Literatura académica sobre el tema "Cellule di neoplasia pancreatica"

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Artículos de revistas sobre el tema "Cellule di neoplasia pancreatica"

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Blandino, A., M. Longo, A. Luciani, A. Vallone, E. Cardia, M. Lentini y I. Pandolfo. "Rilievi TC ed RM in un caso di tumore a cellule giganti del tavolato cranico". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 3 (junio de 1996): 339–43. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900312.

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Resumen
Gli autori descrivono un caso di tumore a cellule giganti del tavolato cranico mettendo a confronto gli aspetti anatomo-patologici della lesione ed i quadri neuroradiologici (TC ed RM). Il tumore a cellule giganti, infatti, è una neoplasia scheletrica estremamente rara a livello dei segmenti ossei a derivazione membranosa.
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Kadiyala, Padma, Eileen Carpenter, Ahmed Elhossiny, Yaqing Zhang, Sarah Nelson, Fatima Lima, Katelyn Donahue et al. "Abstract C062: Investigating the role of pancreatic intraepithelial neoplasia in development of pancreatic ductal adenocarcinoma". Cancer Research 82, n.º 22_Supplement (15 de noviembre de 2022): C062. http://dx.doi.org/10.1158/1538-7445.panca22-c062.

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Resumen
Abstract Pancreatic ductal adenocarcinoma (PDA) is a dismal disease with a 5-year survival rate of 11%. This poor prognosis is due in part to a lack of early disease detection and resistance to current therapies. The most common PDA precursor is pancreatic intraepithelial neoplasia (PanINs); a microscopic lesion that cannot be detected by imaging. Accumulation of a series of genomic mutations in pancreatic exocrine cells leads to formation of PanINs through mechanisms that remain unknown. While PanIN development has been well-studied in genetically engineered mouse models, its onset and pathogenesis in humans has remained elusive due to the inability to study tissue from pathologically normal pancreases. Due to its abundance in digestive enzymes, the pancreas degrades shortly after death and autopsy samples are not suitable for several research applications that require fresh tissue. Through collaboration with the Gift of Life Organ and Tissue donation program, we performed histological and transcriptomic analysis on ten normal pancreata that were refused for transplant. Histological analysis revealed the presence of PanIN lesions in 6 of the 10 donors as early as 25 years of age. To delineate the molecular, cellular, and spatial composition of PanIN lesions to those from acinar and ductal cells we combined single cell RNA sequencing analysis with spatial transcriptomics for the same sample. Annotation of cellular composition of distinct tissue regions demonstrated that PanIN transcriptome closely resembled that of invasive PDA. Using differential expression analysis, we identified factors that were highly expressed in PanINs, but not expressed in normal acini or ducts. We validated the transcript-based findings with immunostaining and RNA in-situ hybridization. We then sought to characterize the microenvironment of the normal pancreas and of PanIN lesions using multiplex immunohistochemical analysis. We observed abundant fibroblasts and macrophages in normal areas of the pancreas as well as surrounding PanIN lesions, while T cells were limited to the latter. Currently, we are characterizing the transcriptome profile of macrophages and fibroblasts. Uncovering the factors that promote the development of sporadic PanINs and their progression to malignancy could aid in designing preventative strategies for high-risk individuals. Citation Format: Padma Kadiyala, Eileen Carpenter, Ahmed Elhossiny, Yaqing Zhang, Sarah Nelson, Fatima Lima, Katelyn Donahue, Wenting Du, Jake McGue, Hannah Watkoske, Holly Attebury, Donnele Daley, Filip Bednar, Arvind Rao, Timothy Frankel, Marina Pasca Di Magliano. Investigating the role of pancreatic intraepithelial neoplasia in development of pancreatic ductal adenocarcinoma [abstract]. In: Proceedings of the AACR Special Conference on Pancreatic Cancer; 2022 Sep 13-16; Boston, MA. Philadelphia (PA): AACR; Cancer Res 2022;82(22 Suppl):Abstract nr C062.
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Serra, A., R. Caltabiano, G. Scalia, S. Palmucci, P. Di Mauro y S. Cocuzza. "Papillary squamous cell carcinoma of the palatine tonsil: a rare cancer of the head and neck". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 4 (agosto de 2017): 341–45. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1281.

