Tesis sobre el tema "Arte del Novecento in Italia"
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Corrent, Vinicio. "La riscoperta della poesia antica italiana nei compositori del primo Novecento in Italia. Dalla generazione dell'™Ottanta a Luigi Dallapiccola". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/367716.
Texto completoDI, TRAPANI Maria Stella. "Declinazioni del rapporto tra le arti e l'architettura nella prima metà del Novecento: i Palazzi di Giustizia in Sicilia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/515343.
Texto completoThe thesis addresses the theme of the relationship between arts and architecture, recurring in cultural debates for many centuries but of particular importance in the first decades of the twentieth century: first, it frames it at a general level, through the analysis of three peculiar episodes, namely the fifth edition of the “Triennale di Milano” in 1933, dedicated to mural painting, the sixth “Convegno Volta” in 1936, conference devoted to the theme “Relationships of Architecture with the Figurative Arts”, and the promulgation of the “2% Law”, which provided for the allocation of at least the aforementioned percentage to artistic decorations in relation to the total expenditure planned for public buildings to be constructed. The analysis then dwells on a particular type of monumental building, that of the Palace of Justice: all the buildings constructed from the unification of Italy to the 1950s are briefly presented, focusing on the two cases that constitute the reference models, namely the Palace of Justice in Rome, designed at the end of the nineteenth century by Guglielmo Calderini, and the Palace of Justice in Milan, designed in the 1930s by Marcello Piacentini, which is one of the main protagonists of research. Subsequently, the same theme is investigated in depth in three specific cases, namely the Palaces of Justice built in Sicily during the defined period, in Messina, Catania and Palermo. The comparison of the three cases reveals the peculiarities, the common characteristics and the different declinations of the theme in relation to the context, the historical period, the functional requirements and the aesthetic and architectural changes occurred in a few years. The analysis returns, therefore, a detailed description of the architectural and artistic aspects of the three Palaces and reconstructs the figures of the architects who designed them – Marcello Piacentini, Francesco Fichera and Gaetano and Ernesto Rapisardi respectively – and of the numerous artists involved in the realization of the external and internal decorative apparatus of the buildings, tracing their biographical profiles and reconstructing their production. The study, however, is not limited to highlight the individual characteristics of the three cases but identifies the stylistic evolutions that took place at an architectural and artistic level in those years. Moreover, it traces the relationships and connections between the protagonists, identified not only by means of bibliographical surveys but also through numerous archival analyses and the perusal of specialized magazines, such as "Architettura e Arti Decorative", "Architettura", "Emporium" and many others, and some newspapers of the period. The several documents identified, in fact, constitute the backbone of the story, with the aim of returning the dynamics that took place and certain details otherwise neglected by the existing bibliographic sources.
Nuovo, Lorenzo. "La pagina d'arte de "Il Mondo" di Mario Pannunzio (1949-1966)". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3633.
Texto completoNel panorama degli studi di storia della critica figurativa del secondo dopoguerra, manca una disamina delle posizioni degli autori della pagina d’arte del periodico romano “Il Mondo” . Studi - raccolte di documenti, indagini sul rapporto tra arte e critica militante in Italia e affondi sulla trasformazione del vocabolario visivo tra anni Quaranta e Cinquanta - che, anche quando hanno centrato la propria attenzione su periodici o giornali non specialistici, hanno sempre finito per tenere fuori fuoco la definizione dei tratti propri della specola sulle arti costituita dal settimanale diretto da Mario Pannunzio. L'analisi delle pagine culturali de “Il Mondo” dimostra l'insufficienza di un ragionamento costruito sulla base di una mera contestualizzazione degli scritti figurativi comparsi nel settimanale nel dibattito critico del secondo Novecento. “Il Mondo” è stato espressione di un clan, della élite raccoltasi a partire dagli anni Trenta attorno a Mario Pannunzio; un gruppo che, in alcuni dei suoi protagonisti e in piena continuità politica e culturale, è poi confluito nell'avventura de “L’Espresso” di Benedetti e Scalfari. Sulla costituzione del gruppo vale la pena di indugiare, resistendo alla tentazione di una distinzione tra questioni prettamente storico-artistiche e culturali in senso generale, o addirittura tra scelte di campo in materia di arti visive e battaglie politiche e civili: sono gli stessi autori della pagina d’arte de “Il Mondo” ad indicare questa strada, in un dibattito che, negli anni dell’immediato dopoguerra, era giocoforza carico di ragioni ideologiche. Obiettivo del presente lavoro è quello di fare luce sulla sintesi operata nell’ambito della redazione del settimanale tra le due componenti salienti del gruppo gravitante attorno a Pannunzio. Serbatoi di uomini e di idee, essenzialmente cultura di fronda per quel che attiene agli autori delle pagine culturali, intellettualità liberaldemocratica per quanto attiene alla definizione della rotta politica, economica e civile del settimanale.
XXII Ciclo
1979
Giorio, Maria-Beatrice. "Gli scultori italiani e la Francia : influenze e modelli francesi nella prima metà del novecento". Thesis, Paris 10, 2012. http://www.theses.fr/2012PA100053/document.
Texto completoThis study has analyzed the presence of Italian sculptors in Paris from the beginning of the 20th Century to the end of the third decade, with the aim of reconstructing an important chapter of the history of artistic exchanges between Italy and France. We have favored an historical-philological method, based on critical publications and old French and Italian press.Concerning the beginning of the century, we have remarked a considerable participation of Italians in the main expositions in the French capital, such as official Salons; critical and market success allowed them to get a main role in the crew of the most popular artists.During the twenties, we have noted a less considerable participation of Italian sculptors; we have interpreted it in relation to historical context of fascist Italy, where the government was trying to develop a national cultural program. The Italian artists in France, after the First World War, didn't share the new Italian artistic orientation; they went on with outdated aesthetic choices.The last part of our research was interested in the development of the new Italian artistic language, finally known out of Italy. The Italian sculptors consequently could take part in arts activity in Paris, showing the face of a new sculpture, finally aware of its potentialities. France gave these experimentations a good welcome in the aim of constituting a longtime friendship with the Italian country
Zorzi, Alberto Gerardo <1958>. "Quando il gioiello d'artista parla : uno studio selettivo, un'osservazione analitica degli esiti più rilevanti dell'oreficeria d'autore in Italia dal secondo novecento al primo decennio del terzo millennio : una scoperta, un'esperienza emblematica, Arturo Martini tra piccola scultura, medaglie e gioielli, gli ultimi anni 1940-1947". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10362.
Texto completoCamporeale, Elisa. "Primitivi in mostra : eventi, studi e percorsi all'inizio del Novecento". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2005. http://hdl.handle.net/11384/85758.
Texto completoGiorio, Maria Beatrice. "Gli scultori italiani e la Francia. Influenze e modelli francesi nella prima metà del Novecento". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7419.
Texto completoLo studio ha analizzato la presenza degli scultori italiani a Parigi dall'inizio del XX secolo alla fine degli anni Trenta, con l'obiettivo di ricostruire un capitolo importante della storia degli scambi artistici in Francia. Ci siamo serviti del metodo storico-filologico che è stato applicato agli scritti critici e alla stampa d'epoca. Per quel che riguarda l'inizio del secolo, abbiamo rilevato una partecipazione italiana considerevole ai principali eventi espositivi della capitale come i Salons ufficiali; il successo commerciale e di pubblico aveva consentito loro di ottenere un certo spazio tra gli artisti alla moda più conosciuti. Nel corso degli anni Venti abbiamo notato un numero meno significativo di scultori, interpretando questo fatto alla luce della situazione storica italiana, sottomessa a importanti cambiamenti, successivi all'ascesa del regime fascista. Gli italiani che si trovavano ancora in Francia in seguito alla Prima Guerra Mondiale non si inserivano pertanto all'interno delle ricerche artistiche italiane, dal momento che sostenevano degli indirizzi estetici ormai sorpassati. L'ultima parte del nostro studio si è concentrata sullo sviluppo del nuovo linguaggio artistico della penisola italiana, diffuso ormai anche all'estero. Gli scultori italiani potevano partecipare di conseguenza all'attività espositiva di Parigi, e mostrare il volto di una plastica finalmente cosciente delle proprie potenzialità. La Francia da parte sua acccoglieva di buon grado questo tipo di sperimentazioni al fine di creare un rapporto di amicizia duraturo con la nazione confinante.
This study has analyzed the presence of Italian sculptors in Paris from the beginning of the 20th Century to the end of the third decade, with the aim of reconstructing an important chapter of the history of artistic exchanges between Italy and France. We have favored an historical-philological method, based on critical publications and old French and Italian press. Concerning the beginning of the century, we have remarked a considerable participation of Italians in the main expositions in the French capital, such as official Salons; critical and market success allowed them to get a main role in the crew of the most popular artists. During the twenties, we have noted a less considerable participation of Italian sculptors; we have interpreted it in relation to historical context of fascist Italy, where the government was trying to develop a national cultural program. The Italian artists in France, after the First World War, didn't share the new Italian artistic orientation; they went on with outdated aesthetic choices. The last part of our research was interested in the development of the new Italian artistic language, finally known out of Italy. The Italian sculptors consequently could take part in arts activity in Paris, showing the face of a new sculpture, finally aware of its potentialities. France gave these experimentations a good welcome in the aim of constituting a longtime friendship with the Italian country.
