Literatura académica sobre el tema "Antropologia delle immagini"

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Artículos de revistas sobre el tema "Antropologia delle immagini"

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Dei, Fabio. "Ricordare la violenza. Il contributo di Francesca Cappelletto agli studi sulle memorie di guerra". DiPAV - QUADERNI, n.º 26 (marzo de 2010): 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026003.

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Nel lavoro antropologico di Francesca Cappelletto, un ruolo centrale ha svolto la ricerca sulla memoria delle stragi di civili compiute dalle truppe nazifasciste nella Toscana del 1944. In particolare, Francesca ha condotto una ricerca etnografica su due paesi colpiti da gravissimi eccidi, Civitella Val di Chiana e Sant'Anna di Stazzema. Questo articolo discute brevemente quattro aspetti fra i piů significativi ed originali degli studi di Francesca: a) il rilievo dato al ruolo della "comunitŕ mnemonica" come soggetto delle pratiche pubbliche del ricordo; b) la critica alla nozione di "memoria collettiva" e l'accento posto sul conflitto come elemento strutturante della memoria; c) il ruolo complementare delle narrazioni e delle immagini nella trasmissione generazionale della memoria; d) i problemi cognitivi ed etici che caratterizzano il rapporto tra ricercatore e narratori nello studio della memoria traumatica.
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Pelli, Massimo. "Nudes. La vulnerabilità dell'adolescente tra rivoluzione digitale e trasformazione antropologica". PSICOBIETTIVO, n.º 3 (diciembre de 2021): 155–65. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-003011.

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L'articolo propone una riflessione a partire dalla visione della serie televisiva "Nudes" su quella che sembra essere una trasformazione antropologica del modo con cui l'adolescente affronta questa fase della vita che si situa tra la fine dell'infanzia e il giovane adulto in fase di organizzazione. Per definizione un'età di passaggio in cui l'adolescente deve confrontarsi con rapidi mutamenti dell'immagine di sé, sia dal punto di vista corporeo che psicologico e relazionale. Scuola e famiglia sono lontani e assenti. L'uso dei dispositivi digitali, il revenge porn e la diffusione non consensuale di immagini intime online sono un epifenomeno di questa trasformazione antropologica dell'adolescente sospeso tra bisogno di appartenenza e bisogno di individuazione. L'articolo include un'intervista a Laura Luchetti, regista della serie televisiva "Nudes", che attraverso tre storie diverse di adolescenti ci parla del fenomeno del revenge porn e della diffusione non consensuale di immagini intime che sta diventando un fenomeno sempre più attuale.
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Fusar Poli, Elisabetta. "“L’impronta esterna del nostro Io”. Note intorno ai primi lineamenti del diritto sulla propria immagine". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 377–417. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16893.

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Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.
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degli, Uberti Stefano. "Da "Modou modou a Européen": rappresentazioni e auto-rappresentazioni. Il caso delle "migrazioni clandestine in piroga" dal Senegal". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (marzo de 2011): 99–116. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003007.

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Dal 2005 ad oggi, le onde dell'oceano Atlantico che si infrangono sulle coste del Senegal, del Gambia e della Mauritania, sono state solcate da decine di migliaia migranti (per la maggior parte senegalesi) che a bordo di piroghe hanno fatto rotta verso l'arcipelago spagnolo delle isole Canarie, rischiando la loro vita per "gagner l'Europe". Molti di essi, senza regolari documenti di espatrio, dopo aver trascorso un periodo di fermo temporaneo, sono stati forzatamente rimpatriati. In Senegal il fenomeno delle migrazioni in piroga ha innescato un meccanismo di produzione sociale di immagini e discorsi sull'emigrazione e sulla figura del migrante in rapporto all'"Altrove" europeo. Questo articolo desidera esplorare, in una prospettiva etno-antropologica, queste rappresentazioni/auto-rappresentazioni attraverso un'analisi che fa dialogare i significati veicolati dai media senegalesi e le narrazioni di migranti e non-migranti. Questa "dialettica del quotidia-no" ci racconta delle ambivalenze e delle trasformazioni in corso nella societŕ senegalese; mostra il ruolo assunto dal fenomeno delle migrazioni in piroga nel segnare un'inversione nella rappresentazione celebrativa del migrante. Lo studio delle costruzione sociale del migrante emerge allora come un terreno fertile per far luce sull'Altra sponda delle migrazioni e per interrogare le retoriche ufficiali sulle "migrazioni clandestine" dall'Africa.
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Inglese, Salvatore y Miriam Gualtieri. "Il Banco senza nome della memoria. Il caso Aby Warburg tra antropologia e psicopatologia culturale". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2012): 17–38. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002002.

