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Vespa, Marco. "Venere e gli astragali. Una nuova interpretazione del basilicus iactus in Plauto, Curculio, 349-361". ACME 74, n.º 2 (14 de septiembre de 2022): 7–21. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18660.

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Volgendo l’attenzione alla problematica traduzione del cosiddetto basilicus iactus menzionato nella commedia Curculio di Plauto questo articolo cerca di fornire un nuovo contributo allo studio della cultura ludica latina. Sulla scorta di evidenze interne al testo, in particolare a proposito dell’identità drammatica dei suoi protagonisti e delle isotopie narrative presenti, e grazie a testimonianze esterne alla commedia, nello specifico alcune tradizioni cultuali greche e magno-greche, questa ricerca propone di intendere l’espressione basilicus iactus non come “colpo del re” bensì come “colpo della regina”, con un rinvio implicito alla dea Venus e al colpo degli astragali che dalla divinità prendeva il nome.
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Rawson, Elizabeth. "Theatrical Life in Republican Rome and Italy". Papers of the British School at Rome 53 (noviembre de 1985): 97–113. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620001151x.

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Resumen
LA VITA TEATRALE NELLA ROMA REPUBBLICANANell'articolo si esamina la vita teatrale in Italia, in particolare in Campania e nel Lazio dal III secolo a.C. fino alla fine della Repubblica, e si sostiene che tra queste regioni e Roma vi fosse in questo campo uno scambio maggiore di quanto normalmente si creda. Le compagnie che parlavano in greco, osco e latino venivano a Roma, e quelle romane facevano tournées fuori Roma, come dimostra un passo frainteso di Lucilio. La Campania guidava ed influenzava Roma non solo nell'architettura teatrale, ma anche sotto altri aspetti: molti autori ‘Romani’, in particolare Titinio, autore delle togatae ambientate nelle città a sud di Roma, forse non nacquero nella capitale, ma solo vi rappresentarono per la prima volta le loro commedie. Molti attori inoltre, a giudicare dal loro nome, sembrano italiani invece che latini, oppure liberti da padroni che lo erano.
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Iurescia, Federica. "Litigare in tragedia: per una pragmatica del conflitto". Emerita 87, n.º 2 (12 de diciembre de 2019): 255. http://dx.doi.org/10.3989/emerita.2019.12.1914.

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Resumen
[it] Il presente lavoro ha come oggetto un tipo di conversazione, la lite, in un genere letterario, la tragedia romana, e ne offre un’analisi pragmatica. Partendo da una definizione del tipo di conversazione oggetto di studio, si applica alle attestazioni reperite nel corpus scelto l’approccio maturato entro il settore degli studi sull’im/politeness. Le osservazioni risultanti vengono messe a confronto con le tendenze rilevate in un precedente studio sulle liti nella commedia e nel romanzo latini, mettendo in luce convergenze e differenze.
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Averna, Daniela. "La suasoria nelle preghiere agli dei: percorso diacronico dalla commedia alla tragedia". Rhetorica 27, n.º 1 (2009): 19–46. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2009.27.1.19.

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Abstract My argument concerns ways of communicating with divinities, by detailed analysis of the suasoria in a diachronic route through Greek and Latin comic and tragic theatrical texts. Particular attention is paid to the Latin palliata and, through the epic filter, to the Senecan tragic corpus. The trait d'union is the prayer of the faithful to the gods who are “orati” for favours received (e.g. as happens in the Plautine corpus), or for favours to be received (as can be seen paradigmatically in the Senecan Hercules Oetaeus). I present an interdisciplinary analysis of the intersection of rhetoric, religion, and theatre, looking into sub specie suasoriae through the linguistic examination of the “text present” to eventually the “text absent,” that is, the epochal social, religious and anthropological dimension linked to the “word.” Study of “linguistic rejects” is of great help, that is, of the rhetorical and stylistic forms that are extremely effective above all in the religio-liturgical context. Through this research that also highlights the captatio benevolentiae connotative of the suasoria, I would like to add to the results relating to the decodification of religious and behavioural codes even through the use of parody.
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Boldrer, Francesca. "Tra gli Inferi e le stelle: un problema testuale nel mito di Orfeo in Virgilio (georg. 4,509) e il Leitmotiv astronomico nelle catabasi da Omero a Dante (con echi di Apollonio Rodio)". Philologus 166, n.º 1 (1 de julio de 2022): 63–84. http://dx.doi.org/10.1515/phil-2022-0108.

