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Altiero, Salvatore. "Sulla recente normativa cinese in materia di sicurezza alimentare". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 235–79. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001015.

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Resumen
Il 1° giugno 2009, è entrato in vigore il nuovo testo di legge cinese in materia di sicurezza alimentare: è lecito domandarsi se tale normativa debba essere vista come un passo avanti verso la soluzione delle note problematiche legate alla scarsa attenzione tributata da questo Paese - almeno fino ad oggi - all'elaborazione di norme in grado di garantire prodotti alimentari sicuri secondo canoni condivisibili in sede comunitaria e Wto; tale questione investe insieme la sicurezza dei consumatori e il libero commercio. Da un lato, l'approccio del legislatore cinese può essere accostato, per alcuni limitati aspetti, a quello adottato dal regolamento 178/2002 e dall'accordo Sps in quanto, ad esempio, il testo fissa la normativa generale in materia di sicurezza alimentare applicabile a tutti i prodotti del settore. Nel precedente quadro normativo, invece, non solo mancava una netta distinzione trae, ma la disciplina della materia era affidata a norme disconnesse e poteva variare per ciascun tipo di alimento in virtù del fatto che, per ognuno di essi, una legge dettava l'apposita disciplina in materia di produzione e commercio stabilendo a quali procedure e parametri ci si dovesse attenere per assicurarne la sicurezza (ad esempio la legge sulla "agricultural product quality safety"). Ancora, il testo di legge cinese stabilisce ciò che gli standard di sicurezza alimentare dovranno includere e prevede la costituzione di organi centrali incaricati della gestione e del monitoraggio delle situazioni di rischio. D'altro canto, il legislatore cinese ha delegato a futuri e imprecisati atti normativi la definizione della normativa di dettaglio necessaria a rendere realmente efficaci gli standard e ad assicurare il funzionamento delle autorità incaricate delle fasi di monitoraggio e gestione del rischio. Senza una pronta attuazione, quindi, il testo di legge cinese sulla sicurezza alimentare rischia di essere solo una risposta inconcludente e senza incisività alle istanze che la comunità internazionale e, per ciò che più ci interessa, l'Europa rivolgono alla Cina in materia di sicurezza dei consumatori e per la maggiore apertura dei propri mercati ai prodotti cinesi.
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Sanza, Michele. "I nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2011): 75–86. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001006.

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Il profilo dei nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici si pone all'incrocio tra i cambiamenti avvenuti nel campo dell'epidemiologia dei disturbi psichici e i risultati delle ricerche sul rapporto tra psicopatologia e comportamento violento. Questo approccio va ulteriormente riportato all'evoluzione del quadro normativo di riferimento che, avendo modificato importanti aspetti teorici della non imputabilitŕ e altrettanto importanti aspetti pratici delle misure di sicurezza per i pazienti rei non imputabili, ha determinato nuovi fabbisogni organizzativi e di competenza tecnica nei Dipartimenti di Salute Mentale. Il quadro di lettura che si propone, tende a trovare la definizione del profilo dei nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici nelle prospettive epidemiologica, clinica, giuridica, e dell'organizzazione dei servizi. Questi aspetti, del resto, devono essere visti in un'ottica di sistema, come parti reciprocamente interagenti, di cui occorre definire i punti di contatto, affinché le conoscenze del quadro di riferimento teorico, cosě composto, si possano tradurre in percorsi operativi di tipo professionale nei Dipartimenti di Salute Mentale.
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Coco, Vittorio. "Poliziotti, carabinieri e mafiosi a Palermo (1962-1974)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 293 (agosto de 2020): 149–76. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293006.

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L'articolo consiste in un inquadramento della Pubblica sicurezza (Ps) a Palermo tra gli anniSessanta e la prima metà degli anni Settanta del Novecento. Si tratta di un momento significativoperché fu allora che gli apparati di sicurezza cominciarono a riattrezzarsi per il contrastoal fenomeno mafioso, in conseguenza della recrudescenza criminale e del mutato climapolitico. All'interno dell'articolo un particolare rilievo è stato dato sia alle figure dei questoriche si avvicendarono, sia alla squadra mobile che, esercitando le funzioni di polizia giudiziaria,rivestiva un ruolo centrale da un punto di vista investigativo. Inoltre, per ragionare in manierapiù completa della risposta delle istituzioni al crimine organizzato, parallelamente allaPs si è voluto dare spazio anche alle vicende riguardanti le strutture periferiche dei carabinieri.Uno degli aspetti centrali che emerge dall'articolo è la complessa relazione che si è sviluppatatra gli organismi operanti sul campo, così come quella con la magistratura, che ebbe tra isuoi effetti il rallentamento della stessa azione di contrasto.
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Finizio, F. S. y R. Padovani. "Aspetti diagnostici e post-operatori della siringomielia in risonanza magnetica nucleare". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 2 (junio de 1989): 153–57. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200208.

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Gli autori presentano uno studio eseguito su 8 pazienti portatori di cisti siringomielica, studiati con risonanza magnetica nucleare prima e dopo l'intervento di derivazione siringosubaracnoideale (SSS). In tutti i casi la RM è stata sufficiente per la diagnosi, indicando con precision l'estensione della cavità siringomielica, i suoi caratteri, il grado di ingrandimento del midollo e la coesistenza di malformazioni quali 1'Arnold-Chiari, le anomalie della cerniera atlo-occipitale e la scoliosi. Gli autori sottolineano in particolare l'importanza di eseguire delle sequenze T2 pesate allo scopo di evidenziare il segno del “Flow void” liquorale (CFVS) ritenuto particolarmente utile nella diagnosi differenziale delle cisti siringomieliche con quelle di natura tumorale. Nei controlli post-operatori la RM ha sempre evidenziato il risultato dell'intervento. La RM, metodo non invasivo, può attualmente da sola porre con sicurezza la diagnosi di siringomielia ed è in grado di controllare perfettamente i risultati degli interventi chirurgici.
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Mantovani, Giulia. "Madri detenute e figli". MINORIGIUSTIZIA, n.º 3 (enero de 2021): 134–42. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003014.

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"Il carcere non è per le donne" è l'affermazione che Paola Bonatelli riprende dalle detenute nella sezione Alta Sicurezza della Casa circondariale di Lecce che hanno partecipato al docu-film di Caterina Gerardi Nella Casa di Borgo San Nicola. Nel nostro ordinamento a poter sottrarre le donne al carcere è la maternità ossia la tutela del legame tra madre e figlio. Nel contributo che segue ci si pone l'obiettivo di ricostruire lo stato dell'arte per poi focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti d'immediato rilievo ai fini della realizzazione di una rete di supporto alla genitorialità capace di proteggere insieme madre e bambino dalla frattura della carcerazione.
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Bompiani, Adriano. "Profilo etico-giuridico delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative". Medicina e Morale 40, n.º 5 (31 de diciembre de 1991): 745–79. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1118.

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L'autore affronta il tema delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative sotto il profilo etico e giuridico. In particolare, dopo aver accennato alla differenziazione fra ordine etico ed ordine giuridico, si sofferma sui seguenti aspetti: 1) analisi dei fattori etici insiti nelle decisioni dell'autorità sanitaria: obbligatorietà e volontarietà dei trattamenti vaccinali; 2) valutazione dei fattori etici che dovrebbero guidare l'atteggiamento del cittadino di fronte alla richiesta di trattamenti sanitari - volontari od obbligatori - a carattere preventivo; 3) libertà morale del genitore e del bambino; 4) caratteristiche intrinseche di liceità del trattamento (sicurezza dei risultati, innocuità del vaccino sotto il profilo tecnico, ecc.).
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Ferri, Gaetana, Franco Fucilli, Gioacchino De Sandoli, Sarah Guizzardi, Carla Campagnoli y Romano Marabelli. "Il performance management nell'area della sanità pubblica veterinaria e sicurezza degli a". MECOSAN, n.º 121 (septiembre de 2022): 123–55. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2022-121oa13862.

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A partire dal 2007 è stata avviata dal Ministero della Salute, nell'ambito delle procedure del Comitato LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per l'appropriatezza, l'efficienza e la congruità delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), una valutazione annuale, tramite indicatori quali/quantitativi, dell'efficienza operativa dei Servizi regionali di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria. Nel presente lavoro sono descritti i principi di riferimento, le modalità e gli aspetti più significativi emersi nel corso di tale esperienza durata oltre un decennio.Il sistema di valutazione ha contribuito all'evoluzione del processo di programmazione, a livello nazionale, regionale e locale, e ha avuto evidenti riflessi positivi mostrandosi come un punto di riferimento per quantificare le risorse umane e strumentali, e per la capacità di laboratorio, contribuendo alla chiarezza e coordinamento delle amministrazioni sanitarie sugli obiettivi operativi valutati.L'adozione di un articolato strumento di management ha inoltre offerto utili informazioni ai decisori (policy-makers) nella fase di contrazione del finanziamento e di ricambio generazionale che ha interessato il SSN dal 2008, e che si protrae tuttora1. 1 4° Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Fondazione GIMBE: Bologna, giugno 2019; pp. 64-65. Recuperato da: https://salviamossn.it/var/uploads/contenuti/allegati/4_Rapporto_GIMBE_Sostenibilita_SSN.pdf.
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Di Fonzo, Antonella, Maria Angela Perito y Carlo Russo. "Gli standard privati di sicurezza alimentare: un modello di teoria dei contratti per l'analisi degli aspetti organizzativi e promozionali". ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE, n.º 2 (noviembre de 2012): 85–105. http://dx.doi.org/10.3280/ecag2012-002005.

