Academic literature on the topic 'Vittima di reato'

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Journal articles on the topic "Vittima di reato"

1

Scivoletto, Chiara. "Giustizia minorile e partecipazione sociale: qualche riflessione sulla mediazione penale." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (December 2012): 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003004.

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Abstract:
La mediazione penale č una attivitŕ fondata sulla logica della negoziazione attraverso cui si mira non solo alla gestione della situazione giuridica violata, ma anche alla ricomposizione dei rapporti sociali tra gli individui. La mediazione penale minorile permette all'autore di reato minorenne e alla sua vittima di divenire protagonisti attivi della gestione del conflitto che li oppone. Alla luce dei risultati di una ricerca, sinteticamente riportati nell'articolo, pare possibile affermare che la mediazione consente di aprire nella dimensione processuale penale uno spazio per le vittime che resterebbe altrimenti loro negato. Infatti la mediazione penale minorile ha offerto sia agli autori che alle vittime l'occasione per esprimersi e riconoscersi. Essa si presta dunque a divenire un laboratorio di partecipazione sociale, specie laddove venga praticata nella dimensione tra pari.
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Caraceni, Lina. "La vittima nel procedimento de libertate: i precari equilibri di un nuovo protagonismo ancora troppo poco meditato." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no. 3 (October 31, 2021): 1783. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i3.632.

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Abstract:
Una nuova sensibilità per le istanze di cui è portatrice la vittima del reato ha determinato un rafforzamento del suo ruolo nell’ambito del procedimento penale in una duplice dimensione: come destinataria di misure atte a proteggerla nel processo (vittimizzazione reiterata) e dal processo (vittimizzazione secondaria) e come soggetto attivo, capace di esercitare diritti e facoltà a tutela della propria integrità psico-fisica. E il sistema di protezione è stato costruito guardando prioritariamente alle vittime vulnerabili, nel perimetro delle indicazioni fornite dal diritto dell’Unione europea. I principali interventi di riforma hanno interessato la materia cautelare: sono state introdotte misure pro victima (gli artt. 282- bis e 282-ter c.p.p.) ed è stato riconosciuto alla persona offesa un diritto all’informazione sull’evoluzione dello status custodiae dell’accusato (artt. 90-ter, 282-quater e 299 comma 2-bis c.p.p.) a cui è associato un diritto di interlocuzione nel procedimento per la revoca e la sostituzione di una misura cautelare (artt. 299 commi 3 e 4-bis c.p.p.). L’analisi sarà condotta su questo secondo aspetto, evidenziando che si è trattato di scelte normative che assegnano alla vittima un nuovo protagonismo sulla scena processuale. Peccato che la traduzione normativa di tali intendimenti non abbia sortito gli effetti sperati: un lessico giuridico non sempre impeccabile, unito ad una scarsa sistematicità di novelle ripetute, non soltanto mettono in discussione l’obiettivo di protezione della vittima, ma rischiano anche di neutralizzare quel sistema di garanzie per l’accusato su cui si regge il procedimento cautelare.
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3

Diomede, Raffaele. "La vittima virtuale nei percorsi di legalità a favore dei minori autori di reato." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (April 2022): 127–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-003012.

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4

Merzagora, Isabella, and Alessandra Rancati. "Neonaticidio e infanticidio materno." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (December 2012): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003007.