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Resumen
Abstract The article treats the presence of stars in terrestrial landscapes, in opposition to the Underworld and in connection to the topos of katabasis, above all in order to pursue in more depth a textual problem in the fabula Orphei of Vergil’s Georgics (4,509 astris / antris). The philological question is approached both on the basis of context and in relation to the descent into Hades of Aeneas, as well as in diachronic comparison with the earlier Homeric katabasis of Odysseus and the later otherworldly voyage of Dante in the Commedia. This internal and intertextual investigation reveals multiple functions of the celestial bodies in similar stories, as well as analogies between Homer, Vergil and Dante, linked by interests in nature and astronomy and by reciprocal influences. In fact, the Greek model and the Italian emulator seem to help clarify the contested passage in the Vergilian katabasis of Orpheus, while the Latin poet and Dante (who also share echoes of Apollonius Rhodius) rework a celestial detail already present in the νέκυια of Homer. Finally, both these classical authors, as well as Ovid, are subtly present at the ends of the three parts of the Commedia, each of which closes with the suggestive and symbolic image of “stars”, which evokes and renews an ancient tradition.
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Settecase, Marco. "Storia e fortuna di una similitudine nazianzenica: οἷόν τι πέλαγος οὐσίας ἄπειρον καὶ ἀόριστον". Philologus 162, n.º 2 (25 de octubre de 2018): 291–315. http://dx.doi.org/10.1515/phil-2017-0024.

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Resumen
AbstractAfter clarifying the theological implications of the phrase τὸ πολὺ πέλαγος τοῦ καλοῦ in Plat. Symp. 210d4 and demonstrating that it cannot be considered the archetype, the article aims to examine the Nachleben of Gregory of Nazianzus’ expression πέλαγος οὐσίας ἄπειρον καὶ ἀόριστον (Or. 38.7 and 45.3): not only is it spread in late antique and mediaeval literature both Greek and Latin, but it is also present in Dante’s Commedia. The huge diffusion of this image across time and space, supported by a careful examination of the use that is made of it by authors who pick it up, makes it possible to demonstrate that πέλαγος οὐσίας ἄπειρον καὶ ἀόριστον became a very well known proverbial topos in the Christian world.
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Orsi, Elisa. "codice senese nella storia delle illustrazioni dantesche: note sulla fortuna critica della Commedia Yates Thompson 36". Dante e l'Arte 8 (7 de marzo de 2022): 65–86. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.155.

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Il contributo intende ripercorrere brevemente la ricezione critica del ms. Yates Thompson 36, mostrando le intersezioni tra la storia della fortuna del manoscritto e la storia della fortuna dei manoscritti illustrati danteschi dal Novecento ad oggi. Quanto emerge dimostra che la parabola della Commedia di Alfonso V di Aragona coincide, fino alla metà del secolo scorso, con quella di altri manoscritti signorili come l’Urbinate Latino 365, precocemente valorizzati per il loro interesse storico-artistico. Con l’avvento di una nuova stagione degli studi, orientata allo studio della valenza esegetica del corredo illustrativo, il destino dello Yates Thompson si riallinea a quello di altri manoscritti, più antichi e ‘meno celebri’, nel segno di una nuova prospettiva sulla tradizione figurativa dantesca fondata sulla ricostruzione della storia materiale e culturale del codice.
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Bancheri, Salvatore. "Elementi di plurilinguismo nell’opera di Filippo Orioles". Quaderni d'italianistica 36, n.º 2 (27 de julio de 2016): 23–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26898.

