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Artículos de revistas sobre el tema "Arte tra le due guerre"

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Gasperina Geroni, Riccardo. "Mito e origine: Vico nella letteratura italiana tra le due guerre". Italian Studies 74, n.º 3 (12 de junio de 2019): 278–87. http://dx.doi.org/10.1080/00751634.2019.1623525.

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Rusconi, Paolo. "Ambienti per design. Note di lettura". L'uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità 19, n.º 19-20 (13 de diciembre de 2022): 176–201. http://dx.doi.org/10.54103/2974-6620/uon.n19-20_2022_pp176-201.

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Resumen
Ambienti per design un suono udito una cosa vista (EXIT) di Zeno Birolli uscì nel 1983, all’interno della raccolta Sorbi, tordi & nitidezze, un volume che radunava materiali vecchi e lavori nuovi con il sottotitolo di Arte in Italia dopo la Metafisica. Il libro, relativamente noto nella produzione storico artistica di Zeno Birolli, rappresenta il frutto di una stagione intensa di elaborazione intellettuale e progettuale: nell’idea dell’autore doveva presentarsi come una sorta di silloge di un decennio di riflessioni sulle arti nel periodo tra le due guerre. Tra i nuovi studi critici pubblicati nella raccolta, Ambienti per design risulta essere sia per numero di pagine sia per contenuti uno dei più autorevoli e impegnati. Il testo è la descrizione dettagliata di alcuni interni creati per le mostre dell’abitazione e dell’arredamento moderno della Triennale milanese del 1936, ma il tema dominante si raccoglie intorno all’idea che vi sia “un legame che procede dalla prima metafisica di De Chirico [...], si permuta nell’opera di alcuni pittori e scultori della postmetafisica e nel razionalismo architettonico degli anni trenta e quaranta, sino allo spazio scenico di Antonioni”.
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Cappelli, Ottorino. "AMMINISTRAZIONE E POLITICA IN URSS NELLE ANALISI COMPARATE DELLA SCIENZA POLITICA OCCIDENTALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n.º 1 (abril de 1988): 137–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017299.

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Resumen
IntroduzioneAlla fine degli anni Sessanta la sovietologia era ancora un'«ibrida arte» orientata in senso interdisciplinare, priva di metodologie analitiche rigorosamente definite e in gran parte rinchiusa nei confini degli studi di area. Nei due decenni successivi alla seconda guerra mondiale era stato soprattutto il dialogo con la scienza politica in generale e con la politica comparata a rimanere penalizzato. Diversi erano gli approcci, le categorie, gli strumenti metodologici adoperati per analizzare i sistemi politici dell'est e dell'ovest. Tra le ricerche sull'URSS e gli studi politologici sull'occidente mancava un linguaggio disciplinare comune, non v'era simbiosi concettuale. Contribuivano a questa separatezza disciplinare sia la percezione di una assoluta estranietà tra «mondo socialista» e democrazie costituzionali, legata al contesto politico della guerra fredda, sia l'egemonia culturale del modello totalitario, fondato sul presupposto dell'unicità del sistema politico sovietico.
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Domenico, Roy Palmer. "Cattolicesimo e totalitarismo: Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali (Italia, Spagna, Francia) (review)". Catholic Historical Review 91, n.º 4 (2005): 839–41. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2006.0041.

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Miller, Naomi. "Review: Angiolo Mazzoni (1894-1979). Architetto nell' Italia tra le due guerre; Tre Architetture degli Anni Trenta a Firenze". Journal of the Society of Architectural Historians 45, n.º 1 (1 de marzo de 1986): 74–76. http://dx.doi.org/10.2307/990133.

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Klopp, Charles y Mario Rigoni Stern. "Tra due guerre e altre storie". World Literature Today 75, n.º 3/4 (2001): 204. http://dx.doi.org/10.2307/40156936.

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Cristiano, Carlo. "La cultura economica tra le due guerre". European Journal of the History of Economic Thought 26, n.º 1 (2 de enero de 2019): 213–17. http://dx.doi.org/10.1080/09672567.2019.1601822.

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RAFFINI, Daniel. "Leopardi nelle riviste italiane tra le due guerre". Écho des études romanes 16, n.º 1 (11 de junio de 2020): 73–84. http://dx.doi.org/10.32725/eer.2020.004.

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Ventrone, Angelo. "L' "Uomo nuovo" nella politica europea tra le due guerre". REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto) 29 (20 de septiembre de 2018): 13. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2018.4227.

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Resumen
Resumen: Il saggio prende in esame la centralità del tema dell’Uomo nuovo nei movimenti e nei regimi fasci­sti e filofascisti tra le due guerre. In particolare, viene messo in rilievo il legame tra le rapide e imponenti trasformazioni sociali ed economiche che colpisco­no l’Europa a partire dalla fine dell’800, e il tenta­tivo di fornire una risposta politica al timore della decadenza morale e della degenerazione fisica che queste stesse trasformazioni fanno nascere in ampi settori dell’opinione pubblica.Parole chiave: Seconda repubblica spagnola, uomo nuovo, violenza política, fascismo, falangismo.Abstract: This essay examines the centrality of the ‘new man’ theme in the fascist and pro-fascist move­ment and regime of the interwar period. In par­ticular, it emphasizes the link between the rapid and massive social and economic changes affect­ing Europe since the end of the 1800s and the attempt to provide a policy answer to the fear of moral decadence and physical degeneration, not­ing that these same transformations gave birth to large sectors of public opinion.Key words: Spanish Second Republic, The New man, Political violence, Fascism, Falangism.
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Mellinato, Giulio. "La stabilizzazione sfuggente: le Assicurazioni Generali tra le due guerre". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 291 (enero de 2020): 123–59. http://dx.doi.org/10.3280/ic2019-291007.

