Tesis sobre el tema "Adenosine receptor antagonists"
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Beauglehole, Anthony Robert y anthony@adenrx com. "N3-substituted xanthines as irreversible adenosine receptor antagonists". Deakin University. School of Biological and Chemical Sciences, 2000. http://tux.lib.deakin.edu.au./adt-VDU/public/adt-VDU20080612.084330.
Texto completoBARALDI, Stefania. "Design and Synthesis of New A2B Adenosine Receptor Antagonists". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2009. http://hdl.handle.net/11392/2388704.
Texto completoRobinson, Sarel Johannes. "Syntheses of chalcones and 2-aminopyrimidines and their evaluation as monoamine oxidase inhibitors and as adenosine receptor antagonists / Sarel Johannes Robinson". Thesis, North-West University, 2013. http://hdl.handle.net/10394/9534.
Texto completoThesis (MSc (Pharmaceutical Chemistry))--North-West University, Potchefstroom Campus, 2013
McKeveney, Declan y n/a. "The Solid-Phase Combinatorial Synthesis of 2,6,9- Trisubstituted Purines as Potential Adenosine A3 Receptor Antagonists". Griffith University. School of Science, 2005. http://www4.gu.edu.au:8080/adt-root/public/adt-QGU20050830.120105.
Texto completoMcKeveney, Declan. "The Solid-Phase Combinatorial Synthesis of 2,6,9- Trisubstituted Purines as Potential Adenosine A3 Receptor Antagonists". Thesis, Griffith University, 2005. http://hdl.handle.net/10072/367926.
Texto completoThesis (PhD Doctorate)
Doctor of Philosophy (PhD)
School of Science
Full Text
Morizzo, Erika. "G Protein-Coupled Receptors as Potential Drug Target: From Receptor Topology to Rational Drug Design, an in-silico Approach". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426081.
Texto completoI recettori accoppiati alle proteine G (GPCR) costituiscono una grande famiglia di proteine integrali di membrana caratterizzate da sette eliche transmenmbrana, che mediano un'ampia gamma di processi fisiologici che vanno dalla trasmissione della luce e dei segnali olfattivi alla mediazione della neurotrasmissione e dell'azione degli ormoni. I GPCR mancano di una corretta regolazione in molte patologie umane ed è stato stimato che costituiscano il target del 40% dei medicinali utilizzati attualmente in clinica. La struttura cristallografica della rodopsina e le strutture più recenti del recettore beta adrenergico e del recettore adenosinico A2A forniscono l'informazione strutturale che sta alla base della costruzione di modelli per omologia e degli approcci di structure-based drug design dei GPCR. La costruzione di modelli di GPCR per omologia basati sulla struttura della rodopsina ha rappresentato per molti anni un approccio ampiamente utilizzato. Questi modelli possono essere usati per descrivere le interazioni interatomiche tra ligando e recettore e come le informazioni sono trasmesse attraverso il recettore. Diversi stati conformazionali del recettore possono essere in grado di descrivere la conformazione del recettore che lega l'agonista e quella che lega l'antagonista, a seconda della natura di ligando e recettore. Se si considerano diverse complementarietà, si possono esplorare diversi stati conformazionali di uno stesso stato farmacologico. Noi abbiamo studiato la farmacologia molecolare dei recettori adenosinici e, in particolare, del recettore adenosinico A3 umano (hA3AR), utilizzando un approccio interdisciplinare al fine di massimizzare la scoperta e l'ottimizzazione strutturale di nuovi antagonisti potenti e selettivi per il hA3AR. Il hA3AR fa parte della famiglia dei recettori adenosinici che consiste in quattro diversi sottotipi (A1, A2A, A2B, A3) che sono espressi in tutto il corpo umano. Il recettore adenosinico A3 è stato identificato più recentemente ed è implicato in importanti processi fisologici. L'attivazione del hA3AR aumenta il rilascio di mediatori dell'infiammazione, come l'istamina dalle mastcellule, e inibisce la produzione del TNF-alpha. L'attivazione del hA3AR sembra essere coinvolta nell'immunosoppressione e nella risposta ischemica di cuore e cervello. Agonisti o antagonisti del hA3AR sono potenziali agenti terapeutici nel trattamento di patologie ischemiche e infiammatorie. Il primo modello di hA3AR è stato costruito usando un approccio convenzionale di homology modeling basato sulla rodopsina ed è nel suo stato che lega l'antagonista. Dopo essere stato utilizzato per verificare le interazioni a livello molecolare che erano state evidenziate da studi di mutagenesi, il modello è stato rivisto prendendo in considerazione una nuova strategia che simula la possibile riorganizzazione del recettore indotta dal legame con l'antagonista. Abbiamo chiamato questa strategia ligand-based homology modeling. E' un'evoluzione dell'algoritmo convenzionale di homology modeling: ogni atomo selezionato viente preso in considerazione nei test energetici e nelle fasi di minimizzazione della procedura di modeling. L'opzione ligand-based è molto utile quando si vuole costruire un modello per omologia in presenza di un ligando nella sua ipotetica conformazione di legame nel templato iniziale. A partire dal modello ottenuto dalla rodopsina e applicando la tecnica del LBHM, possiamo generare altri stati conformazionali del recettore hA3AR che legano l'antagonista, nei quali la cavità di riconoscimento del ligando è espansa. Usando diversi stati conformazionali che legano l'antagonista, possiamo razionalizzare l'attività misurata sperimentalmente di tutti i composti analizzati. Sono condotte severe analisi relative a falsi positivi e falsi negativi. Per validare la metodologia come nuovo strumento per indirizzare lo spazio multiconformazionale dei GPCR, abbiamo analizzato diverse classi di antagonisti con attività nota sul hA3AR: ad esempio derivati triazolo-chinossalinonici, derivati arilpirazolo-chinolinici e derivati pirazolo-triazolo-pirimidinici. Questi studi hanno portato all'identificazione di gruppi per ogni classe di antagonisti che, se introdotti in una precisa posizione, portano ad un'alta affinità e ad una buona selettività per il hA3AR. A partire dalle caratteristiche risultate importanti per il legame, abbiamo applicato una tecnica di semplificazione molecolare in silico per identificare una possibile via di frammentazione della struttura 4-amino-triazolochinoassalin-1-onica ed esplorare quali sono le caratteristiche strutturali essenziali per garantire un'efficiente riconoscimento ligando-recettore. Con la disponibilità di nuove strutture tridimensionali da utilizzare come templati diversi dalla rodopsina, abbiamo costruito nuovi modelli del recettore hA3AR. Tutti i modelli sono stati usati per una simulazione di dinamica molecolare in un doppio strato fosfolipidico, per analizzare le fluttuazioni topologiche della tasca di legame.