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In recent years, large food distributors poured considerable effort in the definition of private standards of food safety for their products. Despite these efforts, medium and large retailers have yet to begin advertising to their consumers the adoption of such standards and, in doing so, do not actively pursue a diversification strategy for their products. This behavior seems paradoxical as large retailers would benefit from product differentiation. This article focuses on the role of standards in the coordination of the supply channels and proposes a theoretical model that gives an economic motivation to the current behavior of large retailers. The first objective of this study is to demonstrate how the adoption of standards is a rational choice for large retailers, even in the case in which consumers are not willing to pay for food safety. The reason is that standards can also be used to solve information asymmetry problems and organize the supply chain. Secondly, the theoretical model of contracts suggests that, investments related to the promotion of standards to the consumers, might, under certain conditions, undermine the profits of the large distribution.
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Sgreccia, M., S. Domeniconi y A. Maraula. "La mappatura delle competenze dell'infermiere di dialisi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 1 (24 de enero de 2018): 63–66. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1118.

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Resumen
La competenza infermieristica si diversifica in aspetti distintivi che contraddistinguono ‘orizzontalmente’ settori operativi differenti. Essa però trova anche una diversificazione ‘verticale’ in livelli di ‘capacità’ più o meno elevati: in tutti i contesti operativi infatti ogni dirigente e, soprattutto, ogni paziente è in grado di percepire e valutare alcuni infermieri come più competenti rispetto ad altri. Il buon esito dell'addestramento degli infermieri neo inseriti in dialisi non riguarda solo i tutor, ma l'intera équipe infermieristica: ogni componente infatti subisce in maniera più o meno consapevole una sorta di ‘destabilizzazione’ per ogni neo-inserito che entra a far parte del gruppo; la maturità dell'équipe e la distribuzione nel tempo degli addestramenti permettono un migliore assorbimento. Gli anni di esperienza di ogni singolo componente però non sono sufficienti a valutare la capacità di assorbire in sicurezza le nuove unità da parte dell’équipe; il ricorso alla mappatura delle competenze permette di individuare la reale possibilità che un gruppo infermieristico ha di supportare la crescita professionale di infermieri principianti. (nursing)
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Di Giorgio, Michele. "Per una polizia nuova: alcune riflessioni a margine di una ricerca". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 532–38. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173006.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore argomenta i motivi alla base del volume, da lui scritto, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), disegnandone un profilo.
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Mongillo, Vincenzo. "Sicurezza del lavoro e diritto penale di fronte alla sfida Covid-19: punti fermi e aspetti controversi". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (octubre de 2020): 135–56. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-002017.

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Azzarelli, Andrea. "Per una storia delle polizie in epoca contemporanea. Alcune riflessioni a partire da due recenti volumi". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 546–55. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173008.

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Resumen
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute in particolare il volume di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e il volume, curato da Raffaele Camposano e Fabio Santilli, Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981.
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Forneris, G. "Lock Per CVC: realtà e nuove prospettive". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 2 (26 de enero de 2018): 1–3. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1127.

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Il lock dei CVC rappresenta una tematica estremamente attuale, in particolare nel campo degli accessi vascolari per dialisi. Le recenti conoscenze sul biofilm hanno spostato l'interesse dalla proprietà del lock di garantire la pervietà del CVC a quella di prevenire le infezioni. Tuttavia non abbiamo ancora a disposizione un lock ideale dotato di proprietà antitrombotiche e protettive nei confronti delle infezioni. L'eparina rappresenta il lock tradizionalmente più utilizzato anche se nel corso del tempo ha mostrato alcuni aspetti sfavorevoli e stimolato la ricerca di soluzioni alternative. Tra queste l'uso dei chelanti, in particolare del citrato di sodio a bassa concentrazione (3.8–4%) è quella che riscuote attualmente il maggiore consenso per la sicurezza di impiego e i costi ridotti. Citrato ad alta concentrazione (46.7%), taurolidina ed etanolo rappresentano invece lock avanzati, ciascuno con peculiari caratteristiche e prospettive di futuro impiego. In ogni caso l'aderenza alle misure di prevenzione generali nei confronti delle infezioni e la corretta gestione del CVC costituiscono la condizione imprescindibile per l'attività quotidiana indipendentemente dalla scelta del lock.
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Clň, Alberto. "Lo sterile dibattito sulla nuova strategia energetica". ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, n.º 1 (abril de 2012): 9–18. http://dx.doi.org/10.3280/efe2012-001002.

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I Governi italiani hanno spesso proposto misure di politica energetica per il Paese, sebbene raramente si siano avuti effetti significativi. Recentemente il Governo italiano ha auspicato un passaggio dal concetto di politica e quello di "strategia energetica nazionale", i cui contenuti e metodi evidenziano gli stessi limiti che hanno portato all'insufficienza delle precedenti politiche. L'articolo pertanto mette in evidenza criticamente le ragioni del fallimento dei precedenti tentativi di definizione di una politica energetica nazionale e dello sterile dibattito sulla nuova strategia. Evidenzia, al contrario, la necessitŕ di rispettare alcuni aspetti metodologici che possono favorirne il successo: la necessitŕ di una maggiore specificitŕ delle misure, il ricorso all'analisi costi-benefici per identificare i trade-off tra le alternative, l'identificazione degli obiettivi prioritari e delle responsabilitŕ delle diverse istituzioni. Le sfide poste dai cambiamenti del contesto geopolitico, economico ed ambientale odierni rendono tale metodologia ancora piů urgente. Focalizzandosi successivamente sul tema degli obiettivi di una politica energetica, l'articolo ne identifica quattro (ambiente, competitivitŕ, sicurezza e crescita) e suggerisce l'apporto che alcune misure possono portare al raggiungimento degli stessi.
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Fadda, Sebastiano. "Le istituzioni economiche: chiave per comprendere e per superare la crisi". ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 23–38. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030002.

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L'articolo richiama la necessitŕ di utilizzare le categorie della "economia istituzionale" per capire meglio le radici dell'attuale crisi e per individuare le misure piů appropriate per il suo superamento. Questo approccio viene applicato con riferimento a tre campi: la natura della crisi, la debolezza della struttura produttiva italiana e il problema dello sviluppo economico del Mezzogiorno. Con riferimento al primo balzano in evidenza gli aspetti della regolamentazione dei mercati finanziari e delle variabili distributive. Con riferimento al secondo emerge l'importanza dell'estensione della concorrenza, dell'innovazione, dell'accumulazione del capitale umano, delle infrastrutture materiali e immateriali, degli assetti fiscali e distributivi, della flessibilitŕ congiunta con la sicurezza nel mercato del lavoro. Con riferimento al terzo, viene messo in evidenza il fatto che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno sia principalmente un problema di "sviluppo istituzionale", a causa della presenza di modelli di comportamento degli agenti economici incompatibili con il funzionamento di una efficiente attivitŕ produttiva. Infine vengono proposte alcune considerazioni sul processo del cambiamento istituzionale, indicando l'importanza del progresso tecnologico, delle relazioni di potere e dei "valori".
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Rebora, Gianfranco. "Ripensare il sistema pubblico: spunti per una strategia di trasformazione". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 112–29. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001005.

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L'articolo sintetizza le ragioni alla base del fallimento delle riforme delle pubbliche amministrazioni intraprese da diversi governi in Italia negli ultimi 20 anni. Successivamente, l'autore sviluppa una proposta, di prima approssimazione, delle linee portanti per una strategia e un progetto di trasformazione delle PA. Al centro della proposta c'č una visione d'insieme, un'idea di fondo, che integra in un disegno coerente le idee guida fondamentali e le linee di azione operativa; alla luce della visione generale, i diversi aspetti di taglio piů operativo non sono posti in sequenza come passaggi di un percorso, ma sono connessi da relazioni di tipo circolare, complementaritŕ e reciproca rispondenza. Alla realizzazione di questa visione sono funzionali interventi coordinati che si possono raggruppare sotto una serie di profili come: gestione della transizione, perimetro e rete istituzionale, strutture e risorse, regole, innovazione. Si prospetta quindi un sistema di amministrazioni piů snello, capace di economizzare il diretto impiego di risorse rispetto all'attuale, ma anche aperto, attento al governo delle reti che vedono una fitta connessione di attori nei processi da cui dipendono gli esiti delle fondamentali politiche pubbliche (welfare, beni culturali, educazione e formazione, sicurezza, ecc.).
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Coco, Vittorio. "La polizia in Italia. Una storia complessa". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 556–64. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173009.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute in particolare i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio.
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Mori, Simona. "Polizia e società italiana fra Otto e Novecento: spunti da alcuni studi recenti". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 575–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173011.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autrice discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
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Cottatellucci, Claudio y Luca Villa. "Una sentenza che viene da lontano: la Corte di cassazione conferma l'applicazione dell'art. 31 co. 3 per tutelare nella sua integritŕ lo sviluppo psico-fisico dei minori stranieri". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 1 (abril de 2010): 109–15. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001007.