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Mineo, Nicolò. "Letteratura italiana del Ventennio tra le due guerre e Fontamara". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (24 de marzo de 2020): 391–427. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910922.

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Resumen
Il romanzo di Silone del 1933, Fontamara, va letto, per la tematica, in stretto riferimento al Ventennio, gli anni Venti e Trenta del Novecento, età del regime fascista in Italia. Un tempo che vede, sul piano della produttività culturale e letteraria, la compresenza variamente attiva delle generazioni che latamente e con varia approssimazione si possono riferire al 1860–1880, 1880–1900, 1900–1910. Il romanzo è lo smascheramento della politica oppressiva esercitata dal regime fascista nei confronti dei contadini poveri attraverso i proprietari sfruttatori.
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Marchetti, Luca. "La filosofia dell'arte di Arthur C. Danto. Alcune traduzioni recenti". PARADIGMI, n.º 3 (diciembre de 2010): 163–72. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-003012.

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Resumen
Il saggio si concentra su alcune recenti traduzioni italiane delle opere di A.C. Danto per mostrare le linee guida della sua filosofia dell'arte. In primo luogo la tesi per cui, se due oggetti "indiscernibili" appartengono a due categorie filosofiche differenti, non č piů possibile una teoria "estetica" dell'arte (teoria dell'imitazione, teoria dell'illusione, formalismo, ecc). In secondo luogo, la peculiare unione di "essenzialismo" (la definizione di condizioni necessarie e sufficienti) e di "storicismo" (con riferimento alla filosofia dell'arte hegeliana). Attraverso queste linee guida Danto affronta il rapporto tra filosofia e arte, tra arte e realtŕ (o tra opera d'arte e mero oggetto), la tesi della "fine dell'arte" e il problema dell'arte post-storica.
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Puccini, Sandra. "Le immagini delle razze balcaniche nell'antropologia italiana tra le due guerre". La Ricerca Folklorica, n.º 34 (octubre de 1996): 59. http://dx.doi.org/10.2307/1480176.

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Bartoli, Gabriella. "Psicologia, arte, attività espressive". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (octubre de 2021): 203–15. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12607.

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Resumen
Viene ricostruito il clima culturale che favorì un primo accostarsi della psicologia accademica bolognese al fenomeno artistico. Tra i fattori facilitanti: gli stretti rapporti fra i maestri tedeschi della Gestalt e gli artisti del Bauhaus nel periodo 1911-1933; nonché, nei primi anni Sessanta, entro la scuola di Renzo Canestrari, gli scambi tra i gestaltisti italiani e gli esponenti di avanguardie artistiche come "Arte Programmata" e "Nuova Tendenza". Ne scaturirono iniziative di ricerca messe in opera da un gruppo di allievi nelle Università di Bologna e, in seguito, di Roma Sapienza e Roma Tre. Furono inoltre introdotte nel corso di laurea DAMS di Bologna due nuove discipline ("Psicologia dell'arte" e "Psicologia della musica"), poi attivate in altri atenei. In parallelo vennero condotti numerosi studi teorici e sperimentali sui linguaggi artistici e i processi creativi, d'invenzione e fruizione; studi i cui risultati sono stati apprezzati sul piano internazionale per l'integrazione dei metodi e l'interdisciplinarità delle competenze.
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Basciani, Alberto. "Tra politica culturale e politica di potenza. Alcuni aspetti dei rapporti tra Italia e Albania tra le due guerre mondiali". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2012): 91–113. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-002004.

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Resumen
Durante gli anni Venti e Trenta la politica estera fascista fece dell'Albania uno degli obiettivi piů importanti dell'espansione politica, economica e culturale dell'Italia nel Sud-Est dell'Europa. Il saggio, con l'ausilio di molti documenti inediti provenienti dall'Archivio del ministero degli Affari esteri e dall'Archivio Centrale dello Stato, analizza alcune delle principali direttrici della politica estera e della politica culturale italiana nel paese adriatico. Nonostante i tentativi di re Zog di conservare dei margini di autonomia, a partire dalla metŕ degli anni Trenta la pressione italiana non fece altro che aumentare: cospicui prestiti finanziari, aiuti militari, aumento del numero delle scuole italiane, imposizione della lingua italiana quale materia obbligatoria di insegnamento, il ricorso massiccio alla corruzione, che non risparmiň neppure il sovrano albanese e la sua cerchia, furono i metodi che il regime fascista utilizzň per aumentare la propria influenza politica e la capacitŕ di ingerenza negli affari interni albanesi. Il fine apertamente dichiarato da Ciano era quello di ottenere l'annessione del paese vicino quando la situazione internazionale avesse reso possibile l'aggressione
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Maida, Bruno. "Bambini da nascondere: l'infanzia abbandonata in Urss tra le due guerre mondiali". PASSATO E PRESENTE, n.º 112 (marzo de 2021): 133–39. http://dx.doi.org/10.3280/pass2021-112009.

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Di Gregorio, Pinella. "Alla ricerca di un'identità: l'Istituto di Fisica tra le due guerre mondiali". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 1 (septiembre de 2019): 172–81. http://dx.doi.org/10.3280/asso2019-001016.

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Naccarella, Pierpaolo. "Il colonialismo portoghese e italiano in mostra tra le due guerre mondiali". VENTUNESIMO SECOLO, n.º 41 (febrero de 2018): 185–88. http://dx.doi.org/10.3280/xxi2017-041012.

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Carteny, Andrea. "A favore della “grande mutilata”. La pubblicistica italiana filo-ungherese e la questione transilvana nel periodo interbellico". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de marzo de 2020): 54–63. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5554.