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La prima metà del Settecento — periodo in cui scrisse Filippo Orioles (1687–1793), autore del Riscatto d’Adamo — fu segnato in Sicilia da un continuo alternarsi di dominazioni e quindi anche da normale commistione di linguaggi. Di riflesso, i lavori dell’Orioles (La notte in giorno, La S. Rosalia, Il S. Alessio e Il San Basilio Magno), analizzati brevemente nella loro esemplarità linguistica, sono uno specchio di questa realtà. Nelle opere esaminate troviamo una mescolanza di lingue (italiano, spagnolo e latino), frequenti latinismi, dialetti (siciliano e napoletano). La contaminazione dei linguaggi si manifesta sia sul piano puramente linguistico, sia su quello dei codici e delle tradizioni culturali: abbiamo in contempo il linguaggio lirico e drammatico, colto e popolare, profano e religioso. Al linguaggio galante dei salotti si contrappone il dialetto schietto dei popolani; al tono epico si contrappone quello eroicomico dei servi. L’elemento più interessante delle commedie agiografiche dell’autore palermitano è il plurilinguismo — inteso in senso lato — grazie al quale va in scena, sia pure in modo anacronistico, la Sicilia del ’700, sia aristocratica che popolana. E sono proprio, e principalmente, i personaggi del popolo con il loro colorito dialetto che rendono meno pesanti, se non addirittura vivaci, le commedie dell’Orioles.
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Luisa Ardizzone, Maria. "“accipiendo vel compilando ab aliis”: De vulgari eloquentia 1.1. Reading Dante with Dante: A contribution to Dante’s theory of language". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 55, n.º 2 (26 de julio de 2021): 548–67. http://dx.doi.org/10.1177/00145858211022559.

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This article analyzes Dante’s theory of language and considers at first a few fragments of Dante’s Latin treatise on the vernacular, reading them in light of their ancient-medieval contexts. This reading allows part-modification of the critical discourse about Dante’s theory of language. The article argues that Dante’s discussion did not start in the De vulgari eloquentia, as is commonly assumed, but was at first introduced in the Vita nuova. Recent studies show that the theme of laude in the Vita nuova includes a linguistic theory and a discourse on the deep structures of language. Focussing on specific words, considering them in light of the ancient-medieval background, the article organizes a transverse reading that considers layers of Dante’s discourse on language from the Vita nuova to the Commedia not yet explored and evaluated.
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Rädle, Fidel. "1. Commedie Latine del XII e XIII secolo. Bd. 6 [A cura di Ferrucio Bertini]; 2. Commedie Latine del XII e XIII secolo. Concordanze 1 e 2. A cura di Gabriella Rossetti e Gabriella La Placa". Gnomon 76, n.º 4 (2004): 318–21. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2004_4_318.

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Di Fonzo, Claudia. "Del Convivio e del perché Bartolo da Sassoferrato non lo conoscesse". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 55, n.º 2 (21 de junio de 2021): 642–52. http://dx.doi.org/10.1177/00145858211021553.

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Il contributo porta avanti l’analisi della repetitio alla lex si ut proponitis del dodicesimo libro del Codice del giurista Bartolo da Sassoferrato dedicata alla dignitas e alla nobilitas. Si dimostra, con elementi interni al testo, che Bartolo conosceva la canzone Le dolci rime d’amore ch’io solea, che commenta minuziosamente nel suo approfondimento giuridico (repetitio), ma che non conosceva il Convivio. Giunto a discutere la seconda delle opiniones in materia di nobiltà che Dante espone nella canzone Le dolci rime, Bartolo interpreta erroneamente il verso che recita “e altri fue di più lieve savere / che tal detto rivolse / e l’ultima particula ne tolse” dimostrando di non conoscere l’auto-commento che Dante fa della canzone medesima nel quarto libro del Convivio. Il volgarizzamento procurato da Lapo da Castiglionchio nella seconda metà del Trecento, fedelissimo al dettato latino della repetitio ci fornisce una controprova di questa posizione critica.
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Paravano, Cristina. "Italy in Philip Massinger’s The Maid of Honour". Ben Jonson Journal 29, n.º 1 (mayo de 2022): 76–98. http://dx.doi.org/10.3366/bjj.2022.0329.

