Literatura académica sobre el tema "Abitare temporaneo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Abitare temporaneo"

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Postiglione, Gennaro. "Riuso temporaneo vs abitazioni temporanee". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 65–68. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056006.

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Resumen
L'articolo affronta il tema riuso temporaneo sottolineando come non sia una pratica a cui fare ricorso solo quando si hanno a disposizione spazi aperti, terreni abbandonati, aree dismesse, ma una strategia operativa in grado di approcciare anche il complesso fenomeno urbano della cittŕ costruita. In particolare viene affrontato il tema dell'‘abitare temporaneo': tipologie di abitazionicontainer danno risposta facilmente e velocemente alla domanda abitativa studentesca inevasa di circa 50.000 alloggi, ma siamo sicuri del risparmio economico di tale modello rispetto a tecnologie piů tradizionali di prefabbricazione edilizia? L'autore mette in guardia sul non abusare dell'idea ‘giovani=colore=vitalitŕ urbana', ma invece di incentivare usi temporanei in aree dismesse che con poche infrastrutture possono accogliere e essere occasione per attivitŕ spontanee sportive, ludiche, ricreative.
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Bertoni, Angelo. "Abitare lo spazio pubblico: le recenti esperienze di urbanistica temporanea a Marsiglia (Francia)". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 112 (marzo de 2017): 62–72. http://dx.doi.org/10.3280/sur2017-112007.

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Milione, Anna. "L'intercultura in pratica: saperi, competenza e professionalità per la scuola plurale". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (septiembre de 2021): 191–213. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001016.

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Resumen
Le migrazioni odierne costituiscono un cambiamento strutturale della società contempora-nea, manifestano i segni delle trasformazioni degli assetti geopolitici mondiali, le dinamiche della globalizzazione e gli effetti che essa sta producendo sulla società (Sassen, 2014; Geisel-berger, 2017; Bauman, 2017; Latour, 2017). Il mondo sta cambiando profondamente e al tempo stesso cambiano gli strumenti di lettura della società: la globalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie hanno creato interconnessioni ed interdipendenze che mettono in di-scussione categorie concettuali autoreferenziali ed etnocentriche. In questa prospettiva, le migrazioni globali e la crescente mobilità verso l'Europa rendono molto rilevante l'analisi dei processi di inclusione sociale in relazione alle risposte che offrono i sistemi educativi. Non si tratta più solo di accogliere migrazioni temporanee, ma di imparare a costruire insieme, e imparare ad abitare uno spazio comune in vista di insediamenti durevoli (Latour, 2017). Questo cambiamento induce a rivedere radicalmente il canone monoculturale della scuola, a ripensare le strutture organizzative, il progetto pedagogico e le sue matrici curricolari. Il cambiamento epocale di questi ultimi decenni induce ad assumere una nuova vision in cui la scuola è chiamata a confrontarsi con le trasformazioni che attraversano la società globale e con il riemergere della condizione antropologica dell'homo migrans, in movimento da una parte all'altra del globo attraverso infrastrutture fisiche e/o telematiche, che porta a ridefinire i contenuti della cittadinanza sociale in una prospettiva planetaria. Questa visione avvalora e rende ancora più urgente il progetto dell'«Educazione interculturale» che, ancora impro-priamente associata al governo dei flussi migratori e all'inclusione scolastica degli alunni figli di immigrati, rappresenta un'occasione di rinnovamento culturale per la società nel suo insieme. In questa ottica, l'articolo intende definire i caratteri dell'educazione interculturale e, a partire dall'analisi delle pratiche di inclusione scolastica degli alunni con background mi-gratorio, mettere a fuoco le competenze e le professionalità necessarie a fronteggiare la plu-ralità dei bisogni educativi che si pongono nelle classi scolastiche italiane al fine di integrare tutte le diversità.
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Tesis sobre el tema "Abitare temporaneo"

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MASSACCESI, CLAUDIA. "Abitare short stay. Innovazione della residenza collettiva ad uso temporaneo". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/806333.

