Literatura académica sobre el tema "Alta fedeltà"

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Artículos de revistas sobre el tema "Alta fedeltà"

1

Jasnos, Renata. "Wierność Torze wiernością Bogu w świetle Deuteronomium". Verbum Vitae 11 (14 de enero de 2007): 27–42. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1425.

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Resumen
Il tema della fedelta nella visione deuteronomista non costituisce un argomento a se stante, alla quale vengono dedicate alcune della pericope, ma viene iscritta nei testi di diverso carattere. Dio e presentato come fedele, invece nella prospettiva storica si percepisce prima di tutto l'infedelta passata d'Israele. E proprio per questo, che la fedelta diventa una sfida per il popolo eletto. Nel contesto del patto essa viene espressa nella lealta, che vuol dire rimanere saldamente legati a Dio. La legge cioe la Torah che Mose insegna, diviene dunque l'indicatore della fedelta, della fedelta ancorata nell'alleanza. Per il fondamento di fedelta cosi compresa si trova nel precetto di amore per Dio. Nel Deuteronomio, che ha un carattere parenetico, Mose e presentato come colui che si rivolge ad Israele col grande ardore e attraverso gli ammonizioni e gli insegnamenti lo richiama alla fedelta.
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Kotecki, Dariusz. "„Bądź wierny aż do śmierci” (Ap 2,10)". Verbum Vitae 11 (14 de enero de 2007): 159–84. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1426.

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Resumen
L'articola affronta il tema della fedelta nel libro dell'Apocalisse sulla base dell'analisi di Ap 2,10: "Sii fedele alla morte". Questo testo fa parte della lettera alla Chiesa di Smirne e nella struttura della lettera costituisce l'esortazione particolare del Risorto alla sua Chiesa che vive nelle difficolta, tribolazioni, poverta e viene in certo modo perseguitata dai Giudei, chiamati "sinagoga di satana". La chiesa di Smirne e l'unica, accanto a quella di Filadelfia, alla quale Gesu non indirizza nessuna critica. L'esortazione "sii fedele fino alla morte" non significa necessariamente un invito al martirio, pero non si puo escludere tale interpretazione, perche i cristiani nel libro dell'Apocalisse sono visti com e potenziali martiri. Quest'esortzione e valida per tutte le communita ecclesiali di Asia Minore del tempo dell'Apocalisse e per tutta la Chiesa di ogni tempo e posto. Questa e un invito alla vita secondo lo stile pasquale, che ci ha insegnato Gesu Cristo - "testimone fedele". La realizzazione di quest'esortazione non e possibile senza una collaborazione continua con la grazia di Gesu, che proviene dal suo mistero pasquale. Cristano rimane fedele solo se assorbisce tutte le forze da Gesu Risorto, perció l'Apocalisse dice che cristiani "hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello" (Ap 12,11).
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Salerno, Giulio M. "La fedeltà alla Repubblica: alla ricerca dei caratteri essenziali". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 2 (junio de 2019): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/dc2019-002005.

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Strzelczyk, Grzegorz. "Wierność Chrystusa". Verbum Vitae 11 (14 de enero de 2007): 217–33. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1427.

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Resumen
La questione delia fedelta umana di Cristo non ha mai suscitato grandi polemiche percio si trova ai margini della riflessione cristologica odiema, soppressa soprattutto dalla problematica della fede di Gesu. E invece possibile un ricupero della categoria della fedelta in cristologia sistematica. Qui vengono indicati cinque campi. 1. La discussione intomo alla relazione delle due volonta in Cristo ("fedelta" come modo di relazionarsi dell 'umana riguardo la divina). 2. La discussione attorno alla fede di Gesu ("fedelta" non e cosllegata alle conoscenza e conseguentemente alle concezioni medioevali di essa, che pesano sulla "fede"). 3. Vale la pena verificare la possibilita della costruzione di un modello soteriologico basato sulla "fedelta" (sull'esempio dell'impiego biblico del concetto). 4. La fedelta di Cristo puo essere letta come umana "traduzione" (e perci o anche rivelazione) della fedelta di Dio stesso. 5. Nel contestodella imitatio Christi "fedelta" puo - in certi contesti - sostituire o integrare il concetto chiave tradizionale della obbedienza (difficilmente comprensibile nel quadro dellacoltura odierna).
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Iannotta, Daniella. "Dalla fenomenologia della memoria alla poetica del perdono: leggendo Paul Ricoeur". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2012): 63–73. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002004.

