Journal articles on the topic 'Violenza verso gli infermieri'

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della Porta, Donatella. "I MILITANTI DELLE ORGANIZZAZIONI TERRORISTE DI SINISTRA IN ITALIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 1 (April 1987): 23–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016427.

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Abstract:
IntroduzioneFra i fenomeni che caratterizzarono la storia italiana degli anni Settanta, il terrorismo è certamente quello piò drammaticamente presente nella memoria collettiva. Vari interrogativi vennero posti nel dibattito di quegli anni sulle cause di una violenza politica di tale intensità e durata. Le condizioni ambientali per il suo emergere vennero individuate ora nelle peculiarità della cultura politica, ora nella gravità che alcuni problemi sociali assunsero nel corso della lunga crisi economica. Alcune organizzazioni legali vennero accusate di avere offerto strutture o legittimazione alle formazioni clandestine. La percezione dell'estensione raggiunta dal fenomeno accrebbe il bisogno di capire le motivazioni che avevano spinto tanti individui, appartenenti ad una generazione socializzata alla politica in un regime democratico ormai consolidato, verso comportamenti di un tale livello di violenza.
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Ronfani, Paola. "La violenza dei genitori verso i figli. Orientamenti della cultura giuridica e dei saperi esperti." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (December 2011): 109–36. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-002006.

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Abstract:
Nella cultura giuridica, cosě come nei saperi esperti, in particolare quelli sociologico e psicologico, il dibattito internazionale sulla violenza, fisica e psicologica, dei genitori verso i figli ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e si esprime in una vasta gamma di opinioni, valutazioni e proposte di programmi di intervento nei confronti delle vittime e dei perpetratori delle violenze. Nell'articolo, in cui si ripercorre tale dibattito facendo ampio riferimento alla letteratura straniera, si evidenzia come nella cultura giuridica vi sia una buona condivisione di orientamenti circa l'esigenza che il diritto proibisca espressamente ai genitori di sottoporre a trattamenti umilianti e degradanti i figli nell'esercizio delle loro funzione di cura ed educativa. Al contrario, nei saperi esperti gli orientamenti appaiono piů problematici e controversi per ciň che concerne sia l'ambito semantico del concetto di violenza familiare, sia la comprensione dei fattori sociali e culturali alla base dei comportamenti violenti dei genitori verso i figli. Questa disparitŕ di opinioni si riflette, sul piano pratico, nelle scelte dei possibili modelli di trattamento e di contrasto (politico- sociale, amministrativo, giudiziario) di tali comportamenti. Nel lavoro si sottolinea, in particolare, l'esigenza di non trascurare la correlazione, che emerge da numerose ricerche empiriche, fra disorganizzazione e vulnerabilitŕ sociali ed esercizio della responsabilitŕ genitoriale considerato moralmente inadeguato.
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Rocco, Gennaro, and Alessandro Stievano. "La presenza degli infermieri stranieri in Italia: verso un reclutamento etico del personale sanitario." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (September 2013): 19–32. http://dx.doi.org/10.3280/ses2013-003003.

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Bonnet, Romain. "Pierre Bourdieu, lo Stato e la violenza politica in Italia. Il caso di Gioia del Colle (1920-1922, provincia di Bari)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 299 (August 2022): 100–124. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-299005.

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Abstract:
Questo articolo mette per la prima volta a fuoco il sistema di pensiero di Pierre Bourdieu, incentratosul trittico concettuale capitale-habitus-campo, e culminante nella problematizzazionedello Stato. Per capire i legami complessi tra quest'ultimo e la violenza, il saggio analizzaun caso di brutalizzazione del primo dopoguerra. Il primo luglio 1920, verso mezzogiorno,un proprietario terriero di Gioia del Colle (provincia di Bari) diede l'ordine di fare fuoco suicontadini che tornavano dal lavoro per riscuotere la paga. L'ordine fu prontamente eseguitoda una cinquantina di altri possidenti raggruppati, armati e nascosti. Tuttavia, nell'estate del1922, i responsabili di questa aggressione furono assolti con una sentenza, a dir poco paradossale,di "legittima difesa". Per capire come sia stato possibile arrivare a questa esplosionedi violenza fisica, e alla sua copertura simbolica da parte delle istituzioni, il presente saggioanalizza la metamorfosi dello Stato italiano tra la fine del XIX secolo e l'avvento del Fascismo.Il caso di Gioia del Colle mette così in luce il passaggio tra la brutalità prebellica e labrutalizzazione postbellica.
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Zucchi, Valentina. "Sibilla Aleramo. Una nuova donna." Revista Internacional de Pensamiento Político 16 (January 28, 2022): 315–30. http://dx.doi.org/10.46661/revintpensampolit.6314.

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Abstract:
Nella cornice di una realtà storico-sociale fortemente ostile per le donne italiane del primo Novecento, molte voci femminili si ribellano scrivendo testi di denuncia sociale in cui il nemico è sempre il sistema patriarcale-misogino che riversa la sua violenza sulle donne. Tra queste voci urla con grande potenza quella di Sibilla Aleramo, la cui lotta femminista narrata nel suo romanzo autobiografico Una donna, dà impulso a un percorso esistenziale verso la conquista di una nuova identità. Nasce una nuova donna che ha saputo ascoltare la propria legge rinunciando perfino al figlio: il sacrificio umano per la libertà.
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Fucek, Ivan. "Pornografia nei mass-media. In margine a un recente documento del Magistero cattolico." Medicina e Morale 39, no. 2 (April 30, 1990): 265–300. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1182.

