.], 1985. http://www.ub.unibe.ch/content/bibliotheken_sammlungen/sondersammlungen/dissen_bestellformular/index_ger.html.

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Loberti, Martina. "La dislocazione a sinistra nel greco classico: Sofocle a confronto con la prosa e la poesia attica del V-IV secolo A.C". Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2022. http://hdl.handle.net/11579/144718.

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La tesi ha come obiettivo quello di analizzare, dal punto di vista pragmatico, la struttura linguistica della dislocazione a sinistra nel greco antico. Nella prima parte vengono indicati alcuni criteri utili per l’individuazione degli elementi dislocati; si passa poi all’analisi vera e propria del corpus di riferimento (ovvero i trimetri presenti nelle tragedie di Sofocle, i trimetri delle Nuvole e degli Uccelli di Aristofane e il primo libro dell’Anabasi di Senofonte). In seguito, la trattazione verte sulla posposizione dell’elemento interrogativo nelle commedie di Aristofane e sulla tipologia di domande in corrispondenza delle quali è possibile riscontrare questo fenomeno. Nelle ultime due sezioni si passa all’analisi diacronica della dislocazione a sinistra; dapprima ci si focalizza sulla tragedia, prendendo in esame I Sette Contro Tebe di Euripide e l’Ecuba di Euripide al fine di poter confrontare le tipologie di dislocazioni qui riscontrate con quelle di Sofocle. In seguito, si procede con l’analisi del Dyskolos di Menandro e dell’Areopagitico di Isocrate per poter paragonare anche i risultati ottenuti dallo studio riguardante la commedia e la prosa. Infine, all’interno dell’ultimo capitolo, vengono presentate le conclusioni generali della presente tesi.
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NENCIONI, FRANCESCA. "La prosa dell'ermetismo: caratteri e esemplari". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1003517.

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I ‘caratteri’ e gli ‘esemplari’ della prosa dell’ermetismo sono ricostruiti in questa tesi attraverso un’ottica semantica. L’endiadi di ascendenza macriana suggerisce di assumere con ‘caratteri’ i motivi, gli stilemi, i moduli sintattici e melodici che sono alla base della Weltanschauung ermetica, con ‘esemplari’ i modelli e paradigmi offerti da ciascuna delle prose selezionate (Al di qua d’una sera di Alessandro Parronchi, Biografia a Ebe di Mario Luzi, La sposa bambina di Alfonso Gatto e La donna miriade di Piero Bigongiari). Se poniamo l’accento su ‘caratteri’, si evidenzia il piano delle scelte condivise; se lo spostiamo su ‘esemplari’, si configura il livello delle opzioni individuali; il reciproco rapporto può essere sintetizzato dall’equazione caratteri : esemplari = langue : parole. Un quadro d’insieme dunque che si forma grazie a modelli di lingua simili ma con caratteristiche proprie. Si sa che la semantica illumina sul modo di pensare e di concepire la realtà in una lingua; applicata a una koiné letteraria, aiuta a delineare l’immaginario che ne fa da sfondo. Per pervenire quindi al sistema linguistico della prosa ermetica è utile muovere dai singoli atti di parole con cui i diversi autori hanno tradotto le stesse immagini, mettendo in risalto analogie e discordanze ed estrapolando una radice comune. Il percorso dell’analisi lessicale procede in senso inverso rispetto al processo compositivo, perché si sposta dall’asse sintagmatico a quello paradigmatico, ossia dalla combinazione definitiva risale alla selezione preliminare dei significanti. L’iter metodologico ha coinvolto a livello del significato la scomposizione del tessuto linguistico delle opere in unità minori (temi o motivi), a livello del significante l’individuazione dei lemmi base e delle occorrenze e la successiva ricomposizione e accordo tramite le corrispondenze apparenti o sotterranee. Occorre