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Con la sentenza n. 22080/2009, seguita dopo poco dalla n. 823/2010 del 19.1.2010, la Corte di cassazione ha confermato l'orientamento dei tribunali per i minorenni che, concedendo l'autorizzazione ex art. 31 co. 3 TU d.lgs. n. 286/1998, riconoscevano i "gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico" del minore nei danni derivanti dall'allontanamento del genitore irregolare. Su questa decisione - molto attesa - con cui la Suprema Corte ha preso posizione su uno degli aspetti attualmente piů controversi della legislazione minorile, riflettono due magistrati minorili.Luca Villa, esaminate le varie tipologie di ricorsi ex art. 31, evidenzia gli effetti che ha avuto la legge 94/2009 (il c.d. pacchetto sicurezza) sull'insieme degli interventi del tribunale per i minorenni: l'inasprimento del trattamento del migrante potrŕ avere un effetto paradossale, ovvero anticipare le istanze ex art 31, magari su sollecitazione degli stessi servizi sociali, ed i provvedimenti del tribunale anche in situazioni che in seguito non risulteranno meritevoli. Tale situazione inoltre potrŕ portare (una volta che si accede all'interpretazione propugnata dalle sentenze della Cassazione che qui si commentano) i ricorsi ex art 31 numeri assoluti, e percentuali rispetto ai carichi degli uffici, difficilmente sostenibili.Claudio Cottatellucci esamina il richiamo alle fonti, ampiamente trattato nelle due sentenze che richiamano una trama di principi costituzionali in tema di diritti dei minori elaborata giŕ nel corso degli anni '70 dello scorso secolo, allora essenzialmente con riferimento alla condizione della minore etŕ, ancor piů dell'infanzia, ed ai temi della sua protezione e dell'abbandono, in un momento storico in cui l'Italia ancora era, o quanto meno si rappresentava, piů Paese di emigrazione che di immigrazione. Č infatti tutta direttamente riconducibile a questa elaborazione culturale, per tanti aspetti fondativa della giurisprudenza minorile, l'esplicitazione del "catalogo dei diritti" dei minori tracciato nelle due pronunce.
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Colli, Andrea, Andrea De Martino, Giosuè Falcetta, Mariagrazia Croccia, Federico Del Re, Clemente Pascarella, Giacomo Ravenni, Michele Celiento, Carlo Barzaghi y Maurizio Levantino. "Tricuspid regurgitation: new diagnostic and therapeutic evidences". Cardiologia Ambulatoriale, n.º 12020 (30 de enero de 2020): 58–70. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-5.

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Resumen
L’Insufficienza tricuspidalica (IT) di tipo funzionale, secondaria a patologia delle sezioni sinistre del cuore, è la più frequente forma di patologia della valvola tricuspide nei paesi occidentali, mentre la forma organica, più spesso isolata, risulta meno frequente. Sebbene diversi studi abbiano recentemente dimostrato evidenze in favore di un approccio chirurgico più aggressivo nella correzione dell’insufficienza tricuspidale funzionale, solo una piccola parte di questi pazienti viene trattata; ancor più raro è il ricorso alla chirurgia in pazienti con malattia tricuspidale isolata, a causa dell’elevata mortalità ospedaliera, soprattutto in caso di sostituzione. Ciò evidenzia come sia necessario ridefinire i criteri di selezione dei pazienti e le tempistiche per le procedure chirurgiche isolate. Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse opzioni di trattamento percutaneo simili a quelle usate per la patologia mitralica, ovvero con plicatura dei lembi, rimodellamento dell’anulus o sostituzione valvolare. Gli studi scientifici pubblicati finora hanno mostrato dati promettenti in termini di sicurezza ed efficacia. In futuro il trattamento percutaneo potrà rappresentare una valida alternativa per un ampio numero di pazienti con IT inoperabili o ad alto rischio per la chirurgia convenzionale, ma attualmente non è disponibile per un uso generale a causa di limitazioni anatomiche e la necessità di tecniche di imaging avanzate. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare gli aspetti eziopatogenetici, diagnostici e prognostici dell’IT e di riassumere le opzioni terapeutiche attualmente disponibili alla luce delle moderne acquisizioni tecnologiche nel trattamento percutaneo di una valvulopatia per molti anni sottovalutata.
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Cornelli, Roberto. "Spunti dalla storia per una teoria della polizia". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 565–74. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173010.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra il 2018 e il 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave interdisciplinare, utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
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Lorenzo Zichi, Gian. "Tra diplomazia e cultura. La dimensione culturale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 381–97. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002019.

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La rilevanza della cultura nelle relazioni internazionali durante la Guerra Fredda fu riconosciuta, ma politicamente ben presto accantonata, dai 35 paesi che il 1° agosto del 1975 firmarono l'Atto Finale di Helsinki, documento istitutivo della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) e acme multilaterale della Détente. Il presente saggio - basato principalmente su fonti documentarie degli archivi CSCE, Nato e dei National Archives del Regno Unito - intende far luce su una delle dimensioni meno studiate del "cesto umanitari" della Conferenza per comprendere se gli aspetti culturali furono elementi facilitatori oppure ostativi nelle discussioni tra i paesi membri, dei quali si ripercorrerà la condotta. Una particolare sottolineatura sarà dedicata al ruolo avuto dalle «cultural personalities» dei due blocchi che, al seguito dei diplomatici, presero parte agli specifici appuntamenti destinati alla cooperazione culturale. Un'analisi dunque volta al passato, ma utile anche per interpretare attuali dinamiche della diplomazia culturale e riflettere su quale può essere oggi, dinnanzi al risorgere degli egoismi nazionali, il ruolo della cultura nelle relazioni internazionali.
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Baldoni, Franco, Bruno Baldaro y Mariagrazia Benassi. "Disturbi affettivi e comportamento di malattia nel periodo perinatale: correlazioni tra padri e madri". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2010): 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003002.

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Secondo la teoria dell'attaccamento una funzione principale dell'essere genitori č fornire una "base sicura", cioč una particolare atmosfera di sicurezza e di fiducia all'interno della relazione con la figura di attaccamento. Questa necessitŕ si manifesta anche nella vita di coppia, in particolare durante la gravidanza e nel periodo successivo alla nascita di un figlio. Per studiare l'influenza di alcuni aspetti psicologici e comportamentali nelle madri e nei padri durante il periodo perinatale, gli autori hanno studiato un campione di 40 coppie valutate dal secondo trimestre di gravidanza al primo trimestre dopo il parto. In quattro occasioni a tutti i soggetti sono stati somministrati quattro questionari: il CES-D, il Symptom Questionnaire, l'Illness Behaviour Questionnaire e il Perinatal Couple Questionnaire. L'analisi statistica ha evidenziato che in questo periodo i padri manifestano alterazioni emotive con oscillazioni che sono correlate con la sofferenza materna. I padri le cui compagne hanno sofferto di disturbi affettivi durante il post-partum sono risultati piů depressi, ansiosi e irritabili, tendono a manifestare la loro sofferenza sotto forma di sintomatologia somatica e ad essere preoccupati per la propria salute e per il ruolo paterno. Gli interventi psicologici sui disturbi affettivi nel periodo perinatale dovrebbero perciň riguardare non solo la madre, ma entrambi i genitori. Nelle situazioni maggiormente a rischio, un aiuto psicoterapeutico finalizzato a ridurre la sintomatologia depressiva e ansiosa, le preoccupazioni ipocondriache e le difficoltŕ genitoriali puň favorire una migliore relazione di attaccamento non solo nei confronti del bambino, ma anche del proprio partner.
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van der Hart, Onno. "Amnesia dissociativa e trauma: una prospettiva secondo la teoria della dissociazione strutturale". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2012): 121–35. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002007.