Affini, Anna [Verfasser]. "Histamine H3 receptor antagonists in combination with monoamine oxidase B and adenosine A1/A2A receptor ligands as multi-target approach for the treatment of Parkinson´s disease / Anna Affini". Düsseldorf : Universitäts- und Landesbibliothek der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf, 2019. http://d-nb.info/1190350807/34.
Texto completoHarmse, Rozanne. "Syntheses of 8-(phenoxymethyl)caffeine analogues and their evaluation as inhibitors of monoamine oxidase and as antagonists of the adenosine A2A receptor / Rozanne Harmse". Thesis, North-West University, 2013. http://hdl.handle.net/10394/9663.
Texto completoThesis (MSc (Pharmaceutical Chemistry))--North-West University, Potchefstroom Campus, 2013.
Pretorius, Judey. "The synthesis and evaluation of caffeine analogues as inhibitors of monoamine oxidase B and antagonists of the adenosine A₂A receptor / by Judey Pretorius". Thesis, North-West University, 2008. http://hdl.handle.net/10394/4127.
Texto completoThesis (Ph.D. (Pharmaceutical Chemistry))--North-West University, Potchefstroom Campus, 2009.
Gull, Mazhar [Verfasser] y André [Akademischer Betreuer] Brändli. "In vivo pharmacological profiling in Xenopus embryos defines a subset of A1 adenosine receptor-selective antagonists with potent anti-angiogenic activities / Mazhar Gull ; Betreuer: André Brändli". München : Universitätsbibliothek der Ludwig-Maximilians-Universität, 2017. http://d-nb.info/1137226765/34.
Texto completoSandqvist, Anna. "Vardenafil and methylarginines in pulmonary hypertension". Doctoral thesis, Umeå universitet, Klinisk farmakologi, 2016. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:umu:diva-113903.
Texto completoPaoletta, Silvia. "Designing adenosine receptors antagonists using an in silico approach". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422906.
Texto completoL’adenosina è un neuromodulatore che regola molti processi fisiopatologici attraverso l’attivazione di quattro diversi recettori accoppiati a proteine G (GPCRs), classificati come sottotipi A1, A2A, A2B e A3. I recettori adenosinici sono ubiquitari nell’organismo umano e la loro attivazione è responsabile di numerosi effetti in diversi organi. Proprio per questo motivo la regolazione dell’attività di questi recettori può avere interessanti applicazioni terapeutiche. Il principale obiettivo di questo progetto è stato l’analisi in silico a livello molecolare dei recettori adenosinici, ed in particolare dei recettori adenosinici umani A2A e A3, per guidare la scoperta e l’ottimizzazione strutturale di nuovi antagonisti adenosinici potenti e selettivi. Le strutture cristallografiche del recettore adenosinico umano A2A, recentemente pubblicate, forniscono dettagliate informazioni strutturali utili per supportare studi di homology modeling e approcci di drug design di tipo structure-based. In particolare, la struttura cristallografica del recettore adenosinico umano A2A, in complesso con l’antagonista potente e selettivo ZM241385, è stata utilizzata come templato per la costruzione di un modello per omologia del recettore adenosinico umano A3. Inoltre, con l’intento di selezionare il protocollo di docking molecolare più adatto per la famiglia dei recettori adenosinici, la struttura cristallografica del recettore adenosinico A2A è stata utilizzata per effettuare simulazioni di docking con diversi softwares in parallelo. Successivamente, le conformazioni ottenute dal docking sono state confrontate con la pose cristallografica di ZM241385 per selezionare il protocollo di docking che fosse in grado di riprodurre al meglio questo sistema molecolare e che potesse quindi essere usato per i successivi studi di docking. Sono stati quindi effettuati studi di docking molecolare di vari antagonisti adenosinici sul modello del recettore A3 e sulla struttura cristallografica del recettore A2A, in modo da ricavare informazioni che potessero facilitare il processo di ottimizzazione dei composti. Sono stati infatti analizzati numerosi nuovi composti appartenenti a classi note di antagonisti adenosinici, tra cui composti triazolotriazinici e tirazolotriazolopirimidinici, in modo da suggerire modifiche strutturali in grado di modularne l’affinità nei confronti dei vari sottotipi recettoriali adenosinici, di aumentarne la solubilità o di superarne i punti di instabilità metabolica. Diversi derivati con strutture semplificate, come per esempio composti pirazolopirimidinonici, ftalazinonici e triazolotriazinici, sono stati inoltre proposti come nuovi composti con attività antagonista nei confronti dei recettori adenosinici. Le informazioni ricavate grazie agli studi di docking hanno permesso l’identificazione di caratteristiche strutturali degli antagonisti adenosinici fondamentali per l’interazione con questi recettori. Queste informazioni sono state quindi applicate alla progettazione di derivati fluorescenti per il recettore adenosinico A3, che risultano particolarmente interessanti per il loro potenziale utilizzo in saggi farmacologici. In conclusione, quindi, questo studio sui recettori adenosinici dimostra come l’integrazione di metodologie computazionali con il lavoro sintetico e farmacologico risulta essere una strategia efficace per lo sviluppo di nuovi ligandi dei recettori adenosinici, a potenziale interesse terapeutico, e per il chiarimento di importanti aspetti strutturali riguardanti questa famiglia recettoriale e più in generale tutti i GPCRs.
SAPONARO, Giulia. "Design and Synthesis of New A2A and A3 Adenosine Receptors Antagonists". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2009. http://hdl.handle.net/11392/2388703.
Texto completoAguiar, Lissiana Magna Vasconcelos. "Antagonismo do receptor da adenosina A2a: Nova perspectiva para o tratamento da doenÃa de Parkinson". Universidade Federal do CearÃ, 2009. http://www.teses.ufc.br/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=3047.
