Literatura académica sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

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Artículos de revistas sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

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Goldberg, Edward L. "Circa 1600: Spanish Values and Tuscan Painting". Renaissance Quarterly 51, n.º 3 (1998): 912–33. http://dx.doi.org/10.2307/2901750.

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Resumen
AbstractIn the years 1599-1604, Grand Duke Ferdinando I de'Medici ordered state gifts of contemporary Florentine paintings for three influential Spanish noblewomen (Catalina de la Cerda, Marquesa de Denia; Magdalena de Guzmán, Marquesa del Valle; and María de Toledo y Colonna, Duquesa de Alba). The problem of producing images suitable for Spanish usage is discussed in explicit detail, in a series of documents recently discovered in the Archivio di Stato di Firenze.
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Elia, Domenico F. A. "Crimini di guerra in provincia di Siena durante l'occupazione nazista". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 261 (febrero de 2011): 728–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261009.

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Resumen
Nel presente contributo l'autore indaga sulle fonti conservate negli archivi italiani (Archivio di Stato di Siena, Archivio centrale dello Stato, Roma, Archivio dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito) relative ai crimini di guerra commessi nella provincia di Siena nel biennio 1943-1944 dalle forze armate tedesche e repubblicane. I crimini cosě individuati sono stati suddivisi in base alla tipologia di appartenenza (omicidio, ferimento, stupro, rastrellamento, danneggiamento di proprietŕ privata e pubblica, requisizione di beni privati e pubblici) e in modo diacronico, secondo tre fasi. La prima fase include i crimini commessi dal settembre 1943 al marzo 1944, nella quale č protagonista la violenza fascista; la seconda fase comprende i rastrellamenti antipartigiani svoltisi nel marzo del 1944; la terza, i crimini commessi durante la ritirata tedesca nell'estate del 1944. I dati raccolti hanno ricostruito l'intreccio di violenze e politica di sfruttamento al quale concorsero non solo le forze armate tedesche, ma anche quelle della Repubblica sociale italiana.
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Banfi, Enrico y Agnese Visconti. "L’Orto di Brera alla fine della dominazione asburgica e durante l’età napoleonica". Natural History Sciences 154, n.º 2 (1 de septiembre de 2013): 173. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.173.

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Resumen
Il saggio illustra, la storia dell’Orto di Brera e della sua funzione come strumento didattico per la cattedra di botanica del Ginnasio, dal 1802 Liceo, di Brera nel periodo compreso tra la fine della dominazione asburgica e l’intero periodo napoleonico. Esso si fonda su una documentazione per la massima parte inedita conservata nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Braidense di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, Archivio di Stato di Pavia, Accademia delle Scienze di Torino; Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università di Padova, Bibliothèque Centrale du Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi.<br />La prima parte del lavoro è dedicata al periodo che va dall’entrata in attività dell’Orto (1777) alla conduzione di Ciro Pollini (1805-1807) e si incentra in particolare sul legame tra la scelta delle piante dell’Orto, per lo più officinali, e l’insegnamento ai medici e ai farmacisti.<br />Si passa quindi alla ricostruzione del lavoro svolto dal custode Filippo Armano che diede all’Orto una nuova fisionomia, introducendo piante ornamentali, esotiche e rare, e che redasse il primo Catalogo (1812) di cui si presenta una lista degli aggiornamenti nomenclaturali.<br />Viene infine illustrata la figura del direttore Paolo Sangiorgio che resse l’Orto per tutto il periodo napoleonico, opponendosi alla concezione di Armano e applicandosi con forte impegno alla didattica.
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Gonnelli, Elena. ""cabrei" of the Archivio di Stato di Bologna: a complex reading". JLIS.it 14, n.º 2 (15 de mayo de 2023): 11–19. http://dx.doi.org/10.36253/jlis.it-534.

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Resumen
The term cabreo has been given different meanings over the years: what was originally defined as a legal and then economic instrument, has increasingly acquired an aesthetic connotation that made it more like a piece of art. Starting from its definitions, we will try to show how, at the heart of the cabreo representation, there is a complex system of relationships: the patronage, the drafters, the subscribers, and the apparatuses are all elements that add information to the picture. Taking a few significant examples from the documentary heritage of the Archivio di Stato di Bologna, we will try to show how the examination of the graphic artefacts allows us to reconstruct the field of action of public institutions, private individuals and religious corporations, if analysed in its reference framework.
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Estévez Sola, Juan A. "Nuevos fragmentos de las Metamorfosis de Ovidio en Trento". Emerita 85, n.º 1 (31 de mayo de 2017): 161. http://dx.doi.org/10.3989/emerita.2017.09.1609.

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Furnari, Giovanni. "In ricordo del Prof. Giuseppe Giaccone". Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 52, n.º 382 (22 de diciembre de 2019): O1—O6. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v52i382.84.

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Resumen
L’11 giugno 2018 è morto a Baucina (PA), all’età di 82 anni il Prof. Giuseppe Giaccone, già Ordinario di Botanica sistematica presso l’Università degli studi di Catania e socio emerito dell’Accademia Gioenia. Dopo gli studi liceali presso il Liceo Don Bosco di Palermo e completato nel 1960 il corso quadriennale di Teologia presso il Seminario Maggiore di Palermo, Giuseppe Giaccone si è laureato nel 1964 presso l’Università di Palermo. Nel 1973 è stato nominato assistente ordinario presso l’Università di Trieste e nel 1977 è stato trasferito all’Università di Palermo. Nel 1984 è diventato Professore associato presso l’Università di Palermo e nel 1986 Professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Catania. La sua attività di ricerca ha coperto praticamente tutti gli aspetti dell’Algologia: dalla tassonomia alla fitosociologia, dall’ecologia alla valutazione di impatto ambientale e ai biodeteriogeni. I risultati delle sue ricerche sono stati divulgati attraverso conferenze, comunicazioni a convegni e congressi nazionali ed esteri e in più di 250 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.
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Mammana, Maria Flavia y Mario Pennisi. "Ricordo di Biagio Micale". Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 52, n.º 382 (22 de diciembre de 2019): O7—O16. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v52i382.85.

