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Tesis sobre el tema "Cambiamenti politici"

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ESPOSITO, MATTEO. "MILJENKO SMOJE: IL CRONISTA DI SPALATO, OVVERO IL RAPPORTO TRA PERIFERIA E CENTRO TRA CAMBIAMENTI STORICI, POLITICI E DI MENTALITÀ". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/165037.

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Resumen
The purpose of this study is to examine the Miljenko Smoje’s literary world. First of all I analyzed the particularities of Split, the city where the author lived all his life long. To better understand the mentality of the people living there I decided to follow three main paths: the historical, the geographical, and the cultural one. Infact without a deep comprehension of the culture it is even impossible to really understand the smojan work. I have focussed the attention on the concept of conflict, considered as a purposeful and inclusive attitude recognized not only in spalatian mentality, but even in all Mediterranean area. Then I described the history of spalatian dialectal literature since Marko Uvodić Splićanin till feralovci. This part of the study has been dedicated in particular to the poetics analysis of the considered authors. Finally I analyzed Miljenko Smoje’s life and work, firstly across its biography and secondly by a careful study of the most important literary works such us Naše Malo misto (Our Little place) and Velo misto (Big place). In this last part of the study I wanted to demonstrate the importance of Smoje’s work inside the cultural and literary develop not only of Split, but of Croatia and Yugoslavia in general, emphasizing and underling that the use of medias (newspapers and television) have contributed to the success of this author, very popular, but still really undiscovered and poorly studied by Croatian critics.
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Faggioni, Maria Stella <1988&gt. "Cambiamenti Climatici ed Energie Rinnovabili: L'Agricoltura Veneta verso le Bioenergie". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5258.

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Resumen
Il continuo rilascio di gas serra, soprattutto in seguito ad attività antropiche, sta accentuando il fenomeno dei cambiamenti climatici; l’emissione di queste sostanze nell’atmosfera sta provocando una serie di effetti quali il riscaldamento globale ed anomalie come l’aumento della frequenza delle precipitazioni intense, temperature sopra la media, calamità e fenomeni naturali, estati eccezionalmente calde, tutte conseguenze dei cambiamenti climatici. Questo fenomeno ha un impatto non irrilevante su diversi settori economici, tra tutti quello che più ne risente è l’agricoltura, dipendendo fortemente dai regimi climatici. Tra le conseguenze in questo settore, le più evidenti sono l'aleatorietà della produzione, la modifica del calendario stagionale, effetti su qualità dei prodotti e perdite di produzione. Tuttavia anche il settore primario ha un ruolo di responsabilità nei confronti dei cambiamenti climatici, in quanto contribuisce all'emissione di gas serra nell'atmosfera ed in alcuni casi è responsabile di processi di deforestazione . L’agricoltura può però decidere di adattarsi ai cambiamenti del clima riducendone gli effetti o può decidere di attuare una strategia di mitigazione per combattere il fenomeno, riducendo il proprio contributo in termini di emissioni (agricoltura biologica) e contribuendo alla diffusione delle energie rinnovabili su ampia scala (biomassa). Nella lotta ai cambiamenti climatici si sta puntando alle energie rinnovabili dando molto rilievo all'utilizzo dei biocarburanti, il loro aumento di domanda sta però creando un clima di competizione tra settore agro-alimentare ed energetico, per quanto riguarda l’utilizzo delle terre, delle risorse idriche e dei prodotti agricoli. Le colture energetiche stanno prendono il posto di quelle agricole e stanno facendo crescere il prezzo di queste materie prime. Anche l’agricoltura veneta sta risentendo dei cambiamenti del clima, con perdite di produzione e bilanci negativi. Tra le tendenze in atto nella regione, anche qui si rivolge attenzione e risorse alle colture energetiche e alla produzione di energia rinnovabile, da materie prime derivanti dal settore agricolo o materie prodotte dagli stessi attori del settore primario. In agricoltura è quindi in aumento la coltivazione di colture energetiche, per ottenere così materie prime per energia rinnovabile, considerata tra le possibili soluzioni al fenomeno dei cambiamenti climatici; É importante però valutarne gli aspetti critici e la convenienza in termini di effetti ambientali ed economici , visto l’importanza che questa tendenza dell’agricoltura verso le colture energetiche sta assumendo in Veneto, ma anche nel mondo.
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3

Vanni, Alice <1992&gt. "Cambiamento climatico e Paesi MENA: COP21, attori e politiche". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13320.

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Resumen
Partendo dalla COP21, contestualizzerò la questione del Cambiamento Climatico in alcuni Paesi Arabi della zona MENA (Medio Oriente e Nord Africa) analizzando le problematiche ambientali, gli attori responsabili nella loro gestione e le politiche ambientali che ne sono conseguite con focus nel settore energetico. Dopodiché analizzerò un Paese della zona, ovvero l’Arabia Saudita, un caso molto particolare ed interessante. Infine, tratterò il ruolo rinnovato della Cina nella diplomazia energetica relativa alla zona MENA.
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Dell'Era, Filippo <1990&gt. "Cambiamento nelle politiche agricole giapponesi? Analisi delle trattative del TPP". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5563.

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Resumen
In questa tesi si cercherà di analizzare se un’eventuale adesione al TPP sia negativa per l’agricoltura e la politica agricola giapponese. Il primo capitolo avrà lo scopo di riassumere brevemente le peculiarità della politica agricola giapponese. Si analizzerà l’organizzazione della Nokyo e come questa sia stata fondamentale per la mobilitazione elettorale, creando così un forte legame con il Jiminto e con il Ministro dell’agricoltura (MAFF). Verrà esaminato inoltre come la riforma elettorale del ‘94, quella amministrativa del ’99 e la liberalizzazione finanziaria, abbiano indebolito il potere della Nokyo e la sua influenza sui governi. Il secondo capitolo avrà l’obiettivo di descrivere sinteticamente i cambiamenti della politica agricola giapponese nel tempo. Cercando di capire se la decisione di aderire al TPP sia un fatto isolato oppure il risultato di un cambiamento già in atto della politica agricola giapponese. Il terzo capitolo intende fornire un’analisi del processo di liberalizzazione del mercato agricolo giapponese. Partirà dall’adesione al GATT, analizzandone i punti critici per l’agricoltura giapponese. Si soffermerà sul cambio di politica estera giapponese, basato dalla sottoscrizione di FTA, ed analizzerà come i prodotti agricoli vengono trattati in questi accordi e che impatto hanno avuto sull’agricoltura giapponese. Il quarto capitolo si concentrerà invece sul TPP. Fornirà una cronologia dell’evoluzione delle trattative per l’adesione al TPP dal governo Minshuto fino ad oggi col secondo governo Abe, si sottolineerà quali fattori hanno spinto il governo Abe ad iniziare le trattative. Si concentrerà in particolare sul TPP nell’ambito agricolo, analizzando in che modo potrebbe influenzare l’agricoltura giapponese e come i paesi già aderenti al TPP abbiano trattato i prodotti agricoli più sensibili. In seguito, esaminerà le posizioni dei principali partiti politici sul tema del TPP, approfondirà le ragioni dell’opposizione all’adesione, e la posizione della Nokyo. Infine si vedrà come si è evoluta l’idea del Jiminto passando da una posizione di opposizione al TPP ad una posizione favorevole, creando del dissenso all’interno del partito stesso. Nelle conclusioni cercherò di valutare se secondo quanto raccolto nei capitoli precedenti, un’adesione al TPP sia veramente negativa per l’agricoltura e la politica agricola giapponese.
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Minet, Marco <1994&gt. "Il ruolo delle città nella lotta al cambiamento climatico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18353.

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Le città sono sia una delle principali cause del cambiamento climatico, sia una soluzione. Dalle prime scoperte della relazione tra i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera e la temperatura media globale sono passati diversi decenni prima che la politica internazionale si iniziasse a preoccupare della pericolosità per l'ambiente di un incremento della temperatura. Tuttavia, è chiaro come i trattati internazionali abbiano finora fallito nel raggiungere i propri obiettivi. In questa cornice, si sono inserite le città. Le aree urbane ospitano la maggior parte della popolazione del pianeta, e il cambiamento climatico influisce direttamente sulla vita dei cittadini. La crescita della popolazione mondiale, a cui si affianca un elevato tasso di urbanizzazione, rende le città particolarmente vulnerabili. A ciò si aggiunge il fatto che le maggiori città del mondo sorgono in zone costiere, a rischio inondazione. Negli ultimi anni, le città sono riuscite ad inserirsi al fianco degli Stati nazionali e ad essere attori chiave nelle conferenze internazionali. Si pone tuttavia un problema di finanziamento per la costruzione di infrastrutture resilienti. A tale difficoltà si aggiunge il tema della governance. Spesso, le città sono in mancanza sia di risorse economiche che tecniche. I vari livelli di governo devono perciò collaborare affinché ogni realtà locale possa attuare le politiche climatiche migliori per il proprio territorio.
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Rossetto, Francesco <1993&gt. "L'impatto del cambiamento climatico sull'economia statunitense: un'analisi macroeconomica e finanziaria". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10779.

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In questa tesi si vuole analizzare quale sia l'effetto del cambiamento climatico sull'economia statunitense. Si procede con uno studio di carattere macroeconomico e finanziario. L'analisi macroeconomica vuole dimostrare la presenza di un incidenza dell'aumento della temperatura sui consumi, investimenti e PIL. L'analisi finanziaria invece, vuole osservare gli effetti del global warming sui diversi settori di mercato.
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Sinigaglia, Giorgia <1992&gt. "Il ruolo delle città nelle politiche di contrasto al Cambiamento Climatico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14706.

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Inizialmente si spiegherà come la questione ambientale sia entrata a far parte della politica degli stati fino a diventare argomento di discussione a livello internazionale. Attraverso le Conferenze delle Parti, l’ONU ha promosso il dibattito per far sì che le nazioni prendessero impegni seri e ambiziosi per affrontare il Cambiamento Climatico. Spesso però gli accordi firmati sono divenuti inefficaci a causa di obiettivi troppo generali e del ritiro di alcuni stati dopo la firma. L’alternanza delle forze politiche al governo delle nazioni e le diverse visioni delle priorità politiche, sovente, ostacolano la realizzazione degli impegni presi internazionalmente; questo spinge i governi locali a farsi avanti come primi agenti per il contrasto al Cambiamento Climatico. Le città sono sede della maggioranza della popolazione mondiale, l’inquinamento dell’aria e i problemi di mobilità sono dunque alcune delle situazioni che le amministrazioni locali si trovano a dover gestire tutti i giorni. Negli ultimi anni alcuni governi municipali hanno creato dei networks per scambiare informazioni, conoscenze e tecnologie, per aiutarsi a far fronte a tali problematiche e per promuovere la mitigazione e l’adattamento al Cambiamento Climatico. Queste reti di città sono esempi rilevanti che dimostrano l’importanza della collaborazione interstatale e la necessità di un dialogo tra governo nazionale e autorità locali affinché si contrasti in maniera immediata ed efficace quest’emergenza ambientale.
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Bompan, Emanuele <1981&gt. "Il cambiamento climatico in Italia. Istituzioni scientifiche, politica e discorso pubblico (1988-2012)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6471/1/Emanuele_bompan.pdf.

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Resumen
La tesi di dottorato ivi presentata si pone come obbiettivo la ricostruzione come questo sapere scientifico (la scoperta del cambiamento climatico antropico sostanziata dalla comunità scientifica di 190 paesi) ha influenzato la ricerca, la politica e il discorso pubblico nel nostro paese, l'italia. Il titolo è indicativo quando riassuntivo: Il cambiamento climatico in Italia. Istituzioni scientifiche, politica e discorso pubblico (1988-2012). Esso definisce in maniera puntuale i temi che si tratteranno: una genealogia di fenomeni storici, politici, culturali nati in nuce alla scoperta di questo cambiamento che influenzerà in maniera determinante il modo in cui viviamo, l'ambiente intorno a noi, i modelli di sviluppo, la sicurezza del nostro abitare, la forma delle nostre città. In ogni paese questa complessa scoperta ha avuto impatti differenti, un portato differente sulla ricerca e sullo sviluppo economico. Quello che in queste pagine si tenta di analizzare è come l'Italia ha assimilato il discorso del cambiamento climatico , in continua evoluzione date le sue infinite ramificazioni, e come ha reagito a livello politico e di ricerca.
How we have started talking about climate change? How policies has been shaped? How research has forced institutions and policy makers to act to cut greenhouse emission? The aim of this PhD dissertation is to trace the genealogy of the issue of climate change in Italy, in research institutions, politics and the public discourse. The author will analyze how research on anthropic climate change- related topics has arise, what measure has been taken from italian politicians, what role newspapers have played in forming the public opinion, which role has played the civil society in stressing the relevance of this phenomena. In particular the thesis use the archive of Umberto Colombo, president of ENEA, ministerial documents, and newspapers' archive, to reconstruct the history of science, politics and public discourse from 1998 to 2012.
No Avalaible
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Bompan, Emanuele <1981&gt. "Il cambiamento climatico in Italia. Istituzioni scientifiche, politica e discorso pubblico (1988-2012)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6471/.

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Resumen
La tesi di dottorato ivi presentata si pone come obbiettivo la ricostruzione come questo sapere scientifico (la scoperta del cambiamento climatico antropico sostanziata dalla comunità scientifica di 190 paesi) ha influenzato la ricerca, la politica e il discorso pubblico nel nostro paese, l'italia. Il titolo è indicativo quando riassuntivo: Il cambiamento climatico in Italia. Istituzioni scientifiche, politica e discorso pubblico (1988-2012). Esso definisce in maniera puntuale i temi che si tratteranno: una genealogia di fenomeni storici, politici, culturali nati in nuce alla scoperta di questo cambiamento che influenzerà in maniera determinante il modo in cui viviamo, l'ambiente intorno a noi, i modelli di sviluppo, la sicurezza del nostro abitare, la forma delle nostre città. In ogni paese questa complessa scoperta ha avuto impatti differenti, un portato differente sulla ricerca e sullo sviluppo economico. Quello che in queste pagine si tenta di analizzare è come l'Italia ha assimilato il discorso del cambiamento climatico , in continua evoluzione date le sue infinite ramificazioni, e come ha reagito a livello politico e di ricerca.
How we have started talking about climate change? How policies has been shaped? How research has forced institutions and policy makers to act to cut greenhouse emission? The aim of this PhD dissertation is to trace the genealogy of the issue of climate change in Italy, in research institutions, politics and the public discourse. The author will analyze how research on anthropic climate change- related topics has arise, what measure has been taken from italian politicians, what role newspapers have played in forming the public opinion, which role has played the civil society in stressing the relevance of this phenomena. In particular the thesis use the archive of Umberto Colombo, president of ENEA, ministerial documents, and newspapers' archive, to reconstruct the history of science, politics and public discourse from 1998 to 2012.
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Marangoni, Silvia <1990&gt. "Evoluzione del network portuale e cambiamenti del waterfront urbano. Il caso di Durban". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5524.

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Resumen
From the 1970s on, the structure and connections of the port city changed substantially due to many different factors, as the availability of new IT and naval and communication technologies, globalisation, climate change, and others. The scholar Brian Hoyle developed a model of the evolution of the city-port interface in chronological phases based on these factors. The thesis will start from this base theory and then move to an analysys of the revitalisation process which is considered the end of the evolutionary series of steps. After this, a question will then be considered to be answered: Is revitalisation really the final stage of the relationships between port and city? Or are we entering a new phase in waterfront development? Hoyle himself more recently considered the beginning of a new stage in his model in which port and city re-build their funcional relations and interdependencies. This stage will be analysed through the theory of Adalberto Vallega, calling for a more intergrated and sustainable coastal management. At this point we will discover how climate change and globalisation in particular affected the global system and thus also the most common global connection nodes, city-ports. The importance of new approaches in the triangular relation city-port-industry will be highlighted. Vallega points out that in this highly globalised system it is important for the waterfront to regain it’s gateway functions too, to become again a central place, an attraction area, easy to insert in the international and regional economic and trade links. From this point, we will consider another theory by Van Klink about entering the phase of a port network, through which we will unravel the complex structure and network of today’s big ports and why it is so important to achieve a great integration and cooperation in the management of all port resources, human, financial, and material. Three different typologies of port network will be outlined and we will conclude with the new role of the port authority within this complex system. The thesis then move to the second and third chapters in which we analyse and sketch out our case study, namely the Port of Durban as a port network and its revitalisation, trying to seize its specificities and unique features. In the second chapter we start with a panoramic view of the port structure and evolution in history. Then, two attempts of integrated management will be outlined. Moreover, a recent project for a new container terminal will be described: the Durban Dig-out Port. To conclude this second part of the thesis an attempt will be made to analyse the network of South African ports outlining a study by the scholar Theo Notteboom, about setting a new network structure for container terminals in South Africa. We will discover that these changes in the structure of the container port system in South Africa could result in a higher competition between the Suez route and the Cape route by 2020. In the third chapter we will be focusing specifically on the revitalisation process in Durban, which was peculiar compared to other African ports, beacause the port and city functions remained connected and interdependent. After an introduction on revitalisation in South African ports, the Durban Point Development (DPD) project will be described in all its features, trying to understand the benefits it wants to bring to the city-port life. Also, we will then discuss the main issues that the revitalization process in Durban brought about and we will describe the final layout of the DPD Project. In the final part of the thesis we will try to forecast some future possible developments for the revitalisation process in Durban.
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Pagliacci, Francesco <1983&gt. "Il cambiamento della ruralità nell'Unione Europea. Tipologie, evoluzione e risposte alle politiche". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6022/1/Pagliacci_Francesco_tesi.pdf.

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Resumen
Obiettivo del lavoro è migliorare la lettura della ruralità europea. A fronte delle profonde trasformazioni avvenute, oggi non è più possibile analizzare i territori rurali adottando un mero approccio dicotomico che semplicemente li distingua dalle città. Al contrario, il lavoro integra l’analisi degli aspetti socio-economici con quella degli elementi territoriali, esaltando le principali dimensioni che caratterizzano le tante tipologie di ruralità oggi presenti in Europa. Muovendo dal dibattito sulla classificazione delle aree rurali, si propone dapprima un indicatore sintetico di ruralità che, adottando la logica fuzzy, considera congiuntamente aspetti demografici (densità), settoriali (rilevanza dell’attività agricola), territoriali e geografici (accessibilità e uso del suolo). Tale tecnica permette di ricostruire un continuum di gradi di ruralità, distinguendo così, all’interno dell’Unione Europea (circa 1.300 osservazioni), le aree più centrali da quelle progressivamente più rurali e periferiche. Successivamente, attraverso un’analisi cluster vengono individuate tipologie di aree omogenee in termini di struttura economica, paesaggio, diversificazione dell’attività agricola. Tali cluster risentono anche della distribuzione geografica delle aree stesse: vengono infatti distinti gruppi di regioni centrali da gruppi di regioni più periferiche. Tale analisi evidenzia soprattutto come il binomio ruralità-arretratezza risulti ormai superato: alcune aree rurali, infatti, hanno tratto vantaggio dalle trasformazioni che hanno interessato l’Unione Europea negli ultimi decenni (diffusione dell’ICT o sviluppo della manifattura). L’ultima parte del lavoro offre strumenti di analisi a supporto dell’azione politica comunitaria, analizzando la diversa capacità delle regioni europee di rispondere alle sfide lanciate dalla Strategia Europa 2020. Un’analisi in componenti principali sintetizza le principali dimensioni di tale performance regionale: i risultati sono poi riletti alla luce delle caratteristiche strutturali dei territori europei. Infine, una più diretta analisi spaziale dei dati permette di evidenziare come la geografia influenzi ancora profondamente la capacità dei territori di rispondere alle nuove sfide del decennio.
This work is aimed at providing a better analysis about EU rural areas. Lately, those regions have widely changed: thus, a dichotomous approach, simply distinguishing rural areas from cities, cannot take into account the increasing complexity affecting EU regions. Actually, the research is based on a multidimensional approach, by including within the analysis both socio-economic and geographical characteristics. Moving from the wide debate on the classification of rural areas, a comprehensive rurality index is computed by applying fuzzy logic to the whole set of EU regions (about 1,300 observations). This continuous index highlights the different extents of rurality, according to demographic aspects (e.g., density), economic features (e.g., relevance of the agricultural sector) and geographical characteristics (e.g., accessibility and remoteness). Then, a cluster analysis is applied. According to the regional economic structure, the diversification of the agricultural activities and the land use characteristics, homogeneous clusters are identified. They are also geographically defined. Actually, some groups of more central rural regions have taken advantage from the major transformations having affected the EU (e.g., the improvement in the ICT, the diffusion of manufacturing activities across rural areas,…). Thus, the link between rurality and underdevelopment can be considered almost outdated. Lastly, some tools for the analysis of the EU political actions are provided. The regional performance in achieving Europe 2020 Strategy targets is analysed. First, this performance at the regional level is summed up by adopting a principal component analysis. Then, the main results are linked with the comprehensive rurality index and the main evidences from the cluster analysis. Moreover, this performance is also analysed according to an exploratory spatial data analysis approach. Actually, geography still affects the way each region faces the new challenges for the next decade.
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Pagliacci, Francesco <1983&gt. "Il cambiamento della ruralità nell'Unione Europea. Tipologie, evoluzione e risposte alle politiche". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6022/.