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This article discusses Philip Massinger’s The Maid of Honour, showing how this tragicomedy set in Italy is resonant of stories, ideas, theories and characters from the Italian literary and cultural tradition. On the one hand, I will shed light on Massinger’s use of an Italian ambience, concentrating on the choice of Palermo and Siena as a setting. The pseudo-historic setting of the play may be seen as a pretext to dramatize the author’s moral needs and convey a form of political ideology, which reflects the social tensions and the political concerns of the period. On the other hand, I will discuss the different forms of legacy from the Italian world, focusing on the cultural forces, and the moral and ideological motivations behind the playwright’s choice of the genre of his play, the changes concerning plot, setting and the characters’ names in the original Italian text on which the tragicomedy is based. Moreover, this tragicomedy, characterized by a profound didactic and moral intent, also seems to combine some elements of the late 16th century commedia grave, mainly in the presence of an exemplary female protagonist, Camiola, who embodies the providential spirit of the Counter-Reformist attitudes in vogue in the period. Finally, I will examine the way an image of Italy is portrayed through language, analyzing the very marginal occurrence of the Italian language and the presence of Latin words and tags.
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Khalilieh, Hassan S. "The Lex Mercatoria Maritima". Comparative Studies of South Asia, Africa and the Middle East 40, n.º 2 (1 de agosto de 2020): 266–76. http://dx.doi.org/10.1215/1089201x-8524193.

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Abstract This essay demonstrates how maritime qirad, as conducted in the Muslim world prior to the emergence of the Italian communes, influenced the lex mercatoria maritima. It contends that the medieval Latin accomendatio (commenda) likely owes its inception to the qirad/mudaraba institution, already prevalent in pre-Islamic Arabia, contrary to the commonly believed theory that it is rooted to the Byzantine chreokoinonia, comprised by article III:17 of the Nomos Rhodion Nautikos. On the eve of the European Commercial Revolution, through trade between the Christian north and the Islamic south, qirad practices and techniques were further developed from the pre-Islamic period and incorporated into Islamic legal digests, as well as transformed by non-Muslim merchants' guilds and societies. Legal principles and practices governing maritime qirad appear to have been uniform and universally accepted by jurists across the Islamic Mediterranean and beyond, as evinced by the early tenth-century CE treatise Kitab Akriyat al-Sufun, as well as earlier jurisprudential queries.
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Popovic, Dusan. "Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila". Zbornik radova Vizantoloskog instituta, n.º 45 (2008): 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Zabłocka, Maria. "Ius trium liberorum w ustawodawstwie dynastii julijsko-klaudyjskiej". Prawo Kanoniczne 29, n.º 1-2 (5 de junio de 1986): 243–64. http://dx.doi.org/10.21697/10.21697/10.21697/pk.1986.29.1-2.08.

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En voulant encourager les Romains à posséder plusieurs descendants Auguste prevoya les nom breux privilèges pour ceux qui avaient des enfants; Les hommes possédant des descendants avaient une position privilégiée dans le droit public (Gell. 2.15.4—6; Tac. Ann.2 .51; D. 4.2.2);. les époux qui avaient au moins un enfant regagnaient la capacitas totale dans le droit des successions. Mais c’est seulement lorsqu’on avait trois enfants qu’on recevait des privilèges spéciaux dans le domaine du froit civil. Ius trium liberorum concernait aussi bien les femmes que les hommes (Ep. Ulp. 16.1 a). L’homme ne pouvait se référer qu’aux enfants nés en iustum matrimonium (Paul. Sent. 4.8.4), tandis que la femme, depuis les temps de Claudius, pouvait se référer aussi aux enfants vulgo quaesiti (D. 38.17.2.1 conf. avec I. 3.3.1). La femme qui possédait trois enfants était exempte de protection (G. 1.145); elle était exempte du devoir de se remarie; en dépit de lex Voconia elle était égalisée le droit des successions avec les hommes (G. 2.274; Paul. Sent. 4.8.20) et a obtenu, probablement depuis Claudius, selon I. 3.3.1 la possibilité d’hériter de ses enfants. La latine recevait en plus la nationalité romaine (Paul. Sent. 4.9.8; Ep. Ulp. 3.1). Les deux époux qui possédaient trois enfants, même décédés, récupéraient envers eux mêm es la pleine capacitas dans le droit des successions; en outre la situation d’affranchi s’améliora (G. 3.42). L’homme pouvait s’abstenir de muneribus civilibus (D. 50.5.2.1; I. 1.25 pr.). La législation d’Auguste accorda ce privilège aux personnes qui pouvait se féféreir à ses descendants naturals, mais on prenait également en considération les enfants adoptés (Gell. 2.15.4; Tac. Ann. 15.19). Dans le cours du temps on commença à accorder ce privilège aux personnes particulières, mais Claudius l’accorda pour la première fois aux groupes entiers — aux soldat, en 44 de n. è. (Dio Cass. 60.24.3), en 51 aux femmes construisant des vaisseaux (Svet. Claud. 18.2— 19 conf. avec G. 1.32 c et Tac. Ann. 12.43.1); Prévu par lex Iulia et Papia vacatio (Ep. Ulp. 14) Claudius étendit sur les hommes qui s’occupaient de la construction des vaisseaux (Svet. Claud. 19). Ius trium liberorum fut formellement supprim é seulement en 410 (C. Th. 8.17.2 = C. I. 8.57.2).
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Tosi, Renzo. "Riusi di proverbi latini nella cultura italiana". CALÍOPE: Presença Clássica 1, n.º 35 (25 de diciembre de 2018). http://dx.doi.org/10.17074/cpc.v1i35.22568.

