Literatura académica sobre el tema "Approccio valutativo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Approccio valutativo"

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Lonardi, Giulia, Giovanni Bertin, Stefano Campostrini, Alberto Arlotti, Pirous Fateh Moghadam y Francesca Russo. "La valutazione nella promozione dell'attivitŕ motoria". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 50 (diciembre de 2012): 73–107. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050006.

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Resumen
L'inattivitŕ fisica č associata ad una serie di malattie croniche, che interessano la popolazione. I dati sono allarmanti e numerosi Stati hanno attivato politiche di promozione alla salute concernenti l'attivitŕ motoria, usufruendo di un approccio di tipo interdisciplinare. La ricerca valutativa, a questo proposito, sta sviluppando metodologie per intervenire in situazioni di complessitŕ e multi-settorialitŕ. Il presente contributo descrive un progetto di valutazione di programmi di promozione dell'attivitŕ motoria attivi in tre realtŕ regionali italiane: Veneto, Emilia-Romagna e Provincia Autonoma di Trento. Il processo valutativo attivato in ciascun caso regionale, rappresenta una particolare strategia valutativa che ha tenuto in considerazione gli obiettivi e il contesto territoriale di ogni programma di promozione, coinvolgendo gli stakeholders e impostando un lavoro nell'ottica della sostenibilitŕ futura. Il progetto valutativo proposto si presenta come un contributo allo sviluppo di modalitŕ e strumenti operativi efficienti e sostenibili nel campo della valutazione di programmi di promozione della salute.
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Cepollaro, Gianluca. "Ambiguitŕ, competenze e valutazione del personale". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 45 (octubre de 2010): 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045003.

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L'articolo cerca di approfondire come la considerazione dell'ambiguitŕ propria in ogni processo valutativo puň aiutare a comprendere i limite dei metodi, degli strumenti e delle tecniche tradizionali. La valutazione del personale č innanzitutto un processo relazionale e contestuale prima di essere un sistema per misurare le performance rispetto alle attese a controllare il rapporto tra obiettivi e risultati. La cura della relazionalitŕ e l'adozione di un approccio evolutivo alle competenze puň aiutare nel mettere a punto un processo di valutativo capace di sviluppare spazi di riconoscimento e solidarietŕ tra individui e organizzazioni.
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Fabris, Rita Maria. "La voce degli studenti sulle “Residenze d’artista” di Media Dance: un approccio valutativo". Mimesis Journal 11, n.º 2 (1 de diciembre de 2022): 123–34. http://dx.doi.org/10.4000/mimesis.2600.

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Lingiardi, Vittorio y Annalisa Tanzilli. "La diagnosi psicodinamica in un'ottica contemporanea". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 3 (octubre de 2011): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-003002.

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Resumen
I più diffusi manuali di classificazione diagnostica come l' (ICD; vedi World Health Organization, OMS, 1992) e il (DSM; vedi American Psychiatric Association, APA, 2000), nelle loro varie edizioni, si fondano su un approccio alla psicopatologia descrittivo, ateorico e sostanzialmente . Questa impostazione ha suscitato nei clinici di formazione dinamica reazioni diverse: disinteresse, insoddisfazione, diffidenza, ostilità. La recente comparsa di procedure di valutazione e manuali diagnostici di ispirazione psicodinamica, ma ben ancorati alla ricerca empirica, quali la (SWAP-200; Westen, Shedler, 1999a,b; Westen, Shedler, Lingiardi, 2003) e il (PDM; PDM Task Force, 2006) ha promosso una "rivoluzione culturale" nella comunità dei professionisti della salute mentale, valorizzando un approccio alla diagnosi più vicino alla pratica clinica e più compatibile con interventi di tipo psicoterapeutico. Dove la diagnosi non è solo un'etichetta, ma anche un processo valutativo capace di ricondurre il sintomo al contesto di personalità e a un trattamento a misura di paziente.
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D'andrea, Alessia. "Verso la "sustainability accounting" in Sanitŕ: il caso della Medicina Trasfusionale". RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', n.º 1 (marzo de 2012): 97–123. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-001007.

