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Taylor, Edward W. "Apprendimento trasformativo: insegnare per promuovere cambiamento". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 1 (junio de 2020): 19–38. http://dx.doi.org/10.3280/erp2019-001003.

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Galdieri, Michela. "Flessibilità e adattamento al cambiamento nella trasposizione didattica a distanza". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2020): 477–503. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9936.

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Il lavoro presenta una lettura in chiave semplessa del processo di insegnamento-apprendimento nell'ambito della didattica a distanza e una riflessione sulle dinamiche educative ridefinite dalle tecnologie digitali. I mutati scenari sociali, politici ed economici correlati al sopraggiungere dell'inaspettata emergenza sanitaria, hanno sollecitato, anche in ambito educativo, la ricerca di pratiche didattiche flessibili ed innovative, la rivisitazione dei tempi e dei luoghi della didattica e la rimodulazione del modus operandi del docente la cui professionalità si esplica nel suo ruolo proattivo, trasformativo e nella sua capacità, talvolta, inconsapevole, di destrutturare itinerari conoscitivi ed esperienziali generando nuove ed originali forme di agire didattico. L'esperienza svolta presso l'Università degli Studi del Sannio di Benevento nel percorso formativo dei 24 CFU attraverso la somministrazione di un questionario a centottantatré studenti, ed estesa anche a cinquantadue docenti campani, disciplinaristi e non di sostegno, propone una riflessione sul tema della trasposizione didattica in modalità e-learning a partire da una progettualità educativo-didattica in linea con il bisogno del discente di autodeterminazione dei propri apprendiment
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Falconi, Sabina. "Life skills and Green Transition: the design of a university course". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 23, n.º 1 (4 de febrero de 2023): 188–97. http://dx.doi.org/10.36253/form-13843.

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Well-being is a psycho-social construct, built through life skills and is central to sustainability, enabling personal resources to be activated in order to be ethical agents of change as foreseen by the Green Comp (Bianchi, Pisiotis, & Cabrera Giraldez, 2022). A university teaching approach, which is linked to these two frameworks of skills is transformative learning, can make subjects capable of transformative agency within the classroom and in professional contexts (Engeström, 2016). The article proposes the modelling experience of the Training and Guidance models for the Green Transition course, in CDLM 57/85 of the University of Florence based on these assumptions. Life skills e Green Transition: la progettazione di un corso universitario. Il benessere è un costrutto psico-sociale, costruito attraverso le life skills ed è centrale nella sostenibilità, poiché permette di attivare le risorse personali in funzione dell’essere agenti etici di cambiamento come prevede il GreenComp (Bianchi, Pisiotis, & Cabrera Giraldez, 2022). Un approccio didattico universitario, che sia correlato a questi due quadri di competenze, è l’apprendimento trasformativo che può rendere i soggetti capaci di agency trasformativa all’interno dell’aula e nei contesti professionali (Engeström, 2016). L’articolo propone l’esperienza della modellizzazione del corso Modelli di formazione e guidance per la transizione verde, nel CDLM 57/85 dell’Università degli Studi di Firenze in funzione di questi presupposti.
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Moretti, Marco y Manuele Marsili. "Resilienza come apprendimento". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (octubre de 2020): 58–82. http://dx.doi.org/10.3280/pri2019-002004.

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L'articolo approfondisce il tema della resilienza da un punto di vista interdiscipli-nare, psico-socio-economico, secondo il paradigma sistemico. Dopo una prima distinzione fra la resilienza dei sistemi chiusi e aperti, si delineano due approcci alla resilienza: conservativo e trasformativo. Per mettere ordine tra i vari costrutti di resilienza ed evidenziare quali interrelazioni vi siano tra questi processi sono indagate le modalità di intervento adottate in risposta agli shock e i fattori protettivi che favoriscono la resilienza nonostante le vulnerabilità e, in particolare, il "senso di coerenza". Gli autori, quindi, propongono un modello positivo sistemico basato sull'apprendimento in cui sono delineati quattro livelli di resilienza, di cui quella conservativa e trasformativa sono considerate forme di apprendimento distinte. Viene inoltre individuato un livello superiore, e piuttosto raro, di resilienza trasmutativa o evoluzionaria. Questo modello si propone non solo di raccordare, organizzare e dare senso alle diverse declinazioni del concetto in esame, ma prevede an-che la possibilità di accedere a livelli superiori della scala di resilienza. Quanto pro-posto potrebbe rappresentare uno stimolo ad incentivare la rivalutazione e la riorganizzazione, da parte del policy maker, dei vigenti modelli di governance. A que-sto proposito gli autori ritengono necessarie ulteriori ricerche, in particolare: appro-fondire le diverse modalità di accesso dai livelli inferiori a quelli superiori di resi-lienza, nonché le possibili declinazioni del modello proposto in modelli normativi. Dal momento che le sfide odierne si configurano sempre più come minacce di na-tura globale, esse impongono all'umanità un cambiamento epistemico e lo svilup-po di una resilienza che possa favorire un senso di identità comune basato sulla coscienza della comunità di destino umana.
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Angelo Paletta, Serena Greco y Enrique Martín Santolaya. "Leadership, innovazione e cambiamento organizzativo. Promuovere comunità di apprendimento professionale". IUL Research 3, n.º 5 (15 de junio de 2022): 1–5. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.361.