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Resumen
il paradosso della presenza attuale nella memoria del passato assente costituisce il filo conduttore della ricerca ricoeuriana sulla memoria e sul suo rapporto con l'oblio. Ora, se il passato torna alla mente come immagine una indagine sulla memoria dovrŕ incontrare lo statuto della rappresentazione, della sua veritŕ, della sua fedeltŕ al passato. Il presente saggio, partendo dall'analisi della fenomenologia della memoria, costruita attorno al paradosso della realtŕ e dell'immagine, vuole mettere in evidenza come in Ricoeur gli enigmi del pensiero ricevano una soluzione non giŕ in quella che egli chiama la hybris della riflessione totale, bensě nel lavoro delle nozioni concernenti la problematica indagata. Cosě, attorno alla rete semantica dei concetti di eikon e phantasma, memoria e immagine, impronta, traccia, presentificazione, percezione, oblio, ri-presentificazione, rappresentazione/ rappresentanza, egli costruirŕ il progetto di un lavoro della memoria e di un lavoro del lutto, freudianamente facendo del lavoro del ricordo una attivitŕ di recupero in vista di un progetto futuro. Dividendo l'orizzonte della memoria in personale, storica e dei piů vicini, Ricoeur farŕ del progetto di recupero del passato un vettore mirante non soltanto alla conoscenza fedele del passato stesso, bensě alla sua confluenza in una esplorazione di sensi "altri" degli avvenimenti passati, in vista dell'esperienza, difficile ma possibile, del perdono.
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Luceri, Beatrice. "L'influenza della politica assortimentale sul comportamento d'acquisto nel settore grocery". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 3 (septiembre de 2009): 33–52. http://dx.doi.org/10.3280/mc2009-003003.

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Resumen
- The author aims to understand its role in channel and retail choice, consumers interest for diversification into products categories handled by specialist shops, the factors influencing a clear reading of the assortment, the relationship between brand and store loyalty. The objectives are attained through a survey involving loyal customers of a retailer, leader in the Italian supermarket and hypermarket market. As a result, marketing considerations and guidelines aimed at maximizing the effectiveness of the assortment policy have been outlined.Keywords: assortment, purchasing behaviour, grocery, store loyalty, brand loyaltyParole chiave: assortimento, comportamento d'acquisto, beni di largo consumo, fedeltÀ alla marca, fedeltÀ al punto vendita
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Mazurowski, Wiesław. "Życie i śmierć męczenników przykładem wierności Bogu". Verbum Vitae 11 (14 de enero de 2007): 187–216. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1423.

