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Pazč, Valentina. "Il bene comune tra antichi e moderni". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 5 (diciembre de 2011): 215–27. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005015.

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1. Premessa: usi e abusi / 2. Bene comune e/ 3. Platone, Aristotele e il conflitto di interessi / 4. Rousseau e la legge come espressione dell'interesse pubblico / 5. Burke e il divieto di mandato imperativo / 6. Costituzione e politica / 7. Bene comune: di chi?
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Santarelli, Matteo. "Conflitto, interessi, bisogni. Le Lezioni in Cina di John Dewey". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 63 (febrero de 2019): 47–60. http://dx.doi.org/10.3280/las2018-063004.

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Etzkowitz, Henry. "Imprenditorialità degli scienziati: conflitto di interessi e cambiamento normativo nella scienza". Quaderni di Sociologia, n.º 20 (1 de agosto de 1999): 7–28. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1414.

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Mattana, Paolo. "L'istituzione del Fondo di Garanzia in Sardegna. La quantificazione degli effetti attesi, diretti e sistemici". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 47 (octubre de 2011): 89–118. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047012.

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Il presente saggio quantifica gli impatti diretti e sistemici attesi dall'istituzione di un Fondo di co-garanzia e contro-garanzia pubblica a supporto dell'ordinaria attivitŕ dei Confidi operanti nel territorio regionale della Sardegna. A partire dalle previsioni del Piano di Attivitŕ, e nell'ipotesi di un utilizzo integrale delle risorse a disposizione, si č costruito uno scenario valutativo che ha consentito di determinare l'"addizionalitŕ creditizia" e il risparmio in conto interessi per le imprese, fino al 2020, per il territorio regionale sardo. Utilizzando, poi, i "ratios" macroeconomici, si č anche proceduto a ricavare gli effetti prevedibili dell'intervento sul valore aggiunto, sugli investimenti, sull'occupazione e sui redditi da lavoro dipendente.
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Sartori, Giovanni. "LE RIFORME ISTITUZIONALI TRA BUONE E CATTIVE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 375–407. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017822.

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Introduzioneè difficile che un sistema politico si autoriformi. Ma oramai quasi tutti si sono impegnati nel “fare qualcosa”. Tutti o quasi tutti ammettono che il sistema Italia non funziona, o che dovrebbe funzionare meglio. Infine, tutti sottoscrivono un obiettivo comune: uscire dalla democrazia paralizzata aumentando la governabilità, il rendimento e l'efficacia del governare. Se non c'è obiettivo comune non c'è speranza. Ma se c'è, si può sperare. Do per scontato, allora, che esista un fine primario, o prioritario, condiviso un po’ da tutti. Le difficoltà restano, e sono di due tipi. Il primo ostacolo è posto dal calcolo dei vantaggi: le parti in causa vogliono riforme che le avvantaggiano (o comunque rifiutano quelle che le penalizzano). Il secondo ostacolo risiede nel calcolo dei mezzi: le parti in causa non sanno calcolare o calcolano male la strumentazione: quali sono i mezzi idonei e sufficienti al fine proposto. Nel primo caso il conflitto è di interessi. Nel secondo caso il problema è di sapere. Discettare di riforme ignorando gli interessi è inutile. Ma è utile mostrare che il calcolo degli interessi, dei vantaggi o svantaggi, può essere sbagliato.
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Sala, Roberta. "Il bambino morente: verità, autonomia e interessi in conflitto. Linee per una discussione." Medicina e Morale 42, n.º 2 (30 de abril de 1993): 363–79. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1060.

