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Tesis sobre el tema "Attività di vita quotidiana"

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Stefani, Giulia. "L'efficacia del riallenamento allo sforzo sulle attivita di vita quotidiana in persone con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16894/.

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Resumen
Il carattere sistemico della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) provoca l’instaurarsi di un circolo vizioso per il quale, a causa della sintomatologia, i soggetti riducono le attività quotidiane e l’attività fisica con conseguente decondizionamento, che causa a sua volta l’ulteriore riduzione delle ADL. L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare, attraverso le evidenze scientifiche raccolte e selezionate, come il riallenamento allo sforzo nelle persone con BPCO migliori in maniera effettiva la performance nello svolgimento delle attività di vita quotidiana. La ricerca delle evidenze disponibili in letteratura è iniziata nel luglio 2018 e si è protratta fino ad agosto 2018. Sono state consultate le principali banche dati elettroniche: PubMed, The Cochrane Library, PEDro e CINAHL. Sono stati inclusi 18 studi RCT (full text, in inglese) che rispondevano al PICO: P= persone con diagnosi di BPCO, I= programma di riallenamento allo sforzo, C= qualsiasi, O= attività di vita quotidiana. Gli studi sono stati valutati con scala PEDro e tutti hanno un punteggio ≥ 4/10. Dai risultati degli studi inclusi è emerso quanto il riallenamento allo sforzo migliori la performance nelle attività quotidiane e quanto sia importante la presenza di esercizi specifici per rinforzo ed endurance degli arti superiori e per il miglioramento dell’equilibrio all’interno di programmi di riallenamento globali per avere un maggiore riscontro sulla funzione. È bene quindi prevedere un allenamento più semplice e legato alla funzione, piuttosto che complesso e standardizzato. Il riallenamento allo sforzo porta a risultati significativi anche persone in fase di riacutizzazione della patologia. Proponendo attività funzionali, i programmi del riallenamento allo sforzo vanno ad agire sulla motivazione delle persone con BPCO, cercando di modificare nel tempo le abitudini di vita, anche se, come è emerso dai risultati, ciò non è affatto semplice.
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Chidichimo, Gianluca. "Il miglioramento nelle attività della vita quotidiana e della partecipazione sociale nei soggetti con frattura di polso sottoposti a riabilitazione precoce. Studio osservazionale retrospettivo". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24568/.

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Resumen
INTRODUZIONE: le fratture del radio distale (DRF) sono le più comuni dell’arto superiore. La riduzione con placche volari ha permesso di avvalersi di un programma riabilitativo precoce (RP) che prevede l’inizio delle mobilizzazioni con due settimane di anticipo rispetto al protocollo standard in cui si è previsto un periodo di immobilizzazione prolungata (IM). OBIETTIVI: lo scopo principale di questo studio è valutare i benefici ottenuti, con un programma riabilitativo precoce, nelle attività della vita quotidiana (ADL) e nella partecipazione sociale nei soggetti con DRF. Lo studio si pone come obiettivo secondario la revisione del protocollo riabilitativo utilizzato presso l’Unità Operativa Complessa di Medicina Riabilitativa presidio Silvio Alvisi (Azienda USL Imola). MATERIALI E METODI: studio osservazionale retrospettivo senza coorte concorrente. Sono state consultate le cartelle riabilitative di 25 soggetti. Sono state somministrate le scale QuickDASH per il grado di disabilità dell’arto superiore, il 9 Hole Peg Test (9HPT) per la destrezza della mano, la Visual Analogic Scale per il dolore. Particolare attenzione è stata posta all’item 7 e all’item 8 della scala QuickDASH utilizzati per valutare l’autonomia nelle ADL e il ripristino della partecipazione sociale. RISULTATI: la mobilizzazione precoce ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo di tutte le misure di outcome. Si osserva un incremento del punteggio QuickDASH di 34,33 ± 16,93 punti (p = 0,00), dell’Item 7 di 1 ± 1,44 punti (p= 0,0013) e dell’Item 8 di 1,54 ± 1,28 punti (p=0,00). Si osserva una riduzione del punteggio di 1,17 ± 2,39 punti della scala VAS (p=0,013) e di 6,86 ± 9,43 secondi al 9HPT (p=0,008). CONCLUSIONI: lo studio, fornisce risultati incoraggianti che dimostrano l‘acquisizione di maggiore autonomia nelle ADL, il ripristino della partecipazione sociale, il miglioramento della destrezza manuale e la riduzione del dolore nei soggetti con DRF sottoposti ad RP.
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PINELLI, BARBARA. "Marginali e resistenti. Donne migranti a Bologna, reti di relazioni e pratiche di vita quotidiana". Doctoral thesis, Milano-Bicocca, 2006. http://hdl.handle.net/10281/19201.