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Nel 1929, Aby Warburg presentň ufficialmente il suo ultimo progetto, un atlante composto di grandi telai in legno, ricoperti da tela nera, sui quali erano collocate riproduzioni fotografiche di opere d'arte. Il titolo scelto per l'atlante fu Mnemosyne, la parola greca che significa "memoria" e che č scolpita persino sull'ingresso della sede della sua biblioteca. Il presente lavoro intende offrire un'analisi di Warburg come eroe culturale dell'Occidente, in cui vita, malattia mentale e studi rivelano i rapporti tra memoria, trauma e oblio. Secondo Warburg la creazione di immagini č un meccanismo di reminiscenza e le forme artistiche possono essere trasmesse, trasformate e riportate a nuova vita. Egli utilizzň la parola Nachleben per indicare la sopravvivenza degli engrammi mnesici trasmessi nello spazio e nel tempo. Alcune forme diventano, di conseguenza, i contenitori di ciň che Warburg chiama Pathosformeln, un paradigma concepito intorno alla figura della fanciulla in movimento - Ninfa. Un viaggio in America tra gli Hopi gli forně l'intuizione di una sopravvivenza moderna di antiche usanze e illuminň le sue ricerche storico-artistiche. Ciň nondimeno gli Hopi svanirono dall'opera di Warburg fino alla loro ricomparsa nella conferenza del 1923, come espediente per essere dimesso dai medici della clinica psichiatrica di Kreuzlingen, diretta da Ludwig Binswanger. Al fine di studiare il caso culturale e clinico di Warburg e la relazione universale tra memoria e oblio nei contesti sociali, gli autori muovono da due punti di vista - antropologico e etnopsichiatrico - e mettono in luce alcuni effetti dello scambio tra civiltŕ diverse.
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Trębski, Krzysztof. "LA QUESTIONE “GENDER”: UNA SFIDA PER L’ANTROPOLOGIA CRISTIANA". Forum Teologiczne 20 (13 de diciembre de 2019): 97–108. http://dx.doi.org/10.31648/ft.4806.

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La teoria del “gender” si riferisce all’opinione che l’identità sessuale non è determinata dal sesso biologico di una persona, ma indica il genere in cui un individuo si identifica in base ai propri desideri soggettivi. Tale teoria tratta le differenze tra i sessi come elettive e socialmente costruite. Sostiene che una persona può nascere con un corpo che non corrisponde all’identità maschile o femminile “percepita”. Questo ha profonde implicazioni sociali: nega la differenza e la reciprocità nella natura di un uomo e una donna e immagina una società senza differenze sessuali, eliminando così la base antropologica della famiglia.La Chiesa cattolica respinge questa ideologia, insegnando che Dio crea le persone come maschio o femmina e che il corpo e l’anima sono così uniti da formare un essere completo; quindi la differenza sessuale non è un incidente o un difetto, ma è un dono di Dio che aiuta le persone ad avvicinarsi l’uno all’altra e a Dio stesso. La Chiesa afferma altresì che il proprio sesso biologico fa parte del piano divino e che ogni persona dovrebbe riconoscere e accettare la propria identità sessuale basata sulla complementarietà dei sessi. Ogni persona è chiamata a sviluppare la propria identità sessuale in un modo che integri la propria mascolinità o femminilità nell’ambito delle relazioni con gli altri.L’articolo presenta l’insegnamento del Magistero della Chiesa cattolica e spiega che la complementarità tra i sessi non è intesa come fonte di oppressione o disuguaglianza, ma testimonia la bellezza del piano di Dio per l’umanità.
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Scotti Jurić, Rita y Lorena Lazarić. "TRADUZIONE E TRADIZIONE. ALCUNE RIFLESSIONI SULLA POESIA DI DANIEL NAČINOVIĆ". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 175–93. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.11.

