Literatura académica sobre el tema "Atto di ultima volontà"

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Artículos de revistas sobre el tema "Atto di ultima volontà"

1

Vasta, Gregorio. "Le ultime volontà di suor Costanza da Pistoia". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 2 (diciembre de 2021): 152–58. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002010.

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La trascrizione della pergamena n. 64 di questo catalogo porta in luce il testamento di una religiosa paternese del ‘300, Costanza da Pistoia, probabilmente benedettina ma vicina per vari indizi a una sensibilità francescana. La testatrice sceglie di lasciare i propri beni al doppio monastero di San Nicolò l'Arena e di Santa Maria di Licodia, confermando con questo atto di ultima volontà una sua precedente donazione allo stesso ente religioso. Il lettore che avrà la compiacenza di accostarsi al testo, potrà farsi un'idea dei legami umani intessuti fra la testatrice e il suo mondo affettivo; la sua mentalità da religiosa e le motivazioni che la guidarono nelle scelte da compiere in prossimità del trapasso; i suoi rapporti con esponenti della "terra" di Paternò e del suo territorio, ovvero sia con esponenti del ceto sociale d'appartenenza sia con quelli della sua quotidianità.
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2

Herranz, Gonzalo. "Dimensioni culturali e tematiche dei movimenti pro-eutanasia: la situazione fuori dai Paesi Bassi". Medicina e Morale 50, n.º 4 (31 de agosto de 2001): 707–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.731.

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Resumen
Sorge all’interno del dibattito teologico, da parte di chi maggiormente ha sentito l’influsso del cosiddetto (ma solo cosiddetto…) “cattolicesimo liberale” e soprattutto nell’ambito medico, in cui la linea di pensiero liberista e utilitarista ha un ampio spazio, la riflessione sulla “libertà del morire”. A nostro parere siamo di fronte ad un’inopportuna e falsificata accezione del termine libertà, che viene ad essere invocata per costruire e fondare un altrettanto falso “diritto a morire”. Si tratta di una concezione di libertà non autenticamente tale: il “diritto a morire” secondo noi non può esistere, perché si tratterebbe di una contraddizione in terminis, che va a minacciare il diritto ben più accertato e riconosciuto che è quello “a vivere”: esiste se mai un diritto a vivere qualitativamente bene, e non solo dal punto di vista biologico, ma soprattutto antropologico, anche l’atto supremo della vita umana naturale che è appunto il morire, inteso a tutti gli effetti come atto della vita. Anche la volontà del paziente (living-will) non è il termine ultimo della sua libertà, la quale ha da confrontarsi con altre volontà, come del resto accade in tutte le azioni umane. Saranno poi necessarie delle specificazioni, caso per caso, o per gruppo di casi, atte ad evitare le possibili forme di accanimento terapeutico, laddove si sostituisca un “vitalismo biologico”, il più delle volte artificiale e attuato con mezzi sproporzionati, alla vita propriamente intesa.
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Guasti, Niccolň. "La Compagnia del Gesů nel secondo settecento". SOCIETÀ E STORIA, n.º 134 (febrero de 2012): 661–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134001.

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Nel corso degli ultimi decenni il panorama storiografico relativo alla Compagnia di Gesů in etÀ moderna ha conosciuto un profondo rinnovamento. Al ribaltamento del vecchio cliché liberale che assegnava anche ai gesuiti la responsabilitÀ di aver ostacolato la libertÀ di pensiero e lo sviluppo di una matura cultura scientifica, ha fatto seguito un rinnovato interesse per le strategie culturali messe in atto dai gesuiti nel corso del XVIII secolo, in particolare nei confronti dei Lumi. A questo riguardo č stato sottolineato che durante il settecento si rendono ben visibili, all'interno dell'ordine, almeno due "anime": un settore piů conservatore, impegnato nella strenua difesa dell'ortodossia cattolica contro gli eretici e i miscredenti; e un settore dinamico e dialogante, sostenitore anche in ambito culturale dello "spirito d'adattamento", che si prefiggeva di ricomporre le fratture filosofiche e le nuove sfide epistemologiche, riconducendole nell'alveo della tradizione cattolica. La volontÀ di "cristianizzare" i Lumi, anche attraverso la sistematica occupazione dei luoghi della sociabilitÀ settecentesca, non si interruppe neppure a seguito della soppressione canonica del 1773. Anche la lunga fase che condusse alla restaurazione dell'ordine (1793-1814) deve essere collegata al contesto coevo: il vivace dibattito sull'identitÀ della nuova Compagnia in rapporto a quella antica si collocň durante la polarizzazione del clima politico-ideologico innescata dalla Rivoluzione francese e dai regimi napoleonici.
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Rostworowski, Tadeusz. "Autodeterminazione nella visione personalistica di Karol Wojtyła". Forum Philosophicum 15, n.º 1 (1 de junio de 2010): 227–32. http://dx.doi.org/10.35765/forphil.2010.1501.14.