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Resumen
Per la sua natura metodologica l’etnografia è capace di “guardare sotto ai linguaggi dominanti” (Hodgson 2001): l’insieme delle relazioni etnografiche costruite con le persone, e il materiale esistenziale a cui si ha accesso attraverso queste relazioni, permettono di scoprire narrazioni, esperienze, pratiche agite dai soggetti della ricerca per sfidare le reti di potere in cui sono coinvolti. Queste chiavi di lettura sono dei “prismi attraverso cui accedere e analizzare le voci, le esperienze, l’agency spesso mute delle donne” (Hodgson 2001:17). In questa tesi analizzo le narrative, le reti di relazioni e le pratiche che compongono la vita quotidiana di un insieme di donne immigrate incontrate a Bologna nella ricerca, al fine di illustrare la complessità delle strategie di ricollocamento a cui queste donne hanno dato vita. Il mio tentativo è fare luce sulla complessità e sulla processualità delle migrazioni femminili attraverso un’etnografia che si compone di storie ordinarie e mondi quotidiani. Questi percorsi catturano la migrazione transnazionale come “esperienza vissuta” e permettono di intendere le tattiche quotidiane e le narrazioni delle donne sui propri posizionamenti come pratiche di resistenza. Desidero, pertanto, rendere visibile il ruolo attivo delle donne nella costruzione di pratiche culturali di ricollocamento, parlando delle risorse e dei capitali che queste donne migranti usano per alterare le loro posizioni, per interrompere gli apparati discorsivi che le costruiscono come straniere e come categorie socialmente escluse, e per cambiare, laddove è possibile, le condizioni materiali delle loro vite. Il punto di partenza è il riconoscimento di queste espressioni di subalternità attraverso le pratiche agite e i significati ad esse attribuiti; attraverso le narrazioni in cui problematizzano la posizione di marginalità e le molteplici appartenenze che le definiscono, cerco di far emergere lo sguardo sul potere che queste donne producono e i movimenti che ricavano dentro la ramificazione delle egemonie. Ho condotto la ricerca a Bologna nel corso del 2003 e del 2004 con due gruppi di donne immigrate, AMISS e Agorà dei Mondi. Non sono aggregazioni etniche, né associazioni di comunità ma reti collettive composte da soggetti di diverse provenienze geografiche e con differenti storie di vita. AMISS ha preso vita nel 2000 e si compone di tredici donne immigrate, ma il percorso di ricerca ne ha coinvolte solo sei: Aferdita, Denise, Ego, Fatima, Sanae, Vichi; Agorà dei Mondi è nata su iniziativa di tre donne, Blagovesta, Sanja, Rebeca, tutte attive nel gruppo e partecipi nella mia ricerca, più una, Tamara, amica delle tre ma esterna all’associazione. Le componenti di entrambi i gruppi si auto/appellano come appartenenti ad associazioni miste e femminili in cui prendono vita il combinarsi di molteplici appartenenze e diverse storie di migrazione, dove ognuna legge sé, e lo spazio relazionale di cui è parte, in termini multiposizionati. Nonostante i tratti comuni, i due gruppi femminili hanno genealogie differenti e nel tempo hanno dato vita a reti di relazioni interne dissimili, maturando diversi rapporti con il contesto locale; nonostante, inoltre, siano entrambi due reti di donne immigrate, producono differenti contro/narrazioni sulle retoriche multiculturali locali. Pur rappresentando una posizione condivisa, il posizionamento di “donna immigrata” non è infatti sufficiente a far nascere realtà omogenee. AMISS e Agorà dei Mondi costruiscono diversi meccanismi di complicità e solidarietà femminile e ognuna, con modalità specifiche, interviene per rimuovere la posizione di debolezza delle donne immigrate a Bologna. Le differenze non si registrano solo fra i due gruppi. All’interno degli stessi, ogni componente produce narrazioni e sguardi sul potere, sul posizionamento di immigrata nella città di accoglienza, dando vita a diverse forme di resistenza. In questo percorso, cerco di combinare insieme almeno due livelli di analisi: le traiettorie delle donne, costruite catturandone la vita quotidiana e rintracciando in esse le autorappresentazioni, le percezioni che i soggetti femminili hanno di se stesse e delle loro vite, nella convinzione che la testimonianza di sé esprima un enorme potenziale politico di trasformazione (Puwar 2003); la creazione di forme femminili di coalizione (Behar 1995:6) a cui le donne danno vita manipolando l’identità di migrante senza renderla una posizione esclusiva. A questo livello, prenderò in esame le dinamiche interne ai due gruppi indagandone le rispettive genealogie, la fantasia di ogni componente rispetto alla propria realtà, le reti di relazioni e “le storie di ordinaria amicizia” nate all’interno delle associazioni. Cercherò, inoltre, di illustrare le modalità con cui le due reti femminili - costruitesi come soggettività collettive - si sono rese visibili nella città, costruendo complicità e reti di solidarietà fra donne immigrate al fine di rimuovere la comune posizione di debolezza da esse occupata. In questo senso, AMISS ed Agorà dei Mondi esprimono una fantasia di emancipazione dalla marginalità e in modi differenti agiscono per intervenire su essa. L’etnografia esplora lo scarto fra rappresentazione/autopercezione ed esprime il tentativo di decostruire il discorso egemonico sulle donne straniere contrapponendo ad esso le narrazioni, l’immagine, la percezione che le attrici hanno di sé e dei loro posizionamenti. Denunciando l’immagine stereotipata e omogenea che il mondo esterno loro riflette, è possibile comprendere come si articolano le loro posizioni: come immigrate occupano posizioni di subalternità, dove socialmente, politicamente, culturalmente sono dominate e costruite come tali (Ong 1995:356); nelle testimonianze di sé e nelle storie del loro vivere quotidiano si mostrano tuttavia consapevoli delle proprie posizioni di marginalità e di debolezza. La consapevolezza, da parte sua, della precarietà sociale, culturale, politica spinge le persone e i gruppi ad impegnarsi per resistervi (Vertovec, Cohen 1999:xix): attraverso microprocessi quotidiani di resistenza (Abu-Lughod 1993) e “il collegarsi insieme delle donne per ridurre la comune posizione di debolezza” (Ferrante 1988) emergono le asimmetrie di potere e, insieme, il desiderio di contribuire ad una rappresentazione antiegemonica della differenza (Ong 1995:351).
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Iliceto, Annachiara <1976&gt. "Aspetti di vita quotidiana, religiosa, militare e civile in Britannia e lungo il Vallo di Adriano". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1560/1/ILICETO_ANNACHIARA_TESI.pdf.

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Resumen
The dissertation aims to provide an overview of some aspects of everyday life in Roman Britain in general and in the area of Hadrian’s Wall in particular. In a preliminary description, the writer addresses the complex topic related to the genesis of borders as the fulfillment of the expansionist parable of Rome, and as the space manifestation of the sunset of the idea of an imperium sine fine. Then the thesis passes to examine, in subsequent chapters, first the religious theme in its peculiar indigenous component and in the cultural practices triggered by the process of Romanization, secondly the question whether is possible to study everyday life in the northernmost province of the Empire through a discussion of the civilian settlements in proximity to military sites. This issue is drawn especially thanks to the analysis of the so-called Vindolanda tablets, which constitute a valuable evidence of a lively environment both under human and social respect. Before giving an indication of the specific bibliography, the work offers a number of appendices which elaborate part of the information which has been supplied in the previous sections. Mention of the epigraphic repertoires and literary and antiquarian sources is finally made.
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Iliceto, Annachiara <1976&gt. "Aspetti di vita quotidiana, religiosa, militare e civile in Britannia e lungo il Vallo di Adriano". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1560/.

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Resumen
The dissertation aims to provide an overview of some aspects of everyday life in Roman Britain in general and in the area of Hadrian’s Wall in particular. In a preliminary description, the writer addresses the complex topic related to the genesis of borders as the fulfillment of the expansionist parable of Rome, and as the space manifestation of the sunset of the idea of an imperium sine fine. Then the thesis passes to examine, in subsequent chapters, first the religious theme in its peculiar indigenous component and in the cultural practices triggered by the process of Romanization, secondly the question whether is possible to study everyday life in the northernmost province of the Empire through a discussion of the civilian settlements in proximity to military sites. This issue is drawn especially thanks to the analysis of the so-called Vindolanda tablets, which constitute a valuable evidence of a lively environment both under human and social respect. Before giving an indication of the specific bibliography, the work offers a number of appendices which elaborate part of the information which has been supplied in the previous sections. Mention of the epigraphic repertoires and literary and antiquarian sources is finally made.
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Pegoraro, Elena. "Famiglie e vita quotidiana in Veneto. Una ricerca sull'educazione di bambini da zero a sei anni". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2007. http://hdl.handle.net/11577/3425548.

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Resumen
This doctorate thesis tries to understand how happens the education of children from zero to six years old in daily life of families that reside in the seven principal towns of Veneto Region. The aim can be express as it follows: considering in the ecological perspective of the human development the interdependence of the parents-children relationships with the amplest social circle, through the analysis of a standard day work, can be individualized: - the formalities, the times and the daily spaces of the education relationship; - the daily demands of parents in order to children' care and education; - the good practices with which Venetian cities sustain and can support family education. The sample has concerned 49 Venetian families with children from zero to six years old and reside in the seven principal towns of Veneto Region. Through the autobiographic method and the semistructured interview is been interviewed each family for about an hour at home with the research "Times, Spaces and Family Relationships in the Cities", commissioned by Veneto Region to the Regional Center of Documentation and Analysis on the family and submitted to the Department of Education Sciences. Altogether 46 mothers and 12 fathers (in 37 cases only mothers, in 3 cases only fathers and in 9 cases both parents) are been interviewed; fathers have a middle age of 38 and mothers have a middle age of 35 years old; the prevailing typology of nucleus is represented by two married parents with a child; children are 69, 47 of them from zero to three years and 22 from four to six; children' average for nucleus is 1,41, and children' middle age is equal to eighteen months. These are the main investigated thematics: - the organization of a standard day work; - the family relationships; - the conciliation job-family; - the relationship family-services in the city. The analysis of life conditions and families' demands, around the management of daily life and children education, has delineated the pedagogic aspects that converge in to determine the daily life conditions in which happens the experience to be parents of children from zero to six years old in Venetian cities; besides it has looked out upon interesting implications, both for the social politics of family responsibilities support and for the operators' formative trainings in social and educational services.
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Vassallo, Erika <1982&gt. "Culture familiari e pratiche di vita quotidiana. Modelli educativi e culturali nelle conversazioni tra genitori e bambini". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7675/1/ERIKA_VASSALLO_TESI.pdf.