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Resumen
Il 20 febbraio 2018, a Catania, è mancato improvvisamente Biagio Micale, Professore ordinario di Matematiche complementari all’Università di Catania. Avrebbe compiuto 72 anni il 16 novembre 2018. È stato membro della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica e presidente della sezione Mathesis di Catania. Ha coordinato il Nucleo di Ricerca Didattica che opera presso il Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania. L’attività scientifica ha riguardato vari aspetti della matematica. In particolare nel periodo che va dagli studi post-laurea al 1986 ha indirizzato la ricerca principalmente verso questioni di fondamenti della matematica riguardanti soprattutto le algebre universali, in particolare gli \( \Omega \)-gruppi di Higgins, e i sistemi algebrici. A partire dal 1987 ha arontato temi di ricerca riguardati la Combinatorica, in modo particolare i \( t \)-design (sistemi di quadruple di Steiner, sistemi di terne e di quaterne orientate). Dal 1978 ha sviluppato un’ampia attività di ricerca riguardante tematiche di fondamenti della matematica e di didattica della matematica, con particolare riguardo per la geometria. Relativamente alla didattica della matematica, sviluppa una organica ricerca prevalentemente indirizzata su problemi riguardanti la didattica della geometria nelle scuole secondarie in relazione alle innovazioni contenute nei programmi di insegnamento in vigore o in via di sperimentazione. In modo particolare dà vita ad una serie di ricerche su problematiche didattiche legate allo sviluppo del tema sulle trasformazioni geometriche, avendo come obiettivo unitario quello di innestare e amalgamare tale tema con la tradizione “euclidea” dell’insegnamento della geometria nella nostra scuola.
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Βέτσιος, Ελευθέριος. "Εκλογή προξενικών αρχών της Βενετίας σε περιοχές της Δυτικής Ελλάδας κατά τον 18ο αιώνα: Δικαιοδοσία – καθήκοντα". Πρεβεζάνικα Χρονικά, n.º 55-56 (31 de diciembre de 2019): 099. http://dx.doi.org/10.12681/prch.28250.

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Resumen
Η παρούσα εργασία στηρίζεται σε αρχειακό υλικό που αντλήθηκε από τοΚρατικό Αρχείο της Βενετίας (Archivio di Stato di Venezia) και περιλαμβάνειτις «Commissioni», δηλαδή τις υποχρεώσεις και τα καθήκοντα, που ανέλαβανπρόξενοι της Βενετίας σε κάποιες τουρκοκρατούμενες περιοχές της ΔυτικήςΕλλάδας κατά τη διάρκεια του 18ου αιώνα.
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Perani, Mauro. "Un frammento della Mišnâ (Kĕṯubbôṯ) nell' Archivio di Stato di Modena". Sefarad 54, n.º 2 (30 de diciembre de 1994): 363. http://dx.doi.org/10.3989/sefarad.1994.v54.i2.924.

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Resumen
En este artículo se publica el texto hebreo de un fragmento de un manuscrito sefardí del siglo XII, que contiene dos páginas del tratado Kĕṯubbôṯ de la Mišnâ. Se trata de un bifolio de pergamino reutilizado en 1561 como cubierta de un volumen conservado en el archivo estatal de Módena. El texto misnaico es de tipo palestinense. De la colación de las variantes de los mss. Kaufmann (K) y Parma (P, De Rossi 138), se desprende una homogeneidad sustancial del fragmento con ambos testimonios. Sin embargo, una variante del texto del fragmento de Módena, confirmada por el consonántico de K, parece aportar una lectura correcta y más antigua que la que presenta P: se trata de la forma yaḥalôqû, imperfecto qal (cfr. 1 Sam 30,24) con scriptio plena de la «ô», en lugar de la correspondiente forma pi‛el del texto transmi­tido, que podría ser una evolución tardía.
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Banfi, Enrico y Agnese Visconti. "The history of the Botanic Garden of Brera during the Restoration of the Austrian Empire and the early years of the Kingdom of Italy". Natural History Sciences 1, n.º 2 (24 de noviembre de 2014): 81. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2014.203.

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Resumen
Here, we reconstruct the history of the Botanic Garden of Brera of Milan from the Restoration of the Austrian Empire up to the early years of the Kingdom of Italy, when in 1863 the garden passed hands from the Liceo di Sant’Alessandro to the Istituto Tecnico Superiore of Milan. The reconstruction is based mostly on unpublished documentation preserved at the Archivio di Stato of Milan, the Biblioteca Braidense of Milan, the libraries of the Museo di Storia Naturale of Milan and the Archivio di Stato of Milan, the Archivio del Liceo Classico Statale Cesare Beccaria of Milan, the historical archives of the Politecnico of Milan, the Biblioteca di Biologia Vegetale, Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, University of Turin, the Autografoteca Botanica of the Botanical Garden of the University of Modena, and the library of the Botanical Garden of the University of Padova. Overall, the period was one of slow decline for the Botanic Garden of Brera, against which successive directors – namely, Antonio Bodei, Francesco Enrico Acerbi, Giuseppe Balsamo Crivelli, Vincenzo Masserotti and Giustino Arpesani – combatted in vain. In particular, Balsamo Crivelli fought with great passion for many years to keep the level of the Botanic Garden of Brera at a satisfactory level, but he did not achieve the desired aim. However, he complied a partial list of the garden’s plants, of which an updated version is presented here.
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Tesis sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

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Siciliano, Federica <1991&gt. "Documentos españoles en el Archivio di Stato di Venezia: Análisis de los marcadores discursivos". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11490.

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L’elaborazione di questo lavoro ha richiesto operazioni di ricerca e classificazione dei documenti consultati in vari fondi archivistici appartenenti all’Archivio di Stato di Venezia, specialmente i “Dispacci degli ambasciatori e residenti (Spagna)” e “Lettere Principi”. L’obiettivo principale di questa ricerca è l’edizione del corpus VENEZIA, un insieme di fonti documentarie in lingua spagnola procedenti dall’archivio veneziano, che ricoprono un periodo compreso tra il XVI e il XVIII secolo. La tesi si divide in due parti: nella prima, dopo aver tratteggiato la storia dell’archivio, si presentano i criteri e le proposte di trascrizione dei manoscritti secondo la metodologia seguita dai membri CHARTA, in cui si utilizza la tripla presentazione: facsimile, trascrizione paleografica e presentazione critica. Nella seconda parte, si analizzano le principali proprietà e funzioni sintattiche dei marcatori discorsivi presenti nel corpus, partendo dalle riflessioni proposte da alcuni studiosi in campo internazionale e ispanico.
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D'Urso, Andrea. "La dimensione delle strategie spaziali dello Stato nell'evoluzione della governance urbana di Catania". Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1422.

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Le città europee si trovano a competere sempre di più nel contesto della globalizzazione economica, ciò induce le città a sviluppare determinate politiche di sviluppo urbano che possano offrire vantaggi di localizzazione per i flussi di capitali. la competizione interlocale nonè altro che il presupposto, la condizione e il risultato di processi di re-scaling (Transcalari) ovvero di riarticolazione e riorganizzazione tra le scale. in questo lavoro di ricerca si vuole sviluppare un analisi tra i processi co-evolutivi delle strategie spaziali dello Stato con le politiche di sviluppo urbano realizzate dalla città di Catania negli ultimi 60 anni.
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Condorelli, Francesca. "Proposta metodologica di rilevamento speditivo e mappatura GIS per la valutazione dello stato di conservazione delle cortine edilizie. Applicazione al centro storico di Catania". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1198.