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L’autodeterminazione è una categoria fondamentale nella visione personalistica di K. Wojtyła. Essa è una relazione entro la volontà. Una relazione di cui si potrebbe dire: la volontà si rivela come proprietà della persona e la persona come realtà che, riguardo al suo dinamismo, è constituita propriamente dalla volontà. L’autodeterminazione non è un atto chiuso entro se stesso, preché essenziale è il momento della verità e nella verità.
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5

Góralski, Wojciech. "Wykluczenie nierozerwalności małżeństwa w opublikowanych wyrokach Roty Rzymskiej z 2001 roku". Prawo Kanoniczne 53, n.º 1-2 (9 de enero de 2010): 159–79. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.1-2.09.

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Resumen
Il can. 1101 § 2 CIC afferma che se una o entrambe le parti escludono con un positivo atto di volontà il matrimonio stesso, oppure un suo elemento essenziale o una sua proprietà essenziale, contraggono invalidamente. L’esclusione dunque dell’indissolubilità (è una forma di simulazione parziale del consenso matrimoniale) significa la discrepanza fra dichiarato e voluto; in effetti è la volontà positiva di non impegnarsi per sempre. Nello suo studio l’autore presenta le sentenze della Rota Romana emanate dal titolo suddetto nell’anno 2001 e pubblicate nel volume 93. delle Decisiones seu Sententiae. Dopo aver indicato le fonti dell’indissolubilità del matrimonio si riferisce alle questioni seguenti: l’oggetto dell’esclusione, le forme e modi dell’esclusione, l’atto positivo di volontà, la prova dell’esclusione.
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Witczyk, Henryk. "Eucharystia - sakrament zbawienia dla wielu". Verbum Vitae 1 (15 de junio de 2002): 123–54. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1315.

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Resumen
Gesù durante la sua vita terrena si rivela come colui che va incontro all’uomo. Ai malati porta la salute, ai peccatori il perdono, agli indemoniati la libertà, ai morti ridona la vita. In Lui si avvicina il Regno di Dio, incomincia il tempo della salvezza escatologica. Crea attorno a se una comunità d’amore composta dalle persone che vengono da Lui o attirate dalla sua bont . Le parole di Gesù e le sue opere rivelano la sua pro-esistenza salvifica. La salvezza –anticipata nella terrestre pro-esistenza di Gesù – raggiunge la sua pienezza nella sua Pasqua. In questo momento l'’opera della salvezza raggiunge il suo apice: Gesù offre agli uomini se stesso. La croce di Cristo – vissuta come sacrificio pasquale – espia i peccati e permette ad ogni uomo di entrare nella nuova alleanza con Dio. La croce di Cristo è stata anticipata nell’evento dell'’Ultima Cena. Fra questi due eventi esiste inscindibile connessione. L’avvenimento dell'’Ultima Cena consiste nel fatto che Gesù distribuisce il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza, dando se stesso. La morte violenta di Gesù, vissuta nell’'obbedienza filiale e nell’amore, viene trasformata in un sacrificio volontario, in quest’atto d’amore che è la redenzione del mondo. In modo esplicito l'amore infinito di Cristo – testimoniato sulla Croce – viene rivelato nelle parole dell'’Ultima Cena. L'’Eucaristia è presenza del Sacrificio di Cristo che consiste nel sommo atto di donazione, dell’'amore „sino alla fine”. Gesù, nelle parole dell'’istituzione dell’'Eucaristia esprime la verit salvifica che egli è il Sacrificio reale e definitivo. Dio aspetta quell’amore infinito, che è l’unica vera conciliazionefra cielo e terra.
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Pani, Luca y Gilberto Corbellini. "Etica, Diritto e Neuroscienze. Saggio sui confini del giudizio umano". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 3 (octubre de 2020): 9–38. http://dx.doi.org/10.3280/dc2020-003002.

