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Fagnani, Martino Lorenzo. "Una testimonianza della transizione nei domini austriaci (1786-1796): le lettere di Pietro Bellati ad Antonio Greppi". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (julio de 2021): 5–43. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-001001.

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Le lettere di Pietro Bellati, funzionario nella Milano austriaca di fine Settecento, a un Antonio Greppi ormai ritiratosi a vita privata sono una preziosa testimonianza dei cambiamenti politici e socio-culturali in Lombardia e nella cornice europea. Tramite l'analisi delle carte di Bellati, l'articolo considera come la società lombarda percepì i cambiamenti di fine secolo. Dalle lettere emerge un timore diffuso nei confronti della novità, interpretata da molti come perdita dell'equilibrio consolidato da secoli. La minaccia era quella costituita dalle spinte accentratrici dell'amministrazione austriaca, dall'intrusione della nuova polizia, dall'esautoramento della Chiesa nella giustizia, dagli eserciti che incombevano sul fronte orientale dell'Impero e dalle idee rivoluzionarie che si diffondevano dalla Francia. Ma la reazione al nuovo era così netta? Vi era un margine di accettazione del cambiamento? Tramite l'analisi dei resoconti e dei com-menti di Bellati, l'articolo considera le sfumature del caso e il tentativo di conciliare passato e futuro.
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Fabbrini, Sergio. "PARTITI E CAMBIAMENTO POLITICO NEGLI USA (1968-1988): UN CASO DI RIFORMA ISTITUZIONALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n.º 3 (diciembre de 1988): 357–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012594.

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Resumen
IntroduzioneLo scopo di questo saggio è quello di analizzare la riforma del sistema di selezione del candidato presidenziale attuata negli Stati Uniti tra il 1968 e il 1988. Data la rilevanza che ha avuto ed ha, per i partiti politici statunitensi, la scelta del candidato presidenziale, l'analisi della riforma del sistema di selezione può consentire di individuare i cambiamenti realizzatisi sia nell'organizzazione di quei partiti che nel ruolo da essi esercitato nel sistema politico.
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Colombatto, Enrico y Jonathan Macey. "A Public Choice View of Transition in Eastern Europe". Journal of Public Finance and Public Choice 12, n.º 2 (1 de octubre de 1994): 113–32. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539914.

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Abstract La recente esperienza nei paesi dell’Est europeo dimostra che i tre pilastri della transizione (privatizzazione, liberalizzazione dei prezzi e convertibilità valutaria) sono estremamente fragili, a meno che non siano realizzati all’interno di una opportuna struttura istituzionale.Questo scritto tenta di studiare il problema dal punto di vista dell’analisi delle scelte pubbliche, applicando i principi della teoria economica alla produzione delle leggi.Vengono esaminate in dettaglio ipotesi concorrenti di riforme costituzionali, ed è messo in evidenza il ruolo cruciale della nomenclatura.La conclusione è che il futuro dipende dal modo in cui avverranno i cambiamenti costituzionali e in particolare dagli effetti che essi avranno sul comportamento dei burocrati e dei politici. In generale, mentre questi mutamenti indeboliscono i politici, essi non riducono il potere dei burocrati che in tal modo diventano più potenti e, quindi, tendono ad impedire un rapido miglioramento del sistema economico.
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Mistri, Maurizio. "Processi cognitivi ed organizzazione dei distretti industriali". ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 39–67. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030003.

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Questo saggio ha l'obiettivo di analizzare la capacitŕ di adattamento del sistema dei distretti industriali italiani ai cambiamenti in atto nella economia mondiale e nell'universo delle innovazioni tecnologiche. L'analisi viene compiuta con un riferimento costante alle basi cognitive dei processi decisionali degli agenti che operano nei distretti industriali. Il concetto di conoscenza, in effetti, ha una base strettamente cognitivista, a differenza di quanto č accaduto per il concetto di informazione. La riflessione sulla conoscenza in economia politica puň partire dall'idea che ogni sistema economico č incardinato in sistemi piů ampi (politici, culturali, militari, ecc.) che ne condizionano il funzionamento e le dinamiche evolutive. Ne deriva che nel mondo economico i processi dinamici non sono del tutto conoscibili ex ante, a causa dei limiti informativi e dei limiti computazionali a cui sono soggetti gli agenti economici.
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Morlino, Leonardo. "PROBLEMI E SCELTE NELLA COMPARAZIONE. INTRODUZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n.º 3 (diciembre de 1990): 381–95. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009552.

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IntroduzionePrimo esempio: negli ultimi quindici anni la democrazia sembra essersi affermata in diverse aree del mondo, dal Sud Europa all'America Latina, all'Est Europa; ma quali democrazie si sono realmente affermate e come spiegare complessivamente questo fenomeno?Secondo esempio: durante il 1989 e gran parte dell'anno successivo vi sono state le trasformazioni dei regimi non democratici in Europa Orientale; quali profondi cambiamenti politici vi sono effettivamente stati in quei paesi, oltretutto a un ritmo così rapido?Terzo esempio: in Italia, durante gli ultimi quaranta anni il partito comunista è stato piò forte di quello socialista; come spiegarlo?Quarto esempio: di fronte ai problemi di rappresentatività e democrazia che l'Italia ha, molti politici e intellettuali propongono certe riforme istituzionali; ma quali riforme sono le piò adatte rispetto a determinati obiettivi, quali accrescere la responsabilità dei governanti e la capacità di punizione dei governati oppure raggiungere maggiore efficacia decisionale o ancora riuscire ad innescare l'alternanza al governo tra partiti o coalizioni partitiche?
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Morlino, Leonardo. "LA SCIENZA POLITICA ITALIANA: TRADIZIONE E REALTÀ". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 1 (abril de 1991): 91–124. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009825.

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IntroduzioneAll'indomani del secondo conflitto mondiale Leoni fissa i connotati essenziali di una scienza politica da rifondare insieme alla democrazia in Italia (Leoni 1949-50 e 1980). Dopo quasi venti anni, Sartori ritiene che «la scienza politica italiana è semplicemente in fase di parto» (Sartori 1967, 699). Che cosa si può dire dopo piò di quaranta anni? Le domande a cui rispondere per disegnare un quadro della disciplina all'inizio degli anni novanta mi paiono le seguenti: come si forma la disciplina tra gli anni cinquanta e sessanta; come giunge ad autodefinirsi al momento in cui decolla, alla fine degli anni sessanta; quali siano le difficoltà del decollo e come queste incidano sul suo sviluppo successivo; quali le modalità di crescita e di istituzionalizzazione; quali i contenuti della disciplina in questi anni e quali i cambiamenti di quei contenuti; quale la rilevanza rispetto ai problemi politici esistenti; infine, quale bilancio complessivo sia possibile tracciare.
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Lupoi, Sergio, Paola Cipolla, Simona Dell'Atti, Adele M. R. Francavilla y Roberta Menichelli. "Unioni vaganti: alla ricerca della quadratura del cerchio". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 34 (diciembre de 2011): 91–109. http://dx.doi.org/10.3280/pr2011-34007.