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Obiettivo del lavoro è migliorare la lettura della ruralità europea. A fronte delle profonde trasformazioni avvenute, oggi non è più possibile analizzare i territori rurali adottando un mero approccio dicotomico che semplicemente li distingua dalle città. Al contrario, il lavoro integra l’analisi degli aspetti socio-economici con quella degli elementi territoriali, esaltando le principali dimensioni che caratterizzano le tante tipologie di ruralità oggi presenti in Europa. Muovendo dal dibattito sulla classificazione delle aree rurali, si propone dapprima un indicatore sintetico di ruralità che, adottando la logica fuzzy, considera congiuntamente aspetti demografici (densità), settoriali (rilevanza dell’attività agricola), territoriali e geografici (accessibilità e uso del suolo). Tale tecnica permette di ricostruire un continuum di gradi di ruralità, distinguendo così, all’interno dell’Unione Europea (circa 1.300 osservazioni), le aree più centrali da quelle progressivamente più rurali e periferiche. Successivamente, attraverso un’analisi cluster vengono individuate tipologie di aree omogenee in termini di struttura economica, paesaggio, diversificazione dell’attività agricola. Tali cluster risentono anche della distribuzione geografica delle aree stesse: vengono infatti distinti gruppi di regioni centrali da gruppi di regioni più periferiche. Tale analisi evidenzia soprattutto come il binomio ruralità-arretratezza risulti ormai superato: alcune aree rurali, infatti, hanno tratto vantaggio dalle trasformazioni che hanno interessato l’Unione Europea negli ultimi decenni (diffusione dell’ICT o sviluppo della manifattura). L’ultima parte del lavoro offre strumenti di analisi a supporto dell’azione politica comunitaria, analizzando la diversa capacità delle regioni europee di rispondere alle sfide lanciate dalla Strategia Europa 2020. Un’analisi in componenti principali sintetizza le principali dimensioni di tale performance regionale: i risultati sono poi riletti alla luce delle caratteristiche strutturali dei territori europei. Infine, una più diretta analisi spaziale dei dati permette di evidenziare come la geografia influenzi ancora profondamente la capacità dei territori di rispondere alle nuove sfide del decennio.
This work is aimed at providing a better analysis about EU rural areas. Lately, those regions have widely changed: thus, a dichotomous approach, simply distinguishing rural areas from cities, cannot take into account the increasing complexity affecting EU regions. Actually, the research is based on a multidimensional approach, by including within the analysis both socio-economic and geographical characteristics. Moving from the wide debate on the classification of rural areas, a comprehensive rurality index is computed by applying fuzzy logic to the whole set of EU regions (about 1,300 observations). This continuous index highlights the different extents of rurality, according to demographic aspects (e.g., density), economic features (e.g., relevance of the agricultural sector) and geographical characteristics (e.g., accessibility and remoteness). Then, a cluster analysis is applied. According to the regional economic structure, the diversification of the agricultural activities and the land use characteristics, homogeneous clusters are identified. They are also geographically defined. Actually, some groups of more central rural regions have taken advantage from the major transformations having affected the EU (e.g., the improvement in the ICT, the diffusion of manufacturing activities across rural areas,…). Thus, the link between rurality and underdevelopment can be considered almost outdated. Lastly, some tools for the analysis of the EU political actions are provided. The regional performance in achieving Europe 2020 Strategy targets is analysed. First, this performance at the regional level is summed up by adopting a principal component analysis. Then, the main results are linked with the comprehensive rurality index and the main evidences from the cluster analysis. Moreover, this performance is also analysed according to an exploratory spatial data analysis approach. Actually, geography still affects the way each region faces the new challenges for the next decade.
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Ongaro, Giovanna <1987&gt. "Modelli di Welfare. Gli effetti dei cambiamenti demografici sulle politiche sociali in Europa e in Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3333.

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CAPOGROSSI, Chiara. "Prezzi edonici e cambiamenti nella qualità dei prodotti. Un'analisi statistica per il mercato automobilistico italiano". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2007. http://hdl.handle.net/11566/242510.

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Ferretto, Anna <1992&gt. "Cina e cambiamento climatico: l'Accordo di Parigi e il Tredicesimo Piano Quinquennale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10550.

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Il cambiamento climatico è una delle questioni di maggiore importanza del nostro secolo. Con lo sviluppo capitalistico si sono generati forti impatti negativi sul clima, che si manifestano ad oggi in maniera evidente, come inverni sempre meno freddi, mancanza di precipitazioni, desertificazione, eventi atmosferici estremi. I paesi industrializzati sono i principali responsabili di questo cambiamento climatico, tuttavia la responsabilità dei paesi in via di sviluppo sta gradualmente aumentando. Uno tra questi è la Cina: oggi la più grande nazione in via di sviluppo ed il più grande emettitore di anidride carbonica. La Repubblica popolare cinese rappresenta dunque un punto cardine tra i partecipanti alle politiche climatiche mondiali sia in termini economici, sia in termini ecologici. Il presente elaborato analizza la posizione della Cina nell'ambito del cambiamento climatico a partire dal periodo post-attuazione del protocollo di Kyoto all'entrata in vigore del nuovo accordo di Parigi del 2016.
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MASSETTI, EMANUELE. "Saggi sull'economia della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/502.

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Resumen
La prima parte della Tesi si occupa dello studio delle strategie di investimento ottime nel settore energetico e in ricerca e sviluppo, nell'ambito di politiche di stabilizzazione dei gas serra nell'atmosfera. La seconda parte tratta invece metodi per la quantificazione degli impatti economici dei cambiamenti climatici sul settore agricolo, considerando tutte le possibilità di adattamento.
The first part of the Thesis discusses optimal investment strategies in the energy sector and in R&D for knowledge advancements to stabilize atmospheric concentrations of GHG. The second part deals instead with the measurement of impacts of climate change on agriculture considering all possible adaptation options.
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MASSETTI, EMANUELE. "Saggi sull'economia della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/502.

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La prima parte della Tesi si occupa dello studio delle strategie di investimento ottime nel settore energetico e in ricerca e sviluppo, nell'ambito di politiche di stabilizzazione dei gas serra nell'atmosfera. La seconda parte tratta invece metodi per la quantificazione degli impatti economici dei cambiamenti climatici sul settore agricolo, considerando tutte le possibilità di adattamento.
The first part of the Thesis discusses optimal investment strategies in the energy sector and in R&D for knowledge advancements to stabilize atmospheric concentrations of GHG. The second part deals instead with the measurement of impacts of climate change on agriculture considering all possible adaptation options.
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De, Navasquez Silvia <1994&gt. "Cambiamento climatico e migrazioni forzate da una prospettiva legale, geopolitica e sociale internazionale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14913.

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Il presente elaborato nasce dall’idea di approfondire due tematiche che sono diventate dominanti negli ultimi anni a livello internazionale: il cambiamento climatico e i fenomeni migratori. Queste due condizioni, che a primo impatto potrebbero risultare indipendenti, sono in realtà strettamente collegate. Lo scopo di questa tesi di laurea magistrale è pertanto quello di avvalorare questa affermazione, analizzando gli aspetti che concernono questi temi da tre diverse prospettive: quella legale, quella geopolitica e quella sociale. A partire dagli orientamenti giuridici, nello specifico le normative europee ed internazionali, l’intento è di esaminare l’attuale situazione ambientale e le previsioni che sono alla base delle COP, dei diversi Protocolli e dell’Agenda 2030. Ci si sofferma poi sulle conseguenze del cambiamento climatico, con un focus che tocca diversi paesi da una prospettiva geopolitica, introducendo successivamente i temi di equità e di climate justice. L’elaborato si conclude analizzando una delle più incombenti conseguenze del riscaldamento globale, le migrazioni forzate: oltre a raffrontare le diverse normative vigenti, si esamineranno gli esiti riscontrabili nelle tematiche di gestione e ricezione dei flussi migratori. Per la stesura della tesi, le fonti maggiormente adoperate sono pubblicazioni internazionali e normative europee ed extraeuropee. Sono inoltre esaminate interviste e reportage che toccano i temi di migrazioni ambientali ed accoglienza. Sono dunque riportate tematiche affrontate e rielaborate durante corsi universitari e di formazione online, incentrati sul cambiamento climatico, sull’Agenda 2030 e sui migranti in contesto italiano ed internazionale.
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Arcangeli, Leonardo <1993&gt. "L'evoluzione e il cambiamento della politica estera giapponese dalla Guerra Fredda alla Guerra in Iraq". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15627.

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La politica estera giapponese, dal punto di vista dello studio delle relazioni internazionali, è sempre risultata peculiare poiché lo Stato sin dalla Seconda Guerra Mondiale ha ripudiato la guerra così come riportato nella sua stessa Costituzione rendendolo un caso peculiare nella disciplina. Nel corso degli anni della Guerra Fredda e dopo la sua conclusione però, lo Stato asiatico è riuscito a ritagliarsi un proprio ruolo nel mondo grazie proprio al suo pacifismo utilizzando le proprie risorse per la crescita economica e commerciale piuttosto che dell’esercito; utilizzando quindi metodi alternativi a quelli delle Superpotenze prima e delle Nazioni più potenti poi il Giappone è infine diventato la seconda potenza economica mondiale negli anni ’90. L’obiettivo di questo studio è evidenziare come la politica estera del Giappone, specialmente in relazione con gli Stati Uniti, si sia evoluta utilizzando la propria situazione particolare in ambiti economici e diplomatici fino a raggiungere un drastico cambiamento in concomitanza con la Guerra del Golfo, primo evento nella storia giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale in cui esso ha dispiegato forze militari all’estero senza la presenza di una risoluzione delle Nazioni Unite contraddicendo quindi per certi versi la propria Costituzione. La ricerca si è sviluppata analizzando vari scritti in materia riguardo il tema concentrandosi su punti quali: lo sviluppo e il ruolo delle Forze di Auto-Difesa, ovvero quelle che possono essere considerate l’esercito del Giappone; il ruolo del gaiatsu, la pressione esterna nei confronti del Paese -specialmente quella statunitense-; il ruolo che Tokyo ha assunto e sta assumendo nel nuovo contesto internazionale nato dalla fine della Guerra Fredda e il rapporto speciale che il Giappone ha avuto con gli Stati Uniti diplomaticamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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Basso, Lorena <1991&gt. "L'accordo di Parigi e il ruolo delle città nella sfida contro il cambiamento climatico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14264.

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Il cambiamento climatico è uno dei problemi più urgenti del XXI secolo. Proprio per la sua portata globale, esso preme sempre più insistentemente sull’agenda dei governi di tutto il mondo, i quali però, continuano a dare risposte tutt’altro che efficienti. Organizzata attorno all’interazione tra gli Stati all’interno del sistema delle Nazioni Unite, la governance globale del clima ha preso le sembianze di una sequenza di meeting e di convention internazionali (tendenzialmente a cadenza annuale) che insieme hanno generato solo mere aspirazioni d’intenti, scadenze disattese e accordi inconcludenti e inefficaci. Se il regime climatico internazionale dovesse continuare su questa strada, sarà difficile immaginare un percorso di riduzione delle emissioni di gas serra, suggerito come necessario dalla comunità scientifica. Pertanto, dato lo scarso risultato profilato dagli sforzi intrapresi a livello internazionale, si è palesata, e la Conferenza delle Parti di Parigi ne è testimone, l’esigenza da parte di una serie di attori sub e non-statali di intervenire, creando, per l’appunto, un nuovo spazio di opportunità e di sperimentazione (sia in termini di mitigazione che in termini di adattamento e resilienza) al fine di far fronte al problema climatico. Questa nuova ondata di esperienze, portata avanti da organizzazioni non governative, aziende del settore privato, multinazionali, provincie e città, costituisce la fonte di dinamismo e innovazione all’ampio sistema della governance climatica globale. In questa sede vedremo come le città si stanno prodigando per la causa e come, con il loro contributo, il problema del cambiamento climatico può essere gestito.
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MACHEDA, FRANCESCO. "I Fondi Pensione nei Paesi a Capitalismo Avanzato. Trasformazioni e Cambiamenti con le Politiche di Austerità". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2014. http://hdl.handle.net/11566/242749.

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Maiorca, Elisa. "Dalla pratica militante allo slancio profetico. Aldo Capitini e la pedagogia della tramutazione in un contesto di ricerca teorico e di prassi operativa". Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/201.

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Il lavoro nella prima parte ricostruisce il pensiero pedagogico, politico e religioso di Aldo Capitini; analizza la sua personalita' all'interno del contesto storico in cui visse e del dibattito culturale del suo tempo. Aldo Capitini fu un intellettuale della pace e della nonviolenza; il suo messaggio e' estremamente attuale e vivo in un mondo ancora ricco di conflitti e di guerre. Capitini fu un pensatore scomodo e isolato, fondamentalmente anarchico; fu ispirato anche da una profonda religiosita', da alti principi etici, dal bisogno di ricercare la giustizia, il bene e la verita' per tutti. Il suo pensiero si fonda sul dialogo e sullâ incontro in nome di un totale rispetto della dignita' dell'altro uomo. Per Capitini lâ educatore deve ricercare l'altro e saper ritrovare in lui la piu' compiuta umanita'. Pertanto Capitini si colloca nel dibattito mondiale del pensiero pacifista. Egli non fu soltanto un filosofo, un uomo spirituale, ma ha fornito, anche a noi contemporanei, indicazioni su come fare educazione e su chi e' il vero educatore nonviolento. Il suo messaggio e' originale, perche' ricco di stimoli etici, politici, religiosi, pedagogici. In Capitini teoria e pratica dell'educare si intrecciano per diventare pedagogia democratica e azione concreta in funzione della cooperazione, della solidarieta' e percio' puo' essere considerato come un modello per operare sul territorio con adolescenti a rischio e per costruire una societa' veramente democratica ed aperta al cambiamento.
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Tessaro, Consuelo <1995&gt. "La continuità nel cambiamento: un'analisi della transizione politica del Kazakistan e delle relazioni economiche italo-kazake". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19386.

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L’Asia Centrale, protagonista del Grande Gioco del diciannovesimo secolo e del Nuovo Grande Gioco durante gli anni ’90 del Novecento, rivestì nel corso dei secoli grande rilevanza economica e politica. Il multivettorialismo storico e geopolitico del Kazakistan consentì a numerosi attori esterni di rispecchiarsi e di ricollegarsi alla regione durante entrambi i “Grandi Giochi”; inoltre, tale carattere multipolare costituì la base della politica estera kazaka anche nel periodo che seguì l’indipendenza dall’Unione Sovietica. La formazione della Repubblica kazaka indipendente si svolse senza alcuna apparente frattura con il regime precedente: nel corso della tesi verranno analizzate le difficoltà incontrate dalla leadership kazaka durante la transizione, gli stratagemmi utilizzati dalla stessa per cementare il proprio potere e gli elementi di continuità con l’URSS. Infine, nell’ultimo capitolo verranno indagati i rapporti economico-commerciali italo-kazaki. L’Italia rappresenta un partner commerciale strategico per il Kazakistan: secondo le statistiche del 2018, l’Italia si è collocata al primo posto tra i paesi destinatari dell’export kazako. Pertanto, lo scopo dell’elaborato è quello di dispensare il mio personale contributo al fine di arricchire la letteratura scientifica riguardo l’argomento, analizzando la transizione del Kazakistan da Repubblica dell’Unione Sovietica a Repubblica indipendente e di annoverare le opportunità che il Kazakistan è in grado di offrire alle aziende italiane e straniere, andando ad elencare i rapporti commerciali già esistenti come modelli esemplificativi.
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Ferrandes, Beatrice <1990&gt. "Gli effetti del cambiamento climatico sull'immigrazione: i profughi ambientali del Nord Africa e Medio Oriente". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12047.

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Il XXI secolo vede l’Europa e tutta la comunità internazionale ad affrontare due importanti sfide: da una parte la lotta al cambiamento climatico, per il quale molte agende politiche si impegnano ad adottare misure per uno sviluppo sostenibile e diminuire l’impatto sull’ambiente; dall’altra il grande flusso delle migrazioni proveniente dai paesi dell’Africa e Asia a causa di guerre e carestie. Tuttavia, si tende ad ignorare il fatto che nei prossimi decenni il degrado ambientale costringerà sempre più popolazioni ad abbandonare le loro terre d’origine alla ricerca di luoghi più ospitali, generando il flusso migratorio dei profughi ambientali. L’area del Medio Oriente e Nord Africa è molto vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico. In particolar modo soffre gli effetti del surriscaldamento globale, che provoca l’avanzamento del deserto, la scarsità d’acqua e l’innalzamento del livello del mare, tutti andamenti che tenderanno a intensificarsi entro la fine del secolo. Queste saranno le principali cause che spingeranno milioni di profughi ambientali provenienti dai paesi arabi ad attraversare il Mediterraneo e ciò avrà un ruolo rilevante nel determinare i futuri assetti geopolitici internazionali.
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Trebian, Soraya <1993&gt. "Le politiche del cambiamento climatico: L'evoluzione della posizione cinese dalla Conferenza di Copenaghen all'Accordo di Parigi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16400.

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Il cambiamento climatico è un fenomeno che ormai coinvolge tutti in prima persona: l’innalzamento delle temperature, l’aumento del livello del mare e l’aumento delle concentrazioni di gas serra sono tutti fenomeni che al giorno d’oggi non possiamo più ignorare. Per far fronte a questi cambiamenti gli uomini ma in particolare gli Stati hanno adottato in questi ultimi anni diverse politiche e strategie, come per esempio la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Come diverse sono state le strategie per far fronte al cambiamento climatico, diversi sono stati gli accordi internazionali per la salvaguardia del clima che hanno coinvolto gran parte degli stati del mondo. In questo contesto, la Cina viene considerata uno dei paesi maggiormente responsabili dell’inquinamento atmosferico. Si prenderà in considerazione la posizione cinese a partire dalla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici del 2009 svoltasi a Copenaghen, in cui si sono visti i fallimenti dei negoziati internazionali concludendosi con un accordo non vincolante. Si passerà poi alla posizione cinese dopo l’accordo di Parigi del 2015, in cui si arriva ad un accordo per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. Infine si cercherà di esporre nella maniera più chiara quale sarà la prospettiva cinese riguardo al cambiamento climatico. La Cina è considerata tuttora un paese in via di sviluppo, che però ha conosciuto la sua crescita economica verso la fine del Novecento. Crescita economica e inquinamento sono elementi che vanno di pari passo e la Cina ha da una parte avuto un boom economico considerevole ma dall’altra ha avuto sempre più un peggioramento della situazione ambientale, causato soprattutto dalle politiche “aggressive” di sviluppo economico. Una domanda che sorge spontanea è “ La Cina sta veramente agendo in risposta al cambiamento climatico o è solo un metodo per dimostrare all’occidente che la “Terra di mezzo” è diventata leader mondiale nella lotta contro il cambiamento climatico”?
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VANI, MARCO. "Amministrazione pubblica e politiche locali : tra riforma e buone pratiche due casi per ripensare il cambiamento". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/11578/278581.

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Stenghel, Chiara. "Per una filosofia del quotidiano. Pensare il cambiamento a partire dalla riflessione di Henri Lefebvre". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422294.