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Resumen
Il saggio descrive come è stata affrontata la questione della Transilvania durante il periodo tra le due guerre mondiali in Italia da una parte dell'intellighenzia italiana particolarmente pro ungherese.Autori e libri riflettono in qualche modo la posizione pro Ungheria emersa durante gli anni Venti in Italia, supportata dal revisionismo del governo fascista e amplificata negli anni Trenta. Numerosi libri e saggi proposero di cambiare i confini tra Ungheria e Romania, fino ai negoziati italo-tedeschi e al Diktat di Vienna del 1940
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Cecchinato, Eva. ""Fascismo garibaldino" e garibaldinismo antifascista. La camicia rossa tra le due guerre di". MEMORIA E RICERCA, n.º 32 (diciembre de 2009): 113–36. http://dx.doi.org/10.3280/mer2009-032008.

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Resumen
- The essay analyzes the recoveries of the garibaldian tradition in the period among the two world wars. The levels are manifold: the political dimension and the generational aspects, the family genealogies of the garibaldinism and the imaginary genealogies, sometimes interwoven and contrasted. Particular attention has been therefore reserved to the pages of "Camicia rossa", in which take form the perspectives and the claims of the "garibaldian fascism", but some contrasts also manifest themselves among the public use of the history promoted by the regime and the position of Ezio Garibaldi. On the long period the antifascist declination of the garibaldian tradition has in the French context its ground of fundamental development. The diplomatic relationships between Italy and France constitute the background to the dynamics in which the refugees try to create or to preserve a social and political role. The political emigration doesn't give up at all valorizing the patrimony of the Risorgimento in antifascist key. In the environment and on the pages of "Giustizia e Libertŕ" the dispute on the Risorgimento is faced in more systematic way. The recoveries of the garibaldian tradition - fascists and antifascists - concern a fundamental historical knot: the inheritance of the Great War and the choice of the Italian volunteers of the 1914. Recovering a constitutive and native aspect of the camicia rossa, the stories of the garibaldinism in this phase have therefore an international dimension and they are subscribed in a triangular perimeter that has Italy, France and Spain as vertexes.
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Paladini, Anna. "Tra stato e parastato: le origini e l'avvio dell'ente nazionale artigianato e piccole industrie tra le due guerre mondiali". SOCIETÀ E STORIA, n.º 141 (noviembre de 2013): 495–530. http://dx.doi.org/10.3280/ss2013-141004.

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Lucherini, Vinni. "La rivista Corvina. L’uso politico dell’arte medievale in Ungheria tra le due guerre mondiali". Convivium 4, n.º 1 (enero de 2017): 16–33. http://dx.doi.org/10.1484/j.convivium.4.2017003.

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Nelli, Elena. "Quando il design può essere considerato opera d'arte? "When design becomes art" esprime la propria opinione a riguardo". i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 7 (8 de abril de 2012): 98–100. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2012.v7i.12630.

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Sono molti i dibattiti su ciò che sia arte e ciò che non lo sia, e ancor più sono quelli che tentano di stabilire quale sia la differenza tra l’arte e il design, quale sia il confine tra queste due discipline. Entrambi hanno una ricercatezza dal punto di vista estetico, ma la particolarità che più le differenzia è l’assenza di funzionalità in un’opera artistica, funzionalità che, invece, diventa fondamentale in un oggetto di design, creato e disegnato per soddisfare una qualsiasi necessità, migliorando la qualità della vita.
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Cecchini, Fabiana. "Il romanzo d'amore di Sibilla Aleramo e Dino Campana in Un Viaggio Chiamato Amore. Lettere 1916-1918". Quaderni d'italianistica 30, n.º 1 (1 de enero de 2009): 109–29. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8428.

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Nello scambio epistolare tra Sibilla Aleramo e Dino Campana realmente avvenuto tra il 1916-1918 e edito nella raccolta Un viaggio chiamato amore dalla studiosa Bruna Conti, si riscontrano ricercate pose da innamorati che danno origine ad una storia d'amore al confine tra realtà e creazione letteraria, di cui Sibilla si rivela essere abile artefice e regista. L'intento dell'Aleramo di fare della propria esistenza un'opera d'arte unito alla colta e raffinata complicità intellettuale di Dino Campana, rendono la lettera un luogo in cui proiettare non solo il sentimento di due amanti lontani, ma anche lo spazio in cui Sibilla plasma la sua identità di amante-attrice di un dramma amoroso. La corrispondenza, quindi, come unica testimone del loro idillio realizza la fusione tra vita e arte, trasformando il carteggio Aleramo-Campana nel romanzo del loro amore.
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Paoletić, Vito. "Tra umide mura di cemento t’immagini un po’ di libertà. Poesia e proletariato nell’Ungheria interbellica". Studia Polensia 9, n.º 1 (24 de noviembre de 2020): 25–49. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.02.

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Nel presente contributo si vuole riassumere il rapporto tra il mondo delle lettere, in primis quello della poesia lirica, e il proletariato ungherese quale suo motivo nel difficile periodo di transizione tra le due guerre mondiali. In Ungheria, gli anni Venti e Trenta furono contrassegnati da profonde trasformazioni geopolitiche e instabilità economica, il che portò vaste fasce della popolazione all’orlo di una crisi esistenziale: per il proletariato dell’epoca, e non solo per esso, oppressione e miseria erano all’ordine del giorno. Nel contributo si indaga su come abbiano sentito e sofferto nonché come abbiano espresso la paralisi del quarto stato tre importanti e diversi poeti dell’epoca: l’impressionista Juhász, l’esistenzialista József e l’avanguardista Kassák.
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Paris, Andrea. "La persona e l'ombra del solipsismo. Un dibattito nella cultura italiana tra le due guerre". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2010): 419–59. http://dx.doi.org/10.3280/ded2008-003023.