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C’è una differenza sostanziale tra chi si esprime con la lingua standard e chi lo fa in dialetto. Gli studi sulla traduzione della poesia dialettale sono pochi e le prospettive teoriche denunciano per lo più difficoltà implicite in una tale operazione, ma non forniscono modelli operativi soddisfacenti. La domanda che ci si pone è se sia corretto tradurre la poesia ciacava nel dialetto istroveneto o lo si debba fare in italiano standard. Nel saggio si discuteranno le peculiarità della scrittura poetica dialettale di Daniel Načinović: l'espressività della lingua orale legata alla concretezza e all’immediatezza, l'uso frequente di immagini e paragoni, di suoni onomatopeici, di forme allocutive e di modi di dire. In particolare si analizzeranno le tecniche traduttive che permetteranno di recuperare quell'orizzonte antropologico che può essere testimoniato non solo dal ciacavo che lo esprime, ma anche dall'istroveneto che questo mondo lo conosce e lo vive.
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Felice, Flavio. "La nozione di diritti umani nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa". Revista Pistis Praxis 6, n.º 3 (13 de septiembre de 2014): 817. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.06.003.ds04.

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L’obiettivo di questo articolo è quello di dimostrare la diversità de prospettive della dottrina sociale della Chiesa su i diritti umani. Sottolinea la prospettiva personalista come la più appropriata per comprendere e giustificare l’interesse generale della dottrina sociale per il tema e l’affermazione dei diritti umani. La Chiesa vede nei diritti umani l’opportunità di promuovere e difendere l’universalità della dignità umana, intesa come carattere stampato da Dio creatore per le sue creature. La prospettiva antropologico-cristiana ha per fondamento la persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. La dottrina sociale della Chiesa, mostra una pluralità di dimensioni, essenziali per definire chi è l’essere umano, e, a sua volta, per la promozione e la difesa della dignità umana di fronte alle istituzioni giuridiche, politiche ed economiche. I diritti umani e la dottrina sociale hanno in Giovanni Paolo II uno dei principali teorici. I diritti umani sono un punto di riferimento per tutte le fasi della vita umana e dei contesti politici, sociali, economici e di culturali. Fonte e sintesi dei diritti umani è il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa.
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Grocholewski, Zenon. "Sakrament małżeństwa : fundament teologiczny prawodawstwa kościelnego". Prawo Kanoniczne 40, n.º 1-2 (5 de junio de 1997): 175–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.1-2.08.