Cet étude a analysé la présence des sculpteurs italiens à Paris du début du XX siècle à la fin des années Trente, afin de reconstituer un chapitre important de l'histoire des échanges artistiques en France. Nous nous sommes servis d'une méthode historique et philologique, qui a bien été appliquée aux écrits critiques et à la presse de l'époque. Pour ce qui concerne le début du siècle, nous avons remarqué une participation considérable de la part des italiens aux principaux événements expositifs de la capitale comme les Salons officiels; le succès de public et commercial leur avait permis d'obtenir une place parmi les artistes à la mode les plus connus. Pendant les années Vingt, nous avons constaté un nombre moins significatif de sculpteurs; nous avons lu ce fait en nous rapportant à la situation historique italienne, qui en ce temps subissait des importants changements dus à l'ascension du régime fasciste. Les italiens qui étaient encore présents en France après la Guerre ne s'inséraient guère dans le cadre des nouvelles recherches artistiques italiennes, ils poursuivaient, au contraire, des orientations esthétiques plutôt dépassées. La dernière partie de notre étude s'est intéressée à l'essor du nouveau langage artistique de la péninsule italienne qui pendant les années Trente se répandit enfin même à l'étranger. Les sculpteurs italiens pouvaient donc participer activement à la vie expositive parisienne, tout en montrant le visage d'une plastique qui avait enfin pris conscience de ses potentialités. La France de sa part accueillait volontiers ces expérimentations, dans le but d'instituer une relation d'amitié durable avec le pays voisin.
XXIV Ciclo
1982
MASSIA, FEDERICA. "Walt Whitman in Italia tra Otto e Novecento e la nascita del verso libero". Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2020. http://hdl.handle.net/11571/1329155.
Texto completoPasini, Francesca <1992>. "Arte e mondo vitivinicolo: mappatura del fenomeno in Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14855.
Texto completoZanninello, Lisa <1991>. "L'architettura in Italia negli anni del Fascismo: il caso di Venezia negli anni Venti e Trenta del Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12327.
Texto completoMarullo, Anita <1989>. "Arte,esperienza e società. Un confronto tra prospettive critiche e continuistiche del Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6639.
Texto completoBencich, Marco. "Protagonisti e correnti del sionismo italiano fra Otto e Novecento". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10010.
Texto completoQuesto lavoro ha avuto come oggetto di studio l'attività del movimento sionista nella penisola italiana tra Otto e Novecento, e più nello specifico sono stati analizzati il processo di diffusione della sua ideologia e i suoi maggiori esponenti a livello nazionale. Nel contempo è stato esaminato il particolare ruolo propagandistico della stampa ebraica attraverso un continuo confronto delle differenti opinioni e posizioni delle singole riviste sioniste e filo-sioniste italiane riguardo ad alcune delle principali questioni messe in campo dal movimento ebraico di rinascita nazionale. I periodici sono stati altresì utilizzati per esaminare quelle che furono le reazioni dei sionisti italiani di fronte ai maggiori eventi che toccarono direttamente o indirettamente la comunità ebraica (italiana e internazionale) tra Otto e Novecento. Un lavoro dunque sulle idee e gli atteggiamenti, sulle polemiche e le contraddizioni, che contraddistinsero il sionismo italiano tra la fine dell'Ottocento e il primo ventennio del Novecento. Il periodo esaminato è senz'altro fra i più interessanti, ma difficili e convulsi, della storia ebraica italiana. All'inizio del Novecento l'ebraismo italiano era immerso nel clima liberale dell'epoca post-emancipazionista: in gran parte della popolazione ebraica l'uscita dai ghetti fu intesa e vissuta come libertà da se stessi, ovvero dal mondo ebraico. La conseguenza più evidente di questa nuova condizione dell'ebraismo italiano fu la disgregazione del concetto unitario e globale della vita ebraica e la sua riduzione ad un mero fenomeno religioso, ovvero di coscienza personale. Il movimento sionista ebbe il merito di mettere a nudo le contraddizioni che erano emerse all'interno delle Comunità italiane in seguito ai processi di emancipazione e integrazione. Nella ricerca si sono impiegate e confrontate tre differenti tipologie di fonti: pubblicazioni a stampa (articoli e opuscoli), lettere private e documenti ufficiali della Federazione Sionistica Italiana e dei vari Circoli locali (corrispondenza del Presidente della Federazione, verbali, volantini di propaganda). Il lavoro si articola in otto capitoli, di cui i primi quattro sono organizzati in prevalenza su base tematica mentre gli ultimi seguono lo sviluppo prettamente cronologico del sionismo italiano. Il primo capitolo ha carattere introduttivo: vi presento una problematizzazione storiografica sulla questione dell'identità ebraica dopo l'emancipazione. Il secondo capitolo contiene uno studio sui periodici sionisti e filo-sionisti in lingua italiana, la fonte principale di questo lavoro, e i loro principi ispiratori, che per molti versi furono dissimili gli uni dagli altri; nel terzo cerco invece di estrinsecare le varie declinazioni che il concetto di «sionismo» assunse nelle riflessioni dei sionisti italiani. I capitoli dal quarto all'ottavo analizzano lo sviluppo del sionismo italiano fino alla prima Guerra Mondiale, con particolare attenzione ai suoi rapporti con il movimento internazionale (capitolo IV) e le conseguenze che su di esso ebbero i conflitti bellici dello Stato italiano (capitolo VIII); uno dei punti nodali del presente lavoro è rappresentato dall'ascesa e crisi dell'attivismo sionista in Italia (capitoli V e VI).
XXV Ciclo
1981
Nannini, Sofia. "La Manifattura Tabacchi a Bologna di Pier Luigi Nervi: ricerche sulla sperimentazione del cemento armato nell'architettura industriale del Novecento in Italia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12902/.
Texto completoBunn, Daniela. "L' Occhio del poeta". Florianópolis, SC, 2004. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/88164.
Texto completoMade available in DSpace on 2012-10-22T06:11:06Z (GMT). No. of bitstreams: 1 228602.pdf: 3309602 bytes, checksum: 54a8ee73b201443a4b2ca069b58b14a2 (MD5)
No intuito de selecionar, analisar e inter-relacionar os escritos sobre arte de Murilo Mendes, escritos em português e em italiano (poesia e prosa), este estudo configura-se como um texto em metamorfose através da filosofia deleuzo-guattariana. Cada estrato engendra substratos que se entrelaçam: os primeiros anos no Brasil, a desterritorialização do poeta, o contato com a arte e com os pintores abstratos italianos, os símbolos torcitários, o corte e a fissura. Tais elementos contribuem para o estudo da trama poética tecida pela máquina abstrata muriliana em relação ao visível e suas manifestações.
SEVERINI, SARA. "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009536.
Texto completoThe doctoral thesis "Picturesque polygraphy. The eccentric writing of Marie Gamél Holten between Italy and Denmark in the early twentieth century" represents an archival-documentary and historical-literary survey of a minor figure in the Danish literary panorama, the polygrapher and Italianist Marie Gamél Holten (1855-1943). Italian-themed journalistic collaborations author, appearing in Danish newspapers and magazines since the 1910s, Marie Gamél Holten is the Danish translator of Grazia Deledda, of Giovanni Pascoli's work, as well as of Giuseppe Cesare Abba's "Noterelle!; in 1913 in Copenhagen, she published a travel book of Sardinia, "The Unknown Island, as the result of two historical journeys made on the Island. A regular traveler in Italy and a frequent visitor, albeit marginally, to the main cultural institutions of the time, such as the National Central Library of Florence, the GP Vieusseux Scientific Literary Cabinet in Florence, the Vittorio Emanuele Library in Rome (future Central National Library in Rome ), the Scandinavian Circle in Rome, Marie Gamél Holten moves from the center to the Italian suburbs and vice versa, gravitating around the main networks without becoming an integral part of them, and placing the city alongside smaller places of Italian geography and history, whose stories she returns in many ways and forms; as a librarian, in Copenhagen, she actively promotes the Italian culture by participating and organizing the library of the Copenhagen Committee of the Dante Alighieri Society, to which she remains linked until at least 1938. Her creative production, in particular the journalistic one, includes a variety of concise literary forms, from news article to creative writing, from historical-literary essay to travel letters: together with the translations that serve as training for a proper literary activity, and for the travel book, it is configured as a "picturesque polygraphy", both in the sense of the eighteenth-century erudition and in its ability to give back to the Danish reader small stories about minor Italy, fragments of a "parceled" trip to Italy, that becomes innovative with respect to the practices of the Grand Tour, under the pressure of modern tourism. This dissertation consists of three chapters, each addressed to a specific goal. After a more personal preface, and a methodological introduction, chapter I presents the reconstruction of the historical figure of the author, semi-unknown at the beginning of the research, the result of a detailed work of archival investigation and the recovery of material traces, where possible. This "literary archeology" operation allowed a first interpretation as well as a systematization of the aforementioned materials. Chapter II aims to frame Holten's creative production within the wider network between Denmark and Italy’s cultural relationships in the early twentieth century, a field in which systematic studies are currently lacking. Therefore, the Danish Italianist, becomes an 'opportunity' for a more in-depth study of this complex cultural network, which was configured as an authentic "civilization of courtesy” at the beginning of the First World War. Alongside her, in this section emerges the central figure of Johannes Jørgensen, next to a myriad of silhouettes of publishers and minor characters who nevertheless play a crucial role in the transmission of Italian culture in Denmark, both during the Giolittian age and in the fascist era. Chapter III, through a philological analysis of the Holtenian production, aims to restore to Holten's creative production a poetic dignity, as well as to its author, recognizing in the pictorial polygraphy an original contribution to the history of culture between Denmark and Italy in the early twentieth century, and also to the Danish travel literature on Italy: "The Unknown Island" is investigated both from a stylistic point of view and in its relations with cultural history and ideas, as well as the rising practice of tourism, which changes the very nature of odeporic writing . After a few brief conclusions, the thesis ends with Bibliography, Index of Names, Index of Places, and two appendices, respectively ASE (Exemplary Writings Appendix) and AMO (Original Materials Appendix): the first one presents, in the Italian translation of the candidate, some writings considered exemplary with respect to the contemporary Danish literary tradition; the second one shows, in addition to the archival documents (realia) found during the early stages of the research, the entire Holtenian creative production in the original scans and in the Italian translation of the candidate: this is not a literary but cultural translation, and translation should be intended to guarantee to the no-danish speaker a general understanding of the Holtenian polygraphy.