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Nel DSM-IV l'amnesia dissociativa č considerata un'entitŕ clinica distinta che puň prendere le seguenti forme: amnesia localizzata, amnesia continua, amnesia sistematizzata, amnesia generalizzata e amnesia selettiva. In ambito clinico, tuttavia, essa č piů comunemente presente come espressione sintomatica di disturbi piů complessi ed estesi, soprattutto i disturbi dissociativi complessi (e spesso in pazienti che hanno subito traumi acuti e cronici). La dissociazione č il risultato di un'integrazione difettosa, che di solito si produce in occasione di esperienze traumatiche, di quei sistemi neuro-bio-psicologici dalla struttura estremamente complessa costituita dalla personalitŕ. Questo difetto comporta una dissociazione della personalitŕ in due o piů parti scisse - sottosistemi dinamici e attivi, ma rigidi e relativamente chiusi. In base a questo approccio concettuale, alcune di queste parti dissociate possono contenere ricordi traumatici che, se riattivati, riscatenano certi vissuti e certe messe in atto; nel contempo, il resto della personalitŕ rimane relativamente intatto, preso dalla vita quotidiana, in un atteggiamento fobico nei confronti delle parti implicate nei ricordi traumatici. Quindi, la dissociazione č mantenuta da una serie di fobie che nel corso del trattamento necessitano di una particolare attenzione. La cura prevista č un trattamento mirato alla fase, preceduto da un'indagine neurologica completa e dall'impiego di procedure diagnostiche standardizzate, nonché dalle scale per i disturbi dissociativi. Il difficile processo di esplorazione dei ricordi traumatici e della loro integrazione con gli altri aspetti della personalitŕ richiede una sufficiente capacitŕ integrativa nel paziente. Quindi, lo scopo iniziale non č la risoluzione rapida (e forzata) dell'amnesia, ma viceversa l'instaurarsi di una senso di sicurezza e di stabilitŕ nella vita quotidiana e nella terapia.
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Severino, Paolo. "Il ruolo della certificazione in psichiatria: effetti iatrogeni e funzioni terapeutiche". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2011): 111–29. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002009.

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Resumen
L'articolo intende esaminare il problema della certificazione medica in generale e piů in particolare della certificazione psichiatrica e considerare il significato e la rilevanza di questa attivitŕ medica, le sue implicazioni psicologiche, giuridiche e sociali e il suo ruolo nell'ambito della cura. Un certificato puň accordare o negare importanti diritti all'individuo e avere nella vita del paziente una particolare rilevanza, influendo sul decorso della sua malattia, sulle sue scelte e sulla sua collocazione sociale. In analogia ad ogni altro atto medico, vengono considerati i potenziali rischi iatrogeni connessi alle certificazioni mediche. La proliferazione di richieste di certificazioni viene considerato come uno degli aspetti della generale medicalizzazione della vita che trasforma gli individui in potenziali pazienti finendo con il diminuire il livello di salute della societŕ nel suo complesso. Viene sostenuto il punto di vista che dietro la pratica della certificazione vi possono essere necessitŕ e rappresentazioni, spesso illusorie, di sicurezza e di difesa della comunitŕ da quanti mettono in pericolo l'ordine sociale. Viene quindi analizzata la peculiaritŕ della certificazioni in campo psichiatrico in relazione a problemi che riguardano la diagnosi e la prognosi delle malattie mentali, la mancanza di evidenti dati obiettivi, il linguaggio psichiatrico, il consenso alla certificazione e il contesto in cui si svolge la valutazione. Il lavoro arriva alla conclusione che č necessario che il medico, quando agisce con funzioni di tipo medico-legale, e lo psichiatra sviluppino una maggiore consapevolezza del potenziale iatrogeno e stigmatizzante della certificazione e degli scopi illusori che la societŕ sembra volergli attribuire, per affermare invece la sua funzione di strumento medico che integra gli atti strettamente tecnici della terapia, insostituibile nel far valere i diritti di persone che si possono trovare ad essere temporaneamente o cronicamente malate, privilegiando quelli che favoriscono l'autonomia e non la cronicitŕ e la dipendenza.
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Bevilacqua, Dario. "L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare: Genesi, Aspetti Problematici e Prospettive di Riforma, edited by Simone Gabbi. Milan/Italy: Giuffré, 2009, 375 pp., € 40.00, Paperback." European Journal of Risk Regulation 1, n.º 3 (septiembre de 2010): 330–32. http://dx.doi.org/10.1017/s1867299x00000544.

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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Resumen
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Resumen
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Maciá Andreu, María José, Javier Sánchez-Sánchez, José Antonio García Córdoba y Ana María Gallardo Guerrero. "Análisis de la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos en Educación Secundaria Obligatoria". Cuadernos de Psicología del Deporte 21, n.º 1 (1 de enero de 2021): 242–57. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.395671.

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Las instalaciones deportivas escolares son el marco idóneo donde los alumnos deben de adquirir los hábitos de actividad física, estableciendo el Real Decreto 132/2010, que estas deben de cumplir con las condiciones de seguridad y accesibilidad que determine la legislación vigente. No obstante, varias investigaciones previas alertan del incumplimiento de dichos requisitos, siendo el objetivo del presente estudio el análisis de aquellos relacionados con la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos utilizados para impartir las clases de Educación Física en la etapa de Educación Secundaria Obligatoria (ESO). La investigación se llevó a cabo en n=45 Institutos de ESO de titularidad pública de la Región de Murcia, a través de una observación in situ con dos listas de control ad hoc en función del espacio a analizar, de 71 ítems para espacios cubiertos y 36 ítems para espacios al aire libre, de respuesta dicotómica (SI/NO), elaboradas a partir de la normativa y legislación vigente. Los resultados muestran un porcentaje medio de cumplimiento del 63,05±7,09 en espacios cubiertos (n=51) y del 61,52±8,70 en espacios al aire libre (n=93) detectándose diferencias estadísticamente significativas en los cubiertos (p <0,05) en función de su titularidad, con un cumplimiento mayor en los municipales. Ninguno de los espacios deportivos analizados cumple con todos los requisitos establecidos, detectando numerosas deficiencias respecto a su seguridad que pueden conllevar riesgos, así como en relación a su accesibilidad, apreciando barreras arquitectónicas y un alto incumplimiento de los aspectos relacionados con la accesibilidad cognitiva y limitaciones de tipo visual. School sports facilities are the ideal framework where students must acquire physical activity habits, establishing Royal Decree 132/2010, that they must comply with the safety and accessibility conditions determined by current legislation. However, several previous research warn of non-compliance with these requirements, being the objective of this study the analysis of those related to the safety and accessibility of the sports facilities used in Physical Education classes at the compulsory secondary education stage. This research was carried out in n=45 compulsory secondary education schools of public ownership of the Region of Murcia, through an in situ observation with two ad hoc checklists according to the space to be analyzed, of 71 items for indoor facilities and 36 items for outdoor ones, of dichotomous response (YES/NO), developed from the current regulations and legislation. The results show an average percentage of compliance of 63.05±7.09 in indoor facilities (n=51) and 61.52±8.70 in outdoor spaces (n=93) detecting statistically significant differences in the indoor ones (p <0.05) depending on their ownership, with greater compliance in the municipal. None of the sports facilities analyzed meets all the established requirements, detecting numerous deficiencies regarding their safety that may entail risks, as well as in relation to their accessibility, appreciating architectural barriers and a high breach of the aspects related to cognitive accessibility and visual limitations. Le strutture sportive scolastiche sono il quadro ideale in cui gli studenti devono acquisire abitudini di attività fisica, stabilendo il regio decreto 132/2010, che deve rispettare le condizioni di sicurezza e accessibilità stabilite dalla normativa vigente. Tuttavia, diverse indagini precedenti avvertono della violazione di questi requisiti, essendo l'obiettivo del presente studio l'analisi di quelli relativi alla sicurezza e all'accessibilità degli spazi sportivi utilizzati per insegnare le lezioni di educazione fisica nell'istruzione secondaria obbligatoria (ESO). L'indagine è stata condotta in n=45 istituti ESO di proprietà pubblica della regione di Murcia, attraverso un'osservazione sistematica con due liste di controllo ad hoc a seconda dello spazio da analizzare, di 71 articoli per spazi coperti e 36 articoli per spazi esterni, risposta dicotomica (SÌ/NO), preparati dalle normative e dalla legislazione vigenti. I risultati mostrano una percentuale media di conformità di 63,05±7,09 negli spazi coperti (n=51) e 61,52±8,70 negli spazi esterni (n=93), rilevando differenze statisticamente significative negli spazi coperti (p <0,05) a seconda della proprietà, con una maggiore conformità nei comuni. Nessuna delle aree sportive analizzate soddisfa tutti i requisiti stabiliti, rilevando numerose carenze relative alla loro sicurezza che possono comportare rischi, nonché in relazione alla loro accessibilità, apprezzando le barriere architettoniche e un'alta violazione degli aspetti relativi all'accessibilità e alle limitazioni cognitive tipo visivo. As instalações esportivas escolares são a estrutura ideal onde os estudantes devem adquirir hábitos de atividade física, estabelecendo o Real Decreto 132/2010, que deve obedecer às condições de segurança e acessibilidade determinadas pela legislação vigente. No entanto, várias investigações anteriores alertam para a violação desses requisitos, sendo o objetivo do presente estudo a análise daqueles relacionados à segurança e acessibilidade dos espaços esportivos utilizados para o ensino das aulas de Educação Física no Ensino Médio obrigatório (ESO). A investigação foi realizada em n=45 institutos ESO de propriedade pública da Região de Múrcia, através de uma observação in situ com duas listas de verificação ad hoc, dependendo do espaço a ser analisado, de 71 itens para espaços cobertos e 36 itens para espaços ao ar livre, resposta dicotômica (SIM/NÃO), elaborado a partir da legislação e regulamentação vigentes. Os resultados mostram uma porcentagem média de conformidade de 63,05±7,09 nos espaços cobertos (n=51) e 61,52±8,70 nos espaços ao ar livre (n=93), sendo detectadas diferenças estatisticamente significantes (p <0,05) dependendo de sua propriedade, com maior conformidade nos municípios. Nenhuma das áreas de esportes analisadas atende a todos os requisitos estabelecidos, detectando inúmeras deficiências em relação à sua segurança que podem acarretar riscos, bem como em relação à sua acessibilidade, valorização de barreiras arquitetônicas e alta quebra de aspectos relacionados à acessibilidade cognitiva e limitações tipo visual.
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Bompiani, Adriano. "L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche". Medicina e Morale 49, n.º 4 (31 de agosto de 2000): 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Magnavita, Nicola. "La sicurezza dell'ambiente: impegno scientifico e morale". Medicina e Morale 39, n.º 4 (31 de agosto de 1990): 735–58. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1168.