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Resumen
L'articolo tratta del martirio dei preti di Pelplin, di cioe le vittime delta seconda guerra mondiale, morti in nome della fedelta a Dio ed alla loro vocazione. Tutti che hanno subito la morte dalle mani dei nazisti per causa del loro odio verso la fede, hanno conservato la fede ed hanno dato agli altri la testimonianza delta fedelta a Dio.Le varie forme delta fedelta a Dio e alla loro vocazione si puo intravedere da tutti i candidati all'onore di martirio. Dagli uni dominava un ministero sacramentale, dagli altri un lavoro intellettuale, ancora dagli altri una preoccupazione per i poveri e bisognosi. ,,Vi sono diversita di carismi, ma uno solo e lo Spirito; vi sono diversita di ministeri, ma uno solo e il Signore; vi sono diversita di operazioni, ma uno solo e Dio, che opera tutto in tutti" (1 Corinzi 12,4-6).Si presenta la fedelta a Dio ed alla Nocazione sacerdotale: coll'assistenza per i poveri sull'esempio di vita e martirio di Rev. Antoni Henryk Szuman ( 1882-1939); coll'edilizia degli oggetti sacrali di Rev. Konstantyn Krefft ( 1867 -1940); col paziente subire di picchiate ed umiliazioni di Rev. Paweł Prabucki (1893-1942). Pure anche un lavoro intellettuale e una forma di fedelta a Dio. Ce ne hanno dato un esempio il Rev. Józef Roskwitalski (1893-1939) e Rev. Piotr Sosnowski (1899-1939). La difesa della castita e intoccabilita della natura umana davanti al martirio e stata una forma di fedelta presentata da Rev. Reginald Krzyżanowski (1894-1939) e Rev. Jan Lesiński (1908-1940). Rev. Bernard Łosiński (1865-1940) ha dato un esempio di un uomo umile, particolarmente davanti alla morte. Rev. Jan Hamerski (1880-1939) ha sperimentato una particolare forza di proclamazione della parola di Dio. Rev. Cyryl Karczyński (1884-1940) fu un eccezionale propagatore della cultura popolare polacca. Infine Rev. Franciszek Nogalski (1911-1939) ha dato la sua vita per gli altri, e Rev. Stefan Radtke (1890-1940) s'e dimostrato veritiero dichiarando davanti degli oppressori di essere un sacerdote.Dei martiri presentati sono come una risposta ai dubbi dell'uomo contemporaneo che si chiede sulla possibilita e lo stato di una familianta dell'uomo con Dio. G li esempi di vita dei martiri che umanamente parlando si sono trovati in una situazione senza uscita, sono un ammonimento su come non abbattersi davanti al male ed alla violenza trionfanti.
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Balboni, Bernardo, Giacomo Gistri y Stefano Pace. "L'impatto della brand crisis sulla clientela e l'effetto della fedeltà alla marca". MERCATI E COMPETITIVITÀ, n.º 3 (septiembre de 2015): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/mc2015-003006.

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Kaniecki, Rafal. "L’influsso del luogo e del rito della santa messa sull’adempimento del precetto festivo". Prawo Kanoniczne 63, n.º 4 (6 de noviembre de 2020): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2020.63.4.01.

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Resumen
Il Concilio di Adge (506) decise che si poteva adempiere il precetto festivo soltanto nella propria chiesa parrocchiale. Questa norma si è diffusa nella Chiesa latina e sopravviveva fino al Concilio di Trento (1545-1563), quantunque già in precedenza essa fosse stata indebolita dal diritto consuetudinario che permetteva di soddisfare l’obbligo, in determinate situazioni, anche in altre chiese parrocchiali, e anche, grazie ai privilegi papali, nelle chiese degli ordini mendicanti. Dal Concilio di Trento in poi i fedeli possono essere soltanto invogliati all’adempimento del precetto nella propria chiesa parrocchiale. Inoltre i loro concesso farlo negli oratori semi-privati, semi-pubblici, in alcuni oratori privati, e fuori dei luoghi sacri, partecipando alla Messa celebrata sugli altari portatili. Nella normativa vigente attuale basta partecipare alla Messa celebrata in qualunque luogo, però la celebrazione eucaristica fuori del luogo sacro richiede, per la liceità, il previo consenso dell’Ordinario. Il precetto festivo viene adempiuto attraverso la partecipazione alla Messa celebrata nel rito cattolico. Dal XIX secolo i cattolici latini e orientali possono adempierlo partecipando alla Messa nel rito diverso dal loro proprio. Mentre il “Direttorio ecumenico” (1967) aveva ammesso anche la possibilità di adempierlo occasionalmente attraverso la partecipazione alla Messa celebrata dai non cattolici, il “Direttorio ecumenico” (1993) attuale ha abrogato espressamente questo privilegio. La partecipazione alla Messa cattolica celebrata da un sacerdote scomunicato, interdetto, sospeso, se la sua pena è pubblica, adempie il precetto festivo, però un fedele può essere punito con giusta pena per la partecipazione in essa.
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D’Alessandro, Ilaria y Massimo Mengozzi. "In-fedeltà (familiari). Il tradimento di coppia nella differenziazione del sé". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 55 (julio de 2022): 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/pr2022-055003.