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Nella cultura italiana, ai più diversi livelli, ampio è l’uso di espressioni proverbiali latine: notevole è ad es. il loro impiego da parte di Manzoni nei Promessi Sposi, anche a indicare la separazione fra le classi sociali, e in tutta la letteratura dell’Ottocento esse sono particolarmente frequenti. Nel Novecento si nota la volontà da parte di molti autori di ridare forza a frasi ormai divenute troppo comuni e che hanno perduto l’efficacia originaria; esse si ritrovano soprattutto in autori dotti come Umberto Eco, ma – in particolare negli anni ’50, ’60 anche in espressioni artistiche popolari, come i film della Commedia all’Italiana. Un capitolo a parte costituisce infine l’utilizzo da parte della classe politica, più o meno dotta.
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Noemi, Corlito. "Alfieri vertit Terenzio: la scoperta del comico e il ruolo di Elio Donato". CALÍOPE: Presença Clássica 1, n.º 36 (8 de enero de 2019). http://dx.doi.org/10.17074/cpc.v1i36.23218.

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Con l’intento di plasmare un suo personale verso comico, a partire dal 1790 Vittorio Alfieri traduce, legge e postilla le commedie di Terenzio, dimostrando nell’occasione la sua natura di filologo, attento alle edizioni e ai commenti di cui esse sono corredate. In particolare, per recuperare la comicità latina, Alfieri plausibilmente legge e fa proprie le ‘preziose’ lezioni del commento esegetico di Elio Donato, riversandone le glosse nell’atto del tradurre l’Eunuchus.
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Meier, Christel. "Ovidio – io non lo ’nvidio. Dantes Überbietung der ovidischen Verwandlungen im Kontext der lateinischen Ovid-Kommentare". Deutsches Dante-Jahrbuch 90, n.º 1 (28 de enero de 2015). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2015-0004.

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RiassuntoRispetto a Virgilio, senza dubbio la figura di poeta intradiegetica più prominente e al contempo la fonte antica più importante della Commedia, si tende a sottovalutare l’importanza di Ovidio. Le sue Metamorfosi, infatti, sono un testo di riferimento molto presente per tutte e tre le Cantiche, sia nell’emulazione delle metamorfosi animali di Inferno XXIV-XXV che nelle figurazioni tipologiche e nelle imitazioni contrastive in Purgatorio e in Paradiso. Con la sua interpretazione innovativa di Ovidio, Dante si trova all’inizio di una nuova, intensa fase della ricezione delle Metamorfosi nel Tardo Medioevo. Attraverso il testo e l’immagine, il latino e le lingue volgari, la poesia e la predica, il testo ovidiano raggiunge ora diversi ambienti comunicativi della società.
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Full, Bettina y Karin Westerwelle. "Poeta fui. Dante und Vergil". Deutsches Dante-Jahrbuch 90, n.º 1 (28 de enero de 2015). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2015-0002.