FRIGERIO, CARLOTTA. "L'INSEGNAMENTO ACCADEMICO DELLA PEDAGOGIA IN ITALIA DALLE ORIGINI AGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO: IDENTIKIT DEL PROFESSORE ITALIANO DI PEDAGOGIA NELLE UNIVERSITA' MAGGIORI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97171.
Texto completoThe research project that led to the writing of my doctoral thesis had as its main objective that of retracing and analyzing the history of the academic teaching of Pedagogy in the major Italian universities, starting from the pre-unification period until the sixties of the last century, reconstructing with accuracy the mapping of the major university chairs of Pedagogy, to highlight their evolution and their development over time. The first chapter of this work is divided into three parts: in the first one the research investigates how the history of academic Pedagogy has been approached in other European countries, where, with the exception of Austria with the monumental work of W. Brezinka, where the situation is similar to the Italian one; in the second part the three Italian pre-unification states that already proposed the teaching of Pedagogy in their universities are presented: that is, the Savoy Kingdom in Turin, the Habsburg Empire in Pavia and Padua and the Grand Duchy of Tuscany in Pisa; finally the last part proposes a quick legislative framework about the teaching of Pedagogy in the various faculties and in the different courses of study. The second chapter represents the most substantial part of the entire text since it examines the development and articulation of the discipline in the twelve universities under analysis, also briefly framing the profiles of all the teachers in charge of teaching; it also presents an initial analysis of the data in each university. With the beginning of the third chapter, the work focuses on the quantitative and qualitative analysis of the data collected. It shows the summary graphs accompanied by a critical commentary on the aspects investigated that were considered most important, that is, the geographic origin of the teachers, the age at which they entered the professorship, the training of each professor, the type of assignment, the lesson plans and the pedagogical and philosophical currents embraced by each teacher; finally, the chapter concludes with the presentation of a sketch of the typical professor of Pedagogy in correspondence with four main historical periods: Unification to 1880; 1880 to the end of the century; 1900 to the end of World War II; and the post-war period to 1960. Lastly, the fourth chapter, although shorter in length than the previous ones, consists of a presentation of the creation of a web application related to the research. In this application it is possible to consult all the data collected, that is, both the list subdivided by year and by faculty of the professors of Pedagogy in the Faculty of Arts, and the biographical files of each one, so that they can be accessed remotely by anyone who needs them. This thesis is then accompanied by an Appendix that reports the filing of the numerous data collected. In conclusion, this long-term analysis has made possible a historical and geographical mapping of the permanences and fractures that have characterized the teaching of academic Pedagogy in Italy. Pedagogy was for a long time complementary to Philosophy, included in the Faculty of Arts; only in 1934 the Teacher Training Faculty was born, but the discipline still showed some difficulty in splitting from the philosophical disciplines. Moreover, in the beginning, History and Didactics of Pedagogy were united and the teacher of Pedagogy mastered everything; we had to wait until the Seventies, with the explosion of the number of chairs, to see the separation of knowledge. In conclusion, this work wants to be a first step in the attempt to fill a gap in the history of Italian academic Pedagogy through a global comparative analysis.
FRIGERIO, CARLOTTA. "L'INSEGNAMENTO ACCADEMICO DELLA PEDAGOGIA IN ITALIA DALLE ORIGINI AGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO: IDENTIKIT DEL PROFESSORE ITALIANO DI PEDAGOGIA NELLE UNIVERSITA' MAGGIORI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97171.
Texto completoThe research project that led to the writing of my doctoral thesis had as its main objective that of retracing and analyzing the history of the academic teaching of Pedagogy in the major Italian universities, starting from the pre-unification period until the sixties of the last century, reconstructing with accuracy the mapping of the major university chairs of Pedagogy, to highlight their evolution and their development over time. The first chapter of this work is divided into three parts: in the first one the research investigates how the history of academic Pedagogy has been approached in other European countries, where, with the exception of Austria with the monumental work of W. Brezinka, where the situation is similar to the Italian one; in the second part the three Italian pre-unification states that already proposed the teaching of Pedagogy in their universities are presented: that is, the Savoy Kingdom in Turin, the Habsburg Empire in Pavia and Padua and the Grand Duchy of Tuscany in Pisa; finally the last part proposes a quick legislative framework about the teaching of Pedagogy in the various faculties and in the different courses of study. The second chapter represents the most substantial part of the entire text since it examines the development and articulation of the discipline in the twelve universities under analysis, also briefly framing the profiles of all the teachers in charge of teaching; it also presents an initial analysis of the data in each university. With the beginning of the third chapter, the work focuses on the quantitative and qualitative analysis of the data collected. It shows the summary graphs accompanied by a critical commentary on the aspects investigated that were considered most important, that is, the geographic origin of the teachers, the age at which they entered the professorship, the training of each professor, the type of assignment, the lesson plans and the pedagogical and philosophical currents embraced by each teacher; finally, the chapter concludes with the presentation of a sketch of the typical professor of Pedagogy in correspondence with four main historical periods: Unification to 1880; 1880 to the end of the century; 1900 to the end of World War II; and the post-war period to 1960. Lastly, the fourth chapter, although shorter in length than the previous ones, consists of a presentation of the creation of a web application related to the research. In this application it is possible to consult all the data collected, that is, both the list subdivided by year and by faculty of the professors of Pedagogy in the Faculty of Arts, and the biographical files of each one, so that they can be accessed remotely by anyone who needs them. This thesis is then accompanied by an Appendix that reports the filing of the numerous data collected. In conclusion, this long-term analysis has made possible a historical and geographical mapping of the permanences and fractures that have characterized the teaching of academic Pedagogy in Italy. Pedagogy was for a long time complementary to Philosophy, included in the Faculty of Arts; only in 1934 the Teacher Training Faculty was born, but the discipline still showed some difficulty in splitting from the philosophical disciplines. Moreover, in the beginning, History and Didactics of Pedagogy were united and the teacher of Pedagogy mastered everything; we had to wait until the Seventies, with the explosion of the number of chairs, to see the separation of knowledge. In conclusion, this work wants to be a first step in the attempt to fill a gap in the history of Italian academic Pedagogy through a global comparative analysis.
Tolve, Antonio. "Gillo Dorfles. Arte e critica d’arte in Italia 1950-2000". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/223.