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Partendo dalla rimozione della morte che la società odierna opera e dalla difficoltà di parlare della morte ai bambini, l'Autore del presente studio illustra anzitutto la capacità di comprensione della morte che ha il bambino, facoltà per certi versi più sviluppata dell'adulto proprio per le peculiari caratteristiche psicologiche del bambino stesso. Il lavoro prende in esame il caso del bambino inguaribile, situazione nella quale la concezione meccanicistica e biologista della medicina si rivela insufficiente a gestire il fatto umano, mentre l'ascolto dell'altro, la cura (concetto diverso dalla guarigione), la relazione tra medico e paziente in un "affidarsi" reciproco, si rivelano decisive. Su queste basi la comunicazione della verità al bambino gravemente ammalato ha senso solo se basata sul rispetto del bambino come persona.
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Guglielmo, Matteo. "Dinamiche politiche e regimi di conflitto nella Mogadiscio contemporanea". STORIA URBANA, n.º 126 (septiembre de 2010): 17–36. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126002.

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La guerra civile in Somalia si protrae ormai da diciotto anni, cambiando spesso attori, interessi e caratteri. A causa di essa, le sue cittŕ sembrano essere mutate, non tanto in seguito alla definizione di politiche urbane ufficiali, ma piuttosto seguendo linee imposte dal conflitto stesso. Mogadiscio, capitale della Repubblica Somala dal 1960, č uno dei centri che ha risentito maggiormente dei cambiamenti politici e sociali post- 1991, adattando i suoi spazi e confini ai processi di scontro e, conseguentemente, di mobilitŕ forzata che continuano a contraddistinguere l'intero paese e la sua popolazione. Cosě, la geografia del conflitto ha finito col trasferire i suoi caratteri nella stessa conformazione urbana della capitale, trasformando profondamente quartieri, mercati, spazi e, al tempo stesso, aprendola a nuovi centri di potere e di autoritŕ i quali, seppur brutali e illiberali, sembrano comunque aver registrato un certo grado di successo. In tale contesto, i processi di globalizzazione hanno trovato campo fertile: Mogadiscio č diventato uno dei centri economici piů dinamici del Corno d'Africa, aperto non solo ai mercati regionali, ma anche a quelli arabi, i cui vettori principali si sviluppano tutt'oggi attraverso l'asse Dubai-Mogadiscio. Questo articolo si propone di fornire uno spaccato sulle dinamiche politiche e sociali che hanno contraddistinto la capitale somala dallo scoppio della guerra civile nel 1991 ad oggi, cercando di individuare non solo i suoi mutamenti fisici e strutturali, ma anche di identificare gli attori che ne hanno determinato i nuovi assetti economici e di potere.
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Palazzolo, Maria Iolanda. "Chi č l'autore dell'Indice? Santa Sede e diritto d'autore nell'Italia liberale". SOCIETÀ E STORIA, n.º 132 (julio de 2011): 277–300. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132003.

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Il saggio si propone di ricostruire, attraverso l'analisi delle fonti inedite dell'Archivio della Congregazione dell'Indice e del dibattito coevo, una singolare controversia che alla fine dell'ottocento vede contrapposti gli interessi della Santa Sede, che rivendica il diritto d'autore sulle pubblicazioni ecclesiastiche - tra cui l'- e quelli di alcuni editori cattolici, che al contrario affermano il loro pieno diritto di riprodurre e diffondere testi della tradizione cattolica. La questione, che coinvolge personaggi notissimi della cultura giuridica e dell'editoria nazionale, avrÀ un interessante sviluppo giudiziario. Sullo sfondo, sia il conflitto Stato Chiesa dopo l'UnitÀ che la nuova normativa italiana sul diritto d'autore, spesso largamente disattesa e causa di numerosi conflitti tra otto e novecento.
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Pontremoli, Roberto. "Ancora in Tema di… Scienza Biomedica ed Etica Professionale: Dalla Open Science al Conflitto di Interessi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 27, n.º 4 (11 de septiembre de 2015): 264–66. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2015.843.

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Tonelli, Annapaola. "Il trustee sempre più protagonista nelle strategie concorsuali: il peculiare caso di un concordato bolognese". Trusts, n.º 6 (1 de diciembre de 2022): 1158–62. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.228.