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Robinson, R. A. H. "Cattolicesimo e totalitarismo: Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali (Italia, Spagna, Francia)". English Historical Review 120, n.º 488 (1 de septiembre de 2005): 1099–101. http://dx.doi.org/10.1093/ehr/cei378.

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Cantisani, Matteo y Fabio Fogliazza. "Arte, Archeologia, Uomo E Natura: Una Conversazione Con Fabio Fogliazza". Ex Novo: Journal of Archaeology 4 (31 de diciembre de 2019): 137–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v4i0.376.

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Fabio Fogliazza è il tecnico per la preparazione di fossili presso la sezione di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano, nonché illustratore scientifico ed artista di fama internazionale. Una delle sue opere più famose è la scultura “L’Uomo di Neanderthal”, oggi esposta in via permanente al Museo de la Evolución Humana di Burgos (Spagna). In molte sue opere Natura e Uomo vengono riprodotti secondo processi creativi, ponendosi di fatto come piece d’art dalla forte carica emotiva, in grado di suggestionare il pubblico nonostante la distanza geografica e temporale che spesso intercorre tra chi osserva e il soggetto rappresentato. Come redazione siamo entusiasti della possibilità di discutere con Fabio Fogliazza alcune tra queste sue opere in questo numero di Ex Novo, in cui tematiche di management, tutela di beni naturali e conservazione vengono non solo trattate attraverso le lenti scientifiche del sapere ma discutendo anche di approcci in cui emozioni ed esperienze sensoriali vengono incorporate in strategie più complesse. Di seguito si riporta la breve intervista con l’artista Fabio Fogliazza, che ci ha gentilmente permesso di riprodurre in copertina due delle sue opere ed altre ancora di seguito presentate.
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Poggi, Stefano. "Antonio Banfi e le filosofie della Germania del novecento". Trans/Form/Ação 37, n.º 3 (diciembre de 2014): 201–16. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732014000300015.

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Tra le figure più importanti del dibattito filosofico italiano del Novecento, Antonio Banfi ha svolto nell'Italia del secondo dopoguerra anche un ruolo politico di rilievo come senatore del PCI. La sua interpretazione del marxismo ha presentato una forte accentuazione umanistica. Tra i suoi scolari filosofi e storici della filosofia come Giulio Preti, Enzo Paci, Remo Cantoni, Paolo Rossi. Il saggio prende in esame la prima fase della riflessione filosofica di Banfi, nella quale ha una importanza decisiva la conoscenza diretta del dibattito tedesco tra le due guerre mondiali, in primo luogo della fenomenologia di Husserl e della ontologia di N. Hartmann. I Principi di una teoria della ragione - libro apparso alla fine degli anni '20 - e poi una serie di incisivi saggi degli anni '30 documentano una conoscenza approfondita e critica di un dibattito di cui mostrerà di nutrirsi in misura decisiva l'interpretazione di Banfi non solo di Hegel, ma anche di Marx.
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Joschke, Christian. "Stampa comunista, agenzie fotografiche e corrispondenti operai tra le due guerre: «Arbeiter Illustrierte Zeitung» e «Regards»". PASSATO E PRESENTE, n.º 107 (junio de 2019): 88–111. http://dx.doi.org/10.3280/pass2019-107007.

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Guerry, Linda. "Maternitŕ e immigrazione o come risolvere la questione della «depopolazione» nella Francia tra le due Guerre". MONDI MIGRANTI, n.º 1 (julio de 2011): 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/mm2011-001007.

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Cucci, Giovanni. "RELIGIONE E SECOLARIZZAZIONE. DUE REALTÀ ANTITETICHE?" Síntese: Revista de Filosofia 47, n.º 149 (20 de diciembre de 2020): 535. http://dx.doi.org/10.20911/21769389v47n149p535/2020.

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La secolarizzazione in Europa nasce da lontano. Nell’articolo se ne mostrano le radici filosofiche e teologiche, legate alla rigorizzazione della problematica di Dio e alla pensabilità della sua presenza nel mondo. La crisi della scolastica, accentuata dal sorgere della scienza moderna, porta all’esclusione della problematica teologica dalle università, dal vivere civile (a motivo della guerre di religione e dell’inquisizione, cattolica e protestante) e dalla riflessione filosofica (Kant). La problematica religiosa ritrova interesse in sede culturale a partire dagli anni ’70 del ‘900, in sociologia (Berger, Casanova), in filosofia (Wittgenstein, Plantinga), in psicologia (Bruner, Gardner). Ciò che accomuna queste prospettive è la pluralità di approcci possibili al mondo e alla vita, nessuna delle quali ha la pretesa di ritenersi di dominio esclusivo. Il ripensamento del rapporto tra religione e secolarizzazione è sempre più ricorrente anche in sede socio/politica, con l’esplodere dei problemi legati al pluralismo religioso, alle migrazioni e alla crisi di senso, che pongono problemi enormi in ordine alla sopravvivenza stessa delle società occidentali.
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Cadorini, Giorgio. "[Covino, Sandra (2019). Linguistica e nazionalismo tra le due guerre mondiali: scienza e ideologia negli epigoni ascoliani]". Graeco-Latina Brunensia, n.º 2 (2020): 181–84. http://dx.doi.org/10.5817/glb2020-2-14.

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Andreoni, Luca. "Gestire la crisi della resina. Economia e Stato nella Francia del Sud-Ovest tra le due guerre". STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, n.º 80 (noviembre de 2020): 93–115. http://dx.doi.org/10.3280/spc2019-080005.

