Literatura académica sobre el tema "Attribuzione di condotta"

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Artículos de revistas sobre el tema "Attribuzione di condotta"

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Croce, Mauro, Francesca Cristini, Andrea Gnemmi y Luca Sacchi. "Peer education e prevenzione dell'Aids: piů responsabilità verso la propria salute". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (febrero de 2011): 99–112. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002010.

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Resumen
Lač una strategia di intervento usata in tutto il mondo nella prevenzione dell'AIDS. Il presente studio presenta la valutazione di efficacia di un progetto diper la prevenzione dell'AIDS/HIV nel Nord Italia (Verbania). Il progetto si proponeva di incrementare l'attribuzione causale interna sulla salute, emozioni negative intense nei confronti dell'HIV/AIDS, e di modificare le rappresentazioni sociali dell'HIV/AIDS. La valutazione di efficacia č stata condotta attraverso un disegno di ricerca pre/post quasi sperimentale. Un questionario autocompilato č stato somministrato a 212 studenti (112 studenti che hanno partecipato al programma e 100 studenti che hanno frequentato scuole nei quali non č stato attuato il progetto). Il questionario č stato compilato due volte, una prima dell'intervento ed una dopo la sua conclusione. I risultati mostrano che, dopo l'intervento, il gruppo sperimentale riporta una attribuzione causale interna significativamente piů alta. Inoltre, dopo l'intervento, i ragazzi del gruppo sperimentale riportano un piů alto livello di emozioni negative nei confronti dell'HIV/AIDS. Risultati contradditori emergono nei confronti delle ragazze che, dopo l'intervento, riportano un incremento delle rappresentazioni stereotipiche dell'HIV/AIDS. Al termine sono discusse le implicazioni dei risultati nella prevenzione dell'HIV/AIDS.
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2

Del Piccolo, Lidia. "Doctor-patient interaction: a comparison between analysis systems". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, n.º 1 (abril de 1998): 52–67. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007120.

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Resumen
RIASSUNTOScopo — L'intervista medica nel contesto della medicina generate ha importanti implicazioni sia sul piano diagnostico che terapeutico, mira ad un'accurata raccolta di informazioni biopsicosociali e, per essere ben condotta, implica l'applicazione di tecniche d'intervista centrate sia sul medico che sul paziente. L'analisi dell'interazione tra medico e paziente consente di valutare le tecniche d'intervista messe in atto dal medico e di individuare in modo phi preciso gli aspetti che possono essere migliorati. In particolare: 1) la revisione degli strumenti di analisi dell'interazione (IAS) adottati per descrivere la comunicazione tra medico e paziente, tenendo conto della rilevanza clinica, le strategie osservative adottate, l'attendibilita e il tipo di comportamenti analizzati; 2) la valutazione critica e l'analisi dei risultati delle ricerche svolte adottando gli strumenti considerati. Obiettivi — Gli strumenti di analisi dell'interazione considerati sono stati individuati a partire da alcune revisioni precedenti e utilizzando la ricerca Medline (HelthGate) sulle parole chiave indicate nella revisione. Risultati — Sono stati analizzati 17 sistemi di classificazione e 10 di questi sono stati descritti in ordine cronologico. Da un'analisi di tipo sociologico o psicolinguistico, si e passati, nel tempo, a un approccio specificamente impostato sulla consultazione medica e quindi a situazioni specifiche del contesto medico, quali l'ambito oncologico o ospedaliero. Conclusioni — Nello studio dell'interazione medico-paziente e importante individuare quelle categorie che risultano piu salienti per un'intervista «centrata sul paziente». Cio e rilevante non solo ai fini di una corretta individuazione dei pazienti con disagio emotivo, ma anche ai fini della corretta attribuzione del disagio stesso. L'attitudine ad ascoltare e la sollecitazione a parlare anche di tematiche emotive costituisce, infine, una forma indiretta di educazione del paziente, in quanto comprende che puo parlare con il medico anche dei suoi problemi psicologici e che cio puo avere una valenza terapeutica.
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Bausch, Luca. "I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità". Swiss Journal of Educational Research 27, n.º 2 (1 de septiembre de 2005): 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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Resumen
La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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Carta, Mauro Giovanni, Piero Coppo, Mario Antonio Reda, Maria Carolina Hardoy y Bernardo Carpiniello. "Depression and social change. From transcultural psychiatry to a constructivist model". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, n.º 1 (marzo de 2001): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008538.