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Da almeno tre decenni, le neuroscienze studiano le basi biologiche e psicologiche di comportamenti implicati nella regolazione della socialità umana, quali i giudizi e le azioni morali, nonché come riconoscere, stabilire e sanzionare comportamenti illegali. E' pertanto importante capire come usare la scienza nella determinazione dei processi che stabiliscono responsabilità e sanzioni per un reato commesso ovvero dell'imparzialità o indipendenza del giudice e della giuria, che sono condizionati nelle loro decisioni da pregiudizi. In tal senso le neuroscienze hanno ridefinito in modi del tutto diversi e quasi opposti alle assunzioni filosofiche di senso comune che ispirano la logica della giustizia, i presupposti di coscienza e volontà e, in ultima istanza, l'idea stessa di libero arbitrio.
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Puca, Antonio. "Il caso di Nancy Beth Cruzan". Medicina e Morale 41, n.º 5 (31 de octubre de 1992): 911–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1091.

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L'eutanasia costituisce un nodo bioetico "caldo" in un dibattito che si svolge a vari livelli: medico, bioetico, legale, di mass-media. Il presente lavoro affronta, al riguardo, uno dei casi più noti di pratica eutanasica: quello di Nancy Cruzan, la donna statunitense che, in seguito a grave incidente nel 1983, è rimasta in stato vegetativo persistente attaccata alle macchine di supporto vitale, fino alla morte nel 1990 avvenuta in seguito alla decisione di un giudice - su richiesta dei familiari - distaccarla dai citati strumentati. Dopo una premessa storica della vicenda, il lavoro si addentra nell'iter giudiziario che ha preceduto il "caso Cruzan" e prende in esame le affermazioni del magistero cattolico sull'eutanasia ed il dibattito teologico in atto. Lo studio affronta, inoltre, la valutazione etica dell'eutanasia argomentando una serie di quesiti: se staccare i tubi dell'alimentazione/idratazione sia eutanasia; se il proseguirla sia accanimento terapeutico; se l'alimentazione/idratazione siano trattamenti medici o cure; il rapporto costi-benefici; il valore della volontà del paziente ed il ruolo dei familiari; il valore della vita. Il lavoro si conclude con l'affermazione che nel "caso Cruzan" siano state privilegiate l'opinione e l'interesse proprio rispetto alla verità. Segno eloquente il silenzio che è seguito alla morte di Nancy.
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Muratore, Vicenza, Margherita Maniscalco, Stefania Pitingaro y Francesco Fazio. "MAGISTER VITAE: EDUCARE OGGI SECONDO UNA PROSPETTIVA ERMENEUTICA". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 1 (11 de junio de 2016): 297. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v1.256.

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Tutti noi nasciamo, ma nessuno nasce libero: a nessuno è concesso di scegliere dove, come e quando nascere; Heidegger parla, infatti, di originaria finitezza.La nascita dell’uomo è caratterizzata da una certa datità, che consegna l’uomo all’intero anonimato, che lo accompagna fino a quando egli stesso non sarà capace di prendere coscienza di sé, di giungere ad una vita autentica.Il mezzo, lo strumento per realizzare il passaggio dall’inautenticità all’autenticità è individuabile nell’educazione; essa, infatti, consente all’uomo di crescere nel terreno fertile delle relazioni.I rapporti con gli altri, infatti, si configurano come il “luogo” per esercitare la propria libertà,caratteristica fondamentale per dar vita ad un sé autentico, reale e non più ignoto.In questo fondamentale passaggio, si inserisce il ruolo del magister vitae, colui che aiuta a raggiungere il “Bene” all’interno di una relazione diadica, fatta di scambi cooperativi, ed interpersonali. Un rapporto, non occasionale né formale, ma un vero e proprio “apprendistato” nel quale lo scolaro acquisisce gli strumenti cognitivi, affettivi e relazionali per attribuire significati sempre nuovi ed originali alla realtà circostante ed il magister si impegna a gestire le antinomie legate al rapporto autorità/libertà.Un’autorità nel senso pieno dell’etimologia della parola, essere “autore di autori”, ed una “libertà liberante”, nel senso che ciascun uomo è libero di realizzarsi secondo la propria volontà, ma soprattutto secondo le proprie potenzialità.È in questo scambio dialogico che l’educazione assume le caratteristiche di un “dono”, intesocome atto di amore che ha come fine la realizzazione dell’altro, attraverso l’espressione piena di tutto se stesso, in una logica di scoperta, di costruzione della “verità”. Una verità che non è assoluta, ma che si costruisce passo dopo passo, per mezzo sia delle competenze, non aride e sterili, del magister ma anche e soprattutto attraverso le sue doti umane che fanno di lui un uomo, un educatore, un magister vitae che nemmeno il tempo potrà far dimenticare.
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Świto, Lucjan. "Istota "bonum prolis"". Prawo Kanoniczne 45, n.º 3-4 (20 de diciembre de 2002): 53–105. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2002.45.3-4.03.