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Questo articolo analizza l'evoluzione della coppia nel XX secolo, partendo dall'osservazione che l'amore č cambiato, in quanto č diventato il luogo della radicalizzazione dell'individualismo, dove uomini e donne cercano nel "tu" il proprio "io". L'individualismo č un elemento fondante della "modernitŕ liquida", effetto di una serie di cambiamenti (economici, politici, sociali, esistenziali e culturali) che stanno attraversando le societŕ dall'inizio del secolo. Anche i rapporti di coppia diventano liquidi, ovvero fragili e vacui, devono essere facilmente allentabili non appena si avverte la necessitŕ di cambiare. L'effetto č da un lato la riduzione drastica dei matrimoni, dall'altro l'emergere di nuove forme di convivenze (LAT, childfree/childless coppie, coppie omosessuali, ecc.) attraverso le quali l'individuo puň scegliere liberamente come realizzarsi. Il nostro lavoro ipotizza che le nuove forme di coppie siano un segno visibile di un grande cambiamento storico e di una crisi culturale ma al tempo stesso una risposta adattativa e funzionale per combattere il senso di impotenza ed incertezza. Seguendo questo punto di vista, gli psicoterapeuti dovrebbero valutare la richiesta d'aiuto da parte della coppia (o individuo) come una crisi in una societŕ in crisi. L'obiettivo terapeutico dovrebbe essere quello di disilludere dell'esistenza di una soluzione sicura e perenne, e aiutare i partner da una parte a pensare la coppia come un'unione imperfetta dove l'altro sarŕ sempre diverso da come uno se lo aspetta, dall'altra ad accettare il cambiamento dell'altro e il proprio e infine portare i singoli partner a conoscere ciň che porta la crisi e come di volta in volta cercare di fronteggiarla.
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Bianchi, Giovanna. "Tecniche costruttive e forme di potere nella Toscana sud-occidentale (secc. VIII-XIV)". Arqueología de la Arquitectura, n.º 4 (30 de diciembre de 2005): 47. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2005.75.

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Nell’articolo si tratta l’analisi delle tecniche murarie desunta da dati provenienti da ampi progetti di indagine archeologica svolti in ambito rurale nella Toscana occidentale dalla metà degli anni Novanta dello scorso secolo ad oggi. Nel testo si esaminano i cambiamenti dei modi di edificare a partire dall’edilizia in legno dei primi abitati di altura di VII-VIII secolo, sino agli insediamenti più strutturati di seconda metà VIII e IX secolo, caratterizzati da un primo uso della pietra e dalla presenza di maestranze specializzate. In seguito si analizza la più complessa organizzazione del cantiere propria della costruzione dei castelli di XI e XII secolo in rapporto ai poteri politici ed economici delle nascenti signorie territoriali. Un differente uso delle tecniche costruttive caratterizza la successiva formazione di nuovi borghi tra XIII e XIV secolo, spesso impiantati sui preesistenti castelli, legati ai locali organismi comunali, soggetti all’influenza politica ed economica di Pisa in questo territorio.
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Radiconcini, Leone. "Il Parti Socialiste Unifié ed il rapporto con Israele (1960-1974)." MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (febrero de 2022): 57–90. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002002.

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Questo saggio indaga lo sviluppo dei rapporti politici, istituzionali e personali fra i rappresentanti del Parti Socialiste Unifié francese ed Israele (con particolare riferimento al Mapam) fra il 1960 ed il 1974. L'autore rintraccia nell'ideologia terzomondista il paradigma secondo il quale il partito francese definì la propria azione a livello internazionale ed inquadrò i fenomeni globali, fra cui anche il conflitto arabo-israeliano. Il saggio ripercorre lo sviluppo storico dell'analisi proposta dal Psu, i cambiamenti all'interno della dirigenza politica e gli effetti dei principali eventi globali sulla definizione dei rapporti internazionali del partito. Il testo scandisce il percorso fatto dal partito in tre diversi periodi, che determinarono il passaggio del Psu da aperto sostenitore delle istanze sioniste a promotore della causa nazionale palestinese, rintracciando le motivazioni di questo passaggio nella definizione dicotomica della politica internazionale promossa dal paradigma interpretativo terzomondista. L'analisi proposta si avvale di materiale documentario presente principalmente nel fondo del Psu presso l'archivio nazionale francese di Pierrefitte-sur-Seine e degli articoli del settimanale del Psu Tribune Socialiste.
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Gasperoni, Domenico. "Amministrazione sammarinese: agenzia culturale e di sviluppo economico?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 3 (septiembre de 2011): 57–77. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003005.

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In ogni momento di crisi e di grandi cambiamenti politici, sociali ed economici del mondo esterno, la Repubblica di San Marino subisce un attentato alla sua identitŕ. Per sopravvivere si trova ogni volta costretta a ripensarsi e a riposizionarsi. L'autore illustra l'appuntamento storico di oggi, che si gioca con tre soggetti: la grande crisi economico-finanziaria mondiale, la nascita dell'Europa e un mutato e difficile rapporto con l'Italia. Fa rilevare che si č alla ricerca di un nuovo modello Paese, mediante il superamento dell'attuale "non modello economico". Per questa prospettiva, secondo l'autore, essenziale diventa il ruolo dell'Amministrazione pubblica, ma di una amministrazione post-burocratica. Viene approfondita l'analisi delle attuali criticitŕ e sono indicate le strade del rinnovamento: la ricerca di unanuova, la ritaratura delle funzioni stesse dello Stato, la riprogettazione di un nuovo modello di welfare. L'autore propone un'ipotesi di lavoro secondo cui l'Amministrazione sammarinese, da problema puň essere parte della soluzione e da consumatrice di Pil, diventerŕ produttrice, anche di conoscenza.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0003.

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Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonche al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da cio emerge che la forma dello Stato sociale italiano e stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0003.

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Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonché al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da ciò emerge che la forma dello Stato sociale italiano è stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Salvi, Stefania T. "Verso il superamento della tradizione. Rottura e continuità nella professione notarile tra antico regime e primo Ottocento: il caso di Milano". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 737–62. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16908.

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Il contributo intende esaminare i caratteri del notariato milanese nel delicato momento di passaggio dall’antico regime alla successiva età napoleonica, quando l’ideologia della Rivoluzione, esportata dalle armate napoleoniche, comportò, nello specifico settore notarile, l’abbandono delle eterogenee funzioni che avevano caratterizzato i notai settecenteschi, in continuo bilanciamento tra ‘privato’ e ‘pubblico’, e l’affermarsi di una serie di nuovi, fondamentali principi. Si studierà, in particolare, il caso di Milano che, dopo aver conosciuto alcuni cambiamenti di rilievo sul finire dell’ancien régime, come la nascita dell’Archivio pubblico (1775), la riforma giuseppina del reclutamento dei notai e il Regolamento generale per i notari della Lombardia austriaca (1794), visse, prima da capitale del Regno d’Italia napoleonico e poi nella realtà politica del Regno Lombardo-Veneto, un’intensa stagione di vivaci dibattiti in merito all’opportunità e alle modalità di innovare una professione, da tempo esercitata in maniera proteiforme da un ceto, tutt’altro che compatto, in cui si distinguevano operatori molto diversi tra loro per cultura e provenienza sociale. Senza apparentemente soffrire i frenetici rivolgimenti politici della prima metà dell’Ottocento, i notai lombardi si dimostrarono una categoria operosa, capace di adattarsi ai tempi nuovi, non più frenati, nella loro ascesa sociale e professionale, dai vincoli imposti dalla società di antico regime.
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Guglielmo, Matteo. "Dinamiche politiche e regimi di conflitto nella Mogadiscio contemporanea". STORIA URBANA, n.º 126 (septiembre de 2010): 17–36. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126002.