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Il concetto di Professional Learning Community (PLC) riconosce l’importanza di un processo di apprendimento continuo per tutti i suoi membri, promuovendo una cultura della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione come condizione necessaria in un ambiente complesso e dinamico per rispondere ai bisogni degli studenti. Le sfide educative del ventunesimo secolo sono spesso adattive e, dal punto di vista organizzativo, non possono essere affrontate seguendo una gerarchia verticale di decisioni-azioni e normali procedure operative. Weick e Sutcliffe hanno definito le organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo (High Reliability Organizations – HRO) come pienamente consapevoli e capaci di anticipare e contenere l’inatteso, sviluppando alte competenze e capacità decisionali, conoscenza trasformativa e responsabilità condivise. Applicata al contesto scolastico, la creazione di HRO si traduce nell’attenzione verso tutti quegli elementi che caratterizzano la scuola come definizione di una visione condivisa, investimento sulla formazione del personale, promozione di pratiche collaborative, ricerca, sperimentazione e innovazione, creazione di sistemi efficaci di knowledge management, apertura e interazioni con il territorio, sostegno a pratiche di leadership condivisa.
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Presciuttini, Silvia. "Maschere e volti nel setting ai tempi della pandemia". STUDI JUNGHIANI, n.º 54 (febrero de 2022): 85–100. http://dx.doi.org/10.3280/jun54-2021oa13064.

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L'"emergenza sanitaria" ha costretto gli analisti a cercare modalità inedite per proseguire l'analisi. L'articolo si sofferma in particolare sui cambiamenti apportati nel setting dalla presenza della mascherina sanitaria, tracciando un excursus che dal tema della "maschera" negli usi collettivi delle culture umane si svolge attraverso il concetto junghiano di Persona, in contrapposizione al tema del "volto" come immagine autentica del sé. Una vignetta clinica illustra le criticità apportate dalla mascherina nel setting, nel suo ostacolare la comunicazione delle emozioni. In mancanza di un'elaborazione trasformativa dei dati concreti, anche lo "smascheramento" può condurre a un incontro destabilizzante. Nei momenti di oscurità e confusione che si attraversano in analisi, l'analista sperimenta quella sorta di "identità inconscia" fra terapeuta e paziente che Jung ha definito Nigredo. Il corpo sottile acquista allora caratteri di gravità, pesantezza, spessore, che ne danneggiano la qualità trasformativa. 
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Fabio, Rapisarda. "L'interpretazione nella prospettiva integrata della psicoanalisi relazionale". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 1 (diciembre de 2011): 87–96. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-001006.

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In questo lavoro viene evidenziata l'importanza dell'interazione paziente-analista e del campo bi-personale nell'interpretazione e nel cambiamento terapeutico. Non ci puň essere interpretazione trasformativa senza valorizzazione di entrambi questi fattori. Sono molti gli orientamenti teorici che convergono verso questa progressiva consapevolezza e che possono essere sfruttati clinicamente. Dal loro raffronto emergono alcuni fondamentali punti in comune che possono essere meglio compresi alla luce delle scoperte dell'infant research. Tutto ciň evidenzia come spesso l'interpretazione non č altro che un diverso posizionamento dell'analista nei confronti del paziente e viceversa; una strategia cioč per raggiungere e mettere in contatto reciprocamente i rispettivi Sé (sia del primo che del secondo) ed aiutare ad avviare nel paziente un processo autocosciente.
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Gagliardi, Adriana. "Percepire il cambiamento, percepire la continuità: note sull'autoanalisi". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 2 (noviembre de 2021): 29–51. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-002003.