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Abstract:
L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere ospita le donne di tutto il territorio italiano che hanno commesso un reato e che sono state assolte per infermitŕ mentale. Su ottanta donne presenti attualmente in OPG, dieci hanno commesso il reato di omicidio ai danni del proprio figlio. L'etŕ media delle infanticide, al momento del fatto, č di 35 anni. La provenienza geografica prevalente č dell'area centro-nord; la diagnosi piů rappresentata č la depressione psicotica. Le strategie terapeutiche e riabilitative, adottate in OPG, sono rivolte, in primis, alla riduzione, idealmente alla scomparsa, della pericolositŕ sociale, che si consegue con un miglioramento clinico che porti a sufficiente "consapevolezza" del reato e della malattia e ad un controllo dell'aggressivitŕ: l'esito desiderato di tali strategie č un buon reinserimento sociale. Nei casi di figlicidio appare di rilevante importanza il percorso psicoterapeutico che prevede una sorta di "elaborazione" del reato e di "rinascita interiore" per poter far fronte alle complessitŕ del futuro. In questi casi spesso sono i genitori o, comunque, i familiari a farsi carico di queste donne, mentre il marito tende ad abbandonare la donna. Le donne che commettono il reato di infanticidio, spesso in una fase di scompenso psicotico, presentano perlopiů un buon compenso psicopatologico non molto tempo dopo il reato. Il percorso di elaborazione appare in ogni caso molto difficoltoso e il rischio maggiore in degenza č quello di agiti autodiretti. Per effettuare una "dimissione sicura" dobbiamo tenere conto della paziente, delle famiglie interessate e, se presente, di una possibile altra vittima: al riguardo segnaliamo che la pericolositŕ sociale, qualora la donna abbia altri figli, appare non particolarmente persistente, specie se intesa restrittivamente, ovvero come la probabilitŕ di reiterare quel reato; infatti, nel caso della maggior parte delle infanticide il fatto di avere altri bambini non costituisce un rischio, bensě un fattore favorente per una buona ripresa sociale e per una ricostruzione interiore. Delle dieci infanticide ricoverate, tre sono prossime alle dimissioni.
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5

Vicoli, Daniele. "La mediazione in fase esecutiva nel sistema italiano: il quadro normativo e le dinamiche applicative." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no. 3 (October 31, 2021): 2285. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i3.623.

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Abstract:
Nel sistema italiano, la vittima, sebbene abbia assunto un ruolo di crescente importanza, resta ai margini della fase di esecuzione della pena. All’indifferenza legislativa se ne aggiunge un’altra: il tema della mediazione – al centro di diffuse analisi sul piano delle possibili alternative al rito ordinario – risulta esaminato in modo superficiale nel quadro delle dinamiche esecutive. L’articolo intende offrire un contributo utile a colmare questa lacuna. Nelle linee di fondo, il tratto distintivo della mediazione in executivis è rappresentato dall’intervenuta irrevocabilità della sentenza: un fattore che si palesa ambivalente, nella misura in cui può agevolare percorsi a valenza conciliativa ma anche renderli più ostici. In simile scenario, diventa centrale il nesso tra la giustizia riparativa e gli scopi di risocializzazione sottesi alla pena, tali da esplicarsi nell’impegno dell’autore a rivisitare in chiave critica l’illecito commesso e ricostruire il rapporto con la persona offesa. Stabilita questa premessa, l’accento va posto sulla logica del dialogo: le parti sono chiamate a sviluppare, con l’aiuto del mediatore, una trama relazionale che permetta di sanare la frattura originata dal reato. Tali canoni – già sfuggenti nella dimensione normativa dell’affidamento in prova (art. 47 comma 7 ord. penit.) e del lavoro all’esterno (art. 21 comma 4-ter ord. penit.) – sono del tutto obliterati sul versante applicativo. Appare, quindi, indispensabile un deciso cambio di rotta al fine di introdurre, nella fase esecutiva, forme di mediazione a carattere individualizzato e comunicativo.
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Pomilla, Antonella. "Distorsioni cognitive e schemi maladattivi precoci nei sex-offender: riferimenti teorici e di ricerca nella letteratura." Tendencias Sociales. Revista de Sociología, no. 2 (July 11, 2018): 95. http://dx.doi.org/10.5944/ts.2.2018.22318.