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La guerra civile in Somalia si protrae ormai da diciotto anni, cambiando spesso attori, interessi e caratteri. A causa di essa, le sue cittŕ sembrano essere mutate, non tanto in seguito alla definizione di politiche urbane ufficiali, ma piuttosto seguendo linee imposte dal conflitto stesso. Mogadiscio, capitale della Repubblica Somala dal 1960, č uno dei centri che ha risentito maggiormente dei cambiamenti politici e sociali post- 1991, adattando i suoi spazi e confini ai processi di scontro e, conseguentemente, di mobilitŕ forzata che continuano a contraddistinguere l'intero paese e la sua popolazione. Cosě, la geografia del conflitto ha finito col trasferire i suoi caratteri nella stessa conformazione urbana della capitale, trasformando profondamente quartieri, mercati, spazi e, al tempo stesso, aprendola a nuovi centri di potere e di autoritŕ i quali, seppur brutali e illiberali, sembrano comunque aver registrato un certo grado di successo. In tale contesto, i processi di globalizzazione hanno trovato campo fertile: Mogadiscio č diventato uno dei centri economici piů dinamici del Corno d'Africa, aperto non solo ai mercati regionali, ma anche a quelli arabi, i cui vettori principali si sviluppano tutt'oggi attraverso l'asse Dubai-Mogadiscio. Questo articolo si propone di fornire uno spaccato sulle dinamiche politiche e sociali che hanno contraddistinto la capitale somala dallo scoppio della guerra civile nel 1991 ad oggi, cercando di individuare non solo i suoi mutamenti fisici e strutturali, ma anche di identificare gli attori che ne hanno determinato i nuovi assetti economici e di potere.
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Maniowska, Katarzyna. "L’unificazione d’Italia vista d’oltremare: "Paese d’ombre" di Giuseppe Dessì, amara riflessione sui cambiamenti politici / Italian unification seen overseas: Giuseppe Dessì’s "Paese d’ombre" as a bitter reflection on political changes". Italica Wratislaviensia 1, n.º 3 (26 de abril de 2012): 47. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2012.03.03.

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Jemielity, Witold. "Ambona w Księstwie Warszawskim i Królestwie Polskim dla ogłoszeń cywilnych". Prawo Kanoniczne 43, n.º 1-2 (5 de junio de 2000): 141–216. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.1-2.07.

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Nel secolo XIX dal pulpito della Chiesa (Ambona) mettevano linformazioni dei diversi avvenimenti statali, amministrativi e locali. II Governo spediva diversi scritti ai vescovi, e quelli mandavano ai decani delle parrocchie e in consequenza parroci erano come messagieri nell’altre parrocchie. II processo di leggere annunzi occupava tanto tempo, perfino a prezzo di tempo dell’insegnamento della Chiesa. I sacerdoti trattavano questo tanto spesso come spiacevole obbligo. Il più grande numero degli abitanti dei villagii e delle cittadine non sapevano di leggere. Alcune notizie alla gente tramandavano i sindaci ma di più parroci. Gli annunzi civili riguardavano dei diversi problemi. I fedeli erano informati degli avvenimenti politici: degli imperatori, delle guerre, della pace e dei più importanti personaggi ufficiali. II Govrno informava delle mallatie della gente e degli animali. Avvertiva d avvanti degli incendi. Emanava i decreti dei mendicanti. Dedicava tanta attenzione ai giovani uomini i quali stavano davvanti all’obbligo del servizio militare. Informava dei cambiamenti e di dogliere i soldi dalla circolazione. Raccomandava di piantare degli alberi a lungo delle strade. Stabiliva i principi del commercio nel paese e come pure d’esportare merce. Annunziava i termini di pagare 1’imposte. Regolava nei villaggi le questioni delle proprietà privati. Si interessava d’emigrazione delle gente, del trattamento degli annimali e pure delle lotterie e dei scavi archeologici. L’autore elaborato questi probierni solamento sull’appogio dei fonti d’rchivio.
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Biorcio, Roberto y Paolo Natale. "LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 3 (diciembre de 1989): 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Lombardi, Mauro y Nicolň Bellanca. "Le traiettorie reticolari dell'innovazione territoriale". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122002.

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I sistemi socio-economici locali (Ssl) sono stati interpretati dalle tradizioni di studi risalenti a Marshall, Porter e Krugman principalmente considerando la prossimitŕ spaziale degli attori. Era l'ancoraggio territoriale a far lievitare forme peculiari di economie esterne, di vantaggi competitivi e di dinamiche endogene. Negli ultimi decenni, tuttavia, questi sistemi hanno attraversato cambiamenti multi-dimensionali a molteplice scala. Le nuove connotazioni strutturali - tra cui la prossimitŕ cognitiva, la, la complementaritŕ di contratti formali e accordi informali nelle collaborazioni tra imprese, le reti translocali - richiedono un differente quadro teorico e comportano diverse implicazioni di policy. Il quadro teorico pone al centro la co-evoluzione di tecnologie, modelli organizzativi, culture e istituzioni. Entro la molteplicitŕ di traiettorie rese possibili da tale co-evoluzione, ciascun Ssl è sia correlato ad un sistema socio-tecnico che ne limita le dinamiche di mutamento, sia inserito in percorsi lungo i quali puň accedere in modi discontinui ad orizzonti tecno-economici lontani. Le implicazioni di policy debbono pertanto riferirsi alle traiettorie innovative che l'attuale transizione socio-tecnica globale rende possibili ad uno specifico gruppo di Ssl, che è nel nostro caso la Toscana. Sul piano strategico operativo - considerando i limiti politici e civili della societŕ in oggetto - tentiamo di cogliere alcuni cruciali "colli di bottiglia" che bloccano la percezione e il perseguimento degli interessi collettivi di lungo periodo. Questi blocchi riguardano la miopia cosě degli imprenditori come delle istituzioni pubbliche nei riguardi del potenziale tecnico-scientifico effettivamente accessibile e dei percorsi evolutivi che converrebbe imboccare; l'inadeguatezza delle forme istituzionali entro cui vengono prodotti e gestiti i beni comuni o; la carenza di appropriati modi per capitalizzare le imprese innovative. Per ognuno di tali lock-in avanziamo proposte costruttive percorribili.
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Coderoni, Silvia y Alberto Manelli. "Agricoltura e sviluppo compatibile con il clima: prospettive globali di finanziamento". RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', n.º 2 (septiembre de 2011): 35–58. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-002004.

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Le complesse relazioni tra i fattori fisici, economici e sociali che riguardano il settore agricolo in un contesto di cambiamenti climatici, fanno sě che le strategie per affrontare tale problematica non possano prescindere da un approccio integrato delle politiche di sviluppo, mitigazione e adattamento. Tale approccio puň essere definito come "sviluppo compatibile con il clima", ovvero una strategia che minimizza i danni causati dagli impatti climatici, mentre massimizza le opportunitŕ di crescita che un futuro a basse emissioni e piů resiliente puň portare. I livelli di finanziamento per lo sviluppo compatibile con il clima, tuttavia, sono ad oggi decisamente insufficienti, nonostante i flussi finanziari verso i PVS possano rappresentare uno dei modi principali per riconciliare equitŕ ed efficienza nell'affrontare i problemi del cambiamento climatico. Le prospettive per la finanza per il clima comprendono sia la creazione di nuovi fondi di finanziamento, sia il miglioramento e potenziamento di quelli esistenti, ma si fondano sul riconoscimento del ruolo del settore nella mitigazione e della sua peculiare vulnerabilitŕ ai cambiamenti climatici.
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Radaelli, Claudio M. "IDEE E CONOSCENZA NELLE POLITICHE PUBBLICHE EUROPEE: TECNOCRAZIA O POLITICIZZAZIONE?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, n.º 3 (diciembre de 1999): 517–46. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028938.