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Abstract:
L'autore affronta il problema della pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione, riferendosi in particolare a un recente documento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali della Chiesa Cattolica. Dall'esame, accuratamente fatto con metodo induttivo, emergono parecchi elementi paradigmatici, che vengono gradualmente organizzati in tre punti: 1. Verso un modello etico (intuendo il problema nel vasto contesto storico, nella mentalità conflittuale di oggi, nel segnale d'allarme espresso dal documento); 2. Modelli etici non appropriati ovvero indirettamente rifiutati (funzionalità ottimale, tolleranza e legislazione, conformismo e soddisfazione, rinuncia o autolimitazione); 3. Modelli etici consigliabili, che sottolineano l'importanza del principio del dialogo e di due criteri, cioè del bene personale e del bene comune.
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La Pietra, Federica. "Radici e germogli: la psicoterapia della Gestalt e il trauma transgenerazionale." QUADERNI DI GESTALT 35, no. 2 (December 2022): 85–95. http://dx.doi.org/10.3280/gest2022-002006.

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Abstract:
Nel susseguirsi di eventi mondiali come la pandemia e la guerra, diviene fondamentale la necessità di affrontare, trattare ed elaborare le ferite delle esperienze traumatiche, in modo che non condizionino in senso definitivo la percezione del futuro. Viviamo in un'epoca storica di diffusa e intensa traumatizzazione e gli effetti di queste sofferenze rischiano di avere conse-guenze sulle future generazioni che, come abbiamo visto, non è scontato sappiano o possano imparare dalle esperienze passate. Alla luce di ciò, la psicoterapia è la chiave per un cambia-mento individuale e sociale e, come psicoterapeuti, siamo chiamati ad agire responsabilmente non solo nei confronti dei pazienti, ma verso l'intera comunità, occupandoci della diffusione del trauma nella società e della propagazione della violenza da una generazione all'altra.
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Sbaragli, Silvia. "Editoriale." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 11 (May 18, 2022): I—IV. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.11.0.

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Abstract:
«La teoria dell’argomentazione rifiuta le antitesi troppo nette: mostra che tra la verità assoluta e la non-verità c’è posto per le verità da sottoporsi a continua revisione mercè la tecnica dell’addurre ragioni pro e contro. Sa che quando gli uomini cessano di credere alle buone ragioni, comincia la violenza».(Bobbio, 2013, prefazione a Perelman & Olbrecht-Tyteca, 1958/2013, XIX) Come afferma Norberto Bobbio nella citazione proposta, «quando gli uomini cessano di credere alle buone ragioni [, purtroppo,] comincia la violenza».Questa frase, riletta anche alla luce del complesso e difficile contesto mondiale attuale, ci ricorda quanto siano importanti quelle competenze trasversali delle quali oggigiorno parlano tutti i programmi scolastici: imparare a comunicare e ad argomentare, a comprendere e accettare il punto di vista degli altri, a saper ascoltare e collaborare, a saper includere le diversità ecc. Sono tanti i valori, i principi, le conoscenze e le abilità che vorremmo trasformare in vere e proprie competenze tramite il nostro lavoro quotidiano, nell’intento di riuscire a formare una società migliore. Può sembrare fuori luogo toccare i concetti proposti da Bobbio all’interno di una rivista che si occupa “solo” di didattica della matematica, ma ciò che ci si auspica è che questa rivista possa rappresentare un piccolissimo tassello verso il confronto, lo scambio, la condivisione di punti di vista e di percorsi didattici che possano formare generazioni sempre più consapevoli e pronte al dialogo e all’ascolto. Continua a leggere...
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Fiore, Stefano. "Verso una nuova rilevanza penale dello sfruttamento di manodopera. Simbolismo ed effettività della risposta punitiva." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (October 2011): 83–98. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002006.

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Abstract:
La recrudescenza dei fenomeni di "caporalato" nel nostro paese, certamente collegata ai flussi di migranti clandestini che offrono un ricco serbatoio dal quale attingere nuove e particolarmente vulnerabili vittime dello sfruttamento, non ha trovato nella legislazione penale vigente adeguati strumenti di contrasto. La rilevanza penale dei fatti riconducibili al c.d. caporalato, quando non viene collocata in fattispecie "comuni" (come la violenza privata o l'estorsione), si distribuisce tra le poco efficaci ipotesi contravvenzionali previste all'art. 18 del d.lgs. 10 settembre 2003, n. 276 ed il delitto di riduzione o mantenimento in schiavitù, normalmente sovradimensionato sia sul piano strutturale, che su quello del correlativo impegno probatorio. L'elevato valore dei beni in gioco (libertà, autodeterminazione, dignità personale) legittima certamente un intervento penale appropriato, da inserire in un sistema di tutela integrato dei diritti dei lavoratori e offre un adeguato e condiviso fondamento alla proposta, variamente avanzata, di introdurre una fattispecie incriminatrice. Le proposte di legge analizzate, al di là di alcune disomogeneità nei contenuti, manifestano come tratto comune qualificante un articolato sistema sanzionatorio, che combinando ed integrando diverse misure, appare correttamente "mirato" sulla peculiarità del fenomeno criminale.
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Guida, Alessandro. "Dalla demolizione del passato marxista al nuevo Chile. Propaganda e “guerra psicologica” nel primo anno di goberno della dittadura di Augusto Pinochet." Sémata: Ciencias Sociais e Humanidades, no. 32 (November 13, 2020): 301–25. http://dx.doi.org/10.15304/s.32.7006.