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Nell ambito della presente ricerca è stata elaborata una proposta metodologica di rilevamento speditivo e mappatura GIS per la valutazione dello stato di conservazione delle cortine edilizie, che è stata impiegata e testata sul campo su un isolato ritenuto significativo nel centro storico di Catania. L intera procedura è stata applicata ad un caso reale ottenendo risultati positivi in termini di validazione della stessa, scaturiti dal confronto del metodo proposto con quelli tradizionali. Tale confronto ha confermato ed evidenziato risultati significativi, ottenuti con l applicazione di vari sistemi di pesatura, che restituiscono valori numerici che consentono di quantificare i decadimenti presenti. A questi ultimi viene associato un ulteriore sistema di pesatura che considera la specifica incidenza sullo stato di conservazione complessivo della cortina, in base al componente edilizio che ne risulta affetto. A causa della notevole mole di dati rilevati sulle cortine e per la convinzione che fosse importante prendere in considerazione anche informazioni relative al contesto geografico di collocazione degli stessi, si è ritenuto utile fare ricorso all ambiente GIS che rappresenta la più evoluta tecnologia per l archiviazione, la consultazione, la gestione, l elaborazione e la rappresentazione delle informazioni a riferimento spaziale quando queste risultano di tipo eterogeneo. Per standardizzare e semplificare la fase di acquisizione dei dati, è stata messa a punto una scheda progettata per l impiego durante rilievi; essa può essere utilizzata indifferentemente su supporto cartaceo con approccio più tradizionale, oppure in formato elettronico su file. Nell ambito di detta scheda, sono stati messi a punto ed opportunamente calibrati vari sistemi di pesatura finalizzati alla valutazione, ad esempio, del degrado, dell attendibilità del rilievo, della specifica incidenza di una delle diverse sezioni tematiche presenti (muratura, intonaco, apparecchiatura lapidea e infissi) sullo stato conservativo complessivo di un manufatto architettonico. L acquisizione e l archiviazione dei dati secondo il modello proposto dalla scheda restituisce, attraverso opportune elaborazioni, un indice riferibile a ciascuna cortina, il cui valore numerico cresce all aumentare delle manifestazioni visibili del degrado presenti e della corrispondente gravità. Per valutare l effettiva efficacia ed affidabilità del metodo proposto con le schede speditive, esso è stato inoltre accoppiato con alcuni principi tipici dei metodi classici di rilevamento (rilievo geometrico e mappatura dei degradi), valutando l area di incidenza dei decadimenti sulle superfici totali di ogni componente edilizio e, successivamente, attribuendo loro un peso variabile in base al tipo di degrado riscontrato. Il risultato si sintetizza, come nel caso precedente, in un indice. Gli indici ottenuti applicando i due metodi (speditivo e classico ) presentano andamenti paragonabili e ciò assicura l attendibilità delle informazioni contenute nella scheda. Questo risultato è utile se si immagina di avere l esigenza di monitorare (rapidamente e in modo affidabile) i differenti livelli dello stato di conservazione delle fabbriche di un centro storico; i rilievi classici (lunghi e laboriosi, soprattutto se confrontati con la rapidità con cui avvengono le trasformazioni sulle cortine appartenenti al tessuto storico) restituiscono il più delle volte dati che possono risultare già obsoleti (anche se sicuramente molto dettagliati) ancor prima di concludere le indagini. L impiego della scheda speditiva proposta garantisce tempi e costi di esecuzione certamente molto più contenuti. Tutti i dati rilevati, ricavati o ottenuti sono stati infine implementati in un database più ampio, costruito appositamente sul centro storico di Catania che contiene materiale storico e attuale, rapidamente aggiornabile, e dal quale è possibile visualizzare le informazioni presenti, stamparle e modificarle.
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Zanetti, Laura <1992&gt. "La mirada veneciana a la Guerra de Granada(1568-1570): despachos inéditos de embajadores en el Archivio di Stato di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10085.

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La mirada veneciana a la Guerra de Granada(1568-1570): despachos inéditos de embajadores en el Archivio di Stato di Venezia È una tesi di ricerca, svolta principalmente nell' archivio di Stato veneziano. Nato da un profondo amore nei confronti della città di Venezia da una parte, è il grande interesse per la cultura spagnola dall' altra, il progetto si propone di presentare alcuni saltati delle due realtà, diverse ma simili, lontane ma vicine.da una parte dunque Venezia e la sua Repubblica, dall' altra la Doagna aurea di Filippo II. Il presidio di studio quindi è la seconda metà del secolo XVI. La tesi intende presentare le due realtà, avendo però, come scopo principale, quello di relazionare, confrontare, paragonare, mostrando, qualora ci fossero, le affinità culturali, storiche, sociali e linguistiche. Per poter ristringere un campo d' azione veramente molto ampio ci si è limitati alla seconda metà del secolo XVI, utilizzando come fonte principale il materiale epistolare dell' ambasciatore veneziano in Spagna, focalizzando l'attenzione alle sue relazioni riguardanti la Guerra di Granada, ribellione moresca avvenuta in suolo granadino,essendo questa un vero e proprio conflitto cristiano-arabo. Il lavoro è stato strutturato principalmente in due parti. Da una parte, la scoperta e riscoperta di preziosi documenti, datati 1568-1570(Amb. Cavalli e Donà), originali e inediti. Del materiale, quasi interamente di carattere epistolare, dopo una prima fase di lettura e analisi, ne è stata valutata solo una parte, successivamente trascritta e commentata. Questa, essendo la più attinente al particolare momento storico, riporta una visione dei fatti coerente alle cronache spagnolo dell'epoca. Senza dubbio però, mostra una visione esterna ai fatti, sottolineando episodi e dettagli importanti per il Doge e il suo Senato, che si accingono alla celebre battaglia di Lepanto. Dall'altra parte, il conflitto in sè: come, quando, dove e perché. La Guerra di Granada, le origini, le cause, gli effetti e gli attori di questa farsa, perché farsa è ogni guerra combattuta.
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Zanon, Federica <1988&gt. "Turismo sostenibile in Sicilia. Il caso della Città Metropolitana di Catania: stato dell'arte e prospettive future". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8482.