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The thesis aims at examining the critique of everyday life in the thought of Henri Lefebvre. Lefebvre developed his Critique de la vie quotidienne in a fifty-years time period, responding to the theoretical and political urgencies of his times. Drawing on a holistic analysis on Lefebvre’s thought, my research aims at tracing the evolution of the “everyday life” concept, showing how the ordinary develops into a “lens on modern times” and becomes the privileged perspective for observing the world. The imperative Changer vie! characterizes the entire production of Lefebvre: from totalitarism, through the Sixties, until the advent of the global society. Although the attention of the Critique for the “ordinary activity” does not supplant the macro social analysis on capitalism, I attempted to frame the issue of “everyday life” within the Marxists categories that accompany this concept, with the aim of showing the philosophical relevance of the micro dimension. In my analysis of Lefebvre, the vie quotidienne is conceived as a political space, characterized by its degenerations and its opportunities. The analytical attention on “the ordinary” exhibits the reciprocal interdependence of the concepts theorized by Lefebvre – «everyday life», «urban», «space», «time», «difference» - via a comprehensive interpretation of his work that departs from the “Lefebvre Rennaisance”, which in the last yeas, in Italy and abroad, has involved his works on space and urban society.
L’elaborato si propone di indagare la problematica della vita quotidiana nel pensiero di Henri Lefebvre. Tramite uno sguardo d'insieme sulla sua riflessione, l’autore sviluppa la propria Critique de la vie quotidienne nell’arco temporale di circa cinquant’anni in base alle urgenze teoriche e politiche del momento, la mia ricerca si propone di seguire l’evoluzione del concetto mostrando come l’ordinario assuma le sembianze di una vera e propria “lente sul moderno”, diventando l’angolo visuale privilegiato di osservazione del mondo. L’imperativo Changer vie! attraversa infatti tutta la produzione lefebvriana: dal totalitarismo, passando per la svolta degli anni Sessanta, fino alla società globale. Se l’attenzione della Critique per il “gesto quotidiano” non scalza mai l’analisi macro-sociale del rapporto di capitale, ho tentato di collocare la problematica dell’ordinario nel quadro dell’instancabile lavorio sulle categorie marxiane che lo accompagna, al fine di mostrare il peso filosofico della dimensione minuta. Nella mia lettura dell’opera lefebvriana, infatti, la vie quotidienne è pensata come luogo per eccellenza del politico, delle sue degenerazioni e delle sue possibilità. L’attenzione analitica sulla Critica permetterebbe inoltre di esibire l’interdipendenza reciproca dei concetti messi a punto da Lefebvre – «vita quotidiana», «urbano», «spazio», «tempo», «differenza» – tramite una valutazione complessiva della sua opera che lo sottragga alla “Lefebvre Rennaisance” che negli ultimi anni, all’estero come in Italia, ha coinvolto principalmente i suoi lavori sullo spazio e sull’urbano.
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Gagliano, Filippo. "GIS come nuovo strumento progettuale per l'innovazione, il cambiamento e lo sviluppo delle politiche del piano perequativo". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/927.

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La pianificazione territoriale e le sue specificazioni per settore e per scala (pianificazione urbanistica, progettazione urbana, programmazione integrata, etc.) hanno da tempo fatto ricorso ai sistemi automatizzati di acquisizione e gestione dei dati i Geographical Informations Systems (GIS). L apporto che i GIS hanno fornito alle scienze del piano è assai vario. Nella maggior parte dei casi esso è stato impiegato come strumento per la raccolta e la gestione dei dati in forza della possibilità di assegnare a ciascun oggetto del territorio, rappresentato o tradotto in formato digitale, coordinate geografiche e proprietà discrete, in modo da renderlo adatto alla archiviazione in database relazionali utili alla costruzione di carte tematiche dalla cui sovrapposizione è possibile costruire il parterre di informazioni di volta in volta necessarie alle scelte di piano. Il dibattito sulla automazione delle informazioni ha interessato tanto aspetti etici e professionali dell approccio al territorio coinvolgendo questioni profonde quali quelle del controllo sociale e della violazione della privacy. Diverse professionalità e competenze si sono confrontate nella definizione di modalità d uso e protocolli di gestione dell informazione geografica la quale consente i accrescere le performance della macchina amministrativa e più in generale del territorio. Il GIS è stato utilizzato ampiamente come strumento di rappresentazione, funzione che ha prevalso fino ai nostri giorni. Ultimamente anche il campo delle analisi economiche e immobiliari ha trovato nel GIS una strumentazione di primaria importanza per la definizione di una base valutativa e decisionale. La sperimentazione condotta nella presente ricerca sulla base della letteratura GIS criticamente analizzata nella prima parte, intende fornire una interpretazione diversa del GIS nella pianificazione, evidenziando tra le principali funzioni dei sistemi informativi territoriali quella progettuale. A tal fine, e con riferimento ad un caso di studio che riguarda una porzione della città di Catania soggetta alla revisione dello strumento urbanistico e alla applicazione di forme di perequazione e compensazione urbanistica, si è collegato il GIS con il foglio di calcolo in modo da costruire un sistema bidirezionale di implementazione dei dati e restituzione dei risultati. Il lavoro è consistito nella costruzione di un modello di valutazione Costi-Ricavi del potenziale perequativo dell area di studio e nel collegamento dei valori numerici al database del GIS. Il modello consente di agire sulle singole unità edilizie e gli oggetti urbani attraverso un sistema di input che è contemporaneamente sia grafico sia numerico e che riguarda la forma, la posizione la destinazione e le qualità che caratterizzano questi oggetti calcolandone costi, i valori di mercato, e gli oneri concessori straordinari in modo da potere dimensionare adeguatamente gli eventuali incrementi di cubatura per raggiungere i risultati economici desiderati facendo sempre riferimento alla forma del contesto spaziale che genera questi valori.
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Prati, Alessandra <1985&gt. ""Il Rapporto annuale 2013 delle politiche e azioni contro il cambiamento climatico. Proposta di traduzione e commento"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5879.

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L’elaborato consiste nella traduzione di alcuni capitoli del Rapporto annuale delle politiche e azioni contro il cambiamento climatico, che il governo cinese ha stilato relativamente all'anno 2013. La traduzione sarà affiancata da una breve introduzione all'argomento, a cui verrà dedicato il primo capitolo, dall’analisi testuale e dal commento traduttologico approfonditi nel terzo capitolo. L’ultimo capitolo sarà invece dedicato a un glossario di termini specifici relativi ai diversi settori ambientale, economico, politico e istituzionale.
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Stile, Concetta. "Il processo di cambiamento nelle pubbliche amministrazioni e il percorso verso l'eccellenza: il caso del comune di Pisa". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1841.

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2011 - 2012
La ricerca si propone di analizzare, attraverso lo studio di un caso pratico riguardante una Amministrazione Comunale italiana che ha intrapreso con successo il percorso verso l'eccellenza utilizzando il Common Assessment framework, gli innumerevoli processi di riforma che hanno investito la pubblica amministrazione nel suo complesso... [a cura dell'autore]
XI n.s.
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Del, Sordo Aurora <1999&gt. "“Il divario tra Nord e Sud attraverso la lente della disoccupazione giovanile” e come sottotitolo “Il caso delle Società Benefit come possibili driver di cambiamento”". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/22011.

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Il focus dell’elaborato sarà costituito dal tema della disoccupazione giovanile. Si tratta di una dimensione di cui si dibatte molto, su cui si è cercato di agire molto spesso senza riuscire però ad ottenere risultati che ribaltassero la situazione. In particolare, l’obiettivo di tutto l’elaborato sarà investigare sulle profonde discrepanze presenti all’interno del Paese. La differenza in termini di occupazione giovanile (e non solo) tra Settentrione e Meridione ha subito differenti picchi, sia in positivo che in negativo ma il tempo – e le misure adottate – non l’hanno mai annullata. Da dove nasce, dunque, questa discrepanza notevole tra gli occupati al Nord e quelli al Sud? Perché i giovani, sebbene ci siano una serie di politiche pensate e attuate per il Sud, non riescono a trovare lavoro o sono costretti a emigrare? Com’è possibile che al Meridione si abbia un livello più alto di laureati e un livello così basso di occupazione giovanile? Per rispondere a queste domande si prenderanno come punti di riferimento due regioni molto diverse tra loro anche in questo contesto: il Veneto e la Puglia. L’elaborato procederà attraverso un’analisi sui cosiddetti most dissimilar systems: le regioni prese in considerazione sono di fatti differenti tra loro sia in relazione al tema della disoccupazione giovanile sia da un punto di vista demografico, economico, di sviluppo, di politiche implementate. Si guarderà alle stesse cercando analogie e differenze su azioni attuate a livello europeo, nazionale e regionale. Nel cercare le risposte ai suddetti quesiti, si tratterà un caso studio dallo sviluppo particolarmente recente: si tratta delle società benefit, società a scopo di lucro che però hanno un notevole impatto sociale in vari campi, tra cui appunto quello dell’occupazione. In particolare, si prenderanno in considerazione SerenDPT, società benefit con sede nell’isola della Giudecca a Venezia, la quale funge da acceleratore di start-up che operano in campi differenti, tutti con lo scopo di migliorare e ripopolare l’ecosistema veneziano e Neetra, società benefit con sede in provincia di Bari, leader nel settore della progettazione, produzione e vendita di apparati per il Broadcasting Radiotelevisivo.
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FRASCHINI, FILIPPO. "Una Portfolio Analysis di misure di adattamento al cambiamento climatico nel settore agricolo in Rwanda". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/78874.

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Resumen
Il cambiamento climatico è una sfida chiave dei nostri tempi, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, che basano i loro processi di crescita sull'utilizzo delle risorse naturali e sul settore agricolo. Sebbene esistano varie strategie e piani, sia a livello pubblico che privato, per far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici, l'implementazione delle misure di adattamento è ancora limitata. Questo è collegato alla presenza d'incertezza riguardo agli impatti dei cambiamenti climatici in futuro. Pertanto, nuovi strumenti e processi decisionali dovrebbero essere valutati e diffusi nel tentativo di aiutare i decisori pubblici e privati nella definizione e attuazione di misure concrete di adattamento. In questa tesi, la Portfolio Analysis viene applicata alla valutazione di investimenti agricoli in Ruanda
Climate change is a key challenge of our times, especially for developing countries, which significantly rely on natural resources and on the agriculture sector. Even though there are various strategies and plans to face climate change impacts, the implementation of adaptation measures is still uneven. This is connected to the presence of uncertainty about the impacts of climate change in the future. Therefore, new decision-making tools and decision processes should be assessed and disseminated in the attempt to help the decision makers in the definition and implementation of concrete adaptation measures. In this dissertation, the Portfolio Analysis methodology is applied in the evaluation of agricultural investments in Rwanda
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FRASCHINI, FILIPPO. "Una Portfolio Analysis di misure di adattamento al cambiamento climatico nel settore agricolo in Rwanda". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/78874.

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Il cambiamento climatico è una sfida chiave dei nostri tempi, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, che basano i loro processi di crescita sull'utilizzo delle risorse naturali e sul settore agricolo. Sebbene esistano varie strategie e piani, sia a livello pubblico che privato, per far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici, l'implementazione delle misure di adattamento è ancora limitata. Questo è collegato alla presenza d'incertezza riguardo agli impatti dei cambiamenti climatici in futuro. Pertanto, nuovi strumenti e processi decisionali dovrebbero essere valutati e diffusi nel tentativo di aiutare i decisori pubblici e privati nella definizione e attuazione di misure concrete di adattamento. In questa tesi, la Portfolio Analysis viene applicata alla valutazione di investimenti agricoli in Ruanda
Climate change is a key challenge of our times, especially for developing countries, which significantly rely on natural resources and on the agriculture sector. Even though there are various strategies and plans to face climate change impacts, the implementation of adaptation measures is still uneven. This is connected to the presence of uncertainty about the impacts of climate change in the future. Therefore, new decision-making tools and decision processes should be assessed and disseminated in the attempt to help the decision makers in the definition and implementation of concrete adaptation measures. In this dissertation, the Portfolio Analysis methodology is applied in the evaluation of agricultural investments in Rwanda
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Giovannotti, Arianna <1992&gt. "La politica di pianificazione delle nascite in Cina: dall’origine sociale alle prospettive di cambiamento. Proposta di traduzione e commento di tre articoli specialistici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12362.

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"Essendo la Cina un Paese popoloso, la pianificazione familiare è una politica statale fondamentale. Lo Stato adotta tutte le misure necessarie a controllare le dimensioni della popolazione e accrescerne la qualità". (Legge sulla popolazione e pianificazione familiare della Repubblica popolare cinese, Pechino, 2002, Cap. 1, art. 2). Con più di un miliardo e trecento milioni di persone, la Cina è il paese più popoloso al mondo, e per porre limite al sovraffollamento, il governo cinese decise di attuare un controllo sulle nascite, che ebbe inizio con la “lettera aperta” del 1979. Lo slogan Wan, Xi, Shao, letteralmente “tardi”, “distanziati” e “pochi”, esortava la popolazione a mettere al mondo pochi figli, tardi e distanziati nel tempo. Così nelle città fu permesso un solo figlio per coppia, nelle campagne due, ma solo nel caso in cui il primo figlio fosse stato femmina, con un intervallo di almeno quattro o cinque anni. Eccezioni erano previste per le minoranze etniche, e per le coppie di genitori a loro volta figli unici, in caso di primogenito affetto da gravi malformazioni o handicap o di scomparsa dello stesso in tenera età. La “politica di pianificazione delle nascite” vera e propria (计划控制生育) nacque negli anni ’80, dopo la fine del regime maoista e con l’ascesa al potere di Deng Xiaoping: nel periodo in cui governò venne presentato un progetto di pianificazione della crescita demografica il cui primo obiettivo consisteva nel contenimento della popolazione entro il miliardo e duecento milioni di persone al 2000, per raggiungere il fine ultimo di ridurre la popolazione a 650-700 milioni di individui entro la fine del XXI secolo; questo significò imporre il figlio unico a tutti. Gli anni ’80 e ’90 furono i peggiori per la politica delle nascite: si registrarono migliaia di pratiche coercitive subite dalle donne che violavano la normativa o che erano costrette ad aborti forzati; negli anni ’90 infatti si registrò il più basso tasso di nascite che la storia cinese abbia mai conosciuto. La globalizzazione del ventunesimo secolo portò all’ammorbidirsi delle rigide azioni governative; dall’attenzione alla “quantità” si passò ad una politica mirata alla “qualità”. I figli unici, sia in città che in campagna, vennero definiti “xiao huangdi”, ossia “piccoli imperatori”: genitori e parenti si impegnavano a dare loro quante più cure possibili al fine di renderli forti e sani. Sebbene divenne ufficialmente legge nel 2002, la politica del figlio unico esercitò un controllo molto rigoroso sulle nascite per tutto il trentennio, fino al 2013, quando vennero applicate le prime modifiche volte ad estendere la legge a due figli. Questa tesi ha come obiettivo quello di fornire un quadro chiaro della politica di pianificazione delle nascite in Cina attraverso la traduzione di tre articoli specialistici che trattano rispettivamente dell’origine sociale della politica del figlio unico, analizzata da un punto di vista tecnico-scientifico e medico, del fenomeno dei “xiao huangdi”, in relazione ai “non” figli unici, la loro collocazione all’interno della società e i giudizi dell’opinione pubblica e infine delle prospettive di un eventuale modifica alla politica del figlio unico e a quali benefici porterebbe. L’ultima parte, ma non per ordine di importanza del presente elaborato consiste nei commenti traduttologici, che mirano ad analizzare le principali strategie traduttive adottate e le problematiche lessicali e morfosintattiche emerse durante la traduzione.
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FALCHETTA, GIACOMO. "Saggi sull'energia e lo sviluppo in Africa subsahariana: l'accesso all'energia, il cambiamento climatico e il Nexus". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/100609.