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Resumen
Il presente lavoro di ricerca si inserisce all'interno del dibattito sulla nuova domanda abitativa, identificando, alla luce della recente crisi e di una diffusa tendenza alla mobilità degli individui, un bisogno sempre più consistente di alloggi velocemente disponibili e fruibili per brevi periodi (short stay). Questo bisogno, di tipo soprattutto ‘sociale’, è espresso da parte di categorie d’utenza molto eterogenee e non sembra trovare ad oggi adeguata risposta in termini di offerta abitativa. Partendo dal rilevamento di alcune esperienze di Housing Sociale in Italia che cercano di risolvere questo problema, la ricerca si propone di individuare requisiti e modelli organizzativi della Residenza collettiva ad uso temporaneo, attraverso l’analisi di forme di residenzialità temporanea oggi esistenti. La proposta è uno strumento guida al progettista di Housing Sociale, che riunisce e traspone le esigenze dell’utenza temporanea e degli operatori coinvolti, aprendo nuovi scenari sul possibile ruolo di una tipologia a metà strada tra la residenza e la struttura ricettiva. This research work is part of the debate on the new housing demand and identifies an ever-increasing need of quickly available short stay accommodations, due to the recent economic crisis and to a widespread tendency to individuals’ mobility. This need, which is especially a social one, is expressed by very heterogeneous categories of end users, and nowadays it does not seem to be satisfied in terms of housing quality and supply. Starting from some experimental projects of the new Italian Social Housing model that try to find an answer to these heterogeneous needs of temporary accommodations, the research aims to identify requirements and organizational models of the Collective housing for temporary use, through the analysis of the current existing architectural typologies of temporary living. The proposal is a tool guide for the designer of Social Housing. The tool meets the needs of the temporary end users and of the involved operators, opening new scenarios on the possible role of a building type that could be midway between the residence and touristic accommodations.
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Calcagno, Gisella. "I centri di accoglienza per richiedenti asilo in Italia: da spazio critico a opportunità per la città resiliente". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1174702.

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Resumen
La necessità di una ricerca sui centri di accoglienza per richiedenti asilo è nata dalla constatazione che, nonostante la sempre maggiore diffusione a livello internazionale del fenomeno delle migrazioni forzate, non esistono ad oggi molte indicazioni da parte dell’architettura sulla natura e sulle caratteristiche dello spazio di accoglienza. La mancanza di riferimenti di natura progettuale in relazione a questa particolare soluzione abitativa temporanea, in termini di requisiti, modelli organizzativi e standard dimensionali specifici, ha comportato una grande differenziazione dello spazio di accoglienza, accomunato però da condizioni di insufficienza e inadeguatezza. Sulla base di questo stato dell’arte, la ricerca ha inteso interrogarsi sulla dimensione spaziale del fenomeno, a partire da come essa è rappresentata all’interno delle normative e attuata in politiche di accoglienza. Come obiettivo generale la ricerca mira a comprendere le ripercussioni spaziali del fenomeno della migrazione forzata e dell’asilo, allo scopo di definire lo spazio di accoglienza all’interno dell’abitare temporaneo e forzato dei migranti e dei rifugiati. Obiettivo specifico della ricerca è stata la definizione di linee guida per il progetto di centri di accoglienza per richiedenti asilo, a livello urbano e di edificio.
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Presta, Ida Giulia. "Spazi per abitanti temporanei. Nuove forme dell'abitare contemporaneo". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11589/237218.