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RiassuntoÈ Virgilio ad aprire la serie di incontri con autori, soprattutto latini ed italiani, che ha luogo nella Commedia - Virgilio, che come »poeta« e »maestro« salva Dante, personaggio ed autore, dal suo smarrimento nella selva. Contro lo svanire della fama terrena si afferma, nell’agire e nel parlare dei due protagonisti, una genealogia letteraria che diviene tangibile tanto nella figura dell’antico poeta - lo evidenziano anche le miniature dei manoscritti - quanto nel valore intrinseco di un linguaggio figurativo che si trova in concorrenza con l’allegoria teologica. Sulle tracce del sottile rimando al (peccaminoso) piacere visivo che può derivare dal pelo maculato della lonza, della trasformazione stilnovistica di Virgilio, ma anche del confronto tra arte divina ed arte umana questo saggio ripercorre la riflessione di Dante su metafora e immagine come si manifesta nel rapporto con Virgilio.
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Lentzen, Manfred. "Andrea Alciato: Filargiro. Commedia. Introduzione di Giovanni Rossi. Testo latino e versione italiana a cura di Raffaele Ruggiero. Torino: Aragno 2017." Archiv für das Studium der neueren Sprachen und Literaturen, n.º 2 (14 de diciembre de 2018). http://dx.doi.org/10.37307/j.1866-5381.2018.02.35.

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Lins Ribeiro, Gustavo. "WCAA". Anthropen, 2020. http://dx.doi.org/10.17184/eac.anthropen.133.