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Resumen
Le neoplasie squamose papillari delle vie aeree digestive superiori sono una rara variante del carcinoma a cellule squamose. Sono caratterizzate da una crescita esofitica papillare e hanno una prognosi generalmente favorevole. Il tumore è già stato descritto a livello delle vie aeree digestive superiori. In tale contesto, le localizzazioni più frequenti sono la laringe e l’ipofaringe, mentre raramente sono interessati la cavità orale e l’ipofaringe. Gli studi limitati unitamente all’esiguo numero di casi pubblicati di carcinoma squamoso papillare a localizzazione tonsillare, ci hanno indotto a una completa analisi di questo tumore, analizzando gli aspetti clinici, istopatologici, radiologici, virologici e terapeutici, non sempre presenti in letteratura. Un case report di carcinoma squamoso papillare della tonsilla palatina è pertanto riportato. La lesione (T2N0M0), localizzata a livello della tonsilla palatina sinistra, si aggettava verso la cavità orale. HPV DNA 16 e mRNA E6/E7 erano rilevati nella lesione. Un profilo della neoplasia è pertanto presentato unitamente a una completa revisione della recente letteratura, analizzando tutti gli aspetti di interesse di tale neoplasia.
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Antonelli, M., A. Santoro, C. Colonnese, A. Pierallini°, M. Raguso y L. Bozzao. "I neurinomi del facciale nel segmento intrapetroso". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 5 (octubre de 1994): 797–800. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700510.

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Resumen
Nel presente lavoro viene riportato lo studio clinico e neuroradiologico di un caso di neurinoma primitivo del nervo facciale, affezione relativamente rara. L'insieme dei dati neuroradiologici (RM, TC e TC ad alta risoluzione) ha permesso una precisa diagnosi con una ottimale valutazione dell'estensione del tumore e dei rapporti con le strutture contigue, soprattutto con la catena ossiculare, consentendo un corretto approccio chirurgico e la radicale exeresi. I neurinomi endocranici rappresentano l'8% dei tumori cerebrali ed originano dalle cellule di Schwann dei nn cranici nel loro decorso prima dell'emergenza dal neurocrania. Nell '80% dei casi originano dalla componente vestibolare dell'VIII. Sono abbastanza rari i neurinomi che originano dagli altri nervi cranici e tra questi in particolare quelli del VII che possono localizzarsi lungo tutto il decorso del nervo; più spesso sono o extracranici o all'interno dell'osso temporale. Quelli a localizzazione intracranica possono originare in sede intrapetrosa od originare da cellule embrionali del ganglio genicolato ed estendersi in fossa cranica media. Nel nostro lavoro viene descritto un caso di neurinoma del facciale con localizzazione intrapetrosa a partenza dalle strutture del ganglia genicolato ed estensione nella fossa cranica media. Si sottolinea l'importanza delle metodiche d'immagini utilizzate, RM e TC, che hanno permesso di formulare una precisa diagnosi di natura e di estensione del tumore; di particolare utilità la TC ad alta risoluzione che ha documentato l'invasione della cassa timpanica da parte della neoplasia permettendone la completa asportazione.
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Morbini, P. y M. Benazzo. "Papillomavirus umano e carcinomi del tratto aerodigestivo: il punto sulle evidenze nella babele dei dati scientifici". Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 4 (agosto de 2016): 249–58. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-853.