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La seguente Tesi di Dottorato si articola in cinque saggi che esaminano alcuni importanti aspetti legati all'energia in Africa subsahariana, e in particolare all'interazione tra lo sviluppo socio-economico e le sue implicazioni per l'ambiente a livello regionale e globale. I saggi sono introdotti da un capitolo di avvicinamento generale ai temi trattati. Questo capitolo prepara il lettore offrendo un riassunto delle principali sfide legate all'energia nel contesto subsariano e formulando le domande di ricerca e gli strumenti sui quali si basa la tesi stessa. Le principali implicazioni di ciascuno dei saggi, sia per la ricerca che per i decisori politici, vengono poi presentate in un capitolo di discussione finale. Il primo saggio esamina la problematica dell’accesso all'energia, e in particolare all'elettricità. Viene illustrato il ruolo dei dati satellitari e dell'analisi statistica dei dati geospaziali nel migliorare la comprensione della situazione dell'accesso all'elettricità in Africa subsahariana. Il saggio include un'analisi delle disuguaglianze che caratterizzano la qualità dell'accesso all'elettricità nella regione. Il risultato principale è che, dopo decenni, la disuguaglianza nell'accesso all'energia sta iniziando a diminuire. Essa rimane però prominente, in particolare per quanto riguarda la quantità di energia consumata. Viene stimato che gli sforzi di elettrificazione tra il 2020 e il 2030 debbano triplicare il loro passo per raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile SDG 7.1.1. Il secondo saggio consiste di una piattaforma di valutazione della domanda energetica bottom-up spazialmente esplicita per stimare il fabbisogno energetico tra le comunità in cui l'accesso all'elettricità è attualmente carente, come identificato con la metodologia introdotta nel primo saggio. La valutazione non si limita al fabbisogno energetico residenziale, ma include un resoconto dettagliato, basato sugli usi finali, del fabbisogno energetico di scuole, strutture sanitarie, pompaggio dell'acqua per l'irrigazione, lavorazione delle colture e microimprese, i principali motori dello sviluppo rurale. Viene condotto uno studio nazionale per il Kenya per dimostrare l'importanza di considerare molteplici fonti di domanda oltre al residenziale quando l'obiettivo è sviluppare una strategia di elettrificazione che supperisca veramente alla povertà energetica. Si dimostra poi che esiste un notevole potenziale di crescita della produttività e della redditività rurale grazie all'apporto di energia elettrica. In molte aree, questi profitti locali potrebbero ripagare gli investimenti nelle infrastrutture di elettrificazione in pochi anni. Il terzo saggio analizza un aspetto specifico dell'interazione tra pianificazione dell'accesso all'elettricità, domanda di energia residenziale e adattamento ai cambiamenti climatici. Vengono combinati dati e scenari climatici, satellitari e demografici per produrre una stima globale spazialmente esplicita della domanda di circolazione e condizionamento dell’aria non soddisfatta a causa della mancanza di accesso all'elettricità. Sulla base di modelli integrati di elettrificazione climatica-energetica e geospaziale, risulta che in Africa sub-sahariana, l'hotspot globale della povertà energetica, tenere conto del fabbisogno di circolazione e condizionamento dell’aria locale stimato (in aggiunta agli obiettivi di consumo residenziale di base) determini una riduzione sostanziale della quota di sistemi standalone come l'opzione di elettrificazione meno costosa entro il 2030, e un importante aumento della capacità di generazione di elettricità e dei requisiti di investimento. Tali risultati suggeriscono la necessità di una maggiore considerazione delle esigenze di adattamento climatico nella pianificazione dei sistemi energetici dei paesi in via di sviluppo e nella valutazione del trade-off tra l'espansione della rete elettrica centrale e sistemi decentralizzati per raggiungere un’elettrificazione universale. La pianificazione dell'elettrificazione deve essere tecnicamente efficiente, ma deve anche considerare l'ambiente politico-economico in cui gli investimenti vengono canalizzati. Il quarto saggio valuta il ruolo della governance e della qualità regolatoria nel quadro di modellazione dell'accesso all'energia elettrica. In particolare, si introduce un indice di governance dell'accesso all'elettricità basato su più indicatori che viene poi implementato nel modello di elettrificazione IMAGE-TIMER. L’effetto dell’indice viene modellato attraverso il suo effetto modificatore sui tassi di sconto privati (una misura del rischio e della disponibilità ad accettare costi futuri rispetto ai costi attuali). I risultati mostrano che la governance e la qualità regolatoria nell'accesso all'elettricità hanno un impatto significativo sul mix tecnologico ottimale e sui flussi di investimenti privati per raggiungere l'elettrificazione universale in Africa subsahariana. In particolare, un ambiente rischioso scoraggia l’investimento da parte dei fornitori privati di soluzioni di accesso decentralizzato all'energia, con il rischio di lasciare molti senza elettricità anche oltre il 2030. Il quinto e ultimo saggio analizza il settore energetico africano da un punto di vista ‘Nexus’. Il saggio valuta l'affidabilità del sistema energetico nei sistemi energetici dominati dall'energia idroelettrica (come in molti paesi dell'Africa centrale e orientale) e del ruolo che i cambiamenti climatici e gli eventi estremi possono esercitare su di esso. Il lavoro combina analisi qualitative e quantitative per (i) proporre un solido framework per evidenziare le interdipendenze tra energia idroelettrica, disponibilità di acqua e cambiamento climatico, (ii) analizzare sistematicamente lo stato dell'arte sugli impatti previsti dei cambiamenti climatici su l'energia idroelettrica nell'Africa subsahariana e (iii) fornire evidenza empirica sui trend passati e sulle traiettorie di sviluppo futuro del settore. I risultati suggeriscono che il cambiamento climatico influenzerà l'affidabilità e la sicurezza della fornitura elettrica attraverso diversi canali. Ad esempio, molti dei principali bacini idrologici sono stati caratterizzati da una diminuzione del livello idrico nel corso del ventesimo secolo. Si evidenzia come tuttavia una diversificazione del mix di generazione elettrico sia finora stata promossa solo in un numero limitato di paesi. Si suggerisce infine che l'integrazione delle fonti rinnovabili variabili con l'energia idroelettrica possa aumentare la resilienza del sistema.
This dissertation is a collection of five essays examining some important energy-related aspects at the interplay of sub-Saharan Africa (SSA)’s development and its interactions with the regional and global environment. The essays are introduced by a general overview chapter – highlighting the core energy-related challenges of SSA and the scope of this work. The main implications of the essays, both for research and for policymakers, are then considered in the final discussion chapter. The first essay focuses on access to modern energy, and chiefly on electricity. I illustrate the role of satellite data and the statistical analysis of geospatial data in improving the understanding of the electricity access situation in sub-Saharan Africa. The essay includes an analysis of inequality characterising the electricity access quality in the region. The main finding is that after decades, energy access inequality is beginning to decline but it remains prominent in particular as far as the quantity consumed is concerned. I find that electrification efforts between 2020 and 2030 must triplicate their pace to meet Sustainable Development Goal 7.1.1. The second essay develops a spatially-explicit bottom-up energy demand assessment platform to estimate the energy needs among communities where access to electricity is currently lacking, as identified with the methodology introduced in the first essay. The assessment is not restricted to residential energy needs, but it includes a detailed, appliance-based account of power needs for schools, healthcare facilities, water pumping for irrigation, crop processing, and micro enterprises, the key drivers of rural development. I carry out a country-study for Kenya to show the importance of considering multiple demand sources beyond residential when the aim is developing an electrification strategy which truly overcomes energy poverty. I also show that there is considerable potential for rural productivity and profitability growth thanks to the input of electric energy. In many areas, these local profits might pay back the electrification infrastructure investment in only few years. The third essay analyses a specific aspect at the interplay between electricity access planning, household energy demand and climate change adaptation. I combine climate, satellite, and demographic data and scenarios to produce a global spatially-explicit estimate of unmet ACC demand due to the lack of electricity access. Based on integrated climate-energy and geospatial electrification modelling, I find that in sub-Saharan Africa, the global hotspot of energy poverty, accounting for the estimated local ACC needs on top of baseline residential consumption targets determines a substantial reduction in the share of decentralised systems as the least-cost electrification option by 2030, and a major ramp-up in the power generation capacity and investment requirements. My results call for a greater consideration of climate adaptation needs in the planning of energy systems of developing countries and in evaluating the trade-off between the central power grid expansion and decentralised systems to achieve universal electrification. Electrification planning must be techno-economically efficient, but it must also consider the political-economic environment where investment needs to be channelled. The fourth essay evaluates the role of governance and regulatory quality in the electricity access modelling framework. In particular, I introduce an Electricity Access Governance Index based on multiple indicators implement it into the PBL’s IMAGE-TIMER electrification model through its modifier effect on private discount rates (a measure of risk and willingness to accept future costs vis-à-vis present costs). The results show that governance and regulatory quality in electricity access have a significant impact on the optimal technological mix and the private investment flows for reaching universal electrification in sub-Saharan Africa. In particular, risky environment crowd out private providers of decentralised energy access solutions with the risk of leaving many without electricity even after 2030. The fifth and final essay takes a nexus perspective in the analysis of the African power sector. It deals with the reliability of the energy system in hydropower-dominated power systems (such as in many countries in Central and East Africa) and the role that climate change and extreme events can exert on it. The essay combines qualitative and quantitative analysis to (i) propose a robust framework to highlight the interdependencies between hydropower, water availability, and climate change, (ii) systematically review the state-of-the art literature on the projected impacts of climate change on hydropower in sub-Saharan Africa, and (iii) provide supporting evidence on past trends and current pathways of power mix diversification, drought incidence, and climate change projections. I find that climate change can affect supply reliability and security in multiple ways. For instance, several major river basins have been drying throughout the twentieth century. Nonetheless, I highlight that diversification has hitherto only been promoted in a limited number of countries. I suggest how integrating variable renewables and hydropower can increase system resilience.
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FALCHETTA, GIACOMO. "Saggi sull'energia e lo sviluppo in Africa subsahariana: l'accesso all'energia, il cambiamento climatico e il Nexus". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/100609.

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Resumen
La seguente Tesi di Dottorato si articola in cinque saggi che esaminano alcuni importanti aspetti legati all'energia in Africa subsahariana, e in particolare all'interazione tra lo sviluppo socio-economico e le sue implicazioni per l'ambiente a livello regionale e globale. I saggi sono introdotti da un capitolo di avvicinamento generale ai temi trattati. Questo capitolo prepara il lettore offrendo un riassunto delle principali sfide legate all'energia nel contesto subsariano e formulando le domande di ricerca e gli strumenti sui quali si basa la tesi stessa. Le principali implicazioni di ciascuno dei saggi, sia per la ricerca che per i decisori politici, vengono poi presentate in un capitolo di discussione finale. Il primo saggio esamina la problematica dell’accesso all'energia, e in particolare all'elettricità. Viene illustrato il ruolo dei dati satellitari e dell'analisi statistica dei dati geospaziali nel migliorare la comprensione della situazione dell'accesso all'elettricità in Africa subsahariana. Il saggio include un'analisi delle disuguaglianze che caratterizzano la qualità dell'accesso all'elettricità nella regione. Il risultato principale è che, dopo decenni, la disuguaglianza nell'accesso all'energia sta iniziando a diminuire. Essa rimane però prominente, in particolare per quanto riguarda la quantità di energia consumata. Viene stimato che gli sforzi di elettrificazione tra il 2020 e il 2030 debbano triplicare il loro passo per raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile SDG 7.1.1. Il secondo saggio consiste di una piattaforma di valutazione della domanda energetica bottom-up spazialmente esplicita per stimare il fabbisogno energetico tra le comunità in cui l'accesso all'elettricità è attualmente carente, come identificato con la metodologia introdotta nel primo saggio. La valutazione non si limita al fabbisogno energetico residenziale, ma include un resoconto dettagliato, basato sugli usi finali, del fabbisogno energetico di scuole, strutture sanitarie, pompaggio dell'acqua per l'irrigazione, lavorazione delle colture e microimprese, i principali motori dello sviluppo rurale. Viene condotto uno studio nazionale per il Kenya per dimostrare l'importanza di considerare molteplici fonti di domanda oltre al residenziale quando l'obiettivo è sviluppare una strategia di elettrificazione che supperisca veramente alla povertà energetica. Si dimostra poi che esiste un notevole potenziale di crescita della produttività e della redditività rurale grazie all'apporto di energia elettrica. In molte aree, questi profitti locali potrebbero ripagare gli investimenti nelle infrastrutture di elettrificazione in pochi anni. Il terzo saggio analizza un aspetto specifico dell'interazione tra pianificazione dell'accesso all'elettricità, domanda di energia residenziale e adattamento ai cambiamenti climatici. Vengono combinati dati e scenari climatici, satellitari e demografici per produrre una stima globale spazialmente esplicita della domanda di circolazione e condizionamento dell’aria non soddisfatta a causa della mancanza di accesso all'elettricità. Sulla base di modelli integrati di elettrificazione climatica-energetica e geospaziale, risulta che in Africa sub-sahariana, l'hotspot globale della povertà energetica, tenere conto del fabbisogno di circolazione e condizionamento dell’aria locale stimato (in aggiunta agli obiettivi di consumo residenziale di base) determini una riduzione sostanziale della quota di sistemi standalone come l'opzione di elettrificazione meno costosa entro il 2030, e un importante aumento della capacità di generazione di elettricità e dei requisiti di investimento. Tali risultati suggeriscono la necessità di una maggiore considerazione delle esigenze di adattamento climatico nella pianificazione dei sistemi energetici dei paesi in via di sviluppo e nella valutazione del trade-off tra l'espansione della rete elettrica centrale e sistemi decentralizzati per raggiungere un’elettrificazione universale. La pianificazione dell'elettrificazione deve essere tecnicamente efficiente, ma deve anche considerare l'ambiente politico-economico in cui gli investimenti vengono canalizzati. Il quarto saggio valuta il ruolo della governance e della qualità regolatoria nel quadro di modellazione dell'accesso all'energia elettrica. In particolare, si introduce un indice di governance dell'accesso all'elettricità basato su più indicatori che viene poi implementato nel modello di elettrificazione IMAGE-TIMER. L’effetto dell’indice viene modellato attraverso il suo effetto modificatore sui tassi di sconto privati (una misura del rischio e della disponibilità ad accettare costi futuri rispetto ai costi attuali). I risultati mostrano che la governance e la qualità regolatoria nell'accesso all'elettricità hanno un impatto significativo sul mix tecnologico ottimale e sui flussi di investimenti privati per raggiungere l'elettrificazione universale in Africa subsahariana. In particolare, un ambiente rischioso scoraggia l’investimento da parte dei fornitori privati di soluzioni di accesso decentralizzato all'energia, con il rischio di lasciare molti senza elettricità anche oltre il 2030. Il quinto e ultimo saggio analizza il settore energetico africano da un punto di vista ‘Nexus’. Il saggio valuta l'affidabilità del sistema energetico nei sistemi energetici dominati dall'energia idroelettrica (come in molti paesi dell'Africa centrale e orientale) e del ruolo che i cambiamenti climatici e gli eventi estremi possono esercitare su di esso. Il lavoro combina analisi qualitative e quantitative per (i) proporre un solido framework per evidenziare le interdipendenze tra energia idroelettrica, disponibilità di acqua e cambiamento climatico, (ii) analizzare sistematicamente lo stato dell'arte sugli impatti previsti dei cambiamenti climatici su l'energia idroelettrica nell'Africa subsahariana e (iii) fornire evidenza empirica sui trend passati e sulle traiettorie di sviluppo futuro del settore. I risultati suggeriscono che il cambiamento climatico influenzerà l'affidabilità e la sicurezza della fornitura elettrica attraverso diversi canali. Ad esempio, molti dei principali bacini idrologici sono stati caratterizzati da una diminuzione del livello idrico nel corso del ventesimo secolo. Si evidenzia come tuttavia una diversificazione del mix di generazione elettrico sia finora stata promossa solo in un numero limitato di paesi. Si suggerisce infine che l'integrazione delle fonti rinnovabili variabili con l'energia idroelettrica possa aumentare la resilienza del sistema.
This dissertation is a collection of five essays examining some important energy-related aspects at the interplay of sub-Saharan Africa (SSA)’s development and its interactions with the regional and global environment. The essays are introduced by a general overview chapter – highlighting the core energy-related challenges of SSA and the scope of this work. The main implications of the essays, both for research and for policymakers, are then considered in the final discussion chapter. The first essay focuses on access to modern energy, and chiefly on electricity. I illustrate the role of satellite data and the statistical analysis of geospatial data in improving the understanding of the electricity access situation in sub-Saharan Africa. The essay includes an analysis of inequality characterising the electricity access quality in the region. The main finding is that after decades, energy access inequality is beginning to decline but it remains prominent in particular as far as the quantity consumed is concerned. I find that electrification efforts between 2020 and 2030 must triplicate their pace to meet Sustainable Development Goal 7.1.1. The second essay develops a spatially-explicit bottom-up energy demand assessment platform to estimate the energy needs among communities where access to electricity is currently lacking, as identified with the methodology introduced in the first essay. The assessment is not restricted to residential energy needs, but it includes a detailed, appliance-based account of power needs for schools, healthcare facilities, water pumping for irrigation, crop processing, and micro enterprises, the key drivers of rural development. I carry out a country-study for Kenya to show the importance of considering multiple demand sources beyond residential when the aim is developing an electrification strategy which truly overcomes energy poverty. I also show that there is considerable potential for rural productivity and profitability growth thanks to the input of electric energy. In many areas, these local profits might pay back the electrification infrastructure investment in only few years. The third essay analyses a specific aspect at the interplay between electricity access planning, household energy demand and climate change adaptation. I combine climate, satellite, and demographic data and scenarios to produce a global spatially-explicit estimate of unmet ACC demand due to the lack of electricity access. Based on integrated climate-energy and geospatial electrification modelling, I find that in sub-Saharan Africa, the global hotspot of energy poverty, accounting for the estimated local ACC needs on top of baseline residential consumption targets determines a substantial reduction in the share of decentralised systems as the least-cost electrification option by 2030, and a major ramp-up in the power generation capacity and investment requirements. My results call for a greater consideration of climate adaptation needs in the planning of energy systems of developing countries and in evaluating the trade-off between the central power grid expansion and decentralised systems to achieve universal electrification. Electrification planning must be techno-economically efficient, but it must also consider the political-economic environment where investment needs to be channelled. The fourth essay evaluates the role of governance and regulatory quality in the electricity access modelling framework. In particular, I introduce an Electricity Access Governance Index based on multiple indicators implement it into the PBL’s IMAGE-TIMER electrification model through its modifier effect on private discount rates (a measure of risk and willingness to accept future costs vis-à-vis present costs). The results show that governance and regulatory quality in electricity access have a significant impact on the optimal technological mix and the private investment flows for reaching universal electrification in sub-Saharan Africa. In particular, risky environment crowd out private providers of decentralised energy access solutions with the risk of leaving many without electricity even after 2030. The fifth and final essay takes a nexus perspective in the analysis of the African power sector. It deals with the reliability of the energy system in hydropower-dominated power systems (such as in many countries in Central and East Africa) and the role that climate change and extreme events can exert on it. The essay combines qualitative and quantitative analysis to (i) propose a robust framework to highlight the interdependencies between hydropower, water availability, and climate change, (ii) systematically review the state-of-the art literature on the projected impacts of climate change on hydropower in sub-Saharan Africa, and (iii) provide supporting evidence on past trends and current pathways of power mix diversification, drought incidence, and climate change projections. I find that climate change can affect supply reliability and security in multiple ways. For instance, several major river basins have been drying throughout the twentieth century. Nonetheless, I highlight that diversification has hitherto only been promoted in a limited number of countries. I suggest how integrating variable renewables and hydropower can increase system resilience.
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DI, PIERRI Marica. "Cambiamenti climatici e diritti umani. Il paradigma della Giustizia climatica e il ruolo delle climate litigations per la protezione dei diritti umani nel contesto clima-alterato". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. https://hdl.handle.net/10447/514951.