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Le World Council of Anthropological Associations, un dénominatif que l’on peut traduire en français par Conseil mondial des associations d’anthropologues, est un réseau d’organisations nationales, régionales et internationales dont le but est de promouvoir « les communications et la coopération en anthropologie à l’échelle mondiale. Ses objectifs premiers sont de promouvoir la discipline anthropologique dans un contexte international ; promouvoir la coopération et le partage d’information entre anthropologues à travers le monde ; promouvoir l’organisation conjointe d’évènements et de débats scientifiques et coopérer aux activités de recherche et à la diffusion du savoir anthropologique » (librement traduit, www.wcaanet.org, consulté le 14 février 2018). Entre le 9 et le 13 juin 2004, le colloque international « World Anthropologies: strengthening the international organization and effectiveness of the profession », titre qu’on peut traduire par « Les anthropologies du monde : renforcer l’organisation et l’efficacité internationales de la profession ») fut mis sur pied à l’initiative de Gustavo Lins Ribeiro, dans la ville de Recife, au Brésil, avec le support financier de la Fondation Wenner-Gren pour la recherche anthropologique. À cette époque, Gustavo Lins Ribeiro était président de l’Association brésilienne d’anthropologie (ABA), et ce colloque était un évènement préliminaire au congrès biannuel de l’ABA. Au début des années 2000, Arturo Escobar, Eduardo Restrepo, Marisol de la Cadena et Gustavo Lins Ribeiro ont fondé le World Anthropologies Network (http://www.ram-wan.net/) (ou réseau des anthropologies du monde), un réseau composé d’individus désireux de pluraliser les échanges autour du savoir anthropologique sur le plan mondial, cela devant la dominance anglo-américaine croissante de notre agenda disciplinaire. Le fait que les membres fondateurs de ce mouvement soient latino-américains doit être brièvement commenté. Par diverses manières, ils ont amené un style cosmopolite critique d’Amérique latine au mélange qui allait définir plus tard les anthropologies du monde en tant que cosmopolitiques radicales. L’Amérique latine apparaît dans ce contexte comme une sorte de « cosmopolitisme en tant que principal contrepoint de l’impérialisme américain » (Ribeiro 2014: 491, traduction libre). Par ailleurs, au sujet des cosmopolitiques anthropologiques impériales, libérales et radicales, on note que: Le projet des anthropologies mondiales n’était pas guidé par un agenda multiculturaliste ; plutôt, il a été influencé par les discussions radicales en Amérique latine sur l’interculturalité (voir Bartolomé 2006 et Rappaport 2005) (Ribeiro 2014: 489, traduction libre). Pour le World Anthropologies Network, la valorisation des « autres anthropologies et des anthropologies autrement » (Restrepo et Escobar 2005) avait besoin d’être faite conjointement avec « une critique des conditions engendrées par la modernité et la "colonialité du pouvoir" (Castro-Gómez et Grosfoguel 2007 ; Quijano 1993) qui ont oblitéré la production, la validité et la visibilité des autres savoirs » (Ribeiro 2014: 489, traduction libre). Bien que le congrès de Recife en 2004 n’ait pas été l’initiative du World Anthropologies Network, et bien que l’un d’entre nous y était engagé profondément (Ribeiro), il semblait clair que l’idée de ce colloque était fortement inspirée et influencée par l’agenda des anthropologies du monde. Ce colloque avait quatre objectifs principaux : Premièrement : Rassembler les anthropologues agissant comme leaders d’organisations nationales et internationales dans une visée de construction de nouveaux canaux d’intercommunication et de coopération. Deuxièmement : Initier un processus pour approfondir la coopération internationale en anthropologie dans une portée davantage tournée vers le cosmopolitisme, à travers la facilitation de dialogues et les processus de réseautage pouvant mener à des communications plus hétéroglosses et à une diffusion du savoir anthropologique. Troisièmement : Élaborer une proposition collective pour une coopération internationale qui pourrait servir en tant que « document de travail international » initial, qui pourrait être rapportée et discutée au sein des associations anthropologiques nationales et internationales présentes au colloque. Quatrièmement : Participer à un symposium au congrès de l’Association brésilienne d’anthropologie, où les faits saillants du colloque ainsi que les documents qui auront été produits seront présentés et discutés. Quatorze représentants d’organisations anthropologiques se sont déplacés à Recife pour cette occasion. Ils étaient les présidents d’associations issues d’Australie, du Brésil, du Canada, de la France, de l’Inde, de la Russie, de l’Afrique du Sud, du Royaume-Uni et des États-Unis. Les présidents des associations internationales suivantes étaient également présents : l’Association Européenne des Anthropologues Sociaux, l’International Union of Anthropological and Ethnological Sciences, l’Asociación Latinoamericana de Antropología et la Pan African Anthropological Association. La Société japonaise a délégué son directeur des relations internationales. Le colloque se tint en deux temps. Le premier, et plus intense, consista en trois débats d’une journée, ayant précédé le 24e congrès biannuel de l’Association brésilienne d’anthropologie. Après avoir discuté de multiples mécanismes et initiatives possibles pour accroître la coopération internationale, les participants décidèrent de créer le World Council of Anthropological Associations. Le second temps consista en une session durant le congrès brésilien, qui se tint le 13 juin 2004, lorsque la fondation du WCAA fut annoncé publiquement. Gustavo Lins Ribeiro était élu comme premier facilitateur du Conseil. Le WCAA voulait devenir un réseau et non pas une nouvelle institution. Le rôle de facilitateur consistait à démarrer le réseau en diffusant la nouvelle de son existence, et plus important encore, à démarrant un site internet. L’arrivée du World Council a été largement acclamée partout. Depuis 2004, le WCAA connait une croissante rapide et poursuit sa