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Sunto Nell’ambito di un concordato preventivo ex art. 161, comma 2 e 3 L.F., il Tribunale di Bologna ricorrere al trust di scopo per risolvere un delicato conflitto di interessi a carico della classe dei creditori obbligazionisti, risultanti anche gli acquirenti all’asta dell’intero capitale sociale dell’impresa in concordato, per il tramite di una Newco Lussemburghese costituita ad hoc. Per la prima volta in Italia, piano e proposta concordataria sono stati presentati al ceto creditorio a firma di un trustee, del tutto terzo rispetto alla Newco acquirente e all’impresa in concordato. Grazie al trust istituito, la Newco ha potuto votare all’adunanza dei creditori alla quale diversamente sarebbe stata esclusa ex art. 177, comma 4, L.F. Gli elementi di internazionalità presente nell’operazione complessiva hanno comportato l’espletamento di una accurata procedura di verifica ex L. 21 novembre 2007, n. 231.
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Pasini, Caterina. "Volontaria giurisdizione e interessi in conflitto: il caso della nomina del guardiano di un trust". Trusts, n.º 3 (1 de junio de 2022): 543–51. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.125.

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Tesi Il Tribunale ha ritenuto inammissibile un ricorso per la nomina del guardiano previsto nell’atto istitutivo del trust proposto da (alcuni dei) beneficiari di un trust, poiché intrapreso con le forme della volontaria giurisdizione invece che con quelle proprie del giudizio contenzioso. L’autore osserva che la giurisdizione volontaria ammette l’esistenza di soggetti controinteressati e che le forme contenziose mal si adattano a procedimenti per la nomina di soggetti del trust. The author’s view The Court found inadmissible an appeal for the appointment of the protector brought by some of the beneficiaries of a trust, pursuant to the trust deed, on the ground that the appellants initiated a non-contentious procedure instead of a contentious one. The author observes, on the one hand, that counter-interested parties are admitted in non-contentious procedures and, on the other hand, that contentious procedures are ill-suited to proceedings for the appointment of trustees, enforcers, and protectors of a trust.
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Tanzini, Lorenzo. "Conflitti politici e strategie documentarie nella Sardegna aragonese. Una causa cagliaritana quattrocentesca". SOCIETÀ E STORIA, n.º 132 (julio de 2011): 221–48. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132001.

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Il saggio analizza le vicende di una controversia giurisdizionale svoltasi a Cagliari nella seconda metÀ del XV secolo, nella quale furono coinvolti vari ufficiali regi, esponenti di famiglie feudali isolane e magistrature cittadine. Lo svolgersi del conflitto rappresenta un interessante punto di osservazione per comprendere in concreto la complessitÀ dei ruoli istituzionali che costituiscono il governo della Sardegna da parte dei sovrani aragonesi. Le magistrature urbane, in particolare, mostrano una spiccata capacitÀ di attrarre intorno ai propri interessi fiscali e di affermazione simbolica alcuni esponenti della stessa struttura di governo regio, adoperando anche il ruolo cruciale della cultura giuridica. La vicenda č analizzata tramite il deposito documentario che si č conservato presso l'archivio cittadino, e in questo senso appare rilevante anche nel testimoniare l'investimento del mondo urbano sulla documentazione scritta come salvaguardia e memoria dei propri spazi di autonomia.
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Koller, Rotraud Becker/Alexander. "Der Papst und der Krieg". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, n.º 1 (1 de marzo de 2019): 3–10. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0003.