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Abstract:
La centralità dei temi delle distorsioni cognitive e degli schemi maladattiviprecoci è stata da sempre annoverata dalla Terapia Cognitiva nell’originee nel mantenimento dei disturbi psicopatologici (Beck 1963; 1964; 1967; 1976).Nel corso degli ultimi decenni un rinnovato interesse verso tali costrutti ha interessatoanche la popolazione forense, laddove essi sono stati ricondotti alle spiegazionigiustificatorie pre o post comportamento-reato, in particolare quelli di aggressionesessuale (Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary,2013; Carvalho & Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Riconoscendoil valore che tali costrutti hanno in termini di minimizzazione della responsabilitàpenale nonché rispetto alle conseguenze per la vittima (Di Tullio D’Elisiis,2006), il presente lavoro desidera riferire sugli approfondimenti in senso teoreticoe di ricerca prodotti dalla comunità scientifica. Verranno menzionati i riscontri insenso qualitativo sulle convinzioni distorte ed i processi cognitivi disfunzionalidescritti dagli approcci teorici che si sono interessati degli aggressori sessuali;laddove emersi dalla ricerca empirica, verranno indicati anche i riscontri in sensoquantitativo.Si considera l’importanza di annoverare anche i summenzionati contenuti cognitiviquali fattori di rischio tra gli altri tradizionalmente esaminati nella valutazionedel rischio di recidiva criminosa violenta (violence risk assessment).The centrality of the themes of cognitive distortions and early maladaptiveschemes has always been counted by Cognitive Therapy in the origin andin the maintenance of psychopathological disorders (Beck 1963; 1964; 1967;1976). Over the past few decades a renewed interest toward such constructs hasalso affected the forensic population, where they have been traced back to justifyingpre or postcrime-behavior explanations, particularly those of sexual assault(Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary, 2013; Carvalho &Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Once that the value thatsuch constructs have in terms of minimizing criminal liability as well as the consequencesfor the victim has been acknowledged (Di Tullio D’Elisiis, 2006), thispaper aims to describe the theoretical and the research insights produced by thescientific community. The qualitative findings on the distorted beliefs and dysfunctionalcognitive processes described by the theoretical approaches dealing withsexual aggressors will be mentioned; should the emerge from the empirical research,quantitative findings will also be indicated.The importance of including the aforementioned cognitive contents such asrisk factors among the others traditionally examined in the assessment of the violentrecidivism risk (violence risk assessment) is also considered.
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G.P. Flora, Matteo, and Edel Margherita Beckman. "Non-consensual pornography e victim blaming. Ruolo e responsabilità sociale." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2021): 111–24. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-002007.

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Abstract:
Il confine che separa la vita reale da quella virtuale dipende principalmente da quanto una riesce ad influenzare l'altra. Difatti, quanto più le due dimensioni si influenzano tra loro, diventando una la longa manus dell'altra, tanto più sarà difficile tenerle separate. E come sempre accade ed è ora più evidente, ciò che accade on-line ha conseguenze anche off-line per gli individui. E tra i diversi reati che possono essere commessi on-line si annovera anche la nonconsensual pornography (o pornografia non-consensuale), una delle peggiori forme di sfruttamento sessuale e violazione della privacy (nonché dell'intimità) perpetrata in rete, con conseguenze che si estendono anche all'off-line andando a colpire la vittima a 360 gradi. Il termine non-consensual pornography viene utilizzato da parte della comunità scientifica per indicare l'illecita condivisione di immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, senza il consenso della persona rappresentata, al fine di arrecare un danno alla vittima. In questo articolo vengono elencate le principali problematiche rilevate in oltre 18 mesi di lavoro costante sul campo del contrasto alla pornografia non-consensuale, affrontate nell'esperienza di PermessoNegato APS, una no-profit di promozione sociale che offre supporto tecnologico e legale alle vittime, elaborando non solo le statistiche delle tipologie di intervento, ma anche le principali conseguenze psicologiche del fenomeno sulle vittime.
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Curti, Simone, Raffaella D'Errico, Marco Gaietta, Elena Garavelli, Massimiliano Greco, Serena Trovati, Francesca Visco, and Alberto Pellai. "Internet e vittimizzazione sessuale: cosa sappiamo, cosa dice la ricerca, cosa č prioritario in prevenzione." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (June 2010): 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-002002.