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L’Autore tratta prima dell’origine divina dei matrimonio, degli elementi che determinano la sua natura (la diversità di sesso, il «consortium» di tutta la vita, l’unità, L’indissolubilità), la sua finalità (il bene dei coniugi, la procreazione e l’educazione della prole, il bene della società) e l’atto con cui viene istaurata una concreta comunità coniugale (ossia il consenso matrimoniale), per rilevare che tutti questi elementi - che possono apparire separati о facilmente separabili - assumono una organica unicità nel concetto dell’amore coniugale. Questo concetto, centrale e fondamentale nella dottrina teologica conciliare e postconciliare, abbraccia, spiega e pone nella giusta luce quanto e stato riferito in precedenza. Di conseguenza, l’А. dedica la parte principale della trattazione proprio al concetto dell’amore coniugale, rilevando che: 1. esso trova la sua sorgente ed immagine nell’amore di Dio; 2. tutti gli elementi essenziali dei matrimonio, dei quali si e parlato all’inizio, sono esigenze intrinseche del vero ed autentico amore coniugale; 3. si tratta dell’amore essenzialmente volitivo; 4. il consenso matrimoniale, per essere veramente un patto d’amore, deve contenere in se un vero obbligo d’amore senza limiti e senza riserve, il quale obbligo quindi non puo venire meno a causa dell’infedelta di uno o di entrambi i coniugi oppure a causa di qualche insuccesso; 5. tale obbligo d’amore non e facile e perció richiede grandezza d’animo, spirito di sacrificio, prontezza nell’accettare la croce. In seguito vengono delineati i principali presupposti antropologia del diritto matrimoniale canonico, che pongono in ulteriore luce il concetto dell’amore coniugale. L’uomo, da una parte, ha una vocazione divina e soltanto in Dio trova la propria realizzazione; dall’altra parte invece e ostacolato, nell’attuazione di questa vocazione, dalle resistence della propria concupiscenza, percio diviso in se stesso; pero egli e salvato dalle sue debolezze mediante lo Spirito di Cristo. In questa prospettiva si colloca anche il matrimonio. Esso quindi non puo essere considerato nullo a causa di difetti psichici che rendono difficile la convivenza coniugale o di riduzioni che la persona sperimenta a motivo dell’influsso dell’inconscio nella vita psichica ordinaria, e tanto meno a causa delle deficienze di ordine morale. L’ultimo oggetto della trattazione e la sacramentalità del matrimonio di due battezzati. L’A. sottolinea che la realtà del matrimonio naturale diventa sacramento in forza del battesimo, nonché spiega che cosa concretamente comporta questo inserimento del matrimonio nell’evento della salvezza, ossia la sacramentalità del matrimonio. Nella conclusione l’А. rileva come detti principi teologia postulano e aiutano a comprendere le norme di diritto canonico matrimoniale, sostantivo e procedurale.
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Fagioli, Simone. "‘I’m your automatic colour’ La colorazione automatica delle immagini in antropologia". 2 | 2 | 2021 CONSOLIDATION, n.º 2 (10 de diciembre de 2021). http://dx.doi.org/10.30687/mag/2724-3923/2021/04/005.

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Colour photographs now represent almost all the images produced with the new reality capture tools, mobile phones, which in 2020 ‘took’ 90% of all photos of that year. Black and white is relegated to artistic expression, even newspapers have converted to colour for some years. In the history of photography, although research on colour is attempted from the early stages, it is necessary to wait until 1861 with the experiences of James Clerk Maxwell who created a stable colour image. However, it is from the fifties of the twentieth century that the use of colour becomes ‘popular’ even in a more aesthetic dimension than an objective reproduction of reality. Part of the ethnographic, anthropological, archaeological and field research, on the other hand still makes use of consolidated and inexpensive black and white for a long time. On these images largely available online and open source you can conduct automatic colouring experiences. The procedure, managed with artificial intelligence algorithms with deep learning processes, is always more widely used with free applications and allows to obtain qualitatively more and more relevant results, even if some critical analysis is still necessary. This article presents the state of the art to 2021 of automatic colouring, with the comparison between algorithms developed since 2016 and showing with experimental examples both the possibilities of rendering and even the critical issues that emerged with the application in anthropological photographs, with the aim of extracting information that is not very evident in the originals in black and white.
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Tesis sobre el tema "Antropologia delle immagini"

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Cavanni, Giulia <1992&gt. "Parole e immagini di un microcosmo complesso. Etnografia delle narrazioni del paesaggio nell'Irlanda rurale: Killoran, Sligo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10504.