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Resumen
Nella terapia di coppia e in quella individuale spesso l'infedeltà emerge come il problema portato. Gli autori propongono una rilettura dell'adulterio: non solo come atto relazionale legato alla crisi della coppia, ma anche come tentativo di proseguire nel compito di differenziazione dalla famiglia d'origine. Ciò potrebbe fornire una particolare chiave di lettura da utilizzare come strumento utile ed efficace, specialmente nelle terapie individuali.
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Tesis sobre el tema "Alta fedeltà"

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Dalla, Costa Anna <1991&gt. "Customer Loyalty: dalla carta fedeltà alla fidelity App. Il caso di Aspiag Service S.r.l". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10474.

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In un mercato in continuo cambiamento, nel quale i clienti sono sempre più informati ed esigenti, le imprese della grande distribuzione organizzata devono necessariamente concentrare gli investimenti sull’adozione di strumenti che consentano di ricavare il maggior numero di informazioni su di essi. È indispensabile per le imprese dotarsi di strumenti di fidelizzazione che, da un lato incentivano il riacquisto nel tempo, dall’altro consentono di tracciare il comportamento d’acquisto dei clienti, implementando in questo modo la base dati necessaria per sviluppare e sostenere strategie di marketing sempre più personalizzate ed efficienti. Il presente elaborato intende proporre l’evoluzione che è avvenuta nel campo della fidelizzazione: dalla carta fedeltà alla fidelity App. Verrà esposta l’importanza dei Big Data e delle Buyer Personas che consentono alle imprese, sulla base dei dati a loro disposizione, di classificare i propri clienti all’interno di alcuni gruppi ai quali offrire promozioni e prodotti in linea con le loro esigenze. In particolare verrà presentato il nuovo strumento di fidelizzazione di Aspiag Service S.r.l.: l’App Despar Tribù. Sarà svolta un’analisi descrittiva su un campione di circa 4.800 utenti che hanno risposto in modo completo alle domande del questionario proposto in fase di iscrizione alla Despar Tribù e che hanno utilizzato l’applicazione per i loro acquisti nel 2016. L’analisi si pone l’obiettivo di comprendere le caratteristiche dei rispondenti valutando la relazione di dipendenza esistente tra le variabili considerate.
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Certelli, Lorenzo. "Implementazione di un modulatore sigma-delta digitale per la sintesi di segnali pwm ad alta fedelta". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6024/.

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La modulazione a durata d'impulso (PWM) è utilizzata soprattutto perchè permette di ottenere alta efficenza energetica. In ambito accademico è stato proposto un modulatore PWM che sfrutta la tecnica di noise shaping, Sigma Delta, per avere elevata fedeltà. Il lavoro di questa tesi è stato l'implementazione su FPGA del modulatore Sigma DeltaDigitale utilizzato: quarto ordine, con quantizzatore a 4 bit e SNR in banda di 60 dB. Il dimensionamento è stato fatto determinando l'effetto che la lunghezza delle parole dei segnali ha sul rumore prodotto dal sistema. Questo studio è stato svolto con analisi euristiche ed algoritmi di ricerca implementati in ambiente MATLAB. Lo studio fatto è di carattere generale ed estendibile a generiche architetture Sigma Delta.
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CALAMASSI, DILETTA. "LE SIMULAZIONI AD ALTA FEDELTA' NELL'EMERGENZA E URGENZA: LA VALIDAZIONE DI UNO STRUMENTO PER LA DETERMINAZIONE DELLA SODDISFAZIONE DEI PARTECIPANTI". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/859507.

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Francesco, Barbani. "Applicazione di un programma di addestramento con simulatore ad alta fedeltà per la gestione di eventi critici di emergenza urgenza intra operatoria durante chirurgia robotica". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1190531.