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Resumen
La tutela dell'ambiente di vita e di lavoro richiede l'impegno congiunto di discipline scientifiche e umanistiche, sostanziate da un forte impegno morale. In questo lavoro ci si propone di chiarire entro quale ambito e con quali limitazioni le discipline scientifiche possano fornire un contributo al dibattito da cui dovranno scaturire le linee guida per il futuro sviluppo e le norme per la salvaguardia dell'ambiente. Si espongono inoltre alcune considerazioni circa l'impegno ecologico che viene richiesto dall'etica cattolica. Vengono infine esemplificati due casi particolari, relativi all'inquinamento da piombo e ai rischi connessi allo sviluppo dell'ingegneria genetica.
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De Benedittis, Giuseppe. "AUTO-IPNOSI. Alla ricerca della risorsa interiore". IPNOSI, n.º 1 (julio de 2022): 5–20. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2022-001001.

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L'auto-ipnosi è una generalizzazione dell'etero-ipnosi, di cui rappresenta la necessaria integrazione. Benché largamente applicata in ambito clinico, poco si sa della sua fenomenologia, della relazione con l'etero-ipnosi e la mindfulness, dei suoi meccanismi neurofisiologici e neuropsicologici, della sua efficacia clinica e del suo profilo di sicurezza. La letteratura in merito è sorprendentemente scarna e aneddotica. L'auto-ipnosi costituisce un'importante risorsa interiore auto-regolatoria e terapeutica, qualitativamente differente dall'etero-ipnosi, ma verosimilmente di non diversa efficacia clinica in numerosi ambiti di applicazione (e.g. controllo del dolore, dell'ansia, dei disturbi della condotta alimentare, ecc.). I correlati neurofisiologici e neuropsicologici dell'auto-ipnosi restano virtualmente sconosciuti per la mancanza di studi dedicati e di confronto con l'etero-ipnosi. Si discute ancora se l'esperienza auto-ipnotica possa essere autogena o indotta dalla suggestione etero-ipnotica, mentre sembra accertata una correlazione positiva tra ipnotizzabilità e profondità della trance auto-indotta. Anche il profilo di sicurezza rimane largamente impregiudicato, perché la stragrande maggioranza degli studi clinici omette la prevalenza e la tipologia di eventi avversi e/o effetti collaterali dipendenti dalla pratica ipnotica in generale. Assiomaticamente, si tende a considerare l'auto-ipnosi come una pratica altamente sicura e priva di effetti collaterali. In conclusione, all'importanza clinica dell'auto-ipnosi corrisponde paradossalmente una sostanziale mancanza di studi clinico-sperimentali. L'auto-ipnosi è dunque una Terra Incognita che aspetta urgentemente di essere esplorata.
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Bompiani, Adriano. "Le proposte emendative degli artt. 9, 24, 32 della Costituzione approvate di recente dal Senato". Medicina e Morale 41, n.º 4 (31 de agosto de 1992): 635–61. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1094.

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In questa II parte (la I parte è stata pubblicata nel fascicolo 2/92 alle pp.233-255) l'autore affronta la questione della salubrità degli ambienti di vita e di lavoro sotto l'aspetto del diritto, soffermandosi in particolare sul concetto di "danno alla salute" e "danno biologico". Un ampio paragrafo viene dedicato al problema del risarcimento del danno in riferimento del danno alla salute; alcuni cenni vengono fatti al recente processo di espansione del danno alla salute dalla responsabilità civile alla sicurezza sociale.
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Ceccarelli, Salvatore. "BiodiversitĂ , miglioramento genetico partecipativo e diritto al cibo. (Chi decide cosa mangerai stasera per cena?)". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2011): 77–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003004.

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Questo lavoro affronta il problema del controllo del seme e di conseguenza della sicurezza alimentare nel mondo. Man mano che il miglioramento genetico è passato dalle mani degli agricoltori che lo hanno praticato per migliaia di anni a quelle di privati, si è anche passati da una grande agro-biodiversità , dovuta al fatto che gli agricoltori miglioravano ciascuno per il proprio ambiente e per i propri usi, ad una pericolosa uniformità . Attualmente appena 3 colture (mais, riso e grano) forniscono il 60% delle calorie nel nostro cibo; se a ciò si aggiunge che quasi il 50% del mercato mondiale dei semi è nelle mani di quattro multinazionali, si capisce quanto la agro-biodiversità sia limitata. L'uniformità tra ed entro le colture le rende vulnerabili a malattie, insetti e ai cambiamenti climatici che già si stanno verificando e che già stanno avendo un effetto dannoso sulla produzione di cibo e sulla sua qualità . Il miglioramento genetico partecipativo ha il vantaggio rispetto al miglioramento genetico convenzionale di una maggiore efficacia negli ambienti marginali, di una maggiore rapidità nel produrre varietà e soprattutto di aumentare la agro-biodiversità sia nello spazio che nel tempo. Programmi di miglioramento genetico partecipativo che siano inclusivi hanno già dimostrato la loro efficacia nel caso degli agricoltori più marginalizzati. Un aspetto importante del miglioramento genetico partecipativo è che il controllo della produzione del seme torna nelle mani degli agricoltori i quali, con le capacità acquisite nel praticare il miglioramento genetico partecipativo, sono in grado di manipolare popolazioni evolutive, cioè grandi miscugli di genotipi che continuano ad evolversi nelle loro mani producendo continuamente genotipi via via meglio adattati. Il lavoro dimostra che operando una sintesi tra le conoscenze dei ricercatori e quelle degli agricoltori come accade nei programmi di miglioramento genetico partecipativo è possibile produrre un gran numero di varietà diverse ciascuna adattata ad uno dei tanti ambienti agrari che ci circondano, capaci di rendere gli agricoltori meno dipendenti da input esterni e meno vulnerabili nei confronti di malattie, insetti e cambiamenti climatici, e di conseguenza in grado di contribuire alla sicurezza alimentare di tutti noi.
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Amabili, S., C. Torzolini, A. Novelli, A. Cicconi, T. Moretti, A. Treccozzi y F. Bruni. "Assenza di infezione dell'emergenza cutanea del catetere peritoneale". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 4 (26 de enero de 2018): 42–45. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1172.

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L'incidenza di peritoniti, infezioni del tunnel sottocutaneo e dell'emergenza cutanea del catetere sono le maggiori limitazioni della dialisi peritoneale. Una corretta cura dell'emergenza cutanea è basilare per la prevenzione delle infezioni; su questo aspetto la letteratura manca di informazioni complete ed evidenze scientìfiche; vi sono opinioni contrastanti anche sul tipo e la frequenza della medicazione. I risultati disponibili, dimostrano una maggiore incidenza di infezioni dell'exit-site in pazienti che non coprivano l'emergenza rispetto a quelli che utilizzavano una medicazione semi occlusiva. Sulla base di queste evidenze nel nostro Centro si è deciso di attuare un protocollo che prevede una medicazione occlusiva con fissaggio del catetere, ottenendo così un effetto di ancoraggio del catetere peritoneale oltre che di protezione. Sono stati trattati 65 pazienti che hanno effettuato 70 272 dialisi (in APD). Durante il periodo dello studio, durato 150 mesi, non abbiamo riscontrato nessuna infezione dell'emergenza cutanea del catetere peritoneale e del tunnel sotto cutaneo. Il numero di peritoniti è stato di 0.24 paziente/anno. Poiché gli eventi infettivi in dialisi peritoneale costituiscono un importante limite nell'uso e nella diffusione della tecnica, esiste la necessità di definire l'efficacia e la sicurezza dei vari interventi preventivi per riuscire ad uniformare le scelte terapeutiche. (sian) (nursing)
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Tarantino, Antonio. "Sul fondamento dei diritti del nascituro: alcune considerazioni bioetico-giuridiche (TI)". Medicina e Morale 44, n.º 6 (31 de diciembre de 1995): 1209–48. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.959.