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Abstract:
La dittatura di Pinochet non governò esclusivamente attraverso la violenza fisica. Sul “fronte interno” la popolazione venne “conquistata” anche attraverso una manipolazione che fu implacabile e che venne condotta attraverso tutti i mezzi disponibili. In una fase iniziale, la propaganda e la “guerra psicologica” del regime ebbero a che vedere con i “guasti” prodotti dal governo Allende e con l’antimarxismo in generale. Parallelamente, prevalsero il richiamo a valori quali l’unità della nazione, la moralità, la necessità di ripristinare virtù e simboli tradizionali, nonché il tentativo di compattare la popolazione intorno agli obiettivi nazionali della Giunta. Il tutto si produsse nel quadro di una versione specifica e originale della “Dottrina della sicurezza nazionale”, che iniziò a operare sin dalle prime battute della dittatura. Verso la metà del 1974 iniziò a manifestarsi la necessità di un cambio di rotta nella strategia comunicativa, che rispondeva a ragioni sia di ordine interno che esterno.
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Good, Byron J., and Mary-Jo Del Vecchio Good. "Il disturbo post-traumatico da stress č un concetto ‘sufficientemente buono' per il lavoro psichiatrico sulle conseguenze dei conflitti?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 99–119. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002006.

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Abstract:
In un classico articolo del 1992, Derek Summerfield sostenne che "per la grande maggioranza dei sopravvissuti lo stress posttraumatico č una pseudocondizione, una ridefinizione della sofferenza comprensibile della guerra come problema tecnico per il quale sono disponibili soluzioni tecniche a breve termine come il counseling" Non ci sono prove che le popolazioni colpite dalla guerra cerchino questi approcci importati, che sembrano ignorare le loro tradizioni, i loro sistemi di significato, le loro prioritŕ effettive" (p.1449). Questo articolo descrive un programma di collaborazione attiva fra un'équipe della Harvard Medical School e la IOM (Organizzazione Internazionale per la Migrazione) in Indonesia in risposta ai "lasciti della violenza" fra gli abitanti dei villaggi rurali di Aceh, Indonesia, dopo lo tsunami del 2004 e l'accordo di pace tra il governo indonesiano e il Movimento Aceh Libera che mise fine a venti anni di conflitto. L'articolo fornisce dati provenienti da una serie di studi che indicano livelli elevati di esperienze traumatiche e di problemi di salute mentale ad Aceh dopo il conflitto. Descrive un progetto IOM di promozione attiva di salute mentale che ha usato équipe di medici di base e infermieri per rispondere ai problemi di salute mentale, e un progetto valutativo che fornisce importanti prove empiriche dell'efficacia nella pratica del programma. Sostiene che il PTSD č ben altro che una "pseudocondizione" e che i programmi d'intervento possono essere molto potenti nel ridurre sintomi e disabilitŕ. Conclude che lo sviluppo di programmi di salute mentale integrati in politiche di salute pubblica in contesti postbellici dovrebbe avere una prioritŕ elevata.
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Pesce, Mario, Lavinia Bianchi, and Alberto Pesce. "Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Abstract:
Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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Rossi, Nicolino. "Una particolare forma di relazione perversa nella coppia: il pigmalionismo." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 66–89. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002007.

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Abstract:
Una particolare forma di relazione perversa nella coppia: il pigmalionismo, di Nicolino Rossi L'aggressivitŕ e la violenza in una relazione di coppia non si presentano sempre in una forma aperta o attraverso un comportamento aggressivo evidente; il piů delle volte essa assume delle coloriture sottili e discrete, non facilmente riconoscibili dagli attori implicati nella relazione, quegli stessi attori che vivono la relazione non soddisfacente, carica di sofferenza e di scambi conflittuali. Una via attraverso la quale una tale dinamica di coppia puň funzionare č quella legata al controllo di un partner da parte dell'altro, finché l'amato non risponde totalmente alle sue aspettative. I dati clinici rilevano che questo genere di relazione, che ha come modello il mito di Pigmalione e che puň essere considerata una relazione perversa, non si basa su uno scambio unilaterale nel quale un soggetto si comporta in modo attivo verso il partner che subisce il suo controllo e la sua intrusione, ma č sostenuto da un'idea onnipresente di entrambi i coniugi, quella di formare una coppia ideale e perfetta. Le osservazioni cliniche delle terapie di coppia sono utilizzate per illustrare i processi psicodinamici soggiacenti a questo tipo di relazioni.
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Gallo, Cinzia. "Il Risorgimento demitizzato di Giuseppe Buttà." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 11, 2014): 536–50. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542929.