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Resumen
INTRODUZIONE: L’attività formativa per mezzo della simulazione ad alta fedeltà si pone lo scopo ultimo di migliorare la sicurezza e gli outcomes clinici dei pazienti; tale proposito può essere conseguito migliorando il comportamento clinico dei sanitari attraverso l’apprendimento di nozioni tecniche e non tecniche, mediante attività formative che incontrino l’approvazione dei discenti. Scopo di questa tesi è condurre uno studio preliminare atto a valutare la percezione del ruolo dello strumento formativo di simulazione ad alta fedeltà, per ottenere indicazioni utili al proseguimento di un programma di addestramento multidisciplinare per la gestione di emergenze intra-operatorie. METODI: Lo studio si è svolto durante le sessioni di simulazione condotte sui medici in formazione specialistica iscritti alla Scuola di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Firenze. La raccolta dei dati è stata condotta nel periodo compreso tra novembre 2017 e gennaio 2019, attraverso la compilazione, in forma anonima e su base volontaria, di un questionario di feedback, sottoposto ai discenti al termine di ciascuna sessione di simulazione. Il form di raccolta dati era composto di 14 items di indagine su tre aspetti: gradimento dell’evento formativo, percezione soggettiva di apprendimento, propensione a mutare il comportamento clinico in seguito alla sessione di simulazione. RISULTATI: Nel periodo del presente studio sono stati raccolti 308 questionari di feedback. Nei confronti del gradimento dell’evento formativo, l’88.96% dei discenti ha risposto favorevolmente; l’88.64% ha ritenuto di aver raggiunto un apprendimento significativo; il 93.5% ha riferito un’alta probabilità di mutamento del proprio comportamento clinico quotidiano in seguito agli apprendimenti conseguiti. Dall’analisi di regressione logistica multivariata emerge una significativa associazione tra il gradimento dell’evento e le informazioni ricevute prima della simulazione, il realismo dello scenario condotto e la percezione dell’apprendimento; la percezione dell’apprendimento è risultata associata con la qualità del debriefing, degli ambienti di simulazione e del comportamento del team di simulazione; infine, un’alta probabilità di mutamento del comportamento clinico si è associata ad una buona valutazione degli ambienti messi a disposizione, dell’apprendimento percepito e ad una disponibilità ad essere valutati attraverso uno scenario di simulazione. CONCLUSIONE: In base ai dati raccolti nel presente studio, possiamo affermare che, nel contesto del percorso formativo dei medici specializzandi in Anestesia e Rianimazione, l’introduzione della simulazione ad alta fedeltà nei programmi formativi tradizionali, è in grado di incontrare il favore dei discenti, di indurre un sostanziale apprendimento di nozioni tecniche e non tecniche e, potenzialmente, di indurre un cambiamento nel comportamento clinico quotidiano. Le indicazioni emerse dovranno essere tenute in considerazione per proseguire il processo di costruzione di un percorso di addestramento con simulatore ad alta fedeltà per la gestione di eventi critici di emergenza intra-operatoria durante chirurgia robotica. BACKGROUND: High fidelity simulation-based educational programs have been implemented in order to improve patient safety and clinical outcomes. The development of educational activities specifically built around learner satisfaction and approval is a key element in order to foster physician knowledge and to develop clinical behavior. This study explores the role of high-fidelity simulation training, in order to get purposeful data and elements to plan a multidisciplinary training to approach intra-operative crises during robotic-assisted surgery METHODS: The present study has been conducted during the implementation phase of a simulation based educational program on residents attending the Residency Program on Anesthesia and Intensive Care of the University of Florence. Data were collected from November 2017 to January 2019 through an anonymous feedback questionnaire and submitted to attending residents at the end of every sessions of simulation training on a voluntary basis. The questionnaire included 14 items related to three key domains: satisfaction about the training session; subjective perception of learning due to the session; perceived probability that simulation training will induce a change in clinical behavior. RESULTS: During the study period, data from 308 feedback questionnaires were collected. Among the responding trainees, the simulation-based training session was evaluated as satisfying on 88.96% of questionnaires. More than 88% of residents subjectively assessed as significant the improvement following the single training session. Lastly, 93.5% of responding residents reported a high probability that the simulation training would have produced an improvement on daily clinical practice, due to achieved learnings. Moreover, at multivariate logistic regression analysis a significant association was found between participant satisfaction and information received before the training session, scenario’s fidelity and perception of learning. Perception of learning was significantly associated with efficiency of debriefing, quality of simulation’s environments and tools, and behavior of simulation team. Lastly, a high perceived probability that simulation training session would have induced an improvement in daily clinical practice was associated with good evaluation of simulation environments and tools, perceived learning and availability to be evaluated through the conduction of a simulated scenario. CONCLUSIONS: According to analyzed data, it can be stated that the implementation of a high fidelity simulation-based educational program in the context of the Residency Program on Anesthesia and Intensive Care was positively evaluated by the attending residents, as it offers the possibility to induce a significant learning of technical and non-technical skills and, consequently, a potential improvement on daily clinical practice. Data from the study will be considered to continue on the planning of a high fidelity simulation- based educational program for training in intraoperative crisis during robotic-assisted surgery
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GORLA, Sandra. "Metamorfosi e magia nel Roman de Renart. Traduzione e commento delle branches XXII e XXIII". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251268.