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Resumen
la ricerca vuole analizzare e descrivere i modelli educativi agiti e trasmessi dai genitori nell'interazione quotidiana, privilegiando fra gli altri un peculiare contesto naturale quale quello delle cene in famiglia. Attraverso una interrogazione sistematica dell’apparente normalità delle interazioni tra genitori e figli, l’analisi si propone di amplificare la portata educativa delle pratiche quotidiane. A partire da un approccio qualitativo allo studio dell’interazione, il parlare-in-interazione è qui considerato come uno dei più potenti strumenti attraverso cui genitori e figli costantemente costruiscono, negoziano e mantengono le loro rispettive identità, ruoli, posizioni sociali. L’analisi si sofferma in particolare sul micro-ordine delle interazioni familiari, così come si realizzano nel contesto domestico (l’abitazione di ogni famiglia), in un momento specifico della giornata (la consumazione della cena). A tale scopo è stato raccolto un corpus di 28 cene video registrate presso 6 famiglie italiane riprese presso le loro case durante la consumazione della cena. La ricerca intende mostrare come modelli educativi, orientamenti valoriali e credenze culturali siano costantemente (ri)prodotti sul piano del micro ordine della vita quotidiana.
The research focuses on the ordinary life parents/children interactions. Through a systematical consideration of the only seeming normality of interactions between parents and children, the analysis aims at enlarging the educational meaning of family practices in the process of everyday life. On the basis of a qualitative approach to interaction studies, talking-in-interaction is here considered as one of the most powerful means by which parents and children steadily construct, negotiate and maintain their reciprocal identities, roles, social positions. The analysis specifically focuses on the micro-order of family interactions in the way they take form in the domestic environment (every family household) and in a specific moment of the day (dinner time). To this effect a corpus of twenty-eight Italian family dinners recorded in their own household has been collected. This research intends to show how educational patterns, values orientations and cultural beliefs are steadily reproduced and reshaped in the context of daily, interactive micro-order.
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Vassallo, Erika <1982&gt. "Culture familiari e pratiche di vita quotidiana. Modelli educativi e culturali nelle conversazioni tra genitori e bambini". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7675/.

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Resumen
la ricerca vuole analizzare e descrivere i modelli educativi agiti e trasmessi dai genitori nell'interazione quotidiana, privilegiando fra gli altri un peculiare contesto naturale quale quello delle cene in famiglia. Attraverso una interrogazione sistematica dell’apparente normalità delle interazioni tra genitori e figli, l’analisi si propone di amplificare la portata educativa delle pratiche quotidiane. A partire da un approccio qualitativo allo studio dell’interazione, il parlare-in-interazione è qui considerato come uno dei più potenti strumenti attraverso cui genitori e figli costantemente costruiscono, negoziano e mantengono le loro rispettive identità, ruoli, posizioni sociali. L’analisi si sofferma in particolare sul micro-ordine delle interazioni familiari, così come si realizzano nel contesto domestico (l’abitazione di ogni famiglia), in un momento specifico della giornata (la consumazione della cena). A tale scopo è stato raccolto un corpus di 28 cene video registrate presso 6 famiglie italiane riprese presso le loro case durante la consumazione della cena. La ricerca intende mostrare come modelli educativi, orientamenti valoriali e credenze culturali siano costantemente (ri)prodotti sul piano del micro ordine della vita quotidiana.
The research focuses on the ordinary life parents/children interactions. Through a systematical consideration of the only seeming normality of interactions between parents and children, the analysis aims at enlarging the educational meaning of family practices in the process of everyday life. On the basis of a qualitative approach to interaction studies, talking-in-interaction is here considered as one of the most powerful means by which parents and children steadily construct, negotiate and maintain their reciprocal identities, roles, social positions. The analysis specifically focuses on the micro-order of family interactions in the way they take form in the domestic environment (every family household) and in a specific moment of the day (dinner time). To this effect a corpus of twenty-eight Italian family dinners recorded in their own household has been collected. This research intends to show how educational patterns, values orientations and cultural beliefs are steadily reproduced and reshaped in the context of daily, interactive micro-order.
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MARCHETTI, Enrico. "Reti sociotecniche e vita quotidiana Uno studio sul malfunzionamento tecnologicoe le dinamiche sociali nell'ospedale Sant'Anna di Ferrara". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389185.

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Resumen
In this work I will deal with the subject of the society-technology relation by investigating some phenomena associated with a series of information systems' failures that affected an important italian hospital. I will assume (this is my starting hypothesis) that an unexpected system crash is associated with some specific social dynamics so that the failure itself can be seen as a “revealer phenomenon” that is able to show a set of shared practices, representations and rhetorics about the role of technology in everyday life. In order to verify this theory, I paid attention to the case of some serious system failures that happened at Sant'Anna Hospital of Ferrara (Italy) in 2008. By using an ethnographic research approach I interviewed 15 employees of the hospital. In order to have a good set of point of views, I chose some employees belonging to the organizational-administrative side and some others to the health one. The main results can be placed on three main levels. From a micro point of view I pointed out that the system crash was associated with some relevant phenomena concerning the individual and the relational sphere of the employees, even if with important a between the administrative employees and the health ones. Everyone asserted the absolute necessity of computers and information system, however while administrative employees assumed the importance of such technology simply as an exploitable mean, on the other side the health workers considered the same technology and the computerized objects as something more, that is as entities contributing to the construction of their own professional identity and activity. As a result, the system failure generates a greater sense of anxiety and a notable increase of social interactions as the result of the sudden creation of two new patients looking for some treatment: the health worker, assumed as an hybrid entity temporarily crippled, and the computer or the information system itself, that does not work or does not work properly. From a mesoscopic point of view, the workers constantly attempted to locate the cause of the computer crash in the process of innovation that regards the implementation of the computerized infrastructure that occurred in the last 7 years. As the outcome of that innovation process is described as the result of disputes, conflicts and negotiations between many actors, there is a common propensity to underline an association of the computer system failure with an organizational failure. Finally, from a macro point of view, the whole accounts showed to be directed towards a common perspective that assumes computer systems as a characteristic element of modernity, whose management is a prerogative of hi-tech personnel.
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Pietrobon, Valentina <1990&gt. "Il telelavoro come strumento di armonizzazione tra vita privata e attività professionale nella società moderna". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6228.