Texto completoA doenÃa de Parkinson (DP) à uma desordem neurodegenerativa, caracterizada pela destruiÃÃo dos neurÃnios nigroestriatais dopaminÃrgicos. O tratamento atual para esta doenÃa està restrito ao alÃvio sintomÃtico, porque atà o presente momento nÃo existem agentes capazes de inibir a degeneraÃÃo neuronal. Existem evidÃncias experimentais de que antagonistas de receptores A2A da adenosina poderiam ser Ãteis no tratamento de DP. Com a finalidade de investigar essa possibilidade, o presente trabalho demonstrou os efeitos da cafeÃna e do CSC (8-(3-chlorostyryl caffeine) no comportamento rotacional e nas alteraÃÃes neuroquÃmicas em ratos lesionados com 6-OHDA, como modelo da doenÃa de Parkinson. Os animais (ratos Wistar machos, 250-280g) foram tratados com cafeÃna (10 e 20 mg/kg, i.p.) diariamente durante 14 dias, iniciando 1h apÃs a lesÃo ou 7 dias, iniciando seis dias apÃs a lesÃo com 6-OHDA ou com CSC (1 e 5 mg/kg, i.p.) diariamente durante 7 dias, iniciando 6 dias apÃs a lesÃo com 6-OHDA, sozinho ou associado com L-DOPA (CSC 1 mg/kg, i.p. + L-DOPA 50mg/kg + Benzerazida 12,5 mg/kg, i.p.). Os resultados mostraram que houve um aumento significativo do nÃmero de rotaÃÃes induzidas por apomorfina nos animais lesionados com 6-OHDA (50 vezes) quando comparados aos animais falso operados. O tratamento com cafeÃna, principalmente durante 14 dias e o tratamento com CSC produziram uma recuperaÃÃo motora parcial com reduÃÃo do nÃmero de rotaÃÃes. A 6-OHDA provocou morte neuronal evidenciada pela reduÃÃo dos nÃveis de monoaminas (75-85%) quando comparadas ao lado contralateral. Nos grupos tratados com cafeÃna ou CSC sozinho ou associado com L-DOPA a reduÃÃo dos nÃveis de DA, 5HT e seus metabÃlitos foi menor. As concentraÃÃes dos aminoÃcidos glutamato e GABA foram significativamente aumentadas (3,8 e 3 vezes, respectivamente) no estriado de ratos lesionados. O CSC reverteu essas alteraÃÃes significativamente e foi observada uma potencializaÃÃo desses efeitos na associaÃÃo com L-DOPA. Os experimentos in vitro demonstraram que a cafeÃna e o CSC apresentaram um forte efeito neuroprotetor nas cÃlulas mesencefÃlicas de rato expostas a 6-OHDA. O tratamento com CSC ou cafeÃna aumentou significativamente o nÃmero de cÃlulas viÃveis apÃs a exposiÃÃo das cÃlulas a 6-OHDA, como foi demonstrado pelo teste do MTT. A exposiÃÃo das cÃlulas mesencefÃlicas a 6-OHDA aumentou os conteÃdos de nitrito e a peroxidaÃÃo lipÃdica, que retornaram a concentraÃÃes normais apÃs tratamento com CSC ou cafeÃna. AlÃm disso, a 6-OHDA reduziu o nÃmero de cÃlulas normais e aumentou o nÃmero de cÃlulas apoptÃticas e o tratamento com CSC ou cafeÃna reverteu esses efeitos da 6-OHDA, promovendo aumento do nÃmero de cÃlulas viÃveis e reduÃÃo do nÃmero de cÃlulas apoptÃticas. Houve uma reduÃÃo do nÃmero de microglias ativadas apÃs a exposiÃÃo das cÃlulas a cafeÃna e a 6-OHDA, o mesmo nÃo ocorreu apÃs a exposiÃÃo das cÃlulas ao CSC e a 6-OHDA. O tratamento com cafeÃna reduziu o aumento do nÃmero de astrÃcitos reativos induzidos pela 6-OHDA, enquanto o CSC nÃo apresentou esse efeito. Esses resultados mostraram que ambos, a cafeÃna e o CSC apresentaram aÃÃes neuroprotetoras em cÃlulas mesencefÃlicas de rato expostas a 6-OHDA. O presente trabalho mostrou que a cafeÃna e o CSC reverteram Ãs alteraÃÃes comportamentais e neuroquÃmicas da 6-OHDA, apresentando efeitos possivelmente benÃficos no tratamento da DP.
Parkinson disease (PD) is a neurodegenerative disorder characterized by loss of dopaminergic neurons in the substantia nigra pars compacta. Antagonists of the A2A subtype of adenosine receptor have emerged as a target for nondopaminergic antiparkinsonian agents. The present work showed the effects of caffeine and 8-(-3-chlorostyryl)-caffeine (CSC), A2A receptors antagonists, on behavior and biochemical alterations in 6-OHDA-lesioned rats, as a model of PD. Animals (male Wistar rats, 260-280 g) were injected daily with caffeine (10 and 20 mg/kg,i.p., 1h after 6-OHDA lesion for 14 days or six days after 6-OHDA lesion for 7 days), or CSC (1 and 5 mg/kg, i.p., 1h after 6-OHDA lesion for 7 days) alone or associated with L-DOPA (CSC 1 mg/kg, i.p. + L-DOPA 50mg/kg + Benzerazida 12,5 mg/kg, i.p., six days after 6-OHDA lesion for 7 days). Fourteen days after 6-OHDA, the animalsâ behavior was assessed by monitoring body rotations induced by apomorphine (3 mg/kg, i.p.). The results showed that the drastic increase in body rotation, induced by the 6-OHDA lesion, after the apomorphine challenge, was significantly (50 times) and dose-dependently reversed by CSC or caffeine. The decreased striatal levels of DA and metabolites, in the 6-OHDA-lesioned rats (75-85%), were blocked after caffeine or CSC alone or in association with L-DOPA treatment as well as the concentrations of NE, 5-HT and 5-HIAA. These effects were potentiated in 6-OHDA-lesioned animals treated with the association of CSC and L-DOPA. Concentrations of the amino acids glutamate and GABA were significantly increased (3.8 and 3 times, respectively) in the 6-OHDA-lesioned rat striatum. Similarly, CSC also reversed these alterations significantly. We also demonstrated protective effects against 6-OHDA-induced cytotoxicity in rat mesencephalic cells. Caffeine or CSC significantly increased the number of viable cells after their exposure to 6-OHDA, as measured by the MTT assay. While nitrite levels and lipid peroxidation in the cells were drastically increased by 6-OHDA, its concentration was brought toward normality after caffeine or CSC. 6-OHDA decreased the number of normal cells while increasing the number of apoptotic cells. Caffeine or CSC, significantly recovered the number of viable cells, and decreased the number of apoptotic cells, as compared to the group treated with 6-OHDA alone. Interestingly, while a significant lower number of activated microglia was seen after cells exposure to caffeine plus 6-OHDA, this was not the case after cells exposure to CSC plus 6-OHDA. While caffeine lowered the percentage of reactive astrocytes increased by 6-OHDA, CSC showed not effect. These results showed a strong neuroptrotection afforded by caffeine or CSC on rat mesencephalic cells exposed to 6-OHDA. In conclusion, we showed that CSC or caffeine reversed behavior and biochemical alterations, observed in the 6-OHDA-lesioned rats, pointing out to the potential benefit of A2A receptors antagonists as non-dopaminergic therapeutic targets for the treatment of PD.