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Resumen
Le riforme di regionalizzazione ed aziendalizzazione del settore sanitario italiano hanno guidato gli attori verso la ricerca di strumenti di accounting atti a monitorare le performance non solo economico-finanziarie, ma anche sociali e ambientali dell'attivitŕ svolta e a sviluppare un approccio valutativo partecipativo. La necessitŕ di comprendere la misura in cui attivitŕ attuali non sono sostenibili e orientare le decisioni, ha consentito lo sviluppo di pratiche di sustainability accounting, in grado di consentire la valutazione delle prestazioni in conformitŕ con gli obiettivi multidimensionali (insiti nella mission di tutela della salute) nel rispetto del vincolo di economicitŕ. Lo studio condotto verte sul processo attuato nell'ambito della Medicina Trasfusionale della Regione Marche.
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Galdieri, Michela y Emanuela Zappala. "Strumenti e approcci per la valutazione delle capacità comunicative di alunni con Disturbo dello Spettro Aut". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 189–204. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12483.

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Resumen
In presenza di alunni con Disturbo dello Spettro Autistico con bisogni comunicativi complessi, il processo valutativo costituisce l'esito di uno scambio tra i diversi attori sociali impegnati nella co-progettazione del percorso educativo e didattico, nella rilevazione delle capacità dell'alunno, delle barriere e dei facilitatori presenti nel contesto. L'obiettivo del presente lavoro è di individuare strumenti valutativi e auto-valutativi che possano favorire gli apprendimenti, anche in un'ottica metacognitiva, con particolare attenzione all'approccio della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) in ambito educativo, con lo scopo di acquisire informazioni ex ante sulle conoscenze, abilità e competenze, ma anche di monitorare il processo di insegnamento-apprendimento e il grado di coinvolgimento e partecipazione degli studenti alle attività didattiche.
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Brancati, Raffaele. "Una buona analisi controfattuale non č sufficiente". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 45 (octubre de 2010): 9–14. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045002.

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Il breve articolo che si propone ha lo scopo di introdurre qualche dubbio relativo alla utilitŕ della generalizzazione dei metodi controfattuali nelle analisi valutative e, soprattutto, alla possibilitŕ che ci si possa basare su di essi come unico approccio analitico nelle analisi. Fermi restando il rigore e la qualitŕ teorica che ispirano i metodi controfattuali ci si sofferma brevemente su alcuni vincoli applicativi e informativi (con particolare riferimento alle analisi sulle politiche industriali) e soprattutto su limiti caratteristici che rendono troppo debole tale approccio (e di modesta utilitŕ per il policy maker) se proposto come "unico" metodo.
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Serafina, Pastore. "Valutazione e formazione alla ricerca: la via della riflessivitŕ". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 48 (enero de 2012): 79–86. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048006.

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Resumen
La diffusione di nuove pratiche di valutazione, strettamente correlate alle recenti riforme istituzionali, sembra caratterizzare l'attuale sistema universitario italiano. L'effetto di privatizzazione dell'istruzione e della ricerca, indotto da una distorta interpretazione del principio della libertŕ accademica, ha incentivato la produzione di modelli e di approcci valutativi che non sempre paiono pertinenti. A partire da tale presupposto l'articolo si sofferma sulle forme di valutazione previste per la valutazione del dottorato di ricerca. Dall'analisi emerge come in questo caso la valutazione finisca, e spesso, con l'apparire una mera pratica burocratica; una valutazione apparente, incapace di produrre alcun effetto di apprendimento e di cambiamento.
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Dordit, Luca. "La valutazione dei sistemi educativi: alcune linee di tendenza nei processi di riforma in corso in area OCSE". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 49 (mayo de 2012): 73–76. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049005.

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Il lavoro intende ricostruire alcune tra le principali linee di tendenza osservabili nei processi di riforma dei sistemi di valutazione dei sistemi educativi a livello nazionale, sulla base delle molteplici attivitŕ di ricerca compiute dall'OCSE negli anni recenti. Per tracciare il quadro dei principali elementi comuni ai processi riformatori, inizialmente si prendono in esame gli approcci ispirati alle logiche di accountability e di improvement, applicati alla valutazione nel settore dell'education. Si introducono successivamente le quattro dimensioni in cui l'OCSE articola il sistema valutativo: accertamento degli esiti di apprendimento degli studenti (student assessment), valutazione della performance degli insegnanti (teacher appraisal), valutazione delle istituzioni scolastiche (school evaluation) e valutazione complessiva del sistema educativo (system evaluation). Infine vengono riprese ed approfondite alcune tendenze comuni, riscontrabili sul piano internazionale per ciascuna delle dimensioni considerate.
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Caroppo, Emanuele, Giuseppina Del Basso y Patrizia Brogna. "Trauma e vulnerabilità nei migranti richiedenti protezione internazionale". REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 22, n.º 43 (diciembre de 2014): 99–116. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880004307.