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Resumen
The main idea of the research was based on the observation of the phenomena that have affected society and the contemporary city, specifically the distinctive elements of today's urban communities such as the great mobility, the consequent temporary nature of living that is often associated with the need for forms of shared residence. The context of these reflections is a city that continually redefines the geography of its borders, expanding in its semantic, digital, economic and social dimensions. It can be said that a space has opened up for all those who live "between" (Martinotti 1993) these large urban agglomerations/conurbations (Balducci 2011). In Western societies, territories and cities are crossed by flows of people who move for work needs, training in the new conditions determined by the profound mutation of production processes due to the advent of the Knowledge Economy (S. Bologna, D. Banfi 2011; S. Bologna 2015) or tourists and city users moved by new cultural and loisir interests (M. R. McWaffers 2008; M. D'Eramo 2017; A. di Campli 2019). But to these new figures are added the migrants who have been uprooted from their places of origin by the geopolitical and physical fragility of their countries, wars, repressions, effects of climate changes often make entire regions of these countries inhospitable. These epochal changes affect the structure of urban settlements and the organization of space in contemporary cities and especially in the forms of living that change the paradigms of traditional living put in crisis by housing models increasingly temporary and flexible. Temporary dwellers have managed to put in tension the fundamental relationship between man and space, from a physical, political and also symbolic point of view. The element that best defines these (new) inhabitants is the temporariness of being, the finding oneself in a non-defined condition, which often constitutes the drive that brings together insiders and outsiders of a city. This scenario of transformation, already in 2016 during the Architecture Biennale, curated by Alejandro Aravena, entitled "Reporting from the front," and later in the 2021 Biennale, curated by Hashim Sarkis, entitled "How we Will live together?" The theme of living becomes central to the international debate. The proposals of the culture of design produce settlement and housing solutions that challenge the status quo and propose new models of living space. In the past, the place of birth defined in a fairly stable way the prospects of life of an individual, but today the place where we live and work can determine the relationships, opportunities, the same overall quality of life. Particularly significant for the impact it generates on the quality and conception of the city is the phenomenon of those who migrate for cultural reasons, pursuing new opportunities for work and higher education. These new opportunities, although in precarious conditions, allow a self-determination in building a relationship with the places of residence. This defines a new (but also ancient) figure of the nomad who inhabits a city for a certain time (an essential variable in this framework: periodic time, rhapsodic time) grafting his life in a certain place. After all, the Western intellectual community is conditioned by this cosmopolitanism and nomadism, and just as in ancient times the wandering clerics were communities of intellectuals who went around the universities (Eco 1980), or intellectuals who went on the Grand Tour, so in the contemporary age the great potential of material and immaterial connection contributes to creating new opportunities for work but at the same time new criticalities in the conditions of living. Temporary inhabitants have definitively unhinged those biunivocal correspondences between resident and dwelling, so we look for new ones. If the classic commuter moved in predefined time slots, periodic and even monitorable, the temporary inhabitant instead has a mobility with random forms in time and space. In the last decades, social sciences have been interested in this phenomenon of the temporary resident, analyzing it in an interdisciplinary way. In particular, in the field of design disciplines, such as architecture and urban planning, these profound social changes exemplified in the concept of temporary resident, lead to radically rethink the traditional residential models, with the need to respond to the demands and expectations of these new social figures, who demand living and working spaces that meet precise performances. A significant part of public life and leisure time has therefore gradually shifted inside the home. This condition has led to the birth of new forms of living, where the public part is often shared with other individuals. The digitization of society and the spread of the means of communication have also, especially now in the post-pandemic phase, obliged entire communities to experiment with new forms of work. Populations that integrate places of work and daily life require new performative characteristics to the space and, on the other hand, they look for places that maximize the forms of sharing of living and working (Dogma 2019). The research therefore proposes to understand these urban phenomena by detaching itself from the paradigms of modern living, entering into an articulated network of processes that sometimes overlap. We set ourselves the objective of observing how the temporary inhabitant fits into the contemporary urban, through articulated types of spaces, in socio-cultural contexts also very different. In recent years, some experiences have attempted to express a better spatial quality to reconcile the desire for individuality with conditions of shared space. The identified projects, assumed as paradigmatic of the contemporary condition, are supported by a wide literature and then carrying out a comparative work of these experiences between recurrence and discontinuity. The interest placed on the projects looks at the housing models according to some processes of analysis. The first level of observation concerned the morpho-typological condition of the settlements examined, considering the architectural forms as the first crucial strategy in defining relational devices. Some research trajectories have been isolated, corresponding to as many interpretative addresses through the notion of "Type". Subsequently, three strategic actions have been identified as a push for new urban spaces and processes that take into account the phenomena of contemporaneity mentioned above. These models, declined at multiple scales, have become fundamental elements of the contemporary city, having spread considerably in recent years, become a new component of the urban territorial plot (Secchi 2013). The research, however, attempts to describe how they can play a fundamental role in the processes of development and regeneration in the new forms of post-metropolis (Soja 2000, Balducci 2011). The temporary inhabitants, live two moments, one private in the accommodation, and one of condition in hybrid spaces. We define these places as threshold spaces between social dynamics (Di Campli 2019). We find again this typology of space within the case studies, which assumes the role of a device of interaction, favoring the emergence of significant social units. In the midst of the research path, the crisis from Covi-19 hit the planet, questioning the practices we were used to, distancing and blocking us. The home became the absolute space. However, there have been several experiences where communities of people have decided to face the crisis together, establishing covid free "co-living". Sharing can be a contemporary theme, to address ideas where sociality is seen as an enemy. Contemporary Urbanism ultimately can look at these temporary inhabitants as a resource to promote new urban and social visions.
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Libros sobre el tema "Abitare temporaneo"

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Pappalettere, Silvio. Abitare temporaneo: Residenza di primo inserimento a Calenzano. Firenze: Alinea, 2011.