Do, Khoa Quang. "Design, Synthesis and Binding Studies of Trisubstitutedpyrazolo[3,4-d]pyrimidines". Thesis, Griffith University, 2006. http://hdl.handle.net/10072/367533.
Texto completoThesis (PhD Doctorate)
Doctor of Philosophy (PhD)
School of Science
Full Text
Morato, Manuela Sofia Rodrigues. "Hipertensão causada por um antagonista dos receptores da adenosina : Papel da angiotensina II". Doctoral thesis, Universidade do Porto. Reitoria, 2004. http://hdl.handle.net/10216/9602.
Texto completoMorato, Manuela Sofia Rodrigues. "Hipertensão causada por um antagonista dos receptores da adenosina : Papel da angiotensina II". Tese, Universidade do Porto. Reitoria, 2004. http://hdl.handle.net/10216/9602.
Texto completoAguiar, Lissiana Magna Vasconcelos. "Antagonismo do receptor da adenosina A2a : nova perspectiva para o tratamento da doença de Parkinson". reponame:Repositório Institucional da UFC, 2009. http://www.repositorio.ufc.br/handle/riufc/2744.
Texto completoSubmitted by denise santos (denise.santos@ufc.br) on 2012-06-14T12:05:44Z No. of bitstreams: 1 2009_tese_lmvaguiar.pdf: 4247715 bytes, checksum: 824a44fc5b2266d47deaa9a03cb884de (MD5)
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Parkinson disease (PD) is a neurodegenerative disorder characterized by loss of dopaminergic neurons in the substantia nigra pars compacta. Antagonists of the A2A subtype of adenosine receptor have emerged as a target for nondopaminergic antiparkinsonian agents. The present work showed the effects of caffeine and 8-(-3-chlorostyryl)-caffeine (CSC), A2A receptors antagonists, on behavior and biochemical alterations in 6-OHDA-lesioned rats, as a model of PD. Animals (male Wistar rats, 260-280 g) were injected daily with caffeine (10 and 20 mg/kg,i.p., 1h after 6-OHDA lesion for 14 days or six days after 6-OHDA lesion for 7 days), or CSC (1 and 5 mg/kg, i.p., 1h after 6-OHDA lesion for 7 days) alone or associated with L-DOPA (CSC 1 mg/kg, i.p. + L-DOPA 50mg/kg + Benzerazida 12,5 mg/kg, i.p., six days after 6-OHDA lesion for 7 days). Fourteen days after 6-OHDA, the animals’ behavior was assessed by monitoring body rotations induced by apomorphine (3 mg/kg, i.p.). The results showed that the drastic increase in body rotation, induced by the 6-OHDA lesion, after the apomorphine challenge, was significantly (50 times) and dose-dependently reversed by CSC or caffeine. The decreased striatal levels of DA and metabolites, in the 6-OHDA-lesioned rats (75-85%), were blocked after caffeine or CSC alone or in association with L-DOPA treatment as well as the concentrations of NE, 5-HT and 5-HIAA. These effects were potentiated in 6-OHDA-lesioned animals treated with the association of CSC and L-DOPA. Concentrations of the amino acids glutamate and GABA were significantly increased (3.8 and 3 times, respectively) in the 6-OHDA-lesioned rat striatum. Similarly, CSC also reversed these alterations significantly. We also demonstrated protective effects against 6-OHDA-induced cytotoxicity in rat mesencephalic cells. Caffeine or CSC significantly increased the number of viable cells after their exposure to 6-OHDA, as measured by the MTT assay. While nitrite levels and lipid peroxidation in the cells were drastically increased by 6-OHDA, its concentration was brought toward normality after caffeine or CSC. 6-OHDA decreased the number of normal cells while increasing the number of apoptotic cells. Caffeine or CSC, significantly recovered the number of viable cells, and decreased the number of apoptotic cells, as compared to the group treated with 6-OHDA alone. Interestingly, while a significant lower number of activated microglia was seen after cells exposure to caffeine plus 6-OHDA, this was not the case after cells exposure to CSC plus 6-OHDA. While caffeine lowered the percentage of reactive astrocytes increased by 6-OHDA, CSC showed not effect. These results showed a strong neuroptrotection afforded by caffeine or CSC on rat mesencephalic cells exposed to 6-OHDA. In conclusion, we showed that CSC or caffeine reversed behavior and biochemical alterations, observed in the 6-OHDA-lesioned rats, pointing out to the potential benefit of A2A receptors antagonists as non-dopaminergic therapeutic targets for the treatment of PD.