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RIASSUNTOSulla base di precedenti studi del nostro gruppo i cui risultati verranno sintetizzati, il lavoro avanza alcune ipotesi sull'evoluzione della sintomatologia depressiva e sul possibile incremento del rischio depressivo legato alle modificazioni sociali. Vengono esaminati i disturbi dell'umore in emigrati senegalesi ed i fattori protettivi quali uno stretto supporto sociale che sembrano determinare un basso rischio in queste popolazioni. Verrà analizzata l'ipotesi che l'“occidentalizzazione”, intesa come la perdita a livello individuale dello stile di vita tradizionale, delle abitudini lavorative, dei valori culturalmente determinati, della lingua, a favore delle attitudini influenzate dalla cultura occidentale, possa rappresentare un fattore di rischio per i disturbi depressivi, almeno nelle espressioni cliniche comuni nei contesti occidentali. Precedenti ricerche del nostro gruppo, sembrano infatti indicare la presenza di quadri depressivi in popolazioni scarsamente occidentalizzate quali i nomadi Peul o i contadini Dogon del Sub-Sahara, ma, in questo contesto, tuttavia, i sintomi depressivi, peraltro rari, appaiono secondari a disturbi somatici gravi, tranne che in individui scolarizzati. Le ricerche rilevano due distinte e contrapposte modalità di espressione clinica che vengono definite rispettivamente “occidentale” o della “colpa” e “tradizionale” o della “dislocazione dal gruppo”. Ulteriori indagini condotte in aree in rapida trasformazione sembrano indicare che i fattori ambientali possano influenzare l'evoluzione dei sintomi depressivi dall'una all'altra forma e modificare la soglia di scatenamento di schemi emotivo comportamentali depressivi. E' supposto che le perturbazioni dell'assetto sociale rendano adattive attitudini alia “iperesponsabilizzazione compulsiva”, una serie di convinzioni profonde che possono essere considerate allo stesso tempo come un prodotto dell'“occidentalizzazione” e come fattore di rischio depressivo. Gli individui dotati di tali caratteristiche di base, attraverso opportunità di vita offerte dal cambiamento sociale maturerebbero sistemi complessi e innovativi di interpretazione della realtà, di attribuzione della causalità e del controllo degli eventi, di vivere le emozioni. A partire da tale modello viene proposta una ridiscussione del concetto di soglia e una chiave di lettura della trasformazione della fenomenologia depressiva, se si ipotizza che i nuovi sistemi organizzativi della conoscenza, pur capaci di rispondere alle esigenze emergenti, espongano ad una maggiore vulnerability depressiva.
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Reis, Adilson dos, Leidiane da Silva Evaristo, Clarisse Cristina Ferreira Silva Sousa, Mônica França de Castro y Rosimeire Guastaldi. "Competenze dell'infermiere in relazione al servizio mobile di emergenza – SAMU". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 5 de diciembre de 2019, 159–70. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/competenze-infermiere.