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Questo lavoro analizza il rapporto di telelavoro e come esso si riveli uno strumento efficace ai fini dell’armonizzazione della vita privata e della vita lavorativa. Inizialmente ci si concentra sulla tematica della conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, analizzando normative, strumenti e principi di conciliazione posti a livello comunitario e a livello nazionale. Successivamente si approfondisce il rapporto di telelavoro; in particolare vengono esaminati: normative nazionali di riferimento, sottolineando le differenze esistenti tra settore privato e settore pubblico; punti di forza e punti di debolezza e situazione a livello europeo di tale tipologia di rapporto lavorativo. Infine, viene analizzato il punto cruciale di questo lavoro, cioè come il telelavoro risulti essere uno strumento efficace di armonizzazione tra vita privata e attività professionale. A sostegno di ciò viene esaminato, inoltre, un progetto sviluppato dall’Azienda U.L.S.S. n. 4 “Alto Vicentino” dove il contratto di telelavoro è stato utilizzato come strumento di conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.
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GIOIOSA, MANUEL. "Attività ed atto nell'amministrazione di risultato". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/102.

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Resumen
Questo studio indaga il fenomeno dell'amministrazione di risultato. Si tratta di una figura teoricamente nuova; essa, infatti, pur essendo già presente in importanti studi del passato, ha incominciato ad affermarsi come modello autonomo soltanto a partire nell'ultimo decennio. Molti autori che si sono occupati recentemente del tema, infatti, hanno avuto la pretesa di fondare sull'amministrazione di risultato, un presunto sistema generale di diritto amministrativo. Sennonché, dopo aver contestato le numerose tesi erronee, si cerca di dimostrare in questo lavoro, come tutte le figure genericamente ricondotte all'amministrazione di risultato, possono distinguersi a seconda che si riferiscano all'attività complessiva o, viceversa puntuale della p.a.
This work is concerned with the phenomenon of performance-oriented administration. This is theoretically a new subject: in fact, although it has been already studied in the past, the perspective of performance-oriented administration has gained its own space only in the last decade. Many scholars who have recently approached the subject want to build on performance-oriented administration a general system of administrative law. The goal of this work is to demonstrate how all the institutes usually traced back to performance-oriented administration can be distinguished according to they refer to the public administration's activity as a whole or to a single act in particular.
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GIOIOSA, MANUEL. "Attività ed atto nell'amministrazione di risultato". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/102.

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Questo studio indaga il fenomeno dell'amministrazione di risultato. Si tratta di una figura teoricamente nuova; essa, infatti, pur essendo già presente in importanti studi del passato, ha incominciato ad affermarsi come modello autonomo soltanto a partire nell'ultimo decennio. Molti autori che si sono occupati recentemente del tema, infatti, hanno avuto la pretesa di fondare sull'amministrazione di risultato, un presunto sistema generale di diritto amministrativo. Sennonché, dopo aver contestato le numerose tesi erronee, si cerca di dimostrare in questo lavoro, come tutte le figure genericamente ricondotte all'amministrazione di risultato, possono distinguersi a seconda che si riferiscano all'attività complessiva o, viceversa puntuale della p.a.
This work is concerned with the phenomenon of performance-oriented administration. This is theoretically a new subject: in fact, although it has been already studied in the past, the perspective of performance-oriented administration has gained its own space only in the last decade. Many scholars who have recently approached the subject want to build on performance-oriented administration a general system of administrative law. The goal of this work is to demonstrate how all the institutes usually traced back to performance-oriented administration can be distinguished according to they refer to the public administration's activity as a whole or to a single act in particular.
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Stenghel, Chiara. "Per una filosofia del quotidiano. Pensare il cambiamento a partire dalla riflessione di Henri Lefebvre". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422294.

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Resumen
The thesis aims at examining the critique of everyday life in the thought of Henri Lefebvre. Lefebvre developed his Critique de la vie quotidienne in a fifty-years time period, responding to the theoretical and political urgencies of his times. Drawing on a holistic analysis on Lefebvre’s thought, my research aims at tracing the evolution of the “everyday life” concept, showing how the ordinary develops into a “lens on modern times” and becomes the privileged perspective for observing the world. The imperative Changer vie! characterizes the entire production of Lefebvre: from totalitarism, through the Sixties, until the advent of the global society. Although the attention of the Critique for the “ordinary activity” does not supplant the macro social analysis on capitalism, I attempted to frame the issue of “everyday life” within the Marxists categories that accompany this concept, with the aim of showing the philosophical relevance of the micro dimension. In my analysis of Lefebvre, the vie quotidienne is conceived as a political space, characterized by its degenerations and its opportunities. The analytical attention on “the ordinary” exhibits the reciprocal interdependence of the concepts theorized by Lefebvre – «everyday life», «urban», «space», «time», «difference» - via a comprehensive interpretation of his work that departs from the “Lefebvre Rennaisance”, which in the last yeas, in Italy and abroad, has involved his works on space and urban society.
L’elaborato si propone di indagare la problematica della vita quotidiana nel pensiero di Henri Lefebvre. Tramite uno sguardo d'insieme sulla sua riflessione, l’autore sviluppa la propria Critique de la vie quotidienne nell’arco temporale di circa cinquant’anni in base alle urgenze teoriche e politiche del momento, la mia ricerca si propone di seguire l’evoluzione del concetto mostrando come l’ordinario assuma le sembianze di una vera e propria “lente sul moderno”, diventando l’angolo visuale privilegiato di osservazione del mondo. L’imperativo Changer vie! attraversa infatti tutta la produzione lefebvriana: dal totalitarismo, passando per la svolta degli anni Sessanta, fino alla società globale. Se l’attenzione della Critique per il “gesto quotidiano” non scalza mai l’analisi macro-sociale del rapporto di capitale, ho tentato di collocare la problematica dell’ordinario nel quadro dell’instancabile lavorio sulle categorie marxiane che lo accompagna, al fine di mostrare il peso filosofico della dimensione minuta. Nella mia lettura dell’opera lefebvriana, infatti, la vie quotidienne è pensata come luogo per eccellenza del politico, delle sue degenerazioni e delle sue possibilità. L’attenzione analitica sulla Critica permetterebbe inoltre di esibire l’interdipendenza reciproca dei concetti messi a punto da Lefebvre – «vita quotidiana», «urbano», «spazio», «tempo», «differenza» – tramite una valutazione complessiva della sua opera che lo sottragga alla “Lefebvre Rennaisance” che negli ultimi anni, all’estero come in Italia, ha coinvolto principalmente i suoi lavori sullo spazio e sull’urbano.
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TAGLIABUE, CLAUDIA. "RIFUGIATO IN FAMIGLIA. UNO STUDIO DI CASO SU UNA NUOVA FORMA DI ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO E TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE E UMANITARIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50313.