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Il presente lavoro si inserisce nell’ambito degli studi di sviluppo territoriale e sostenibilità turistica, afferente al settore scientifico-disciplinare della geografia. L’obiettivo preposto è quello di analizzare il fenomeno del turismo in una prospettiva di sostenibilità nel territorio dell’ex Provincia Regionale di Catania, già Città Metropolitana di Catania. Il fenomeno viene presentato per ciò che concerne lo stato dell’arte, ed approfondito con la personale proposta di possibili percorsi e azioni da intraprendere per futuri sviluppi. Il primo capitolo contiene le basi teoriche indispensabili per comprendere la disciplina nella quale si inscrive il lavoro di tesi. Viene poi esaminato il concetto di turismo sostenibile a partire da quello di sviluppo sostenibile, analizzando infine le possibilità di gestione e valorizzazione del territorio nella prospettiva di sostenibilità. Col secondo capitolo si procede ad un’analisi del comprensorio nel suo contesto geografico ed amministrativo, e alla presentazione della domanda e dell’offerta turistica. Nel terzo capitolo si entra nel cuore del lavoro di tesi, con l’analisi del turismo sostenibile risultante dalle scelte compiute sia nel pubblico, tramite la programmazione regionale e provinciale, che grazie alle iniziative dei privati. Il quarto ed ultimo capitolo contiene una personale proposta per ulteriori sviluppi, comprendendo altresì azioni volte alla qualificazione del personale e al coinvolgimento della comunità locale.
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Grazia, Mura Angela. "L’archivio dell’Ufficio capitaniale e vicariale di Fassa. Sezione di Antico regime (1550-1803)". Doctoral thesis, Università di Siena, 2018. http://hdl.handle.net/11365/1046842.

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Resumen
Angela Grazia Mura L’archivio dell’Ufficio capitaniale e vicariale di Fassa. Sezione di Antico regime (1550-1803) Tesi di dottorato in Beni culturali e Storia medievale discussa presso l’Università degli studi di Siena a.a. 2016-2017, tutor prof. Andrea Giorgi Abstract Oggetto della ricerca è lo studio dell’archivio dell’Officio capitaniale e vicariale di Fassa di Antico regime, nell’arco di tempo compreso tra l’inizio di una organizzata e strutturata produzione documentaria (1549) e la secolarizzazione del Principato vescovile di Bressanone (1803), organismo statuale dell’Impero del quale esso amministrava la circoscrizione territoriale (giudizio) corrispondente all’omonima valle, oggi nella porzione nord-orientale del Trentino (I). Lo studio della struttura ordinamentale dell’archivio e dal suo inventario, oggetto della parte centrale del lavoro, consente di delineare il contesto di produzione, trasmissione e conservazione documentaria, il funzionamento della cancelleria principale dell’ufficio e le sue relazioni con quelle periferiche, ma anche gli strumenti di cui il potere principesco si serviva per amministrare la giustizia e le proprie rendite dal territorio. Ne emergono elementi di dettaglio per tratteggiare il quadro delle competenze istituzionali dell’ente produttore – di controllo politico e di amministrazione della giustizia, della fiscalità e delle rendite economiche vescovili in Valle –, che si sono espresse, nell’arco di questi due secoli e mezzo, attraverso la documentazione scritta. La descrizione del profilo storico-istituzionale del Giudizio di Fassa e delle relazioni verticali – con il Principato da una parte e con le sue comunità dall’altra – e trasversali, con i giudizi circumvicini con il potere principesco vescovile, che viene presentata nella prima parte del lavoro, consente di collocare opportunamente le modalità di inquadramento di terre, persone e comunità entro il quadro giuspubblicistico. Lo studio del fondo archivistico lasciato dall’Ente, oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Trento, e l’inventario, a livello di fascicolo, delle 430 unità individuate, vengono presentati nella seconda parte del lavoro, con un’opportuna premessa sulla struttura ordinamentale e sulle vicende archivistiche otto- e novecentesche. Le opere consultate – manoscritte, al di fuori del fondo oggetto dello studio, e a stampa – sono riportate nella terza parte del lavoro, assieme all’edizione di documenti inediti relativi alla Val di Fassa ritenuti di particolare rilevanza per illuminare l’assetto costituzionale del Giudizio e le dinamiche di produzione e conservazione documentaria. I motivi di interesse storico e culturale di questa ricerca derivano dalla posizione della Val di Fassa, posta a cerniera tra l’area culturale tedesca e quella italiana, e parte integrante di un enclave ladino-dolomitico, e dal suo essere profondamente compenetrata di usi giuridici provenienti da ciascuna di queste tradizioni. Le stesse procedure di documentazione che troviamo attestate in questo distretto, mostrano dagli albori della prima Età moderna, in piena aderenza con quanto vediamo accadere nello stesso torno di anni nei territori di lingua tedesca sottoposti allo statuto della Contea del Tirolo o al principe vescovo di Bressanone, ove vigevano statuti locali allineati a quelli tirolesi, i segnali di una precoce statalizzazione delle funzioni in area italiana comunemente assolte dai notai e la progressiva assunzione della pubblica scritturalità in capo alle cancellerie degli organi locali. Questo determinante passaggio, dai primi anni del XVI secolo, segnala una radicale trasformazione nelle modalità di conferimento della riconoscibilità pubblica ai documenti: all’affievolirsi dell’istituto notarile corrisponde, infatti, una presenza più assidua del sigillo quale elemento di validazione degli atti. A cavallo tra Quattro- e Cinquecento la documentazione di tutti i rapporti di diritto civile dei soggetti privi di autonoma capacità di validare con un proprio sigillo i negozi giuridici inerenti ai propri beni e ai propri diritti (riservata al ceto nobiliare, all’alto clero e alle città, poi estesa progressivamente alla nobiltà minore, ai ministeriali, al notabilato urbano e rurale), quindi di cives e di contadini («bey Stetten und Gerichten»), venne fatta convergere verso le cancellerie dei giudizi (cittadini o rurali) e validata con il sigillo del giudice, ovvero del capitano e vicario: nella fascia territoriale governata o orientata allo Statuto tirolese non più il notaio ma l’ufficiale del giudizio – quindi l’emissario sul territorio del potere signorile – conferiva, con la sua autorità, fides publica agli accordi stipulati fra privati, apponendovi il proprio sigillo e facendo registrare l’atto stesso tra le scritture ufficiali. L’assolvimento di queste competenze impose, a partire dal primo XVI secolo, d’individuare adeguati strumenti per instaurare il controllo centrale sullo stato delle proprietà ai fini della perequazione fiscale. In questa direzione si rivelò strategico attingere allo stato delle proprietà reali e alla situazione patrimoniale della popolazione, tenendone registrazione ufficiale in appositi libri di archiviazione o d’insinuazione aggiornati e conservati dai giudizi, chiamati in lingua locale Verfachbücher. La diffusione della tipologia documentaria dei Verfachbücher riguardò le giurisdizioni tirolesi soggette ai conti del Tirolo e all’episcopato brissinese, e quindi la stessa Valle di Fassa e il confinante Giudizio di Livinallongo, mentre nelle giurisdizioni tirolesi sottratte all’episcopato trentino – come il Primiero e le altre ai Confini d’Italia – o alla Repubblica di Venezia – come Ampezzo – si lasciò sussistere il diritto vigente e con esso la prassi notarile di validazione e conservazione degli atti. Si delinea così una mappa di distribuzione abbastanza frastagliata e non immediatamente sovrapponibile né, da una parte, ai confini dei territori soggetti allo statuto del Tirolo, né, d’altro canto, ai territori ove prevaleva la lingua tedesca. In numerosi istituti del diritto di famiglia, particolarmente riguardanti il diritto di successione e la trasmissione dei diritti reali, ed in quelli del diritto comunitario, che ebbero riflessi visibili non solo nell’organizzazione delle comunità insediate e nello sfruttamento delle risorse collettive ma anche e nell’evoluzione dei nuclei abitati, la Valle di Fassa guarda invece, in prevalenza, alle vicine comunità trentine, e in particolare alla Valle di Fiemme. Lo spaccato offerto sulla storia istituzionale del Giudizio di Fassa offre dunque numerosi spunti di collegamento con i processi di sviluppo storico della regione trentino-tirolese nella Prima età moderna.
The PhD thesis deals with the archival fonds produced by the Officio capitaniale e vicariale di Fassa (the Captain’s and Vicar’s Office of Val di Fassa, I-TN), covering a period from the middle of the 16th century – when the structured organisation of the archives began – to the secularisation of the see of the Prince Bishop of Bressanone at end of the 17th century. From this small state body within the German Empire the Fassa Officio administered the territory and population of Val di Fassa, which is nowadays part of North-East Trentino. The 430 descripted units of the fonds created by this institution are now preserved in the State Archives in Trento. The first part deals with the institutional history of the Fassa Officio and the pattern of government – with the Officio on the one hand as a link between the Prince Bishop and the rural community and, on the other hand, its relationship with the other Giudizi in the surrounding territory. It gives us an insight into the management of land, persons and community from a public law point of view. The analysis of the structure and inventory of the fonds, which constitutes the central part of the thesis, sheds light on the production, transmission and conservation of the written documentation of the main Chancellery of the Officio, and its relationship with the peripheral scribes, and also the means by which the Prince Bishop administered justice and kept track of his income from his lands. The range of competence of this administrative and jurisdictional body is well documented for over two centuries. In the third part of the thesis are listed published and manuscript sources; also the transcription and comment of unpublished documents relevant to Fassa and its constitutional organisation, and to show the custom of documentation. The historical and cultural interest of this research is related to the geographical position of Val di Fassa (which in Ladin means a “strip of land”), wedged between a German-speaking area to the North and an Italian-speaking area to the South, and at the same time an integral part of a Ladino Dolomite enclave. Val di Fassa is therefore a melting pot of various judicial and cultural customs. The keeping of public documentation in this area shows from the early modern period that the work previously carried out by notaries was being taken over by public officials. Documentation was becoming progressively the task of the chancelleries of the giudizi and of the local public bodies. The same was happening in most of the neighbouring German-speaking Tyrol as well as in the rest part of Prince Bishopric of Bressanone. This significant change at the beginning of the 16th century shows a radical transformation in the method of making documents probative (i.e. imbued with publica fides, public faith and credit): the custom of putting a seal on a document as a guarantee of authenticity went hand in hand with the weakening of the function of the notaries of the Latin tradition. Between the 15th and 16th century contracts between persons (cives and peasants) who were not allowed to validate with a seal of their own their legal transactions, needed to be written by public chancelleries and validated by a judge (only nobles, high-ranking clergy and towns had their own seal, which was later extended to lower-ranking nobles and the upper middle classes in towns and in the country). In the strip of land falling within the jurisdiction of the Tyrolean statute it was no longer the notary but the judicial officer, meaning the local lord’s emissary, who authenticated – fides publica – contracts between private parties. This he did by stamping his seal on the document and by officially registering the contract. From the 16th century on, in order to establish central control over property rights for tax proposes, people’s rights to property were entered in special archival registers kept in the Giudizi, known locally as libri di archiviazione or Verfachbücher. This type of documentation also spread to areas under Tyrolean jurisdiction, governed by the Counts of Tyrol and also in the see of Bressanone, which included Val di Fassa and the neighbouring Giudizio of Livinallongo. This change in the law did not however affect areas that were now under Tyrolean jurisdiction and no longer under the Bishop of Trento – i.e. Primiero and the other Giudizi on the Italian border – or under the Republic of Venice – such as Ampezzo –, where the previous legal system continued to exist and the notary procedure continued as before. As we see, the pattern of distribution of these contract registers in the whole region is not strictly confined to German-speaking areas, nor to areas that came under the Tyrolean Statute. Val di Fassa, on the other hand, was primarily influenced by neighbouring Trentino – particularly by Val di Fiemme – with regard to the broad spectrum of private law including family law, property, testamentary law and community law. This in turn has affected not just the organisation of the community and access to jointly-owned resources, but indeed the whole pattern of settlement. Val di Fassa as case of study provides insight into the historic and institutional development of the whole Trentino-Tyrolean Region in the early modern age.
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Solidoro, Cristina. "Frammenti latini tra le carte estensi : riflessioni sul contesto di riuso e catalogo descrittivo". Electronic Thesis or Diss., Université Paris sciences et lettres, 2024. http://www.theses.fr/2024UPSLP008.