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L'autrice affronta il problema della soggettività dell'analista, in par-ticolare della sua autoanalisi, che è fondamentale per la comprensione della differenza tra i derivati dell'Inconscio (rimosso e non rimosso) del paziente e dell'analista. Negli ultimi 20 anni il funzionamento della mente dell'analista è stato osservato più sistematicamente. L'autoanalisi si pone oltre la dimensione transferale e controtransfera-le, se pur la include, per ogni paziente. Spesso le reazioni controtransferali sono vissute con particolare intensità: segnale che suscitano una risposta nell'analista che origina da un suo particolare vissuto, che va approfondito attraverso l'autoanalisi per capirne il significato. Il problema della soggettività dell'analista pone un interrogativo sul-la psicoanalisi come scienza; il metodo psicoanalitico, trasversale alle molteplici teorie, è l'elemento che permette di rilevare i dati clinici e permette un confronto all'interno della comunità scientifica di apparte-nenza, pur con le differenze teorico-tecniche attraverso il quale viene usato. Il lavoro dell'autoanalisi prevede una conoscenza dell'evoluzione tecnico-teorica della psicoanalisi, procede attraverso un metodo indut-tivo. Le teorie implicite ed esplicite dell'analista si integrano con la sua capacità di comprensione e di ascolto di quello che emerge dal proces-so psicoanalitico e mutano nel tempo. Si guarda ai transfert e alla ripe-tizione come una possibilità di aprire a nuove esperienze trasformative e vitali. In merito all'autoanalisi, viene proposta una particolare attenzione all'ascolto della ripetizione di aspetti particolari del transfert, che per-mettano di individuare segmenti transferali-controtransferali utili a dif-ferenziare ciò che concerne i vissuti del paziente da quelli dell'analista. Sono descritti tre flash clinici esplicativi anche dell'evoluzione di alcune teorie di riferimento dell'autrice nel tempo.
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Bufalino, Giambattista. "(Ri)generare la scuola. Per una transizione green e culturale". Studi sulla Formazione/Open Journal of Education 25, n.º 2 (31 de diciembre de 2022): 7–11. http://dx.doi.org/10.36253/ssf-14053.

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L’emergenza sanitaria da COVID-19 ha posto una rinnovata attenzione alle interconnessioni dinamiche tra società globali, sistemi umani e ambiente, determinando contingenze e stravolgimenti di non poco conto che rilanciano l’esigenza di “andare verso” nuovi modelli esistenziali e abitativi sempre più compatibili con la sostenibilità ambientale. La scuola rappresenta il luogo d’elezione per il consolidarsi di una coscienza ecologica e per la progettazione di percorsi di apprendimento di comportamenti virtuosi, che possano orientare il cambiamento culturale nella prospettiva della transizione ecologica e culturale. L’educazione alla sostenibilità diviene dunque una sfida culturale e una priorità educativa. Sulla scia del programma Next Generation EU, alla luce dei più recenti documenti ministeriali e delle raccomandazioni internazionali, l’articolo pone al vaglio critico il concetto di “transizione ecologica”, quale categoria pedagogica capace di riflettere e riassumere fratture e continuità, trasformazioni e persistenze per poter guidare le nuove generazioni ad assumere la coscienza di “comunità di destino terrestre” e riprogettare gli habitus nel quotidiano. Entro tale orizzonte, il contributo rileva il ruolo strategico svolto dai processi di green leadership, quali vettori trasformativi performanti per poter attivare percorsi di innovazione e cambiamento diffusi e allargati in prospettiva ecologica all’interno delle istituzioni scolastiche.
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Infantino, Agnese, Franca Giuliana Zuccoli y Renata Lanza. "Bambini migranti: alcune riflessioni a partire da percorsi italiani". Zero-a-Seis 23, n.º 43 (12 de marzo de 2021): 583–601. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e72928.