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Resumen
In che misura i sempre più diffusi, pervasivi e drammatici impatti dei cambiamenti climatici, che interessano con geometrie variabili tutte le latitudini e longitudini del globo, mettono a rischio la tenuta del sistema dei diritti umani universalmente riconosciuti? La ricerca si pone l'obiettivo di rispondere a tale quesito ragionando su quali sfide essi pongano e su quali siano, nell'attuale panorama, gli strumenti giuridici utili a garantire la piena tutela dei diritti fondamentali nel nuovo contesto clima- alterato. La fondatezza e l’attendibilità delle ricerche scientifiche che avvalorano l’esistenza del cambiamento climatico antropogenico si pongono come presupposto fattuale dell'intero lavoro: la rilevanza dell'emergenza climatica nell'attuale scenario globale è infatti documentata da decenni di evidenze e serie di dati accreditati, sistematizzati e diffusi da enti di ricerca e organismi internazionali. In tal senso, il passaggio in rassegna della gran quantità di report disponibili e la selezione dei dati più rilevanti costituiscono lo scheletro di evidenze da cui muove l'indagine. Se a partire dal Rapporto The limits to growth del 1972, innumerevoli pubblicazioni hanno messo in luce i pericoli posti dall'incompatibilità ambientale del modello economico alla piena tutela dei diritti umani, tale incompatibilità è resa con particolare efferatezza dalla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici per il godimento di gran parte dei diritti fondamentali tra cui spiccano il diritto alla vita, alla salute, all'ambiente salubre, a un tenore di vita adeguato, all'alimentazione, all'acqua pulita, all'autodeterminazione. Gli organismi internazionali, tra cui di particolare rilevanza appare il lavoro del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, hanno progressivamente affermato e definitivamente riconosciuto che gli impatti climatici hanno implicazioni dirette ed indirette sull'effettivo godimento dei diritti universalmente riconosciuti. Da almeno due decenni le Nazioni Unite tentano, attraverso le proprie agenzie, organismi e attività, di indurre gli Stati membri a coordinare e moltiplicare gli impegni per il contrasto ai cambiamenti climatici, anche nell'ottica di garantire protezione ai diritti connessi al clima. La discussione dottrinale nata attorno alle emergenti necessità di tutela si è orientata – ricalcando quanto avvenuto con il diritto umano all'ambiente salubre – per la rilettura delle fattispecie esistenti alla luce dei profili climatici attuali. Accanto a questo sforzo di ri-significazione e di specificazione, assai rilevante appare la spinta, da più parti proveniente, tesa al riconoscimento di uno specifico “diritto umano al clima sicuro”. L'approccio teorico attraverso cui si analizza il processo di affermazione delle nuove istanze è quello dell'Ecologia politica, che fornisce un approccio integrato alla lettura delle questioni ambientali, ricorrendo ad elementi di analisi mutuati dagli studi sociologici, antropologici, dalle scienze politiche, dalle scienze economiche e dalle scienze giuridiche. La scelta risponde all'esigenza di mettere in luce le connessioni tra fattori politici, sociali ed economici e sfide ecologiche, prestando particolare attenzione alle ricadute delle minacce ambientali in termini di giustizia, discriminazione, impoverimento socio-economico nonché sul ruolo degli attori sociali. Tale relazione appare particolarmente rilevante ai fini della piena comprensione del fenomeno dei cambiamenti climatici (tanto in termini di asimmetria delle responsabilità quanto di asimmetria degli impatti) e dell'individuazione di risposte efficaci a contrastare le molteplici implicazioni sociali del riscaldamento globale. Lo stesso tipo di prospettiva integrata tra ambiente, diritti, vulnerabilità, fattori sociali, politici ed economici, pur con origini e finalità da principio differenti, ha portato all'affermazione del paradigma della Giustizia ambientale prima e della Giustizia climatica poi. Si tratta di nozioni fondate sulla constatazione di una ripartizione iniqua dei rischi e degli impatti ambientali e climatici – che penalizza in modo sistematico con maggior gravità le fasce più vulnerabili della popolazione mondiale – e costituiscono riferimento teorico dell'intero lavoro. Dal punto di vista più strettamente giuridico, oltre alla ricostruzione delle tappe salienti del dibattito internazionale inerente la relazione tra essere umano e ambiente, viene ripercorso il cammino che ha portato dall'affermazione del concetto di sviluppo sostenibile alla possibilità di qualificare giuridicamente – e azionare in giudizio – i diritti delle generazioni future. Punto nodale dell'excursus è la disamina - con particolare riferimento ai documenti elaborati dagli organismi delle Nazioni Unite (Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale, Report Relatori Speciali etc.) - degli stratificati legami esistenti tra climate change e tutela dei diritti umani nonché dell'esistenza e configurabilità di un diritto umano al clima stabile e sicuro. I fondamenti giuridici, i contenuti e le potenzialità in termini di effettività della tutela di un siffatto diritto sono ampiamente argomentati nella ricerca. La declinazione del nesso tra diritti umani e cambiamenti climatici, anche attraverso la già citata possibilità di riconoscere uno specifico diritto umano al clima, assume forza anche alla luce della rilevanza assunta dalla via giudiziaria alla Giustizia climatica. Nell'ultimo decennio le azioni legali in ambito climatico sono divenuti strumento di rivendicazione e di affermazione delle istanze di protezione di individui e comunità dagli impatti del climate change, utilizzato dalla società civile con sempre maggior frequenza e capillarità. Le evidenze scientifiche segnalano come una drastica e rapida riduzione delle emissioni di gas serra sia imprescindibile per evitare uno squilibrio irreversibile del sistema climatico e scongiurare le conseguenze che ne derivano. Nonostante gli strumenti internazionali approntati e le normative nazionali esistenti, tale riduzione non è ancora avvenuta, sintomo di un’inerzia diffusa incompatibile con un’inversione di tendenza tempestiva. Di conseguenza, questo tipo di controversia legale mira a coinvolgere gli organismi giudiziari chiamando i giudici a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al riscaldamento globale. L'esame degli orientamenti teorici e lo studio approfondito delle diverse impostazioni e culture giuridiche rilevabili nel campo (vasto e in continua evoluzione) del contenzioso climatico, effettuata tramite una corposa casistica internazionale, traccia una complessiva panoramica del nuovo ambito legale, evidenziandone rilevanza, tendenze, sfide, questioni giuridiche e prospettive. In conclusione, il ripensamento del ruolo del diritto in funzione del contenimento delle incertezze sul futuro poste dai cambiamenti climatici appare come prospettiva centrale cui la ricerca mira a contribuire; la domanda di fondo da cui partire è se in un sistema giuridico in grado di riflettere a pieno la portata di tale urgenza, l’inazione possa essere considerata, e con che conseguenze, una violazione dei diritti umani. In questo scenario, il contenzioso climatico si pone come elemento nuovo e utile in un sistema di governo multi-dimensionale del clima, costituendo strumento prezioso, in questa fase storica, per la realizzazione della Giustizia climatica.
To what extent do the increasingly widespread, pervasive and dramatic impacts of climate change, jeopardise the resilience of the universally recognised human rights system? This research aims to discuss climate change challenges and what legal instruments are currently available to guarantee the full protection of fundamental rights in the new climate-altered context.  The anthropogenic nature of climate change is a fundamental ground of this research: the relevance of the climate emergency in the current global scenario is in fact documented by decades of scientific evidence and series of accredited data, systematised and disseminated by research entities and international organisations. The review of the large number of available reports and the selection of the most relevant and accredited data constitute the skeleton of solid evidence on which this research is based.  Since The Limits to Growth Report in 1972, countless publications have highlighted the dangers posed by the environmental incompatibility of the economic model with the full protection of human rights. Climate change emphasizes such incompatibility and increasingly threatens the enjoyment of most fundamental rights, including the right to life, health, a healthy environment, food, clean water and self-determination.  International organisations, including the UN Human Rights Council, have affirmed and recognised that climate impacts have direct and indirect implications on the effective enjoyment of universal rights. For at least two decades, the United Nations, through its agencies, bodies and activities, have been trying to induce member states to coordinate and multiply their efforts to combat climate change to guarantee the protection of climate-related rights.  Following the evolution of the human right to a healthy environment, the doctrinal discussion that arose around the emerging need for protection has been oriented towards the reinterpretation of existing cases in the light of current climate profiles. Alongside this effort of re-signification and specification, the push, coming from many sources, for the recognition of a specific "human right to a safe climate" appears very relevant.   The theoretical register through which the analytical reading of the process of affirmation of the new demands is presented is that of Political Ecology, which provides an integrated approach to the reading of environmental issues, using elements of analysis borrowed from sociological and anthropological studies, political science, economics and legal science. Such perspective responds to the need to highlight the connections between political, social and economic factors and ecological challenges, paying particular attention to the effects of environmental threats in terms of justice, discrimination, socio-economic impoverishment and the role of social actors. This relationship is particularly relevant for the full understanding of the climate change phenomenon (both in terms of asymmetry of responsibilities and asymmetry of impacts) and for the identification of effective responses to counter the multiple social implications of global warming.  The same kind of integrated perspective between environment, rights, vulnerability, social, political and economic factors, although with different origins and aims in principle, has led to the affirmation of the paradigm of first Environmental Justice and then Climate Justice. These notions are based on the observation of an unequal distribution of environmental and climate risks and impacts - which systematically penalises the most vulnerable sectors of the world's population with greater severity - and constitute the theoretical reference for this study.  From a more strictly legal point of view, in addition to the reconstruction of the main stages of the international debate on the relationship between human beings and the environment, this research traces the path that led from the affirmation of the concept of sustainable development to the possibility of legally qualifying - and defend in court - the rights of future generations.  The focal point of the excursus is the examination - with particular reference to the documents drawn up by UN bodies (Human Rights Council, General Assembly, Special Rapporteurs' Reports, etc.) - of the stratified links between climate change and the protection of human rights, as well as the existence and configurability of a human right to a stable and safe climate. The legal foundations, the contents and the potential in terms of effectiveness of the protection of such a right are widely argued in this study. The declination of the link between human rights and climate change through the recognition of a specific human right to a safe climate becomes stronger also in the light of the importance assumed by the judicial route to climate justice.  In the last decade, legal actions in the climate field have become a tool for claiming and asserting the protection of individuals and communities from the impacts of climate change, used by civil society with increasing frequency and capillarity. The aforementioned scientific evidence shows that a drastic and rapid reduction in greenhouse gas (GHG) emissions is essential to avoid an irreversible imbalance in the climate system and to avert the consequences that ensue. Despite the international instruments in place and the existing national regulations, GHG emissions’ reduction has not yet taken place, a sign of the widespread inertia that is incompatible with a timely reversal of climate change. Consequently, this type of legal dispute aims to involve judicial bodies by calling on judges to play an active role in combating global warming.  The examination of the theoretical orientations and the in-depth study of the different legal approaches and cultures from the vast and constantly evolving field of climate litigation, carried out by means of an extensive international cases study, traces a comprehensive overview of the new legal field, highlighting its relevance, trends, challenges, legal issues and perspectives.  The rethinking of the role of law as a function of the containment of uncertainties about the future posed by climate change appears to be a central perspective to which this study aims to contribute; the basic question to be addressed is whether in a legal system capable of fully reflecting the scope of such urgency, climate inaction can be considered a violation of human rights and with what consequences. In a multi-dimensional climate governance system, climate litigation stands as a new and useful element  and constitutes a valuable tool for the realisation of Climate Justice.
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De, Rosa Damiano <1978&gt. "Il ruolo delle idee e del loro cambiamento nei processi di policy making universitario nel mondo anglosassone dagli anni ottanta ad oggi. I casi di Inghilterra e Nuova Zelanda in prospettiva comparata". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2158/1/De_Rosa_Damiano_Tesi.pdf.

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THE TITLE OF MY THESIS IS THE ROLE OF THE IDEAS AND THEIR CHANGE IN HIGHER EDUCATION POLICY-MAKING PROCESSES FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY: THE CASES OF ENGLAND AND NEW ZEALAND IN COMPARATIVE PERSPECTIVE UNDER A THEORETICAL POINT OF VIEW, THE AIM OF MY WORK IS TO CARRY OUT A RESEARCH MODELLED ON THE CONSTRUCTIVIST THEORY. IT FOCUSES ON THE ANALYSIS OF THE IMPACT OF IDEAS ON THE PROCESSES OF POLICY MAKING BY MEANS OF EPISTEMIC COMMUNITIES, THINK TANKS AND VARIOUS SOCIOECONOMIC CONTEXTS THAT MAY HAVE PLAYED A KEY ROLE IN THE CONSTRUCTION OF THE DIFFERENT PATHS. FROM MY POINT OF VIEW IDEAS CONSTITUTE A PRIORITY RESEARCH FIELD WHICH IS WORTH ANALYSING SINCE THEIR ROLE IN POLICY MAKING PROCESSES HAS BEEN TRADITIONALLY RATHER UNEXPLORED. IN THIS CONTEXT AND WITH THE AIM OF DEVELOPING A RESEARCH STRAND BASED ON THE ROLE OF IDEAS, I INTEND TO CARRY ON MY STUDY UNDER THE PERSPECTIVE OF CHANGE. DEPENDING ON THE DATA AND INFORMATION THAT I COLLECTED I EVALUATED THE WEIGHT OF EACH OF THESE VARIABLES AND MAYBE OTHERS SUCH AS THE INSTITUTIONS AND THE INDIVIDUAL INTERESTS, WHICH MAY HAVE INFLUENCED THE FORMATION OF THE POLICY MAKING PROCESSES. UNDER THIS LIGHT, I PLANNED TO ADOPT THE QUALITATIVE METHODOLOGY OF RESEARCH WHICH I BELIEVE TO BE VERY EFFECTIVE AGAINST THE MORE DIFFICULT AND POSSIBLY REDUCTIVE APPLICATION OF QUANTITIVE DATA SETS. I RECKON THEREFORE THAT THE MOST APPROPRIATE TOOLS FOR INFORMATION PROCESSING INCLUDE CONTENT ANALYSIS, AND IN-DEPTH INTERVIEWS TO PERSONALITIES OF THE POLITICAL PANORAMA (ÉLITE OR NOT) WHO HAVE PARTICIPATED IN THE PROCESS OF HIGHER EDUCATION REFORM FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY. THE TWO CASES TAKEN INTO CONSIDERATION SURELY SET AN EXAMPLE OF RADICAL REFORM PROCESSES WHICH HAVE OCCURRED IN QUITE DIFFERENT CONTEXTS DETERMINED BY THE SOCIOECONOMIC CHARACTERISTICS AND THE TRAITS OF THE ÉLITE. IN NEW ZEALAND THE DESCRIBED PROCESS HAS TAKEN PLACE WITH A STEADY PACE AND A GOOD GRADE OF CONSEQUANTIALITY, IN LINE WTH THE REFORMS IN OTHER STATE DIVISIONS DRIVEN BY THE IDEAS OF THE NEW PUBLIC MANAGEMENT. CONTRARILY IN ENGLAND THE REFORMATIVE ACTION OF MARGARET THATCHER HAS ACQUIRED A VERY RADICAL CONNOTATION AS IT HAS BROUGHT INTO THE AMBIT OF HIGHER EDUCATION POLICY CONCEPTS LIKE EFFICIENCY, EXCELLENCE, RATIONALIZATION THAT WOULD CONTRAST WITH THE GENERALISTIC AND MASS-ORIENTED IDEAS THAT WERE FASHIONABLE DURING THE SEVENTIES. THE MISSION I INTEND TO ACCOMPLISH THORUGHOUT MY RESEARCH IS TO INVESTIGATE AND ANALYSE INTO MORE DEPTH THE DIFFERENCES THAT SEEM TO EMERGE FROM TWO CONTEXTS WHICH MOST OF THE LITERATURE REGARDS AS A SINGLE MODEL: THE ANGLO-SAXON MODEL. UNDER THIS LIGHT, THE DENSE ANALYSIS OF POLICY PROCESSES ALLOWED TO BRING OUT BOTH THE CONTROVERSIAL AND CONTRASTING ASPECTS OF THE TWO REALITIES COMPARED, AND THE ROLE AND WEIGHT OF VARIABLES SUCH AS IDEAS (MAIN VARIABLE), INSTITUTIONAL SETTINGS AND INDIVIDUAL INTERESTS ACTING IN EACH CONTEXT. THE CASES I MEAN TO ATTEND PRESENT PECULIAR ASPECTS WORTH DEVELOPING AN IN-DEPTH ANALYSIS, AN OUTLINE OF WHICH WILL BE PROVIDED IN THIS ABSTRACT. ENGLAND THE CONSERVATIVE GOVERNMENT, SINCE 1981, INTRODUCED RADICAL CHANGES IN THE SECTOR OF HIGHER EDUCATION: FIRST CUTTING DOWN ON STATE FUNDINGS AND THEN WITH THE CREATION OF AN INSTITUTION FOR THE PLANNING AND LEADERSHIP OF THE POLYTECHNICS (NON-UNIVERSITY SECTOR). AFTERWARDS THE SCHOOL REFORM BY MARGARET THATCHER IN 1988 RAISED TO A GREAT STIR ALL OVER EUROPE DUE TO BOTH ITS CONSIDERABLE INNOVATIVE IMPRINT AND THE STRONG ATTACK AGAINST THE PEDAGOGY OF THE ‘ACTIVE’ SCHOOLING AND PROGRESSIVE EDUCATION, UNTIL THEN RECOGNIZED AS A MERIT OF THE BRITISH PUBLIC SCHOOL. IN THE AMBIT OF UNIVERSITY EDUCATION THIS REFORM, TOGETHER WITH SIMILAR MEASURES BROUGHT IN DURING 1992, PUT INTO PRACTICE THE CONSERVATIVE PRINCIPLES THROUGH A SERIES OF ACTIONS THAT INCLUDED: THE SUPPRESSION OF THE IRREMOVABILITY PRINCIPLE FOR UNIVERSITY TEACHERS; THE INTRODUCTION OF STUDENT LOANS FOR LOW-INCOME STUDENTS AND THE CANCELLATION OF THE CLEAR DISTINCTION BETWEEN UNIVERSITIES AND POLYTECHNICS. THE POLICIES OF THE LABOUR MAJORITY OF MR BLAIR DID NOT QUITE DIVERGE FROM THE CONSERVATIVES’ POSITION. IN 2003 BLAIR’S CABINET RISKED TO BECOME A MINORITY RIGHT ON THE OCCASION OF AN IMPORTANT UNIVERSITY REFORM PROPOSAL. THIS PROPOSAL WOULD FORESEE THE AUTONOMY FOR THE UNIVERSITIES TO RAISE UP TO 3.000 POUNDS THE ENROLMENT FEES FOR STUDENTS (WHILE FORMERLY THE CEILING WAS 1.125 POUNDS). BLAIR HAD TO FACE INTERNAL OPPOSITION WITHIN HIS OWN PARTY IN RELATION TO A MEASURE THAT, ACCORDING TO THE 150 MPS PROMOTERS OF AN ADVERSE MOTION, HAD NOT BEEN INCLUDED IN THE ELECTORAL PROGRAMME AND WOULD RISK CREATING INCOME-BASED DISCRIMINATION AMONG STUDENTS. AS A MATTER OF FACT THE BILL FOCUSED ON THE INTRODUCTION OF VERY LOW-INTEREST STUDENT LOANS TO BE SETTLED ONLY WHEN THE STUDENT WOULD HAVE FOUND A REMUNERATED OCCUPATION (A SYSTEM ALREADY PROVIDED FOR BY THE AUSTRALIAN LEGISLATION). NEW ZEALAND CONTRARILY TO MANY OTHER COUNTRIES, NEW ZEALAND HAS ADOPTED A VERY WIDE VISION OF THE TERTIARY EDUCATION. IT INCLUDES IN FACT THE FULL EDUCATIONAL PROGRAMME THAT IS INTERNATIONALLY RECOGNIZED AS THE POST-SECONDARY EDUCATION. SHOULD WE SPOTLIGHT A PECULIARITY OF THE NEW ZEALAND TERTIARY EDUCATION POLICY THEN IT WOULD BE ‘CHANGE’. LOOKING AT THE REFORM HISTORY RELATED TO THE TERTIARY EDUCATION SYSTEM, WE CAN CLEARLY IDENTIFY FOUR ‘SUB-PERIODS’ FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY: 1. BEFORE THE 80S’: AN ELITARIAN SYSTEM CHARACTERIZED BY LOW PARTICIPATION RATES. 2. BETWEEN MID AND LATE 80S’: A TREND TOWARDS THE ENLARGEMENT OF PARTICIPATION ASSOCIATED TO A GREATER COMPETITION. 3. 1990-1999: A FUTHER STEP TOWARDS A COMPETITIVE MODEL BASED ON THE MARKET-ORIENTED SYSTEM. 4. FROM 2000 TO TODAY: A CONTINUOUS EVOLUTION TOWARDS A MORE COMPETITIVE MODEL BASED ON THE MARKET-ORIENTED SYSTEM TOGETHER WITH A GROWING ATTENTION TO STATE CONTROL FOR SOCIAL AND ECONOMIC DEVELOPMENT OF THE NATION. AT PRESENT THE GOVERNMENT OF NEW ZEALAND OPERATES TO STRENGHTHEN THIS PROCESS, PRIMARILY IN RELATION TO THE ROLE OF TERTIARY EDUCATION AS A STEADY FACTOR OF NATIONAL WALFARE, WHERE PROFESSIONAL DEVELOPMENT CONTRIBUTES ACTIVELY TO THE GROWTH OF THE NATIONAL ECONOMIC SYSTEM5. THE CASES OF ENGLAND AND NEW ZEALAND ARE THE FOCUS OF AN IN-DEPTH INVESTIGATION THAT STARTS FROM AN ANALYSIS OF THE POLICIES OF EACH NATION AND DEVELOP INTO A COMPARATIVE STUDY. AT THIS POINT I ATTEMPT TO DRAW SOME PRELIMINARY IMPRESSIONS ON THE FACTS ESSENTIALLY DECRIBED ABOVE. THE UNIVERSITY POLICIES IN ENGLAND AND NEW ZEALAND HAVE BOTH UNDERGONE A SIGNIFICANT REFORMATORY PROCESS SINCE THE EARLY EIGHTIES; IN BOTH CONTEXTS THE IMPORTANCE OF IDEAS THAT CONSTITUTED THE BASE OF POLITICS UNTIL 1980 WAS QUITE RELEVANT. GENERALLY SPEAKING, IN BOTH CASES THE PRE-REFORM POLICIES WERE INSPIRED BY EGALITARIANISM AND EXPANSION OF THE STUDENT POPULATION WHILE THOSE BROUGHT IN BY THE REFORM WOULD PURSUE EFFICIENCY, QUALITY AND COMPETITIVENESS. UNDOUBTEDLY, IN LINE WITH THIS GENERAL TENDENCY THAT REFLECTS THE HYPOTHESIS PROPOSED, THE TWO UNIVERSITY SYSTEMS PRESENT SEVERAL DIFFERENCES. THE UNIVERSITY SYSTEM IN NEW ZEALAND PROCEEDED STEADILY TOWARDS THE IMPLEMENTATION OF A MANAGERIAL CONCEPTION OF TERTIARY EDUCATION, ESPECIALLY FROM 1996 ONWARDS, IN ACCORDANCE WITH THE REFORMATORY PROCESS OF THE WHOLE PUBLIC SECTOR. IN THE UNITED KINGDOM, AS IN THE REST OF EUROPE, THE NEW APPROACH TO UNIVERSITY POLICY-MAKING HAD TO CONFRONT A DEEP-ROOTED TRADITION OF PROGRESSIVE EDUCATION AND THE IDEA OF EDUCATION EXPANSION THAT IN FACT DOMINATED UNTIL THE EIGHTIES. FROM THIS VIEW POINT THE GOVERNING ACTION OF MARGARET THATCHER GAVE RISE TO A RADICAL CHANGE THAT REVOLUTIONIZED THE OBJECTIVES AND KEY VALUES OF THE WHOLE EDUCATIONAL SYSTEM, IN PARTICULAR IN THE HIGHER EDUCATION SECTOR. IDEAS AS EFFICIENCY, EXCELLENCE AND CONTROL OF THE PERFORMANCE BECAME DECISIVE. THE LABOUR CABINETS OF BLAIR DEVELOPED IN THE WAKE OF CONSERVATIVE REFORMS. THIS APPEARS TO BE A FOCAL POINT OF THIS STUDY THAT OBSERVES HOW ALSO IN NEW ZEALAND THE REFORMING PROCESS OCCURRED TRANSVERSELY DURING PROGRESSIVE AND CONSERVATIVE ADMINISTRATIONS. THE PRELIMINARY IMPRESSION IS THEREFORE THAT IDEAS DEEPLY MARK THE REFORMATIVE PROCESSES: THE AIM OF MY RESEARCH IS TO VERIFY TO WHICH EXTENT THIS STATEMENT IS TRUE. IN ORDER TO BUILD A COMPREHENSIVE ANALYLIS, FURTHER SIGNIFICANT FACTORS WILL HAVE TO BE INVESTIGATED: THE WAY IDEAS ARE PERCEIVED AND IMPLEMENTED BY THE DIFFERENT POLITICAL ELITES; HOW THE VARIOUS SOCIOECONOMIC CONTEXTS INFLUENCE THE REFORMATIVE PROCESS; HOW THE INSTITUTIONAL STRUCTURES CONDITION THE POLICY-MAKING PROCESSES; WHETHER INDIVIDUAL INTERESTS PLAY A ROLE AND, IF YES, TO WHICH EXTENT.
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De, Rosa Damiano <1978&gt. "Il ruolo delle idee e del loro cambiamento nei processi di policy making universitario nel mondo anglosassone dagli anni ottanta ad oggi. I casi di Inghilterra e Nuova Zelanda in prospettiva comparata". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2158/.