lancée. Il est maintenant une présence reconnue sur la scène politique anthropologique mondiale, avec plus de 50 membres d’à travers le monde. Les anthropologies du monde sont discutées dans différents congrès organisés par les membres du World Council. D’autres présidents (on ne les apele plus facilitateur) ont pris les rennes au cours des années : Junji Koizumi (Japon), Thomas Reuter (Australie), Michal Buchowski (Pologne), Vesna Vucinic-Neskovic (Serbie), Chandana Mathur (Irelande), and Carmen Rial (Brésil, depuis juillet 2018). L’intérêt du leadership du WCAA pour les politiques académiques internationales a également été manifesté en 2009, lorsque plusieurs leaders du WCAA sont devenus membres du comité exécutif de l’International Union of Anthropological and Ethnological Sciences. Ils ont poursuivi sa réorganisation en promouvant une constitution plus démocratique ainsi qu’un congrès international en 2013, à Manchester, et au Brésil, en 2018, couronnés de succès. Cette nouvelle période apporta l’espoir que les anthropologues puissent améliorer leurs échanges à l’échelle mondiale, à l’intérieur d’un milieu institutionnel assuré et ouvert à la participation de collègues venus de tous les coins du globe. En effet, lors du congrès mondial à Manchester, la possibilité de créer un seul corps international propre à représenter l’anthropologie commença à être débattue entre les membres du comité organisateur du WCAA et du comité exécutif de l’International Union of Anthropological and Ethnological Sciences (IUAES). Des négociations furent tenues avec succès dans les années suivantes, et en 2017, une institution bicamérale fut créée : la World Anthropological Union (WAU). Les modalités prévues dans la constitution de cette nouvelle institution reconnaissent le maintien de l’existence du WCAA et du IUAES, chacun avec ses structures politiques et objectifs propres, son leadership, et en tant que deux chambres séparées, distinctes et autonomes de la nouvelle WAU. Le World Anthropologies Network et le WCAA ont également inspiré la création de la Commission des anthropologies du monde (CWA) Au sein de l'American Anthropological Association en 2008, alors que Setha Low était sa présidente. En 2010, lors du mandat présidentiel de Virginia Dominguez au sein du AAA, la commission devint un comité, une entité permanente au sein de l’association. Ses objectifs sont d’ « identifier les enjeux importants partagés par les anthropologues issus de diverses nations ; développer des objectifs clairs pour rassembler les anthropologues des États-Unis et de l’international pour le bénéfice de l’anthropologie mondiale ; faire appel à une diversité de voix et de perspectives internationales et impliquer à la fois le milieu universitaire et l’anthropologie appliquée dans cette démarche » (traduction libre). En 2014, en réponse aux suggestions du CWA, le journal de l'American Anthropological Association, l’American Anthropologist, ouvrit une section « anthropologies du monde » afin d’aborder « les origines et préoccupations constantes de l’anthropologie à travers le monde » (Weil 2014: 160, traduction libre). L’histoire du WCAA en est une d’un succès. Mais l’enjeu maintenant est de savoir quoi faire de ce succès. Bien que le WCAA ait créé de nombreuses opportunités pour laisser place à plus de conversations hétéroglosses sur le plan mondial ainsi que l’apparition d’un nouveau leadership mondial, nous devons nous poser des questions, dont celles-ci : - A-t-on vraiment amélioré la visibilité des autres anthropologies au sein de la production anthropologique du système mondial, ainsi qu’en appelle Kuwayama (2004) ? Que pourrait-on faire de plus relativement aux politiques mondiales de la visibilité ? - Comment le WCAA peut-il améliorer les communications mondiales actuelles entre les anthropologies ? Un facteur permet de demeurer optimiste. À la suite d’années de débats internes au sein du WCAA sur comment pluraliser les politiques éditoriales au sujet du style et de la langue, le WCAA a lancé son propre journal en ligne, Déjà Lu. Depuis 2012, il republie, dans toutes langues, des articles sélectionnés par des revues anthropologiques (www.wcaanet.org/dejalu). L’édition de 2017 de Déjà Lu compte plus de 40 articles d’à travers la planète. Ce type d’intervention dans le domaine de la publication anthropologique est un effort stratégique particulier puisqu’il permet de visibiliser l’hétérogénéité de l’anthropologie contemporaine.
Los estilos APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
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Iyai, Deny A. y Thimotius Sraun. "Study of Upland Grass Characteristics in Kamu Valley at District of Kamu Nabire Regency Papua". Beccariana Botanical Research Bulletin 7, n.º 2 (16 de abril de 2010). http://dx.doi.org/10.30862/bbrp.v7i2.263.

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growth normally in upland Kamu Valley has characteristics. The species of those highland grass were used as animal feeding by local farmer.<span>&nbsp; </span>Currently, known yet the characteristics of those grass and its biology.<span>&nbsp;&nbsp; </span>The objective of this study is to know the characteristics of nature grass in upland Kamu Valley at District of Kamu, Nabire Regency. Descriptive method was arranged to<span>&nbsp; </span>know species of upland grass. As much three location as site sample they were<span>&nbsp; </span>Lapangan, Ikebo and Bobobutu.<span>&nbsp; </span>Based on upland grass identification in Pusat Studi Keanekaragaman Hayati Universitas Negeri Papua shown that the species of grass was dominated by grass (graminae) consisted of fourth species upland grasss and dominantly contens of <em>Setaria barbata </em>(Lam/Kunth),<em> Commelina paeata </em>Hassk,<em> Leersia hexandra </em>Swartz and <em>Rottbellina exaltata </em>L.F.<span>&nbsp; </span>Setaria has grass weigth,<span>&nbsp; </span>long stem, and amout of grass more higher than others.<span>&nbsp; </span>In Bobobutu valley has grass mass and dried mass higher than others.<span>&nbsp; </span>These upland grass were used by cows and pigs as their common feeding.</span></p>
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