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L’articolo tenta di porre con sguardo interrogativo alcune questioni educative che oggi, di fronte a fenomeni e cambiamenti di portata mondiale (le migrazioni, le disuguaglianze nelle risorse, le mutazioni climatiche) segnalano la crisi del modello di sviluppo occidentale e il pericolo rispetto alla stessa sopravvivenza sia umana, sia ecologica. I modelli e le categorie pedagogiche consolidate nel mondo occidentale, tra cui l’idea di “bambino attivo” e adulto empatico, si rivelano inefficaci e parziali di fronte a sfide che impongono nuove visioni educative e un ruolo più attivo, trasformativo e responsabile da parte degli adulti. Per approfondire questi temi si sono coinvolti con un questionario più di cento futuri educatori e insegnanti, indagando le loro idee di “bambino migrante” e le necessità connesse all’interno delle classi.
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D'Amico, Renato. "Benessere organizzativo, dinamiche di gruppo ed equilibrio omeostatico nelle pubbliche amministrazioni". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (marzo de 2012): 5–27. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-001001.

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La necessitŕ di innovazione delle pubbliche amministrazioni puntando sulla loro dimensione organizzativa e sul fattore umano ha aperto la strada ad un ampio dibattito su temi come il benessere organizzativo. Ciň ha implicato una riflessione anche sugli assetti paradigmatici che operano come sense making nei confronti della pubblica amministrazione. L'unitŕ di osservazione scelta in questo articolo č la relazione sociale tra individui ovvero le relazioni fra gruppi. Ne deriva per l'organizzazione la permanente ricerca di un punto di equilibrio, che nel quadro della dinamicitŕ delle relazioni viene qui definito equilibrio omeostatico. Con questo approccio, centrale diventa la dimensione soggettiva delle relazioni di forza che assicurano il governo della sequenza "equilibrio - rotture e crisi - nuovo equilibrio". Specie nel caso italiano, la principale questione diviene allora quella del cambiamento, nella versione trasformativa piuttosto che evoluzionistica, e dell'apprendimento organizzativo visto qui nella sua dimensione processuale.
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Costantini, Eleonora. "Come si governa il cambiamento? Un'analisi dei dispositivi di attuazione delle politiche regionali: il caso della formazione professionale in emilia-romagna". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2022): 89–119. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002008.

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Questo contributo si pone l'obiettivo di analizzare i modi in cui le Regioni gestiscono il cambiamento, attraverso quali modelli di governance e con quali esiti trasformativi. Per farlo, si è scelto di utilizzare gli atti amministrativi con cui gli enti dispongono la messa in opera delle proprie politiche. Il contesto di analisi è quello della Regione Emilia-Romagna in cui, nel 2015, ha preso avvio un processo di ripensamento «sistemico» (Bianchi, 2018) delle politiche di formazione professionale, culminato - nel 2018 - con l'individuazione dell'Infrastruttura formativa ER-Educazione e Ricerca come uno dei driver principali dello sviluppo locale. L'approccio teorico e la metodologia adottati sono approfonditi nel secondo e terzo paragrafo. Il quarto propone una ricostruzione storica delle politiche regionali in tema di formazione professionale in Emilia-Romagna, come contesto entro cui le trasformazioni analizzate hanno preso corpo. Nel quinto paragrafo vengono restituiti i principali risultati dell'analisi condotta sugli atti amministrativi che trovano sistematizzazione nelle conclusioni.
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Ellerani, Piergiuseppe y Daniele Barca. "Valutazione narrativa e trasformativa: co-costruzione di comunità di apprendimento. Un caso di studio espl". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 17–32. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12395.

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Negli ultimi anni, la ricerca sugli esiti della valutazione ha mostrato evidenze che dimostrerebbero alcune relazioni tra i risultati di apprendimento degli studenti e gli strumenti di valutazione utilizzati nelle scuole. Il paper presenta un insieme di ricerche sulla valutazione formativa, focalizzandosi sulla prospettiva del feedback. A partire da questa prima analisi, vengono spiegati ulteriori aspetti di sviluppo che portano a considerare i significati della valutazione narrativa e trasformativa. Questo particolare processo di valutazione mostra una maggiore equità nei risultati dell'apprendimento e una prospettiva più esplicita sulla prassi democratica nelle scuole. Il caso di studio esplorativo presentato ha utilizzato il costrutto teorico iniziale di questo articolo. Attraverso un modello di ricerca-formazione-intervento, il caso studio mostra possibili e interessanti sviluppi della collegialità. Il percorso, iniziato nel 2018 e tuttora in corso, ha attraversato la pandemia, e permesso di affrontare l'emergenza educativa partendo dalla valutazione. L'attenzione è rivolta alla supervisione accademica come un modo per sostenere l'innovazione e il cambiamento organizzativo.
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Freda, Maria Francesca. "La salute come bene comune sostenibile". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (octubre de 2021): 19–23. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003004.