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Sempre più spesso capita che il titolo, per cui si prendono in considerazione le cause di invalidità del matrimonio, è una simulazione del consenso matrimoniale, che si concretizza nell’atto positivo della volontà che causa l’esclusione del bonum prolis. La suddetta nozione di bonum prolis da una parte non si manifesta in nessuno dei contesti del diritto canonico, dall’altra viene comunemente usata dalla canonistica e perciò suscita tante ambiguità. La definizione precisa del contenuto, accettato dalla tradizione canonistica e dalla giurisprudenza rotale del termine bonum prolis, è oggetto di questa esclusione ehe causa l’invalidità del matrimonio, provoca tante difficoltà e la giusta opinione su questo problema è oggetto di dibattito. La discussione è legata all’interpretazione della norma giuridica del can. 1101 § 2 CIC/1983, a cui nella codificazione del diritto canonico del 1917 corrispondeva il can. 1086 § 2, perché la dottrina canonistica e la giurisprudenza rotale affermano unanimemente ehe il contenuto del termine bonum prolis implicitamente si conclude in questo, la cui esclusione conforme al can. 1101 § 2 CIC/1983, che si è formato per via dell’evoluzione del can. 1086 § 2 CIC/1917 - causa l’invalidità del matrimonio. Lo scopo del tema assunto era una prova della definizione del termine bonum prolis nel contesto della simulazione del consenso matrimoniale che causa la sua esclusione. L’autore cercava di rispondere alla domanda, quale è la genesi di questa nozione, quale contenuto a questo termine attribuiva la dottrina e la giurisprudenza rotale sotto il vecchio codice ed anche quale contenuto si ascrive ad essa alla luce del nuovo codice. L’analisi della dottrina e della giurisprudenza rotale è arrivata all’affermazione che il termine bonum prolis venne preso dall’insegnamento di sant’Agostino sui tre beni matrimoniali per esprimere l’oggetto fondamentale costituente il matrimonio. Inizialmente il contenuto del bonum prolis, era collegato al can. 1086 §2 CIC/1917, in seguito venne riferito al cosiddetto ius in corpus. Tuttavia questa formula del canone, che riduceva il contenuto del bonum prolis a ius in corpus, risultò insufficiente per tutti i casi della simulazione del consenso matrimoniale, per questo motivo si avverte la necessità di una nuova redazione della suddetta norma giuridica. Nel nuovo codice il bonum prolis si riferisce - nello spirito del can. 1101§ 2 CIC/1983 – al’ „essenziale elemento del matrimonio” ed, in conformità alla comune pratica della giurisprudenza rotale, il suo contenuto comprende i seguenti diritti-obblighi matrimoniali, i quali occorre trattare come uno solo, completando il diritto matrimoniale trasmesso reciprocamente dalla coppia di sposini nel momento dell’espressione del consenso matrimoniale, che per sua natura è esclusivo, fino alla morte, e non ammette né interruzioni, né limiti. Il diritto al fecondo atto matrimoniale (ius ad coniugalem actum), il cui aspetto dell’unione è indissolubilmente legato all’aspetto della procreazione. Poi il diritto alla prole (ius ad prolem), in altre parole il diritto alla procreazione (ius ad procreationem), ovvero il diritto alla generazione e alla nascita della prole per mezzo del pieno atto matrimoniale (copula perfecta). Infine il diritto all’educazione (ius ad educationnem), nel significato di bonum physicum prolis, cioè il diritto-obbligo dell’assicurazione alla prole di un minimo di educazione, cioè il mantenere il feto del nasciturus in vita, la sua nascita, la premura nel sostenere lui e il complesso delle sue membra in vita, infine l’accoglienza del neonato natus e la possibilità della crescita e dello sviluppo come persona umana. Il diritto all’educazione morale-religiosa della prole, ossia l’elemento del bonum spirituale prolis, non rientra nel contenuto del bonum prolis.
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Tesis sobre el tema "Atto di ultima volontà"

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MASTROPAOLO, MARIA RITA. "SCRITTURA E RISCRITTURA NEI ROMANZI DI ELIO VITTORINI: IL CASO DELLE 'DONNE DI MESSINA'". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/611099.