A doença de Parkinson (DP) é uma desordem neurodegenerativa, caracterizada pela destruição dos neurônios nigroestriatais dopaminérgicos. O tratamento atual para esta doença está restrito ao alívio sintomático, porque até o presente momento não existem agentes capazes de inibir a degeneração neuronal. Existem evidências experimentais de que antagonistas de receptores A2A da adenosina poderiam ser úteis no tratamento de DP. Com a finalidade de investigar essa possibilidade, o presente trabalho demonstrou os efeitos da cafeína e do CSC (8-(3-chlorostyryl caffeine) no comportamento rotacional e nas alterações neuroquímicas em ratos lesionados com 6-OHDA, como modelo da doença de Parkinson. Os animais (ratos Wistar machos, 250-280g) foram tratados com cafeína (10 e 20 mg/kg, i.p.) diariamente durante 14 dias, iniciando 1h após a lesão ou 7 dias, iniciando seis dias após a lesão com 6-OHDA ou com CSC (1 e 5 mg/kg, i.p.) diariamente durante 7 dias, iniciando 6 dias após a lesão com 6-OHDA, sozinho ou associado com L-DOPA (CSC 1 mg/kg, i.p. + L-DOPA 50mg/kg + Benzerazida 12,5 mg/kg, i.p.). Os resultados mostraram que houve um aumento significativo do número de rotações induzidas por apomorfina nos animais lesionados com 6-OHDA (50 vezes) quando comparados aos animais falso operados. O tratamento com cafeína, principalmente durante 14 dias e o tratamento com CSC produziram uma recuperação motora parcial com redução do número de rotações. A 6-OHDA provocou morte neuronal evidenciada pela redução dos níveis de monoaminas (75-85%) quando comparadas ao lado contralateral. Nos grupos tratados com cafeína ou CSC sozinho ou associado com L-DOPA a redução dos níveis de DA, 5HT e seus metabólitos foi menor. As concentrações dos aminoácidos glutamato e GABA foram significativamente aumentadas (3,8 e 3 vezes, respectivamente) no estriado de ratos lesionados. O CSC reverteu essas alterações significativamente e foi observada uma potencialização desses efeitos na associação com L-DOPA. Os experimentos in vitro demonstraram que a cafeína e o CSC apresentaram um forte efeito neuroprotetor nas células mesencefálicas de rato expostas a 6-OHDA. O tratamento com CSC ou cafeína aumentou significativamente o número de células viáveis após a exposição das células a 6-OHDA, como foi demonstrado pelo teste do MTT. A exposição das células mesencefálicas a 6-OHDA aumentou os conteúdos de nitrito e a peroxidação lipídica, que retornaram a concentrações normais após tratamento com CSC ou cafeína. Além disso, a 6-OHDA reduziu o número de células normais e aumentou o número de células apoptóticas e o tratamento com CSC ou cafeína reverteu esses efeitos da 6-OHDA, promovendo aumento do número de células viáveis e redução do número de células apoptóticas. Houve uma redução do número de microglias ativadas após a exposição das células a cafeína e a 6-OHDA, o mesmo não ocorreu após a exposição das células ao CSC e a 6-OHDA. O tratamento com cafeína reduziu o aumento do número de astrócitos reativos induzidos pela 6-OHDA, enquanto o CSC não apresentou esse efeito. Esses resultados mostraram que ambos, a cafeína e o CSC apresentaram ações neuroprotetoras em células mesencefálicas de rato expostas a 6-OHDA. O presente trabalho mostrou que a cafeína e o CSC reverteram às alterações comportamentais e neuroquímicas da 6-OHDA, apresentando efeitos possivelmente benéficos no tratamento da DP.
Carmo, Marta Regina Santos do. "Efeito neuroprotetor do antagonismo do receptor P2X7 no Parkinsonismo experimental induzido por 6-OHDA". reponame:Repositório Institucional da UFC, 2015. http://www.repositorio.ufc.br/handle/riufc/11458.
Texto completoSubmitted by denise santos (denise.santos@ufc.br) on 2015-04-17T13:13:51Z No. of bitstreams: 1 2015_tese_mrscarmo.pdf: 2518438 bytes, checksum: 237c71b94e431515b74c222c224d8c8e (MD5)
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Parkinson’s disease (PD) is characterized by a progressive degeneration of dopaminergic neurons in the substantia nigra (SN) and a concomitant decrease of dopamine (DA) in the striatum, which can be modeled by 6-OHDA administration. Since ATP released from damaged cells can exert noxious effects on neurons, acting through its P2X7 receptors (P2X7R), the aim of the present study was to investigate the effects of a P2X7R antagonist, Brilliant Blue G (BBG) on 6-OHDA-induced neurotoxicity. Male Wistar rats received stereotaxic injections of 6-OHDA (18 µg/3µl) into the right striatum and were treated with BBG (45 mg/kg, i.p. 48/48 h) for two weeks. In an additional experiment, animals were treated with the selective antagonist A-438079 (10 µM i.c.v.) for two weeks. BBG decreased the number of contralateral rotations in the apomorphine test, an effect mimicked by the selective P2X7R antagonist A438079. BBG has also improved the animals’ performance in the passive avoidance test (short-term memory) and in the cued version of the Morris Water maze. The antagonism of P2X7R by BBG has also prevented the reduction of dopamine content in the striatum and SN as well as the loss of dopaminergic neurons, and microgliosis and astrogliosis in the striatum. BBG treatment also decreased the IL-1β levels in striatum, despite the observed effect not being statistically significant. To grasp the mechanism of action of BBG, we used in vitro models exploring synaptotoxicity (striatal synaptosomes) and neurotoxicity (dopamine-differentiated SH-SY5Y cells). Besides showing that P2X7R are present in striatal dopaminergic terminals, we observed that BBG 100 nM prevented the 6-OHDA-induced synaptosomal dysfunction. Furthermore, we have shown the presence of P2X7 receptors in SH-SY5Y cells, their co-localization with tyrosine hydroxilase, and that BBG attenuates the cell damage, evaluated through lactate dehydrogenase release. The present results suggests that P2X7R contribute to PD pathogenesis through a triple impact on synaptotoxicity, gliosis and neurotoxicity, highlighting the therapeutic potential of P2X7R antagonists in the disease.