Texto completoIl punto di partenza dal quale la ricerca si è mossa è stato quello di ricostruire il dibattimento tra Arte e Critica d’Arte nell’Italia del secondo Novecento. Nell’ambito di una impostazione più strettamente storica, il progetto di analisi maturato durante i tre anni di ricerca, ha posto le basi necessarie ad analizzare e rileggere alcune stagioni dell’arte e della critica, nonché le metodologie, con le quali (e attraverso le quali) Dorfles – soggetto e oggetto della tesi – ha formulato, nel secondo Novecento, il proprio discorso sull’arte e il proprio pensiero legato, via via, a prefissi estetici (a linguaggi visivi e a metodi) diversi e diversificati. Dopo l'analisi di un dibattito dedicato alle complesse vicende artistiche dell’immediato dopoguerra – complesse per le polemiche tra realisti e astrattisti e per le problematiche sociali e politiche che si inseriscono nel dibattito artistico italiano postbellico – la ricerca si è spostata in un ambiente in cui l’Autore, da pittore impegnato a svolgere un ruolo attivo nel dibattito artistico, si fa pittore clandestino per continuare, nei territori della teoria e della critica d’arte, la sua linea di pensiero. Un atteggiamento tipicamente dorflesiano che pare configurarsi come una sorta di poetica del divenire presente già nel 1951 (anno in cui l’Autore dà alle stampe il suo primo lavoro); quello di concepire, cioè, “opere aperte” in grado di fornire all’Autore un’ampia area d’azione critica e teorica che, lavorando sul concetto di divenire (di metamorfosi) e di transitorietà nel tempo delle arti, delle scelte e delle tecniche impiegate soprattutto (Dorfles è un autore che vede nella tecnica l’origine di ogni discorso artistico), rinnova, sulla linea hegeliana, continuamente il proprio spazio creativo. Ed è questo suo analizzare la contemporaneità, questo suo essere amante di «un pulsante presente» – critico dell’istante e teorico dei nuovi scenari artistici – a formulare, appunto, un racconto “aperto” in cui, di volta in volta, e di mutazione in mutazione, si aggiungono nuovi spazi d’azione critica e teorica in continuo divenire. Lo dimostrano, ad esempio, le Ultime tendenze nell’arte d’oggi – definito, tra l’altro, il bestseller dell’arte contemporanea –, in cui l’Autore ha deciso di riunire «prima che sia troppo tardi (e, oggi, il “troppo tardi” viene di solito anche “troppo presto”)», ha avvisato, puntualizzando la propria linea metodologica, «certe mie esperienze critiche attorno a quelle forme artistiche da me considerate come più autentiche e rappresentative, così come esse si vengono svolgendo e ramificando sotto i nostri occhi». In Dorfles, così, proprio con concetti quali oscillazione e divenire, obsolescenza e metamorfosi, si compie una roccaforte sovrastorica in cui l’autore, liberandosi di stilemi fissi, fissa in un sistema di lettura variabile, il proprio percorso teorico e critico. Dal Discorso tecnico delle arti (del 1952) al suo ripiegamento ne Il Divenire delle arti (nel 1959) e ne Il divenire della critica (1976) – spazio nel quale va inserito anche l’importantissimo Le oscillazioni del gusto (1959) – per giungere, poi, alle Ultime tendenze nell’arte d’oggi (del 1961) che, a sua volta, si arricchisce e si amplia nel 1981 attraverso un monitoraggio e un lavoro sul campo in Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Dall’Informale al Concettuale; e che, per non smentire il work in progress di costruzione critica (una costruzione attenta, naturalmente, ai processi di trasformazione e rinnovamento artistico), diventa, nel 1993, Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Dall’Informale al Neo-Oggettuale, il lavoro teorico ed estetologico di Dorfles si affina e si trasforma in una ricognizione più strettamente legata alla critica d’arte ma pur sempre connessa ad alcuni principi tecnici, propri di quel Discorso tecnico del ’52, e ad un’apertura teorica che vede appunto nel panorama evoluzionistico, la base (una delle basi) del discorso dorflesiano. Su questa stessa linea riflessiva sono stati letti, inoltre altri percorsi e discorsi affrontati dall’autore; dalle analisi dedicate all’architettura [che, partendo dal 1951 con Barocco nell’architettura moderna, via L’architettura moderna (1954), arriva fino alle Architetture ambigue dal Neobarocco al Postmoderno del 1984] a quelle indirizzate alla moda e al design, alle nuove tecnologie e alla medialità in generale [Simbolo, comunicazione e consumo (1962), Nuovi riti, nuovi miti (1965), Artificio e natura (1968)]. Un ulteriore punto di snodo, ha, inoltre, orientato le fasi della ricerca dentro uno scenario più prettamente metodologico. È stato notato, in Dorfles, attraverso varie letture – interviste, comunicazioni, lacerti critici e colloqui telefonici con l’Autore – un comportamento metodologico di tipo pluridisciplinare ed inclusivo. Che pare inserirsi, grazie a quel suo rapportarsi variabilmente rispetto ai nuovi oggetti di studio (l’Autore avvisa più volte nei suoi scritti che «l’arte non deve tradire il proprio mezzo espressivo» e che la critica deve guardare la nuova opera in base alle novità tecniche del periodi in cui essa viene prodotta), in dinamiche più strettamente legate al rapporto contaminazionale, o meglio ad un metodo multivoco, appunto, che contraddistingue, forse (è studio e analisi in preparazione naturalmente) il percorso critico dorflesiano. Infine si è pensato di dislocare la ricerca entro ampi spazi di analisi e di impegno critico, per ritesse (ed evidenziare al meglio) il pensiero e le scelte dell’Autore in relazione con altri personaggi della critica e della teoria. Così, se in un primo momento (chiuso tra il 1948 e il 1958) la ricerca ha attraversato la fase costitutiva e organizzativa del Movimento per l'Arte Concreta nel vasto panorama internazionale; il periodo successivo della ricerca ha attraversato alcuni luoghi che dal '58, giungono alle frontiere della postmodernità. Un terzo periodo del lavoro, ha concentrato l’attenzione dalla fine dei grandi racconti e dunque dal dibattito sulla postmodernità, ad un ritorno alla pittura che significa non solo un ritorno, per Dorfles, alla pratica pittorica, ma anche, su scala internazionale, un ritorno al pittorico e alla cornice del linguaggio. I territori esauriti del concettuale, il minimalismo – l’antiform e le strutture primarie –, l’esperienza del Graffitismo, il ritorno del decorativo e i territori del magico, le declinazioni del postmoderno e i lineamenti del multiculturalismo, la fine dell’avanguardia e le spinte teoriche verso la post-avanguardia («il dibattito Moderno/Postmoderno»). E poi, ancora, il ritorno alla pittura, anzi, al pittorico – i Nuovi nuovi, la transavanguardia, in particolare, e le sue diramazioni internazionali –, ma anche l’esperienza della pittura analitica e dell’Astrazione povera, il manierismo e il neobarocco, il digitale e le sue varie coniugazioni attraversate dagli artisti Neo-geo (Neo Geometric Conceptualism) e dalla galleria International With Monument, la Commody-art e la Grande Decorazione, i nuovi metodi adottati dalla critica e i dibattiti sulle inadeguatezze metodologiche. L’arte, ancora, vista da una angolazione più ampia, come comunicazione, messaggio (o massaggio ha suggerito, tempestivamente, McLuhan) e come costruzione e decostruzione di linguaggio appunto. Attorno a questi fili di non facile lettura – di ampio raggio d’azione e in contraddizione tra loro, a volte – si dispiega un nuovo scenario critico- metodologico dentro il quale Dorfles propone nuove letture multidisciplinari e multiculturali (d’impostazione estetologica, socio-antropologica ma anche, via via, strutturalista, sociologica e linguistica – prendendo, tuttavia, misure di sicurezza «da improvvisi “furori disciplinari” o da mode e tendenze che desiderano imporsi, senza misurarsi sulle “cose”») tese a rivendicare, di volta in volta, l’importanza d’un processo cosciente – e coscienzioso – in grado di indicare, per l’arte e per la critica, strade alternative di comprensione e di azione. Nella parte conclusiva del lavoro è stato sviluppato, infine, il pensiero di Dorfles all’interno di alcuni eventi, che, tra la fine degli anni Ottanta del Novecento e il primo decennio del ventunesimo secolo hanno caratterizzato e caratterizzano, grossomodo, la nuova scena dell’arte, della critica d’arte e dell’estetica. Di un sistema dell’arte, infine, sfrangiato dalla megalopoli e dai flussi relazionali, dalle correnti dominanti dell’economia e dalla flessibility del lavoro, dalla commercializzazione globale e dai – sempre più massicci – flussi di un paesaggio virtuale e ibrido, carico di differenze e, nel contempo, paradossalmente omologante. [a cura dell'autore]
VIII n.s.
Costa, Gaia <1991>. "Una città da conservare: Angelo Alessandri tra arte e copia nella Venezia di Otto-Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14203.
Texto completoCorrent, Vinicio. "La riscoperta della poesia antica italiana nei compositori del primo Novecento in Italia : dalla generazione dell’Ottanta a Luigi Dallapiccola". Thesis, Toulouse 2, 2017. http://www.theses.fr/2017TOU20091.