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Abstract:
Se numerosi testi letterari dell’Ottocento celebrano il processo risorgimentale, altri lo considerano criticamente. Tra questi, il romanzo di Giuseppe Buttà, Edoardo e Rosolina ovvero le conseguenze del 1861, a lungo trascurato, ci presenta il Risorgimento come un’operazione militare volta a depredare, un’azione condotta con violenza e assoluta indifferenza verso i bisogni e le peculiarità del Meridione d’Italia. Sotto accusa non sono le idee unitarie ma, secondo l’ottica moralistica del nostro autore, l’opportunismo e le ambizioni di chi ha piegato il progetto originario a fini personali di potere e ricchezza. Impietosa è la rievocazione di Garibaldi, accusato di aver esposto tantissimi uomini a pericoli, di avere minato l’importanza della Chiesa, di cui si esalta l’insostituibile ruolo umanitario. Per supportare le sue tesi, Buttà cita vari documenti, mostrando di aderire alla struttura del romanzo storico-contemporaneo, a cui si uniscono, però, caratteri del romanzo d’appendice, della letteratura odeporica, del saggio. Tutto ciò attribuisce al romanzo di Buttà valore documentario ma anche una certa originalità; esso, inoltre, consente di guardare ai mali del presente con maggiore consapevolezza, fornendo, al contempo, uno stimolo ad agire perché il cammino per una vera unità possa finalmente realizzarsi.
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Marciano, Alain. "The Political Economy of Domestic Violence*." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 2 (October 1, 1996): 163–73. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540345.

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Abstract:
Abstract Nell’ambito del processo di transizione in corso in Europa orientale, l’evoluzione verso regimi politici democratici è uno degli sviluppi più importanti.Naturalmente, il presupposto perché tale evoluzione possa aver luogo è quello di un insieme di regole costituzionali che impedisca la vioienza interna, cioè la vioienza esercitata dallo Stato all’interno dei suoi confini, a danno delle libertà civili e dei diritti politici.Infatti, uno dei principali aspetti della vioienza consiste nel ricorso ad essa da parte dello stesso Stato.Sebbene essa sia stata studiata empiricamente, non vi è alcuna definizione comunemente accolta di «violenza interna».Obiettivo di questo scritto è quello di fornire una struttura teorica nel cui ambito il problema della vioienza interna possa essere discusso.Si dimostra che la vioienza è minore quando la liberta economica coesiste con le libertà civili e politiche.L’impostazione qui seguita si riferisce ai motivi dello Stato per infliggere vioienza. Si dimostra come e perché uno Stato fa ricorso alia vioienza politica ed economica per motivi strumentali ed espressivi.Successivamente viene derivata una tipologia di regimi. La vioienza può essere «strumentale», quando il suo obiettivo è il controllo del comportamento dei cittadini, e «espressiva» quando essa costituisce una fonte diretta di vantaggio (favorendo gli interessi di altri gruppi).
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Massironi, Andrea. "Uno strumento per la salvezza dell’anima: la correzione del clero ‘indisciplinato’ tra ius vetus e ius novum." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 22, 2022): 433–74. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19452.

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Abstract:
Nel Decretum di Graziano trovarono accoglienza alcuni testi (per la maggior parte scritti di Agostino di Ippona e di Gregorio Magno e canoni conciliari del VI e del VII secolo) che trattavano il tema della correzione del clero regolare e secolare da parte del superiore gerarchico, in special modo del vescovo e dell’abate. All’interno di una diocesi, infatti, il vescovo era chiamato in prima persona a intervenire per controllare i chierici sottoposti alla sua autorità. Lo stesso valeva per l’abate nel monastero che reggeva.Quali erano gli strumenti a loro disposizione per condurre verso l’emenda chi avesse dato segni e compiuto gesti classificabili come indisciplina? Sicuramente ammonire, esortare o addirittura minacciare erano le prime strade da percorrere. Tuttavia, per quanto fossero autorevoli tali moniti, rischiavano di rimanere ignorati in mancanza di strumenti che li rendessero efficaci. La liceità e le modalità di esercizio dell’uso della violenza fisica quale strumento di correzione e punizione – comunemente accettato a tutti i livelli della società, dato che peraltro era raccomandato anche dalle Scritture –, non emergevano tuttavia in modo perspicuo dalla lettura dei capitoli grazianei. Infatti, a fronte del riconoscimento operato da alcuni di essi, altri sembravano guardarvi con titubanza e porvi limiti, se non addirittura divieti, poiché non era conveniente che uomini di Chiesa adoperassero tali mezzi o di tali mezzi fossero i destinatari. Un capitolo, in particolare, costituiva un serio ostacolo all’impiego della forza a fini disciplinari. Si trattava di un testo più tardo (almeno nella sua formulazione definitiva), cioè il celebre can. 15 (Si quis suadente) del II Concilio lateranense del 1139, che introducendo l’intangibilità fisica delle persone consacrate – pena la scomunica – ammantava la figura del chierico di un’aura di sacralità che pareva rendere assai difficile per il superiore avvalersi dei tradizionali strumenti 'educativi'. Tuttavia, numerose decretali successive (di Alessandro III, Celestino III, Innocenzo III e Gregorio IX) implementarono la materia, prevedendo una serie di eccezioni al cd. privilegium canonis. Si sollevavano così dal rischio di incorrere nella scomunica coloro che esercitavano verso i loro sottoposti una legittima potestà, che si poteva articolare pertanto anche nell’impiego della coercizione fisica. La scienza giuridica canonistica, da parte sua, svolgeva il fondamentale compito di coordinare tra loro le diverse fonti, soprattutto interpretando i testi del Decretum grazianeo alla luce dello ius novum di emanazione pontificia, cercando di definire con chiarezza i limiti, le modalità e la portata dei poteri di correzione dei soggetti che erano quindi pienamente legittimati a intervenire verso chierici e monaci per contenere la loro immoralità, distoglierli dalla propensione al peccato e contrastarne la disobbedienza e l’indisciplina.
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BOSWORTH, R. J. B. "THE ITALIAN NOVECENTO AND ITS HISTORIANS." Historical Journal 49, no. 1 (February 24, 2006): 317–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0018246x05005169.