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30° house: Abitare tra emergenza e trasformazione : studio per un modulo abitativo temporaneo. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli editore, 2017.

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Vuoto x pieno: Architettura temporanea italiana : allestimenti storici, contemporanei e citazioni dalle pagine di Abitare = temporary Italian architecture : old and new installations and references ... : Triennale di Milano, 24.06.2005-18.09.2005. Milano: Abitare Segesta, 2005.

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Actas de conferencias sobre el tema "Abitare temporaneo"

1

Salomone, Veronica. "Strategie di sopravvivenza: riciclare – rigenerare – includere nella città mediterranea". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8013.

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Resumen
Le trasformazioni che investono la città mediterranea contemporanea rendono l’abitare sempre più complesso e contaminato. La precarietà è una condizione ricorrente che genera paesaggi imprevedibili e incostanti. Nasce l’esigenza di rileggere la città attraverso le sue stratificazioni non più solo materiali: si abita riciclando spazi, stravolgendo relazioni, utilizzando strategie di mercato inusuali. La città perde la sua organicità apparente ma, trasformandosi, mantiene i suoi elementi fondanti, sopravvivendo nelle forme di autocostruzione e appropriazione, nelle relazioni sociali e negli assetti economici. La condizione di sopravvivenza si fa strategia e nuova frontiera dell’abitare. La tesi trova le sue argomentazioni in contesti dove condizioni ambientali e socio-economiche generano paesaggi al limite della sopravvivenza. È il caso del Cairo in cui interi quartieri sono stati trasformati dall’ingente domanda di sopravvivenza. In particolare, il paper vuole approfondire il caso studio della Città dei Morti. Inizialmente occupata da strutture temporanee di parenti adoranti, Al-Qarāfa è oggi abitata da circa un milione di egiziani. La densità abitativa è alta e i servizi non sempre sufficienti, per cui le autorità locali decisero nel 2010 di radere al suolo intere sezioni del cimitero attraverso l’attuazione del piano urbanistico Cairo 2050, stravolgendo l’impianto originario dell’area. Qual’è il ruolo del progetto? Quali sono i modelli politici, economici e sociali in grado di rigenerare la città mediterranea contemporanea? Si può ancora parlare di ‘modello mediterraneo’? The transformations that affect the contemporary Mediterranean city make the way of living more and more complex and contaminated. Precariousness is a recurring condition that generates unforeseeable and variable landscapes. It becomes necessary to reassess the city through its layers not only the material ones: you live by recycling spaces, changing relationships, using unusual market strategies. The city loses its apparent organicity but, transforming itself, keeps its basic elements, surviving in self-constructions and appropriation forms, in social relations and in the economic arrangements. The condition of survival becomes strategy and new border of living. The thesis finds its arguments in contexts where environmental and socio-economic conditions produce landscapes at the limits of survival. This is the case of Cairo where entire districts have been transformed by the huge demand of survival. In particular, the paper wants to deepen the study case of the City of the Dead. Initially occupied by temporary structures of adoring relatives, Al-Qarāfa is today inhabited by about a million of Egyptians. The population density is high and the services aren't always enough, so the local authorities decided in the 2010 to demolish entire sections of the cemetery through the implementation of the development plan Cairo 2050, changing the original structure of the area. What is the role of the project? What are the political, economic and social models capable of regenerating the contemporary mediterranean city? Can we still speak of 'Mediterranean model'?
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Blečić, Ivan, Arnaldo Cecchini, Maurizio Minchilli y Valentina Talu. "Progettare la cittá di prossimitá per promuovere le "capacitá urbane" degli abitanti svantaggiati". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8001.