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Resumen
La ricerca si pone l’obiettivo di indagare una nuova e sperimentale forma di intervento di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e umanitaria rappresentata dall’accoglienza in famiglia di persone adulte straniere. Lo strumento dell’accoglienza in famiglia per richiedenti asilo e rifugiati rientra in un campo multidisciplinare non ancora approfondito a livello teorico sia rispetto ai riferimenti scientifici che ne hanno alimentato l’ideazione e la riflessione progettuale sia a livello di pratiche professionali di lavoro sociale. In questa ricerca, costruita attraverso un intreccio di strumenti qualitativi, si vuole contribuire a ricostruire questi aspetti non ancora formalizzati che lo contraddistinguono e esplorare le dimensioni dell’integrazione sulle quali l’accoglienza in famiglia va ad agire. La peculiarità di tale esperienza risiede nella partecipazione di quattro soggetti differenti (pubblica amministrazione, terzo settore, famiglie e beneficiari) che hanno interagito tra loro, attivando dinamiche di collaborazione integrate con il territorio, sottolineando la valenza bidirezionale dei processi di integrazione nella vita quotidiana. Per fare ciò lo studio di caso si è concentrato sul progetto “Rifugiato in famiglia” del Comune di Milano, implementato successivamente alla nascita di altre esperienze simili all’estero e sul territorio italiano, che verranno approfondite al fine di meglio comprendere questo particolare intervento.
The research focuses on a new and experimental form of reception for asylum seekers and holders of international and humanitarian protection: hosting foreign adults in family. The intervention of hosting refugees in family is part of a multidisciplinary field that has not yet been investigated at a theoretical level, either in relation to the scientific references that nurtured design conception and reflection both at the level of professional social work practices. In this research, built through the aid of different qualitative methods, the aim is to contribute to reconstructing these not yet formalized aspects and to explore the dimensions of integration on which the reception in family works. The peculiarity of this experience lies in the participation of four different subjects (public administration, third sector, families and beneficiaries) interacting each other, activating integrated collaboration dynamics with the territory, underlining the bidirectional value of the integration processes in everyday life. In order to achieve this, the case study focused on the "Rifugiato in Famiglia” (Refugee in Family) project of the Municipality of Milan, implemented after the birth of other similar experiences abroad and in Italy, which will be analyzed in order to better understand this particular intervention.
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TAGLIABUE, CLAUDIA. "RIFUGIATO IN FAMIGLIA. UNO STUDIO DI CASO SU UNA NUOVA FORMA DI ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO E TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE E UMANITARIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50313.

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La ricerca si pone l’obiettivo di indagare una nuova e sperimentale forma di intervento di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e umanitaria rappresentata dall’accoglienza in famiglia di persone adulte straniere. Lo strumento dell’accoglienza in famiglia per richiedenti asilo e rifugiati rientra in un campo multidisciplinare non ancora approfondito a livello teorico sia rispetto ai riferimenti scientifici che ne hanno alimentato l’ideazione e la riflessione progettuale sia a livello di pratiche professionali di lavoro sociale. In questa ricerca, costruita attraverso un intreccio di strumenti qualitativi, si vuole contribuire a ricostruire questi aspetti non ancora formalizzati che lo contraddistinguono e esplorare le dimensioni dell’integrazione sulle quali l’accoglienza in famiglia va ad agire. La peculiarità di tale esperienza risiede nella partecipazione di quattro soggetti differenti (pubblica amministrazione, terzo settore, famiglie e beneficiari) che hanno interagito tra loro, attivando dinamiche di collaborazione integrate con il territorio, sottolineando la valenza bidirezionale dei processi di integrazione nella vita quotidiana. Per fare ciò lo studio di caso si è concentrato sul progetto “Rifugiato in famiglia” del Comune di Milano, implementato successivamente alla nascita di altre esperienze simili all’estero e sul territorio italiano, che verranno approfondite al fine di meglio comprendere questo particolare intervento.
The research focuses on a new and experimental form of reception for asylum seekers and holders of international and humanitarian protection: hosting foreign adults in family. The intervention of hosting refugees in family is part of a multidisciplinary field that has not yet been investigated at a theoretical level, either in relation to the scientific references that nurtured design conception and reflection both at the level of professional social work practices. In this research, built through the aid of different qualitative methods, the aim is to contribute to reconstructing these not yet formalized aspects and to explore the dimensions of integration on which the reception in family works. The peculiarity of this experience lies in the participation of four different subjects (public administration, third sector, families and beneficiaries) interacting each other, activating integrated collaboration dynamics with the territory, underlining the bidirectional value of the integration processes in everyday life. In order to achieve this, the case study focused on the "Rifugiato in Famiglia” (Refugee in Family) project of the Municipality of Milan, implemented after the birth of other similar experiences abroad and in Italy, which will be analyzed in order to better understand this particular intervention.
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Toffanin, Angela Maria. "Le condizioni del riconoscimento. Violenza sulle donne, migrazioni, cittadinanza". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423460.

