Literatura académica sobre el tema "Competizione elettorale"

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Artículos de revistas sobre el tema "Competizione elettorale"

1

Bartolini, Stefano. "COSA È «COMPETIZIONE» IN POLITICA E COME VA STUDIATA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 2 (agosto de 1996): 209–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024230.

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Resumen
I termini «competizione politica», «elettorale» o «partitica» figurano nei titoli e nei testi di ricerca politica con crescente frequenza, ma con significati molto diversi. Per lo più, il termine è generico e si riferisce all'intero processo elettorale e parlamentare. Nei modelli formali esso indica le strategic dei partiti nei quadro ristretto di assunti sulle motivazioni, preferenze e informazioni. Nella letteratura sulla teoria democratica la competizione politica figura sovente come caratteristica essenziale, quando non definitoria, della democrazia stessa. In questo articolo voglio chiarire il senso dell'applicazione alla politica della categoria «competizione» partendo da cinque considerazioni critiche.
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2

Caramani, Daniele. "LA PARTECIPAZIONE ELETTORALE: GLI EFFETTI DELLA COMPETIZIONE MAGGIORITARIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 3 (diciembre de 1996): 585–608. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024515.

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Resumen
PremessaI livelli di partecipazione elettorale vengono spesso considerati come uno dei principali termometri dello stato di salute di una democrazia. Sebbene la loro interpretazione da parte della teoria democratica non sia sempre stata univoca, il calo della partecipazione viene solitamente associato a immagini di «crisi» dei sistemi politici e delle tradizionali forme di rappresentanza, a fasi di transizione e ad atteggiamenti di disaffezione, di apatia e di protesta da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.La forte crescita del fenomeno astensionista durante quello che viene ormai comunemente considerato il periodo della transizione italiana, sembrerebbe avvalorare questa tesi. Nel raffronto internazionale, tassi elevati e stabili hanno caratterizzato la partecipazione elettorale nell'Italia repubblicana. Tuttavia, dalla fine degli anni '70 l'astensionismo si è manifestato sempre più marcatamente. Se da un lato ciò ha destato una certa preoccupazione, dall'altro si è rinnovato l'interesse tra osservatori e studiosi nei confronti dei problemi della partecipazione elettorale2. I grandi mutamenti politici che si sono verificati a partire dalle elezioni del 1992 ed il grande fermento politico e sociale che ne è scaturito, non hanno invertito questa tendenza. Al contrario, la partecipazione alle elezioni ne è risultata contratta e le elezioni del 21 aprile 1996 hanno registrato una ulteriore brusca frenata dell'affluenza.
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3

Chiaramonte, Alessandro. "L'EFFETTO MANCATO DELLA RIFORMA MAGGIORITARIA: IL VOTO STRATEGICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 3 (diciembre de 1996): 703–26. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024540.

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La riforma elettorale tra speranze e scetticismoAl tempo della campagna in favore dell'adozione del principio maggioritario di rappresentanza in Italia, la speranza di molti era che il nuovo sistema elettorale potesse produrre effetti simili a quelli delle democrazie anglosassoni cui intendeva ispirarsi, ossia che strutturasse la competizione partitica in termini bipolari – se non bipartitici – e favorisse quindi l'alternanza dei governi.Sebbene siano trascorsi ormai più di tre anni da allora e, soprattutto, abbiano avuto luogo due elezioni, è ancora presto per dire se le nuove regole abbiano prodotto gli effetti desiderati. La transizione politica italiana è un processo ancora lontano dall'approdo finale e non consente ad oggi valutazioni definitive. Certo è che i sistemi elettorali introdotti nel 1993 sono stati caricati da molti di attese taumaturgiche, nonostante i moniti lanciati dal mondo scientifico sulla necessità di una modifica ben più incisiva dell'architettura istituzionale del sistema politico italiano. Qualunque sistema elettorale, infatti, costituisce di per sésolouna struttura di vincoli e di opportunità, dunque di vincoli più o meno stringenti e di opportunità che possono essere colte o meno. Inoltre, riguardo all'effettiva configurazione della normativa elettorale approvata dal Parlamento nell'agosto del 1993, la cautela sulle prospettive del cambiamento muoveva dalla considerazione che le nuove regole incarnavano entrambi i principi maggioritario (pur prevalente) e proporzionale di rappresentanza, quindi due logiche distinte di competizione e di voto sulla combinazione delle quali era difficile fare previsioni.
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Navarra, Pietro. "Voting Diversification Strategy: A Risk-Bearing Model of Voter Behaviour in Italian National Elections*". Journal of Public Finance and Public Choice 15, n.º 1 (1 de abril de 1997): 37–53. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540651.