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Resumen
Cette recherche se concentre sur les fragments de manuscrits conservés aux Archives d'État de Modène et provenant de l'Archivio Estense. Il a été révélé qu'un nombre significatif de ces fragments proviennent des reliures des volumes qui composent le complexe d'archives de la Maison d'Este, la plus grande collection détenue aux Archives d'État de Modène. Ce fonds d'archives s'étend de 1317 à 1797 et comprend une grande variété de documents en termes de quantité et de types, mais il reste cohérent en raison de son origine dans un seul contexte institutionnel. La thèse commence par fournir une analyse détaillée de l'histoire archivistique de la collection de fragments, traçant ses origines et explorant les pistes de recherche antérieures. De plus, elle suggère une expansion idéale de la collection grâce à un recensement mené pendant la recherche, ce qui a conduit à la découverte et à l'identification d'environ 50 nouveaux fragments latins réutilisés dans les registres de l'Archivio Estense, toujours in situ. Ainsi, cette étude sera la première à révéler une part importante de l'héritage des manuscrits médiévaux qui a survécu sous une forme fragmentaire et qui est largement restée inédite. Contrairement aux recherches précédentes qui se sont concentrées sur l'analyse d'exemplaires individuels ou de groupes de fragments présentant des caractéristiques similaires (par exemple, les fragments hébreux ou ceux avec des notations musicales), cette thèse adopte une approche globale en examinant les éléments fragmentaires attribuables au même contexte de réutilisation. Le cœur de la thèse se concentre sur la méthodologie développée pour reconstruire les provenances définies comme "archéologiques", c'est-à-dire liées au contexte matériel de la découverte des fragments, en mettant particulièrement l'accent sur les témoins réutilisés dans les reliures des registres de l'Archivio Estense. De plus, la thèse inclut des fragments documentaires - généralement exclus des études sur la fragmentologie - offrant ainsi des opportunités de recherche supplémentaires et fournissant des perspectives significatives sur les aspects systématiques de la réutilisation, en particulier dans les domaines gouvernés par la famille d'Este. Cette approche interdisciplinaire met en évidence l'importance des études archivistiques et diplomatiques dans l'examen des fragments de manuscrits, qui étaient traditionnellement considérés principalement du point de vue paléographique et codicologique. Un catalogue partiel des fragments de parchemin en latin attribués aux Archives Estense est présenté, suivant le modèle de fiche descriptif établi dans la base de données Fragmentarium. L'analyse des fragments comprend l'identification du contenu, la datation, l'origine, ainsi que des aspects matériels et historico-contextuels. Dans certains cas, l'origine commune de plusieurs fragments a été reconnue, permettant ainsi la reconstruction de membra disiecta. Parallèlement à cette recherche, un projet pilote de numérisation de fragments des Archives d'État de Modène a été réalisé en collaboration avec le Centre d'études ARCE de l'Université de Bologne. Ce projet s'est concentré sur des spécimens sélectionnés pour la catalogation, avec une coordination des métadonnées réalisée par l'auteur de la thèse. Un rapport sur les activités menées dans le cadre du projet est inclus dans la thèse, ainsi que des réflexions sur les méthodologies adoptées
This research focuses on manuscript fragments preserved in the State Archives of Modena which originate from the Archivio Estense: it has been revealed that a significant number of these fragments come from the bindings of volumes that make up the archival complex of the House of Este, the largest collection held at the State Archives of Modena - this archival fund spans from 1317 to 1797 and comprises a diverse range of documents in terms of quantity and types, yet it remains coherent due to its origin from a single institutional context.The thesis begins by providing a detailed analysis of the archival history of the fragment collection, tracing its origins and exploring its previous research paths. Additionally, it suggests an ideal expansion of the collection through a census, conducted during the research, that has led to the discovery and identification of approximately 50 new Latin fragments reused in the registers of the Archivio Estense, still in situ. Hence, it will be the first study to disclose a significant portion of the medieval manuscript heritage that has survived in fragmentary form and largely remained unpublished.In contrast to previous research that focused on the analysis of individual exemplars or groups of fragments with similar characteristics (for example, the Hebrew fragments or those with musical notation), this thesis offers a comprehensive approach by examining fragmentary evidence attributable to the same context of reuse. The core of the thesis focuses on the methodology developed for reconstructing provenances defined as "archaeological", i.e. related to the material context of fragment discovery, particularly focusing on witnesses reused in the bindings of the Archivio Estense registers.Furthermore, the thesis includes documentary fragments - typically excluded from fragmentology studies - providing additional research opportunities and offering significant insights into systematic aspects of reuse, especially within the domains ruled by the Este family. This interdisciplinary approach highlights the importance of archival and diplomatic studies in examining manuscript fragments, which were traditionally considered primarily from paleographical and codicological perspectives.A partial catalog of Latin parchment fragments attributed to the Estense Archives is presented, following the descriptive sheet model established in the Fragmentarium database. The analysis of the fragments includes the identification of content, dating, location, as well as material and historical-contextual aspects. In some cases, the common origin of multiple fragments has been recognized, allowing for the reconstruction of membra disiecta.Parallel to this research, a pilot project for digitizing fragments from the State Archives of Modena was carried out in collaboration with the ARCE Studies Center at the University of Bologna. This project focused on selected specimens for cataloging, with metadata coordination undertaken by the thesis author; a report on the activities conducted within the project is included in the thesis, along with reflections on the adopted methodologies
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CAMESASCA, GLORIA. "Lettere di ser Lapo Mazzei a Francesco Datini (1390 - 1399)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1862.