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Trascorrendo quattro mesi nei pressi del villaggio di Coolaney (Killoran, Sligo, Irlanda), ho scoperto un microcosmo complesso in cui il paesaggio non è solo lo sfondo ma il coprotagonista della storia, insieme alle persone che lo abitano; una storia composta non solo da fatti reali e attestati ma anche di miti e credenze. Il lavoro manuale e la partecipazione a vari eventi mi ha permesso di immergermi nel contesto e mi ha fornito una chiave di lettura della realtà basata sull'esperienza. Grazie alla disponibilità delle persone ho esplorato il territorio e tramite i loro racconti ho potuto ampliare la mia visione del passato e del presente dell’area di studio. A fungere da base alla mia ricerca vi è una parte di teoria di antropologia del paesaggio; autori come Turri, Lai, Ingold e molti altri hanno elevato il paesaggio al di sopra del mero sfondo, assegnandogli una propria vita inseparabile dalla nostra e questa prospettiva si è disvelata chiaramente davanti a me nel corso della ricerca sul campo. I temi che si intrecciano sono molteplici: l’impatto della Tigre Celtica sulle persone, l’importanza dei toponimi, la colonizzazione inglese, la trasformazione del paesaggio, le attività produttive come l’allevamento, la deforestazione e l’estrazione della torba, il turismo rurale, il folklore irlandese, la pratica dello storytelling, l’utilizzo del folklore nella contemporaneità.
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Turrini, Nicola. "L'image autiste. Paradigma per un'antropologia delle immagini". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11562/940677.

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L’image autiste è un concetto creato negli anni Settanta dall’educatore francese Fernand Deligny. A fondamento di questa idea, elaborata a partire dalla sua esperienza di vita fianco dei bambini autistici, stava il tentativo di pensare la natura dell’immagine al di fuori della dimensione del simbolico. La mancanza di linguaggio e di relazioni intersoggettive dei piccoli autistici fu il punto di riferimento costante del suo percorso di pratica e pensiero. Riferendosi solamente a ciò che poteva apprendere nella comunità, Deligny costruì nel tempo un modo molto personale di pensare l’immagine in rapporto all’esperienza umana. Il comportamento autistico dell’immagine rappresentava per lui un modo per rivelare uno specifico aspetto della soggettivazione che è comune all’umano in senso lato. È in questo senso che l’image autiste può fungere da paradigma per un’antropologia delle immagini. A partire dalla teoria del sogno come dimensione virtuale-visuale elaborata dallo psicanalista francese Pierre Fédida, il lavoro presenta un concatenamento di tematiche per tentare, attraverso un procedimento di montaggio, di sottolineare la portata antropologica di questo paradigma.
The autistic image is a concept created in the Seventies by French educator Fernand Deligny. The ground of the idea, drawn from his experience alongside autistic children, was to trying to think about the nature of the image outside of the symbolic dimension. Just the lack of language and interpersonal relationships of the autistic children has been the constant reference point of his practical and theoretical paths. Referring only to what he could learn in community, Deligny has built over time a very personal way of thinking about the image in relation to the human experience. The autistic behavior of the image was essentially a way to reveal a specific aspect of subjectivity that is common to the humans. In this sense, the autistic image can operate as a paradigm for an anthropology of images. The work starts from the theory of dreams as a visual-virtual image in thought of French psychoanalyst Pierre Fédida, than proceeds connecting various issues to attempt, through a process of assemblage, to emphasize the anthropological range of this paradigm.
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PISTONE, FRANCESCA. "Made in Casaletto. Itinerari etnografici tra i “fatti” comunicativi e gli immaginari socio-sanitari locali di un Servizio Disabili della ASL". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1190586.