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The aim of this research is to investigate gender relationships from the perspective of the migration experience of those women coming from Central and South America countries and currently living in the North-East of Italy. The research takes into considerations two aspects: gender violence against women, as it is recognized by the interviewees, and the struggle for recognition in the everyday life, with the partner, within the family context, at work. Both aspects are linked to the migration experience and the organization of everyday life in Italy. Symbolic violence (Bourdieu, 1998) is adopted as interpretive approach while intersectionality – among gender, class, race, … - (Crenshaw, 1991, Mason, 2002) as analytic perspective. The research analyses the condition through which the women who have been interviewed recognize themselves as “subject”, “subject in the world” and “citizens”, including their “successes” and “failures”. Recognition is here understood as the unveiling of gender violence as well as the exchanging process between self-reflecting and the inter-subjective dynamics concerning the different aspects of life. Such double perspective is highly needed for the reconstruction of the trajectories through which the “identities” are built within the set of social practices (Boschetti, 1988). Symbolic violence is here used as the construct needed to identify the practices and contents of violence. It is framed in a symbolic and cultural organization which is taken for granted. In such organization there are hierarchies and asymmetries between men and women which seem naturalized, invisible and thus legitimate. The research focuses on the “normality” of relations of everyday life. It is based on the analysis of biographic interviews that have been collected mainly as life stories (Bichi, 2004) and through the participating observation (Clifford and Marcus, 1986) of everyday life relations in family contexts and during parties. Seventy-one ethnographic meetings, which actively involved thirty-six women, have been held at the interviewees' homes and in public spaces (bar, associations' centres, Department of Sociology) in different cities and towns in Veneto. None of the interviewees was chosen because of the researcher knew they had experienced specific forms of violence. The research adopts gender as constitutive element of social relationship of power (Scott, 1986) which is essential in analysing male domination. However, gender is here coupled with other social constructions (class, “race”) in order to understand further “what difference does make difference” (Crenshaw, 1991) also taking into consideration those spaces of agency and negotiations situated in the field of gender relations. After their arrival in Italy, interviewees’ positionings in the field of gender relations might change. In some cases, asymmetry between men and women does decrease, while in others gender roles get "re-traditionalized". The analysis highlights the influence of the processes of "racialization" (Balbo, 2006) and “social devaluation” (Sayad, 2002) experienced by women in the destination contexts. In particular, interviewees seem to suffer a process of hyper-sexualization due to their geographic origin, even in absence of culturally well-defined body habitus. This hyper-sexualization does seem to produce a qualitative transformation of violence: namely, the incorporation of hierarchical social constructions of difference based on the facts that the interviewees are women, migrants and “latinas”. In Italy, some women are able to build those conditions needed to overcome violence whereas others become more vulnerable both in the context of couple and professional relationships. The research sheds light on some of the conditions that might influence such women’ social trajectories: differences seem to be influenced by their positive or negative experiences of recognition during previous relationships, by the interviewees' and their groups' patterns of gender relations and femininity, by the expansion or reduction of their social networks in the new place of residence; but also by their legal or illegal administrative status, by their capability to use public or social private services, by the success or failure of professional projects as well as by the dependence or autonomy, even material, from their partners. More specifically the self-reflecting process about their relations seems be decisive. The research has also focused on the patterns of femininity and love which the interviewees refer to and perform in everyday life, through habitus. All these representations have been analysed primarily within the context of couples in order to find out the conditions that allow women to experience a violence-free life. These conditions seem to be based on the construction of a mutual autonomy (material, social symbolic and cultural as well), which set both partners free to redefine or end their relationship. Last but not least, the research also took into consideration the patterns of family reunification in Italy as a set of positive practices of recognition for these women as “women and citizens”.
Questa ricerca indaga i rapporti di genere a partire dall’esperienza migratoria di donne nate e cresciute in Paesi del Centro e Sud America e trasferitesi in Veneto. Le dimensioni considerate riguardano la violenza contro le donne, così come viene riconosciuta dalle intervistate, e le tensioni di riconoscimento legate alle esperienze di vita, di lavoro, familiari e di coppia, collegate sia alla migrazione che all’organizzazione della vita quotidiana in Italia. Usando la violenza simbolica (Bourdieu, 1998) come approccio interpretativo e l’intersezionalità – tra genere, classe, race, etc.- come sguardo analitico (Crenshaw, 1991, Mason, 2002), la ricerca analizza le condizioni attraverso cui le donne intervistate si riconoscono come “soggetti”, “soggetti nel mondo” e “cittadine”, con i “successi” e “fallimenti” relativi. Il riconoscimento è inteso come svelamento a se stesse della violenza di genere, ma anche come processo dialogico tra la dinamica autoriflessiva e quella intersoggettiva rispetto a diversi ambiti di vita (Honneth, 2002). Questa duplice prospettiva viene qui considerata indispensabile per la costruzione delle traiettorie in cui le “identità” sono generate nella pratica sociale (Boschetti, 1988). La violenza simbolica è intesa come un costrutto utile a identificare pratiche e significati delle violenze. Si situa in un orizzonte simbolico e culturale strutturato e dato per scontato, in cui sono costruite gerarchie e asimmetrie tra donne e uomini che appaiono naturalizzate, invisibili, legittimate. Il focus della ricerca, dunque, è sulla “normalità” delle relazioni e dei processi della vita quotidiana. La ricerca si basa sull’analisi di interviste biografiche, raccolte prevalentemente sotto forma di racconti di vita (Bichi 2004) e sull’osservazione partecipante (Clifford e Marcus, 1986) di relazioni della vita quotidiana in famiglia e durante feste. Principalmente in casa, ma anche in luoghi pubblici (bar, sedi di associazioni, il Dipartimento di Sociologia) si sono realizzati 71 incontri etnografici che hanno coinvolto attivamente 36 donne residenti in varie località del Veneto. Nessuna delle intervistate è stata scelta sapendo che era o era stata vittima di violenze specifiche. Il genere quale elemento costitutivo di relazione di potere (Scott, 1986) viene assunto come costrutto decisivo per l’analisi del domino maschile, e viene affiancato ad altri costrutti (p.e. classe e race) per approfondire “quale differenza faccia la differenza” (Crenshaw, 1991) considerando anche gli spazi d’agency e di negoziazione presenti nel campo dei rapporti di genere. Dopo l’arrivo in Italia i posizionamenti delle intervistate nel campo dei rapporti e delle relazioni di genere possono mutare. In alcuni casi l’asimmetria tra donne e uomini si riduce mentre in altri i ruoli di genere sembrano essere “ri-tradizionalizzati”. L’analisi mette in evidenza l’influenza dei processi di razzializzazione (Balbo 2006) e di svalutazione sociale (Sayad, 2002) che le donne subiscono nei contesti d’arrivo. In particolare, il processo di iper-sessualizzazione subito dalle intervistate a partire dalla loro provenienza geografica, anche in assenza di habitus corporei molto definiti, sembra produrre una trasformazione qualitativa della violenza a partire dall’incorporazione di costrutti gerarchici di differenza riconducibili al fatto che siano donne, migranti e “latine”. In Italia alcune donne riescono a costruire le condizioni per superare la violenza, altre invece diventano più vulnerabili sia nell’ambito delle relazioni di coppia sia in quello professionale. I risultati della ricerca individuano alcune condizioni che sembrano incidere sui loro percorsi. Le differenze dipenderebbero dai riconoscimenti positivi o negativi nelle relazioni precedenti, dai modelli di genere cui l’intervistata e la sua rete sociale si riferiscono, dall’allargamento o dalla riduzione delle proprie reti sociali, dalla condizione di regolarità o irregolarità amministrativa, dalla capacità e dalla possibilità di utilizzare i servizi pubblici o del privato sociale, dal successo o meno di un progetto professionale, dalla dipendenza o dall’autonomia, anche materiale, dal partner. Per tutte è rilevante il percorso riflessivo sulle proprie relazioni. L’analisi si è focalizzata anche sui modelli di femminilità e di amore cui le donne si riferiscono e che agiscono, attraverso habitus e disposizioni, nelle relazioni della vita quotidiana. Queste rappresentazioni sono state analizzate a partire da relazioni di coppia per individuare le condizioni in cui sia possibile condurre una vita libera da violenza. Tali condizioni sembrano risiedere nella costruzione di un’autonomia reciproca (materiale, sociale, simbolica e culturale) che rende entrambi i partner liberi di ridefinire o interrompere la relazione. Infine, si sono approfonditi i percorsi di ricongiungimento dei figli in Italia quali pratica positiva di riconoscimento come “donne e cittadine”, capaci di riprendere una biografia sospesa.
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Perissinotto, Silvia <1990&gt. "Il task-based approach nasce negli anni '80 del secolo scorso e negli anni ha trovato ampio riscontro a livello mondiale. E' attualmente uno degli approcci maggiormente utilizzati nel campo dell'insegnamento linguistico grazie alla sua natura comunicativa; trova infatti le sue radici nel Communicative Language Teaching degli anni '70 con il quale condivide la forte contrapposizione per gli approcci basati sull'esposizione di rigide regole grammaticali. L'biettivo comunicativo che ci si pone nella progettazione dei task è strettamente legato all'autenticità delle attività, ovvero la loro concretezza e capacità di riprodurre situazioni di vita reale. L'approccio per task è fonte di ricerca in quanto dimostra essere particolarmente proficuo nelle classi di L2 e LS: i maggiori effetti sono riscontrabili sul miglioramento delle abilità comunicative dei discenti. Se da una parte la letteratura sul task-based approach è molto ampia e in fase di continua sperimentazione, un aspetto più ristretto che è stato considerato in misura minore è la sua efficacia all'interno di classi di principianti (basic user, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue: livelli A1 e A2). Pochi ricercatori hanno finora investigato gli effetti dell'utilizzo di task su questo campo di discenti e i principali risultati ottenuti sono legati alle abilità di comprensione. Operando con apprendenti la competenza linguistica è ai primi stadi di sviluppo l'applicazione di attività di comprensione risulta limitante: è a questo proposito che l'orientamento suggerito dai ricercatori è quello di impiegare dapprima dei task che favoriscano la comprensione linguistica per poi passare ad attività di produzione. Gli effetti dei task di comprensione sono ancora una questione in fase di ricerca". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12962.

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Task-based approach was initially used during the 80s of the previous century and since then it has been widely used all over the world. Thanks to its communicative feature it is currently among the most used approaches to language teaching.
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Sokolova, Iana. "Pittura veneta a San Pietroburgo sotto i regni di Elisabetta e Caterina II (1741-1796)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423318.