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IntroduzioneLa conoscenza nelle politiche pubbliche dell'Unione europea: un vantaggio a metà?Come spesso accade, l'interesse attuale per la dimensione cognitiva della politica rappresenta più una riscoperta che una novità assoluta. In senso lato, essa comprende filoni ben noti, addirittura classici, degli studi politici. Lo dimostra la ricca letteratura su temi diversi quali l'incrementalismo (Lindblom 1959), la razionalità limitata (Simon 1957), le mappe cognitive delle élites politiche (Axelrod 1976), la concezione dei meccanismi di governo come apprendimento (Deutsch 1966, 80; Heclo 1972), il cosiddetto «complesso militare-industriale» (Rosen 1973), e la tecnocrazia (Fisichella 1997). Perché dunque «riscoprire» il ruolo politico della conoscenza? O meglio, qual è il potenziale di studi i quali, sia nell'ambito dell'analisi sulle politiche pubbliche (Capano 1995; Radaelli 1997) sia nelle relazioni internazionali (Jacobsen 1995), reclamano una maggiore considerazione per i fattori cognitivi nelle scelte di policy? Quanto sono efficaci nella spiegazione del cambiamento {policy change)? E, da ultimo, come possono essere valutati da un punto di vista normativo? Una delle idee cardine della prospettiva cognitiva è che la politica vada oltre la semplice risoluzione dei conflitti. L'apprendimento, la propensione alla soluzione dei problemi, i fora di discussione e il policy enlightenment - si sostiene - possono contare più della politica basata su stili conflittuali. La politica sta forse superando il modello della democrazia competiti- va-awersariale?
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Kriesi, Hanspeter. "IL CAMBIAMENTO DEICLEAVAGESPOLITICI IN EUROPA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n.º 1 (abril de 1998): 55–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025752.

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IntroduzioneIn questo lavoro discuterò un aspetto dell'opera di Stein Rokkan che ha prodotto un'ondata di recenti pubblicazioni e di cui io stesso mi sono occupato. Mi riferisco al ruolo deicleavagesnella politica dell'Europa occidentale contemporanea. Le principali argomentazioni del grande scienziato politico norvegese sulle strutture di conflitto nelle società dell'Europa occidentale e sulla loro trasposizione in sistemi partitici sono state proposte nel famoso saggioCleavage Structures, Party Systems, and Voting Alignmentsche Rokkan scrisse con Seymour M. Lipset (Lipset e Rokkan 1967). La sua idea consisteva nel collegare le configurazioni dei sistemi partitici europei contemporanei alle divisioni sociali e culturali che caratterizzavano le società europee all'epoca della formazione dei sistemi partitici, nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Quando emerse la politica democratica, queste divisioni tradizionali opponevano principalmente gruppi sociali definiti in termini di religione, classe, unità territoriale ed etnia. Come è noto, Lipset e Rokkan sostennero che queste divisioni tradizionali erano state politicamente «congelate» e che, all'epoca in cui scrivevano (1967), i sistemi partitici europei riflettevano ancora la struttura delle divisioni della società che era esistita nei primi anni '20, quando le masse popolari avevano fatto il loro ingresso nella politica democratica.
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Borghesi, Simone. "La politica europea per i cambiamenti climatici: aspetti critici". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 2 (junio de 2011): 85–109. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002004.

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Questo lavoro esamina la politica energetica europea degli ultimi anni, evidenziandone le criticitŕ emerse nel sistema dei permessi negoziabili e nella transizione verso le rinnovabili. Nonostante le difficoltŕ incontrate nel recente passato a raggiungere gli obiettivi intermedi che si era proposta, l'Unione europea ha fissato obiettivi ancor piů ambiziosi per il futuro. Questa politica che innalza e pospone l'obiettivo da raggiungere puň creare, tuttavia, problemi di incoerenza temporale e credibilitŕ delle politiche annunciate che, uniti a talune criticitŕ del sistema dei permessi evidenziate nell'analisi, possono ostacolare la capacitŕ dell'Unione di raggiungere gli obiettivi energetici prefissati.
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Cristarella Oristano, Mariaida. "Cambiamenti climatici e diritto dell'Unione europea". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (enero de 2022): 35–61. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-002002.

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Il presente contributo si propone di esaminare le politiche ed il diritto dell'UE in materia di cambiamenti climatici, per comprendere il ruolo esercitato dall'Unione nella lotta a questo fenomeno e la relazione che intercorre tra le azioni di contrasto al medesimo, le disposizioni poste a tutela dei diritti fondamentali ed il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile di cui all'Agenda 2030. A tal fine, l'analisi affronta la questione circa l'esistenza di una competenza interna ed esterna dell'UE in materia, e si concentra sul ruolo delle istituzioni europee nella definizione della politica climatica e della normativa di riferimento, con particolare riguardo al Green Deal europeo, nonché in tema di negoziati internazionali cui l'UE ha partecipato, ultimo tra tutti la Cop-26. Infine, alla luce della recente giurisprudenza della CGUE, particolare attenzione è rivolta agli aspetti problematici inerenti all'accesso alla giustizia climatica nell'UE
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Serpieri, Roberto. "Leadership educativa: prendere sul serio l'etica". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 160 (agosto de 2021): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160004.

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Lo scopo di questo articolo è dimostrare come le politiche educative che hanno ristrutturato i sistemi educativi dagli anni '80 e che si sono diffuse in tutto il mondo occidentale, puntato sulla leadership come leva per il cambiamento. Discorsi, paradigmi e ‘nuovi' esperti hanno infatti rimodellato il ruolo dei dirigenti scolastici in senso managerialista, per implementare nelle scuole tecnologie, metodi, strumenti e perfino teorie e valori provenienti dai settori privati ed imprenditoriali. Qui sono presentate le teorie che hanno sostenuto tali cambiamenti, impattando perciò sulla leadership educativa come professione. Una mappa concettuale distingue i discorsi, welfarista, managerialista e ‘critici', così come le premesse ontologiche ed epistemologiche che sostengono le teorie della leadership. Con questa cornice, le ricerche empiriche sulla leadership educativa, condotte di recente sia a livello internazionale che italiano, sono criticamente discusse alla luce di questo scivolamento della dirigenza scolastica verso un ethos neoliberale.
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Mattina, Liborio. "I CANDIDATI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, n.º 3 (diciembre de 1994): 549–86. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023224.

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IntroduzioneLe valutazioni sui mutamenti determinati dalle elezioni politiche del marzo 1994 sono contrastanti. Molta pubblicistica politica ha affermato che le elezioni hanno provocato un profondo cambiamento nella composizione del ceto politico parlamentare, altri hanno sostenuto, invece, che era avvenuta solo un'operazione di maquillage che ha portato i «ragazzi del coro» in prima fila a cogliere la grande occasione offerta dal forzato ritiro dei leader identificati con l'odiata partitocrazia. Uno degli obiettivi di questo saggio è dimostrare che entrambe le interpretazioni sono sbagliate, la prima perché identifica il rinnovamento semplicemente con il cambio delle «facce» mentre esso va valutato in relazione alla composizione sociologica e alle caratteristiche professionali del nuovo ceto parlamentare; l'altra perché sopravvaluta le possibilità delle élite politiche di continuare a premiare ad libitum se stesse ed i fedeli, trascurando di contribuire al rinnovamento del personale politico in un periodo di transizione politico-istituzionale contrassegnato da una notevole crisi di legittimazione delle burocrazie partitiche.
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Porta, Donatella della y Hanspeter Kriesi. "MOVIMENTI SOCIALI E GLOBALIZZAZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n.º 3 (diciembre de 1998): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026241.