sottolineare, infatti, che l’importanza di un lemma non sempre corrisponde al numero delle occorrenze, spesso la sua forza di attrazione semantica convoglia nella stessa orbita metafore e espressioni analogiche sostitutive (piano paradigmatico) o influenza le parole contigue (piano sintagmatico) dando vita a strutture modulari ricorrenti. Proprio in questa direzione si è rivelato fondamentale il confronto con le raccolte poetiche coeve (Avvento notturno, I giorni sensibili, La figlia di Babilonia e Morto ai paesi), che ha permesso di cogliere lo specifico della prosa grazie allo scarto delle soluzioni offerte in poesia. È per esempio il caso di sera, il cui campo semantico si articola nelle liriche intorno a un trinomio ricorrente (iride-vetro-luna), mentre nelle prose conduce ad associazioni iconico-linguistiche diverse, pur continuando ad agire a livello nascosto. La dimensione persefonica della donna presenta invece coerenza figurativa nei due canoni, avvalendosi delle stesse categorie identificative sovraordinate (caduta/raccolta-fiori-mani per Proserpina, respicere-ophis-passus per Euridice). Proprio l’indagine semantica condotta sistematicamente in direzione comparatistica (confronto tra le prose) e intergenerica (parallelo con le liriche) costituisce un modo nuovo e alternativo di accostarsi ai temi e alla lingua dell’ermetismo. La ricerca considera in maniera unitaria semantica, stilistica, melodia e ritmo, che toccano spesso un fondo comune illuminandosi a vicenda. Anche le strutture melodiche, come quelle semantiche e stilistiche, presentano la stessa vis trasgressiva nei confronti della tradizione. E se per le prime due, soprattutto sul piano della poesia, l’intento divergente è stato ampiamente dimostrato, per le ultime l’ipotesi d’infrazione normativa è avanzata (e comprovata) qui per la prima volta. Di rado le unità melodiche si adeguano fedelmente ai modelli canonici, rispettandone scansioni sillabiche e rapporto tra i membri, mentre si rivelano coerenti nel sottolineare l’innalzamento della tensione emotiva e l’aderenza a situazioni inconsuete. Allontanandosi dagli stilemi ermetici (per esempio nel progredire da Stasi a Una lettera dieci anni dopo in Biografia a Ebe), la tendenza diversiva si appiattisce, a favore di una prosa maggiormente mimetica, e la struttura melodica tende a livellarsi ai moduli standard. Estendendo lo sguardo dal piano sincronico a quello diacronico, appare degna di nota la ricostruzione completa delle varianti di Biografia a Ebe (finora attestata a livello della terza e della settima sequenza) insieme alla congettura che dalla ristampa della Sposa bambina siano espunte soprattutto le espressioni di idillio, gli ‘infrapensieri’ e le connotazioni affettive troppo forti. Il lavoro è organizzato in due sezioni, la prima volta a esplorare tempo e spazio, la seconda ispirata alla categoria dell’assenza. La coordinata temporale è ricostruita attraverso le ore del giorno, i movimenti degli astri e dei pianeti, l’alternanza delle stagioni; il concetto di spazio si presenta nell’accezione materica per estendersi ai luoghi del cuore e ai paesaggi reali. Tramite gli slittamenti d’identità della donna, l’assenza assume le ultime frontiere della metamorfosi e del transfert prima di tradursi definitivamente nella morte. L’assenza si specifica quindi come conseguenza della caducità, che ne è l’inscindibile premessa. Lo spartiacque tra prima e seconda parte è segnato anche dall’apparato delle occorrenze, collocato in appendice ai quattro capitoli iniziali, nei quali le parole-chiave corrispondono in maniera puntuale al motivo esaminato. Come in poesia anche in prosa la gamma prediletta delle ore cade nella fascia serale-notturna. Per la sera le valenze semantiche si modulano lungo il senso di confine e di appercezione in Al di qua di una sera, d’incontro che si trasforma in solitudine e morte in Biografia a