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Resumen
Ser Lapo Mazzei (1350-1412) fu uno dei notai più legati al mercante pratese Francesco Datini (1335ca-1410). La loro corrispondenza, già pubblicata da Cesare Guasti nel 1880, è una fonte importante, perché restituisce uno spaccato significativo della vita e delle relazioni personali di un mercante e di un notaio vissuti in Toscana alla fine del Trecento. Il presente lavoro è un'edizione più rispondente alle odierne metodologie ecdotiche delle lettere di Mazzei comprese nell'arco cronologico che va dal 1390 al 1399, accompagnate da un opportuno commento. Nei capitoli introduttivi vengono approfonditi i seguenti argomenti: le biografie di Mazzei e Datini e l'analisi grafica, linguistica, stilistica, della struttura e dei principali temi trattati nelle epistole. La ricerca è corredata inoltre dagli indici dei nomi di persona, di luogo, delle cose notevoli e delle fonti d'archivio.
The notary Lapo Mazzei (1350-1412) was a friend and a correspondent of the merchant of Prato Francesco Datini (1335 about-1410). Mazzei's letters written to Datini, published by Cesare Guasti in 1880, are an important source because they return a significant cross-section of life and personal relations of a merchant and a notary lived in Tuscany at the end of the fourteenth century. This work is the critical edition of Mazzei's letters (1390-1399) equipped with a commentary. The introductory chapters face these subjects: Mazzei and Datini's biographies, letters' topics and structure and their graphic, linguistic and stylistic analysis. At the end of the work there are the indexes of personal names, place names, remarkable things and archival sources.
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CAMESASCA, GLORIA. "Lettere di ser Lapo Mazzei a Francesco Datini (1390 - 1399)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1862.

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Ser Lapo Mazzei (1350-1412) fu uno dei notai più legati al mercante pratese Francesco Datini (1335ca-1410). La loro corrispondenza, già pubblicata da Cesare Guasti nel 1880, è una fonte importante, perché restituisce uno spaccato significativo della vita e delle relazioni personali di un mercante e di un notaio vissuti in Toscana alla fine del Trecento. Il presente lavoro è un'edizione più rispondente alle odierne metodologie ecdotiche delle lettere di Mazzei comprese nell'arco cronologico che va dal 1390 al 1399, accompagnate da un opportuno commento. Nei capitoli introduttivi vengono approfonditi i seguenti argomenti: le biografie di Mazzei e Datini e l'analisi grafica, linguistica, stilistica, della struttura e dei principali temi trattati nelle epistole. La ricerca è corredata inoltre dagli indici dei nomi di persona, di luogo, delle cose notevoli e delle fonti d'archivio.
The notary Lapo Mazzei (1350-1412) was a friend and a correspondent of the merchant of Prato Francesco Datini (1335 about-1410). Mazzei's letters written to Datini, published by Cesare Guasti in 1880, are an important source because they return a significant cross-section of life and personal relations of a merchant and a notary lived in Tuscany at the end of the fourteenth century. This work is the critical edition of Mazzei's letters (1390-1399) equipped with a commentary. The introductory chapters face these subjects: Mazzei and Datini's biographies, letters' topics and structure and their graphic, linguistic and stylistic analysis. At the end of the work there are the indexes of personal names, place names, remarkable things and archival sources.
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VENEZIA, Carmine. "Ordinamento e descrizione degli archivi: gli strumenti di ricerca degli Archivi di Stato di Benevento e Trento e dell'Archivio provinciale di Trento". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1559131.