Texto completoThe main purpose of this research was to study the motivations and requirements of a group of Italian composers, born around the years 1880's; for this chronological coincidence defined by Massimo Mila as the composers of the generation of the eighties recognizing the texts of ancient Italian poetry for some of their operas' lyrics. It was a path of investigation taking into account many factors, in particular the interweaving of artistic and literary interests and the cultural historical complexity of the context of the late nineteenth and the early twentieth centuries. Fundamental in the first place was the need to set up chronological indicative terms of the change, in fact, of the real breakthrough determined at European level by the general crisis of positivism reflected in various ways in Italy in the form of a strong reaction to Verismo in literature and to Melodramma specifically within the music. One of the first important aspect that we focused on in the present work was the fact that the composers we took into consideration were creating not only pieces made for the theatre, but also symphonic and instrumental compositions.In conclusion, it was found that the desire of the composers of the beginning of the 20th century to approach to the texts of ancient Italian poetry has been conditioned by many factors, affected by the social, economic, cultural and historical aspects.If there was a merely general interest in that period as far as the literature is concerned, then the same rough times were perceived by each composer in a very unique, personal way and in this research we believe that the significant contribution to the study of this aspect of the 20th century music has been given to a certain extent
Lo scopo principale della presente ricerca è stato quello di studiare le motivazioni e le esigenze che hanno portato un gruppo di compositori italiani, nati intorno al 1880, e per questa coincidenza cronologica definiti da Massimo Mila, come i compositori de « la generazione dell’Ottanta » a utilizzare per le loro opere cantate testi della poesia antica italiana. Si è trattato di un percorso di indagine che ha dovuto tenere conto di numerosi fattori dato soprattutto l’intreccio di interessi artistici e letterari e la complessità storico culturale del contesto di fine Ottocento e inizio Novecento. Fondamentale in prima istanza è stata l’esigenza di fissare dei termini cronologici indicativi di un cambiamento, anzi di una vera e propria rottura determinata a livello europeo dalla generale crisi del positivismo riflessasi in vario modo in Italia nelle forme di una forte reazione al verismo in ambito letterario e al melodramma in quello più specificamente musicale. Un primo dato importante su cui ci si è concentrati nel nostro lavoro è stato quello che si trattava di compositori a tutto tondo, che creavano non solo opere cantate per il teatro, ma anche strumentali da camera e sinfoniche. In conclusione si è riscontrato che il desiderio dei compositori del primo Novecento di rifarsi e riprendere i testi dell’antica poesia italiana per le loro opere, non va attribuito a un solo elemento, ma deve essere riferito a una pluralità di aspetti molto spesso dipendenti da esigenze socio economico culturali e storiche. Se vi fu un generale interesse per quel periodo della letteratura lo stesso fu poi elaborato in modo del tutto personale da ogni compositore e in questa ricerca crediamo di aver dato per quello che abbiamo considerato un significativo contributo allo studio di questo aspetto della musica del Novecento
Accatino, Scagliotti Sandra. "Pintado en el corazón : memoria y meditación en la construcción de las imágenes devocionales del Renacimiento italiano (1300-1500)". Tesis, Universidad de Chile, 2013. http://www.repositorio.uchile.cl/handle/2250/113410.
Texto completoNo autorizada por la autora para ser publicada a texto completo.
La tesis plantea que una parte importante de las innovaciones que caracterizaron a la práctica y a la teoría artística del primer Renacimiento fueron influidas por las técnicas de oración y por las prácticas del arte de la memoria asociadas a éstas, heredadas en gran medida de la retórica clásica. Si la meditación religiosa era concebida como una vía, un itinerario integrado por una serie articulada y ordenada de “lugares” e “imágenes” que estaban simultáneamente en acción y actuando con gran fuerza sobre las emociones, la memoria y la mente del fiel, las imágenes religiosas guiaban la meditación del espectador a través de énfasis visuales y de diversas estrategias también vinculadas al ars memoriae y a la devota memoria medieval: la soledad en la que preferentemente se debían contemplar las imágenes; las dificultades que se imponían a la visión; la presencia de detalles llamativos, textos escritos, escorzos y personajes representados empáticamente, contribuían a crear en el espectador una mirada diligente y atenta que evocaba en él determinados estados emocionales y contenidos intelectuales. De igual manera, en los ciclos pictóricos de temática religiosa, el espectador sigue los distintos recorridos visuales establecidos a través de la repetición de temas y detalles en las escenas, que han sido colocadas en esquemas compositivos que generalmente no siguen el orden cronológico de la historia y que tienden a afirmar conceptos morales, teológicos y políticos que no se encontraban necesariamente implícitos en los textos que habían inspirado a los ciclos pictóricos.
Celaya, Bustamante Gaston A. "Garcilaso en Italia: arte y política en la lírica del "Príncipe de la poesía española"". Diss., The University of Arizona, 2011. http://hdl.handle.net/10150/203471.
Texto completoNARDELLI, Chiara. "Gli impasti cementizi in Italia nel primo Novecento. Percorso di conoscenza del materiale per la definizione di suggerimenti operativi in fase di restauro". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389025.
Texto completoRIVA, SARA ELISA. "La ricezione di Marcel Proust in Italia tra gli anni dieci e trenta del Novecento. La critica, la narrativa solariana, la poesia di Montale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/571271.
Texto completoStarting from the reception of Proust's Recherche in Italy between 1910s and 1930s, the dissertation investigates Proust's influence on the short stories written by the so-called "solariani" and on Eugenio Montale's poetry, especially on the collections of poems "Ossi di seppia" and "Le occasioni".
CAVENAGO, MARCO. "ARTE SACRA IN ITALIA: LA SCUOLA BEATO ANGELICO DI MILANO (1921-1950)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/829725.
Texto completoIn October 1921, the Beato Angelico Higher School of Christian Art was born in Milan. Responsible for the initiative: Don Giuseppe Polvara, the architect Angelo Banfi, the painter Vanni Rossi, flanked by the sculptor Franco Lombardi, by the priests Adriano and Domenico Bernareggi, by the engineer Giovanni Dedè, by professor Giovanni Mamone and by the lawyer Carlo Antonio Vianello . There were nine pupils in the first school year, two of whom (the architects Don Giacomo Bettoli and Fortunato De Angeli) destined to remain in the School for many years as teachers: this also happened with the painter Ernesto Bergagna, who enrolled the following year. Starting from that event, the Italian context of sacred art was able to count on an element of indisputable novelty, destined within a few years to a rapid, widespread and stubborn affirmation in the Peninsula. The foundation of the Beato Angelico School put a stop to the age-old debate on the general decline of sacred art that had been staged for a long time in Italy as well as in major European countries. The formula conceived by Don Polvara put his personal, artistic and professional experiences into a system with the knowledge of the international context, some exemplary models and the comparison with groups and individual figures (artists, critics, men of the Church) animated by the common desire to contribute to the rebirth of sacred art. One hundred years after its birth - and seventy after the death of its founder - the Beato Angelico School (with the workshops of Architecture, Cesello, Embroidery, Painting and Restoration) still continues in the task of serving the Church through the creation of distinctive sacred furnishings and vestments. from a particular care of the artistic and liturgical aspect, object of repeated attestations of merit and acknowledgments in the ecclesiastical sphere. What is missing from the appeal so far is an organic attempt to reconstruct the historical events that marked the genesis and developments of this singular artistic and religious reality. The purpose of this thesis is therefore the return of a profile as detailed and reasoned as possible of the history of the Beato Angelico School, such as to bring this story back to the center of a historical situation and a complex cultural context, through an original work perspective conducted on thread of clarifications and rediscoveries. Given the "pioneering" nature of this research, the vastness of the materials and sources available and the consequent need to assign a recognizable chronological cut to the work, it was decided to limit the survey to the decades between 1921 and 1950, or between the foundation of Beato Angelico and the death of Giuseppe Polvara. As will be seen, the initial term is in a certain sense anticipated by the need to better outline the background and context from which the School originates (between the end of the 19th and the first decades of the 20th century). The year assumed at the end of the research, on the other hand, seemed an almost obligatory choice, coinciding with the first change in the direction of Beato Angelico as well as the desire to exclude from the discussion what started in the 1950s and 1960s, that is a new and different season in the field of sacred art (destined, among other things, to pass through the junction represented by the Second Vatican Council and by the action of St. Paul VI), which is however much investigated by historical-artistic studies. What made the drafting of this thesis possible is the fact that it relies, in large part, on unpublished archival materials or, at least, never examined before in a structured way. Access to the most historicized archive materials and their consultation (thanks to the availability shown by the direction of the Beato Angelico School) have decisively conditioned the discussion of the topics, the reconstruction of which, in some cases, is supported exclusively by documents found. The birth of the Beato Angelico School was not an isolated event in the panorama of European artistic production of the time nor an episode unrelated to what was being debated in the ecclesiastical world at the same time. The Polvara School was born in an era marked by great ecclesial ferment: think of the Ateliers d'Art Sacré founded by Maurice Denis and George Desvallières in Paris in 1919, only two years before the Milanese School, whose adherents - all lay people - they professed an intense and devoted religiosity. But, above all, the decisive and best known model by Polvara was the Beuron School (Beuroner Kunstschule), born in the homonymous German Benedictine abbey in the last quarter of the nineteenth century by father Desiderius Lenz and on whose example workshops specialized in the production of sacred art (furnishings and vestments for liturgical use) in many Benedictine communities in central Europe. Polvara's affinity with Benedictine spirituality is a key element of the School he founded: in fact, the (analogous) concept of "represented prayer" (orando labora) derived from the rule of the ora et labora. The very organization of the School, set up as in an ideal medieval workshop where teachers, apprentices and pupils collaborate and coexist, takes up the monastic lifestyle of the Benedictine monasteries. Precisely in order to preserve the character of the medieval workshop as much as possible, the number of students admitted to the School was never too high, so as to maintain an adequate and effective numerical ratio between disciples and masters. Again, from Beuron Fra Angelico drew the particular and unmistakable graphic form of the letter "e", recognizable in the numerous and long epigraphs present in many of his works. The last element in common between the Milanese and the German schools - but which can be attributed to the more general fascination for the medieval era - is the unity of purpose that must animate all the workers involved in creating a collective and anonymous work ad maiorem. Dei gloriam, where the contribution of the single author remains deliberately hidden in favor of the name of the School. What still differentiates the School from similar centers of production of sacred art is the fact that it rests its foundations on a religious congregation, the Beato Angelico Family, an idea long cultivated by Polvara and officially approved by the diocesan authority between the thirties and forties. From the common vocation to sacred artistic creation (the artist's "priestly mission") descend the practice of community life, the participation in the sacraments and the various daily moments of prayer by master priests, brothers and sisters artists, apprentices, pupils and pupils . The spiritual direction traced by the founder for his family still acts today as a guarantee of a strenuous fidelity in the continuity of a unique artistic and liturgical project, put into practice by a community of men and women linked together by the canonical vows of poverty, chastity. and obedience but above all from a common and higher intent. Precisely to ensure a prospect of survival and future development of his creature, Polvara always had a clear need to keep the training aspect (and therefore the teaching for students, adolescents and young people) united with that of production (due to the work of collaboration between teachers, apprentices and students). From an operational point of view, the artistic disciplines, practiced in the various laboratories in which the School is divided, contribute, without any exception and in the aforementioned anonymous and collective form, to create an organic and unitary artistic product, a "total work of art" which must respond to the address given by the master architect (Polvara himself), to whom devotion, respect and obedience are due. The architectural design is therefore assigned great importance and this means that the best representative works of the Beato Angelico School are those sacred buildings entirely made with the intervention of its laboratories for all or almost all the decorations, furnishings, furnishings and Milanese churches of S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, S. MM. Nabore and Felice, or the church of S. Eusebio in Agrate Brianza and the chapel of the religious institute of the daughters of S. Eusebio in Vercelli). As for the expressive languages used by the School (the so-called "style"), the preference for modern architectural rationalism is highlighted - a topic of stringent topicality, to which Polvara did not fail to give his personal theoretical and practical contribution - and that for Divisionism in painting, indebted to the ancient admiration for the work of Gaetano Previati. The interaction of these two forms gives rise to a recognizable language, modern and spiritual at the same time, verifiable in the buildings as in the individual works, the result of a profound sensitivity that combines the thoughtful recovery of some forms of the past (for example early Christian iconography reused in the decorative motifs of the vestments or in the shape of some artifacts, from the chalice to the tabernacle, to the chasuble-chasuble) with the impetus for a modern and functional style appropriate to the times but respectful of tradition.