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Il presente lavoro è incentrato su due branches del Roman de Renart, delle quali propone la prima traduzione completa del testo in italiano e un’analisi al contempo interpretativa, letteraria e filologico-testuale. Il lavoro risulta diviso in due grandi nuclei contraddistinti. La prima parte, comprensiva di due capitoli, affronta l'analisi della tradizione manoscritta e la traduzione del testo delle due branches in italiano (considerando anche le interpolazioni del ms. M). La seconda parte, nuovamente suddivisa in due capitoli, costituisce il necessario accompagnamento critico-letterario al lavoro di traduzione. Tradizione e traduzione. Prima ancora di affrontare la traduzione del testo e la sua interpretazione, è stato necessario porsi il problema di quale testo tradurre. Il primo capitolo, pertanto, affronta la tradizione – e dunque l’edizione – del Roman de Renart, tenendo in considerazione che per quest’opera medievale è praticamente impossibile stabilire uno stemma codicum che sia utile ad una ricostruzione del testo in senso lachmanniano, e dunque scegliere tra una delle edizioni disponibili significa nei fatti scegliere uno dei codici relatori. Viene altresì discussa la questione riguardante l'ordine in cui restituire le due branches. E' risultato impossibile stabilire quale fosse l’ordine migliore e più fedele alla tradizione. Per questo ci si è arresi all’evidenza che anche la disposizione stessa del testo non possa essere assolutamente neutrale, ma includa elementi interpretativi. Il lavoro di traduzione – che occupa il secondo capitolo – costituisce una parte fondamentale della tesi, sia per la voluminosità del testo originale sia per i numerosi problemi 'tecnici' che necessariamente si susseguono sul cammino di chi affronti l'opera di traduzione-interpretazione di un testo medievale. La traduzione è accompagnata da un apparato di note che rendono conto delle scelte operate nei passaggi più complessi e che forniscono indicazioni utili alla comprensione del testo, soprattutto nel caso di riferimenti sottesi a un’enciclopedia presumibilmente condivisa dall’autore e il suo pubblico ma difficilmente discernibili dal lettore moderno. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla branche XXII nella versione ‘indipendente’ (BCL); vengono messe in luce le peculiarità e le caratteristiche che la avvicinano al genere dei fabliaux e vengono avanzate delle ipotesi interpretative che evidenziano quelli che si ritengono essere aspetti unici e significativi dell’episodio all’interno dell'intero ciclo. Viene messo in rilievo come il ricorso a temi relativi alla sfera sessuale e corporea e l’uso di un lessico esplicito e a tratti osceno, sebbene ovviamente non esclusivi di questa branche del Roman de Renart, venga qui presentato in un contesto narrativo unico. L'ultimo capitolo della tesi si concentra invece sui testi tramandati da M delle branches XXII e XXIII. Si è cercato innanzitutto di ricostruire i numerosi legami intertestuali che la branche XXIII intesse innanzitutto con le altre branches del RdR (in particolare I, Va, VI, X) e di analizzare le specifiche tecniche narrative dialogiche e polifoniche impiegate all'interno del testo. Per la prima parte del commento, che riguarda poco più di metà della branche ed è dedicata alla lunga narrazione di uno dei processi giudiziari di cui è protagonista Renart, si è scelto di seguire l’ordine diegetico dell’episodio; la complessità dell'ambiente legale impone infatti di seguire con la massima attenzione il serrato alternarsi di accuse, contro-accuse e testimonianze. Data la concentrazione di diversi nuclei narrativi che caratterizza questa seconda parte, l'analisi del testo si discosta a questo punto dall'impostazione cronologica e procede invece per tematiche. Vengono dunque analizzati la figura e l'inedito ruolo di consigliera di Hermeline. Il commento procede poi con un'analisi delle ulteriori peculiarità presenti nella branche XXIII, nel momento in cui il protaginista si reca a Toledo per apprendere le arti magiche: questo viaggio è l’unico vero viaggio che la volpe compie al di fuori del regno nell’intero Roman. Spiccano, qui, la dimensione quasi epica, arturiana, del viaggio, che si traduce in un percorso di formazione per il personaggio; le nuove qualità acquisite da Renart magicien – un intermediario fra due mondi – e l’importanza delle parole nel veicolare il potere dell’art d’enchantement. L'originalità della branche XXIII ha così una vera e propria evoluzione di Renart, che si presenta come un Renart demiurgo. Il commento prosegue a questo punto tornando nuovamente alla branche XXII, questa volta nella versione del ms. M. Benché il testo di M riporti un’importante lacuna (per la caduta del bifolio centrale di un fascicolo) che impedisce di valutare complessivamente l’operazione di riscrittura, sono state esaminate, per quanto possibile, le modalità con cui il testo è stato interpolato dal codice e avanzato delle ipotesi su come e perché possa essere stata compiuta questa operazione, tenendo presente anche i rapporti che intercorrono tra M e il ms. C della sua stessa famiglia, che operano entrambi importanti scelte di riorganizzazione della materia narrativa e dell’ordine di disposizione delle branches rispetto agli altri codici relatori del Roman de Renart.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Resumen
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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SERPETTA, MARIA GIULIA. "La Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca: edizione e commento linguistico". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251618.