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IntroduzioneNel corso dell'ultimo decennio, gli studiosi dei movimenti sociali negli Stati Uniti ed in Europa hanno prestato sempre più attenzione al contesto politico nel quale essi si mobilitano. In questo processo, la ricerca non solo ha fatto sempre più riferimento alla scienza politica per completare le sue concezioni originali (principalmente fornite dalla sociologia, dalla storia e dalla economia), ma è divenuta anche più comparata, focalizzandosi sull'impatto dei contesti politici nazionali, regionali e locali sulla mobilitazione e sulle sue conseguenze in vari paesi. Con la comparazione cross-nazionale, l'attenzione si è diretta agli effetti del cambiamento nel contesto internazionale sui sistemi sociali e sulla politica a livello nazionale. In altre parole, la ricerca sui movimenti sociali è divenuta lentamente consapevole che la divisione tra la politica comparata e le relazioni internazionali è sempre più anacronistica. Anche nello studio dei movimenti sociali, la sfida «è combinare i risultati di ambedue le prospettive senza perdere di vista i loro singoli contributi» (Garrett e Lange 1995, 654). É quello che cercheremo di fare nel corso di questo articolo, concentrandoci sull'impatto delle crescenti interazioni tra contesti politici nazionali ed internazionali e movimenti sociali in un mondo sempre più globale.
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Braga, Caterina. "Participation and co-creative planning for urban sustainability. The Clic-Plan project educational case". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, n.º 2 (31 de julio de 2021): 151–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-11326.

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The environmental degradation and climate change are the contemporary contexts in which educational processes take place. New forms of knowledge are therefore necessary, which place individuals, groups, as well as those responsible for social life at all levels (economic-political, institutional, administrative, productive, cultural), in the condition of not ignoring the consequences of human actions, also on the environment. Educating to participation, in contrast to delegation, promotes a sense of belonging and makes citizens responsible actors within the decision-making processes for managing their own territory. This, in the epistemological relevance of the pedagogical discourse, takes shape in the dimension of engagement for the benefit of the person and the community and is realized in active participation to the so-called smart city. This discussion can occur within an on-going project, CLIC-PLAN: Changing Climate: Local Adaptation Plan for sub-alpine lake districts with a strong commitment to tourism led by the Catholic University, with activities on climate change. Partecipazione e progettazione condivisa per la sostenibilità urbana. Il caso formativo del progetto Clic-plan Il degrado ambientale e i cambiamenti climatici sono il contesto in cui si svolgono oggi i processi educativi. Sono dunque necessarie nuove forme di conoscenza, che pongano gli individui, i gruppi, i responsabili della vita sociale a tutti i livelli (economico-politico, istituzionale, amministrativo, produttivo, culturale), nella condizione di non ignorare le conseguenze delle azioni umane, anche sull’ambiente. Educare alla partecipazione, in contrasto con la delega, promuove il senso di appartenenza e rende i cittadini attori responsabili dei processi decisionali di gestione del proprio territorio. Questo, nella rilevanza epistemologica del discorso pedagogico, trova forma nella dimensione di engagement a beneficio della persona e della comunità e si realizza nella partecipazione attiva all’interno della cosiddetta smart city. Può contribuire ad alimentare la riflessione il progetto CLIC-PLAN: CLIma in Cambiamento. Piano Locale di AdattameNto per comuni lacustri in territorio subalpino con forte vocazione turistica dell’Università Cattolica, inerente al cambiamento climatico.
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Nothdurfter, Urban. "Mutamenti del welfare e servizio sociale professionale: quali sfide per l'assistente sociale e la sua formazione?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004002.

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L'articolo sottolinea la necessitŕ che il servizio sociale in Italia si occupi in modo piů sistematico e piů deciso dei temi attuali di politica sociale. La comprensione dei profondi cambiamenti in atto diventa una dimensione conoscitiva centrale per lo sviluppo di una professionalitŕ che sia consapevole della sua responsabilitŕ politica e che possa dare un suo contributo specifico informando lo sviluppo delle politiche dal basso. Viene messo a fuoco in modo critico il rapporto tra politiche e pratiche professionali, individuando proprio in questa dimensione la specificitŕ del servizio sociale come professione del welfare.
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Jamieson, Dale. "Le sfide morali e politiche del cambiamento climatico". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 39 (enero de 2011): 35–43. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-039003.

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Il cambiamento climatico globale pone sfide senza precedenti ai nostri modi di concepire la morale e la politica. Siamo abituati a vedere un problema morale in situazioni in cui un individuo chiaramente identificabile intenzionalmente ne danneggi un altro, a sua volta chiaramente identificabile; e in cui sia gli individui coinvolti, sia il danno in questione, stiano tra loro in una relazione spazio-temporale di vicinanza. Il cambiamento climatico globale danneggerÀ senz'altro milioni di persone, ma secondo modalitÀ completamente diverse da queste. Dal punto di vista politico, d'altro canto, l'intrattabilitÀ del fenomeno č dovuta al fatto che siamo abituati a prendere decisioni pubbliche in base a preferenze momentanee, piuttosto che a interessi a lungo termine e valori condivisi. Per affrontare il cambiamento climatico globale abbiamo dunque bisogno di riformare sia i nostri modi di concepire la problematicitÀ morale, sia il nostro stile di deliberazione politica. Per far questo, č necessario partire dagli individui: fornendo una visione ideale di che tipo di carattere sia piů adatto per vivere in un mondo globalizzato e altamente interconnesso come il nostro.
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Bartoletti, Roberta. "L'efficacia simbolica delle cose: forma e significato dei rituali di consumo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 132–46. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116012.

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L'autrice ripercorre i significati del rituale, che si sono spostati dal campo della religione e del sacro per approdare al campo della cultura e del significato. Č grazie in particolare a Mary Douglas che il rituale si configura come azione simbolica efficace nel dare forma e ordine all'esperienza. Tra i rituali contemporanei, un ruolo di particolare importanza assumono i rituali di consumo, i cui accessori sono merci. I rituali di consumo svolgono un ruolo importante nella gestione del significato e in particolare del cambiamento che investe la vita individuale e collettiva, in modo analogo a quanto avveniva nelle societŕ primitive con i tradizionali riti di passaggio. Nelle societŕ contemporanee ancora molti di questi cambiamenti e rotture, anche traumatiche, non sono chiaramente gestite a livello culturale e collettivo, con il rischio che questi spazi vengano occupati unicamente dal mercato.
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Zorzoli, Giovanbattista. "Cambiamenti climatici e condizionamenti culturali". ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, n.º 1 (julio de 2010): 49–59. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-001004.

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Il confronto di merito sul cambiamento climatico difficilmente riuscirŕ a rimuovere le resistenze al varo di politiche realmente efficaci, se non č affiancato da un'azione contestuale volta a mettere in discussione sia il paradigma dominante sulla desiderabilitŕ comunque dello sviluppo (spesso confuso con la crescita), sia la scarsa consapevolezza dei meccanismi attraverso i quali si forma il consenso scientifico, fattori entrambi determinanti nella formazione del giudizio di merito di chi con maggiore o minore radicalitŕ si oppone a tali politiche.
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Sørensen, Rune J. y Terje P. Hagen. "Local Government without Taxing Authority: A Viable Party Democracy? *". Journal of Public Finance and Public Choice 15, n.º 2 (1 de octubre de 1997): 103–23. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907782860.