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Il presente lavoro pone la lente d’ingrandimento sui rapporti artistici e culturali intercorsi tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Russo nel XVIII secolo, dando rilievo alla presenza della pittura veneta a San Pietroburgo. Il consolidamento dei legami con Venezia, avviato nell’epoca di Pietro il Grande, aveva permesso alla pittura veneta di ‘espandersi’ fino alle sponde della città sul fiume Neva. Negli anni venti del Settecento il primo pittore veneto ad arrivare in Russia è Bartolomeo Tarsia, mentre bisogna aspettare il regno di Elisabetta Petrovna, figlia dello zar Pietro, per vedere all’opera contemporaneamente un gran numero di artisti veneti: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro e Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani e Carlo Zucchi. In primo luogo, sono state indagate le condizioni di vita e di lavoro dei pittori veneti a San Pietroburgo con un’attenzione particolare agli ingaggi, ai privilegi e ai rapporti relazionali. Successivamente si sono prese in esame da una parte l’attività decorativa all’interno delle fastose residenze imperiali, come i Palazzi d’Inverno, i Palazzi d’Estate, il palazzo di Caterina a Tsarskoe Selo e quello di Peterhof, dall’altra l’insegnamento nelle più grandi istituzioni di formazione artistica della Russia dell’epoca. Sono stati poi delineati i profili biografici di Diego Bodissoni, Giuseppe Dall’Oglio e Pano Maruzzi, attivi come intermediari e commercianti d’arte, i quali hanno il merito di aver favorito l’approdo di dipinti della scuola veneta a San Pietroburgo.
The present work places the magnifying glass on the artistic and cultural relations between the Republic of Venice and the Russian Empire in the eighteenth century, highlighting the presence of Venetian painting in St. Petersburg. The consolidation of ties with Venice, initiated in the era of Peter the Great, had allowed Venetian painting to 'expand' to the banks of the city on the Neva river. In the 1720s the first Venetian painter to arrive in Russia was Bartolomeo Tarsia, while it was necessary to wait for the reign of Elisabetta Petrovna, daughter of Tsar Pietro, to see a large number of Venetian artists at work at the same time: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro and Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani and Carlo Zucchi. First of all, the living and working conditions of Venetian painters in St. Petersburg were investigated, with particular attention paid to engagements, privileges and interpersonal relations. Subsequently, the decorative activity within the sumptuous imperial residences, such as the Winter Palaces, the Summer Palaces, the Catherine Palace in Tsarskoe Selo and the Peterhof Palace, were examined on one hand, while on the other hand, the teaching in the largest institutions of artistic education in Russia at the time. The biographical profiles of Diego Bodissoni, Giuseppe Dall'Oglio and Pano Maruzzi were also outlined, active as intermediaries and art dealers, who have the merit of having favoured the arrival of paintings of the Venetian school in St. Petersburg.
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CUGUSI, LUCIA. "L'attività motoria acquatica come nuovo approccio terapico alla cardio-diabetologia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266110.

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The role of general physical activity on improving cardiometabolic profile and quality of life in patients with type 2 diabetes is widely demonstrated. However, little is known about the effects of specific water exercise program in patients with type 2 diabetes. Therefore, the aims of this pilot study were to evaluated the effects of a supervised water training program in subjects affected by type 2 diabetes. Methods: eighteen men affected by type 2 diabetes (51,4±9,38 years), were enrolled in a program of 12 weeks of supervised water training. We assess Cardiometabolic Profile (echocardiography, glycemic, lipidemic and anthropometric profille, blood pressure levels and cardiopulmonary exercise test), and Quality of Life and Physical Activity Levels (Short-form Health Survey 36 with items (SF-36), Problem Areas in Diabetes Questionnaire (PAID) and International Physical Activity Questionnaire (IPAQ)) before and after 12-weeks of a supervised water exercise program. Results: The results showed a significant improvement of cardiovascular and metabolic assessments (aerobic capacity, work, blood pressure, glycemic, anthropometric and lipidemic profile, and diastolic function) and an increasing in quality of life and physical activity levels (Sf-36, PAID, energy expenditure in general physical activity). Discussion: Our findings showed that structured and supervised physical activity performed in water, produced benefits both in improving of the cardiometabolic profile and the HRQoL and also in increasing of the physical activity levels in subjects affected by type 2 diabetes.
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Esposito, Francesco. "Biomechanical Analysis on Total Knee Replacement patients during Activities of Daily Living: Medial Pivot or Posterior Stabilized design?" Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1152927.

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Cerulo, Massimo. "La vita quotidiana del politico di professione : uno studio etnografico". Thesis, 2007. http://hdl.handle.net/10955/255.

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NARDACCI, MARTINA. "Terrae incognitae dell’arte. Narrazioni e mappe della vita quotidiana nelle pratiche artistiche". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/944089.

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La tesi esplora le modalità di dichiarare l'identità tra arte e vita attraverso diversi assi temporali e diversi movimenti: il movimento Dada tedesco e quello francese, l'Internazionale Situazionista e il GRAV, il Laboratorio di Comunicazione Militante, la videoarte in Europa e negli Stati Uniti come strumento di contestazione, la net.art e i movimenti contro la globalizzazione dentro e fuori il web, fino ad alcuni esempi di arte pubblica e esperimenti di cartografica critica. Viene esplorato un secolo di movimenti artistici e politici collettivi che, di volta in volta, utilizzano i mezzi tecnologici a loro più vicini per affermare con convinzione che l'arte non è "altra" dalla vita quotidiana ma, piuttosto, la riflette e può essere strumento per il suo miglioramento.
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BENFANTE, Filippo. "Carlo Levi a Firenze e la Firenze di Carlo Levi, (1941-1945) : vita quotidiana e militanza politica dalla guerra alla Liberazione". Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/1814/5730.

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Defence date: 15 October 2003
Examining Board: Victoria De Grazia (EUI, Firenze); Gérard Delille (EUI, Firenze, supervisor); Gabriella Gribaudi (Università Federico II, Napoli); Marco Palla (Università di Firenze)
First made available online on 23 October 2014.
Questa ricerca nasce dal recente ritrovamento, presso gli eredi del pittore fiorentino Giovanni Colacicchi, di lettere e documenti appartenuti a Carlo Levi, risalenti al periodo in cui il pittore e scrittore torinese tenne aperto uno studio a Firenze: dalla fine del 1941 alla fine del 1945. Durante questi anni, accadono molte cose che un biografo definirebbe “fondamentali”. Dalla Questura di Firenze parte l’ordine di arresto che costa a Levi la terza carcerazione della sua vita: dalla fine del giugno 1943 sarà detenuto al carcere delle Murate, da cui uscirà il 26 luglio. Tra il 1943 e il 1944, nascosto in piazza Pitti, scrive Cristo si è fermato ad Eboli, che resterà il suo libro più celebre. A Firenze Levi aderisce al Partito d’Azione, e quindi lo rappresenta, dall’agosto 1944, nella direzione interpartitica della “Nazione del Popolo”, il quotidiano pubblicato a cura del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Tra i cinque condirettori, Levi si ritaglia un ruolo di assoluto primo piano: ha un peso molto rilevante nella scelta dei collaboratori, a lui si devono la presenza di certi temi e prese di posizione sulle pagine della “Nazione del Popolo”. Levi interviene direttamente – sono almeno trenta i suoi articoli di fondo, concentrati soprattutto nei primi mesi di vita del giornale –, oppure commissiona alcuni pezzi ad hoc ai suoi collaboratori più stretti.
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MIRANDOLA, DANIELA. "Effetti morfo-funzionali dell’attività motoria adattata sull'arto superiore affetto da linfedema secondario a patologia oncologica Morpho-functional changes in cancer-related upper limb lymphedema after adapted physical activity". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1227728.