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Riassunto L’Istituto Storico Germanico di Roma ha concluso, nel 2016, l’edizione della quarta sezione della collana „Nuntiaturberichte aus Deutschland“, completando la pubblicazione della corrispondenza ufficiale tra i nunzi apostolici presso la corte imperiale e la Segreteria di Stato dal 1628 al 1635. Questo periodo va annoverato tra le fasi più complesse della Guerra dei Trent’anni. Grande spazio occupava all’inizio la successione mantovana e l’annesso conflitto che introdussero un teatro di guerra secondario, aperto sulla penisola, e toccarono necessariamente gli interessi del papa e della Curia. Intorno al 1630 predominavano poi, nell’Impero, il conflitto sull’editto di restituzione e la questione di Wallenstein. L’„internazionalizzazione“ della guerra trovò la sua prosecuzione con l’intervento della Svezia, alleata della Francia. A causa di questi avvenimenti i rapporti tra il papato da un lato e la Spagna e la corte imperiale dall’altro peggiorarono; di conseguenza s’incrinarono anche la reputazione e le possibilità d’azione della nunziatura viennese. Il punto più basso raggiunsero questi sviluppi con le proteste del cardinale Gaspare Borgia e la missione del cardinale Pázmány nel 1632. Un’importante accordo parziale per l’impero fu raggiunto nel 1635 con la Pace di Praga. Al contempo maturò in quegli anni presso le corti principesche europee la convinzione che una pace durevole sarebbe stata possibile solo in seguito a un congresso di pace generale e multilaterale. Le recenti pubblicazioni nel contesto della quarta sezione dei „Nuntiaturberichte“ permettono inoltre di rivalutare i documenti in esse riportati come fonti per la ricerca storica non solo nell’ambito di quesiti politici e confessioniali, ma anche nel campo della storia culturale moderna e dell’antropologia storica.
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Wright, A. D. "French policy in Italy and the Jesuits, 1607–38". Papers of the British School at Rome 75 (noviembre de 2007): 275–86. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003561.

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Resumen
LA POLITICA FRANCESE IN ITALIA E I GESUITI, 1607–38Agli inizi della guerra dei Trent'anni (1618–48) le ostilità affliggevano la penisola italiana, benché il conflitto fosse iniziato nei territori boemi e tedeschi. Queste estensioni della guerra erano dovute in gran parte all'intervento francese nella penisola, anche prima che la Francia entrasse apertamente nella guerra principale (1635). Un simile intervento preliminare minacciò da solo di sciogliere la solidarietà cattolica, per cui fu criticato non solo in Italia ma, nella Francia stessa, anche da alcuni estremisti cattolici, che si opponevano alia politica estera del cardinale Richelieu, primo ministro di Luigi XIII. Un recente studio ha dimostrato convincentemente che la presenza, durante la guerra, presso varie corti cattoliche, di confessori della casa reale rappresentati dalla Compagnia di Gesù non risultava in nessuna normale politica adottata dagli stati cattolici che furono coinvolti nella guerra. Un'ulteriore ricerca negli archivi centrali dei Gesuiti a Roma, qui presentata, rivela quanto complessi e ambigui erano gli interessi della società, quando la politica francese colpiva gli affari italiani.
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Beri, Emiliano. "«Contrabbandieri, pirati e ladri di mare». Bonifacini e napoletani nella marina di Pasquale Paoli (1756-1768)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 132 (julio de 2011): 249–76. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132002.

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L'articolo esamina alcuni aspetti poco noti della marina creata ex novo dal governo cňrso ribelle di Pasquale Paoli, emersi in seguito all'analisi di numerose fonti in gran parte inedite. Un ruolo decisivo nella nascita e nello sviluppo della flotta "paolista" fu svolto dalle marinerie di Bonifacio, dei regni di Napoli e di Sicilia e dei presidi toscani sotto dominio napoletano. L'autore analizza i legami, non privi di tensioni, che unirono in gruppi di interesse alcuni dei principali corsari e contrabbandieri "paolisti" con uomini di mare, mercanti, mediatori e funzionari pubblici stranieri (napoletani soprattutto, ma non solo), mettendoli in condizione di usufruire delle risorse e delle ampie reti di relazioni proprie di questi soggetti. Un caso specifico, quindi, che permette tuttavia di gettare una luce piů ampia su fenomeni e problematiche proprie del mondo marittimo d'antico regime. In primo luogo il complesso intreccio di interessi che ruotavano intorno alla guerra di corsa e al contrabbando. In secondo luogo il ruolo strategico rivestito da alcune tipologie di merci e di risorse (come il sale e i disertori) e il diffuso ricorso a false identitÀ e "bandiere ombra". Si tratta di fenomeni che solitamente emergono con maggior vigore durante i periodi di guerra e risultano, quindi, particolarmente evidenti nel quadro del conflitto cňrso-genovese, grazie anche all'intreccio con la cruciale questione del riconoscimento della bandiera cňrsa.
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Mancini, Elena y Roberta Martina Zagarella. "Modelli deliberativi per l’allocazione delle risorse in sanità: il caso della dengue in Tanzania". Medicina e Morale 68, n.º 3 (15 de octubre de 2019): 313–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.589.