Ebe, di coincidenza degli opposti nella Donna miriade, di cornice e rivelazione della Solitaria nella Sposa bambina. Per la notte le sfumature includono travaglio e turbamento in Biografia a Ebe e nella Donna miriade, evasione ed erosione del quotidiano nella Sposa bambina e nella Donna miriade, prodigio e morte in Al di qua di una sera, Biografia a Ebe e La sposa bambina. Dal tempo notturno risulta inseparabile il topos della luna, che nella prosa conserva i tre aspetti di lievità, sospensione, incantesimo consacrati dalla tradizione, mentre nella lirica se ne discosta. Il motivo si rivela particolarmente idoneo a svelare la cifra stilistica di ogni autore anche in presenza del medesimo artificio retorico. La duplicatio è realizzata, ad esempio, in Al di qua di una sera con ripetizione a contatto e rafforzativo («la luna, la luna stessa»), nella Donna miriade con semplice geminatio e vocativo («tu nascosta giri nel cielo, luna luna»), nella Sposa bambina con inusuali forme copulative («Era la luna, la luna beata»). Le stagioni presentano un processo oscillante tra persistenza e mutevolezza dei caratteri, per cui, più che per un’identità propria, si distinguono per l’interna dialettica. Sono viste in cammino, proiettate verso la scoperta del tempo successivo, oppure impegnate a proteggere fino all’ultimo le peculiarità. Non a caso in tutti i quattro testi compaiono i nomi dell’autunno e della primavera, periodi di passaggio per eccellenza. Non emerge una stagione in particolare, solo nella Sposa bambina le ricorrenze accordano la preferenza all’estate. Gli elementi materici non mostrano una corrispondenza biunivoca tra archetipo e immaginario di ciascuna prosa; più di un dato empedocleo, infatti, si ritrova alla base dell’universo elementale della stessa opera. In Parronchi spicca l’acqua morta della fontana unita al fuoco del tramonto; in Luzi la terra, nell’accezione di radicamento/sradicamento dell’exemplum evangelico, e l’aria come medium che predispone alla metamorfosi; in Bigongiari l’acqua stagnante della laguna e l’aria che si congiunge al fuoco nel vento urens; in Gatto il mare, fonte di vita ma al contempo causa di morte, e la terra connessa al senso dell’abbandono e dell’esilio. A interrompere l’indagine sincronica, s’interpone l’excursus sulle varianti di Biografia a Ebe e della Sposa bambina, ‘rivisitate’ a distanza di tempo (1983 e 1963) dagli autori. Dal testo di Luzi emerge un ricorrente trinomio variantistico: soppressione, sostituzione, inserimento; in quello di Gatto prevale la soppressione con rari inserimenti. L’ipotesi che il capitolo cerca di dimostrare è che le espressioni ritoccate siano quelle maggiormente marcate dallo stigma dell’ermetismo. L’immagine della donna è tratteggiata ricorrendo alla categoria della trascorrenza, che innesca in verticale la metamorfosi incrociando le mitiche figure di Proserpina e Euridice; in orizzontale il transfert scambiando l’identità con le altre figure del racconto. Si assiste in questo caso a una complessa forma di commutazione, modellata sulla mise en abîme: duplicazione semplice, duplicazione all’infinito e duplicazione paradossale. La donna ermetica, di cui spicca da sempre l’assenza per unanime consenso della critica, è resa ora doppiamente assente perché anche in presenza è continuamente contesa dalla sovrapposizione di altre figure. La caducità, legata a doppio nodo dall’assenza, si rivela categoria pervasiva dalle valenze polisemiche, che acquista una curvatura astrologica (eclisse, alternanza del giorno e della notte, susseguirsi di stagioni, crepuscolo) in Al di qua di una sera, esistenziale (metafisica di mistero e morte) in Biografia a Ebe, di alterazione (febbre e delirio) nella Donna miriade, di morte (come tema di un racconto, rievocazione di figure scomparse o inserto allusivo) nella Sposa bambina.
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