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Abstract L’ipotesi dell’elettore razionale afferma che i votanti valutano i costi e i benefici della loro partecipazione elettorale e li combinano secondo i precetti della massimizzazione dell’utilità attesa.In questo scritto il voto è analizzato come decisione d’investimento. Come tale l’atto del voto implica alcuni elementi d’incertezza. Nel caso italiano, peraltro, l’usuale imprevedibilità dei risultati elettorali è accompagnata da due altre fonti d’incertezza: quella delle nuove regole elettorali e quella del rischio connesso con le promesse elettorali di partiti che occupano uno spettro completamente cambiato, da sinistra a destra.Questo scritto si concentra su alcuni effetti prodotti dalle nuove regole sul comportamento di voto dell’elettorato italiano. L’analisi è limitata all’elezione per la Camera dei deputati dell’aprile 1996.Secondo i risultati conseguiti, i votanti che si sono spostati verso il centrosinistra possonoessereconsiderati come desiderosi d’intraprendere strategic di diversificazione più rischiose nel Nord e meno nel Centro e nel Sud d’Italia. Ciò può essere spiegato con la considerazione che al Nord la competizione elettorale nei collegi uninominali era più elevata e più imprevedibile rispetto all’Italia Centrale e Meridionale, a motivo del consenso elettorale della Lega Nord.
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D'Alimonte, Roberto y Alessandro Chiaramonte. "IL NUOVO SISTEMA ELETTORALE ITALIANO: QUALI OPPORTUNITÀ?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n.º 3 (diciembre de 1993): 513–47. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022474.

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Resumen
IntroduzioneIl sistema elettorale è un complesso di regole che governano la traduzione delle preferenze in voti e dei voti in seggi (Rae 1971, 14) e, in quanto tale, costituisce al contempo un vincolo ed una risorsa per tutti coloro - elettori, partiti, candidati - i quali, a vario titolo, concorrono a determinare la rappresentanza politica. In altre parole, esso contribuisce a modellare la struttura delle opportunità di quegli attori, il tipo di competizione che prevale a livello del sistema partitico e, in certi casi, l'espressione stessa delle preferenze elettorali.
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Di Virgilio, Aldo. "Regionali 2005: l'Unione sfonda, la Casa delle Libertà ripara nel Lombardo-veneto. Si tratta di critical election?" Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 54, n.º 2 (31 de diciembre de 2005): 151–70. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12721.

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Resumen
Attese della vigilia e caratteristiche della proposta elettorale. Quanto ha contato la partecipazione elettorale. La competizione maggioritaria: i numeri di un esito omogeneo. Il voto ai partiti: la rotta di Forza Italia, l'ambivalente risultato di Uniti nell'Ulivo. Elezioni critiche.
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Melchionda, Enrico. "L'ALTERNANZA PREVISTA. LA COMPETIZIONE NEI COLLEGI UNINOMINALI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 3 (diciembre de 2001): 399–469. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029798.

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Introduzione Il nostro sistema politico sembra proprio destinato a una permanente instabilità, a una transizione senza fine, dopo il terremoto dei primi anni novanta. Eppure questa volta non mancano elementi per ipotizzare che a un assestamento si stia arrivando, finalmente. Le elezioni del 13 maggio rappresentano da questo punto di vista un salto di qualità: esse hanno espresso un risultato chiaro e una maggioranza consistente, in un contesto decisamente bipolare e in un rapporto di forze tra i blocchi che appare ormai costante. A questo salto di qualità dovrebbero contribuire anche altri fenomeni emersi chiaramente nell'ultima consultazione, come la «presidenzializzazione» delle campagne elettorali, la concentrazione dei consensi per i partiti e la loro redistribuzione all'interno dei blocchi. Non è facile prevedere quanto tutto ciò possa contribuire a consolidare gli assetti istituzionali e di governo, decretando l'epilogo della «transizione» italiana, ma è probabile che serva ad imprimere una maggiore strutturazione alla competizione politico-elettorale. Rendendola quindi anche più prevedibile.
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Cartocci, Roberto. "INDIZI DI UN INVERNO PRECOCE: IL VOTO PROPORZIONALE TRA EQUILIBRIO E CONTINUITÀ". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 3 (diciembre de 1996): 609–53. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024527.