A doença de Parkinson (DP) é caracterizada por uma degeneração progressiva dos neurônios da substância negra (SN) e uma concomitante diminuição do conteúdo de dopamina no estriado, que pode ser mimetizada pela administração de 6-OHDA. Visto que o ATP liberado das células danificadas exerce efeitos deletérios diretos sobre os neurônios, agindo através de receptores P2X7, o objetivo do presente trabalho foi estudar os efeitos do Brilliant Blue G (BBG), um antagonista dos receptores P2X7, sobre a neurotoxicidade induzida por 6-OHDA. Ratos Wistar machos receberam injeções estereotáxicas de 6-OHDA (18 µg/3µl) no estriado direito e foram tratados com BBG (45 mg/kg, i.p. 48/48hs) durante 14 dias. Em uma série adicional de experimentos, os animais receberam o antagonista seletivo A-438079 (10 µM i.c.v.) por 14 dias. O tratamento com BBG diminuiu o número de rotações contralaterais no teste da apomorfina, efeito que foi mimetizado pelo antagonista seletivo A-438079. O BBG também melhorou o desempenho dos animais no teste da esquiva passiva (memória de curta duração), assim como na versão com plataforma sinalizada do labirinto aquático. O antagonismo dos receptores P2X7 pelo BBG preveniu ainda a redução do conteúdo de dopamina no estriado e SN, assim como a perda de neurônios dopaminérgicos, a microgliose e astrogliose no estriado. O tratamento com BBG também diminuiu os níveis de IL-1β no estriado, apesar das diferenças observadas entre os grupos não serem estatisticamente diferentes. Com o objetivo de entender melhor o mecanismo de ação do BBG, foram utilizados modelos in vitro explorando a sinaptotoxicidade (sinaptossomas estriatais) e neurotoxicidade (células SH-SY5Y dopaminérgicas diferenciadas). Além da demonstração da presença dos receptores P2X7 nos terminais nervosos estriatais, foi observado que o BBG 100 nM preveniu a disfunção sinaptossomal. Também demonstramos a presença dos receptores P2X7 nas células SH-SY5Y, assim como sua co-localização com tirosina hidroxilase, onde o pré-tratamento com BBG 100 nM diminuiu o dano celular, avaliado através da liberação de lactato desidrogenase. Os resultados obtidos no presente estudo sugerem que os receptores P2X7 contribuem para a patogênese da DP através de um triplo mecanismo sobre a sinaptotoxicidade, gliose e neurotoxicidade, ressaltando o potencial terapêutico dos antagonistas desses receptores na doença.
By, Youlet. "Modulation des récepteurs de l'adénosine par anticorps monoclonaux et ligands synthétiques. : application en physiopathologie humaine". Thesis, Aix-Marseille 2, 2010. http://www.theses.fr/2010AIX20688/document.
Texto completoAdenosine interacts on its cell surface receptors, namely A1R, A2AR, A2BR and A3R, to exertphysiological effects on target tissues. Modulation of these adenosine receptors appears to be a currenttopic of research which may bring more comprehensions on human pathophysiology yet to be elucidated.In order to study A2AR expression, we produced, in study 1, a monoclonal antibody anti‐human A2AR, calledAdonis being of IgM, isotype. Adonis recognized a linear epitope of seven amino acids on the C‐terminalpart of the A2AR second extra‐cellular loop. By Western blotting, Adonis reveals a 45 KDa band of A2AR incell lysates. Adonis behaves as an agonist‐like which increases the cAMP production and inhibits cellproliferation through A2AR stimulation. In study 2, we showed that using Adonis, to measure the A2ARexpression of peripheral blood mononuclear cells which mimic those of the cardiac tissue, was able todifferentiate some patients with suspected neurally mediated syncope. We showed, in study 3, that A2ARstimulation by Adonis leads to a down‐regulation of CXCR4 and CCR5 expression on T‐cells, suggesting thatAdonis would be a potential drug to treat HIV infections. In study 4, we showed that intracereboventricularinjection of Adonis increased the Hot‐plate and Tail‐flick test latencies in mice in a dose‐dependent manner.Such increases were prevented by two A2AR antagonists and by an opiate receptor antagonist, suggestingthat the anti‐nociceptive effects of Adonis were mediated, at least in part, by endogenous opioid liberation.The last section focused on biological evaluation of new A1R ligands in collaborative studies betweenchemists and biologists. Indeed we showed, in study 5, that among thirty synthesized molecules, four act asA1R antagonists and two turn out to be A1R agonists with a micromolar EC50 on cAMP production. ThoseA1R agonists would be used in neuropathic pains, whereas other antagonists could be used in cardiacfailure or as diuretic. Finally, in study 6, we tested an original hybrid molecule which was revealed to be abivalent antagonist to μ opiate receptors and A1R. This hybrid compound may have applications in somepathologies such as hypovolemic shock and opiate addiction
Van, der Walt Mietha Magdalena. "Syntheses of sulfanylphthalimide and xanthine analogues and their evaluation as inhibitors of monoamine oxidase and as antagonists of adenosine receptors / Mietha Magdalena van der Walt". Thesis, North-West University, 2013. http://hdl.handle.net/10394/9537.
Texto completoThesis (PhD (Pharmaceutical Chemistry))--North-West University, Potchefstroom Campus, 2013
Mazzali, Marilda 1963. "Proposta para o tratamento da policitemia pos-transplantes renal : antagonista dos receptores de adenosina e inibidor de enzima conversora da angiotensina". [s.n.], 1996. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/309430.