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Abstract:
The politics of Italian national identity. Edited by Gino Bedani and Bruce Haddock. Cardiff: University of Wales Press, 2000. Pp. vii+296. ISBN 0-7083-1622-0. £40.00.Fascist modernities: Italy, 1922–1945. By Ruth Ben-Ghiat. Berkeley, University of California Press, 2001. Pp. x+317. ISBN 0-520-22363-2. £28.50.Le spie del regime. By Mauro Canali. Bologna: Il Mulino, 2004. Pp. 863. ISBN 88-15-09801-1. €70.00.I campi del Duce: l'internamento civile nell'Italia fascista (1940–1943). By Carlo Spartaco Capogreco. Turin: Einaudi, 2004. Pp. xi+319. ISBN 88-06-16781-2. €16.00.The American South and the Italian Mezzogiorno: essays in comparative history. Edited by Enrico Dal Lago and Rick Halpern. Houndmills: Palgrave Macmillan, 2002. Pp. 256. ISBN 0-333-73971-X. £28.50.Disastro! Disasters in Italy since 1860: culture, politics, society. Edited by John Dickie, John Foot, and Frank M. Snowden, Houndmills: Palgrave Macmillan, 2002. Pp. ix+342. ISBN 0-312-23960-2. £32.50.Remaking Italy in the twentieth century. By Roy Palmer Domenico. Lanham, MD: Rowman and Littlefield, 2002. Pp. xiv+181. ISBN 0-8476-9637-5. £16.95.Twentieth century Italy: a social history. By Jonathan Dunnage. Harlow: Pearson, 2002. Pp. xi+271. ISBN 0-582-29278-6. £16.99.Milan since the miracle: city, culture and identity. By John Foot. Oxford: Berg, 2001. Pp. xiv+240. ISBN 1-85973-550-9. £14.99.Squadristi: protagonisti e tecniche della violenza fascista, 1919–1922. By Mimmo Franzinelli. Milan: Mondadori, 2003. Pp. 464. ISBN 88-04-51233-4. €19.00.For love and country: the Italian Resistance. By Patrick Gallo. Lanham, MD: University Press of America, 2003. Pp. viii+362. ISBN 0-7618-2496-0. $55.00.The struggle for modernity: nationalism, futurism and Fascism. By Emilio Gentile. Westport, CT: Praeger, 2003. Pp. xix+203. ISBN 0-275-97692-0. $69.95.Italy and its discontents. By Paul Ginsborg. Harmondsworth: Allen Lane, 2001. Pp. xv+521. ISBN 0-713-99537-8. £25.00.Silvio Berlusconi: television, power and patrimony. By Paul Ginsborg. London: Verso, 2004. Pp. xvi+189. ISBN 1-84467-000-7. £16.00.Fascists. By Michael Mann. Cambridge: Cambridge University Press, 2004. Pp. x+429. ISBN 0-521-53855-6. £15.99.Mussolini: the last 600 days of Il Duce. By Ray Moseley. Dallas: Taylor Trade publishing, 2004. Pp. vii+432. ISBN 1-58979-095-2. $34.95.Lo stato fascista e la sua classe politica, 1922–1943. By Didier Musiedlak. Bologna: Il Mulino, 2001. Pp. 585. ISBN 88-15-09381-8. €32.00.Italy's social revolution: charity and welfare from Liberalism to Fascism. By Maria Sophia Quine. Houndmills: Palgrave Macmillan, 2002. Pp. xv+429. ISBN 0-333-63261-3. £55.00.La seduzione totalitaria: guerra, modernità, violenza politica (1914–1918). By Angelo Ventrone. Rome: Donzelli, 2003. Pp. xvi+288. ISBN 88-7989-840-X. €24.00.With its winning of an American Academy Award, the film Life is beautiful (1997), brought its director and leading actor, Roberto Benigni, global fame. Benigni's zaniness and self-mockery seemed to embody everything that has convinced foreigners that Italians are, above all, brava gente (nice people). Sometimes, this conclusion can have a supercilious air – niceness can easily be reduced to levity or fecklessness. In those university courses that seek to comprehend the terrible tragedies of twentieth-century Europe, Italians seldom play a leading role. German, Russian, Polish, Yugoslav, and even British and French history are each riven with death and disaster or, alternatively, with heroism and achievement. In such austere company, brava gente can seem out of place.
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Mazurowski, Wiesław. "Życie i śmierć męczenników przykładem wierności Bogu." Verbum Vitae 11 (January 14, 2007): 187–216. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1423.