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Abstract Un elemento essenziale della democrazia rappresentativa è il controllo elettorale. Si assume che i votanti mantengano responsabili i governi da loro eletti. La democrazia partitica assume che ogni partito politico rappresenti un distinto programma politico. I cambiamenti nella composizione dei consigli eletti dovrebbero influenzare le politiche perseguite. L’elettorato dovrebbe essere al corrente di queste differenze partitiche ed esprimere la sua soddisfazione o insoddisfazione votando a favore di particolari partiti. Comunemente, si asserisce che queste assunzioni sono violate nella democrazia locale. Ricerche empiriche suggeriscono che la composizione partitica delle assemblee locali non ha conseguenze per le politiche locali di spesa.Il governo locale norvegese influenza la composizione dei bilanci locali, non la grandezza del reddito locale. Questa analisi rivela che le preferenze di spesa dei consigli locali divergono a seconda della forza di un partito e che i cambiamenti nella rappresentanza locale dei partiti influenzano le effettive politiche di spesa. In aggiunta, i cittadini sembrano avere una qualche conoscenza dei programmi dei partiti. L’insoddisfazione su particolari servizi locali influenza il loro comportamento elettorale, fenomeno che offre almeno parziale supporto empirico all’ipotesi della responsabilità. Questi riscontri ristabiliscono un modesto grado di coerenza tra la rappresentanza partitica locale, lo schema di spesa del governo locale ed il comportamento elettorale.
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Musarra, Gabriella. "Una nuova dialettica tra il piano e il progetto: i grandi progetti urbani". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 104 (octubre de 2012): 51–73. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104004.

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In risposta ai cambiamenti in corso nei sistemi insediativi e soprattutto alle modifiche che la societŕ manifesta, negli anni Novanta č stato possibile registrare un crescente cambiamento delle politiche urbane; ai problemi di qualitŕ della vita urbana, di deficit infrastrutturale e di servizi, le amministrazioni si trovano a dovere affrontare nuovi problemi che vanno dalla trasformazione della struttura economica delle cittŕ, al rilancio delle cittŕ e della loro capacitŕ attrattiva, al coinvolgimento di nuovi operatori economici e al reperimento di nuove risorse finanziarie per la trasformazione di essa. La riqualificazione nasce, quindi, non solo come azione di recupero e miglioramento dell'esistente, ma anche e soprattutto come processo di innovazione delle tecniche di intervento, delle modalitŕ di progettazione, delle politiche, delle forme di cooperazione e di coinvolgimento delle forze sociali. Nell'ambito delle strategie messe in campo dalle cittŕ per migliorare il proprio posizionamento competitivo, giocano un ruolo particolare i "Grandi Progetti", necessari a formulare programmi di ristrutturazione urbanistica e rigenerazione economica. Il progetto urbano, cosě inteso, non č né un piano urbanistico, né un progetto architettonico. Č uno strumento pragmatico che offre la possibilitŕ di operativitŕ immediata, un modo di intervento che investe gli strumenti di pianificazione e di progettazione e che si adatta ai gradi di certezza o di incertezza del contesto.
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Pietta, Antonella y Marco Bagliani. "Cambiamento climatico e geografia". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 2 (mayo de 2022): 5–10. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13795.

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Il cambiamento climatico rappresenta una problematica di grande attualità e complessità, che riguarda molti ambiti disciplinari diversi. Questo tema ben si presta a riflessioni e letture di tipo geografico, non solo perché il funzionamento del sistema climatico e i suoi squilibri avvengono all'interno di uno spazio, ma soprattutto perché le caratteristiche, le dinamiche e le proprietà che li connotano sono strettamente legate alla dimensione spaziale.Inoltre, gli aspetti territoriali acquistano un'importanza fondamentale quando si analizzano gli impatti derivanti dagli squilibri del sistema climatico, dato che il riscaldamento globale si traduce in conseguenze molto differenti a seconda della scala e del territorio considerato. Anche nello studio delle azioni di contrasto al global warming è importante il ricorso a chiavi di lettura geografica per cogliere le differenti modalità di declinazione delle politiche di mitigazione e di adattamento alle diverse scale spaziali.Il presente numero monografico non ha l'obiettivo di proporre una rassegna esaustiva delle molteplici analisi geografiche del riscaldamento globale, quanto piuttosto mostrare come la prospettiva geografica possa consentire di approfondire in modo innovativo alcuni aspetti delle conoscenze sui cambiamenti climatici.
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Mario Cucciolla, Riccardo. "La perestrojka vista dall'Italia: le lettere degli italiani al segretario generale del Pcus, tra gorbymania e scetticismo". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 171–90. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002009.

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La perestrojka rappresenta una stagione unica in termini di riforme, dibattiti aperti e mobilitazione dei cittadini dal basso. La stessa figura di Gorbacëv divenne molto popolare in quell'opinione pubblica occidentale che si rivolgeva al leader sovietico per chiedere un cambiamento politico, la pace e la conclusione della Guerra Fredda. In Italia, la "gorbymania" si manifestò in migliaia di lettere che politici, scienziati, artisti, ecclesiastici, accademici, o semplici cittadini inviavano al leader sovietico e alla moglie Raisa. La varietà di contenuti, di toni e di critiche furono caratteristiche delle lettere degli italiani. Incoraggiavano le svolte in politica estera, sostenevano il processo di rinnovamento del regime e ne condannavano apertamente i limiti. Il presente articolo vuole esaminare - attraverso le lettere inviate dall'Italia a Michail e Raisa Gorbacëv nel periodo 1988-1989 - la percezione e la risposta attiva degli italiani a quelle trasformazioni in atto in Urss, e offrire un livello analitico transnazionale delle relazioni italo-russe che andava oltre la dimensione istituzionale e coinvolgeva direttamente i singoli individui.
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Natali, Anna y Margherita Russo. "Distretti e politiche industriali. La lezione di Sebastiano Brusco". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (septiembre de 2011): 127–47. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-003006.

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Questo saggio discute due idee fondamentali di politica industriale elaborate da Sebastiano Brusco: i servizi reali a sostegno dei sistemi di imprese; la promozione di cambiamenti diffusi sul piano delle conoscenze e delle relazioni sociali. Nel primo caso i distretti industriali sono destinatari delle politiche, nel secondo sono modello per approcci innovativi di intervento. Con la proposta dei contratti di programma di distretto, infine, i distretti industriali si trasformano in possibili attori delle politiche nazionali per lo sviluppo del Mezzogiorno. Sono passaggi che rispecchiano alcuni dei mutamenti nel paradigma di ricerca e negli interventi di policy dell'ultimo decennio.
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Girotti, Luca. "Da "filologi dell'amministrazione" a "ispiratori del cambiamento": il contributo dell'indagine pedagogica alle politiche educative". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (noviembre de 2020): 410–18. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9502.

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Da molto tempo la pedagogia si interroga rispetto alla sua relazione con la politica, se non altro a motivo della percezione diffusa di non essere considerata come riferimento autorevole nella formulazione delle politiche educative; in particolare, negli ultimi anni, da più parti si è insistito sulla necessità per l'indagine pedagogica di riflettere sul contributo che la ricerca educativa può offrire alle politiche pubbliche in materia di istruzione, formazione e orientamento, a fronte delle rapide trasformazioni che attraversano la società postmoderna e della profonda crisi che sembra attanagliare le agenzie educative e i sistemi formativi. Le argomentazioni svolte pongono in luce il fatto che l'opportunità di chiarire in quali "termini" e a quali "condizioni" la ricerca educativa può essere una risorsa per le politiche pubbliche, la necessità di approfondire, sotto il profilo metodologico, i criteri in ragione dei quali attribuire/giudicare tale funzione e i relativi metodi/strumenti ad essi adeguati e l'esigenza di affrontare interrogativi etici connessi con la relazione fra pedagogia e politica sono questioni di natura complessa fra loro intrinsecamente interconnesse
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Di Palma, Giuseppe. "PARLAMENTO-ARENA O PARLAMENTO DI TRASFORMAZIONE?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 179–201. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016646.