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Resumen
Tutta le ricerche riguardanti la confessione prendono avvio – e non potrebbe che essere così – dal Concilio Lateranense IV del 1215 e in particolare dalla disposizione 21, meglio nota con il suo incipit Omnis utriusque sexus. È per far fronte all’adempimento di tale disposizione (che prescrive l’obbligatorietà annuale alla confessione per tutti i fedeli di entrambi i sessi, come il testo ci dice) che si sviluppa una letteratura finalizzata a istruire sia i sacerdoti (al tempo impreparati a svolgere il ruolo di confessori), sia i penitenti. Questi manuali si moltiplicano con l’avvento della stampa a caratteri mobili; in particolare si sviluppa il genere delle confessioni generali: opuscoli di poche pagine in cui si fornisce al penitente una guida all’esame di coscienza attraverso un particolareggiato elenco di peccati. A questo filone appartiene la Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca, sicuramente uno dei predicatori più noti dell’Osservanza francescana. Il confessionale, scritto sia in latino (con il titolo di De confessione) che in volgare, è un’opera molto nota e diffusa. Viene presentato un elenco di tutti i peccati possibili, organizzati secondo un’ampia varietà di griglie concettuali: i dodici articoli della fede; i sette vizi capitali; i dieci comandamenti; i cinque sensi corporali; i sette sacramenti; le sette opere della misericordia corporale e spirituale; le tre virtù teologali e i doni dello Spirito Santo, ecc. L’importanza e la diffusione del testo sono testimoniate dalle otto edizioni a stampa segnalate tra il 1465 e il 1550 (cfr. Jacobson Schutte 1983: 208-209). Sono censiti anche tre manoscritti: il codice 33, posseduto dalla Biblioteca francescana e picena di Falconara Marittima; il Ricc. 341, presente presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze e il manoscritto 2806, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Nonostante ciò il testo non è stato oggetto di uno studio critico approfondito. Per tale motivo, il mio lavoro si è posto l’obiettivo di approntare l’edizione del testo di uno dei maggiori rappresentanti del francescanesimo marchigiano, fornendo un ulteriore tassello per lo studio di quel settore della letteratura penitenziale costituito dai confessionali. La collazione dei manoscritti e delle stampe ha rivelato la complessa situazione testuale: gli esemplari non derivano tutti dallo stesso originale ma sono copie di testi diversi. Nell’impossibilità, quindi, di ricostruire validamente la volontà d’autore, ho scelto di riportare in edizione il testo della Biblioteca di Falconara, ritenendo che questo codice rappresenti il bon manuscrit perché lo considero portatore del testo ‘reale’, circolato al suo tempo; questo esemplare, infatti, ha un nucleo comune a tutti, presente in una forma né troppo stringata né troppo estesa. Nella seconda parte del mio lavoro, il testo è stato oggetto di un commento linguistico basato sulla veste fonetica, morfologica e sintattica, in primo luogo; successivamente mi sono concentrata su un’analisi di tipo pragmatico-testuale, fondata sulla teoria delle tradizioni discorsive, così come è stata elaborata in ambito tedesco. Lo scopo della mia ricerca è stato quindi quello di rendere nota una delle opere che maggiormente si inscrive nel clima religioso Quattrocentesco e di evidenziare se i suoi caratteri linguistici, confrontati con opere appartenenti allo stesso genere, possano codificare una vera e propria tradizione discorsiva.
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Libros sobre el tema "Alta fedeltà"