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THE TITLE OF MY THESIS IS THE ROLE OF THE IDEAS AND THEIR CHANGE IN HIGHER EDUCATION POLICY-MAKING PROCESSES FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY: THE CASES OF ENGLAND AND NEW ZEALAND IN COMPARATIVE PERSPECTIVE UNDER A THEORETICAL POINT OF VIEW, THE AIM OF MY WORK IS TO CARRY OUT A RESEARCH MODELLED ON THE CONSTRUCTIVIST THEORY. IT FOCUSES ON THE ANALYSIS OF THE IMPACT OF IDEAS ON THE PROCESSES OF POLICY MAKING BY MEANS OF EPISTEMIC COMMUNITIES, THINK TANKS AND VARIOUS SOCIOECONOMIC CONTEXTS THAT MAY HAVE PLAYED A KEY ROLE IN THE CONSTRUCTION OF THE DIFFERENT PATHS. FROM MY POINT OF VIEW IDEAS CONSTITUTE A PRIORITY RESEARCH FIELD WHICH IS WORTH ANALYSING SINCE THEIR ROLE IN POLICY MAKING PROCESSES HAS BEEN TRADITIONALLY RATHER UNEXPLORED. IN THIS CONTEXT AND WITH THE AIM OF DEVELOPING A RESEARCH STRAND BASED ON THE ROLE OF IDEAS, I INTEND TO CARRY ON MY STUDY UNDER THE PERSPECTIVE OF CHANGE. DEPENDING ON THE DATA AND INFORMATION THAT I COLLECTED I EVALUATED THE WEIGHT OF EACH OF THESE VARIABLES AND MAYBE OTHERS SUCH AS THE INSTITUTIONS AND THE INDIVIDUAL INTERESTS, WHICH MAY HAVE INFLUENCED THE FORMATION OF THE POLICY MAKING PROCESSES. UNDER THIS LIGHT, I PLANNED TO ADOPT THE QUALITATIVE METHODOLOGY OF RESEARCH WHICH I BELIEVE TO BE VERY EFFECTIVE AGAINST THE MORE DIFFICULT AND POSSIBLY REDUCTIVE APPLICATION OF QUANTITIVE DATA SETS. I RECKON THEREFORE THAT THE MOST APPROPRIATE TOOLS FOR INFORMATION PROCESSING INCLUDE CONTENT ANALYSIS, AND IN-DEPTH INTERVIEWS TO PERSONALITIES OF THE POLITICAL PANORAMA (ÉLITE OR NOT) WHO HAVE PARTICIPATED IN THE PROCESS OF HIGHER EDUCATION REFORM FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY. THE TWO CASES TAKEN INTO CONSIDERATION SURELY SET AN EXAMPLE OF RADICAL REFORM PROCESSES WHICH HAVE OCCURRED IN QUITE DIFFERENT CONTEXTS DETERMINED BY THE SOCIOECONOMIC CHARACTERISTICS AND THE TRAITS OF THE ÉLITE. IN NEW ZEALAND THE DESCRIBED PROCESS HAS TAKEN PLACE WITH A STEADY PACE AND A GOOD GRADE OF CONSEQUANTIALITY, IN LINE WTH THE REFORMS IN OTHER STATE DIVISIONS DRIVEN BY THE IDEAS OF THE NEW PUBLIC MANAGEMENT. CONTRARILY IN ENGLAND THE REFORMATIVE ACTION OF MARGARET THATCHER HAS ACQUIRED A VERY RADICAL CONNOTATION AS IT HAS BROUGHT INTO THE AMBIT OF HIGHER EDUCATION POLICY CONCEPTS LIKE EFFICIENCY, EXCELLENCE, RATIONALIZATION THAT WOULD CONTRAST WITH THE GENERALISTIC AND MASS-ORIENTED IDEAS THAT WERE FASHIONABLE DURING THE SEVENTIES. THE MISSION I INTEND TO ACCOMPLISH THORUGHOUT MY RESEARCH IS TO INVESTIGATE AND ANALYSE INTO MORE DEPTH THE DIFFERENCES THAT SEEM TO EMERGE FROM TWO CONTEXTS WHICH MOST OF THE LITERATURE REGARDS AS A SINGLE MODEL: THE ANGLO-SAXON MODEL. UNDER THIS LIGHT, THE DENSE ANALYSIS OF POLICY PROCESSES ALLOWED TO BRING OUT BOTH THE CONTROVERSIAL AND CONTRASTING ASPECTS OF THE TWO REALITIES COMPARED, AND THE ROLE AND WEIGHT OF VARIABLES SUCH AS IDEAS (MAIN VARIABLE), INSTITUTIONAL SETTINGS AND INDIVIDUAL INTERESTS ACTING IN EACH CONTEXT. THE CASES I MEAN TO ATTEND PRESENT PECULIAR ASPECTS WORTH DEVELOPING AN IN-DEPTH ANALYSIS, AN OUTLINE OF WHICH WILL BE PROVIDED IN THIS ABSTRACT. ENGLAND THE CONSERVATIVE GOVERNMENT, SINCE 1981, INTRODUCED RADICAL CHANGES IN THE SECTOR OF HIGHER EDUCATION: FIRST CUTTING DOWN ON STATE FUNDINGS AND THEN WITH THE CREATION OF AN INSTITUTION FOR THE PLANNING AND LEADERSHIP OF THE POLYTECHNICS (NON-UNIVERSITY SECTOR). AFTERWARDS THE SCHOOL REFORM BY MARGARET THATCHER IN 1988 RAISED TO A GREAT STIR ALL OVER EUROPE DUE TO BOTH ITS CONSIDERABLE INNOVATIVE IMPRINT AND THE STRONG ATTACK AGAINST THE PEDAGOGY OF THE ‘ACTIVE’ SCHOOLING AND PROGRESSIVE EDUCATION, UNTIL THEN RECOGNIZED AS A MERIT OF THE BRITISH PUBLIC SCHOOL. IN THE AMBIT OF UNIVERSITY EDUCATION THIS REFORM, TOGETHER WITH SIMILAR MEASURES BROUGHT IN DURING 1992, PUT INTO PRACTICE THE CONSERVATIVE PRINCIPLES THROUGH A SERIES OF ACTIONS THAT INCLUDED: THE SUPPRESSION OF THE IRREMOVABILITY PRINCIPLE FOR UNIVERSITY TEACHERS; THE INTRODUCTION OF STUDENT LOANS FOR LOW-INCOME STUDENTS AND THE CANCELLATION OF THE CLEAR DISTINCTION BETWEEN UNIVERSITIES AND POLYTECHNICS. THE POLICIES OF THE LABOUR MAJORITY OF MR BLAIR DID NOT QUITE DIVERGE FROM THE CONSERVATIVES’ POSITION. IN 2003 BLAIR’S CABINET RISKED TO BECOME A MINORITY RIGHT ON THE OCCASION OF AN IMPORTANT UNIVERSITY REFORM PROPOSAL. THIS PROPOSAL WOULD FORESEE THE AUTONOMY FOR THE UNIVERSITIES TO RAISE UP TO 3.000 POUNDS THE ENROLMENT FEES FOR STUDENTS (WHILE FORMERLY THE CEILING WAS 1.125 POUNDS). BLAIR HAD TO FACE INTERNAL OPPOSITION WITHIN HIS OWN PARTY IN RELATION TO A MEASURE THAT, ACCORDING TO THE 150 MPS PROMOTERS OF AN ADVERSE MOTION, HAD NOT BEEN INCLUDED IN THE ELECTORAL PROGRAMME AND WOULD RISK CREATING INCOME-BASED DISCRIMINATION AMONG STUDENTS. AS A MATTER OF FACT THE BILL FOCUSED ON THE INTRODUCTION OF VERY LOW-INTEREST STUDENT LOANS TO BE SETTLED ONLY WHEN THE STUDENT WOULD HAVE FOUND A REMUNERATED OCCUPATION (A SYSTEM ALREADY PROVIDED FOR BY THE AUSTRALIAN LEGISLATION). NEW ZEALAND CONTRARILY TO MANY OTHER COUNTRIES, NEW ZEALAND HAS ADOPTED A VERY WIDE VISION OF THE TERTIARY EDUCATION. IT INCLUDES IN FACT THE FULL EDUCATIONAL PROGRAMME THAT IS INTERNATIONALLY RECOGNIZED AS THE POST-SECONDARY EDUCATION. SHOULD WE SPOTLIGHT A PECULIARITY OF THE NEW ZEALAND TERTIARY EDUCATION POLICY THEN IT WOULD BE ‘CHANGE’. LOOKING AT THE REFORM HISTORY RELATED TO THE TERTIARY EDUCATION SYSTEM, WE CAN CLEARLY IDENTIFY FOUR ‘SUB-PERIODS’ FROM THE EIGHTIES TO PRESENT-DAY: 1. BEFORE THE 80S’: AN ELITARIAN SYSTEM CHARACTERIZED BY LOW PARTICIPATION RATES. 2. BETWEEN MID AND LATE 80S’: A TREND TOWARDS THE ENLARGEMENT OF PARTICIPATION ASSOCIATED TO A GREATER COMPETITION. 3. 1990-1999: A FUTHER STEP TOWARDS A COMPETITIVE MODEL BASED ON THE MARKET-ORIENTED SYSTEM. 4. FROM 2000 TO TODAY: A CONTINUOUS EVOLUTION TOWARDS A MORE COMPETITIVE MODEL BASED ON THE MARKET-ORIENTED SYSTEM TOGETHER WITH A GROWING ATTENTION TO STATE CONTROL FOR SOCIAL AND ECONOMIC DEVELOPMENT OF THE NATION. AT PRESENT THE GOVERNMENT OF NEW ZEALAND OPERATES TO STRENGHTHEN THIS PROCESS, PRIMARILY IN RELATION TO THE ROLE OF TERTIARY EDUCATION AS A STEADY FACTOR OF NATIONAL WALFARE, WHERE PROFESSIONAL DEVELOPMENT CONTRIBUTES ACTIVELY TO THE GROWTH OF THE NATIONAL ECONOMIC SYSTEM5. THE CASES OF ENGLAND AND NEW ZEALAND ARE THE FOCUS OF AN IN-DEPTH INVESTIGATION THAT STARTS FROM AN ANALYSIS OF THE POLICIES OF EACH NATION AND DEVELOP INTO A COMPARATIVE STUDY. AT THIS POINT I ATTEMPT TO DRAW SOME PRELIMINARY IMPRESSIONS ON THE FACTS ESSENTIALLY DECRIBED ABOVE. THE UNIVERSITY POLICIES IN ENGLAND AND NEW ZEALAND HAVE BOTH UNDERGONE A SIGNIFICANT REFORMATORY PROCESS SINCE THE EARLY EIGHTIES; IN BOTH CONTEXTS THE IMPORTANCE OF IDEAS THAT CONSTITUTED THE BASE OF POLITICS UNTIL 1980 WAS QUITE RELEVANT. GENERALLY SPEAKING, IN BOTH CASES THE PRE-REFORM POLICIES WERE INSPIRED BY EGALITARIANISM AND EXPANSION OF THE STUDENT POPULATION WHILE THOSE BROUGHT IN BY THE REFORM WOULD PURSUE EFFICIENCY, QUALITY AND COMPETITIVENESS. UNDOUBTEDLY, IN LINE WITH THIS GENERAL TENDENCY THAT REFLECTS THE HYPOTHESIS PROPOSED, THE TWO UNIVERSITY SYSTEMS PRESENT SEVERAL DIFFERENCES. THE UNIVERSITY SYSTEM IN NEW ZEALAND PROCEEDED STEADILY TOWARDS THE IMPLEMENTATION OF A MANAGERIAL CONCEPTION OF TERTIARY EDUCATION, ESPECIALLY FROM 1996 ONWARDS, IN ACCORDANCE WITH THE REFORMATORY PROCESS OF THE WHOLE PUBLIC SECTOR. IN THE UNITED KINGDOM, AS IN THE REST OF EUROPE, THE NEW APPROACH TO UNIVERSITY POLICY-MAKING HAD TO CONFRONT A DEEP-ROOTED TRADITION OF PROGRESSIVE EDUCATION AND THE IDEA OF EDUCATION EXPANSION THAT IN FACT DOMINATED UNTIL THE EIGHTIES. FROM THIS VIEW POINT THE GOVERNING ACTION OF MARGARET THATCHER GAVE RISE TO A RADICAL CHANGE THAT REVOLUTIONIZED THE OBJECTIVES AND KEY VALUES OF THE WHOLE EDUCATIONAL SYSTEM, IN PARTICULAR IN THE HIGHER EDUCATION SECTOR. IDEAS AS EFFICIENCY, EXCELLENCE AND CONTROL OF THE PERFORMANCE BECAME DECISIVE. THE LABOUR CABINETS OF BLAIR DEVELOPED IN THE WAKE OF CONSERVATIVE REFORMS. THIS APPEARS TO BE A FOCAL POINT OF THIS STUDY THAT OBSERVES HOW ALSO IN NEW ZEALAND THE REFORMING PROCESS OCCURRED TRANSVERSELY DURING PROGRESSIVE AND CONSERVATIVE ADMINISTRATIONS. THE PRELIMINARY IMPRESSION IS THEREFORE THAT IDEAS DEEPLY MARK THE REFORMATIVE PROCESSES: THE AIM OF MY RESEARCH IS TO VERIFY TO WHICH EXTENT THIS STATEMENT IS TRUE. IN ORDER TO BUILD A COMPREHENSIVE ANALYLIS, FURTHER SIGNIFICANT FACTORS WILL HAVE TO BE INVESTIGATED: THE WAY IDEAS ARE PERCEIVED AND IMPLEMENTED BY THE DIFFERENT POLITICAL ELITES; HOW THE VARIOUS SOCIOECONOMIC CONTEXTS INFLUENCE THE REFORMATIVE PROCESS; HOW THE INSTITUTIONAL STRUCTURES CONDITION THE POLICY-MAKING PROCESSES; WHETHER INDIVIDUAL INTERESTS PLAY A ROLE AND, IF YES, TO WHICH EXTENT.
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ULERI, FRANCESCA. "AGRO-ESPORTAZIONE E CAMBIAMENTI AGRARI LATINOAMERICANI: UN'ANALISI SOCIOLOGICA DELL' EVOLUZIONE DELL' ECONOMIA CONTADINA SOTTO LA MERCIFICAZIONE DELLA QUINOA NELL' ALTOPIANO MERIDIONALE BOLIVIANO. EFFETTI SU TERRA LAVORO E SICUREZZA ALIMENTARE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/72837.

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Resumen
Dagli anni '80 lo sviluppo del sistema agro-alimentare globale ha subito un processo di progressiva globalizzazione che ha interessato sia il complesso della produzione che i modelli di consumo. Questa tendenza ha innanzitutto portato a una crescente integrazione verticale dei produttori agricoli sui mercati globali. La loro azione è stata reciprocamente vincolata all'azione di altri attori specializzati operanti sui mercati di input e output. Allo stesso modo, le recenti trasformazioni dei comportamenti dei consumatori nei cosiddetti paesi occidentalizzati, hanno avuto un impatto su territoriali diversi da quelli che li hanno innescati, contribuendo così a rimodellare le modalità e le pratiche di produzione in quei complessi che entrano nel mercato al fine di soddisfare una nuova domanda agroalimentare diversificata. L'orientamento verso nuovi prodotti, come prodotti biologici, alimenti funzionali o prodotti "esotici" ricchi di proprietà nutrizionali, che fino a poco tempo fa appartenevano esclusivamente a nicchie di mercato specifiche, segna oggi il profilo dell'offerta sui grandi canali di distribuzione. L'evoluzione delle preferenze di consumo ha avuto, e continua ad avere, un'influenza decisiva nell'incorporare nuovi territori e gruppi di produttori nelle catene globali. Tuttavia questa integrazione non è esente da meccanismi deterritorializzazione del prodotto e rimodellamento del tessuto sociale agrario. La tesi, dopo aver descritto tale scenario in relazione al suo impatto generale sulle economie rurali latinoamericane, si concentra su un caso studio specifico riguardante l'evoluzione dell'economia contadina nell'Altiplano boliviano in seguito al boom internazionale della quinoa. Questa evoluzione viene analizzata alla luce dei cambiamenti nel sistema di accesso alla terra, nell'organizzazione del lavoro agricolo e nella sfera della sicurezza alimentare. Il contributo si basa su una ricerca empirica condotta in tre municiplaità rurali dell’altopiano meridionale boliviano attraverso una metodologia quali-quantitativa comprendente l'uso di interviste semi-strutturate, metodologie standardizzate specifiche per la valutazione del livello di sicurezza alimentare (FCS, ELCSA ) e la somministrazione di un questionario. I dati sono stati interpretati attraverso la lente di un complesso quadro teorico che coinvolge il pensiero marxista, la teoria Chayanoviana sull'economia contadina, l'istituzionalismo polanyiano e i recenti contributi della scuola di sociologia rurale di Wgeningen. Partendo dall'analisi del modo tradizionale in cui le comunità andine si sono organizzate storicamente per fornire alle famiglie contadine l'accesso sufficiente alla terra e al lavoro, la tesi segue presentando l'impatto sociale del quinoa-boom. Il lavoro evidenzia nuovi meccanismi di accaparramento e concentrazione della terra ed erosione dell'azione comunitaria, elementi i quali pongono l'economia contadina locale in un processo di erosione e differenziazione di fronte a emergenti conflitti sociali e vulnerabilità nell'ambito della sicurezza alimentare.
Since the 1980s the development of the global agro-food system has undergone a process of progressive globalization which has affected both complex of production and patterns of consumption. This trend has firstly resulted in a growing vertical integration of the agricultural producers on global markets. Their action has been mutually bound to the action of others specialized actors (e.g. input suppliers, intermediaries, marketers etc.) operating on the input and output markets. In the same way, the recent transformations of consumer behaviors, in the so-called westernized countries, have impacted on spatial and territorial contests different from the ones that have triggered them, thus contributing to reshape modes and practices of production in those complexes that enter the market in order to meet a new diversified agro-food demand. The orientation towards new products, such as organic products, functional foods, or “exotic” products rich in nutritional properties, that until recently belonged exclusively to specific market niches, marks today the profile of the supply on the large distribution channels. The evolution of the consumption preferences has had, and still continues to have, a decisive influence in incorporating new territories and groups of producers into the global value chain from which they had remained excluded during the previous Fordist period. Nonetheless, the integration into the global market has proceeded in connection to a process of commodification of the production cycle that, on the one hand, has detached the product from the territories of origin and (fetishization), on the other hand, has restructured the agrarian ground. This thesis after describing the above scenario in relation to its impact on the Latin American agrarian context, moves to focus on a specific case study regarding the evolution of the peasant economy in the Bolivian Altiplano sur under the international quinoa boom. This evolution is analyzed in the light of the changes in the land access system, agricultural labour organization and food security. The contribution is based on an empirical research carried out in three rural municipalities of the Bolivian Southern Highlands through a quali-quantitative methodology comprising the use of semi-structured interviews, specific standardized methodologies for the assessment of the food security level (FCS, ELCSA), and the administration of a questionnaire to a sample of local quinoa producers. Data have been interpreted through the lenses of a complex theoretical framework entailing the Marxist thought, the Chayanovian theorization on the peasant economy, the Polanyian institutionalism and the recent contributions of the Wgeningen Rural Sociology School. By starting from the analysis of the traditional way through which the Andean communities have historically organized themselves in order to provide the peasant households with the sufficient access to land and labour as to satisfy their reproduction needs, the thesis moves to present the social impact of the export boom. It shows new land-grabbing mechanisms, concentration of access to land and erosion of the community action which are now placing the local peasant economy in a pathway of erosion and differentiation in front of emerging social conflicts and vulnerabilities in the sphere of food security.
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ULERI, FRANCESCA. "AGRO-ESPORTAZIONE E CAMBIAMENTI AGRARI LATINOAMERICANI: UN'ANALISI SOCIOLOGICA DELL' EVOLUZIONE DELL' ECONOMIA CONTADINA SOTTO LA MERCIFICAZIONE DELLA QUINOA NELL' ALTOPIANO MERIDIONALE BOLIVIANO. EFFETTI SU TERRA LAVORO E SICUREZZA ALIMENTARE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/72837.