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IntroduzioneIl quesito forse più immediato ed attuale che sorge quando si pensa, oggi, al processo di istituzionalizzazione del Parlamento è se vi siano stati cambiamenti rispetto alla fine degli anni settanta (anni cruciali in tema di istituzionalizzazione), e se questi cambiamenti comportino dei progressi sostanziali nel processo. Cambiamenti ve ne sono stati, come vedremo più avanti. Siccome, però, a parer mio, questi cambiamenti non indicano progressi chiari né permettono estrapolazioni sicure, partirò alla lontana con uno sforzo di riconcettualizzazione — o più modestamente con un tentativo di riformulare in maniera un po’ diversa e magari più convincente analisi già fatte e risapute, ma non sempre condivise.
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Pellegrino, Gianfranco. "Cambiamento climatico e generazioni future". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 39 (enero de 2011): 7–19. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-039001.

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Il saggio introduce le tematiche di questo numero, soffermandosi in particolare sulla rilevanza etica e politica del cambiamento climatico. Dopo una rapida spiegazione dell'effetto serra naturale e artificiale, si ripercorrono le teorie che concepiscono il cambiamento climatico come un problema di giustizia distributiva. Secondo alcuni autori queste teorie non sono sufficienti per dare strumenti adeguati, perché il cambiamento climatico rappresenta un problema etico nuovo, che richiede una strumentazione etica inedita. Il saggio approfondisce alcune delle caratteristiche nuove dell'etica del cambiamento climatico, soprattutto in relazione all'impatto che le scelte presenti avranno sulla qualitÀ della vita delle generazioni future.
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Dondi, Mirco. "L'emittenza privata tra cambiamento sociale e assenza normativa (1976-1984)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 298 (junio de 2022): 278–301. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa1.

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Il saggio analizza la fase nascente delle televisioni private in Italia e l'autonoma evoluzione del sistema televisivo fino al consolidamento dei tre network nazionali Canale 5, Italia 1, Rete 4. I protagonisti di questa fase sono le piccole televisioni private, i grandi editori e i partiti. Le prime stazioni televisive sono spesso destinate a una breve vita, ma rappresentano un interessante fenomeno di costume che apre la strada ai grandi investitori. Sin dall'inizio degli anni Settanta i principali gruppi editoriali Rizzoli, Rusconi, Mondadori ai quali si aggiunge poi Silvio Berlusconi, entrano nell'emittenza televisiva con l'obiettivo di creare emittenti nazionali, un percorso che si compie attraverso strette relazioni con i partiti politici, soprattutto con la Democrazia cristiana e il Partito socialista. In una fase di piena trasformazione, l'assenza di una disciplina normativa, legata a un calcolo politico dei partiti, gioca a favore degli investitori più forti. La trasformazione dell'etere si accompagna a un processo di mutazione antropologica del pubblico, al quale concorre l'influsso della pubblicità. I mutati gusti del pubblico costituiranno un freno alla sistemazione del settore televisivo.
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Mbaku, John M. "Regime Change and the Growth of Government in Africa: An Analysis of Political Succession in Cameroon". Journal of Public Finance and Public Choice 11, n.º 1 (1 de abril de 1993): 29–39. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539590.

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Abstract In questo scritto si tenta di esaminare l’effetto del cambiamento di regime politico sulla crescita del sistema pubblico in Africa, prendendo come punto di riferimento il caso del Cameroon.L’ipotesi sottoposta a verifica è quella secondo cui la successione nel potere politico in sistemi di autocrazia limitata si accompagna ad una espansione nelle dimensioni del settore pubblico. Le stime effettuate, pur confermando l’ipotesi, devono tuttavia essere interpretate con cautela, perché quando al cambiamento di leadership si accompagna un cambiamento ideologico, come il passaggio da una visione pianificatrice ad una liberista o quando un regime militare, pervenuto al potere con la forza, non ha bisogno di acquisire consensi, le dimensioni del settore pubblico potrebbero rimanere invariate o anche ridursi.
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Sterlacchini, Alessandro. "Cambiamento tecnologico, tutela dell'ambiente e politiche pubbliche". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 3 (mayo de 2011): 86–98. http://dx.doi.org/10.3280/pri2010-003011.

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Gainotti, Sabina y Antonio G. Spagnolo. "Test genetici: a che punto siamo in Europa? A margine del Rapporto e delle Raccomandazioni della Commissione Europea sugli aspetti etici, giuridici e sociali dei test genetici". Medicina e Morale 53, n.º 4 (31 de agosto de 2004): 737–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.631.

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Il 6 e 7 maggio 2004 a Bruxelles ha avuto luogo un congresso organizzato dalla Commissione Europea per stimolare la riflessione sulle implicazioni etiche, sociali e giuridiche legate allo sviluppo e all’utilizzo dei test genetici. Gli Autori riferiscono sulle conclusioni di quelle due giornate, dedicate alla lettura ed alla discussione di 25 raccomandazioni proposte da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da politici, accademici, rappresentanti dell’industria e di organizzazioni volontarie di pazienti di vari paesi dell’Unione. La qualità dei test genetici disponibili, l’accuratezza dei loro risultati, le condizioni di accesso ai test e ai trattamenti (soprattutto per le persone con malattie rare), l’utilizzo appropriato dei campioni e dei dati, il consenso informato ed il rispetto della privacy, il counselling genetico pre e post test, il rischio di discriminazioni sulla base del genere e dell’etnia: questi sono solo alcuni dei problemi emersi in sede congressuale. Le 25 raccomandazioni della Commissione Europea si differenziano per certi versi da altri documenti e dichiarazioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda lo “statuto” assegnato ai dati genetici (“eccezionalità” genetica); secondo il Gruppo di lavoro che ha scritto le raccomandazioni l’informazione genetica non è diversa dagli altri dati medici, e dunque dovrebbe essere trattata allo stesso modo. È pur vero però, che i test genetici offrono nuove informazioni e conoscenze che potranno complicare non solo il rapporto tra medico e paziente, ma anche quello tra paziente e familiari. Con l’aumento dei test genetici ci sarà bisogno di riferimenti chiari ed accettabili per tutte le parti coinvolte: medici, pazienti e familiari avranno bisogno di riferimenti per risolvere problemi pratici, per conciliare i vari diritti dei pazienti (ad es. i diritti di sapere o di non sapere, di condividere le informazioni o meno), e doveri dei medici (dovere di mantenere il segreto professionale e proteggere la privacy, ma talvolta anche il dovere di avvertire). Il consenso informato dovrà aiutare le persone a comprendere in modo adeguato tutte le implicazioni di un test, dalle sue possibili conseguenze a livello familiare e sociale, alla classificazione e all’uso dei suoi dati clinici e genetici per le ricerche future. Quando poi l’ “oggetto” di studio non è più il singolo individuo, ma gruppi ristretti di persone (ad es., negli screening genetici), sarà necessario un “consenso di gruppo”, mentre gli studi sulle popolazioni riguarderanno le società in senso lato. Infine rimane un interrogativo importante: tutti questi cambiamenti aumenteranno il livello di costo della sanità? Molti sono gli scenari e gli sviluppi possibili, ma questi non dipendono solo dai progressi della scienza. Per far si che i benefici di queste innovazioni superino i rischi corsi dagli individui e dalla società, sarà importante creare un quadro normativo responsabile, che sappia accompagnare e misurare le varie attività di implementazione dei test genetici, sia a livello dei singoli Stati, sia a livello dell’Unione Europea.
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Bortolotti, Lando. "L'Arno come asse dello sviluppo toscano. Una funzione che si esaurisce". STORIA URBANA, n.º 125 (abril de 2010): 11–33. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125002.