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Abstract:
L'articolo tratta del martirio dei preti di Pelplin, di cioe le vittime delta seconda guerra mondiale, morti in nome della fedelta a Dio ed alla loro vocazione. Tutti che hanno subito la morte dalle mani dei nazisti per causa del loro odio verso la fede, hanno conservato la fede ed hanno dato agli altri la testimonianza delta fedelta a Dio.Le varie forme delta fedelta a Dio e alla loro vocazione si puo intravedere da tutti i candidati all'onore di martirio. Dagli uni dominava un ministero sacramentale, dagli altri un lavoro intellettuale, ancora dagli altri una preoccupazione per i poveri e bisognosi. ,,Vi sono diversita di carismi, ma uno solo e lo Spirito; vi sono diversita di ministeri, ma uno solo e il Signore; vi sono diversita di operazioni, ma uno solo e Dio, che opera tutto in tutti" (1 Corinzi 12,4-6).Si presenta la fedelta a Dio ed alla Nocazione sacerdotale: coll'assistenza per i poveri sull'esempio di vita e martirio di Rev. Antoni Henryk Szuman ( 1882-1939); coll'edilizia degli oggetti sacrali di Rev. Konstantyn Krefft ( 1867 -1940); col paziente subire di picchiate ed umiliazioni di Rev. Paweł Prabucki (1893-1942). Pure anche un lavoro intellettuale e una forma di fedelta a Dio. Ce ne hanno dato un esempio il Rev. Józef Roskwitalski (1893-1939) e Rev. Piotr Sosnowski (1899-1939). La difesa della castita e intoccabilita della natura umana davanti al martirio e stata una forma di fedelta presentata da Rev. Reginald Krzyżanowski (1894-1939) e Rev. Jan Lesiński (1908-1940). Rev. Bernard Łosiński (1865-1940) ha dato un esempio di un uomo umile, particolarmente davanti alla morte. Rev. Jan Hamerski (1880-1939) ha sperimentato una particolare forza di proclamazione della parola di Dio. Rev. Cyryl Karczyński (1884-1940) fu un eccezionale propagatore della cultura popolare polacca. Infine Rev. Franciszek Nogalski (1911-1939) ha dato la sua vita per gli altri, e Rev. Stefan Radtke (1890-1940) s'e dimostrato veritiero dichiarando davanti degli oppressori di essere un sacerdote.Dei martiri presentati sono come una risposta ai dubbi dell'uomo contemporaneo che si chiede sulla possibilita e lo stato di una familianta dell'uomo con Dio. G li esempi di vita dei martiri che umanamente parlando si sono trovati in una situazione senza uscita, sono un ammonimento su come non abbattersi davanti al male ed alla violenza trionfanti.
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Panico, Mario, and Patrizia Violi. "Difendere la violenza. Le retoriche dei perpetratori." 125, no. 125 (July 16, 2021). http://dx.doi.org/10.25965/as.7271.

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Abstract:
Questo articolo cerca di riflettere sulle organizzazioni narrative e discorsive della violenza, proponendo una tipologia semiotica che prende in considerazione due fasi specifiche che corrispondono grosso modo alle categorie di violenza privata vs. pubblica, o collettiva, che hanno diverse Destinazione e forme di Agency.Nel primo caso, esamineremo l’oggetto verso cui è diretta l’azione violenta; nel secondo, le giustificazioni retoriche che il soggetto violento adotta rispetto alla propria azione. Tra le diverse forme di violenza privata, considereremo quelle che sono dirette contro un oggetto individuale. È il caso, per esempio, della violenza domestica, dove un marito che uccide la moglie attiva un sistema di passioni specificamente diretto verso l’oggetto; della violenza verso un oggetto generico, come le azioni su individui considerati come istanze di un certo tipo generale (gruppi minoritari, comunità lgbtqi, ecc.); e della violenza in sé, che non ha un oggetto definito a priori. Nella seconda parte, discuteremo della violenza collettiva, e in particolare delle forme retoriche con cui gli autori giustificano le loro azioni. Analizzeremo anche le diverse strategie enunciative che vengono utilizzate per trasformare le azioni violente in comportamenti giustificabili.
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Pisani, Fabio, Damiano Ottaiano, Gennaro Scarfiglieri, Rosaria Maglione, Marco Perrone, and Carmela Serio. "La violenza vista dagli infermieri di psichiatria: esperienza di un’indagine qualitativa." NapoliSana Campania, December 2017. http://dx.doi.org/10.32549/opi-nsc-14.

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Destefani, Sibilla. "Recensione a Dacia Maraini, "L’amore rubato", Milano, Rizzoli, 2012." altrelettere, October 3, 2013. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-15.