Texto completoTese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias medicas
Made available in DSpace on 2018-07-21T15:36:59Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mazzali_Marilda_D.pdf: 3503386 bytes, checksum: e50d45cdecf9e3a0e4c21b6829105625 (MD5) Previous issue date: 1996
Resumo: A policitemia é uma complicação freqüente após o transplante renal, estando associada a um maior risco de fenômenos tromboembólicos. Apesar de controvérsias a respeito de sua patogênese, várias terapêuticas têm sido propostas. Para analisar o efeito de dois grupos de drogas sobre a policitemia pós-transplante, foram estudados 27 transplantados renais. A primeira fase do estudo compreendeu 17 pacientes tratados seqüencialmente com aminofilina e enalapril, por períodos de 12 semanas, intercalados com períodos sem droga. A segunda fase compreendeu 27 pacientes, tratados com enalapril durante 12 semanas, e avaliados a cada quatro semanas. A cada período foram analisados dados referentes ao hematócrito, hemoglobina, total de hemácias e de reticulócitos, níveis séricos de ferro, ferritina, eritropoetina e creatinina, além da pressão arterial média. Antes e durante o tratamento com enalapril, também foram avaliados os fluxos plasmático e sangüíneo renais e a resistência vascular renal. A utilização de' aminofilina não promoveu alterações nos parâmetros hematológicos nem na função renal. Entretanto, a introdução do enalapril cursou com ,redução da eritropoese, caracterizada pela diminuição do hematócrito, da hemoglobina, do total de hemácias e de reticulócitos, além do aumento dos estoques de ferro, a partir da quarta .semana de tratamento. Esta inibição da eritropoese foi independente de variações nos níveis de eritropoetina ou de alterações do fluxo plasmático renal. Após a suspensão do renalapril, houve retomada da eritropoese, novamente caracterizando policitemia. mDesta forma, para este grupo de pacientes, o enalapril provou ser eficaz para o controle da policitemia pós-transplante renal, promovendo inibição da eritropoese independentemente dos níveis circulantes de eritropoetina.ss
Abstract: Polycythemia is a frequent complication of the post-transplant period, increasing the risk of thromboembolic complications. The pathogenesis of post-transplant polycythemia is unknown, but many studies have suggested its treatment. The aim of the present study was to evaluate the effect of two different drugs in the treatment of posttransplant polycythemia. Twenty-seven renal transplant patients were studied. During the first phase of the study protocol, 17 patients received sequentially ammynophylline and enalapril during 12 weeks, altemately with no drug periods. In the second phase, 27 patients were treated with enalapril during 12 weeks, and analyzed each 4 weeks intervals. Data were collected to hematocrit, hemoglobin, red cell and retyculocyte count, iron, ferritin, erythropoietin and creatinine levels. Mean blood pressure was measured in each period. Before and during enalapril treatment, renal plasma flow, renal blood flow and renal vascular resistance were determined. During the ammynophylline period, no changes were observed neither in hematological data nor in renal function. When enalapril was started, we observed a erythropoiesis inhibition, characterized by a reduction in hematocrit, hemoglobin levels, reduction in red cell and retyculocyte count associated to a increase in iron stores. These changes were observed from the 4th week of enalapril treatment. No changes in erythropoietin levels occurred, and the renal plasma flow was unchanged. With ena:lapril withdrawal, an increase of erythropoie sis was observed, with re-establishment of polycythemia. In conciusion, enalapril proved to be useful in control of post- transplant polycythemia in this study. The drug promoted a erythropoiesis inhibition, independently of erythropoietin levels
Doutorado
Doutor em Clínica Médica
Fromonot, Julien. "Implication de l'adénosine en physiopathologie cardiovasculaire". Thesis, Aix-Marseille, 2015. http://www.theses.fr/2015AIXM5041.
Texto completoAdenosine (ADO) is an ubiquitous nucleoside that comes from ATP and from the methionine cycle. Via A1 receptors (A1R), it promotes atrial fibrillation (AF). Via A2A receptors (A2AR), it leads to coronary vasodilatation. Thus, adenosine is a metabolic intermediate and a neurotransmitter of the cardiovascular system.The first study showed that adenosine plasma level (APL) is correlated with homocystein (Hcy) and uric acid in coronary artery disease (CAD) patients. Furthermore, APL and Hcy are correlated with the SYNTAX score which evaluate CAD severity. Finally, in cellulo, ADO induced a dose and time dependant increase of HCY production by human hepatocytes. We concluded that high APL may participate into the high HCY and uric acid levels. These data bring new highlight on the physiopathology of CAD.In the second work, APL increased significantly only in patients with positive exercise stress testing (EST). Furthermore, A2AR expression was lower in positive EST patients compared with those with negative EST. Then, we concluded that the low expression of A2AR in CAD patients with positive EST, participates in the lack of adaptive response (coronary vasodilatation) to the EST. This result suggests that low A2AR expression may be a biological marker of CAD.In the third study, patients with AF and no structural heart disease have a normal APL but an increase in A2AR expression. Because adenosine promotes AF, we concluded that high A2AR expression may participate into the triggering of AF by increasing the sensitivity to adenosine.In conclusion, drugs that modulate the purinergic system should be useful tools for the treatment of CAD or AF
Duroux, Romain. "Conception, synthèse et évaluation d'antagonistes des récepteurs A2A". Thesis, Lille 2, 2017. http://www.theses.fr/2017LIL2S015/document.
Texto completoAlzheimer’s disease (AD) is the most prevalent form of dementia in the aged population. So far, there is no way to halt or slow-down AD. Therefore, there is a constant need of developing novel therapeutic strategies.In recent years, adenosine A2A receptor (A2AR) has attracted a growing interest since it has been proved that this receptor is over-expressed during AD. Also, epidemiological studies showed that people consuming regularly caffeine-based beverages over a lifetime are substantially less likely to develop this disease. Indeed, A2AR antagonists improve memory performance as it reduces β-amyloid deposits and Tau-phosphorylation.Though several antagonists have been developed for the treatment of neurodegenerative diseases, current research efforts are focus on developing new antagonists with relevant ADME properties and a better efficacy. Based on a molecular modeling-guided design, we synthesised new A2AR antagonists with benzoxazole and quinazoline as central scaffold. Three molecules were selected and will be subject to evaluation on animal’s model
falsini, matteo. "Design and synthesis of new adenosine receptor antagonists as neuroprotective agents". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1149978.
Texto completoEn-ChiuanChang y 張恩銓. "Syntheses and Applications of Adenosine Receptor Antagonists and Electroluminescent Materials from Sydnones". Thesis, 2013. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/67075494771744921409.
Texto completo國立成功大學
化學系碩博士班
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Pyrazole is the aromatic heterocyclic compound with the five-membered ring, and it is usually considered a kind of alkaloid. Derivatives of pyrazole are important compounds in pharmaceutical industry, and they are used for their antipyretic, anti-inflammatory, antipyretic, tranquilizing, muscle relaxing and antibacterial activities. In addition, they are also applied in organic light-emitting diode(OLED). The potential therapeutical applications of antagonizing the A3 adenosine receptor(A3 AR) by derivatives of pyrazole have been investigated in recent year. The derivatives of arylpyrazoloquinolinone are A3 AR antagonists. This kind of antagonist with highly selectivity is being sought as antiasthmatic, anti-inflammatory and cerebroprotective agents. In recent years, the electroluminescence materials with blue light-emitting have attracted great attention. As well known, pyrazole is a kind of blue light-emitting material. It is suitable to be applied in OLED after introduce fluorescent group in the pyrazole core. In this investigation, a series of arylpyrazoloquinolinones were synthesized rapidly via 1,3-dipolar cycloaddition and Suzuki coupling. Compare with previous references, we used cheaper reagents and convenience method. In addition, a new category of small molecular electroluminescence materials was synthesized by the synthetic routes we designed. The properties of optics, electrochemistry and thermology were performed by UV, PL, CV and DSC. The EL devices of materials were also performed by vacuum deposition and brightness meter.