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Lachaud, Jean-Marc y Alessia Magliacane. "Il taglio e la scheggia". DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, n.º 2 (21 de febrero de 2020): 77–95. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p77-95.

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Questo articolo esamina il rapporto tra arte e potere, sollevando la questione di come l'arte sia collocata nell'ambiente sociale come meccanismo non solo per l'intrattenimento, ma anche per chiarire le condizioni politiche e sociali che permeano una data società. Da questa prospettiva, l'arte si pone come uno strumento attraverso il quale si chiariscono le relazioni sociali e, come tale, incoraggia la trasformazione sociale. D'altra parte, l'apprensione dell'arte da parte del capitalismo, come ancora un altro meccanismo per ottenere profitti, dissipa questa essenza dell'arte e stabilisce una tensione tra queste due forze, in modo che, da un lato, l'arte, nella sua essenza, possa essere verificata. resistere al capitale e, d'altra parte, rivestire il capitale dell'arte con una veste di prodotto, proprio per renderlo più - e semplicemente - un meccanismo per realizzare un profitto.
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Berbenni, Enrico. "Multinational banking e rischi di mercato. Il caso delle banche italiane in Egitto tra le due guerre mondiali". IMPRESE E STORIA, n.º 43 (octubre de 2021): 29–56. http://dx.doi.org/10.3280/isto2021-043003.

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Koczwara, Stanisław. "Il dibattito al tema di rito slavo in Polonia nella letteratura polacca nel periodo tra le due guerre". Vox Patrum 36 (15 de diciembre de 1999): 465–76. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7847.

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Artykuł ukazuje przebieg dyskusji w polskiej literaturze naukowej XX-lecia międzywojennego, dotyczącej istnienia obrządku słowiańskiego w Polsce wczesnośredniowiecznej, odnośnie którego zaznaczyła się polaryzacja stanowisk wśród uczonych. Zwolennicy jego istnienia, do argumentów znanych dotychczas nauce, dodają nowe, zaczerpnięte z badań archeologicznych, numizmatycznych i lingwistycznych; na ich podstawie próbują uzasadniać, iż chrześcijaństwo nie tyko dotarło do Polski już w IX wieku wprost z Wieckich Moraw,
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Strangio, Donatella y Marco Teodori. "Le Terme di Viterbo: dal termalismo sociale ai progetti di rilancio nel segno del turismo del benessere". Agua y Territorio, n.º 6 (30 de diciembre de 2015): 80–96. http://dx.doi.org/10.17561/at.v0i6.2811.

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Le motivazioni sottese a questo studio riguardano alcuni aspetti finora meno studiati del termalismo in Italia, in particolare le trasformazioni prodotte sul settore termale dall’intervento dello Stato a partire dagli anni tra le due guerre; tale intervento, intensifi catosi nel corso della seconda metà del Ventesimo secolo, produsse un nuovo modello di sviluppo, fuori dalle logiche di mercato, incentrato sul termalismo sociale assistito. Divenuto insostenibile dal punto di vista fi nanziario, dalla fi ne del Novecento l’apporto statale si ridusse drasticamente costringendo le imprese del settore ad elaborare nuovi percorsi per uscire da un profondo stato di crisi.Dopo aver fornito un inquadramento generale, tali processi sono stati studiati attraverso un particolare caso di studio, quello delle Terme di Viterbo. Le vicende di questa stazione termale sono state analizzate storicamente ricorrendo a fonti archivistiche inedite, ma sono state anche inquadrate nei loro assetti odierni sulla base di recenti indagini condotte dalle istituzioni locali, mosse dall’obiettivo di rivitalizzare i fl ussi turistici anche attraverso un nuovo connubio tra termalismo e benessere.
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Pozzi, Daniele. "Lissone: una comunitŕ di mobilieri (1880-1970)". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (julio de 2010): 78–112. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001003.

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Il saggio analizza le origini della specializzazione manifatturiera di Lissone a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, soffermandosi in particolare sul rapporto tra artigiani a domicilio e grandi commercianti di mobili. Il periodo tra le due guerre mondiali vide una significativa modernizzazione del settore, soprattutto grazie alla mobilitazione di alcune istituzioni locali. Le iniziative promosse dalle autoritŕ comunali e dalle associazioni ebbero una forte rilevanza anche dopo la seconda guerra mondiale, in particolare con la creazione dell'Ente comunale del mobile (1951). Gli sforzi per un aggiornamento dell'artigianato locale naufragarono a causa del perdurare di alcune pratiche individualiste tradizionali e di un peggioramento della congiuntura nel corso dei decenni sessanta-settanta, mentre progressivamente veniva meno l'identificazione del tessuto produttivo locale con la specializzazione mobiliera. Note biografiche : Daniele Pozzi (1976) č assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Analisi Istituzionale e Management Pubblico dell'Universitŕ commerciale "Luigi Bocconi" di Milano e insegna Storia economica e d'impresa presso l'Istituto di Economia dell'Universitŕ Carlo Cattaneo - LIUC di Castellanza (VA). Email: daniele.pozzi@unibocconi.it - dpozzi@liuc.it
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Bralić, Snježana y Maja Bezić. "LA RAPPRESENTAZIONE MEDIATICA DEL MIGRANTE TRA ACCOGLIENZA E DIFFIDENZA". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 301–17. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.17.