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Abstract:
"L’amore rubato", ultima fatica letteraria di Dacia Maraini, indaga il problema della violenza di genere attraverso la sua rappresentazione letteraria. Con otto racconti brevi, la scrittrice italiana mette in scena donne e bambine vittime di violenza; una violenza perpetrata all’interno e all’esterno della famiglia, sullo sfondo di una società che appare incapace di scindere l’amore dal possesso. In questa sede, oltre che a fornire una sintesi esaustiva del testo, si propone una chiave d’interpretazione del romanzo. A partire da alcune considerazioni sul problema della rappresentazione della violenza – anche in relazione alla letteratura contemporanea, che sempre di più sembra tendere verso una rappresentazione iper-violenta della realtà – si fornirà un’interpretazione estetico-stilistica del romanzo, in particolare con l’ausilio delle considerazioni di Adriana Cavarero, che in "Orrorismo, Ovvero della violenza sull’inerme" fornisce una interessante chiave di lettura dei conflitti contemporanei. Secondo la filosofa italiana, infatti, il neologismo ('orrorismo') permette di descrivere la violenza sulla popolazione civile indifesa dal punto di vista delle vittime e non dei carnefici. Un termine che può essere applicato anche al romanzo della Maraini, e che permette di offrirne una lettura inedita in chiave estetico-stilistica: protagonista dell’"Amore rubato" è il corpo femminile, insieme attore e palcoscenico di un dramma contemporaneo iper-orrorista.
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"La violenza democratica. Le relazioni tra i sessi e l'eccedenza della politica." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 36 (January 2010): 83–98. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-036007.

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Abstract:
- Due studiose italiane riflettono sul rimosso, sul rovescio, della democrazia, ovvero su quella violenza democratica che riproduce continuamente forme di esclusione delle alteritÀ. Si tratta di una violenza anzitutto simbolica e discorsiva che si fonda sulla neutralizzazione delle differenze, sulla cancellazione dei corpi, dei soggetti sessuati, e si traduce anche in una violenza materiale e fisica. Elemento cruciale di questa violenza č la cancellazione del rapporto madrefigli o del rapporto tra sorelle, ai quali non č riconosciuta una valenza politica. In questo modo la politica si inceppa ogni volta che le donne irrompono nello spazio pubblico con il loro senso delle relazioni, riproponendo una sessuazione della sfera politica. In un momento in cui č evidente una crisi dell'autoritÀ maschile le due studiose mostrano come la libertÀ femminile pensata come libertÀ nella relazione ecceda lo stesso statuto democratico, cosicché ridurre la politica alla democrazia non significa fare un buon servizio alla politica ma nemmeno alla democrazia, che ha bisogno piuttosto di mantenere uno spazio sempre aperto verso l'impensato e l'imprevisto.
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"IL TEMA DELLA VIOLENZA IN BUIO, DI DACIA MARAINI." Studia Polensia 04, no. 01 (February 22, 2016): 23–31. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2015.04.01.02.

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Abstract:
Il saggio offre una breve analisi di alcuni racconti, ispirati a fatti realmente accaduti, contenuti nella raccolta Buio, pubblicata da Dacia Maraini, per i tipi dell’editore Rizzoli, nel 1999 e risultata vincitrice, in quello stesso anno, del Premio Strega. In questa analisi l’attenzione sarà rivolta alle principali tematiche care all’autrice, ed in particolar modo a quella della violenza sui bambini. La prospettiva che quest’opera ci offre è infatti popolata da bambini violentati, venduti e uccisi, ma soprattutto circondati da una profonda indifferenza della società verso tali devastanti violenze. Si è cercato pertanto di elaborare, attraverso l’analisi dei racconti di Dacia Maraini, un percorso che porti ad una interpretazione che induca a riflettere sulle dure tematiche trattate dall’autrice, al fine di promuovere la speranza per le vittime di violenze ed abusi, nella convinzione che un mondo libero da qualsiasi tipo di violenza sia possibile.
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Spigno, Irene. "Verso una protezione internazionale gender sensitive delle donne vittime di violenza di genere. Riflessioni a partire dall’esperienza afghana." Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società (NAD-DIS) 4, no. 1 (July 28, 2022). http://dx.doi.org/10.54103/2612-6672/18479.

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Abstract:
Recently, international refugee law has undergone important gender-sensitive developments that have made it possible to overcome the only apparent neutrality of the 1951 International Convention on the Status of Refugees. Nonetheless, States maintain a standoffish position that does not guarantee certainty in protecting women’s rights. This situation is linked to the fact that international refugee law was created to respond to the needs of a particular context, that of displaced persons of the Second World War. Its original version did not include a gender or sex perspective. In this paper, taking as a starting point the situation of Afghan women after the return of the Taliban to power last August, we will first analyze the gender-sensitive developments in international refugee law. First of all, the possibility of interpreting the elements necessary for granting refugee status in light of the gender perspective will be emphasized. Furthermore, the gaps that still exist, especially regarding the possibility of considering the so-called domestic or private violence as a form of gender-based violence justifying the granting of international protection under the 1951 Convention will be considered. In addition, the paper will propose a test that judges or competent authorities in each country should apply to consider whether the granting of international protection to women victims of gender-based violence would be justified. This test will be constructed in the light of the criteria developed by national and international case law, regarding gender-based violence.
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Sacchetti, Giorgio. "Simone Neri Serneri (a cura di), Verso la lotta armata. La politica della violenza nella sinistra radicale degli anni Settanta." Diacronie, N° 12, 4 (December 29, 2012). http://dx.doi.org/10.4000/diacronie.2442.

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"Capitolo 4: II contesto della salute mentale." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 31–36. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000514.