1

Hornby, Nick. Alta fedeltà. Parma: Guanda, 1996.

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2

Panebarco, Bruno. Fedeli alla roba. Viterbo: Stampa alternativa/Nuovi equilibri, 2004.

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3

Italy) Convegno del Centro studi e ricerche sull'antica provincia ecclesiastica ravennate (32nd 2012 Faenza. Mons. Francesco Lanzoni: Cultura e fedeltà alla Chiesa. Bologna: EDB, 2014.

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4

Lombardi, Sara, ed. Lettere di Margherita Guidacci a Mladen Machiedo. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-893-4.

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La raccolta delle Lettere di Margherita Guidacci a Mladen Machiedo rilegge il percorso culturale e poetico dell’autrice alla luce delle affinità con gli scrittori cattolici fiorentini, del legame con la terra dell’originario Mugello, della formazione di anglista, del lavoro critico, della costante fedeltà alla poesia (dagli esordi poetici con La sabbia e l’angelo nel 1946, fino all’ultima prova, Anelli del tempo del 1993). Il volume raccoglie le lettere che tra il 1968 e il 1989 la Guidacci scrisse a Machiedo, poeta, traduttore e insigne italianista croato, a cui la legavano comuni interessi culturali e una profonda amicizia. Il carteggio, riccamente annotato, consente di chiarire la genesi delle opere e permette il recupero di testi poetici difficilmente reperibili in Italia.
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5

mpfli, Peter Sta. Alta fedelta , sguardi sonori =: Haute fide lite , regards sonores = High fidelity, resonant gazes. Aosta: Regione Autonoma Valle d'Aosta, Centro Saint-Benin, 1991.

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6

Vita fedele alla vita: Autobiografia per immagini. Firenze: Passigli, 2004.

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7

Giudici, Annarella, Rossana Tagliati y Federico Brandani. Annarella benemerita soubrette: CCCP fedeli alla linea. Macerata: Quodlibet, 2014.

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8

Senta, Antonio. A testa alta!: Ugo Fedeli e l'anarchismo internazionale (1911-1933). Milano: Zero in condotta, 2012.

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9

Fedeltà alla cassa: Una storia lunga cento anni : Banca di credito cooperativo di Anagni. Anagni: Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, 2001.

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10

Zinetti, Valerio. Ezio Maria Gray: Un italiano fedele alla Patria. Milano: Ritter, 2015.

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Capítulos de libros sobre el tema "Alta fedeltà"

1

Brigati, Roberto. "Fedeli alla conversazione." En Esperienza, contingenza, valori, 49–52. Quodlibet, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv17z83vs.11.

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