FURFARO, FEDERICA. "Recezione e traduzione della pandettistica in Italia tra otto e novecento. Le note italiane al Lehrbuch des Pandektenrechts di B. Windscheid e il contributo di P.E. Bensa". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/49810.
Texto completoThis doctoral thesis analyses the influence of German Pandectist model on Italian legal culture between the 19th and 20th centuries. Particular attention is paid to Italian translations of Pandectist literature, whose development was especially due to the “revitalizing” strategy applied to Romanistic studies by Filippo Serafini. Therefore, the thesis includes also a detailed catalogue of Italian translations and original handbooks of Roman law, which developed as parallel literatures. The translations were turned into original works too, thanks to the personal contributions introduced by Italian translators through their notes. This can be seen especially in the Italian version of the Lehrbuch des Pandektenrechts by Bernhard Windscheid, written by Paolo Emilio Bensa and Carlo Fadda. The analysis of their notes on the matters of interpretation of Italian law, individual rights and juridical condition and rights of women shows the importance of legal comparison to the development of Italian legal studies.
DEL, DOTTORE MARINA. "Viaggio, esplorazione, guerra nella fotografia e nei documenti di una casata borghese tra Ottocento e Novecento: catalogazione e studio del fondo fotografico Camperio". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1433.
Texto completoThis study is intended to present the Camperio Family Photographic Collection and to highlight the specific relevance of the travel photography it contains as a key both to the interpretation of the whole Collection and to the ethics of vision of the members of this 19-20th century upper middle class French-Italian family. To the members of this family, travel and travel photography had been primary tools both to frame the world and to relate themselves to their own time. The photographic eye, focusing on natural resources as well as on natural, technological and artistic wonders and on wartime, unveils the ethics of vision of the collectors, and paradigmately reflects the cultural climate of their age. The ideological transmission from parents to sons that emerges from the analysis of both photographic and related archival materials is also a fil rouge that goes through the collection, and gives it a coherence seldom met in other family funds.The Camperio Photographic Collection is housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta (MI), Italy). It has been catalogued by the author for the Cultural Heritage Information System of Cultural Department of Lombardy, and can be found online (Beta version): http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/camperio/1/ _________________________ The Camperio Family Photographic Collection (Fondo Fotografico Camperio) is part of the Camperio Family Fund (Fondo Camperio), a 19-20th century family fund housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta Civic Library) that holds together the Family Archive, the Family Library, and the Photographic Collection itself. The Photographic Collection was gathered over one century by the members of the family who took, bought and ordered photographs to document their enterprises. The collection contains pictures made by renowned photographers, scholars, explorers and by the Camperios themselves. It hosts several photographic genres, but it is expecially devoted to travel photography as the greatest part of the pictures was made or acquired during the many journeys undertaken by the family members in Africa, Egypt, Far East, Australia, Russia. This relevant historical photographic collection came to us in exceptionally good conditions, as it is integrated in the undivided, original archival context which is in almost intact state and provides useful material to determine the collection’s stratigraphy. The family Archive holds a wide range of documents (travel diaries, letters, essays…) that give account of the interests and activities in which the Camperios were involved, among which travel held a front-rank position. Also, it often provides straightforward reference to picture taking and collecting. The family Library is mainly composed by geographical and military literature, thus reflecting the great interest of the family members in geographical exploration and travel, and giving further evidence (in the many illustrated magazines and books) to the importance of photographic image as a tool to classificate, reduce and take possession of the world. During the second half of the 19th century and until World war 2, travelling had been a fundamental activity for to the members of this family. They interpreted journey in all its nuances, from exploration to tourism to war campaigning, and travelled extensively all around the world with a sense of essential necessity and an effortless attitude, in times when such an activity was no ordinary matter. The relevance of travel as an experience by means of which the Camperios related themselves to the world and to their own time is highlighted not only by the prominence that this activity had in the education of all the family members, but also in the importance that it had in the pursuing of their goals and in the developement of their professional careers. Italian Unification patriots, explorers, colonial entrepreneurs, philanthropists, professional soldiers, amateur photographers, the Camperios, both men and women, were extremely active personalities permeated with positivist tought and committed to international promotion, modernization and progress of Italy. Following their father’s steps, the young Camperios travelled extensively, collected slices of world through photography, and pursued the accomplishment of projects in line with their parent’s ideals. Taken as a whole, the Camperio Fund goes beyond the boundaries of the local or strictly personal experience, providing visions of the social, economical and political international history of the times. It also shows how ideological transmission from generation to generation worked as a leitmotiv declined in various ways in the personal choiches and cultural orientation of the members of the family. This ideolgical continuum is mirrored in the Photographic Collection and represents its strongest unifying element, its coherence being not merely provided by the thematic element (the travel) or by the collectors family membership.
Tera, Eloi de. "Arte y reforma monástica en la Florencia posmasacciana: El ciclo mural del Chiostro degli Aranci en la Badia Fiorentina". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/399646.
Texto completoThis PhD examines the mural cycle that decorates the upper gallery of the main cloister of the Badia Fiorentina in Florence, called Chiostro degli Aranci, in relation to the postmasaccian Florentine painting. The cycle consists of 10 lunettes painted between 1436 and 1438 with the buon fresco technique and a strip of basement decoration that accompanies them. This work is attributed in this PhD to Giovanni di Consalvo, painter of Portuguese origins, whose name comes from a ledger of the monastery of the Badia Fiorentina, now preserved in the ASF, that mentions repeatedly Consalvo as a recipient of payments for pigments and other materials to carry out the work of the frescoes. The frescoes in the Chiostro degli Aranci are the result of a commission Abbot Gomes of Portugal, who ruled the Badia Fiorentina during the period, and respond to his desire for reform monasticism and to return it to its origins, to the Rule and to the Desert Fathers. The analysis allows us to consider the mural cycle of Badia Fiorentina as the first introducer of Flemish influence on Florentine painting, mainly with the pictorial resource of the reflection of objects in the water. The role of the cycle as the introducer of this resource in Florentine painting was very important for the early work of some of the painters of the next generation as Piero della Francesca or Alesso Baldovinetti. On the other hand, teaches us today, over a period of the Florentine painting, dominated by large mural cycles as the apse of Sant'Egidio or the Gianfigliazzi chapel of Santa Trinita and that today we can only learn about them through its predecessor, the cycle of Badia.
Finetti, Fabrizio. "La representación del cuerpo en la iconografía numismática mediterránea occidental. El caso de las monedas del reino de Italia en el siglo XX (1900-1943)". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/393953.