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Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una accelerazione dello sviluppo tecnologico, scientifico e culturale che ha radicalmente trasformato gli scenari della vita sociale, generato importanti opportunità, ma anche introdotto questioni relative alla stessa sostenibilità del pro-cesso. Anche in ambito sanitario, gli sviluppi delle conoscenze scientifiche e tecnologiche han-no portato cambiamenti che non comprendono il solo ambito della medicina, ma implicano questioni etiche, sociali, economiche e, ovviamente, psicologiche. La sostenibilità è una domanda trasversale alla contemporaneità che, per essere affrontata, richiede l'istituzione di un campo di conoscenza transdisciplinare. Alla luce di questo scenario, l'autrice propone il riferimento alla Psicologia della Salute quale vertice fondamentale di un campo di conoscenza transdisciplinare che contribuisca allo sviluppo di un modello della salute come bene comune sostenibile.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0003.

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Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonche al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da cio emerge che la forma dello Stato sociale italiano e stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0003.

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Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonché al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da ciò emerge che la forma dello Stato sociale italiano è stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Marchesi, Andrea. "Qui ci vuole (anche) il maschio. Sulla latitanza degli uomini nelle professioni educative". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 18 (septiembre de 2012): 114–25. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018012.

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Gli uomini impegnati in campo educativo sono, ormai, una minoranza sempre piů residuale e di questa evidenza invisibile si discute poco, come se fosse un dato naturale che ad occuparsi di educazione siano solo le donne. Eppure non č sempre stato cosě, basti pensare alla figura del maestro elementare come all'educatore dei servizi extrascolastici. Che cosa ha determinato la scomparsa degli uomini dal mondo dell'educazione? E quali effetti sta producendo sulle pratiche e sui soggetti? La perdita di prestigio sociale e l'indebolimento della carica trasformativa dell'educazione possono spiegare, in parte, l'assenza degli uomini, senza sottovalutare i cambiamenti che investono il genere maschile: la crisi della figura del padre, del principio di autoritŕ e responsabilitŕ. L'educazione sembra, allora, ridursi alla dimensione della cura, con una presenza esclusivamente femminile, indebolendo il gioco dei ruoli e delle differenze che segna il confronto tra generazioni. Č forse il sintomo di una crisi piů ampia, che prefigura nuovi orizzonti nei quali si collocano proprio i giovani uomini che, in controtendenza, scelgono di impegnarsi come educatori.
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Farina, Fatima y Alessandra Vincenti. "Lavorare stanca. Esistenze/resistenze nei percorsi lavorativi". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2022): 37–47. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002004.

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Se il lockdown ha interrotto per milioni di persone l'andare al lavoro, non ha interrotto il lavoro, né trasformato l'immaginario del lavoro, sempre misurato su un imperativo di performatività vitale. Il fenomeno delle cosiddette "Grandi dimissioni" pare però accelerato dallo stop imposto dalla pan- demia. Si tratta di un fenomeno tutto da analizzare - anche per la difficoltà di reperire alcuni dati - e da comprendere con ricerche che vadano a indagare in profondità i cambiamenti nei percorsi di lavoro così come il rifiuto di condizioni lavorative di sfruttamento. L'ipotesi di un rigetto delle condizioni di lavoro e dunque di vita è certo una delle opzioni, ma è da considerare un possibile tentativo di sovvertire l'ordine valoriale imposto con pratiche che esprimo- no obiezione e diserzione dal sistema. Se il discorso pubblico è focalizzato sulla mancanza di offerta nei settori ad alta intensità di lavoro, l'interrogativo da porsi va al di là del mismatch tra domanda e offerta e riguarda le condizioni con- siderate oggi accettabili per lavorare.
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Carretero García, Ana. "Impactos sociales, económicos y medioambientales derivados de la pérdida y el desperdicio de alimentos". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 127–39. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.9.