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Resumen
Non solo un correttivoLa riforma elettorale del 1993, pur nella sua architettura bifronte e ambigua1, modifica in maniera decisiva il sistema elettorale in senso maggioritario. La quota di seggi assegnata con il sistema proporzionale, pensata per attutire i verdetti, prevedibilmente perentori, della competizione maggioritaria a turno unico, rispetto a quest'ultima assume un peso numericamente subordinato.In conformità allo spirito e alla lettera della legge sia nel 1994 sia nel 1996 il confronto elettorale è stato centrato sulla competizione maggioritaria, in cui le coalizioni e i candidati nei collegi uninominali hanno giocato il ruolo degli attori principali. Nel 1996, poi, il rilievo della competizione maggioritaria è stato ulteriormente accresciuto in virtù del processo di apprendimento istituzionale degli attori2. In particolare, nel 1996 un adeguamento decisivo al formato maggioritario è passato attraverso la contrapposizione di due leader di coalizione, designati come capi del futuro esecutivo. Questa personalizzazione dello scontro, così congeniale alle esigenze di semplificazione e drammatizzazione dei media, ha di conseguenza accentuato il rilievo delle due coalizioni principali, che hanno allargato la loro ombra sugli altri attori (la Lega, i candidati di collegio, ecc.), e soprattutto a danno dei contendenti dell'arena proporzionale.
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9

Cervi, Laura. "Competencia en el mercado político. La tesis de Laura Cervi". Tiempo devorado 2, n.º 3 (29 de diciembre de 2015): 414–18. http://dx.doi.org/10.5565/rev/tdevorado.46.

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D'Alimonte, Roberto. "LA TRANSIZIONE ITALIANA: IL VOTO REGIONALE DEL 23 APRILE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, n.º 3 (diciembre de 1995): 515–59. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023820.

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Resumen
IntroduzioneIl nuovo sistema elettorale per l'elezione dei consiglieri delle quindici regioni a statuto ordinario rappresenta l'ultimo tassello del processo di riforma delle regole elettorali. Come i sistemi elettorali per le elezioni parlamentari, comunali e provinciali, è anche esso un sistema misto. Più precisamente è un sistema a turno unico con un doppio voto: uno per l'attribuzione dell'80% dei seggi con formula proporzionale in circoscrizioni coincidenti con il territorio delle province; l'altro per la assegnazione del restante 20%, con scrutinio maggioritario di lista, in una unica circoscrizione coincidente con il territorio della regione. Questa quota rappresenta il premio destinato alla lista regionale che ottenga il maggiore numero di voti. Come vedremo successivamente, il premio non sempre corrisponde al 20% dei seggi, ma è in realtà variabile. In ogni caso però – ed è questa la caratteristica più importante del nuovo sistema elettorale – esso è tale da garantire al partito o alla coalizione di partiti vincenti la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio. Complessivamente, dunque, si tratta di un sistema di difficile classificazione: prevalentemente proporzionale quanto a rappresentatività delle forze politiche, tendenzialmente maggioritario quanto alla dinamica della competizione elettorale e all'impatto sulla formazione del governo regionale. Tutto sommato, la dizione «sistema proporzionale a premio di maggioranza variabile» mi sembra la più adatta a riassumerne le caratteristiche principali. In questa sezione le vedremo una per una cominciando dalla struttura della scheda elettorale.
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Tesis sobre el tema "Competizione elettorale"

1

CHIARAMONTE, ALESSANDRO. "Il nuovo sistema elettorale italiano in prospettiva comparata". Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/481259.

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