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Resumen
I carcinomi squamosi dell'orofaringe associati all'infezione da papillomavirus umano (HPV) costituiscono ormai una entità ben caratterizzata, che interessa prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età, non fumatori. Essi hanno generalmente una prognosi più favorevole rispetto alla controparte non associate ad infezione, e per questo è stato proposto di dedicare a questo gruppo di pazienti un approccio terapeutico meno aggressivo. L'incidenza dei carcinomi dell'orofaringe associati a HPV è in rapido aumento nella maggior parte dei paesi occidentali, ma per quanto riguarda la popolazione italiana non sono disponibili dati epidemiologici in merito. Per quanto riguarda le altre regioni del distretto testa-collo, una più modesta porzione di lesioni displastiche di alto grado e di neoplasie appare essere correlata all'infezione da HPV, mentre il ruolo del virus nei tumori della laringe è stato parzialmente ridimensionato. HPV determina la trasformazione neoplastica delle cellule infettate tramite l'espressione dei suoi due oncogeni, E6 ed E7, che interagiscono con i meccanismi di apoptosi e regolazione del ciclo cellulare della cellula ospite. L'unica metodica in grado di documentare con certezza l'espressione degli oncogeni virali è attualmente l'amplificazione dell'RNA messaggero trascritto dai due oncogeni. Il consenso riguardo la strategia per l'identificazione dei pazienti affetti da carcinoma dell'orofaringe associato a HPV dal punto di vista clinico e diagnostico è tuttora limitato. Le metodiche diagnostiche più utilizzate, singolarmente o in combinazione, comprendono l'immunocolorazione con anticorpi diretti contro p16, l'ibridazione in situ per genotipi virali ad alto rischio e l'amplificazione del DNA virale mediate PCR. La possibilità di ottenere una diagnosi precoce grazie all'identificazione dell'infezione virale nelle cellule epiteliali esfoliate dal cavo orale o dall'orofaringe non ha finora fornito risultati soddisfacenti, tuttavia la persistenza del virus nel cavo orale in pazienti trattati per carcinoma dell'orofaringe ha dimostrato una significativa associazione con il rischio di recidiva del tumore. Non sono ancora disponibili sufficienti dati che documentino in maniera dettagliata la storia naturale dell'infezione a la sua progressione verso lo sviluppo di una neoplasia, e che definiscano con chiarezza le modalità di trasmissione e i fattori di rischio, comunque è chiaro che i comportamenti sessuali hanno un peso rilevante nel determinare il rischio di sviluppo di neoplasia dell'orofaringe HPV-correlata. La progressive diffusione nelle giovani generazioni del vaccino contro HPV, e soprattutto la sua estensione agli adolescenti di entrambi i generi è sicuramente destinata a modificare in maniera rilevante anche l'epidemiologica dei tumori HPV-correlati nel distretto testa-collo nel prossimo futuro.
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Giordano, G., C. Dominici, F. Borgognoni, P. Covarelli, P. Lepri y M. Cordellini. "Raro Caso Di Neoplasia Primitiva Multipla Dell'Apparato Urinario: Carcinoma a Cellule Chiare Del Rene Associato a Carcinoma Anaplastico Di Un Diverticolo Vescicale". Urologia Journal 55, n.º 3 (junio de 1988): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/039156038805500312.

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Franzen, A., A. Buchali y A. Lieder. "The rising incidence of parotid metastases: our experience from four decades of parotid gland surgery". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 4 (agosto de 2017): 264–69. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1095.

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Resumen
La neoplasia secondaria nella ghiandola parotide è un reperto sempre più frequente nella chirurgia parotidea. Vengono qui presentati i nostri risultati in quaranta anni di chirurgia parotidea, analizzando le modalità di metastasi in pazienti con lesioni metastatiche della ghiandola parotide, le procedure operatorie e la gestione dei pazienti. Sono stati esaminati retrospettivamente 772 casi consecutivi di chirurgia parotide in un ospedale universitario tra il 1975 e il 2015 e valutate le variazioni di incidenza e di gestione della patologia nel corso di quattro decenni (I: 1975-1985; II: 1986-1995; III: 1996-2005; IV: 2006-2015). Sono stati diagnosticati complessivamente 683 tumori della parotide, di cui il 15,8% (n = 108) sono rivelati essere di natura maligna; a loro volta, il 44% (n = 48) di tutte le lesioni maligne si sono rivelate essere metastasi. Si è inoltre potuto constatare come, con l’andare del tempo, i tumori maligni della ghiandola parotide abbiano incrementato la loro incidenza con un aumento dall’8% nel primo decennio, del 14% nel secondo, del 17% nel terzo fino al 21% nel quarto decennio. L’incidenza di metastasi alla ghiandola parotide è altresì ulteriormente aumentata dal 10% nella prima decade fino al 57% nell’ultimo decennio. Il 71% per cento dei pazienti era di sesso maschile e il 29% era di sesso femminile, con un’età compresa tra i 23 ei 93 anni (media di 68 anni). La diagnosi istopatologia più frequente era quella di metastasi di carcinoma a cellule squamose (79%). La grande maggioranza delle lesioni primarie era localizzata in lesioni sopra la clavicola (87%), delle quali 30 tumori primari erano localizzati nel cuoio capelluto e nella cute del collo. Nella maggior parte di questi casi, il tumore primario è stato rimosso tra 6 e 24 mesi prima della metastasi parotidea e i pazienti sono stato seguiti in modo subottimale. La gestione consisteva in intervento chirurgico di dissezione del collo. 48 pazienti (67%) sono stati sottoposti a terapia adiuvante, ma nonostante il trattamento multimodale aggressivo la malattia è progredita nella maggior parte dei casi, nel 57% dei casi di metastasi da carcinoma a cellule squamose cutaneo, nel 67% da metastasi di tumore primario della mucosa sopra la clavicola e l’83% dei casi di metastasi da primitivo infraclaveare. I tumori maligni parotidei registrano un progressivo aumento di incidenza, in gran parte dovuto ad un incremento delle lesioni metastatiche parotidee. I più frequenti tumori primitivi sono melanomi maligni precedentemente asportati, e i carcinomi a cellule squamose del cuoio capelluto e del collo precedentemente operati. Nonostante la terapia multimodale il tasso di recidiva e di progressione rimane alto. È auspicabile per i tumori della testa e del collo un programma di follow-up, come già in atto per i tumori della mucosa della testa e del collo.
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Tesis sobre el tema "Cellule di neoplasia pancreatica"