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Lo scopo dell’articolo è di presentare le condizioni sociali, economiche e ambientali della perdita e dello spreco di cibo. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate in tutto il mondo e circa 1 miliardo di persone soffrono di malnutrizione. Per contrastare queste tendenze negative,la Commissione europea ha preparato una nuova piattaforma Internet europea dedicata alle questioni relative alla lotta contro la perdita e lo spreco alimentare. È una forma di sostegno per tutti i soggetti che operano per eliminare lo spreco alimentare in ogni fase di produzione, un luogo per divulgare le migliori pratiche di mercato nel campo della produzione agricola, uno strumento per monitorare i progressi nella lotta contro la perdita e lo spreco alimentare e una forma di incoraggiamento per avviare le cooperazioni intersettoriali. Secondo l’autrice, le azioni intraprese dall’Unione europea nell’ambito discusso meritano l’approvazione, tuttavia non sono sufficienti. Il fenomeno dello spreco alimentare è condizionato da molti fattori che influenzano la finale e reale qualità del prodotto. In particolare si tratta dei costi sociali e ambientali generati dalla produzione e dal trasporto, nonché in relazione al processo di preparazione degli alimenti per il consumo. Al fine di contrastare la situazione, andrebbero intraprese azioni volte a introdurre cambiamenti significativi nel modo in cui il cibo è prodotto, trasformato, distribuito e consumato, il che contribuirebbe a creare un processo produttivo più sostenibile dal punto di vista ambientale e socialmente responsabile.
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Baraldi, Luciana Duarte. "O método de instrução ao sósia como subsídio para intervenção e formação de professores no Circolo Italiano San Paolo: uma pesquisa exploratória". Revista Italiano UERJ 12, n.º 1 (5 de septiembre de 2021): 24. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62090.

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RESUMO: Este artigo tem por objetivo apresentar uma experiência de intervenção em situação de trabalho docente baseada no método de instrução ao sósia, elaborado por Ivar Oddone – médico, psicólogo e militante político italiano que figurou como um dos líderes do Modelo Operário Italiano (MOI) de luta para a saúde do trabalhador nos locais de trabalho – e seu grupo (1981, 1986) no contexto de formação continuada dos trabalhadores da Fiat nos anos 1970, tendo inspirado empreendimentos no campo da saúde do trabalhador no Brasil a partir da década de 1980. Esse método foi reinterpretado por Clot na Clínica da Atividade (1999, 2001, 2006, 2017) com o intento de produzir conhecimentos para a ação e promover transformações em outros contextos laborais. A intervenção foi realizada com duas docentes de língua italiana do Circolo Italiano San Paolo e, posteriormente, transformada em uma pesquisa exploratória (GIL, 2008). Nossa proposta é comentar os referenciais teóricos, descrever o contexto de intervenção e as etapas a partir das quais os dados coletados foram analisados à luz das teorias que fundamentam a pesquisa derivada da intervenção e, por fim, apresentar as conclusões acerca da importância da instrução ao sósia, no referido contexto, para a formação de um coletivo e a ampliação do poder de agir (CLOT, 2010) das docentes.Palavras-chave: Instrução ao sósia. Intervenção. Trabalho docente. Formação de professores. Italiano como língua estrangeira. ABSTRACT: Questo articolo si propone di presentare un’esperienza di intervento in una situazione lavorativa didattica basata sul metodo di istruzioni al sosia, elaborata da Ivar Oddone – medico, psicologo e attivista politico italiano che figurava come uno dei leader del Modello Operativo Italiano (MOI) di lotta per la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro – e il suo gruppo (1981, 1986) nell’ambito della formazione continua per i lavoratori Fiat negli anni '70, avendo ispirato iniziative nel campo della salute dei lavoratori in Brasile sin dagli anni '80. Questo metodo è stato reinterpretato da Clot presso la Clinica dell’Attività (1999, 2001, 2006, 2017) con l’intenzione di produrre conoscenza per l'azione e promuovere cambiamenti in altri contesti di lavoro. L’intervento è stato realizzato con due insegnanti di lingua italiana del Circolo Italiano San Paolo e, successivamente, si è trasformato in una ricerca esplorativa (GIL, 2008). La nostra proposta è di commentare il quadro teorico, descrivere il contesto dell’intervento e le fasi a partire dalle quali sono stati analizzati i dati raccolti alla luce delle teorie che stanno alla base della ricerca derivata dall’intervento e, infine, presentare le conclusioni sull’importanza delle istruzioni al sosia, nel contesto della ricerca, per la formazione di un collettivo e l’espansione del potere di azione (CLOT, 2010) delle docenti.Parole chiavi: Istruzioni al sosia. Intervento. Lavoro docente. Formazione di insegnanti. Italiano lingua straniera. ABSTRACT: This article aims to present an intervention experience in a teaching work situation based on the method of instruction to the double, elaborated by Ivar Oddone – doctor, psychologist and Italian political activist who figured as one of the leaders of the Italian Operative Model (IOM) of struggle for worker's health in the workplace – and his group (1981, 1986) in the context of continuing training for Fiat workers in the 1970s, having inspired ventures in the field of worker health in Brazil since the 1980s. This method was reinterpreted by Clot at Clinic of Activity (1999, 2001, 2006, 2017) with the intention of producing knowledge for action and promoting changes in other work contexts. The intervention was carried out with two Italian language Italian teachers from the Circolo Italiano San Paolo and, later, transformed into an exploratory research (GIL, 2008). Our proposal is to comment on the theoretical frameworks, describe the context of intervention and the steps from which the data collected were analyzed in the light of the theories that underlie the research derived from the intervention and, finally, present the conclusions about the importance of instruction to the double, in that context, for the formation of a collective and the expansion of the power of action (CLOT, 2010) of teachers.Keywords: Instruction to the double. Intervention. Teaching work. Teacher training. Italian as a foreign language.
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Manici, Stefano. "Per una pedagogia del soggetto: la centralità della persona negli interventi educativi". Ricerca Psicoanalitica 33, n.º 1 (28 de abril de 2022). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2022.607.