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Negli ultimi decenni del Novecento le nuove guerre, le pulizie etniche e i disastri ambientali hanno creato un alto numero di migranti e profughi, persone in fuga e in transito che si spostano alla ricerca di migliori condizioni di vita. Dato che l'Europa, e in particolar modo l'Italia, si sentono in pericolo, colpiti dalla sindrome d'invasione per i continui arrivi di immigrati, si sono formati nuovi muri, non solo materiali, ma anche muri e frontiere mentali. Il nuovo clima ha favorito la nascita di parole nuove relative ai movimenti migratori e alla percezione della figura del migrante. Con la crescita del fenomeno, si è diffusa un'epidemia di pregiudizi e stereotipi di fronte alle persone percepite come oggettivamente diverse. I termini e le espressioni, a cui si ricorre per indicare i nuovi arrivati, abbondano di etichette del migrante la cui rappresentazione mediatica risulta per lo più negativa. Da diversi studi che trattano questo argomento si percepisce che il discorso mediatico italiano, centrato sull’emergenza, contribuisce alla stereotipizzazione negativa dello straniero, legata alla criminalità e pericolosità. Secondo Maneri e Dal Lago lo straniero viene percepito come una minaccia alla società italiana ed europea e discriminato innanzitutto dal linguaggio usato per rappresentarlo, mentre la contrapposizione tra Noi e Loro viene rafforzata da generalizzazioni e dall’uso del lessico metaforico. Il corpus che si propone di studiare e analizzare si riferisce agli articoli sul tema delle migrazioni, tratti dai due giornali quotidiani italiani di diffusione nazionale. Si prendono in esame gli articoli pubblicati in due periodi diversi, corrispondenti ai differenti contesti sociopolitici della realtà italiana (settembre 2015 e aprile 2017), e in tal modo si tenta di osservare e studiare la lingua nel suo ruolo da protagonista nella costruzione dell’immagine mediatica dei migranti.
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Pieronek, Tadeusz. "Kongresy eucharystyczne w praktyce pastoralnej Kościoła". Prawo Kanoniczne 31, n.º 1-2 (5 de junio de 1988): 43–52. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1988.31.1-2.04.

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Durante il terzo pellegrinaggio in Polonia del papa Giovanni Paolo II si svolgerà il II Congresso Eucaristico Nazionale. Gli iniziatori dell’idea dei Congressi furono persone (tra le altre Signorina Tamisier e San Pietro Eymard), la cui spiritualità era caratterizzata da spirito di penitenza, devozione alla Madonna ed al Sacro Cuore di Gesù. Ë sintomatico il fatto che questa idea sia nata tra i cattolici laici in Francia alla fine del XIX secolo. I primi Congressi ebbero luogo in Francia, ma dopo aver ottenuto l’appoggio della Santa Sede si diffusero in tutti continenti, cosi che nel 1985 si erano già svolti 43 Congressi internazionali. Molti paesi, tra gli altri la Francia,' l’Italia, la Germania, la Polonia, gli Stati Uniti hanno organizzato Congressi eucaristici nazionali. Per esempio soltanto in Italia nel 1983 si erano già svolti 20 Congressi eucaristici nazionali. In Polonia si è riuscito ad organizzare soltanto un Congresso nazionale, a Poznań nel 1930, ed i preparativi per l’oganizzazione in Polonia di un Congresso eucaristico internazionale sono stati interrotti dalla II guerra mondiale. Congressi eucaristici su scala ridotta furono organizzati in Polonia da diocesi e parrocchie. Nel periodo tra le due guerre mondiali, nel quale furono organizzati tutti questi Congressi, se ne svolseno più ii 25. La tem atica dei Congressi e le loro parole d’ordine furono molto diverse, ma sebbene fossero sempre legate all’Eucarestia, molto spesso toccarono perô la problematica della giustizia sociale. Soltanto dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ha le norme canonico-liturgiche, che determinano più da vicino che cosa siano e come vadano organizzati i Congressi eucaristici.
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Maria Iozzia, Anna. "Documenti dell'Archivio di Stato di Catania per la storia dell'ars aromataria nella Sicilia orientale tra Quattrocento e Ottocento: speziali, farmaci, «burniame» e ceramisti". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 1 (mayo de 2021): 107–19. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-001012.

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Nel contributo sono esaminati alcuni documenti dell'Archivio di Stato di Catania riguardanti diversi aspetti della storia dell'ars aromataria siciliana tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell'Ottocento. Questi documenti, infatti, mettono in luce il funzionamento di un'aromateria di Randazzo del XV secolo, permessi rilasciati dai Protomedici per esercitare la suddetta arte dal XVI al XVIII secolo, i farmaci presenti in due aromaterie di Biscari (oggi Acate) nel XVIII secolo, il vasellame commissionato nel XVIII secolo da speziali e commercianti del calatino a ceramisti di Caltagirone per riporvi i farmaci e le ricette prescritte per i poveri a Biscari nel XIX secolo.
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Grandi, Alberto y Stafano Magagnoli. "Ai margini dell'intervento straordinario. Le Marche tra la Cassa per il Mezzogiorno e la piccola impresa". STORIA URBANA, n.º 130 (octubre de 2011): 169–91. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130007.