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Resumen
Il progetto della ricerca consiste nell'analisi degli strumenti di ricerca presenti negli Archivi di Stato di Benevento e Trento e nell'Archivio provinciale di Trento, oltre a quelli digitali presenti sui rispettivi siti istituzionali, verificandone il grado di comprensibilità da parte degli utenti. Tale studio è stato supportato da riferimenti teorico-disciplinari relativi all'ordinamento e alla descrizione degli archivi in epoca contemporanea. Questo obiettivo è frutto di un profondo ridimensionamento del progetto originale resosi ineluttabile a causa delle subentrate incombenze professionali (funzionario archivista presso l'Archivio di Stato di Trento dal febbraio 2018, direttore dell'istituto dal settembre 2019 – distaccato in Archivio di Stato di Avellino nel 2020/2021 – impossibilità di ottenere un'aspettativa per carenza di personale): date queste premesse, è stato indispensabile cercare di far combaciare quanto più possibile l'attività del dottorato con quella lavorativa, attendendosi alle indicazioni fornite dal Collegio di dottorato di volta in volta. Le informazioni rilevate presso gli Archivi di Stato di Avellino e Salerno nella fase iniziale del ciclo dottorale necessitavano di un costante lavoro di revisione e completamento, che risultava ormai impossibile effettuare dopo la partenza. Per questo motivo essi sono stati sostituiti con l'Archivio di Stato di Trento e con l'attiguo Archivio provinciale, che, tra l'altro, ha consentito di indagare metodologie di lavoro estranee al contesto del Ministero della cultura. L'analisi degli strumenti di ricerca dell'Archivio di Stato di Benevento, invece, era già in fase avanzata agli inizi del 2018, dunque è stato possibile concludere la rilevazione e aggiornarla nel corso del tempo. La disamina degli strumenti è avvenuta in maniera minuziosa, schedando tutti gli elementi possibili: titolo, curatore, data, tipologia dello strumento (elenco, inventario ecc.), modalità di redazione (dattiloscritto, manoscritto ecc.), presenza della storia del soggetto produttore, della storia archivistica e delle metodologie di ordinamento e descrizione, unità di descrizione (es. unità conservativa), presenza di indici, data della documentazione descritta, data di versamento dei documenti, consistenza dei documenti, metodologie del loro ordinamento. L'analisi degli strumenti ha consentito di trarre delle conclusioni sulla loro struttura e, più in generale, sull'offerta culturale predisposta dagli istituti passati in rassegna, formulando proposte di miglioramento della stessa.
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Libros sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

1

Seminara, Alfio. Archivio di Stato di Messina. Viterbo: BetaGamma, 2008.

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2

Giustiniana, Migliardi O'Riordan, De Luca Loris, Miscellaneo Silvia y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Belluno. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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3

Barbara, Bertini Maria, Valori Marina y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Milano. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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4

Marcella, Guadalupi, Casamassima Francesca, Savoia Rosanna y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Brindisi. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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5

Annalisa, Bianco, Barletta Giuseppe 1949-, Bruno Liliana, Protopapa Antonia y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Lecce. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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6

Italy. Direzione generale degli archivi di Stato. Archivio di Stato di Grosseto. Rome, Italy]: Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2008.

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Maria, Panizza Gian y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Alessandria. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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Ortu, Marinella Ferrai Cocco y Giuseppina Catani. Archivio di Stato di Cagliari. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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Marinella, Ferrai Cocco Ortu, ed. Archivio di Stato di Cagliari. Viterbo: BetaGamma, 2001.

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10

Anna, Segreti Tilocca y Italy. Direzione generale per gli archivi., eds. Archivio di Stato di Sassari. [Viterbo]: BetaGamma, 2001.

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Capítulos de libros sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

1

Ibba, Daniela. "El paradigma habeo + participio en el Libro Verde del Racional del Archivio di Stato di Cagliari". En XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, editado por Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier y Paul Danler, 1–315. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.1-315.

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2

d'Arcangelo, Potito. "Le signorie del Mezzogiorno aragonese attraverso i libri dei relevi". En La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 2 Archivi e poteri feudali nel Mezzogiorno (secoli XIV-XVI), 421–64. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-301-7.10.

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Resumen
The essay provides an overview on fiefs and seigneurial powers in the Kingdom of Naples in the Aragonese era, on the base of findings and research issues drawn on the serie Relevi kept at the Archivio di Stato of Naples. It includes discussions on demographic development and settle- ment patterns, successions, government and productive structures, the territorial vocation, the process of “monumentalization” of the seigneurie in the medieval and early-modern southern sources.
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3

Petracca, Luciana. "L’Archivio del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo". En La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 2 Archivi e poteri feudali nel Mezzogiorno (secoli XIV-XVI), 381–420. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-301-7.09.

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Resumen
In recent years, historiographical reflection has devoted more and more attention to the rela- tionship between the exercise of power and the processes of production/management of doc- uments, understood as real instruments of government, capable of guaranteeing the correct functioning of the administrative apparatus of kingdoms, principalities, republics and lord- ships, more or less extensive. The essay investigates one of the most important noble archives of the fifteenth-century Southern Italy, the archive of the Prince of Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, which over time has been invested by a vast process of dispersion. The fundamental objective is to take stock of the most consistent core of documents, coming from the principality of Taranto, and merged into the fond of the Regia Camera della Sommaria of the Archivio di Stato of Naples.
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"Appendix 5. The papers of the Franciscan, Giovan Battista Morelli, relating to Siam, in the Archivio di Stato di Firenze." En Creolization and Diaspora in the Portuguese Indies, 321. BRILL, 2011. http://dx.doi.org/10.1163/9789004206854_017.

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Fontijn, Claire. "The girl who sings". En Desperate Measures, 13–41. Oxford University PressNew York, NY, 2006. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780195135381.003.0002.

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Resumen
Abstract In the dedication to her first compilation of pieces, the composer identified herself as a noble Venetian brought by an unnamed person to Paris, as a pensioner supported by Louis XIV to live at Notre Dame de Bonne Nouvelle, and as a singer with some talent (doc.). Effectively serving as an autobiography gleaned from her six manuscripts of music, these details long remained the sole source of information about her; apparently no further testimony survives in France. In 1992 the discovery of a packet of documents at the Archivio di Stato in Venice corroborated her words and launched the biography of the person now known by her full name, Antonia Padoani Bembo 1 Thanks to the careful preservation of further documents held in several more Italian institutions, dozens of new archival findings have since surfaced. The vital interplay between the emergence of her story and the analysis of her compositions makes possible a reconstruction of her extraordinary career.
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Kiesewetter, Andreas. "La cedola per la riscossione dell’adohamentum (adoa) nelle provincie del regno nel 1378 (ex Archivio di Stato di Napoli, Registro angioino 373, cc. 65r-102v)". En Périphéries financières angevines. Institutions et pratiques de l’administration de territoires composites (XIIIe-XVe siècle). Publications de l’École française de Rome, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.efr.3555.