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Il presente articolo propone ed espone un punto di vista professionale sul sapere e sulle pratiche pedagogiche contemporanee, soffermandosi in particolare sulla centralità dei soggetti in educazione. Il sapere pedagogico versa in uno stadio di ‘incertezza e precarietà’, lasciando aperti alcuni nodi sui modelli educativi, culturali e sociali. L’esplicitazione delle ‘precarietà’ del lavoro educativo merita di trovare un significato: l’incertezza si fa salutare debolezza, come Sergio Tramma ricorda in ‘L’educatore imperfetto’, la ‘costituzione instabile’ dell’educativo ne è la sua intrinseca forza perché rappresenta la costante apertura alla trasformazione, alla possibilità, alla lettura del cambiamento. Quale tensione deve accompagnare la mission educativa dei professionisti che operano nel campo delle scienze sociali, quali valori accompagnano l’agire educativo, infine quali proposte si possono attivare per creare un terreno pedagogico che possa essere fertile e foriero di suggestioni? Il paradigma della complessità che attraversa il ‘sapere sociale’ non deve solo preoccuparsi delle problematiche inerenti alle letture del contemporaneo ma può attivare energie e risorse inattese, in grado di ripensare il ruolo delle competenze di tutte le funzioni a valenza educativo-sociale (docente, educatore territoriale, assistente sociale, animatore di comunità, psicologo, mentore). La scommessa è quella di generare teorie ed esperienze trasformative che possano restituire protagonismo ai soggetti in educazione, sia nella dimensione individuale che in quella collettiva.
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Groth, Simon. "Kaisertum, italisches Königtum und Papsttum. Zur (temporären) Fixierung eines Dreiecksverhältnisses durch Otto den Großen". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, n.º 1 (1 de enero de 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0006.

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Riassunto Il complesso e intrecciato rapporto tra impero, papato e Regnum Italicum, che aveva segnato la storia altomedievale a partire dalla notte di natale dell’800, subì un notevole cambiamento con l’incoronazione a imperatore di Ottone I. Mentre sotto i suoi predecessori il regno d’Italia e l’impero avevano continuato a essere due entità autonome, ora si creò un collegamento diretto tra essi. Ottone I pose il Regnum Italicum sotto il suo dominio imperiale (senza chiamarsi Re d’Italia, come aveva invece fatto ancora Carlo Magno), e durante la sua terza campagna d’Italia cercò di spingersi verso l’Italia meridionale. L’Italia, diventata in tal modo centro del suo dominio, forse era assorto per l’imperatore a simbolo della tanto ambita parità con Bisanzio che il matrimonio di Ottone II con una principessa bizantina avrebbe reso palese. Un titolo onorifico che in fondo non aveva comportato nessuna reale crescita di potere, né un legame con un territorio, si era trasformato in un motivo per chiedere il dominio sul territorio italiano, inteso di conseguenza non più come un regnum tra gli altri, ma come nucleo centrale di un impero. Rispetto ai suoi diretti predecessori sul trono imperiale, anche i suoi rapporti con la Sede Apostolica erano molto più condizionati dalla rivendicazione di supremazia e ricordano le tendenze presenti ai tempi di Carlo Magno.
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