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L'articolo (che nella sua prima parte è stato pubblicato su "Medicina e Morale" 1995,5:951-984) analizza quale etica sia confacente alla definizione dello statuto biologico dell'embrione. Dopo aver illustrato criticamente le varie posizioni filosofiche al riguardo, l'Autore ritiene decisivo per la riflessione il riconoscimento del rapporto fra ordine biologico ed ordine etico. Tale legame risponde all'esigenza di trovare dei punti fermi naturali ai quali ancorare il ragionamento e le norme che disciplinano la vita individuale e l'ordine civile in materia di tutela del diritto alla vita. Si tratta cioè di affermare che l'ordine insito nella natura umana può costituire il punto di orientamento della condotta della persona. Lo studio prosegue argomentando a favore della titolarità, da parte dell'embrione, di diritti essenziali rispetto alla madre, primo fra tutti quello alla vita, a partire dalla fecondazione. Il nascituro, quindi, va tutelato giuridicamente come persona umana. Dopo avere esaminato, alla luce di quanto precedentemente affermato, se esista un diritto della donna all'aborto volontario - arrivando ad una conclusione negativa - l'articolo si conclude auspicando che gli organi competenti nei vari Stati emanino una "Dichiarazione dei diritti del nascituro", nel rispetto di quanto affermato all'art. 3 della Dichia razione Universale dei Diritti dell'Uomo: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona".
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Serpieri, Luca, Maurizio Casalini y Massimiliano Piscetta. "Fruizione del Superbonus 110% e dei bonus minori su beni immobili in trust". Trusts, n.º 3 (1 de junio de 2022): 575–89. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.129.

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Sunto Gli incentivi fiscali riguardo le ristrutturazioni immobiliari, le opere volte alla riduzione del rischio sismico e quelle per il miglioramento dell’efficienza energetica, costituiscono una spinta significativa del legislatore per il miglioramento della sicurezza, dell’efficienza energetica degli edifici, nonché, non da ultimo, del loro aspetto architettonico. L’aggiunta di ulteriori facilitazioni, quali lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta, sono uno sforzo ulteriore volto a promuovere un loro maggior impiego. Nel fondo in trust, sovente, sono apportati immobili e l’accesso agli incentivi pone condizioni soggettive diverse in base alla disposizione che si esamina. Ciò richiede un’analisi critica di tutte le facilitazioni fiscali proposta dal legislatore, nel caso che gli immobili siano in differente modo apportati al fondo in trust e si intenda fruire delle agevolazioni in parola. Non ci proponiamo di analizzare specificamente i vantaggi fiscali sulle ristrutturazioni, il risparmio energetico ed il rischio sismico in quanto tali, temi che peraltro sono ampiamente dibattuti anche attualmente e su cui è stato e si continua a scrivere molto e che sono altresì in continuo aggiornamento dal lato normativo e della prassi, ma di individuare se, quando e come, gli immobili apportati nel fondo di un trust interno non commerciale – d’ora in avanti solo trust – possono godere di quale dato premio fiscale. Tuttavia questo ci obbliga comunque a dare un quadro almeno sintetico ma aggiornato, riguardo ogni facilitazione.
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Saccucci, Andrea. "Divieto di tortura ed esigenze di sicurezza nel contesto della war on terror: verso una flessione "al ribasso" degli obblighi internazionali?" DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, n.º 1 (abril de 2009): 5–31. http://dx.doi.org/10.3280/dudi2009-001001.

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- The mounting fear brought up by international terrorism and the need to counter effectively threats to national security have re-ignited the legal debate over the absolute nature of the prohibition of torture and inhuman or degrading treatment in situations of extreme danger of massive catastrophes (so called ticking bomb scenario), around the question "Can a suspect terrorist be ever tortured or subject to coercive techniques of interrogations?". After a brief overview of the different answers given by the recent doctrine, an attempt is made to assess whether the post-2001 States' practice concerning anti-terrorism measures has had (or is capable of having) an impact on the nature and scope of the international norms prohibiting torture and inhuman or degrading treatment. While the absolute and inderogable character of the prohibition continues to be generally recognized at least as a matter of principle, notwithstanding the growing number of reported abuses committed against suspected terrorists, the recent practice shows that States seek to lower the degree of protection afforded by customary and treaty obligations in the name of the war on terror. In this respect, three aspects are examined: a) the general trend to ‘relativize' the requirement of gravity by means of subjective factors (such as the dangerousness of the person concerned) for the purpose of determining whether certain acts fall within the scope of the prohibition and whether they should be classified as torture or as inhuman or degrading treatment; b) the attempt by many States to challenge the absolute nature of the prohibition of refoulement in case of transfer of the suspect terrorist to a country where there are substantial grounds to believe that he runs a real risk of being subject to prohibited treatment, notably relying on diplomatic assurances; c) a more general tendency to lower the degree of due diligence required of States in the implementation of positive obligations related to the prohibition of torture (such as the obligation to prosecute the perpetrators and to provide adequate reparation to the victims), by broadening the margin of appreciation of national authorities with respect to the aims pursued in the framework of the prevention and repression of terrorism.
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Di Mizio, Giulio, Matteo Bolcato, Gianfranco Rivellini, Michele Di Nunzio, Valentina Falvo, Marco Nuti, Francesco Enrichens, Luciano Lucania, Nunzio Di Nunno y Massimo Clerici. "Protection of Prisoners with Mental Health Disorders in Italy: Lights and Shadows after the Abolition of Judicial Psychiatric Hospitals". International Journal of Environmental Research and Public Health 19, n.º 16 (12 de agosto de 2022): 9984. http://dx.doi.org/10.3390/ijerph19169984.

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In Italy, a person suffering from a mental disorder who commits a crime will be given a custodial security order and serve the period of admission at a Residenza per la esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) (Residence for the Execution of Security Measures, hereinafter “REMS”). These institutions have been established recently and though equipped with the necessary safety measures, the focus is on psychiatric therapy. Despite being present on a national scale, access is very limited in terms of capacity. Immediate remedial measures are needed, so much so that the European Court of Human Rights recently condemned Italy for this very reason. This article, through a review of the constitutive principles of these institutions, shows how they have very positive aspects such as the attention to necessary psychotherapy in order to protect the right to health and the real taking charge of the fragility of the subjects; however, it is seen how there are many negative aspects linked above all to the scarce availability of places in these structures. The article provides suggestions on a more comprehensive strategy for facilities for detainees with mental disorders.
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Buonocore, Gaetano, Nelson Mauro Maldonato, Yari Mirko Alfano, Simona Annunziata, Tilde Annunziato, Benedetta Muzii, Concetta Vergati et al. "Analysis of a New Work-Related Stress Assessment Tool". Open Neurology Journal 14, n.º 1 (27 de julio de 2020): 32–40. http://dx.doi.org/10.2174/1874205x02014010032.

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Background: Work-related stress is a relevant phenomenon in terms of health and safety at work, as occupational distress has a negative impact on individual and organisational well-being. It is a complex and multifactorial phenomenon, whose evaluation must be carried out through a specific and adequate methodology. Objective: This work aims to identify versatile tools that can quickly provide reliable measures of work distress. It analyzes the proposal elaborated by the “Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la Valorizzazione del Benessere di chi lavora e contro le Discriminazioni” of Rome, i.e. the tool “Valutazione è prevenzione, Sicurezza è partecipazione”. Methods: A study was carried out on a sample of 474 employees of the Neapolitan Judicial Offices, who were given a standardized questionnaire to investigate the stress, associated with the proposal of the Comitato Unico di Garanzia. Results: From the elaboration of the results, it emerges that the conditions of working wellbeing are linked to two main factors related to the perception of workers both of physical-environmental and organisational-relational aspects. In particular, it emerged that the new assessment tool, consisting of a small number of items, contributes to the detection of work stress, so it is necessary to deepen through future research the contribution that this tool can offer to the survey on work-related stress. Conclusion: Having highlighted two factors that significantly saturate the presence of a working discomfort, through an agile tool, allows us to plan a new research path, which can approach the complexity of the phenomenon through the methods of deep learning.
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Consiglio Nazionale Geologi, Commissione Risorse Idriche. "Legge 464/1984 e conoscenze geologiche a scala nazionale". Acque Sotterranee - Italian Journal of Groundwater 8, n.º 3 (30 de septiembre de 2019). http://dx.doi.org/10.7343/as-2019-408.