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Le politiche di sviluppo economico attuate nella regione marchigiana a partire dal secondo dopoguerra si confrontano con due variabili significative che definiscono il contesto di intervento. Da un lato, la caratteristica dimensionale e qualitativa del tessuto produttivo locale: esso č composto per lo piů da piccole imprese, sviluppatesi seguendo un percorso di industrializzazione di natura sostanzialmente endogena, ed č segnato dalla presenza di una imprenditoria diffusa, la cui origine si lega a strutture economiche e sociali formatesi nel lungo periodo. Dall'altro lato, la peculiaritŕ amministrativa e geografica, per cui la parte piů meridionale del territorio regionale č interessata dai provvedimenti della Cassa per il Mezzogiorno. Le politiche pubbliche a sostegno dell'industrializzazione intervengono in questo contesto secondo due differenti strategie. Nel primo trentennio dopo la Seconda guerra mondiale, esse sembrano soprattutto orientate a sostenere la competizione territoriale, nel quadro delle scelte nazionali di localizzazione industriale e di allocazione delle risorse; le Aree industriali attrezzate rappresentano, per tutto questo periodo, uno strumento attraverso il quale attrarre l'insediamento di imprese "esterne". L'istituzione del Consorzio per il Nucleo d'industrializzazione di Ascoli Piceno, nell'ambito degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, si inquadra in questa prima fase. Una seconda fase, dalla metŕ degli anni Settanta, vede invece prevalere l'obiettivo di riequilibrare le asimmetrie createsi negli anni precedenti e rappresentate dal maggiore sviluppo economico, sociale e demografico della fascia costiera e delle zone d'imbocco delle valli. Le Aia di iniziativa regionale attivate in questa seconda fase mostrano una diversa declinazione dell'uso di questo strumento, mirata a interagire con le dinamiche della piccola impresa.
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Casolari, Marzia. "ALLA RICERCA DI UNA SFERA DI INFLUENZA IN ASIA: LA POLITICA ITALIANA IN AFGHANISTAN TRA LE DUE GUERRE (1919-1928)". Il Politico 256, n.º 1 (28 de junio de 2022): 46–70. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.682.

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L’Afghanistan, dal 2001 al centro della politica internazionale, ha acquisito ulteriore rilevanza a seguito del ritiro del contingente NATO nell’ agosto 2021, dopo esattamente vent’anni di presenza nel paese. Fra le nazioni che hanno aderito alla coalizione, l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano: la funzione del nostro paese si è concentrata sulla ricostruzione, soprattutto istituzionale e dei servizi rivolti alla popolazione. È evidente che il governo italiano ha messo in campo un notevole investimento in Afghanistan, in termini di persone impiegate, ma soprattutto in termini economici. A riprova dell’importanza della presenza italiana nel paese è la richiesta da parte del portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, il 1 settembre 2021, di non chiudere l’Ambasciata d’Italia a Kabul1. Sorge spontaneo chiedersi da dove derivi l’importanza dell’Afghanistan per l’Italia, che si è così a lungo e tanto spesa in questo paese, e quale sia l’importanza dell’Italia per l’Afghanistan, al punto che da un esponente di primo piano di un governo non certo benevolo vero l’Occidente arrivi una simile richiesta. Una ricostruzione delle origini della presenza italiana in Afghanistan potrà aiutare a fornire risposte a questo quesito, in una prospettiva storica. Questo articolo abbraccia un arco cronologico che va dalle prime iniziative avviate in Afghanistan fin dalle fasi conclusive del quinto governo Giolitti, nella primavera 1921, alla vigilia della caduta di re Amanullah Khan e del suo esilio in Italia, nel 1929. Questa vicenda ha rappresentato uno spartiacque sia nella storia dell’Afghanistan, sia nella politica italiana in questo paese. Amanullah Khan fu il primo fra i regnanti e i capi di stato afghani a cercare di introdurre importanti riforme modernizzatrici. Nonostante questo tentativo sia in gran parte fallito, il regno di Amanullah ha segnato un’epoca e ha lasciato un segno profondo nella memoria storica dell’Afghanistan. Questo saggio si ferma alla vigilia degli anni Trenta, quando la politica italiana nella regione compresa tra Asia centrale e meridionale era ancora di cauta esplorazione e di interlocuzione con la Gran Bretagna.
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Casolari, Marzia. "ALLA RICERCA DI UNA SFERA DI INFLUENZA IN ASIA: LA POLITICA ITALIANA IN AFGHANISTAN TRA LE DUE GUERRE (1929-1943)". Il Politico 257, n.º 2 (17 de enero de 2023): 76–109. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.767.

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Carratelli, Teresa Iole. ""Tenere l'infinito nel palmo della mano e l'eternità in un'ora..". Su alcuni processi sorgivi della psiche tra umano e non-umano". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2021): 79–88. http://dx.doi.org/10.3280/psi2020-002005.

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L'autrice evidenzia i nuclei germinativi del pensiero analitico di Eugenio Gaddini contenuti nell'articolo Sulla imitazione. In particolare partendo dalla sua innovativa distinzione tra area psicosensoriale e area psico-orale e dai distinti processi psichici precoci connessi, ella esplora la comparsa nei sogni dei pazienti "difficili" di due distinti gruppi di personaggi che ingaggia-no il sognatore in guerre di confine che riguarda il limite del sé: la banda narcisistica descritta da Rosenfeld H. (1987) e la banda degli impostori. Si sofferma su quest'ultima che è più pri-mitiva rispetto all'altra ed è alimentata da un'allucinazione imitativa più vicina "alla cosa". La tesi dell'Autrice è che nel sogno vengano duplicati aspetti-sé, dal sorriso fisso e incolore, come impronte di percetti imitativi patologici, tracce mnestiche della interazione con l'oggetto prima-rio, fisicamente presente, ma emotivamente assente.
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Paci, Deborah. ""Proudhon in esilio". La ricezione del pensiero proudhoniano negli ambienti del fuoruscitismo italiano in Francia (anni venti e trenta)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 131 (mayo de 2011): 104–31. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001004.