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Abstract:
Internet e i new media rappresentano un nuovo strumento potenzialmente alleato di chi vuole adescare minori per compiere reati sessuali. Gli studi epidemiologici disponibili confermano che il fenomeno č in crescita, cosě come il numero di arresti ad esso correlati, e che le vittime spesso agiscono consenzienti, consapevoli di comunicare con adulti estranei, mentre raramente parlano di ciň con gli adulti di riferimento (genitori/insegnanti). Il rischio di vittimizzazione cresce con l'etŕ della vittima e per le femmine. Strategie preventive efficaci devono comprendere non solo interventi normativi, ma anche programmi educativi volti ad aiutare gli adolescenti a costruire competenze che li rendano capaci di affrontare le esigenze ed i cambiamenti propri dell'etŕ evolutiva, in linea con il modello delle life skills proposto dall'OMS.
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Spina, Luciano. "Il "codice rosso" e la tutela della vittima minorenne." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (September 2020): 144–58. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-001015.

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Abstract:
La violenza domestica e quella di genere costituiscono un grave fenomeno che non si esaurisce all'emergenza di un periodo limitato di tempo, ma rappresenta piuttosto un dato di carattere cronico a livello mondiale. Con il c.d. "codice rosso" sono stati approntati ulteriori strumenti normativi, oltre a quelli già esistenti, che mirano alla realizzazione tempestiva di interventi, cautelari o di prevenzione, a tutela delle vittime dei reati di violenza, che presuppongono l'obbligo di audizione della vittima da parte del pubblico ministero nei tre giorni dalla denuncia. Quella della vittima minorenne rappresenta però una peculiare posizione, posto che vengono in rilevo esigenze di tutela in materia civile e segretezza degli atti dell'indagine penale, che richiedono un coordinamento tra diverse autorità giudiziarie e i diversi operatori psico-sociali coinvolti, talvolta difficile da realizzare anche per la poca chiarezza dei riferimenti normativi. È richiesto quindi un approccio interdisciplinare e una particolare specializzazione degli operatori nel sapersi relazionare al minore, in modo da evitare che la gestione del processo possa costituire un danno ulteriore, con conseguente vittimizzazione secondaria. In particolare, occorre ridurre le audizioni al minimo necessario, privilegiando lo strumento dell'incidente probatorio, unica prova in senso tecnico utilizzabile anche nelle successive fasi del giudizio, che deve essere effettuato in modo scrupoloso, con la collaborazione di professionisti che siano effettivamente formati ed esperti in materia.
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Jean, Jean-Paul. "Le riforme penali in Francia nell'ultimo decennio (Tra inflazione legislativa e rivoluzioni silenziose)." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2010): 160–72. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002013.

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Abstract:
1. Dieci anni di cambiamenti all'insegna dell'ideologia sicuritaria2. Prioritŕ alle vittime e lotta contro la reiterazione dei reati sessuali3. La repressione della delinquenza minorile4. L'ampliamento delle ipotesi di reato e l'aggravamento delle pene5. Il rafforzamento delle prerogative dei servizi di polizia6. Le modifiche della detenzione provvisoria e della procedura d'istruzione7. Le rivoluzioni silenziose: una nuova filosofia del sistema penale8. La modernizzazione e la specializzazione della giustizia penale9. Le sollecitazioni contraddittorie della fase di esecuzione delle pene.
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Dissertations / Theses on the topic "Vittima di reato"

1

Lo, Conte Federica. "La tutela della vittima nelle fonti europee e nel sistema processuale penale italiano." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/892.