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INTRODUZIONE: I rifugiati richiedenti protezione internazionale mostrano un'alta vulnerabilità e Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). OBIETTIVI: abbiamo utilizzato un approccio integrato multidisciplinare per valutare la loro vulnerabilità e psicopatologia. METODI: sono stati valutati 180 rifugiati politici secondo i criteri del DSM-IV-TR. RISULTATI: in un'alta percentuale di rifugiati politici la diagnosi principale è stata di PTSD associata con disturbi di personalità e/o altri disturbi psichici. CONCLUSIONI: i rifugiati politici hanno più difficoltà nel gestire le proprie emozioni, questo probabilmente è dovuto alla propria storia personale intrisa di vissuti traumatici, tuttavia attraverso un lavoro sia psicoterapico che farmacologico è stato possibile migliorare le proprie condizioni.
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Tesis sobre el tema "Approccio valutativo"

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VALESI, RICCARDO. "Neurocinema: genesi di un modello valutativo dell'efficacia dei processi di comunicazione cinematografica. Un approccio neuroscientifico alla comprensione delle comunicazioni audiovisive". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/10808/43123.

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Resumen
Il settore cinematografico rappresenta un’area che ha visto incrementare sensibilmente i propri proventi nel corso dell’ultimo decennio, in special modo grazie all’apporto fornito dimensione di fruizione in streaming. Nonostante ciò l’indagine della psicologia del consumatore cinematografico rappresenta un campo ancora largamente inesplorato. Lo studio dei trailer cinematografici costituisce un versante specifico con cui si articola il più ampio ambito del marketing del cinema e le ricerche sviluppatesi al suo interno sono ancora numericamente esigue; per via di tale ragione il raggio di esplorazione degli ambiti tematici approfondibili al suo interno è provvisoriamente ridotto. Sono state pertanto condotte due ricerche sperimentali di neuromarketing applicato ai trailer che si sono declinate secondo due finalità di ricerca distinte. La prima si è rivolta all’identificazione dell’effetto differenziale sull’esperienza di visione dei trailer prodotto dalle variabili del genere sessuale e dell’età all’interno di un campione diviso equamente secondo due condizioni sperimentali (film romantico e film d’azione) e bilanciato in base al genere sessuale (femmine/maschi) e all’età (giovani/maturi); per quanto tali argomenti siano stati trattati al di fuori della letteratura sui trailer, essi non hanno avuto alcuna disamina al suo interno. Sono stati utilizzati degli indicatori neurofisiologici volti a misurare le principali dimensioni psicologiche di interesse cinematografico, così come emerso dalla letteratura: la valenza emotiva (asimmetria prefrontale in banda alpha), l’attenzione (cognitive index e heart rate), l’engagement (beta over alpha plus theta ratio), l’arousal (beta over alpha ratio e conduttanza cutanea) e la memorizzazione (memorization index). I test statistici implementati hanno permesso di rilevare, per ciascuna delle dimensioni considerate, effetti legati al genere sessuale e all’età. In particolare, la maggior valenza e attenzione dei giovani rispetto ai maturi, un arousal e un engagement superiore da parte dei maschi e dei giovani rispetto alle femmine e ai maturi e, infine, una capacità di memorizzazione migliore delle femmine rispetto ai maschi. Il secondo studio ha voluto indagare i diversi effetti neurofisiologici provenienti da tre diversi trailer appartenenti allo stesso film (un teaser e due theatrical trailer) e facenti parte della campagna di comunicazione della pellicola cinematografica. Tale ambito tematico rappresenta un filone inesplorato del neurocinema in generale. Gli obiettivi di ricerca sono stati due: indagare, in base al criterio del grado con cui la struttura narrativa viene rivelata e alla presenza di scene emotivamente impattanti, la differenza tra i tre trailer. Il secondo obiettivo ha riguardato l’estensione di un modello di mediazione sui fattori che contribuiscono alla decisione di acquisto di un film a seguito della visione del rispettivo trailer (e che contempera variabili quali la valenza, la comprensione narrativa, il passaparola e l’intenzione di acquisto) sviluppato con tecniche classiche e la possibilità di una sua integrazione con l’addizione di variabili neurofisiologiche. I risultati del primo obiettivo hanno confermato la capacità del teaser di saper elicitare un livello di attenzione superiore rispetto agli altri due trailer e quella del trailer 2 di saper promuovere una memorizzazione episodica (collegata, questa, agli aspetti di carattere emozionale) superiore. Infine, è stata confermata la capacità del modello di mediazione con sole variabili di questionario di potersi estendere a una cultura e a un campione differente rispetto a quello da cui è stato elaborato e sviluppato così come di poter essere integrato grazie all’ulteriore apporto della variabile di arousal corticale, la quale ha manifestato una capacità di influenzamento, all’interno del suddetto modello, della valenza misurata tramite tecniche self-report.
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Martínez-Maireles, David. "La Evaluación durante el Proceso de Innovación y Mejora de las Prácticas Educativas La Valutazione durante il Processo di Innovazione e Miglioramento delle Pratiche Educative". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1264613.