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Dagli anni '80 lo sviluppo del sistema agro-alimentare globale ha subito un processo di progressiva globalizzazione che ha interessato sia il complesso della produzione che i modelli di consumo. Questa tendenza ha innanzitutto portato a una crescente integrazione verticale dei produttori agricoli sui mercati globali. La loro azione è stata reciprocamente vincolata all'azione di altri attori specializzati operanti sui mercati di input e output. Allo stesso modo, le recenti trasformazioni dei comportamenti dei consumatori nei cosiddetti paesi occidentalizzati, hanno avuto un impatto su territoriali diversi da quelli che li hanno innescati, contribuendo così a rimodellare le modalità e le pratiche di produzione in quei complessi che entrano nel mercato al fine di soddisfare una nuova domanda agroalimentare diversificata. L'orientamento verso nuovi prodotti, come prodotti biologici, alimenti funzionali o prodotti "esotici" ricchi di proprietà nutrizionali, che fino a poco tempo fa appartenevano esclusivamente a nicchie di mercato specifiche, segna oggi il profilo dell'offerta sui grandi canali di distribuzione. L'evoluzione delle preferenze di consumo ha avuto, e continua ad avere, un'influenza decisiva nell'incorporare nuovi territori e gruppi di produttori nelle catene globali. Tuttavia questa integrazione non è esente da meccanismi deterritorializzazione del prodotto e rimodellamento del tessuto sociale agrario. La tesi, dopo aver descritto tale scenario in relazione al suo impatto generale sulle economie rurali latinoamericane, si concentra su un caso studio specifico riguardante l'evoluzione dell'economia contadina nell'Altiplano boliviano in seguito al boom internazionale della quinoa. Questa evoluzione viene analizzata alla luce dei cambiamenti nel sistema di accesso alla terra, nell'organizzazione del lavoro agricolo e nella sfera della sicurezza alimentare. Il contributo si basa su una ricerca empirica condotta in tre municiplaità rurali dell’altopiano meridionale boliviano attraverso una metodologia quali-quantitativa comprendente l'uso di interviste semi-strutturate, metodologie standardizzate specifiche per la valutazione del livello di sicurezza alimentare (FCS, ELCSA ) e la somministrazione di un questionario. I dati sono stati interpretati attraverso la lente di un complesso quadro teorico che coinvolge il pensiero marxista, la teoria Chayanoviana sull'economia contadina, l'istituzionalismo polanyiano e i recenti contributi della scuola di sociologia rurale di Wgeningen. Partendo dall'analisi del modo tradizionale in cui le comunità andine si sono organizzate storicamente per fornire alle famiglie contadine l'accesso sufficiente alla terra e al lavoro, la tesi segue presentando l'impatto sociale del quinoa-boom. Il lavoro evidenzia nuovi meccanismi di accaparramento e concentrazione della terra ed erosione dell'azione comunitaria, elementi i quali pongono l'economia contadina locale in un processo di erosione e differenziazione di fronte a emergenti conflitti sociali e vulnerabilità nell'ambito della sicurezza alimentare.
Since the 1980s the development of the global agro-food system has undergone a process of progressive globalization which has affected both complex of production and patterns of consumption. This trend has firstly resulted in a growing vertical integration of the agricultural producers on global markets. Their action has been mutually bound to the action of others specialized actors (e.g. input suppliers, intermediaries, marketers etc.) operating on the input and output markets. In the same way, the recent transformations of consumer behaviors, in the so-called westernized countries, have impacted on spatial and territorial contests different from the ones that have triggered them, thus contributing to reshape modes and practices of production in those complexes that enter the market in order to meet a new diversified agro-food demand. The orientation towards new products, such as organic products, functional foods, or “exotic” products rich in nutritional properties, that until recently belonged exclusively to specific market niches, marks today the profile of the supply on the large distribution channels. The evolution of the consumption preferences has had, and still continues to have, a decisive influence in incorporating new territories and groups of producers into the global value chain from which they had remained excluded during the previous Fordist period. Nonetheless, the integration into the global market has proceeded in connection to a process of commodification of the production cycle that, on the one hand, has detached the product from the territories of origin and (fetishization), on the other hand, has restructured the agrarian ground. This thesis after describing the above scenario in relation to its impact on the Latin American agrarian context, moves to focus on a specific case study regarding the evolution of the peasant economy in the Bolivian Altiplano sur under the international quinoa boom. This evolution is analyzed in the light of the changes in the land access system, agricultural labour organization and food security. The contribution is based on an empirical research carried out in three rural municipalities of the Bolivian Southern Highlands through a quali-quantitative methodology comprising the use of semi-structured interviews, specific standardized methodologies for the assessment of the food security level (FCS, ELCSA), and the administration of a questionnaire to a sample of local quinoa producers. Data have been interpreted through the lenses of a complex theoretical framework entailing the Marxist thought, the Chayanovian theorization on the peasant economy, the Polanyian institutionalism and the recent contributions of the Wgeningen Rural Sociology School. By starting from the analysis of the traditional way through which the Andean communities have historically organized themselves in order to provide the peasant households with the sufficient access to land and labour as to satisfy their reproduction needs, the thesis moves to present the social impact of the export boom. It shows new land-grabbing mechanisms, concentration of access to land and erosion of the community action which are now placing the local peasant economy in a pathway of erosion and differentiation in front of emerging social conflicts and vulnerabilities in the sphere of food security.
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Baccin, Vania <1983&gt. "Cambiamenti culturali e modifiche delle politiche a favore dell'infanzia e dell'adolescenza. L'esperienza delle "Linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione e cura del minore-biennio 2009/2010" in Veneto". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4260.

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Partendo dalla definizione di una "cornice di senso" attraverso la definizione di concetti fondamentali quali le politiche pubbliche e sociali, si analizzano i processi di cambiamento del welfare e delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza in Italia, fino ad arrivare all'analisi di una politica realizzata nella regione veneto, sulla programmazione dei servizi di protezione e cura che si rivolgono ai minori.
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DI, DOMENICO JACOPO. "The influence of productivity gains, their distribution, and market structure on economic growth in a Sraffian Supermultiplier model. Short-, medium-, long-term trends and secular tendencies. an analysis performed through a multisectoral macroeconomic SFC-AB model". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2022. https://hdl.handle.net/11566/306140.

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Resumen
Lo scopo di questo lavoro è di indagare le proprietà del modello del supermoltiplicatore sraffiano in cui il cambiamento tecnologico e la domanda autonoma, proveniente dal settore pubblico, influenzano congiuntamente le dinamiche macroeconomiche. Il tasso di crescita dell'economia è determinato dal percorso di crescita della produttività, che libera la forza lavoro da impiegare nella produzione di beni alternativi, e dal settore pubblico, che, se non è disposto ad accettare un'elevata disoccupazione, deve aumentare le proprie spese per generare la domanda necessaria per il raggiungimento crescita macroeconomica. Premesso che il cambiamento tecnologico è influenzato dal livello di vendita (dovuto alle possibilità che si aprono in termini di divisione del lavoro) -a tutti i livelli (macro, meso e micro), in contrasto con la maggior parte dei modelli di supermoltiplicatori, il tasso di crescita a lungo termine del nostro modello risente anche della distribuzione del reddito (sia funzionale che personale) che modella il livello della domanda totale e la sua composizione tra i settori, e dalla struttura del mercato che determina la ripartizione della produzione tra le imprese. Ai fini della nostra ricerca, abbiamo sviluppato un Agente macroeconomico multisettoriale basato - Modello coerente con lo Stock Flow (AB-SFC). Il modello si basa su un quadro teorico che rappresenta un'economia monetaria di produzione (es. Graziani, Lavoie) dove il principio della domanda effettiva determina il livello di produzione, mentre l'innovazione è caratterizzata da un tipico processo schumpeteriano di creazione e distruzione. La distribuzione del reddito funzionale è determinata come nella teoria classica ed è il risultato della lotta tra capitalisti e classe operaia. In particolare, il markup fissato dalle imprese sul normale costo unitario di produzione determina il normale saggio di profitto. Il denaro è endogeno ed è immesso nel sistema dalle banche che concedono prestiti alle imprese per finanziare investimenti o salari di anticipazione, e dalla spesa pubblica finanziata con l'emissione di titoli pubblici. Nel secondo capitolo viene presa una prospettiva a breve termine e l'impatto della performance della macroeconomia annuale viene analizzato sulla traiettoria a lungo termine dell'economia. In primo luogo, dimostriamo che il processo di innovazione è una condizione necessaria ma non sufficiente per la crescita economica (e potenziale fonte di instabilità economica) e che, per raggiungere la crescita macroeconomica, è necessario un settore pubblico pratico (che aumenta il proprio debito ogni volta che si verifica un aumento di produttività e stabilizza l'economia). Quindi, indaghiamo come diverse appropriazioni dei guadagni di produttività (e, di conseguenza, diverse configurazioni distributive) influenzano l'andamento futuro della produttività (e, di conseguenza, il tasso di crescita di lungo periodo dell’economia) attraverso le variazioni del livello di volume aggregato e la loro allocazione tra i settori. Nel terzo capitolo, l'attenzione si sposta sulle dinamiche a lunghissimo termine del sistema capitalista e la connessione tra processo di innovazione, concentrazione del mercato e disparità di reddito. Iniziamo a esplorare quali possono essere le tendenze secolari che derivano dalla crescita economica e le forze di cambiamento strutturale, che sono naturalmente dietro di essa. Nello specifico, mostriamo come la riduzione dell'occupazione, a livello settoriale, arriva logicamente con l'aumento del livello di produttività del lavoro e la preferenza dei consumatori per la varietà può avere ripercussioni in termini di struttura del mercato e distribuzione personale. Poi vengono analizzate le conseguenze sulla crescita economica della potenziale combinazione della struttura del mercato e la disuguaglianza di reddito, che può verificarsi in economie in fase di crescita e di cambiamenti strutturali.
The purpose of this work is to investigate the properties of the Sraffian supermultiplier model in which technological change and autonomous demand, coming from the public sector, jointly affect macroeconomic dynamics. The growth rate of the economy is determined by the path of productivity growth, which frees up the labour force to be used in the production of alternative goods, and by the public sector, which, if unwilling to accept high unemployment, must increase its expenditures in order to generate the necessary demand for achieving macroeconomic growth. Given the assumption that the technological change is affected by the sales level (due to the possibilities it opens in terms of labor division) -at all layers (macro, meso and micro), in contrast to the majority of supermultiplier models, the long-run growth rate of our model is also affected by the income distribution (both functional and personal) that shapes the level of total demand and its composition across sectors, and by the market structure that determines the production allocation among firms. For the purpose of our research, we have developed a multi-sectoral macroeconomic Agent based - Stock Flow consistent model (AB-SFC). The model is grounded on a theoretical framework representing a monetary economy of production (e.g., Graziani, Lavoie) where the principle of effective demand determines the level of output, while innovation is characterized by a typical Schumpeterian process of creation and destruction. The functional income distribution is determined as in the classical theory and it is the resultant of the struggle between capitalists and working class. In particular, the markup fixed by firms on normal unit-cost of production determines the normal rate of profit. Money is endogenous and it is injected into the system by banks which grant loans to firms to finance investments or wages anticipation, and by government expenditure financed by issuing public bonds. In the second chapter, a short-term perspective is taken and the impact of annual macroeconomic performance on the long-term trajectory of the economy is analysed. First, we demonstrate that process innovation is a necessary but insufficient condition for economic growth (and a potential source of economic instability) and that, to achieve macroeconomic growth, a hands-on public sector is required (that increase its debt every time an increase in productivity occurs and stabilises the economy). Then, we investigate how different appropriations of the productivity gains (and, consequently, different distribution configurations) affect the future trend of productivity (and, consequently, the long-run growth rate of the economy) via changes in the aggregate volume level and their allocation between sectors. In the third chapter, the focus moves to the extremely long-term dynamics of the capitalist system and the connection between process innovation, market concentration, and income inequality. We start exploring which can be the secular trends that come with economic growth and the structural changes forces, which are naturally behind it. Specifically, we show how the reduction of the employment, at the sectoral level, which logically comes with increasing level of labor productivity and consumers preference for variety can have repercussions in terms of market structure and personal distribution. Then, the economic growth consequences of the potential combination of market structure and income inequality, which may occur in economies experiencing growth and structural changes, are then analysed.
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COVERI, ANDREA. "Structural change, Technology and Income Distribution". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263520.

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Resumen
Il presente lavoro propone un’analisi del cambiamento strutturale e delle dinamiche inerenti la distribuzione del reddito combinando l’approccio Neo-Schumpeteriano all’innovazione tecnologica con la prospettiva Post-Keynesiana riguardo al ruolo della domanda effettiva e ai meccanismi che determinano la dinamica di salari e profitti. Da un lato ci rifacciamo alla letteratura evolutiva e distinguiamo tra input e output dell'innovazione e tra innovazione di prodotto e processo, enfatizzando la differenza tra strategie finalizzate ad aumentare la qualità dei prodotti e aprire nuovi mercati e strategie basate sulla competitività di costo, che mirano principalmente ad aumentare l’efficienza produttiva per ridurre i costi di produzione. Dall’altro lato teniamo conto della specifica struttura della domanda delle industrie e della natura conflittuale della distribuzione del reddito, indagando alcuni dei fattori strutturali e istituzionali che influiscono sul tasso di crescita di salari e profitti. Inoltre, si tiene conto dei cambiamenti intervenuti su scala globale nelle ultime tre decadi (liberalizzazione dei mercati di merci e capitali e forte riduzione dei costi di comunicazione e trasporto), che hanno reso sempre più rilevanti fenomeni come la delocalizzazione della produzione all’estero e dunque la disintegrazione globale dei processi produttivi. Viene quindi analizzata la relazione tra le diverse strategie di offshoring perseguite dalle industrie e le loro performance in termini di crescita; nondimeno, ci si sofferma sull'impatto che la frammentazione internazionale della produzione ha sulla distribuzione del reddito. Sul piano empirico utilizziamo il Sectoral Innovation Database (SID), sviluppato presso l’Università di Urbino, che include dati su 21 settori manifatturieri e 17 settori dei servizi per sei paesi europei (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e the United Kindgom) dal 1994 al 2014.
Our dissertation proposes an integrated approach to structural change and distributional dynamics combining a Neo-Schumpeterian perspective on technological change and a Post-Keynesian view on demand and income distribution. We build on evolutionary literature and distinguish between the input and output of innovation and between product and process innovation, proxying a technology-driven and cost-based competitiveness strategy, respectively. In line with Post-Keynesian theory, we account for the specific demand structures of industries and the conflictual nature of income distribution, investigating the structural and institutional factors which shape the balance of power between capital and labour and therefore the dynamics of wages and profits. In addition, we account for the modern process of global fragmentation of production spurred by the worldwide liberalization of trade and capital markets and the strong reductions of communication and transport costs. Accordingly, we investigate the relationships between offshoring strategies of industries – focusing on their technological dimension – and their growth performance and inquire the impact that the former have on the wage and profit dynamics. On the empirical ground, we use the Sectoral Innovation Database (SID), which has been developed at the University of Urbino and including data for 21 manufacturing and 17 service sectors for six major European countries (France, Germany, Italy, Netherlands, Spain and the United Kindgom) from 1994 to 2014. This dataset provides a comprehensive view of industries’ dynamics, allowing to properly investigate the changing composition of the economies and the structural transformations related to the internationalization of production. Moreover, our analysis properly accounts for the role of sectoral systems of innovation allowing to assess the dominant competitiveness strategy pursued by industries and shed light on their different distributive outcomes.
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CHAUPRÉ-BERKI, CHARLÈNE MALORIE. "Il roiasco in Francia : un dialetto ligure alpino? Origini, classificazione, rappresentazioni e realtà sociolinguistica alla frontiera franco-italiana". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1061781.

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Oggi, la situazione delle lingue regionali solleva molti interrogativi, in particolare per quanto riguarda le zone linguistiche cardine e di transizione, come il dipartimento delle Alpi Marittime. Zona di contatto linguistico tra il francese, l'italiano e più precisamente il ligure - presente fino a Mentone, dove è in transizione con il provenzale - la valle della Roia è un territorio plurilingue e pluriculturale complesso : al di là dei conflitti di identità e dell'urgenza di salvaguardare le lingue attraverso la loro trasmissione in associazione, uno dei problemi più spinosi resta la classificazione linguistica delle lingue locali. Infatti, anche se il territorio della valle è ufficialmente considerato come una zona occitana, i linguisti si oppongono fermamente a un'appartenenza ligure-alpina. Da un punto di vista sociolinguistico, il nostro obiettivo sarà quello di andare oltre le considerazioni puramente linguistiche per far emergere le rappresentazioni dei parlanti della loro cultura e del parlare con loro.
Today, the situation of regional languages raises many questions, particularly with regard to the hinge and transition linguistic zones, such as the Alpes Maritimes department. A language contact zone between French, Italian, and more precisely Ligurian - present as far as Menton, where it is in transition with Provençal - the Roya valley is a complex plurilingual and pluricultural territory: beyond the conflicts of identities and the urgency of safeguarding languages through their transmission in associations, one of the thorniest problems remains the linguistic classification of local languages. Although the territory of the valley is officially considered to be an Occitan area, linguists firmly oppose Ligurian-Alpine membership. From a sociolinguistic point of view, our aim will be to go beyond purely linguistic considerations to bring out the speakers' representations of their culture and of speaking to them.
Aujourd'hui, la situation des langues régionales soulève de nombreuses questions, notamment en ce qui concerne les zones linguistiques charnières et de transition, comme le département des Alpes Maritimes. Zone de contact de langue entre le français, l’italien, et plus précisément le ligure – présent jusqu’à Menton, où il est en transition avec le provençal – la vallée de la Roya est un territoire plurilinguistique et pluriculturel complexe : au-delà des conflits d’identités et de l’urgence de sauvegarder les langues par leur transmission dans les associations, l’un des problèmes les plus épineux reste la classification linguistique des parlers locaux. En effet, si le territoire de la vallée est officiellement considéré zone occitane, les linguistes y opposent fermement une appartenance ligure-alpine. Dans une orientation sociolinguistique, notre propos sera de dépasser les considérations purement linguistiques pour faire émerger les représentations des locuteurs quant à leur culture et à leur parler.
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BERNARDINELLO, STEFANO. "I capitanei e la città. Rapporti sociali e azione politica dell'aristocrazia a Milano nelle sperimentazioni del potere urbano (metà XI secolo - 1185)". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1154246.