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CAFFARINI, MIRIAM. "Mesoderm stem cells and inflammation: role in the Pathogenesis and potential therapy of selected Gynecological Deseases and primary Myopathies". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263543.

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Resumen
Le cellule staminali mesenchimali (MSCs) sono un tipo specifico di cellule staminali adulte con un elevato potenziale proliferativo e differenziativo verso cellule specializzate di derivazione mesodermica. Le MSCs svolgono anche una funzione paracrina attraverso il rilascio di molteplici fattori di crescita, chemochine e citochine. Le MSCs si comportanto da sentinelle che percepiscono il microambiente e agiscono di conseguenza, passando da un fenotipo pro-infiammatorio ad uno immunosoppressivo in base ai segnali che ricevono. Nel seguente lavoro sono valutati l’esistenza e il ruolo delle MSCs nella patogenesi e nella potenziale terapia di selezionate patologie ginecologiche con una componente infiammatoria come il leiomioma uterino, la neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) e in miopatie primarie, quali la Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD). Nel primo studio, sono state identificate le cellule progenitrici nel leiomioma e nel miometrio sano ed è stata investigata la correlazione tra tali cellule e l’infiammazione nell’insorgenza del leiomioma. I dati suggeriscono che una overespressione di citochine relative all’infiammazione cronica nei progenitori del leiomioma potrebbe favorire un microambiente adeguato per l’insorgenza di questa patologia. Nel secondo studio, le MSCs sono state isolate da cervici di pazienti giovani (yC-MSCs) e pazienti vecchie (oC-MSCs) e i risultati mostrano come la loro immunobiologia sia condizionata dall’età dei donatori, influenzando anche il tasso di regressione della CIN. Inoltre, nel crosstalk con le cellule HeLa, yC-MSCs svolgono maggiormente un ruolo anti-tumorale sostenendo un’infiammazione acuta. L’obiettivo del terzo studio è stato quello di trovare una corretta strategia per aumentare la produzione di distrofina nella DMD mediante terapia genica. Pertanto, i mioblasti isolati da donatori di DMD sono stati trasdotti con la proteina fluorescente verde (GFP) e un vettore lentivirale esprimente l’snRNA per indurre il salto dell’esone; i dati indicano che i mioblasti trasdotti erano abili a differenziare in senso miogenico esprimendo la distrofina funzionale.
Mesenchymal stem or stromal cells (MSCs) are a specific type of adult stem cells with an extensive proliferation and differentiation potential towards specialized cells developing from the mesoderm. MSCs are also characterized by paracrine function through the release of multiple growth factors, chemokines and cytokines. MSCs play as sentinel that feel the microenvironment and act consequently, switching from a pro-inflammatory phenotype to an immunosuppressive phenotype according to the signals they receive. In the present work the existence and the role of MSCs in the pathogenesis and potential therapy of selected gynecological diseases with an inflammatory component as uterine leiomyoma, cervical intraepithelial neoplasia (CIN), and in primary myopathies, as Duchenne Muscular Dystrophy (DMD) were evaluated. In the first study, progenitor cells were identified both in leiomyomas and normal myometrium, and the correlation between these cells and inflammation in leiomyoma onset has been investigated. The data suggest that the upregulation of cytokines related to chronic inflammation in leiomyoma progenitors could favour a microenvironment suitable for the onset of this pathology. In the second study, MSCs from cervix of young (yC-MSCs) and old patients (oC-MSCs) were isolated and results show as their immunobiology is affected by the age of donors, influencing in turn the regression rate of CIN. In addition, in the crosstalk with HeLa cells, yC-MSCs play an anti-tumoral role sustaining an acute inflammatory environment. The goal of the third study was to find a correct strategy to enhance the production of dystrophin protein in DMD through gene therapy. Therefore, myoblasts isolated from DMD donor were transduced with green fluorescent protein (GFP) and a lentiviral vector expressing the snRNA to induce exon skipping; data indicate that transduced myoblasts were able to perform myogenic differentiation expressing a functional dystrophin protein.
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RIZZATTI, Vanni. "Cross-talk tra cellula adiposa e cellula neoplastica modelli di cocoltura". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11562/964974.