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Introduzione: In Brasile, le reti di emergenza e di emergenza sono supportate e regolamentate dal sistema sanitario unificato, il professionista infermieristico è essenziale per le pratiche di assistenza svolte dai servizi di assistenza mobile di emergenza (SAMU ), non solo per quanto riguarda l'orientamento e il supporto medico, si nota che l'assistenza infermieristica ha un gran numero di funzioni relative alla sua assistenza in SAMU. Obiettivi: Identificare il lavoro degli infermieri in relazione al servizio di assistenza di emergenza mobile. Metodo: È stata condotta una revisione sistematica della letteratura, con l'analisi delle principali riviste infermieristiche nelle banche dati Scientific Electronic Library Online (SciELO), nella letteratura latinoamericana e caraibica nelle scienze della salute (Lilacs) e nel sistema online di ricerca e analisi della letteratura medica (Pubmed/MEDLINE). Un totale di 47 articoli sono stati raccolti con il tema dello studio. Risultati: È stato dimostrato che vi è una notevole quantità di articoli relativi alle competenze dell'infermiere nei confronti della SAMU e alla rilevanza della professione per il corretto funzionamento della SAMU. Conclusione: Si conclude che attraverso lo sviluppo scientifico e tecnico della professione, con la realizzazione di corsi di laurea e di laurea, le attribuzioni infermieristiche in relazione alla SAMU sono considerate importanti, ma che ulteriori ricerche sono ancora necessarie per studenti di questa categoria. Parole chiave: Infermieristica, Mobile Emergency Care Service, incarichi infermieristici.
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6

Cunha, Amanda Priscilla da. "Assistenza infermieristica per paziente con piede diabetico". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 30 de diciembre de 2021, 111–26. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/piede-diabetico.

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Introduzione: Il piede diabetico chiamato anche da uno stato fisiopatologico sfaccettato è caratterizzato da lesioni che derivano dai piedi della persona con diabete senza un trattamento adeguato e cure specifiche. Si stima che l’incidenza dell’ulcera del piede diabetico raggiunga il 6,3% dei pazienti diabetici e la sua prevalenza si avvicini al 10% e le persone con basso status socioeconomico sono le maggiori vittime. Alla luce di queste evidenze, il lavoro si basa sulla seguente domanda problematica: quale cura sviluppano gli infermieri nei pazienti con piedi diabetici? Obiettivo generale: Evidenziare la cura del piede diabetico correlata alla pratica degli infermieri. Metodologia: Una revisione integrativa è stata condotta nel Database bibliografico specializzato in infermieristica (BDENF), nella letteratura latinoamericana e caraibica nelle scienze della salute (LILACS) e nella Scientific Electronic Library Online (SCIELO) e che ha portato a sette articoli. Risultati: Gli studi hanno mostrato come la cura degli infermieri con educazione alla salute del piede diabetico, formazione continua e permanente, tecniche di valutazione al piede diabetico che comportano esami fisici e auto-cura dei pazienti con piedi diabetici. È rafforzato il fatto che questa cura dovrebbe essere eseguita in via prioritaria dagli infermieri, poiché gli infermieri hanno un’assistenza specifica e qualificata al paziente nelle loro principali attribuzioni. Conclusione: Si conclude, quindi, che lo studio ha identificato diverse forme di assistenza fornite dagli infermieri e che tutte queste forme sono importanti per la continuità del trattamento e la prevenzione delle complicanze, tuttavia, spetta all’infermiere essere un professionista che valorizza la qualità delle proprie cure sulla base di concetti teorici che portano a una formazione frequente.
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Tesis sobre el tema "Attribuzione di condotta"

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CARLI, EUGENIO. "Le missioni dell'Unione europea nel quadro della Politica di Sicurezza e Difesa Comune: profili di diritto internazionale". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028120.

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Resumen
La tesi analizza dapprima la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell'Unione europea sotto il profilo storico-istituzionale (Cap. I) e della prassi, descrivendo le principali missioni civili e militari dispiegate (Cap. II). In seguito, essa affronta la questione degli obblighi di diritto internazionale, sia convenzionale che consuetudinario, applicabili nello svolgimento della PSDC (Cap. III) e della responsabilità internazionale dell'Unione europea o degli Stati partecipanti, con particolare riguardo al tema dell'attribuzione di condotta (Cap. IV). This thesis first analyzes the Common Security and Defence Policy (CSDP) of the European Union under a historical-institutional perspective (Ch. I) and a practical one, describing the main civilian and military mission conducted (Ch. II). Afterwards, the questions relating to the international law obligations, both under conventional and consuetudinary law, applying in this sector and to the international responsibility of the European Union and partecipating States are addressed, with a paticular focus on the issue regarding the attribution of conduct (Ch. IV).
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