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Abstract:
Le interrelazioni tra ambienti socioculturali e salute mentale non devono mai essere dimenticate quando si esamina la salute mentale delle popolazioni indigene.Ciononostante, una completa disamina di questo argomento esula dagli scopi del corrente resoconto. I lettori possono ritrovare una rilevante panoramica di questa letteratura nel classico lavoro di Leighton, My name is legion, in cui l'autore considera le modalità attraverso le quali gli ambienti socioculturali possono facilitare o arrestare i bisogni umani verso “la conquista degli elementi primari” come la sicurezza fisica, l'identificazione o un senso di appartenenza all'ordine morale (Leighton, 1959). Un'altra pietra miliare è l'articolo dei Dohrenwend che esplora le influenze sociali e culturali sulla psicopatologia (Dohrenwend & Dohrenwend, 1974), mentre il volume Rethinking psychiatry di Kleinman (Kleinman, 1988) offre un eccellente rassegna di questo argomento. Infine, le riflessioni di Fullilove sull'importanza del “luogo” per il benessere psicologico è di speciale interesse per quanto concerne il fenomeno dello spopolamento conosciuto dalle popolazioni indigene (Fullilove, 1996).In breve, la salute mentale deve essere considerata tanto profondamente avviluppata con gli interessi economici e politici quanto con la povertà, la fame e la malnutrizione, il cambiamento sociale, la violenza e la dislocazione (Desjarlais et al., 1995).
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La Rocca, Davide. ""Grossesco Crimine". The rising force of evil / “Grossesco crimine”. La forza crescente del male / “Grossesco crimine”. La creciente fuerza del mal." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, September 30, 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.44.

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Abstract:
The expression Grossesco Crimine, making the Latin verb grossescere its own, literally means "Accresco nel Crimine" (Growing in Crime) and wants to suggest that concept of brutality of man who, if dominated by criminal inclinations, often grotesque and vulgar, sees that evil instinct increase, almost animal-like, that feeds its own instincts in a foolish way. We are therefore confronted with the theme of evil, too often, for convenience, manipulated. But always and in any case opposed to the concept of good. And if evil is a sad prerogative of man, good represents its essence, hope and desire: and to discuss evil one must inevitably speak of the sense of pleasure, understood not only as physical pleasure, but also psychological and mental. Pleasure is what nourishes the desire of man and his instinctive impulses; it is something that one ardently wants to replicate and increase. Where limiting (or subtracting) the experiences that determine pleasure in one's life causes pain and flows into the abstraction of the concept of evil. RiassuntoIl tema del male, inteso come una prerogativa dell’essere umano, viene analizzato attraverso la tendenza a commettere atti criminali sulla base di impulsi irrefrenabili, non soltanto in un contesto in cui lo sviluppo psichico risulta deviato da fenomeni destrutturanti ma anche e, soprattutto, nei contesti in cui l’ego malevolo dell’uomo accresce in maniera proporzionale alla natura dei cimini commessi. L’utilizzo della locuzione “grossesco crimine” vuole riferirsi, appunto, al male quale espressione di una violenza scaturita da situazioni di intolleranza verso le proprie frustrazioni che, unita ad una totale mancanza di empatia o di sensibilità nei confronti dei sentimenti altrui, può alimentare una pulsione naturale che trova sfogo nell’acting out dell’azione criminale. E i tentativi delle scienze filosofiche appaiono chiari nel ricondurre il tema del male nel più ampio concetto di crisi di senso, da intendersi come vera e propria crisi della ragione, comportando, pertanto, una concreta compromissione della capacità di definire la realtà in maniera critica ed obiettiva. L’astrazione del male nella filosofia, e delle sue proiezioni nella società, si concretizza nel male dell’uomo sull’uomo: dai delitti di istigazione al suicidio ove il male si esplicita attraverso quelle attitudini idonee a rafforzare un proposito autolesivo, alle condotte che rappresentano il preludio di un atto suicidario o che ne rappresentano un tentativo non compiuto e che sono ricomprese, in letteratura, nel concetto di parasuicidio. ResumenEl tema del mal, entendido como prerogativa del ser humano, se analiza a través de la tendencia a cometer actos criminales sobre la base de impulsos irrefrenables, no solamente en un ámbito en el cual el desarrollo psíquico resulta desviado por fenómenos desestructurantes pero también, y sobre todo, en contextos en los cuales el ego malévolo del hombre aumenta en manera proporcional al carácter de los crimines cometidos. La utilización de la locución “grossesco crimine” hace referencia al mal cual expresión de una violencia surgida de situaciones de intolerancia hacia las propias frustraciones que, unida a una total falta de empatía o de sensibilidad respecto a los sentimientos ajenos, puede alimentar una pulsión natural que encuentra desahogo en el acting out de la acción criminal. Los intentos de las ciencias filosóficas aparecen claros en reconducir el tema del mal en el más amplio concepto de crisis de sentido, de entenderse como autentica crisis de la razón, comportando, por tanto, una concreta alteración de la capacidad de definir la realidad de modo crítico y objetivo. La abstracción del mal en filosofía, y de sus proyecciones en la sociedad, se concretiza en el mal del hombre: desde los delitos de instigación al suicidio en los cuales el mal se expresa a través de aquellos comportamientos aptos para reforzar una intención autolesiva, a las conductas que señalan el preludio de un acto suicida o del cual representan un tentativo no cumplido y que son incluidas, en literatura, en el concepto de parasuicidio.
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