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L'autore intende analizzare la ricezione di Pierre-Joseph Proudhon da parte degli antifascisti italiani esuli in Francia negli anni tra le due guerre, prendendo in esame l'interpretazione del pensiero proudhoniano fornita dal sociologo russo Georges Gurvitch. Fu grazie alla mediazione di Gurvitch che fuorusciti italiani come Andrea Caffi e Silvio Trentin accolsero con favore le intuizioni proudhoniane relative al "Diritto economico". La nozione gurvitchiana di "Diritto sociale" (rielaborazione del "Diritto economico" proudhoniano) - l'unico principio normativo in grado di governare in maniera equa il corpo sociale stabilendo una condizione di equilibro all'interno del conflitto - ha suscitato una grande influenza sulla cultura antitotalitaria che gravitava intorno agli ambienti giellisti. L'autore illustra le differenti sensibilitÀ espresse dai fuorusciti a partire da un'indagine dei loro scritti rintracciando i riferimenti teorici presenti nell'opera proudhoniana e nel lavoro di Gurvitch.
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Poggiolini, Ilaria. "LA DIPLOMAZIA PUBBLICA È IMPORTANTE? IL DIBATTITO SUI TEMI E GLI ATTORI DELLA DIPLOMAZIA PUBBLICA IMPEGNO DIPLOMATICO PUBBLICO". Il Politico 254, n.º 1 (7 de junio de 2021): 5–21. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.558.

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A seconda di come definiamo la diplomazia pubblica (PD), le sue radici possono essere fatte risalire al periodo tra le due guerre, agli anni '40, o più recentemente, agli anni '60 e all'era post guerra fredda. Attualmente, politici, diplomatici e studiosi sono sempre più attratti, interessati e coinvolti nella pratica e nella teoria di questo campo impegnativo e in rapidissimo sviluppo. L'accademia, così come il mondo della politica e della diplomazia, si stanno sforzando di capire da un lato, modellare e influenzare dall'altro, il flusso di impegno diplomatico pubblico che può lanciare e sostenere molteplici dialoghi con i pubblici stranieri in una strada a doppio senso senza precedenti, ma anche, inevitabilmente, permette al lato oscuro della disinformazione e della propaganda di trarre vantaggio da un ambiente diplomatico sempre più digitalizzato.
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Fergonzi, Flavio. "Visitare gli studi d'artista, in parola e in immagine". L'uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità 19, n.º 19-20 (13 de diciembre de 2022): 62–83. http://dx.doi.org/10.54103/2974-6620/uon.n19-20_2022_pp62-83.

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Si infittiscono, nel ventennio tra le due guerre e specialmente negli anni Trenta, i resoconti giornalistici di visite ad artisti nel loro studio. Lettori di quotidiani o di riviste di cultura né militante né specialistica sembravano gradire queste incursioni di occhi fintamente ingenui in spazi altri: piaceva che lo scrivente assumesse la posizione incuriosita e vagamente scettica del lettore, cui era riservato il privilegio di penetrare nelle officine di lavoro degli artisti più fortunati, e discussi, e premiati alle grandi mostre, Casorati o Martini o De Pisis.Il saggio passa in rassegna una serie di studi di artisti attraverso i resoconti reportagistici e fotografici, evidenziando diverse situazioni possibili all’interno dello studio: dall’artista al lavoro o in posa alle opere disposte o accatastate nello studio, fino alla modella in posa o a riposo.
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Furiosi, M. Loredana. "Etica della pace e bioetica". Medicina e Morale 51, n.º 4 (31 de agosto de 2002): 667–709. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.689.

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Esiste una connessione tra l’etica della pace e la bioetica? Lo scritto, muovendo da questo interrogativo, analizza dapprima le problematiche che coinvolgono strettamente tanto l’etica della pace quanto la bioetica. Lungo tre direttrici fondamentali che contemplano il rispetto dei diritti umani fondamentali, la giustizia sociale globale e lo sfruttamento della natura, si sono voluti evidenziare non soltanto le grandi sfide e i pericoli per l’attuazione della pace nel nostro tempo, ma anche la sfida e l’impegno concreto per la bioetica. Bioetica che, dal canto suo, come etica della vita e per la vita e come disciplina in dialogo con diversi saperi interessati al problema della vita umana e della biosfera, può dare un oggettivo contributo nel delineare delle coordinate etiche che possano permettere o quanto meno coadiuvare e corroborare il recupero di valori fondamentali per garantire la pace, il ripristino delle condizioni di dialogo per la pace, laddove siano state smarrite, la prevenzione della guerra, la efficace attività di educazione degli animi alla solidarietà, che porta a riconoscere l’altro come un altro me stesso pur nelle fenomeniche diversità. In tale direzione si è inteso analizzare come in particolare la bioetica personalista, basata su una fondata ontologia e specifica antropologia, possa, lontano da gratuite ingenuità e paralizzanti scetticismi, aiutare a costruire una “cultura di pace”, ponendo proprio alla sua base la centralità del valore della vita ed il bene integrale della persona. Nell’ultima sezione del lavoro si è volta poi l’attenzione a delineare quali possano essere i punti di contatto e di confronto tra l’etica della pace e l’etica medica, essendo il confine tra le due aree non invalicabile, anzi quanto mai, almeno per certi aspetti, sovrapponibile ed intersecabile. Si è posto l’accento su come l’etica medica in particolare e la bioetica possano essere strumenti di promozione alla pace, ovvero come il medico, il bioingegnere siano per loro intrinseca natura per la pace, proprio in virtù del fatto che sono anzitutto uomini di scienza a servizio dell’uomo stesso. Infine si è evidenziato come la medicina possa contribuire non soltanto alla costruzione della pace, soprattutto sul piano della prevenzione, ad esempio riguardo alle situazioni di guerra e di soccorso in caso di catastrofe e nel negare l’uso della stessa scienza medica per scopi sbagliati e abusi delle conoscenze, ma anche nell’ottica di un nuovo “giuramento” che vada oltre quello ippocratico, che tuteli tanto l’uomo sano quanto quello malato, nella più ampia prospettiva non soltanto di riumanizzare tutto il sistema sanitario, ma di garantire una reale giustizia sanitaria: entrambi punti nodali per la costruzione di una trama sociale egalitaria e pacifica.
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