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Abstract:
2011 - 2012
Il presente lavoro, prendendo le mosse dall’analisi delle fonti interne e sovranazionali che contribuiscono alla tutela della vittima del reato, mira a verificare in che misura l’ordinamento italiano abbia recepito le indicazioni provenienti dai provvedimenti adottati sul tema, nel tentativo di delineare quello che è stato definito lo “statuto” della vittima del reato. Lo scenario sovranazionale che si presenta all’interprete racchiude una pluralità di livelli: ONU, Unione europea e Consiglio d’Europa, Corte di giustizia dell’Unione europea e Corte europea dei diritti dell’uomo. Il tema è affrontato con riferimento a numerosi aspetti, che abbracciano l’istituto del risarcimento del danno da parte dello Stato, la tutela delle vittime della tratta di esseri umani e della criminalità organizzata, nonché i possibili sviluppi del paradigma mediativo in ambito penale. In una prospettiva diacronica, l’Unione europea ha intrapreso il cammino verso il formale riconoscimento dei diritti della vittima del reato al fine di realizzare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. In tale ottica, la protezione delle vittime costituisce la “piattaforma comune” da cui devono trarre fondamento ed ispirazione tutti gli altri strumenti funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. La tutela delle vittime è stata a lungo messa in disparte dal legislatore italiano che, concentrandosi sul momento repressivo, ne ha trascurato i problemi e le reali istanze. Soltanto a partire dai primi anni ottanta si è fatta strada un’analisi del crimine che, senza pregiudicare i diritti dell’imputato, ha posto l’accento su un’ottica Opfer-orientiert (orientata alla vittima), traducendosi in scelte di politica criminale più attente alla prospettiva vittimologica. Ciò nonostante, in molti punti la nostra legislazione appare non completamente rispettosa degli obblighi imposti dall’ordinamento sovranazionale. Nella prospettiva attuale si avverte l’esigenza di rafforzamento delle politiche socio-assistenziali in favore delle vittime del reato, al fine di scongiurare i rischi di vittimizzazione secondaria che sovente si palesano nella fase del post-crimen. In futuro, il processo di ristrutturazione del sistema processuale penale dovrà necessariamente passare attraverso il potenziamento dei poteri processuali riconosciuti alla persona offesa e degli istituti ispirati ai temi della restorative justice e della composizione del conflitto ingenerato dal reato. [a cura dell'autore]
This piece of work, starting from the analysis of the inner and supranational sources which contribute to the tutelage of the victim of the offence, aims to check how the Italian rules have caught the suggestions coming from the measures which are adopted for this theme, with the attempt to delineate what has been defined the “statute” of the victim of the offence. The supranational scenery which is in front of the expert includes a plurality of levels: ONU, European Union and European Council, Court of Justice of the European Union and European Court of the rights of man. The theme has been discussed referring to many aspects, including the Institute of the Compensation by the State, the tutelage of the victims of the human beings trade and the organized crime and also about the probable developments of the meditative paradigm in the penal laws. In a diachronic perspective, the course of the European Union towards the formal recognition of the rights of the victim of the offence has been faced with the aim to create a space of freedom, safety and justice. According to this point of view, the safety of the victims characterizes the “common platform” from which all the other functional instruments, to reach the goal, have to take grounding and inspiration. The tutelage of the victims has been put aside for many years by the Italian legislator who, concentrated on the repressive moment, has neglected the problems and the real petitions of the victims. Only since the early eighties an analysis of the crime has been taken into consideration which, without compromising the rights of the defendant, has focused on a line Opfer-orientert (victim oriented), revealing in choices of criminal policy more careful towards the victim oriented perspective. In spite of this, in many points, our legislation looks like not totally respectful of the duties imposed by the supranational rules. In the current perspective it’s possible to notice the need to strengthen the social-charitable policies in favor of the victims of the offence, in order to avoid the risks of the secondary victimization which, often, are revealed in the postcrime phase. Furthermore, the reorganization phase of the procedural penal system should, necessarily, go through the procedural laws strengthening which are recognized for the offended person and of the Institutes inspired to the restorative justice and of the composition of the conflict caused by the offence. [edited by author]
XI n.s
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Alessandrini, Jenni. "Audizioni di minori vittime o testimoni di reato mediate da un interprete: verso una prospettiva interdisciplinare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10808/.