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Actas de conferencias sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

1

Albertin, F., E. Peccenini, Y. Hwu, Tsung-Tse Lee, E. B. L. Ong, J. H. Je, F. Kaplan y G. Margaritondo. "The Venice “Archivio Di Stato”: innovating digitization with x-ray tomography". En 2015 Digital Heritage. IEEE, 2015. http://dx.doi.org/10.1109/digitalheritage.2015.7413825.

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2

Cimino, Antonio, Giuseppe De Marco y Stefano Magaudda. "L’informatizzazione e la divulgazione del Catasto Gregoriano e della cartografia storica di Roma". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7993.

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Resumen
Il progetto d’informatizzazione del Catasto Gregoriano Urbano di Roma è stato avviato circa dieci anni fa, grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo, ed è ora nella sua fase conclusiva. Il progetto è stato realizzato dal Dipartimento di Studi Urbani dell’università di Roma Tre, dall’Archivio di Stato di Roma, dalla Sovrintendenza Capitolina e dall’Archivio Capitolino e l’attività di ricerca ha permesso di ricostruire l'immagine urbana ed archeologica della Roma preunitaria e post-unitaria. Le mappe del Catasto Gregoriano e i relativi brogliardi costituiscono la base del Sistema Informativo Geografico (GIS) al quale sono stati collegati altri documenti cartografici e documentali: la pianta di Roma di G.B. Nolli del 1748; un consistente numero di schede relative a documenti di archivio in materia di architettura urbana e archeologia; documenti iconografici sulla architettura della città storica. Il progetto intende conseguire un duplice obiettivo: realizzare un sistema informativo geografico in grado di contenere, gestire e divulgare i dati sulla città storica provenienti da fonti diverse; creare uno strumento web a carattere partecipativo e didattico destinato ad un’ampia platea di utenti e non solo a ricercatori e studiosi del settore. La piattaforma web e la banca dati geografica sono state integralmente realizzate con prodotti e software Open Source. The digitization of the Gregorian Urban Cadastre of Rome (Catasto Gregoriano Urbano di Roma) has started about ten years ago thanks to the funding by the Cariplo Foundation, and it is now in its final stage. The project has been implemented by the Department of Urban Studies of the “Roma Tre” University, the Archivio di Stato di Roma, the Sovrintendenza Capitolina and the Archivio Capitolino. The research has allowed to reconstruct the archaeological and urban image of Rome in the pre- and post-unification periods. The maps and registers of the Gregorian Cadastre represent the basis of the Geographic Information System (GIS), which has been linked to maps and documents from other sources: the 1748 map of Rome by G. B. Nolli, a substantial number of datasheets from archive documents related to buildings and archeology, other iconographic documents concerning the architecture of the old town. The project has a dual purpose: on the one hand, the implementation of a GIS able to store, manage and disseminate data about the historic city from different sources; on the other, the activation of a participatory and educational web tool open to a wide audience, not only to researchers and scholars of this particular field. The web platform and the geographic database have been fully implemented with Open Source products and software.
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Davico, Pia. "Fortificazioni della Tunisia contese tra Spagnoli e Turchi a metà del secolo XVI, documentate dall’iconografia coeva. Un’analisi dal ter-ritorio all’architettura". En FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11347.

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Resumen
Tunisian fortifications disputed between Spaniards and Turks in the mid-sixteenth century, documented by coeval iconography. An analysis from the territory to the architectureThe five volumes of the precious archival collection of drawings called Architettura Militare (Military Architecture), kept at the Archivio di Stato di Torino (Turin State Archive), propose documents made mostly by military engineers from the half of the sixteenth to the following first decade. The tomes collect mostly drawings of places under the aegis of the Duchy of Savoy, apart from the second one, dedicated to documents of Spanish military interest (Mediterranean Sea and Lombardy maps). As I pointed out at Fortmed Convention 2018, the reason why these documents are kept at the Turin State Archives is because of their belonging to Catherine of Aragon, daughter of the Spanish king and wife of Carlo Emanuele I di Savoia. In the volume Architettura Militare II (Military Architecture II) 26 tables, all datable from 1522 (Rhodes) to 1596 (Cadiz), concern territories, walled cities and fortifications, of islands and Mediterranean coasts, disputed by Christians and Turks for the supremacy on the sea. In the previous study I had examined drawings about Egypt, eastern Ottoman territories and Holy Land coasts, Spanish possessions as Perpignan and Cadiz bay. In this new study instead, I would like to examine in depth the iconography about Tunisia. Those drawings, so different from each other for scale and graphic quality, document those phases in which the Spanish control is characterized by alternate situations: the Iberian presidio dates back to 1535, reconquered by Ottomans in 1570, it is taken back in three years by Christians who keep it until 1574 only, when the whole Tunisian territory, precious bastion for the control of routes and trades, definitely returns in the hands of the Turks.
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Informes sobre el tema "Archivio di Stato di Catania"

1

Sarafian, Iliana. Considerazioni chiave: affrontare le discriminazioni strutturali e le barriere al vaccino covid-19 per le comunità rom in italia. SSHAP, mayo de 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.024.

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Resumen
Questo rapporto evidenzia come le discriminazioni strutturali e l'esclusione sociale influenzino le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti del vaccino per il COVID-19 tra le comunità rom in Italia. Uno degli obiettivi è mettere in luce il ruolo che le autorità pubbliche e le comunità possono svolgere nel sostenere l'adozione del vaccino e nel contrasto ai più ampi processi di esclusione sociale.1 Le risposte contraddittorie che lo Stato italiano ha fornito durante la pandemia di Covid-19, insieme alle forme di esclusione già in atto, hanno comportato un aumento della sfiducia delle comunità rom nei confronti delle iniziative statali, impattando anche sull’adesione alla campagna vaccinale.2 Questo documento si propone di supportare e informare le amministrazioni locali e le istituzioni sanitarie pubbliche coinvolte nell’assistenza e nei processi di inclusione delle comunità rom in Italia. Il presente documento si basa su una ricerca condotta di persona e a distanza dal novembre 2021 al gennaio 2022 in Italia con le comunità rom e sinti di Milano, Roma e Catania. Sebbene queste comunità si caratterizzino per diversità storica e per differenti forme di identità linguistica, geografica, religiosa, sono state individuate delle somiglianze nel modo in cui hanno vissuto la pandemia di COVID-19 e nelle decisioni a proposito del vaccino. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Iliana Sarafian (LSE) con i contributi e le revisioni di Elizabeth Storer (LSE), Tabitha Hrynick (IDS), Marco Solimene (University of Iceland), Dijana Pavlovic (Upre Roma) e Olivia Tulloch (Anthrologica). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058) e si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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