Dziedzic, Katarzyna. "Charakterystyka molekularnego mechanizmu działania innowacyjnych związków małocząsteczkowych w immunoterapii nowotworów". Praca doktorska, 2022. https://ruj.uj.edu.pl/xmlui/handle/item/287974.
Texto completoKatsidzira, Runako Masline. "Affinity of dihydropyrimidone analogues for adenosine A1 and A2A receptors / Runako Masline Katsidzira". Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10394/10747.
Texto completoMSc (Pharmaceutical Chemistry), North-West University, Potchefstroom Campus, 2014
Neves, Ana Catarina Rodrigues. "The impact of elevated hydrostatic pressure in microglia : chances in the adenosinergic system and inflammatory responses". Master's thesis, 2015. http://hdl.handle.net/10316/29950.
Texto completoO glaucoma é uma doença neurodegenerativa e sem cura, caracterizada pela morte das células ganglionares da retina e pela atrofia do nervo ótico. É a segunda causa de cegueira irreversível em todo o mundo, estimando-se que a sua prevalência aumente para o dobro até 2040. O aumento da pressão intraocular (PIO) é considerado o principal fator de risco para o desenvolvimento de glaucoma e, os atuais tratamentos focam-se no controlo da PIO. Contudo, alguns doentes continuam a perder a visão mesmo com a PIO dentro de valores considerados normais. Assim, torna-se extremamente necessário desenvolver novas estratégias terapêuticas sendo a proteção das células ganglionares da retina uma estratégia com potencial. A neuroinflamação tem um papel crucial no desenvolvimento de glaucoma, e tem sido dada especial atenção ao aumento da reatividade das células da microglia observada em modelos animais e pacientes com glaucoma. A adenosina é um neuromodulador do sistema nervoso central (SNC), envolvida em respostas inflammatórias, que atua através da activação de recetores acoplados a proteínas G: A1, A2A, A2B and A3. Sabe-se atualmente que o bloqueio do recetor A2A de adenosina confere neuroproteção em várias doenças neurodenegerativas através do controlo da neuroinflamação, e diversos estudos focam-se no uso de antagonistas do recetor A2A como potencial estratégia neuroprotetora. Neste estudo pretendemos avaliar o efeito do aumento da pressão hidrostática, estímulo usado para mimitezar a hipertensão ocular, no sistema adenosinérgico das células da microglia. Adicionalmente, pretendemos compreender se o bloqueio do recetor A2A previne a resposta inflamatória resultante do aumento da pressão hidrostática. Foram para isso utilizados dois modelos in vitro: as células BV-2 (linha celular de microglia), nas quais o bloqueio do recetor A2A foi efetuado farmacologicamente usando um antagonista seletivo (SCH 58261), e culturas organotípicas de retina de ratinhos knock-out (KO) para o recetor A2A. A exposição das células BV-2 a pressão hidrostática elevada levou à alteração do sistema adenosinérgico, promovendo um aumento dos níveis de adenosina. Este aumento dos níveis de adenosina pode ativar os recetores A2A, cuja expressão aumentou em condições de pressão hidrostática elevada. Adicionalmente, o aumento da pressão hidrostática diminuiu a expressão do recetor A1 e não intereferiu com a expressão do recetor A3. O viii CRoesnutemnots bloqueio do recetor A2A preveniu a expressão e libertação de iNOS e TNF, respetivamente, nas células da microglia. Nas culturas organotípicas de retina, a exposição a pressão elevada aumentou os níveis de IL-1β e TNF e a morte das células ganglionares. A inativação genética do recetor A2A não preveniu o aumento da libertação de TNF. Em síntese, os nossos resultados mostraram que a pressão elevada conduz a alterações no sistema adenosinérgico nas células da microglia e que o bloqueio do recetor A2A pode ser uma estratégia promissora na modulação da reatividade da microglia após a exposição a pressão elevada.
Glaucoma is the second leading cause of irreversible blindness worldwide and it is expected that the prevalence of this disease increases to the double until 2040. It is a neurodegenerative disease, characterized by the progressive loss of retinal ganglion cells (RGCs) and nerve optic atrophy (RGC axons), leading to vision loss. Intraocular pressure (IOP) is the one of the major risk factors for the development of glaucoma and the current therapeutic approaches are focused on lowering IOP. However, some patients continue to loose vision despite the effective control of IOP, highlighting the urgent need to develop new therapeutic strategies, and neuroprotection of RGCs is consider to have great potential. Neuroinflammation has a preponderant role in the pathogenesis of glaucoma. In particular, special attention has been given to the exacerbated microglial cell response in glaucoma experimental models and in human patients. Adenosine is a neuromodulator in CNS involved in inflammatory responses that acts by the activation of four G protein-coupled receptors, A1, A2A, A2B and A3. The blockade of A2AR has been shown to afford robust neuroprotection in several neurodegenerative diseases, probably by the control of neuroinflammation. Therefore, several studies have been focused in A2AR antagonists as a neuroprotective strategy. In this study, we aimed to investigate the potential alterations induced by elevated hydrostatic pressure (EHP), a stimulus use to mimic increased IOP, in the adenosinergic system in microglial cells. Moreover, we aimed to assess whether the blockade of A2AR could prevent the pro-inflammatory environment prompted by EHP. In order to accomplish our aims, two in vitro models were used: the BV-2 cells (microglial cell line), using the selective antagonist SCH 58261 and retinal organotypic cultures obtained from wild-type and knock-out (KO) mice for A2AR. The exposure of BV-2 cells to EHP showed an impairment of the adenosinergic system promoting increased levels of extracellular adenosine. The increase in adenosine might activate A2AR, which we found to be upregulated in BV-2 cells exposed to EHP. We also found that EHP decreased the protein levels of A1R, without interfering with A3R protein levels. The blockade of A2AR prevented some inflammatory features (iNOS and TNF levels), in microglia. In organotypic cultures, the exposure to EHP increase both IL-1β and TNF levels and RGCs loss. Nevertheless, the genetic blockade of A2AR did not prevent the increased of viii CAobnsttreanctts TNF levels. In summary, our results demonstrated that EHP impacts the adenosinergic system in microglia and the blockade of A2AR may be promising strategy to modulate microglia reactivity triggered by increased pressure