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Nel febbraio scorso è stato presentato nelle sedi deputate il Piano nazionale denominato Proteggitalia (Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale, adottato con DPCM 20 febbraio 2019, con successiva approvazione, con Delibera CIPE 24 luglio 2019, del Piano stralcio degli interventi immediatamente cantierabili individuati dal Ministero dell’Ambiente), Piano la cui continuità dovrebbe essere garantita dal nuovo governo. Il Piano si prefigge di mitigare e prevenire il dissesto idrogeologico mediante azioni atte a favorire la messa in sicurezza del nostro Paese, ovvero la realizzazione di opere di manutenzione del territorio e di prevenzione del rischio. Particolare attenzione, oltre agli interventi riconducibili alla gestione delle emergenze e alle azioni di prevenzione dei rischi e manutenzione del territorio, viene dedicata alla semplificazione e rafforzamento della governance. Il piano si configura, dunque, come un riordino, una combinazione e un’integrazione dei vari aspetti, norme, interventi e risorse che nel tempo si sono avvicendate in tema di sicurezza del territorio [...].
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Ferioli, Elena y Mario Picozzi. "La declinazione del fenomeno doping secondo i Codici deontologici dell’Unione Europea: analisi comparativa". Medicina e Morale 62, n.º 4 (30 de agosto de 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.92.

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Con il termine doping ci si riferisce all’uso di qualsiasi intervento esogeno (farmacologico, endocrinologico, ematologico, etc…) o manipolazione clinica, che in assenza di precise indicazioni terapeutiche, sia finalizzato al miglioramento delle prestazioni, al di fuori degli adattamenti indotti dall’allenamento. È un fenomeno molto complesso che coinvolge aspetti sportivi, medici, farmacologici, giuridici, sociali, etici, ed è quindi un argomento di attualità per atleti, istituzioni sportive, mondo della Sanità e Governi. Oggi le istituzioni nazionali e internazionali continuano a considerare il ricorso al doping come un’infrazione sia all’etica dello sport, sia a quella della scienza medica. Leggi e ricerca scientifica sono necessari, ma non sufficienti a contrastarne la marcia. Come per la lotta contro la mafia e ogni forma di organizzazione criminale serve lo sviluppo della cultura della legalità e la sua diffusione a partire dagli atleti stessi, dalle loro organizzazioni e, visti i risvolti sulla salute, dal mondo medico. Attraverso questo studio si è voluto indagare il ruolo della deontologia medica nei confronti del fenomeno doping mediante un’analisi comparativa dei Codici deontologici dei Paesi Membri dell’Unione Europea. A seguito di questa analisi è risultato evidente come da parte dei Codici che toccano la problematica del doping ci sia una generale posizione condivisa secondo cui il medico deve limitare le sue prescrizioni ed i suoi atti a ciò che è necessario alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia delle cure. Risulta interessante poter immaginare un Codice deontologico europeo che in tema di doping possa rappresentare un efficace punto di incontro tra l’ordinamento sportivo e l’ordinamento statale al fine di poter definire in modo armonico e uniforme i ruoli e le responsabilità professionali del medico proprio nell’ambito delle pratiche di doping, anche a fronte della rilevanza sempre più internazionale degli avvenimenti sportivi. Si è posto infine una specifica attenzione nei confronti delle più recenti frontiere del doping. ---------- The term doping refers to the use of any exogenous intervention (pharmacological, endocrinology, hematology, etc...) or clinical manipulation, that in the absence of precise therapeutic indications, it is aimed at performance improvement, outside of the adaptations induced by training. It is a very complex phenomenon that involves sports medicine, pharmacology, and legal, social, ethical aspects and is therefore a topical issue for athletes, sports institutions, World Health Organization and Governments. Today the national and international institutions continue to consider the use of doping as a violation to the ethics of sport, and to that of medical science. Laws and scientific research are necessary, but not sufficient to counteract the march. As to fight against all forms of criminal organization, it is necessary to develop a culture of legality and its spreading from the athletes themselves, their organizations and, considering the implications on health, the medical world. Through this study we aimed at investigate the role of medical deontology against doping through a comparative analysis of the deontological Codes of the European Union Member States. Following this analysis is evident that the Codes, that argue the issue of doping, have the common view that the physician must limit its requirements and its acts to that which is necessary to the quality, safety and effectiveness of care. It is interesting to imagine an European deontological Code that, on the subject of doping, can be an effective meeting point between sports and state laws, in order to define harmonious and uniform roles and professional responsibilities in the context of the doctor’s own doping practices, even considering the international relevance of the actual sport competitions. It was finally placed a specific focus on the latest frontiers of doping.
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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek". Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 de abril de 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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Formiggini, Paola Giovanna, Michele Paradiso y Jose Fernando Muñoz Robledo. "Campus Potrerillo: proposta di intervento architettonico a fini sociali". Revista M 18 (13 de diciembre de 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v18i0.2654.

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L’oggetto della ricerca che supporta questo articolo prende forma da un seminario tematico “Materiali e tecniche costruttive per il dialogo interculturale con i paesi del sud del mondo” del Professore Michele Paradiso. L’argomento principale è rappresentato dalle tecniche locali, come “guadua” e il sistema costruttivo del “bahareque”, utilizzato in Colombia. La ricerca è stata sviluppata in tre fasi: la prima parte presenta un’analisi storico-critica dell’area di intervento e del contesto, la seconda si è incentrata sui materiali mentre che la terza fa riferimento alla progettazione architettonica. Per quanto riguarda il progetto, la proposta consiste nella creazione di un campus socioculturale all’interno di un’area confiscata al narcotraffico colombiano, l’hacienda Potrerillo, situata all’interno della zona di espansione KM41 nel municipio di Manizales. L’area necessita di interventi architettonici, al fine di mettere in sicurezza le abitazioni e dare una nuova identità sociale. L’obiettivo, perciò, è stato quello di realizzare una struttura organica, ma allo stesso tempo resistente e in armonia con l’ambiente. In più, il progetto lascia un’impronta evidente, visto che lo scopo è di sensibilizzare cittadini locali e turisti alla conoscenza dell’area. In estrema sintesi, la proposta progettuale costituisce un complesso moderno e innovativo che, a prima vista, sembra discostarsi dal contesto per il suo aspetto formale, ma in realtà, resta legato al luogo attraverso l’utilizzo di guadua e bahareque nell’ambito costruttivo.
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Borelli, Dario, Giuseppina Moccia, Anna Borrelli, Giovanni Genovese, Antonella Maisto, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte et al. "Un intervento di sanità pubblica: elaborazione di una campagna vaccinale anti-influenzale in operatori sanitari". La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 85–90. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.9.

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La tutela della salute degli operatori sanitari è un argomento di estremo interesse per la comunità scientifica internazionale, che negli ultimi anni ha dato luogo a prolifiche ed interessanti analisi su quanto sia importante migliorare e potenziare tutte le misure di sicurezza atte a proteggere pazienti ed operatori sanitari. Il compito di chi si occupa della Prevenzione Sanitaria è innanzitutto di educare i lavoratori a tutte le misure atte a proteggere se stessi e gli altri. Molti studi internazionali descrivono il grande stress a cui sono continuamente sottoposti gli operatori sanitari che ha rilevantissime conseguenze nella loro salute fisica e mentale. È da sottolineare, appunto, come figure professionali di medici, ostetriche ed infermieri non sono “immuni” agli agenti patogeni con cui rischiano quotidianamente di entrare in contatto e, quindi, di sviluppare patologie infettive. Questo non solo comporta un danno diretto alla salute dei lavoratori, con possibilità di eventuali complicanze e cronicizzazione di eventuali patologie ma anche un danno sociale ed economico con perdita di giornate lavorative e, di conseguenza, danno all’utenza. Ma c’è un altro aspetto importante da analizzare: un medico o infermiere che entra in contatto con un agente infettivo può essere un subdolo veicolo di infezione e trasmettere l’agente infettivo a tutta l’utenza e, in particolare, a chi si trova in una situazione di immunodeficienze come anziani, donne gravide, neonati ed allettati. Questo studio da noi condotto presso l’A.O.U. “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” coadiuvati dalla U.O.S.D. Sorveglianza Sanitaria e Radioprotezione, ha avuto come scopo la promozione, utilizzando strumenti e tecniche comunicative studiate ad hoc, e l’analisi dell’adesione al piano vaccinale antinfluenzale dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera confrontando i risultati con l’adesione degli anni precedenti.
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Maffenini, Pamela, Andrea Cavicchioli, Peter Moeller, Giovanni Cestaro, Fabrizio Fasolini y Marco De Monti. "La terapia a pressione negativa presso i reparti acuti dell’Ospedale Regionale di Mendrisio: risultati di un audit clinico/Negative pressure wound therapy in the acute care units of the Mendrisio Regional Hospital: results of a clinical audit". Italian Journal of Wound Care 3, n.º 2 (25 de junio de 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.50.

