RIGGI, GLORIA. "Architetture per l'aggregazione. Dal modello al tipo per differenti forme di socialità". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1360072.
Resumen
Può l’architettura contribuire a favorire un’integrazione sociale?
Questa è la domanda cui il lavoro di ricerca tenterà di rispondere.
La selezione delle opere prese in considerazione ha come obiettivo quello di raccogliere e comparare dei modelli tipizzabili da cui sia possibile estrarre delle modalità ricorrenti, per capire come l’architettura possa riuscire ad organizzare spazi per la socializzazione, favorendo l’integrazione tra gruppi sociali, tra persone e tra comunità.
Il filo conduttore della ricerca è dunque il termine aggregazione, che deriva dal verbo “aggregare”: dal latino “unire al gregge”, unire insieme, associare, ammettere a far parte di un gruppo. Tuttavia, l’accezione del termine “aggregazione” cui più spesso si farà riferimento in questo lavoro di ricerca, non rimanda al solo significato letterale del termine ma rimanda anche a significati tratti dal linguaggio sociologico e giornalistico. Per affrontare tematiche che hanno a che fare con temi quali quelli dell’integrazione sociale, vi è stata infatti la necessità di fare riferimento anche ad altre discipline che lavorano direttamente su questo piano. Si dichiara in questo modo, di conseguenza, anche la volontà di attribuire alla ricerca un carattere multidisciplinare.
In particolare, dal punto di vista delle discipline sociologiche, si considerano spazi in grado di attivare un processo di aggregazione tutti i luoghi al chiuso o all’aperto in cui gruppi di individui che abbiano interessi e tendenze comuni possano incontrarsi e svolgere attività varie. Se analizziamo nel dettaglio la definizione sopra riportata, possiamo evidenziare due fattori fondamentali per il progetto architettonico, ovvero i luoghi (la costruzione dello spazio) e i gruppi di individui (i fruitori dell’opera). La presenza dell’individuo e della “modalità di aggregazione” prevista nei programmi funzionali (e nelle aspettative della società) è qui, pertanto, il nodo centrale della questione. Attorno a questo fulcro tematico sono stati articolati i capitoli della tesi: in generale, si farà riferimento ad architetture aggregative in grado di promuovere l’incontro tra gli individui attraverso lo svolgimento di attività, quindi ad architetture intese come strumenti utili alle società, indirizzate all’uso collettivo e rivolte alla vita sociale delle persone. In esse, il fruitore assumerà necessariamente un ruolo centrale all’interno del procedimento progettuale.
Nell’ambito della ricerca, allo scopo di racchiudere meglio l’ambito di interesse, tra i modelli analizzati non sono stati presi in considerazione i luoghi prevalentemente all’aperto, quali arene, stadi o piazze urbane; ciò non perché non si riconosca a questi ultimi il carattere di luoghi per l’aggregazione, ma perché si vuole qui capire come la costruzione dello spazio chiuso possa rispondere al meglio alle esigenze delle funzioni collettive, legate allo “stare insieme” dell’individuo. Per la stessa ragione, verrà invece considerato il tema del co-housing, che avvicina il tema della residenza a quel vivere collettivo che rimanda, seppur in modo meno esasperato, alle forme di collettivizzazione proprie delle avanguardie moderne.
Stabiliti questi parametri di base, lo studio si focalizza sull’oggetto architettonico e su come questo possa attivare, in sé stesso, processi virtuosi di aggregazione e socializzazione.
La ricerca procede per via di una serrata analisi tassonomica di modelli di architettura che si sono posti, come obiettivo principale, quello di realizzare differenti forme di aggregazione tra individui. La scelta delle opere presentate riguarda periodi che appartengono a momenti storici e culturali diversi. La contestualizzazione di ciascuna opera in un momento storico di riferimento, nonché in un’area geografica specifica, permette di capire come da una determinata esigenza di aggregazione sociale che nasce da motivazioni politiche, ideologiche o culturali diverse, si possa ottenere un’architettura che, attraverso i suoi spazi, è in grado di generare un’interazione positiva tra le persone.
Leggere le architetture in base al quadro storico e culturale di appartenenza è, quindi, utile per analizzare le diverse accezioni del termine aggregazione. Accezioni che costituiscono il presupposto delle differenti risposte architettoniche dei modelli analizzati. Le varie declinazioni, infatti, corrispondono a diversi tipi di forme sociali ed è interessante analizzare come l’architettura traduca questi concetti in termini compositivi, nel rapporto dualistico di funzione e forma.
Anche la struttura della ricerca riflette questo ragionamento: essa si articola in sei capitoli corrispondenti a momenti storico-culturali definiti che, partendo dal contesto politico francese di fine Ottocento a quello dei primi del Novecento in Belgio, passando per i regimi totalitari nell’Unione Sovietica e in Italia, per l’emancipazione e partecipazione democratica dei paesi scandinavi, per il progresso scientifico che ha portato rivoluzioni nella società e nella cultura, arriva fino a temi di attualità che riguardano attuali questioni emergenziali.Nella parte conclusiva della ricerca, infine, ognuna delle categorie analitiche utilizzate sarà riletta nel quadro generale di tutti i casi studio. L’obiettivo sarà capire se, nei diversi casi studio, ci sono dei ragionamenti comuni, delle sperimentazioni ricorrenti e delle soluzioni simili che mirano alla definizione di un modello architettonico tipizzabile, finalizzato alle varie forme di aggregazione sociale.