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La tesi indaga il tema della riscrittura in Elio Vittorini attraverso lo studio di uno dei suoi romanzi più tormentati, 'Le donne di Messina', uscito in tre edizioni: la prima nel 1947-1948 in puntate con il titolo 'Lo zio Agrippa passa in treno', le altre due, in volume, nel 1949 e nel 1964 in volume presso Bompiani. Vittorini si mostra subito scontento della prima riscrittura, e dunque decide di rimettere mano al romanzo dopo la pubblicazione del 1949 per sistemare difetti quali il tono «falso», il finale tragico e la poco convincente costruzione del personaggio di Ventura, il protagonista. Delle fasi elaborative e della riscrittura del romanzo sono testimonianza i materiali d’archivio conservati presso il Fondo Elio Vittorini (Università degli Studi di Milano, Centro APICE, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) e i materiali conservati presso l’Archivio della Casa Editrice Bompiani (Milano, Fondazione Rizzoli-Corriere della Sera), mai esaminati a fondo sino ad ora. I documenti sono stati sottoposti a uno studio che ha consentito di collocarli in un preciso momento dell’evoluzione poetica e ideologica vittoriniana e sono dunque stati usati per dimostrare come la sua «tensione conoscitiva» si manifesti, nel tempo, nel suo travagliato work in progress.
The thesis examines the writing and re-writing process of Elio Vittorini’s novel 'Le donne di Messina'. First published with the title 'Lo zio Agrippa passa in treno' in 1947-1948 on “La Rassegna d’Italia”, a periodical journal directed by Francesco Flora, the novel was polished before the second edition (the first with the title 'Le donne di Messina') in 1949, published by Bompiani. Vittorini was still dissatisfied with this edition: it sounded “false”, the plot was too tragic, and he didn’t like the characterization of the protagonist, Ventura. For this reason, he wanted to re-write the novel, which was published again in 1964. The whole writing and re-writing process is attested by manuscripts and typewritten materials archived in Fondo Elio Vittorini (Università degli Studi di Milano, Centro APICE, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) and Archivio della Casa Editrice Bompiani (Milano, Fondazione Rizzoli-Corriere della Sera), never before examined by scholars. Through these archival collections I show the main phases of this process and locate the main poetical and ideological changes in the novel, in order to show Vittorini’s “cognitive boost” throughout his “work in progress”.
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VALLARIELLO, VALENTINA. "Disposizioni testamentarie a contenuto non patrimoniale e nuove tecnologie informatiche". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1103382.

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La presente trattazione, prendendo le mosse da un'attenta analisi della successione testamentaria, si è proposta di mettere in luce le istanze di rinnovamento che negli ultimi tempi hanno spinto la dottrina e l'interprete a cercare di trovare delle possibili alternative contrattuali al testamento, quest'ultimo ritenuto dai più inadeguato a rispondere alle mutate condizioni sociali. In questa prospettiva è apparso significativo interrogarsi preliminarmente sulla natura del testamento, per poi procedere ad un'analisi dello stesso sotto il profilo dei contenuti. In particolare ci si è voluti concentrare sulla verifica dell'ammissibilità di un contenuto atipico a carattere non patrimoniale anche nell'ipotesi di successione mortis causa aventi ad oggetto files o dati digitali contenuti in spazi virtuali ovvero server remoti (il c.d. cloud). Più nello specifico, in un'ottica di revisione del diritto delle successioni, sono state messe in luce tutte le potenzialità connaturate agli atti di ultima volontà. Invero, prendendo le mosse dalla teoria patrimoniale del testamento e dunque dalla ripartizione tra disposizioni testamentarie a contenuto patrimoniale e disposizioni a contenuto non patrimoniale e considerando che l'ordinamento italiano contempla numerose ipotesi di atti di ultima volontà diversi dal testamento, si è giunti alla conclusione di ritenere che taluni interessi esistenziali post mortem della persona non reclamino necessariamente un testamento, ma possono trovare una collocazione anche all'interno della categoria degli atti di ultima volontà. È stato possibile ipotizzare che in un prossimo futuro la successione nel patrimonio digitale divenga regolata attraverso atti di ultima volontà non formali, ma perfettamente validi in ambito digitale.
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Libros sobre el tema "Atto di ultima volontà"

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Quargnolo, Massimo. Limitazioni testamentarie al potere di disposizione: Divieti di alienazione e limitazioni alle facoltà di godimento imposti per atto di ultima volontà. Padova: CEDAM, 2007.

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Testa, Gian Pietro. L' ultima notte di Savonarola: Dramma in un atto. Ferrara: Liberty house, 1990.

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Reggi, Sonia. Atto positivo di volontà e simulazione (can. 1101[paragraph] 2): Dottrina e giurisprudenza. Venezia: Marcianum Press, 2011.

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Reggi, Sonia. Atto positivo di volontà e simulazione (can. 1101[paragraph] 2): Dottrina e giurisprudenza. Venezia: Marcianum Press, 2011.

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