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Nei piani di intervento a sostegno dei sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo, l’utilizzo prevalente di approcci tecnici (basati su strumenti economici) ha rappresentato la via maestra per l’individuazione delle priorità sanitarie. Tali approcci mostrano tuttavia il limite, sotto il profilo etico, di non includere un’analisi dei valori e del contesto culturale e di essere scarsamente responsivi nei confronti delle reali domande di salute della popolazione. Nascondono, inoltre, un sostanziale conflitto tra i valori sottesi, quali l’efficienza e l’equità. La nostra analisi si rivolge ai modelli partecipati e deliberativi di allocazione delle risorse, e specialmente all’approccio elaborato da Norman Daniels – che prende il nome di Accountability for Reasonableness (A4R) – con l’intento di proporre un metodo finalizzato alla definizione di priorità “giuste”, definite cioè non in base a predefinite scelte di valori bensì derivanti da una procedura deliberativa legittima (trasparente e negoziata tra tutti i portatori di interessi in gioco). Per testare l’applicabilità in circostanze reali (soprattutto per paesi a basso reddito) del modello A4R, l’articolo propone l’analisi dello studio di un caso. In particolare, viene esaminata una concreta applicazione dell’A4R relativa alla prioritarizzazione degli interventi di contrasto alla Dengue in Tanzania, al fine di mostrare cosa ha funzionato in questa circostanza specifica, quali difficoltà si sono incontrate e quali reazioni sono scaturite da parte della popolazione.
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Grassi, Davide. "SINDACATO E CONSOLIDAMENTO DEMOCRATICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n.º 2 (agosto de 1998): 321–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026010.

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IntroduzioneLe recenti transizioni democratiche in America latina e nell'Europa del Sud hanno messo in evidenza la speciale posizione dei sindacati tra le forze della società civile che reagiscono con un'accresciuta mobilitazione all'avvio della liberalizzazione in seno a regimi autoritari (Berins Collier e Mahoney 1997). Le organizzazioni sindacali, infatti, hanno generalmente la capacità di promuovere, in momenti critici, una mobilitazione più ampia ed efficace rispetto ad altri gruppi sociali. Esse non solo possiedono reti organizzative che, attraverso strutture più o meno permanenti, facilitano lo svolgimento di proteste e dimostrazioni, ma possono anche contare su schiere di militanti con specifici interessi in comune e su identità collettive politicamente definite. A differenza di gruppi come le organizzazioni degli studenti e le associazioni religiose o di quartiere, inoltre, i sindacati possono colpire e danneggiare direttamente l'economia attraverso rivendicazioni salariali e scioperi (Valenzuela 1988, 3; Cella 1990, 17). La concomitanza delle transizioni politiche più recenti con una perdurante e diffusa crisi economica e con ripetuti tentativi di stabilizzazione e riforma hanno reso ancora più temibile questa capacità. Utilizzando poteri coercitivi garantiti dallo stato, o la semplice forza della persuasione, il sindacato, d'altra parte, può convincere la propria base ad aspettare sino a che le riforme producano dei risultati, contribuendo così a ridurre i livelli del conflitto sociale (Przeworski 1991, 181).
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Spazzali, Roberto. "Uno sguardo dall’Adriatico. La crisi asiatica dei tre imperialismi nei commenti di politica estera di Silvio Benco". Histria : the Istrian Historical Society review 3, n.º 3 (2013): 117–42. http://dx.doi.org/10.32728/h2013.05.