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Documentare la disabilità in un particolare contesto istituzionale, archiviando e descrivendo pratiche, rappresentazioni ed esperienze di una comunità di “cura” è l’itinerario principale che seguo lungo le tre parti di questa tesi. Nella Parte I, con l'Introduzione, dopo aver mostrato la pertinenza di un approccio antropologico al tema, evidenzio le cornici teoriche che utilizzo nella descrizione dell'accadimento-disabilità (in un’ottica necessariamente trans-disciplinare), sull'onda dell'orizzonte comunicativo e discorsivo del suo farsi, situandola storicamente e promuovendo tra le righe un’attività interpretativa come forma di cittadinanza istituzionale. Nella Parte II della tesi viene descritta la dinamica del processo istituzionale di presa in carico (dal costrutto linguistico culturale su cui si basa, agli effettivi scambi corporei che avvengono dentro le stanze del Servizio Disabili) e l'organizzazione del centro diurno in quanto spazio pubblico abitato, dentro una pratica di cura socio-riabilitativa che cerco di delineare nelle sue componenti spazio-temporali e relazionali. Nella Parte III l'etnografia si muove parallela ad uno sguardo più critico che anticipa le conclusioni analitiche e propositive di questa tesi, per arrivare a proporre un salto linguistico da una concezione bio-psico-sociale della disabilità ad una sua ulteriore calibrazione culturale, che pone l’accento sul suo farsi e disfarsi in un certo luogo. Dentro i percorsi del visual activism, racconto quindi la nascita del brand “Made in Casaletto” e il suo possibile uso per muoversi tra i luoghi simbolici e reali della disabilità, come metafora visuale per ipotizzare percorsi formativi a partire dal patrimonio narrativo del Casaletto.
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Libros sobre el tema "Antropologia delle immagini"

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Crescenzo, Giovanni De. L' immagine biosociale della storicità: Saggio di antropologia filosofica. Napoli: Guida, 1999.

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Centro regionale per la documentazione dei beni culturali e ambientali del Lazio., ed. Indice delle immagini fotografiche a soggetto antropologico conservate negli archivi fotografici romani. Roma: Quasar, 1991.

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editor, Carli Alberto 1974, Cavalli Silvia editor y Savio Davide 1985 editor, eds. Letteratura e antropologia: Generi, forme e immaginari : atti del XXI Convegno internazionale della MOD, 13-15 giugno 2019. Pisa: Edizioni ETS, 2021.

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Actas de conferencias sobre el tema "Antropologia delle immagini"

1

Como, Alessandra, Luisa Smeragliuolo Perrotta y Carlo Vece. "Agro-Urban Landscape: the case study of Monteruscello-Naples". En 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.6288.

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If the morphology and the studies on the urban form are closely related to the social aspects and are responsibility of architects and policy makers, the issue becomes even more complicated if we're talking about cities with a high number of buildings under public ownership or urban fragments with important dimensions. In Italy there is a very rare case of recent foundation that is the neighborhood Monteruscello in the city of Pozzuoli. Built in the 80s to face the bradisism events that had made uninhabitable other city areas, Monteruscello today, for its dimension, can be considered a "city in the city" where the 90% of the buildings are under public ownership. The neighborhood's project is designed by Agostino Renna who had built Monteruscello through analogical composition with fragments of spatial references of other places and cities. The architect has put in the neighborhood - mainly made up of rural areas - its urban model adapting it to the specific geography of places. During the years the neighborhood has never built an own identity becoming one of the most degraded areas of the city. The paper deals with the issue of urban form and morphology today starting from the study of Monteruscello - as imagined by its creator through the critical issues that underlie its design - and through an experimental design of a new agro-urban landscape for the neighborhood that involves three hectares of public green spaces - now abandoned - turning them into agricultural lands to urban use and growth resource. References Renna, A. (ed.) (1980) L’illusione e i cristalli : immagini di architettura per una terra di provincia (Clear, Roma) Giglia, A. (1997) Crisi e ricostruzione di uno spazio urbano : dopo il bradisismo a Pozzuoli : una ricerca antropologica su Monteruscello (Guerini, Milano) Capozzi, R. (ed.) (2016) Agostino Renna : la forma della città (Clean, Napoli) Pagano, L. (ed) (2012) Agostino Renna : rimontaggio di un pensiero sulla conoscenza dell’architettura : antologia di scritti e progetti 1964-1988 (Clean, Napoli)
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