Texto completoThe human body is an infinite object of study: a complex topic that the western thought has investigated thoroughly with all the tools of his disciplines along the history. This project of research wants to contribute in an original way to the history of the body in the Mediterranean western culture, and especially in Italy, between 1900 and 1943, studying as it has been represented in a particular discipline: the numismatics. The work is divided in four parts. In the first one the theoretical frame of the research is defined, introducing the concepts of body and numismatics in the "western" world. In the second section is planned a history of the representation of the body in the coins starting from the origins, while in the third one the representation of the body is analyzed in a numismatic well definite context: the Kingdom of Italy in the 20th century (1900-1943). Because of the forms of government that have taken place in that epoch, the 3rd section has been divided in two periods. In each one there is related the political, economic and social situation of the country to the contemporary idea of body and, especially, it is analyzed as this idea has been reflected and represented by the political power, in the coins. In the fourth section, beside elaborating a catalogue of the issues of the kingdom of Italy that represent the human figure in his iconography, we proposes a comparative analysis between the numismatic iconography of the studied European Mediterranean countries.
Byington, Elisa Lustosa. "Giorgio Vasari e a edição das "vidas" = entre a Academia Florentina e a Academia do Desenho". [s.n.], 2011. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/280013.
Texto completoTese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciências Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-18T19:25:44Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Byington_ElisaLustosa_D.pdf: 11767756 bytes, checksum: cc888a875e1153c43477a94f879eb9be (MD5) Previous issue date: 2011
Resumo: A primeira edição de "As Vidas dos mais excelentes arquitetos, pintores e escultores italianos de Cimabue aos nossos dias", escrita por Giorgio Vasari (1511-1574), arquiteto e pintor de Arezzo, é publicada em 1550. Ela é marcada pelas questões que animavam a Academia Florentina (1541) - a questão da historia, da língua vernácula e da sua difusão - e pela "disputa entre as artes", conforme proposta por Benedetto Varchi (1503-1565) nas célebres "Duas Lições". A segunda edição das "Vidas", publicada em 1568, será marcada por outra academia e por nova versão da "disputa"; i.é, pela Academia delle Arti del Disegno e o texto "Una Selva di Notizie", escrito por Dom Vincenzo Borghini(1515-1580), lugar-tenente da nova academia, rediscutindo a hierarquia entre as artes. Para a nova Academia, fundada em 1563, e para o texto "Una Selva di Notizie" (1564), a referência e modelo eram aqueles, institucional e intelectual, da década de "40. Tanto a academia dos artistas, fundada pelo próprio Vasari junto com o filólogo Borghini, seria inspirada na Academia Florentina, conforme declarado por eles, quanto a retomada da "disputa entre as artes" pelo lugar-tenente da Academia do Desenho, fazia referência à Lição de Varchi e às cartas escritas pelos artistas em resposta ao debate de quase vinte anos antes. Tais aspectos institucionais, e as distintas características do debate intelectual, influenciam respectivamente cada uma das edições com idéias que procuramos ressaltar e analisar no âmbito da política cultural do duque Cosimo I
Abstract: The first edition os the "Lives of the most excellent architetcts, painters and sculptors from Cimabue to ourdays" written by Giorgio Vasari (1511-1574), architect and painter of Arezzo, is published in 1550. It is marked by questions that directed the Florentine Academy (1541) - the question of history, of the vernacular ando its dissemination - and by the "dispute between the arts", as proposed by Benedetto Varchi (1503- 1565) in the famous "Due Lezzioni" (Two Lessons). The second edition of the "Lives", published in 1568, is marked by another Academy and by new version of the "dispute"; i.e. by the Academia delle Arti del Disegno and the text "Una Selva di Notizie", written by Don Vincenzo Borghini(1515-1580), lieutenant of the new Academy, rejudging the hierarchy between the arts. For the new Academy, founded in 1563, and the text "Una Selva di Notizie" (1564), the reference and model were those, institutional and intellectual, of the "40s. Both the academy of the artists, founded by Vasari himself along with the philologist Borghini, would be inspired by the Florentine Academy, as stated by them, as the resumption of the "dispute between the arts" by the Lieutenant of the Academy of drawing, made reference to the Lesson of Varchi and letters written by the artists in response to the debate of almost twenty years before. Such institutional aspects, and the distinct characteristics of the intellectual debate, influence respectively each of editions with ideas that emphasize and analyze the cultural policy of the Duke Cosimo
Doutorado
Historia da Arte
Doutor em História
Gerotto, Alice <1994>. "Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, José Clemente Orozco, e Rufino Tamayo. Mostre di arte messicana in Italia. Analisi di una fortuna critica dalla XXV Biennale del 1950". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17236.
Texto completoCarvalho, Larissa Sousa de 1988. "De gli habiti antichi, et moderni di diuersi parti del Mondo (1590) de Cesare Vecellio : tradução parcial e ensaio crítico". [s.n.], 2013. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/278841.
Texto completoDissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciências Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-22T18:03:34Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Carvalho_LarissaSousade_M.pdf: 23224889 bytes, checksum: 87808a1fa3818c985298723245553554 (MD5) Previous issue date: 2013
Resumo: A pesquisa apresenta como principal objeto de análise a obra De gli habiti antichi, et moderni di diuerse parti del mondo (1590), do italiano Cesare Vecellio (c.1521-1601). Uma segunda edição foi publicada sob o título Habiti antichi et moderni di tutto il mondo em 1598. Essa apresenta um projeto diverso da primeira, tendo seu conteúdo iconográfico ampliado, ao contrário dos comentários do autor, omitidos ou simplesmente reduzidos. O surgimento deste gênero de publicação, os chamados "livros de vestuário", ocorreram durante o século XVI, juntamente ao interesse cartográfico e enciclopédico. A época do autor presenciou a rápida expansão da imprensa em Veneza, dos studioli, os cabinets de curiosité e os Wunderkämmern, além de acompanhar a criação de uma rede interligada de publicações que firmavam um repertório de "tipos sociais" repetidos ao longo desses anos e que auxiliava na visão que, sobretudo os venezianos, tinham do restante do mundo. O teor da obra, grosso modo, permeia os costumes - em um sentido bastante amplo - aliados à representação de uma série de trajes. Vecellio não apenas representa a vestimenta europeia, como também inclui exemplares asiáticos, africanos e americanos. Essa antologia do vestuário mundial também é considera por alguns autores como a primeira história moderna do vestuário, já que são concebidas imagens comentadas de povos da Antiguidade até o século do autor, em um amplo espectro geográfico. No presente trabalho intenta-se perceber, portanto, o projeto da obra vecelliana. A partir de três ensaios discutiremos a respeito da ruína de valores antigos e da mutação (a veste aliada ao mito veneziano, a questão da boa governança e prosperidade das cidades, a relação entre antigo e moderno etc.); em seguida, problematizaremos a postura de Veneza ao projetar uma imagem positiva da cidade em meio a um contexto conturbado, bem como o modo vecelliano de dialogar com essa questão mediante a apresentação de "tipos sociais" (doge, virgem veneziana, cortesã...) associados à auto-imagem do Estado; e, por fim, apresentamos um panorama de sua obra, cujo objetivo será compreender a postura e o discurso de nosso autor frente à alteridade, discutindo, assim, algumas noções e a problemática do "Eu" que se define a partir do "Outro". Em correlato, propõe-se a tradução parcial do conteúdo da obra para uma versão portuguesa (inédita e comentada), no intuito de contribuir para as discussões teóricas - ínfimas em nossa realidade brasileira -, sem abandonar, entretanto, o escopo aqui descrito
Abstract: This research presents as main object of analysis the book De gli habiti antichi, et moderni di diuerse parti del mondo (1590), by the Italian author Cesare Vecellio (c.1521-1601). A second edition was published with the title Habiti antichi et moderni di tutto il mondo in 1598. This edition presents a project different from the first one. Its iconographic content is expanded, whereas the author's comments are either reduced or even omitted. The emergence of this type of publication, called costume books, occurred during the Sixteenth Century, along with the cartographic and encyclopedic interest. The period in which the author lived, witnessed the rapid expansion of the printing press in Venice, as well as of the studioli, the cabinets de curiosité and Wunderkammern. Apart from that, those years followed the creation of an interconnected network of publications that established a repertoire of "social types", repeated throughout the years, and helped in the idea that, especially the Venetians, had about the rest of the world. The content of the work covers the habits - in a very broad sense - combined with the representation of a variety of costumes. Vecellio does not only represent European clothing, but he also includes Asian, African and American costumes. This anthology of world clothing is also considered, by some authors, as the first modern history of costume, since it covers commented images from Antiquity until the time of the author, in a broad geographical spectrum. In this text we aim to understand the project of the Vecellian work. Starting with three essays of the current study, we will discuss the ruin of the old values and the mutation (clothing associated with the Venetian myth, the issue of good governance and prosperity of cities, the relationship between ancient and modern etc.); then we will problematize the posture of Venice, which projects a positive image of the city within a turbulent context, as well as the Vecellian way of discussing this subject while presenting the "social types" (doge, Venetian virgin, courtesan...), associated with the State's self-image; finally, we will present an overview of his work, whose purpose will be to understand the author's posture and the discourse towards otherness, discussing some problematic notions of the "I", which is defined from the confrontation with the "Other". Furthermore, together with this, we propose a partial translation of the content of the book into a Portuguese version (unpublished and commented), with the intention of contributing to the theoretical debate - very restricted in our Brazilian reality -, without abandoning, however, the scope described herein
Mestrado
Historia da Arte
Mestra em História
Barisoni, Elisabetta. "Margherita Grassini Sarfatti critica d’arte 1919-1939. Mart, Archivio del ‘900, Fondo Margherita Sarfatti". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/909423.