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L’obiettivo della tesi è quello di analizzare i cambiamenti politico-istituzionali e socio-economici che caratterizzarono la città di Milano dopo la dissoluzione della giurisdizione pubblica in Lombardia. Dal punto di vista politico lo scopo è stato quello di non fermarsi a un’analisi dei cambiamenti avvenuti in una singola istituzione ma approfondire le interazioni tra i vari soggetti attivi nella politica cittadina, sia quelli che agirono attraverso una magistratura sia quelli rimasti su un piano informale. L’attenzione si è focalizzata sulla complessa e composita rete di relazioni che legava le strutture politiche capaci di esprimere una qualche forma di autorità. Si sono cercate, quindi, le motivazioni dei cambi di regimi che si susseguirono tra l’XI e il XII secolo e che sono stati, fino a pochi decenni fa, inquadrati nella classica evoluzione da un sistema di stampo pubblico a una realtà comunale dominata dai consoli e dall’assemblea generale, passando per l’intermezzo del dominio del vescovo. Si è cercato inoltre di analizzare se questi cambiamenti politici abbiano avuto delle ripercussioni sul piano sociale cittadino. In questo ambito si è deciso di focalizzare l’analisi sul gruppo maggiormente interessato dal dibattito accademico: i capitanei. La ragione di questa scelta è la maggiore evidenzia di questo gruppo nella complessa cittadinanza milanese, in cui spesso è difficile distinguere le varie componenti sociali. Inoltre, le conseguenze dei cambiamenti politici sono più facilmente riscontrabili nei capitanei rispetto ad altri raggruppamenti perché i suoi membri riuscirono a rimanere ai vertici della comunità cittadina per un lungo periodo. L’obiettivo è stato quello di cercare le differenze tra le varie casate capitaneali e, qual ora vi fossero, individuare quali siano stati i motivi di tali divergenze e se fossero da ricollegare alle dinamiche del conflitto politico e ai cambiamenti nel panorama governativo urbano. Per questo motivo si è deciso di seguire, per tutte e quattro le famiglie analizzate, una precisa struttura che valuti prima di tutto gli atteggiamenti politici tenuti dalla stirpe e poi consideri le conseguenze delle posizioni politiche sia sul lato economico, analizzando l’evoluzione delle proprietà e delle giurisdizioni nelle campagne o il favore verso attività legate al sistema produttivo urbano quali credito e commercio, sia su quello sociale, cercando di ricostruire la rete di legami delle famiglie. L’obiettivo è stato quello di creare alcuni profili specifici che possano evidenziare le differenze tra le casate capitaneali. Gli estremi cronologici di questa ricerca racchiudono tutto il periodo che viene spesso oggi definito “laboratorio politico comunale”. Il 1056 segnò la conclusione della configurazione politica carolingia che aveva caratterizzato la città fin dal IX secolo. La morte di Enrico III fu l’inizio di uno dei periodi più convulsi nei rapporti politici interni alla città. Invece, la concessione delle prerogative sul proprio territorio del 1187 fu, insieme alla pace di Costanza del 1185, il segno più evidente del consolidamento delle istituzioni milanesi; infatti la configurazione affermatasi dopo lo scontro con il Barbarossa costituì il centro della vita politica milanese almeno fino alla metà del XIII secolo. Lo studio è diviso in due parti: la prima ha un carattere più politico-istituzionale, ripercorrendo i mutamenti avvenuti nello spazio politico milanese tra la metà del XI secolo e l’arrivo del Barbarossa, mentre la seconda parte si incentra sulla ricostruzione della struttura familiare di alcune casate di capitanei. L’inizio si data alla genesi dell’autogoverno cittadino (metà XI secolo – 1111), un’epoca caratterizzata da uno spazio politico informale e molto fluido nel quale prevalse un regime incentrato sulla struttura arcivescovile, a sua volta indebolito da un nuovo periodo di forte conflittualità che caratterizzò la città agli inizi del XII secolo. Inoltre, si sono analizzati i primi effetti sui capitanei della localizzazione dell’autorità politica e giurisdizionale a seguito della disgregazione del potere pubblico nel milanese. Dopo il 1056 i veri protagonisti dello spazio politico cittadino furono prima le coniurationes e, dopo l’inizio dello scontro tra Impero e Papato, le partes. Solo dagli anni Settanta si può constatare una prima formalizzazione degli assetti cittadini. Questa configurazione fu la base del primo vero regime di cui possiamo analizzare la struttura: il regime arcivescovile della pars ecclesiae. Tuttavia, la pluralità del sistema e le tensioni interne tra le coalizioni d’interesse resero fragile la sua amministrazione. L’ascesa di un presule “debole” favorì i mutamenti negli assetti di potere, spostando il baricentro del regime dalla figura dell’arcivescovo a una serie di soggetti dominati da una determinata coalizione d’interesse. La fase successiva arriva fino all’arrivo del Barbarossa in Italia (1111-1154). In questo caso si può rilevare una tendenza di fondo verso una sostanziale istituzionalizzazione dei regimi cittadini. Ai vertici del sistema l’autorità arcivescovile venne affiancata da un’altra serie di realtà capaci di permeare durevolmente l’amministrazione milanese. Una nuova fase di conflitti interni tra fine anni Venti e inizio anni Trenta, portò all’affermazione di una configurazione fondata su due vertici istituzionali, l’arcivescovato e il consolato. Inoltre, si è ritenuto fondamentale allargare lo spazio di analisi a un quadro sovralocale utile a comprendere i riassestamenti della struttura politica urbana. Quindi, il regime di metà XII secolo si presenta come ormai istituzionalizzato; l’aumento, a inizio anni Cinquanta, della presenza dei capitanei nelle liste consolari testimonia il rafforzarsi della posizione della magistratura nella gerarchia politica cittadina; dall’altra parte le due strutture (consolato e arcivescovato) non furono in concorrenza ma collaborarono per governare il sistema cittadino, la civitas. Lo spazio politico, però, non si racchiuse nelle due istituzioni di vertice ma rimase il frutto delle interazioni di più soggetti, in particolare nelle decisioni considerate di rilevanza per l’intera cittadinanza. Le guerre contro il Barbarossa testimoniano gli effetti della localizzazione dell’autorità e dei caratteri sempre più urbani del sistema cittadino. Infatti, si attesta una forte divisione tra capitanei urbani e rurali. I primi difesero strenuamente le prerogative della città, mentre i secondi utilizzarono le disgrazie milanesi durante la guerra contro l’imperatore per sciogliere il gioco cittadino sui loro territori e rendersi indipendenti dalle strutture cittadine, che avevano dominato i comitati nel territorio milanese fin dai primi anni del XII secolo. Le guerre contro il Barbarossa enfatizzarono le divisioni tra il sistema cittadino e la realtà rurale mostrando come lo scarto tra le due aristocrazie fosse più profondo dell’appartenenza a un medesimo gruppo sociale. I capitanei cittadini ne uscirono vincitori per il proprio appoggio alla civitas: la loro centralità nella lotta contro il Barbarossa li favorì negli anni successivi al trionfo milanese. I capitanei rurali, invece, non solo dovettero abbandonare ogni sogno di autonomia ma subirono il rafforzamento del controllo milanese sull’intera regione. Per quanto riguarda gli aspetti sociali si è iniziato con lo studio della famiglia da Rho, una casata di capitanei urbani ancora poca studiata ma centrale nelle vicende milanesi dell’XI e del XII secolo. In particolare, si sono analizzati gli effetti della posizione politica dei membri della famiglia. Si sono così enfatizzate le chiare differenze rispetto a quel modello feudale che, fino ad oggi, ha delineato le casate capitaneali milanesi; la stirpe ebbe dei profondi legami con la comunità cittadina non solo dal punto di vista politico ma anche economico, rilevando una centralità del mercato urbano nella costruzione del patrimonio familiare. Questa attenzione al sistema cittadino è stata influenzata dai legami con le varie autorità che si alternarono nello spazio politico milanese: infatti, i de Raude riuscirono a rimanere al centro della realtà cittadina grazie alle loro posizioni in seno all’amministrazione urbana. L’appoggio a tutta una serie di coalizioni di successo (turba connexionis Nazarii, Coniuratio, pars Lotharii) permise alla famiglia di rimanere ai vertici del sistema politico dalla fine del XI secolo fino alle guerre contro il Barbarossa. La posizione di primato nella dialettica politica urbana spiegherebbe le caratteristiche univocabilmente urbane della stirpe Un'altra ricostruzione si è incentrata su una famiglia ben più famosa dei da Rho, le cui origini, però, non sono ancora del tutto chiare: i Visconti. L’obiettivo è stato quello di presentare gli effetti di una posizione politica differente. La stirpe, tra le più fedeli al ruolo tradizionale della vassallità vescovile, fece parte di tutta una serie di coalizioni e partes risultate perdenti nella lotta politica milanese tra la metà dell’XI e la metà del XII secolo. L’atteggiamento politico riunì una casata divisa in due stirpi distinte: l’una, i “Visconti minori” assimilabile al paradigma dei de Raude per i loro riferimenti socio-economici strettamente legati al mondo urbano, mentre l’altra, i “Visconti maggiori” presenta un percorso che è una via di mezzo tra la città e il territorio, con gli eredi di Ariprando II con caratteristiche più urbane e gli eredi di Ottone I sempre più interessati alla realtà rurale. Infine, sono stati presi in esame due casi di famiglie rimaste escluse o, comunque, che ebbero un ruolo minore nello spazio politico cittadino. Entrambe le casate avrebbero risposto in modo non adeguato, o almeno non paragonabile alla fortuna delle due stirpi precedenti, alle trasformazioni politiche e all’accentramento del dominio in ambito urbano. I da Baggio per l’eccessiva vicinanza dei propri centri economici alla città in piena espansione, i da Castiglione per la loro distanza dai centri di potere, sia geografica che identitaria. Se il profilo dei da Castiglione rappresenta l’emblema della stirpe di capitanei rurali allontanati dalla comunità urbana dopo la metà dell’XI secolo, più singolare è il caso dei da Baggio che, nello stesso tempo, rappresentavano la casata di capitanei più potente a Milano. Una sciagurata serie di scelte nei conflitti cittadini li portò, in poco più di mezzo secolo, a indebolire il proprio prestigio urbano, così che già alla metà del XII secolo la loro potenza era ormai solo un ricordo. Sul piano politico-istituzionale la realtà milanese tra l’XI e il XII secolo fu caratterizzata da un susseguirsi di regimi di natura urbana. Si ebbe una tendenza di fondo verso una progressiva formalizzazione del sistema che, però, non ebbe un andamento lineare ma fu caratterizzata da una serie di “salti di qualità” nelle capacità di alcuni gruppi di potere di agire nello spazio politico. Questi momenti usualmente coincisero con l’affermazione di un nuovo regime o di nuovi assetti costituzionali. Inoltre, le caratteristiche principali del sistema politico milanese furono tre: la prima è l’alto grado di sperimentazione negli assetti di potere per cui solo verso la metà del XII secolo si affermò una configurazione basata su due istituzioni (consolato e arcivescovato) dopo una lunga fase di instabilità. La seconda è il continuo condizionamento della componente imperiale, che rimase un punto di riferimento, molto spesso ideale, delle élite cittadine. La terza è la pluralità dello spazio politico; non solo come pluralità di soggetti attivi nelle dinamiche cittadine - anche nei regimi più istituzionali - ma anche di interazione tra spazi politici. Infatti, per ricostruire la storia politica milanese si deve considerare che i suoi attori furono inseriti in un intreccio di vari quadri di riferimento (città, diocesi, regione, Regnum Italiae). Si è infine considerata l’importanza nei cambiamenti di regime delle lotte politiche tra schieramenti che caratterizzarono la città per tutto il nostro secolo, mostrando la relazione strettissima tra il peso delle coalizioni e il cambiamento degli assetti di potere. Sul piano sociale l’eterogeneità dei profili evidenzia le differenti possibilità aperte dai cambiamenti nella società milanese. La disgregazione del sistema pubblico non avrebbe indebolito il ruolo economico della città, come avvenne nella Toscana settentrionale, poiché la ricchezza di Milano non era legata ai funzionari del Regno. Le possibilità concesse dal rimanere in città furono sfruttate da alcune casate per potenziare la propria posizione nelle gerarchie di potere, legando così i propri destini ai cambiamenti politici ed economici urbani. La varietà di risposte alla disgregazione del dominio pubblico creò una realtà socio-economica complessa, accomunata da una cultura e da un honor familiare affine; le diverse risposte alle dinamiche politiche crearono profili diversi anche nei vertici sociali dell’aristocrazia non più quindi ascrivibili in toto a un modello feudale.
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Cilio, Debora. "Energia politica : formula tecnologica idrogeno : vecchie e nuove visioni di cambiamento energetico". Thesis, 2008. http://hdl.handle.net/10955/269.

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Dottorato di ricerca in Scienza, tecnologia e società, XVIII ciclo. A.a. 2007-2008
Il presente lavoro si riferisce a considerazioni in merito al problema dell’approvvigionamento energetico ed alla gestione potenzialmente diffusa di nuove tecnologie energetiche (in particolare le fonti energetiche rinnovabili) applicate anche per la produzione di idrogeno come vettore energetico. Lo studio, che ha riguardato in particolare lo stadio sviluppo di tali tecnologie, pone particolare accento sull’importanza del piano della comunicazione della tecnologia come input per un allargamento all’inclusione ed alla partecipazione di più soggetti al processo di cambiamento all’interno di tre progetti adottati come casi di studio: il progetto ECTOS (Ecological City TranspOrt System) nella città di Reykjavik in Islanda, il progetto H2pia nella città di Herning in Danimarca ed il progetto PEAC.net a Soveria Mannelli (CZ) in Italia. L’ipotesi che ha guidato la ricerca, in linea con la visione di un processo circolare dell’innovazione, per cui l’innovazione non è strettamente legata al vettore tecnologico ma sono i processi sociali che se ne appropriano, è che i processi di partecipazione attorno ad un’innovazione tecnologica non si attivano se non sono sostenuti da innovazione sociale, che consenta di sfruttarne le potenzialità in termini di democrazia. Ne consegue che l’aspetto innovativo delle tecnologie è rappresentato essenzialmente dal modo in cui si rivelano le associazioni tra gli attori piuttosto che dall’artefatto in se stesso, che comunque viene letto come parte fondamentale dell’associazione stessa (come attante non umano nell’accezione dei teorici dell’Actor Network Theory). Da ciò l’importanza di superare, anche in un’ottica di sviluppo sostenibile e di accettazione del rischio, forme di “gap” comunicativi all’interno dei gruppi proponenti al fine di favorire la creazione/definizione di un immaginario tecnologico che abbia anche una valenza politica e sociale, che apra all’inclusione di nuovi attori all’interno della coalizione agente di partenza e che spinga verso una maggiore accettabilità sociale (anche in termini economici e ambientali) delle tecnologie energetiche di riferimento ed della visione di cambiamento ad essi correlata. L’elaborazione teorica e l’osservazione sul campo rilevano aspetti di similarità, tutti i progetti rappresentano, infatti, dei laboratori sperimentali che vanno nella direzione di dimostrare se sia fattibile o meno la transizione da un sistema energetico basatosulla dipendenza da fonti di origine fossile ad un sistema fondato principalmente su fonti energetiche rinnovabili, capillarmente diffuse ed ambientalmente sostenibili, e tutti in tempi differenti hanno affrontato i medesimi problemi; ma mostrano anche profonde difformità che si esplicitano nella presenza di differenze culturali ed istituzionali, in differenti politiche pubbliche in campo energetico finalizzate alla stabilizzazione delle tecnologie sottese alla produzione di idrogeno ed al suo uso, a diverse modalità di attuazione e di implementazione dei processi e delle ottiche di cambiamento ad essi sottese, ma soprattutto nella profonda diversità nel cardine interpretativo (politicamente e socialmente rilevante) sotteso alla tecnologia in analisi. Rispetto alle osservazioni avanzate sui fattori socio culturali ed istituzionali del contesto ed all’analisi dei casi è ragionevole supporre che il problema, soprattutto per ciò che riguarda il caso nazionale, che fin dal suo incipit ha contemplato forme di partecipazione allargata, è rappresentato fondamentalmente dalla tendenza a leggere la tecnologia (per altro ancora solo evocata) come unico vettore di innovazione, senza tenere conto delle oggettive difficoltà (in termini di politiche pubbliche ed economiche) di tradurre la complessità delle tecnologie implicate nel progetto attraverso una visione condivisa all’interno della coalizione agente di riferimento da cui consegue una profonda difficoltà ad aprire il processo a forme di interessamento, prima, e di inclusione reale poi, con conseguenti resistenze sia a livello istituzionale che a livello degli stakeholders locali e della cittadinanza.
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BASSI, FEDERICO. "Endogenous Business Cycles and Hysteresis. A Post-Keynesian, Agent-Based Approach". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/878366.

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La teoria neoclassica si è sviluppata storicamente intorno al concetto di equilibrio (generale o parziale), considerato nel lungo periodo stabile e indipendente dalle fluttuazioni cicliche della domanda aggregata. L’attenzione crescente verso le teorie della dipendenza dal percorso e, in particolare, lo sviluppo del concetto di isteresi in ambito economico rimettono in discussione il metodo analitico tradizionale, svalutando l’interesse e la validità teorica del concetto di equilibrio neoclassico, con le sue proprietà di stabilità. Questa tesi si concentra sul modello di isteresi sviluppato originariamente in Fisica. Lungi dal promuovere un approccio scientifico esatto per l’analisi economica, l’intento è quello di analizzare le conseguenze di aggiustamenti non lineari e discontinui degli investimenti sul ciclo economico e sulle traiettorie di crescita di lungo periodo, sfruttando le proprietà dinamiche del modello di isteresi. Facendo riferimento al paradigma teorico post-keynesiano e alla metodologia ad agenti, viene qui sviluppato un modello teorico macroeconomico capace di generare fluttuazioni irregolari intorno a equilibri transitori, vale a dire equilibri che si stabiliscono spontaneamente sulla base dell’evoluzione storica del sistema. In questo quadro teorico e analitico, le conclusioni tradizionali della teoria post-keynesiana riguardo agli effetti della distribuzione del reddito sul grado di utilizzo della capacità produttiva e sul tasso di crescita di lungo periodo ne escono rinforzate. Inoltre, le politiche espansive della domanda riconquistano un ruolo centrale nel guidare l’economia verso il pieno utilizzo delle risorse produttive.
The neoclassical theory developed historically around the concept of (partial or general) equilibrium, by assuming its long run stability and independence from monetary and real fluctuations. The growing emphasis on path-dependence and, particularly, on the concept of hysteresis calls into question the traditional method, by rejecting the theoretical validity of the neoclassical equilibrium and its related stability properties. This thesis focuses on the model of “genuine” hysteresis, which first developed in the field of physics and recently extended its application to economic phenomena. Far from suggesting an appropriation of the methods that are typical of “hard” sciences, the aim is to analyse the consequences of discontinuous and hysteretic investment decisions on business cycles and long run trajectories. By relying on the Post Keynesian theory of growth and distribution, and the multi-agent methodological approach, this thesis develops a macroeconomic theoretical model that is able to generate non-linear business cycles around transitory equilibria, which are fully endogenous and historically determined according to the specific adjustment path. This theoretical framework confirms and reinforces the traditional Post Keynesian implications of income inequalities on the degree of utilization of productive capacity and on long run growth. Moreover, expansionary demand policies regain a central role in driving the economy towards the full employment of productive resources.
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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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MARANO, Jonathan Francesco. "CHINA’S NEW NORMAL: DEVELOPMENTAL MODEL REFORM AND IMPLICATIONS FOR FOREIGN BUSINESSES". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251083.

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L’elaborato affronta la tematica del New Normal in Cina, inteso come il programma di riforme che la Repubblica Popolare Cinese ha predisposto per accompagnare la nuova fase di transizione, che vede il sistema-Paese abbandonare il vecchio paradigma della “Fabbrica del Mondo”, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. Tale modello passa attraverso la ricollocazione verso l’alto dell’economa nazionale nella catena del valore globale ed una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti maggiormente qualitativi della crescita economica, nonché di una accresciuta integrazione nell’economia mondiale, grazie ad una promozione dello stato di diritto e di un ambiente economico maggiormente trasparente ed aperto nei confronti degli operatori internazionali. Nell’analisi delle politiche e delle riforme che accompagnano questo cambiamento, svolta attraverso l’analisi di settori considerati strategici e particolarmente significativi (ambiente, sanità e food safety), la premessa alla base del lavoro è che tale transizione non è semplicemente descrivibile come mera convergenza verso un modello ricalcante i sistemi politici ed economici delle economie avanzate occidentali. La riforma è bensì intesa come un processo incrementale, che all’adozione delle cosiddette best practices internazionali affianca un approccio pragmatico, che non recede la linea di continuità con il background storico, politico, istituzionale e culturale -spesso contraddittorio- di quella che è considerata essere la più antica civiltà ortogenetica del mondo. Il contributo chiave del presente lavoro è la problematizzazione, nei suoi vari aspetti, di questa congiuntura storica e del suo portato nei confronti delle strategie di medio e lungo termine degli operatori economici stranieri che decidono di operare in Cina, i quali da un lato possono godere di grandi opportunità di mercato liberate dalle riforme, dall’altro devono essere consapevoli delle sfide inevitabilmente poste dal cangiante contesto giuridico, economico ed istituzionale e delle sue traiettorie di sviluppo.
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