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Resumen
La promozione della qualità della vita urbana passa necessariamente attraverso la costruzione di una città inclusiva, una città effettivamente "usabile" da tutti i suoi abitanti. Anche e soprattutto da chi, a causa di una qualche condizione (permanente o temporanea), si discosta dall'immagine dell'abitante-tipo adulto, maschio, sano, istruito, ricco e automunito e non é quindi "capace" (o non lo è pienamente) di accedere ai luoghi, ai servizi, alle opportunità e alle informazioni della città che sono progettate, organizzate e governate precisamente in funzione delle esigenze e dei desideri di questo abitante-tipo. Rilevanti sono in tal senso i progetti e le politiche che si concentrano soprattutto sulle periferie con l'intento di promuovere la qualità della vita urbana quotidiana degli abitanti . Accanto ai grandi (e costosi) interventi di riqualificazione, particolarmente utili sono le trasformazioni a scala di quartiere, le "micro" trasformazioni, perché sono in grado di migliorare concretamente l'usabilità di quella che può essere definita "città quotidiana e di prossimità", la città, cioè, che gli abitanti conoscono, "usano" (o "userebbero" se fosse effettivamente accessibile e usabile) e di cui possono prendersi cura. L'articolo cerca di mostrare perché è efficace e pertinente un approccio legato ad una dimensione "micro" degli interventi, anche attraverso il racconto di alcune esperienze sul campo condotte da Tamalacà, un gruppo di ricerca e azione del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica (DADU) dell'Università di Sassari. Upgrading the quality of urban life necessarily goes hand in hand with building up an inclusive city, a city actually “usable” by all its inhabitants. The kind of project that is important from this point of view will focus on the most marginal areas of the city. Alongside the large, costly urban redevelopment interventions, transformations on a neighbourhood scale and "micro" dimension are particularly useful. This article attempts to show why an approach involving intervention linked with a “micro” dimension is effective and pertinent, and also describes a significant experiment carried out by the action research group TaMaLaCà of the Department of Architecture Design and Planning - Architecture at Alghero (University of Sassari) in the town of Sassari.
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Burgio, Gianluca y Giovanna Acampa. "Paradigmi relazionali nello spazio urbano: il caso-studio del centro storico di Palermo". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8031.

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Resumen
In questo scritto analizzeremo le modalità attraverso le quali vengono sovvertite, con piccole azioni dei cittadini, le regole che disciplinano gli spazi urbani. Partendo dal caso studio del centro storico di Palermo illustreremo come la “conquista” anche temporanea, di strade e piazze possa permettere una rivitalizzazione ed una rivalutazione dei luoghi. Il nostro interesse è rivolto a comprendere come si siano sviluppati processi di ri-conquista dello spazio urbano, che hanno permesso di “addomesticare” alcuni spazi della città, modificando usi e configurazioni comuni, che estrapolati dal contesto abituale sono stati inseriti in nuove relazioni. La scelta di prendere Palermo come caso studio deriva da alcune caratteristiche di questa città: la prima caratteristica può essere individuata nelle sue radici storico-culturali che in qualche modo favoriscono l’insediamento di nuove comunità; l’altra caratteristica è che le forme di scambio con abitanti di diverse culture avvengono, non in periferia, ma in centro. Questo rende la città siciliana un caso non unico ma atipico nel panorama europeo, dove si tende ad avere una spinta centrifuga e quindi una emarginazione delle popolazioni non locali e dei ceti meno abbienti. Da questo punto di vista il centro di Palermo può essere considerato come una sorta di spugna, che riesce non solo ad assorbire nuove comunità ma anche ad attrarre esponenti del ceto sociale medio. A differenza di altre città europee, dove si sono innescati processi di gentrification grazie agli interventi strutturali promossi dalla pubblica amministrazione, a Palermo il processo di riqualificazione è dovuto a piccole azioni promosse dai residenti. L’inversione della tendenza degenerativa che era in atto e l’inversione dell’andamento dei valori immobiliari non è dovuta quindi ad una politica integrata, quanto alla libera iniziativa delle fasce sociali più deboli. In this script we’ll describe the everyday,little actions of the citizens that break the rules of the urban areas’ organization. Starting from the Old Town of Palermo, that we used as the example in our analysis, we’ll show how the “conquest”, even just temporary, of streets and squares could achieve a revitalization and a revaluation of quarters. Our focus is on understanding how revitalization/ re-conquest of urban areas has taken place. By altering people preconcieved ideas of areas of the city, this process achived the “domestication” of some areas that, out of their usual context, are inserted in new relations. Our choice to take Palermo as example derives from some typical characteristics of this city: the first one is due to its historical-cultural origins which, in some way, favor the settlement of new comunities; the second is that the way of live among population of different cultures develops in the centre of the city, not in the suburbs. These features make Palermo not unique, but atipical compared to the rest of Europe where immigrants and lower-class people, are generally forced to the external areas of towns. From this point of view we can imagine Palermo’s Old town as a sponge which is able not just to absorb new comunities, but also to attract people from the middle classes. In European cities gentrification processes are started thanks to projects realized by the Public Administrations, On the contrary in Palermo this process generates from actions of the inhabitants themselves. The change of degenerative trend and the increasing value in the Real Estate Market is therefore not caused by a political action, but thanks to the initiative of the lower class.
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