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Resumen
White adipose tissue (WAT) is considered as a complex organ with a central role in accumulation of lipids, and an important endocrine function with the secretion of several peptides as adipokines (leptin, adiponectin), cytokines and chemokines, tumor necrosis factor (TNF) and interleukin-6 (IL-6). Cancer is the leading cause of death in developed countries and the second leading cause of death in developing countries. The number of cancer cases is expected to rise due to the increasing aging population.
Epidemiological studies have shown that an increased risk of several cancers, including colon cancer, endometrial, breast, kidney, esophagus, pancreas, gallbladder, liver, and hematological malignancies, is associated with obesity. Moreover, this condition can lead to a reduction in the expected results from treatment, to a worse prognosis and to an increase of the cancer-associated mortality. Several studies have shown that in the white adipose tissue of obese subjects there is a decrease in the maturation of preadipocytes to adipocytes, as well as an imbalance between leptin and adiponectin; in addition, obesity is associated with hyperinsulinemia, hyperglycemia, insulin resistance, aberrant glucose metabolism, chronic inflammation and production of high levels of IGF-1, important risk factor for cancer.
Many studies have highlighted the complexity of the tumors and of their microenvironment. Tumor microenvironment is constituted by several different types of cells as immune system cells, cells of the vascular and lymphatic system (endothelial cells), fibroblasts, pericytes, adipocytes and stromal cells derived from adipose tissue. The role of adipose tissue, and more specifically of adipocytes, in cancer initiation, growth and metastatization is a relatively new area of investigation.
In tumors growing in a microenvironment dominated by adipocytes, it was observed that adipocytes disappear with an accumulation of fibroblast-like cells and subsequent formation of a desmoplastic stroma. Histological observations in some types of cancer, confirm that adipocytes localized at the tumor invasive front, become smaller and the number of fibroblast-like cells increases. It has been hypothesized that fibroblast-like cells could derived from dedifferentiation of adipocytes. In a previous in vitro study with 3T3-L1 cells differentiated to adipocytes, adipocytes promoted the growth, proliferation and survival of human breast cancer cells. However the role of adipocytes in the tumor microenvironment is only incompletely known; in particular in some types of tumors, as melanoma and pancreatic cancer, the role of adipocytes in cancer proliferation and invasiveness is not known. The main focus of this work was to study the interaction between adipocytes and cancer through a co-culture in vitro model. In particular, the study focused on the interaction between adipocytes and human pancreatic cancer cells and human melanoma cells, using a co-culture system between murine fibroblasts 3T3-L1 cell line differentiated to adipocytes and MiaPaca2 and A375 cell line respectively. Adipocytes co-cultured with both types of cells (human pancreatic cancer MiaPaca2 and human melanoma A375 cells) show a progressive loss of lipid content with more centralized nuclei and an elongated shape, similar to the fibroblasts morphology. Moreover, in both co-culture models, dedifferentiated adipocytes loste the adipocyte gene expression profile and acquire a gene profile of reprogramming cells. Finally, MiaPaca2 cells in co-culture showed an up-regulation of Wnt5a and greater activation of STAT3 compared to control; 3T3-L1 cells in co-culture had a greater ability to bind both c-Jun and AP-1, two proteins activated by the Wnt5a pathway; A375 cells in co-culture showed an increased migratory capacity compared to controls and a greater expression of β-catenin and LEF1. The plasticity of AT and the existence of dedifferentiation phenomena could bring new light into the complex relation between obesity, AT dysfunction and increased cancer risk.
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