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3

CAPUANO, ROMOLO GIOVANNI. "Gli immigrati come vittime di reati ordinari a Caserta e Napoli: uno studio esplorativo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/961.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della vittimizzazione degli immigrati nelle province di Caserta e Napoli in Campania attraverso uno studio esplorativo realizzato attraverso la somministrazione di 73 interviste semi-strutturate a immigrati e 20 interviste semi-strutturate a informatori privilegiati. I risultati rivelano che gli immigrati subiscono un numero cospicuo di reati che spesso non sono denunciati alle forze dell’ordine per paura, ignoranza del sistema penale italiano e della lingua e per altri motivi. Il principale di questi, comunque, riguarda la condizione di irregolarità in cui versano molti immigrati che li rende cittadini di secondo ordine e che spesso li espone a sfruttamento sia da parte di italiani sia da parte di altri stranieri. In conclusione, viene suggerito un profilo di vulnerabilità che traccia le caratteristiche socio-demografiche che rendono più vulnerabili gli immigrati e sono avanzati dei suggerimenti tecnici e metodologici per ulteriori, più ambiziose ricerche sull’argomento, che rimane tuttora sostanzialmente inesplorato soprattutto in Italia. Sono anche avanzati suggerimenti di policy per ridurre la vulnerabilità degli immigrati e per rendere il sistema della giustizia e delle forze dell’ordine più friendly nei loro confronti.
The present thesis presents the results of a study conducted in a fringe area in criminology: immigrants as victims of ordinary crime. This topic has only recently begun to draw some interest at an international level, and promises to become a mainstream issue in contemporary society in view of the growing meaning large-scale migrations are acquiring. This work is exploratory in nature and focuses on a limited geographical area in Italy: the Campania region, in particular the town of Caserta and the city of Naples. The main goal is to explore the crimes suffered by immigrants in the above mentioned area. The work is organized into five chapters. The first and the second present a review of the existing literature on the subject and offer an explanation as to why it is still a marginal topic of study in contemporary criminology, while at the same time discussing the limitations of the current statistics and studies available on the subject. The third chapter describes the methodological steps employed to carry out the research. The fourth chapter presents the findings of the research. Finally, chapter five sketches out a vulnerability profile and proposes suggestions for further research and policy implications.
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CAPUANO, ROMOLO GIOVANNI. "Gli immigrati come vittime di reati ordinari a Caserta e Napoli: uno studio esplorativo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/961.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della vittimizzazione degli immigrati nelle province di Caserta e Napoli in Campania attraverso uno studio esplorativo realizzato attraverso la somministrazione di 73 interviste semi-strutturate a immigrati e 20 interviste semi-strutturate a informatori privilegiati. I risultati rivelano che gli immigrati subiscono un numero cospicuo di reati che spesso non sono denunciati alle forze dell’ordine per paura, ignoranza del sistema penale italiano e della lingua e per altri motivi. Il principale di questi, comunque, riguarda la condizione di irregolarità in cui versano molti immigrati che li rende cittadini di secondo ordine e che spesso li espone a sfruttamento sia da parte di italiani sia da parte di altri stranieri. In conclusione, viene suggerito un profilo di vulnerabilità che traccia le caratteristiche socio-demografiche che rendono più vulnerabili gli immigrati e sono avanzati dei suggerimenti tecnici e metodologici per ulteriori, più ambiziose ricerche sull’argomento, che rimane tuttora sostanzialmente inesplorato soprattutto in Italia. Sono anche avanzati suggerimenti di policy per ridurre la vulnerabilità degli immigrati e per rendere il sistema della giustizia e delle forze dell’ordine più friendly nei loro confronti.
The present thesis presents the results of a study conducted in a fringe area in criminology: immigrants as victims of ordinary crime. This topic has only recently begun to draw some interest at an international level, and promises to become a mainstream issue in contemporary society in view of the growing meaning large-scale migrations are acquiring. This work is exploratory in nature and focuses on a limited geographical area in Italy: the Campania region, in particular the town of Caserta and the city of Naples. The main goal is to explore the crimes suffered by immigrants in the above mentioned area. The work is organized into five chapters. The first and the second present a review of the existing literature on the subject and offer an explanation as to why it is still a marginal topic of study in contemporary criminology, while at the same time discussing the limitations of the current statistics and studies available on the subject. The third chapter describes the methodological steps employed to carry out the research. The fourth chapter presents the findings of the research. Finally, chapter five sketches out a vulnerability profile and proposes suggestions for further research and policy implications.
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Books on the topic "Vittima di reato"