Texto completoStudy, transcription, analysis and publication of the writings and notes on art criticism made by Margherita Sarfatti and preserved at Archives of '900, Mart Museum, Rovereto, Italy The research project focuses on the analysis of the Fund Margherita Sarfatti, mostly unpublished, preserved in the Archives of the '900's at Mart Museum in Rovereto, Italy. The Archive, acquired by the Museum of Trentino in 2009, has been preserved for life by the author and followed in part her moves. The Fund consists of over 3,000 unpublished documents of personal correspondence, written in preparation for publications and conferences, texts by other authors, press clippings and a rich photographic heritage. Except for the collection of press cuttings, it is in most cases of autograph and unpublished manuscripts or typewritten documents, and it refers to the activity of study and preparation of numerous articles and essays edited by Margherita Sarfatti during her prolific career as an art critic and cultural promoter. The research involves especially the documents kept in the series 3, dedicated to the writings, of 194 files and 15 personal notebooks. More specifically, in this series, the research has focused on subsection 3.3, which collects 98 files of preparatory material for articles and conferences. The texts of art-historical subject are presented with detailed analysis and transcription. Chronologically, the research is focused on the decades 1919-39, which represents the most intense period of Sarfatti in the field of art criticism, parallel to her rise and then decline in the role of "national uncrowned queen" according to the famous definition given by Alma Mahler in 1928. The numerous materials collected in Mart Archive allowed to draw up the first list, ever made, certainly not exhaustive but already very large, of the important participation in conferences, lectures and presentations of exhibitions, held by Sarfatti, in Italy and abroad, not only as a promoter of the movement Novecento italiano or as a distinguished art critic, but sometimes also as a cultural ambassador of Fascism internationally. Moreover, a section of the research examines a significant group of texts dedicated to decorative arts and architecture. The study of the Fund in Rovereto has also allowed a significant update of Sarfatti's' bibliography on art-historical subjects, whose corpus consists of over 700 publications, including printed books and articles in newspapers and magazines. Finally, the documentary heritage deposited at Mart includes the personal Library of Margherita, or at least that part of it that from the villa Il Soldo and the heirs arrived in storage to the collections of Mart Museum, rich of about 400 publications including catalogs, monographs and journals. The work is set in a chronological order of events but also offers a cutting theme, aimed at identifying the origin and development of some recurring themes and concepts in the poetics of Sarfatti art criticism, without neglecting her multifaceted activities towards different expressive form and various artistic movements. Main focus and outcome of the analysis is the most important text written by the author on these issues, “Storia della pittura moderna”, published in 1930, which represents a crucial time for Margherita Sarfatti as a point of arrival of the research of the twenties and as a start for the critical battles carried on during the thirties.
RONCA, Nadia. "Aspetti del nonsense nel teatro italiano del primo Novecento: Petrolini, i futuristi, Campanile". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/395335.
Texto completoThe First Decades of the twentieth century represent the setting in which develops the dramatic activity of the famous comic actor Ettore Petrolini, as the Futurists playwrights and the humorist Achille Campanile. In their plays they show, in three different forms, the common tendency to use verbal, gestural and “di situazione” mechanisms, which have much to do with the world of the absurd, fully participating in the elements that constitute "the nonsense universe". The analysis of the three repertories show that the nonsense, even if exploited for comical, as in Petrolini's and Campanile's works, that in order to unsettle and perplex the audience, like in the intentions of Futurism, proves to be a expedient both effective and complicated. The nonsense is a rather marginal issue in studies of Italian literature, and this becomes even more evident if we narrow the search to the literature devoted to the scene and the performative moment. In fact the study of nonsense is often found as a corollary to the general theories on humor (as, for example, in studies of Bergson, Dupréel, Olbrechts-Tyteca) that are to grow outside Italy. Even Freud, in the early twentieth century, devoted some attention to nonsense in his book on wit, emphasizing the parallels between the logic of the dream, that of the crazy and that of the children's game, with particular interest for the pun. The main examples of nonsense literature belong to French Middle Ages, with resveries, fatrasies and fatras, and English nineteenth century, with the two Alice by Lewis Carroll and Edward Lear's limericks. This fact justifies the abundance of critical studies relating to the English and French nonsense literature; the fact remains that nonsense can become an object of interest, and reserve major surprises, even on Italian soil, and not only in the comic. The Futurists, in effect, exploiting the verbal nonsense mechanisms to upset the public and bringing viewers their thoughts cultural revolutionary. Petrolini before them, albeit in a context far less aristocratic and without ideologic intentions, with nonsensical inventions and with a propensity for the absurd comedy that is programmatic, so it is strong, he drags the viewer into a kind of kaleidoscope of meaning that stuns and entertains at the same time. In the twenties Campanile received the legacy of its predecessors (who anyway work up about the thirthies) with a measure and a lightness that led him to exploit the nonsense in creating surreal situations and thoughts, without ever reaching the discomfiture of the absurd, and spread apart by the thought, ad libitum, in pseudo-logics fascinating as incredible. Futurism was born (and, ultimately, it maintains such) as a moving élite while desiring a very widespread distribution of its ideology, to reach the masses. Petrolini began performing in run-down Variety places, in an environment characterized by a chronic lack of resources, before a popular but demanding audience often fierce against the comedian who does not immediately meet his favor. Campanile was born wealthy and middle-class family and is introduced to work as a journalist by his father (who does the same job). Despite so much more numerous are the social circumstances and practices that divide the three research subjects, compared to the aspects that unite them, one can recognize in their work using the same tricks about-nonsensical, like double meaning, contradiction, erroneous reasoning, unhinging of the cliché and twisting of phrases and proverbs. The Futurists through the synthesis, Petrolini especially (but not only) with its "macchiette", Campanile thanks to Tragedie in due battute and regular comedies, make the nonsense a material of great interest for the study of the early twentieth century Italian theater.
BELTRAMI, Cristina. "La statuaria italiana dalla metà dell'Ottocento al primo ventennio del Novecento a Montevideo". Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11562/471349.
Texto completopratelli, benedetta. "TEATRO PIAZZA FESTIVAL. Storia del fenomeno festivaliero in Italia dal secondo dopoguerra a oggi". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1279239.
Texto completoAlbergoni, Gabriele. "Viaggi in Italia per giovani lettori Approcci storici e istanze educative nella produzione letteraria infantile del Novecento Tesi di". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95085.
Texto completoPellegrino, Giulia. "Una sorta di familiarità con la fine del mondo: Alvaro, Morselli, Volponi, Cassola e l’utopia in Italia nel Novecento". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11562/1017752.
Texto completoUtopian thinking as complement of human mind, especially in Modern Age, reached a major landmark in the 20th century. This period was characterised by the opposition between a problematic Utopia, which seemed at first to have found a perfect socio-political expression, and a progressive discontent whose result was the affirmation of Dystopia as a new literary genre. Although Dystopia can be considered for a long time as the narration of modernity, the last decades have shown how it can be outdated. Actually, collective consciousness, void of any fragment of past utopias, deprives Dystopia of its revolutionary value. Futhermore, nowadays the millenary anxieties at the basis of Dystopia risk to materialize: the actual destruction of human life, planet and civilization has already overcome the ‘worst possible’ of Dystopia. Departing from such overview, this Ph.D thesis analyses how Italian literature faced the turn from Dystopia to the advent of the Apocalyptic genre through four writers in the 20th century: Corrado Alvaro and his ‘despotic dystopia’; Guido Morselli’s solipsistic world; Paolo Volponi’s critique of factory and capitalism; and the “waste land” described by the last Carlo Cassola. Notably, Italian culture at the time was not very prone to accept and implement the dystopian literary form and its various sub-genres (such as Uchronia). Therefore, it is interesting to trace a hypothetical evolution that not only is deeply rooted in national history but also reflects current developments throughout Western thinking. The research carried out takes in consideration the relationships between utopia and dystopia in the four writers as rooted in the authors’s biography, characterized by different modalities of estrangement and centred on the recurrent figures of the stranger and the homecomer. The result is a peculiar approach to the persistence and failure of utopia on the one hand and the emergence of dystopia on the other, to the point of Apocalypse as extreme representation of the genre and its concurrent weakening.
ASQUER, ENRICA. "La memoria tralasciata. Per una storia intima dei ceti medi tra casa e ufficio negli anni sessanta e settanta del Novecento italiano". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/557486.
Texto completoSARRI, Valentina. "Riviste e periodici d’arte a Catania tra Otto e Novecento: un progetto di catalogazione". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95034.
Texto completoVIOLA, Valeria. "Dalle scuole di disegno ai musei di arte industriale. Percorsi di educazione ed istruzione artistico e professionale in Italia durante l’Ottocento. L’esperienza del Molise". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11393/192702.
Texto completoBrunetti, Umberto. "LO SPLENDIDO VIOLINO VERDE DI A. M. RIPELLINO Saggio di commento". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251617.
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