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Trieste è stata, per un certo periodo di tempo, un privilegiato punto di osservazione sui principali fatti del mondo, in quanto sede di importanti compagnie di navigazione e di assicurazioni che fondavano i loro traffici e i loro interessi sulla raccolta e l’analisi puntuale della situazione internazionale. Infatti il giornalista triestino Silvio Benco dimostra notevole attenzione per la “geopolitica”, una disciplina che si afferma alla fine del XIX secolo come strumento di interpretazione dei fatti della politica internazionale in relazione alla geografia terrestre. Grazie agli strumenti scientifici della geopolitica, egli è in grado di esaminare la trasformazione degli equilibri internazionali nei primi 50 anni del XX secolo, prestando attenzione ad alcuni aspetti molto importanti: la corsa agli armamenti delle grandi potenze europee per ottenere il predominio marittimo con spese così pesanti da pregiudicare l’economia dei singoli Stati; l’affermazione di nuove potenze (Giappone e Stati Uniti) che si contendono l’Oceano Pacifico e il declino dell’Impero russo messo in crisi dalla grave situazione interna; il declino dell’Europa dove i sistemi politici sembrano troppo fragili ed incapaci di dare vita ad una società realmente democratica, in essi prevalgono le spinte autoritarie e l’ascesa delle caste militari in pieno accordo con i circoli finanziari e industriali; la crisi balcanica che accelera il processo di dissoluzione dell’Impero austro-ungarico e dell’Impero ottomano, aprendo un pericoloso varco negli equilibri dell’Europa sud orientale. Infine, dopo la seconda guerra mondiale, Silvio Benco ripone molta fiducia nella possibilità di costruire un nuovo spirito europeo in considerazione degli errori che hanno portato ad un conflitto più terribile del precedente. Benco è consapevole che l’Europa ha esaurito il suo ruolo storico rinunciando da tempo alla cultura e allo spirito liberale, il continente sembra escluso dal futuro. La maggiore preoccupazione di Benco è la perdita di identità: egli è attratto dal progresso e dalla modernità ma guarda con diffidenza i grandi movimenti di massa che sembrano non controllabili.
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Cargnello, G. "Ricerche volte a definire il paradigma e un prontuario “completo” di descrittori materiali, immateriali, …(ora oltre 150000) base della “Carta della Sostenibilità Universale Olistica MetaEtica 4.1C.17.18”: Descrittori che vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli e gli universi”". BIO Web of Conferences 12 (2019): 01006. http://dx.doi.org/10.1051/bioconf/20191201006.