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Resumen
Questa tesi fa parte di un processo di innovazione e miglioramento delle pratiche educative. Ha tre obiettivi: identificare e analizzare i miglioramenti e le difficoltà percepite/valutate dai diversi agenti educativi coinvolti in questo processo; contrastare le pratiche valutative degli insegnanti nelle regioni di Catalogna (Spagna) e Toscana (Italia); identificare e comprendere le pratiche valutative implementate dagli insegnanti attraverso l'innovazione. Viene proposta una ricerca descrittiva qualitativa e quantitativa, utilizzando la metodologia dello studio di caso e dell'indagine con questionario. Come conclusioni generali, si identificano diverse necessità: una migliore pianificazione del processo di innovazione e valutazione per allineare i diversi elementi coinvolti; una maggiore cooperazione, collaborazione e comunicazione tra gli insegnanti nei due processi; una maggiore partecipazione di tutti gli agenti educativi nei due processi; e una maggiore comunicazione e pubblicità del processo di innovazione educativa e valutativa per legittimarlo e collegarlo alla realtà sociale. Resumen Esta tesis se enmarca dentro de un programa de innovación y mejora de las prácticas educativas. Plantea tres objetivos: identificar y analizar las mejoras y dificultades percibidas/valorados por los diferentes agentes educativos involucrados en este proceso; contrastar las prácticas evaluativas de los docentes en las regiones de Cataluña (España) y Toscana (Italia); identificar y comprender las prácticas evaluativas implementadas por los docentes por la innovación. Se plantea una investigación descriptiva cualitativa y cuantitativa, utilizando la metodología de estudio de caso y de encuesta a través de cuestionario. Como conclusiones generales se identifican diversas necesidades: mejor planificación del proceso de innovación y de evaluación para alinear los diferentes elementos involucrados; mayor cooperación, colaboración y comunicación entre docentes en los dos procesos; mayor participación de todos los agentes educativos en los dos procesos; y mayor comunicación y publicidad del proceso de innovación educativa y evaluativa para legitimarlo y vincularlo a la realidad social. Abstract This thesis is part of a process of innovation and improvement of educational practices. It has three objectives: to identify and analyse the improvements and difficulties perceived/valued by the different educational agents involved in this process; to contrast the teacher’s assessment practices in the regions of Catalonia (Spain) and Tuscany (Italy); to identify and understand the assessment practices implemented by teachers through innovation. A descriptive qualitative and quantitative research is proposed, using the methodology of case study and questionnaire survey. As general conclusions, several needs are identified: better planning of the innovation and assessment process to align the different elements involved; greater cooperation, collaboration and communication between teachers in the two processes; greater participation of all educational agents in the two processes; and greater communication and publicity of the educational and assessment innovation process to legitimise it and link it to the social reality.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Resumen
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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