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Negli ultimi vent’anni si sono diffuse e perfezionate nella pratica clinica specifiche tecnologie per il trattamento delle ferite di difficile guarigione, come la terapia a pressione negativa (negative pressure wound therapy, NPWT). Tale terapia consente l’accelerazione dei tempi di guarigione di ferite inveterate e una sicura riduzione dei tempi di degenza nei pazienti ricoverati. All’interno di un reparto clinico per acuti risulta tuttavia indispensabile definire le corrette indicazioni ed il modello organizzativo che consenta di ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi e dare risposte tempestive ed efficaci alle persone che possono beneficiare di questo trattamento. È stata condotta un’analisi quantitativa sull’uso della metodica NPWT nei reparti acuti dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio nell’anno 2017, base per la realizzazione di un audit clinico; i dati ottenuti sono stati rapportati alle attuali evidenze scientifiche sul tema per evidenziare allineamenti e/o scostamenti nella pratica clinica quotidiana. L’audit è uno strumento di Governo Clinico; utilizzare questa metodologia vuol dire favorire una migliore conoscenza da parte degli operatori sanitari delle attività cliniche e gestionali. È, infatti, un processo di revisione strutturata fra pari che ha come obiettivo quello di individuare le opportunità di miglioramento al fine di introdurle nella pratica professionale quotidiana. Gli assistiti che necessitano di medicazione NPWT hanno solitamente un grado di complessità medio-alta, richiedono quindi un assessment preciso ed approfondito, oltre ad una presa a carico multiprofessionale. Gli staff infermieristici necessitano di formazione specifica, consulenza medica e/o infermieristica esperta, adeguato supporto documentale ed informatico al fine di assicurare sicurezza, qualità e razionalità delle cure, outcome positivi di salute. Molti sono gli articoli scientifici e le esperienze a favore di una presa a carico infermieristica di pazienti con medicazioni complesse gestite tramite dispositivi NPWT. I presupposti affinché questo possa avvenire in sicurezza prevedono un processo definito in modo chiaro e condiviso fra professionisti sanitari ed assistiti, formazione aggiornata, documentazione corretta. During last twenty years, tailored technologies were spread and improved; they are aimed to support the treatment of difficult-toheal wounds, such as negative pressure wound therapy (NPWT). This type of treatment lead to promote healing process and to reduce hospital stay of patients. In an acute care setting, planning and managing these new technologies represent a key-point. We did a retrospective study about NPWT in acute care setting in Beata Vergine Regional Hospital in 2017, aimed at performing a clinical audit; the results were compared to scientific literature to detect differences in daily clinical practice. Audit is a very helpful tool for Clinical Government: this method leads to improve the management of clinical activities because the entire staff (physicians and nurses) obtains important data about care setting. Patients treated by NPWT are usually difficult to treat and need a correct assessment and a multidisciplinary approach. Consequently, fundamental aspects are represented by nursing staff education and its relationship with medical staff, data collections and computer-assisted technologies development. Significant scientific literature and clinical experience seem to recommend a nursing management of NPWT patients. This aspect is very interesting and it can be improved by specific education, adequate organization and correct data collection.
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Calenda, Giorgio y Umbro Sciamannini. "Le tecnologie tutte italiane per la prevenzione delle infezioni nosocomiali". Journal of Advanced Health Care, 24 de agosto de 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1908-013.

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Prevenire il 30% delle infezioni contratte dai pazienti durante e dopo il ricovero ospedaliero è l’obiettivo di medici, politici e associazioni di pazienti per arginare quest’emergenza sanitaria, che conta mezzo milione di casi all’anno e che uccide -numeri alla mano- più degli incidenti stradali: ogni anno le regioni pagano indennizzi milionari alle famiglie che hanno subito danni nella sanità. Una tecnologia innovativa tutta italiana è stata messa a punto per porre una valida ed efficace barriera, sulle infezioni e sepsi d’organo, in ambito delle strutture Ospedaliere ad alta tecnologia. La gamma è denominata ABT 9000 ed ABT 3000 realizzate dopo circa 20 anni di ricerca. Da una attenta analisi emerge la necessità di tutela prima, durante e dopo l’attività lavorativa in ambito sanitario: mettere a disposizione degli operatori tecnologie sempre innovative per la loro protezione, per quella ambientale e, in sostanza, generare automaticamente l’innalzamento della qualità lavorativa e –più in generale- di tutto l’ambiente. Il controllo del rischio biologico-chimico reale, effettivamente validato in ABT, diminuisce lo stress professionale, migliora il microclima di lavoro, abbatte i costi delle gravissime infezioni o sepsi d’organo con meno utilizzo di antibiotici e relativa antibiotico resistenza, dovuta all’uso sempre maggiore di antimicrobici sofisticati ad alto peso. Altro aspetto migliorativo –non meno importante– è quello di poter ottenere un elevato miglioramento dei tempi di lavoro. In tal senso, una sola apparecchiatura ABT 9000 si stima possa catturare circa 24 tonnellate annue (ipotizzando un pieno al giorno) e inertizzare con un’azione biologica (denaturazione/inibizione) i nuclei interni alle Rna resistenti, presenti nel Dna. Inoltre, viene garantita la difesa ambientale nel rispetto degli accordi stato-regione tra Ministero della Salute e quello dell’Ambiente -la tecnologia soddisfa infatti l’art. 214 del dLg 152/2006 inerente la riduzione di rifiuti speciali e la loro gestione in sicurezza- oltre che il risparmio che la Struttura ottiene non dovendo affidare i rifiuti liquidi a ditta specializzata per il loro smaltimento. Il sistema è unico ed esclusivo, dotato di due patent PCT internazionali e realizzato nel rispetto delle recenti normative ISO 62366 Usability al servizio delle risorse umane impiegate. La nuova proposta “ABT” fornisce ulteriori vantaggi sulla gestione delle risorse umane, migliorando le condizioni psico-fisico-relazionali e organizzative che ne caratterizzano il lavoro all’interno delle aziende sanitarie.
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Guzzo, Luigi Mariano. "Prime annotazioni sull’Intesa tra Repubblica italiana e Santa Sede per l’assistenza spirituale ai militari cattolici: una riforma gattopardesca". Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 27 de febrero de 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/17430.

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SOMMARIO: 1. Premessa - 2. La forma: la qualificazione dell’Intesa come accordo di natura internazionalistica - 3. La ratifica e l’esecuzione dell’Intesa nell’ordinamento dello Stato, con le relative norme di adeguamento: l’esito paradossale di una disciplina “duplicata” - 4. Le ondivaghe “vicissitudini” dell’art. 17 C.O.M.: un “termostato” delle tensioni sociali e giuridiche riguardanti la materia e l’esigenza di una riforma - 5. Politica concordataria della Santa Sede e attribuzioni alle Conferenze episcopali nazionali. Alcune considerazioni sulla polarizzazione del dibattito pubblico in Italia - 6. I contenuti dell’Intesa; 7. Le norme di adeguamento dell’ordinamento interno: novità e rilievi critici - 7.1. La direzione e il coordinamento del Servizio di assistenza spirituale: una titolarità giuridica diretta in capo all’Ordinario militare per l’Italia - 7.2. L’introduzione della figura dei Cappellani militari coordinatori, in luogo degli Ispettori: alcuni problemi di sicurezza per le istituzioni militari dello Stato- 7.3. Il concetto canonico di “sede vacante” entra nell’ordinamento militare - 7.4. La procedura di individuazione e di determinazione delle sedi per i cappellani militari - 7.5. L’art. 1533-bis C.O.M.: il divieto di corresponsione di emolumenti accessori e la materia “spirituale e pastorale” - 7.6. La nomina dell’Ordinario militare e del Vicario generale - 7.7. Il regime di assimilazione ai gradi gerarchici per i cappellani militari: nella sostanza non cambia nulla - 7.8. Altre novelle legislative: l’organico dei cappellani; la procedura di nomina; la dismissione dallo stato clericale - 8. Prime tensioni tra Ordinariato militare e amministrazione della Difesa sull’applicazione della legge - 9. Perché nell’Intesa non c’è alcun riferimento alle donne consacrate che operano negli stabilimenti militari? - 10. Conclusioni: il Capo I della legge n. 70 del 2021 come “caso-studio” del decadimento normativo e della crisi del Parlamento. Some comments on the agreement between the Italian Republic and the Holy See for spiritual assistance to the Catholic members of the Armed Forces ABSTRACT: Through the application of the Italian Law no. 70/2021, we see the long-awaited revision of the institute of religious assistance to Catholics within the Armed Forces, with the authorization of the ratification of the Exchange of Letters between the President of the Council of Ministers and the Secretary of the Vatican City State (on February 13, 2018) and the related rules for the adaptation of the internal legal system. The new aspects, however, are very limited in scope.
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