1

Vezzadini, Susanna. La vittima di reato tra negazione e riconoscimento. Bologna: CLUEB, 2006.

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2

Mediazione penale fra vittima ed autore di reato: Esperienze statunitensi, francesi ed italiane a confronto. Bologna: CLUEB, 2003.

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3

Tordini Cagli, Silvia. Principio di autodeterminazione e consenso dell'avente diritto. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg238.

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Abstract:
La tematica del consenso dell’avente diritto viene affrontata con particolare riferimento al fondamento, alla collocazione sistematica e ai limiti di efficacia di questo istituto, attraverso un percorso che coinvolge profili di diritto costituzionale, di filosofia morale e di criminologia, oltre, che, naturalmente, più prettamente penalistici. Il riconoscimento di una rilevanza alla volontà della vittima nell’ambito dell’ordinamento penale non è un dato di immediata evidenza, essendo il diritto penale ramo del diritto pubblico caratterizzato da un rapporto di subordinazione del singolo allo Stato; ciononostante il consenso ha sempre avuto un ruolo nella determinazione della responsabilità penale. Negli attuali ordinamenti democratici, soprattutto con l’entrata in vigore delle Costituzioni repubblicane, si riscontra una tendenza ad una sempre maggiore valorizzazione della libertà di autodeterminazione del soggetto in relazione alla gestione dei propri beni e/o diritti. Affrontare la questione del fondamento del consenso dell’avente diritto e della sua efficacia nell’ambito del diritto penale significa interrogarsi sul fondamento e sui limiti del diritto di autodeterminazione, essenza del consenso stesso. Poter individuare un fondamento costituzionale del diritto di autodeterminazione significa, oggi, garantire la massima estensione al consenso dell’avente diritto. È in questa ottica che si snoda il percorso di approfondimento seguito dall’autrice, al fine di ampliare l’alveo dei diritti disponibili, con un rifiuto netto del principio del c.d. paternalismo (forte) quale criterio di legittimazione dell’intervento penale e negazione, dunque, della legittimità di una tutela (penale) dell’individuo "da se stesso". Silvia Tordini Cagli è attualmente ricercatore di Diritto penale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bologna. È altresì titolare dell’insegnamento di Diritto penale generale e del lavoro nell’ambito del corso di laurea per Consulente del lavoro. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Parma ed è stata titolare di assegno di ricerca in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Bologna. Tra le sue pubblicazioni si segnala: "Peculato e malversazione", voce in Digesto delle discipline penalistiche , vol. IX, Torino, 1995, 334 ss.; Condotta della vittima ed analisi del reato , in "Rivista italiana di diritto e procedura penale", 2000, 3, 1148 ss.; "La rilevanza penale dell’eutanasia tra indisponibilità della vita e principio di autodeterminazione", in Nuove esigenze di tutela nell’ambito dei reati contro la persona , a cura di S. Canestrari e G. Fornasari, Bologna, 2001; "Delitto preterintenzionale e principio di colpevolezza", in Casi e materiali di diritto penale , Parte generale, vol. I, a cura di A. Cadoppi, S. Canestrari, Milano, 2002; "Accanimento terapeutico o eutanasia neonatale?", in Medicina, bioetica e diritto , a cura di P. Funghi e F. Giunta, Pisa, 2005, 265 ss.; "Consenso dell’avente diritto", voce in Il Diritto , Enc. Giur. del Sole 24 ore, 2007, vol. III.
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