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Relativamente alla “sostenibilità” facendo seguito alle ricerche pregresse, ultimamente abbiamo coinvolto oltre 3500 signori italiani e non italiani che vanno dai ricercatori ai semplici, umili ma colti, illuminati ed illuminanti cittadini, nonché teologi, filosofi, psicologi, sociologi, moralisti, umanisti, ambientalisti, economisti, politici, amministratori, imprenditori, tecnici, …. Queste attività e ricerche hanno definito un paradigma sulla sostenibilità e reso possibile scrivere un prontuario “completo” di descrittori (ora oltre 150000: compresi quelli materiali ed immateriali, “fisici” e “metafisici”, spirituali e non spirituali, dei credenti e dei non credenti, degli atei, dei “credenti atei”, dell' “humanae sàpere” compresi, …, “MetaEtici 4.1C”) prima, mai visti i quali, pure, vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli, gli universi, i multiversi, …”. Paradigma e prontuario che hanno pure attinto, come dovevano attingere da: “Dichiazione di Stoccolma”, “Rapporto di Brundtland”, ONU, UNESCO, CE, OIV, SQNPI, VIVA, EQUALITAS, GiESCO 2015, GiESCO 2017, Tergeo, Magis, SOStain, Prowine, ECO-Prowine, Ita.Ca/Gea.Vite, Vino Naturale, Dinamic wine, Vino Libero, New Green Revolution, Organic wine, VinNatur …e dai vari progetti, programmi, protocolli, regolamenti, associazioni, norme sulle “sostenibilità”, nonché, ed in particolare, dall' “humanae sàpere”. Queste attività e queste ricerche sono risultate fondamentali per scrivere, come è stata scritta, la “Carta della Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico 4.1C” secondo la così detta “Grande Filiera Metaetica 4.1C” del Conegliano Campus 5.1C, la quale carta è risultata rappresentare, pure, un' importante opportunità spirituale, culturale, relazionale e di sensibilizzazione per ulteriori riflessioni e approfondimenti dell'anima, culturali, “di vita”, “Politici”, terminologici, concettuali, relazionali, metodologici teorici di base ed applicativi in generale e in particolare, ad esempio, per chi opera: 1-sulla “sostenibilità” intesa come “Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico. MetaEtico 4.1C”, 2-sulla fondamentale indispensabile urgente: 2.1-massima sburocratizzazione, totale alla fine, sburocratizzazione già in corso, 2.2-per eliminare il conflitto di interessi, eliminazione, già in atto, 3-sulle auto-dichiarazioni 4.1C, auto-certificazioni 4.1C e auto-garanzie 4.1C sburocratizzanti, responsabili, veritiere, facilmente controllabili, garantite “MetaEticamente 4.1C” già in fase applicativa le quali non escludono innovativi, rivoluzionari, originali interventi di terzi “MetaEtici 4.1C”, 4- e non per ultimo, ma in primis, attività e ricerche condotte per contribuire a rendere tutto, ogni sistema “Libero nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico Sostenibile 4.1C”.
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Lupoi, Alberto. "Doveri fiduciari e ESG". Trusts, n.º 6 (1 de diciembre de 2022): 1090–101. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.221.

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Tesi Il trustee deve gestire il fondo in trust secondo il duty of care e il duty of loyalty. Quasi tutti gli Stati degli Stati Uniti hanno adottato lo Uniform Prudent Investor Act, che specifica cosa debba intendersi per duty of care nella gestione degli investimenti. In realtà, il classico riferimento allo standard dell’«uomo prudente» si è evoluto in quello dell’uomo che deve conoscere le basi delle teorie finanziarie relative al portafoglio di investimento. Trova così spazio il concetto di portafoglio equilibrato e di diversificazione dei rischi. In questa prospettiva deve essere effettuata la scelta degli investimenti da parte del trustee e non per ragioni o motivi personali seppur non in conflitto con gli interessi dei beneficiari o con le finalità del trust. Un trustee che si orienti su investimenti ESG, per motivazioni sociali o ecologistiche, contravviene il duty of loyalty in quanto privilegia un proprio interesse rispetto alla regola del «sole interest» del beneficiario e contravviene la regola del duty of care se la scelta non è stata motivata dalla gestione equilibrata del rischio. The authors’ view A trustee must manage the trust fund according to duty of care and duty of loyalty. Almost all States of the United States of America have adopted the Uniform Prudent Investor Act, which specifies what is to be understood by duty of care. In fact, the classic reference to the standard of the «prudent man» has evolved into that of the man who must know the basics of financial theories relating to the investment portfolio. Thus, the concept of a balanced portfolio and risk diversification finds its place. It is from this perspective that the trustee must managed the trust fund and not for following his personal reasons or motives even if they do not conflict with the interests of the beneficiaries or the purposes of the trust. A trustee who opts for ESG investments, for social or ecological reasons, contravenes the duty of loyalty as the trustee privileges his or her own interest over the beneficiary's sole interest and contravenes the duty of care and the duty of loyalty if the choice was not motivated by risk management needs.
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D'Egidio, Pietro Fausto. "FeDerSerD e il conflitto di interessi". MISSION, n.º 46 (mayo de 2017). http://dx.doi.org/10.3280/mis46-2016oa4621.

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