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L'argomento del saggio č il sistema di trasporto delle merci per vie d'acqua interne, fiumi canali e laghi, che faceva capo all'Arno, nel Granducato di Toscana e nel piccolo Stato di Lucca, fra il 1737 e il 1859 cioč nell'epoca dei granduchi Asburgo Lorena. Sono presi in esame l'organizzazione politico-amministrativa, e aspetti geografici e tecnici: l'Arno come confine e/o elemento di unitŕ, le infrastrutture della navigazione, le imbarcazioni; ed anche le politiche condotte dai Lorena, in base ai valori diffusi dall'illuminismo L'importanza del trasporto per via d'acqua cala, anche durante il regno del principe riformatore Pietro Leopoldo. Mancano riforme organiche, gli interventi sono pochi, piů per conservare che per riformare. In realtŕ la preminenza č data alle strade, conformemente alle teorie degli illuministi e agli esempi stranieri. Il cambiamento dei valori, l'eliminazione dei privilegi, dei vincoli e dell'assistenza ai poveri con i prezzi "politici" delle "grasce" porta trasformare il lago di Bientina, e vari decenni dopo quello di Fucecchio, in aree coltivate, a favore del ceto fondiario toscano.
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Musco, Francesco. "Cambiamenti climatici, politiche di adattamento e mitigazione: una prospettiva urbana". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 93 (marzo de 2009): 5–38. http://dx.doi.org/10.3280/asur2008-093001.

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Cavicchioli, Giorgio y Luciana Bianchera. "Introduzione a "La responsabilità in politica" di Bruno". GRUPPI, n.º 1 (julio de 2022): 11–14. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14018.

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Gli autori introducono il saggio di Bruno Vezzani, "La responsabilità in politica", per connetterlo alla formazione, tema del prossimo numero della Rivista. Evidenziano come i cambiamenti attuali influenzano inevitabilmente la formazione, rendendo necessario l'utilizzo di altre epistemologie e di nuovi modi di abitare la polis. Gli autori pongono infine l'accento su quanto il potere delle istituzioni determina e influenza la formazione stessa degli operatori della salute mentale.
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Chiarello, Franco y Lidia Greco. "Territorio e regolazione tra locale e globale: il caso delle politiche di sviluppo italiane". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 40–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118003.

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Questo articolo fa il punto del dibattito sulle politiche di sviluppo in Italia, interrogandosi sul cambiamento della regolazione intervenuto negli ultimi decenni nel nostro Paese, sull'emergere di nuove scalaritŕ e sugli esiti ad esse associate, utilizzando i contributi della sociologia economica e della geografia politica. Il Mezzogiorno č il principale riferimento dell'analisi. Si sostiene che la forte discontinuitŕ introdotta nella politica di sviluppo non č riuscita a contribuire ad una altrettanto forte discontinuitŕ nelle dinamiche economiche del Mezzogiorno. Le difficoltŕ non risiedono tanto nelle caratteristiche interne al modello quanto nella complessitŕ della tensione tra locale e globale. L'articolo suggerisce l'opportunitŕ di tornare a pensare allo sviluppo come ad una questione socio-politica e ad assumere una visione complessiva del problema. Rispetto a questo, č opportuno riconsiderare il ruolo dello Stato.
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Demo, Pedro. "Povertŕ politica". GRUPPI, n.º 2 (octubre de 2010): 47–67. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002007.

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Attraverso la presentazione dei risultati di alcune indagini condotte in Brasile negli ultimi anni da enti diversi, l'autore ci invita a riflettere sul ruolo della conoscenza, l'importanza dell'istruzione e sui meccanismi che contribuiscono a mantenere lo status quo politico e sociale, basato su profonde differenze e sperequazioni. Demo interpreta i dati in modo dialettico e mostra il ruolo centrale che l'educazione, la trasmissione della conoscenza, la formazione personale e le forme di socializzazione rivestono per la crescita di persone (cittadini) libere, autonome e capaci di autodeterminazione. Le percentuali e i valori che Demo ci illustra sono rappresentativi di una realtŕ (fortunatamente) lontana da quella italiana, ma i suoi commenti e suggerimenti offrono spunti di riflessione molto utili per analizzare i cambiamenti in corso nel nostro paese. Il paradigma proposto puň essere, infatti, utilizzato per spiegare le forme carenti, o del tutto insufficienti, di "cittadinanza" che si realizzano nei cosiddetti "Sud del mondo".
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Gualmini, Elisabetta. "APPRENDIMENTO E CAMBIAMENTO NELLE POLITICHE PUBBLICHE. IL RUOLO DELLE IDEE E DELLA CONOSCENZA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, n.º 2 (agosto de 1995): 343–70. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023601.

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IntroduzioneLe più recenti direzioni di ricerca nell'ambito dell'analisi delle politiche pubbliche rivelano un interesse sempre più marcato verso lo studio delle componenti cognitive del fenomeno politico: le idee e gli assunti normativi che informano l'azione dei decisori pubblici1. Un'ampia letteratura, di prevalente origine anglosassone, si è sviluppata intorno al concetto dipolicy learning, inteso come processo di revisione degli obiettivi e degli strumenti contenuti nei programmi pubblici, nonché delle premesse di valore a cui essi rimandano, in risposta agli errori cumulati nell'esperienza passata, all'acquisizione di nuove informazioni e all'innescarsi di logiche imitative. Più in dettaglio, si individuano tre tematiche salienti intorno alle quali pare meritorio interrogare questa letteratura: la possibilità di spiegare il cambiamento nelle politiche pubbliche accostando alle variabili strutturali, prevalentemente riconducibili alla fenomenologia del potere e del conflitto, le dimensioni cognitive da cui esse non possono prescindere; il riconoscimento della rilevanza della conoscenza e della circolazione delle idee non solo come fonti di innovazione, ma comeframesentro cui la formulazione stessa dei problemi dipolicy, la loro salienza e la loro trattabilità vengono costruite socialmente; l'accettazione dell'indeterminatezza causale e dell'ambiguità strutturale nella descrizione (e spiegazione) del rapporto tra attori, problemi e soluzioni.
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Clň, Alberto. "Lo sterile dibattito sulla nuova strategia energetica". ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, n.º 1 (abril de 2012): 9–18. http://dx.doi.org/10.3280/efe2012-001002.

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I Governi italiani hanno spesso proposto misure di politica energetica per il Paese, sebbene raramente si siano avuti effetti significativi. Recentemente il Governo italiano ha auspicato un passaggio dal concetto di politica e quello di "strategia energetica nazionale", i cui contenuti e metodi evidenziano gli stessi limiti che hanno portato all'insufficienza delle precedenti politiche. L'articolo pertanto mette in evidenza criticamente le ragioni del fallimento dei precedenti tentativi di definizione di una politica energetica nazionale e dello sterile dibattito sulla nuova strategia. Evidenzia, al contrario, la necessitŕ di rispettare alcuni aspetti metodologici che possono favorirne il successo: la necessitŕ di una maggiore specificitŕ delle misure, il ricorso all'analisi costi-benefici per identificare i trade-off tra le alternative, l'identificazione degli obiettivi prioritari e delle responsabilitŕ delle diverse istituzioni. Le sfide poste dai cambiamenti del contesto geopolitico, economico ed ambientale odierni rendono tale metodologia ancora piů urgente. Focalizzandosi successivamente sul tema degli obiettivi di una politica energetica, l'articolo ne identifica quattro (ambiente, competitivitŕ, sicurezza e crescita) e suggerisce l'apporto che alcune misure possono portare al raggiungimento degli stessi.
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