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La localizzazione del linfedema agli arti superiori riconosce quasi sempre una natura secondaria dovuta nel 98% dei casi a linfoadenectomia ascellare e/o radioterapia per il trattamento del carcinoma mammario. Attualmente sono diverse le possibilità di trattamento per il linfedema, ma nessuna sembra essere efficace nel ridurre l’edema in modo permanente. In questo contesto, scopo di questo progetto di ricerca è stato quello di valutare gli effetti morfo-funzionali dell’attività motoria adattata (AMA) sull'arto superiore affetto da linfedema secondario a patologia per tumore mammario. In particolare, è stata indagata l’efficacia di un protocollo di AMA, incentrato su un esercizio specifico adattato, utilizzando una tavoletta propriocettiva appositamente costruita (Hand Walk), per il management del linfedema cronico di grado medio-grave a carico dell’arto superiore. Inoltre, questo tipo di intervento è stato confrontato con un trattamento di agopuntura (AGO) specifico per la gestione del linfedema. Dall’analisi dei dati al baseline, i due gruppi sono risultati omogenei per età, tipo di intervento e trattamenti adiuvanti, mentre differenze statisticamente significative sono state riscontrate per le variabili relative all’indice di massa corporea, alla circonferenza vita e fianchi, alla gravità del linfedema e per la percezione del dolore del tratto cervicale e lombare. Inoltre, il gruppo AMA mostrava caratteristiche psicologiche peggiori rispetto al gruppo AGO. Tali differenze nei parametri descritti evidenziavano una condizione al baseline peggiore nel gruppo AMA. Queste differenti caratteristiche possono aver determinato la scelta individuale del percorso, indirizzando i soggetti verso AMA o AGO. Tuttavia, i risultati ottenuti al post-intervento hanno mostrato nel gruppo AMA miglioramenti statisticamente significativi nella mobilità articolare, nella percezione del dolore e nella qualità della vita. L’intervento AGO è invece risultato più efficace solo nella riduzione dell’edema. Le valutazioni di follow-up (effettuate a 3 e 4 mesi dalla presa in carico) sono state eseguite e analizzate solo per il gruppo AMA in quanto i soggetti del gruppo AGO hanno scarsamente aderito alle valutazioni, quindi non è stato possibile elaborare i dati in modo statistico. In particolare, è emerso che nella valutazione a 3 mesi dalla presa in carico i valori dei parametri analizzati si mantenevano più o meno stabili, mentre nell’ultimo follow-up (a 4 mesi dalla presa in carico) quasi tutti i valori tendevano a peggiorare ritornando simili a quelli del baseline. La mobilità del polso, invece, progressivamente migliorava in maniera statisticamente significativa. Quindi, si può dedurre che l’AMA risulti efficace nel migliorare la percezione psicofisica dei soggetti. Pertanto, un intervento programmato e strutturato di attività fisica progettato in base alle esigenze del soggetto può essere utile nella gestione del linfedema cronico di grado medio-grave. Tuttavia, è da notare che più ci si allontana dalla presa in carico più i soggetti tendono a peggiorare. In conclusione, complessivamente i risultati ottenuti suggeriscono che un percorso integrato tra le due attività (AMA e AGO) possa risultare più efficace nel management del linfedema medio-grave secondario al trattamento per carcinoma mammario.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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FORESI, Elisa. "A Multisectoral Analysis for economic policy: an application for healthcare systems and for labour market composition by skills". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251178.

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L’Agenda Digitale Europea stabilisce il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, al fine di ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili COM(2010)245. Le TIC producono un'innovazione di prodotto e cambiamenti strutturali all'interno di tutto il sistema economico e possiamo affermare che dal punto di vista multisettoriale hanno un ruolo moltiplicativo sulla crescita economica, poiché l’aumento della domanda di TIC stimola a sua volta tutte le altre produzioni. Inoltre come riscontrato in letteratura economica, nelle istituzioni internazionali, nonché confermate dai dati periodici rilasciati dagli uffici statistici nazionali, una maggiore incidenza della popolazione attiva formalmente istruita in associazione con l'adozione delle TIC è altamente correlata ad una crescita robusta, sostenibile ed equa. In questo quadro è importante valutare il ruolo delle TIC nel sistema economico, in particolare verrà analizzato il ruolo delle TIC sia rispetto ad un particolare settore quello della sanità, che dal lato dei soggetti che dovrebbero essere parte attiva nella gestione delle TIC ovvero la situazione delle abilità digitali dei lavoratori dipendenti. Il primo articolo si focalizza sul ruolo delle TIC nella determinazione dell’output del settore sanitario, utilizzando il database WIOD (World Input Output Database), di 24 paesi nell’arco temporale 2000-2014, tenendo conto anche dei differenti sistemi sanitari nazionali. La produzione del settore “Sanità e Servizi Sociali” assume, almeno in alcuni paesi specifici, il ruolo di stimolo all’innovazione che compensa ampiamente quello di peso sul bilancio pubblico. Nel secondo articolo analizziamo come l’uso delle TIC stia progressivamente aumentando nel sistema sanitario italiano e in particolare come l'introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), strumento di condivisione dei dati sanitari del singolo cittadino, potrebbe determinare cambiamenti nella produzione sui servizi sanitari. Verranno analizzati gli eventuali cambiamenti strutturali dei processi produttivi e della produzione totale applicando l'Analisi Strutturale di Decomposizione (SDA). La base dati di riferimento sarà la tavola di Input-Output riferita a due diversi periodi al fine di individuare i risultati sia degli effetti tecnologici sia della domanda finale a livello settoriale. Infine l’ultimo articolo ha l’obiettivo di valutare le conseguenze dei cambiamenti nella composizione dell'occupazione per competenza digitale all’interno del flusso di produzione e distribuzione del reddito. Verrà costruita una Matrice di Contabilità Sociale (SAM) che consente di rappresentare le relazioni tra i cambiamenti di produzione delle attività e i cambiamenti di compensazione dei dipendenti per competenze, grado di digitalizzazione e genere. LA SAM sviluppata nel documento è relativa all'Italia nel 2013; il lavoro è disaggregato in competenze formali / non formali / informali e, inoltre, competenze digitali / non digitali. Le abilità digitali del lavoro seguono la definizione di “competenza formale” della Commissione Europea (2000): i) competenza formale a seconda del livello di istruzione e formazione; ii) competenza non formale acquisita sul posto di lavoro e attraverso le attività delle organizzazioni e dei gruppi della società civile; iii) competenza informale non acquisita intenzionalmente durante la vita. In questo quadro è stata introdotta un'ulteriore classificazione di input di lavoro basata sull'uso / non utilizzo di computer collegati a Internet. Sulla base della SAM, è stato implementato un modello multisettoriale esteso. Infine, verrà individuata una struttura adeguata di domanda finale che consente di ottenere i migliori risultati in termini di valore aggiunto distribuiti a lavoratori più qualificati con una elevata competenza digitale.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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